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Autore: FDFlames    07/06/2020    0 recensioni
La Valle Verde era sempre stata un luogo pacifico, abitata da persone umili e semplici - contadini, pastori e mercanti. Ma è proprio la loro ingenuità che il malvagio Lord Vyde intende sfruttare.
Stabilitosi all'estremo ovest, è riuscito ad unire i clan belligeranti sotto l'unico simbolo e nome di Ideev. E ora gli Ideev, come edera su un albero, si arrampicano sulla Valle Verde, soffocando la vita e la libertà.
Aera non intende sottomettersi. Spinta dal suo coraggio, dall'amore per il suo clan, e dal desiderio di giustizia, decide di intraprendere un pericoloso viaggio, che la porterà dritta nella tana del suo nemico. Ed è disposta anche al sacrificio, pur di restituire al suo mondo la libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Intermezzo I

Ogni giorno che passava, la situazione del regno peggiorava sempre di più; ora l’esercito di Orlud aveva portato dalla sua parte ciò che si trovava oltre i villaggi del sud, ossia Capo Soran. Controllando l’omonimo porto, i soldati avrebbero potuto invadere e condizionare anche i popoli oltremare, organizzando una vera e propria lega contro i sovrani dell’Oriente, che si sarebbero sentiti ancora più minacciati di quanto non lo fossero già.
Nella stanza da letto, piangendo in silenzio, la Regina Looty stava lavorando a maglia, e pensava a sua figlia.
Si chiese dove potesse essere, in quel momento. Avevano fatto la scelta giusta, affidandola a un clan della Valle Verde? I membri di quel clan avrebbero mantenuto la loro promessa, non rivelando alla ragazza le sue origini? Se avesse saputo la verità e avesse tentato di superare le Montagne, non avrebbe fatto altro che anticipare la rovina del regno, perché sarebbe stata trovata dai soldati di Orlud e portata immediatamente da Vyde.
Guardò fuori dalla finestra; sembrava che le nuvole del nord avessero intenzione di restare. Il cielo era grigio e il vento freddo agitava le cime degli alberi, soffiava tra l’erba alta dei prati.
Con la pioggia, almeno, la Regina non avrebbe pianto da sola.
Nell’angolo della camera c’era ancora un lettino, che sarebbe dovuto essere della principessa, ma nel quale la piccola non aveva mai potuto dormire. Il Re e la Regina non avevano il coraggio di muoverlo da dov’era, perché in quella stanza tutto era perfetto; mancava solo la loro bambina, che ormai avrebbe dovuto avere più di quattordici anni.
Era come se in quella camera il tempo si fosse fermato; c’erano giocattoli e balocchi che erano rimasti lì, fermi, ad aspettare la principessa, coperti dalla polvere e ingrigiti dagli anni.
La Regina immaginava che la sua bambina fosse lì in quel lettino, infatti stava cucendo un paio di calze proprio per lei.
Il marito chiamava questo suo modo di passare le giornate una follia, e forse aveva ragione.
Looty venne sfiorata da un desiderio che la spaventò: sapeva bene che, se la principessa fosse stata uccisa per errore, Vyde non avrebbe mai portato a termine il suo piano. Sarebbe stato meglio così? Dopotutto, se non poteva averla lei – sua madre – perché sua figlia sarebbe dovuta essere di qualcun altro? Chi poteva dire di avere il diritto di stringerla tra le braccia? Chi l’aveva fatto in tutti questi anni?
Vyde non l’avrebbe mai trattata come la principessa che era; l’avrebbe semplicemente usata, e quando si sarebbe annoiato se ne sarebbe sbarazzato, e chi può sapere che cosa le avrebbe fatto fino a quel giorno!
No, il suo cuore di madre le voleva bene, ma non poteva che augurarle il meglio, e in quel caso sarebbe stato meglio fare una fine atroce, piuttosto che sopportare atrocità senza fine.
La Regina sapeva però altrettanto bene che Vyde aveva dato ordini specifici riguardo a sua figlia: la principessa Orientale doveva rimanere in vita, essere portata alla sua fortezza al più presto, e tenuta all’oscuro di tutto, in modo da fidarsi delle parole del Lord.
Forse lei e il marito avrebbero dovuto lasciare che venisse rivelata alla bambina la propria identità?
