Ciaossu!
Eccomi con un capitolo che rasenta il fluff... nella saga degli Arcobaleno, Belphegor dice di non essere mai stato a scuola e mi ha fatto una tenerezza infinita /ahia, è un coltello quello che ho nella schiena?/ e ho immaginato come deve essere per un bambino, per quanto psicopatico, stare in mezzo a quei grossi cattivoni. Immagino che abbia avuto qualche momento di sconforto /ahia, sembra proprio un altro coltello/, e chi meglio di Mamma Luss può averlo consolato?
Crescendo sicuramente ha smesso, ma in certi casi urgenti potrebbe essere che /AHIA/
Mi conviene darmela a gambe, vi lascio al capitolo!
XOXO
/AHIA/
-Luss nee san.- chiamò Belphegor con una vocina tenue dalla soglia della stanza del Guardiano del Sole. Si sentiva sperduto, aveva pianto tutta la sera e anche ora doveva reprimere la tentazione di ficcarsi il pollice in bocca come faceva da bambino.
-Bel chan, tesoro. Entra.- disse Lussuria, facendogli posto sul suo letto morbido coperto da un'orrenda trapunta a fiori. Belphegor si impose di non correre, salì sul lettone in silenzio e si accoccolò contro il petto di Lussuria; quando i Varia l'avevano reclutato da bambino, quello era il posto caldo e sicuro dove si rifugiava ogni sera per fuggire da quegli uomini grandi e grossi e crudeli, più crudeli di lui che era solo un preadolescente disagiato in piena ribellione. Lussuria lo strinse tra le braccia senza fare domande e dopo un po' Belphegor confessò: -Fran vuole andare via per sempre.- senza averlo preventivato, scoppiò a piangere.
-Vuoi che gli parlo io?- bisbigliò Lussuria. Belphegor scosse la testa, e Lussuria aggiunse: -Allora credo proprio che dovresti dirglielo tu, che non vuoi che vada via. E per l'amor del cielo, smettila di tirargli quei tuoi coltelli quando sai benissimo che lo fai perché vorresti baciarlo.- Belphegor si raggomitolò ancora di più e si concentrò ad ascoltare il battito del cuore di Lussuria.
Poco a poco, si addormentò.