Ma quando si sa di essere sotto tiro, ci si muove come si muovono le prede, e un cacciatore esperto può calcolare la prossima mossa di una preda senza alcuna difficoltà. Vyde, in realtà, voleva che la principessa tornasse a casa, che fuggisse da quell’intricato sistema di clan e piccoli gruppi di Ideev che era diventato la Valle Verde. Perché al di là delle Montagne ci sarebbe stato l’esercito di Orlud, che avanzava compatto ed era in grado di setacciare l’intero territorio, senza lasciarle nemmeno un villaggio di poche case in cui nascondersi. E la ragazza, non avendo idea dell’esistenza di questo esercito, sarebbe uscita allo scoperto, senza neanche rendersene conto.
No, era molto meglio che la principessa avesse acquisito la mentalità Valliana. Se si fosse unita agli Ideev, poi, chi mai l’avrebbe trovata?
Tutta la Valle Verde era ormai sotto il controllo degli Ideev, quindi gli unici posti rimasti alla ragazza per nascondersi erano le Montagne, l’Oriente, o quello stesso esercito di assassini.
Molti ragazzi Orientali erano stati nascosti nella Valle Verde, a causa dell’esercito di Orlud, forse ancora più spietato di Vyde, quindi la principessa si poteva dire abbastanza al sicuro, nella zona orientale del regno. Ma se si fosse avventurata un po’ più a ovest, chiunque l’avrebbe riconosciuta, la verità sarebbe venuta a galla, e nemmeno il più abile oratore Valliano sarebbe riuscito a mentirle, a quel punto. Quindi, conoscendo la propria posizione, si sarebbe comportata di conseguenza, e Vyde avrebbe vinto.
Vyde avrebbe vinto. In ogni caso.
La Regina lo sapeva, ma non riusciva ad accettarlo.
La porta della camera cigolò, e Re Divro entrò nella stanza.
«Non avremmo dovuto lasciarla con quel simbolo.» ripeté per l’ennesima volta Looty,
«Oh, mia cara,» tentò di consolarla il marito, sedendosi accanto a lei, «Abbiamo fatto la scelta migliore. Nostra figlia non lo saprà, probabilmente, ma qualunque scelta lei compia, se anche Vyde dovesse...»
Non riusciva a trovare un sinonimo per uccidere; Looty aveva capito che cosa intendesse dire il Re, ma lasciare la frase in sospeso non era da lui. «Se anche Vyde dovesse portarcela via, lei avrà combattuto fino alla fine, finché continuerà a portare quel simbolo. E quel simbolo la proteggerà.»
Le parole del marito erano solite calmarla, ma questa volta la Regina era davvero disperata. Ogni mattina, appena si svegliava, la prima cosa che aveva davanti agli occhi era il soffitto blu scuro di quella stanza, sul quale erano state dipinte delle stelle dorate perché facessero piacere alla bambina. E inevitabilmente sua figlia diventava il suo primo pensiero. Come poteva sopportarlo?
Divro non sapeva più che cosa fare; temeva che sarebbe a sua volta diventato schiavo della follia, se fosse stato troppo a contatto con la moglie e avesse passato troppo tempo in quella stanza, ma non riusciva a lasciare Looty da sola, e voleva in qualche modo aiutarla ad accettare la realtà.
Ma non poteva farlo, perché sapeva bene che il desiderio che la loro figlia fosse lì era molto più forte della consapevolezza che se n’era andata per sempre.
«Ma perché vuole il nostro regno?» domandò la Regina, tra le lacrime, «Perché non proporci un’alleanza? Forse avremmo addirittura accettato!»
E per l’ennesima volta, Divro le rispose nello stesso modo, con lo stesso tono calmo e controllato.
«Perché Vyde non vuole un’alleanza, vuole il potere. Vuole comandare, da solo. Vuole vendetta. Se porterà a termine il suo piano, ucciderà noi, il suo fidato maggiordomo, e con tutta probabilità anche nostra figlia.»
Ogni volta ripeteva con tutta probabilità, ma sapeva bene che Vyde non avrebbe fatto distinzioni. L’unico, oltre a lui, a rimanere in vita, forse sarebbe potuto essere Orlud. Ma non la principessa.
«Ma qualunque cosa accada a noi, al nostro regno o a nostra figlia,» continuò Divro, «Non dobbiamo ritenerci colpevoli. Ciò che accadrà sarà per colpa di Vyde, solo ed esclusivamente di Vyde. E vedrai che un giorno qualcuno gliela farà pagare.»
Il Re non aveva altro in cui credere, in cui avere fiducia, in cui sperare. Per questo continuava a ripeterlo a se stesso e a Looty.
Dopo aver stretto la moglie in un lungo abbraccio e averle asciugato alcune lacrime, se ne andò, per comunicare personalmente ai suoi sudditi che le tasse erano aumentate di nuovo.
La Regina riprese a lavorare a maglia, guardando ogni tanto fuori dalla finestra le prime gocce di pioggia che sferzavano i vetri.

 
   
 
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