Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: MEBsSoul    15/06/2020    1 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 11

 

Erano rimasti in silenzio per ormai dieci minuti. Lì, davanti a quella parete. John non sapeva cosa dire, Sherlock probabilmente di possibili commenti ne aveva anche troppi, ma li riteneva tutti superflui. Di certo John poteva dire di essere preoccupato, questo sì. Ma sentiva come se destare Sherlock in quel momento fosse sbagliato.

GET SHERLOCK

Metteva i brividi. Il sangue, il cadavere a poco più di un metro.

Sherlock.

Non era un ragazzo molto amato, è vero. 

Ma è solo un ragazzo, cazzo.

Aveva bisogno di uscire, e di certo anche Sherlock, nonostante fosse forse il primo a non rendersene conto. Il biondo gli appoggiò una mano sulla spalla. Probabilmente gli avrebbe dato fastidio, ma meglio che farlo rimanere lì incantato fino a chissà quando.

-Sherlock, tutto okay?- non sembrò infastidito, ma in realtà non sembrò proprio avere alcuna reazione, se non dopo un paio di minuti.

-Mai stato meglio, John.-

***

Ovviamente John non aveva fatto niente per la squadra durante le vacanze. L'intenzione c'era stata, ma di fatto aveva giusto dato un'occhiata alle squadre contro cui avrebbero dovuto giocare, e forse neanche tutte. E ora si ritrovava davanti i suoi compagni, senza praticamente nulla da dirgli. Per fortuna riuscì a non farsi fare troppe domande e passarono direttamente all'allenamento.

Gli ci voleva, in realtà. Allontanare i pensieri da cadaveri, assassini e raccapriccianti scritte sul muro. Anche da Sherlock, almeno un paio d'ore. 

Ma quando mai le cose andavano come voleva?

Mentre si preparava a ricevere un passaggio, lo vide arrivare in lontananza. E ti pareva.
Come se non bastasse, la palla gli colpì un fianco.

-Oh andiamo!- il compagno che l'aveva tirata sembrava pronto a rifarlo volontariamente.

-Scusate, scusate. Forza, continuiamo.- si decise a ignorare Sherlock. Bastava non guardare niente che non fosse il pallone. Per una decina di minuti riuscì ad andare avanti senza problemi. Stava seguendo il compagno in possesso della palla, occhi fissi verso terra. E poi a terra ci si ritrovò lui. Non ebbe bisogno di vederlo per capire contro chi fosse andato a sbattere.

-Sherlock ma porca miseria!- anche il castano era a terra e lo guardava quasi offeso.

-Non hai guardato dove andavi.-

-Sì ma tu... Okay lascia perdere. Esci dal campo.- dopo essersi alzati, Sherlock si guardò attorno.

-Davvero? Abbiamo il caso più avvincente che potremo mai...- ma John lo zittì trascinandolo via.

-Non ora.- detto questo, senza girarsi a guardarlo, tornò a giocare. Non si rese conto che alcuni dei ragazzi erano rimasti fermi a guardare torvi Sherlock.

***

Pensava avrebbe saltato quella seduta per tornare a Londra a investigare. Ma evidentemente i piani di John erano diversi.

-C'era il mio nome! Aspettavo un caso del genere da sempre.- aveva cominciato a parlare quasi prima di aprire la porta. Lo psicologo non aveva neanche avuto il tempo di rendersi conto che fosse effettivamente entrato.

-Però, tre minuti di anti...-

-A lui neanche piace giocare a calcio!- l'uomo aggrottò le sopracciglia. Sherlock finalmente si sedette, la testa appoggiata sulla mano chiusa a pugno. Non sentendo una risposta alle sue lamentele, alzò lo sguardo e capì che l'altro non aveva idea di che cosa dire. Sbuffò e alzò gli occhi al cielo, poi si ricompose. Spiegò cos'era successo ad Halloween e parlò dello strano comportamento di John.

-Beh, Sherlock, non è strano che le persone abbiano più interessi.-

-Ma a lui non interessa.- Sherlock era una persona estremamente sicura di sé ed era raro che sbagliasse a esserlo. E anche in questo caso la sua sicurezza era ben motivata.

Lo psicologo sospirò. Ricordò di aver definito quel ragazzo con una mentalità o da bambino o da adulto, senza la via di mezzo dell'adolescenza. Stava cominciando a cambiare opinione.

-Neanche a te interessa frequentare la scuola. Eppure, lo fai.-

-Io sono obbligato.-

-Forse anche il tuo amico sente di essere obbligato.- Sherlock rimase in silenzio. Lo psicologo lo osservò, ponderando attentamente le sue successive parole -Ti sei chiesto perché la cosa ti disturbi?- il ragazzo avrebbe voluto rifiutarsi di rispondere a una qualsiasi di quelle fastidiose domande da psicologo. Ma effettivamente la situazione lo disturbava, e dato che c'era, perché no?

-Non me lo devo chiedere. John non ha fatto ciò che mi aspettavo e questo mi dà fastidio.-

-Sei abituato a sapere sempre cosa farà una persona.- Sherlock lo guardò di sottecchi -Ma le persone sono complesse. Sono composte da molte sfaccettature. Anche alla mente più acuta può sfuggire qual...-

-Non a me.-

-Va bene.- quel rimanere calmo stava innervosendo Sherlock -Allora poniamo l'attenzione su un altro aspetto. Sicuro che solo questo ti abbia disturbato?- Sherlock non proferì parola, rimase a fissarlo. Si potrebbe azzardare che fosse confuso -Non potresti esserci rimasto male... Più da un punto di vista emotivo, diciamo?- eresia. Quella domanda suonava a Sherlock come un'eresia.

-Certo che no. Le emozioni solo uno svantaggio. Ho imparato a non farmi sconvolgere da esse.-

-Come l'hai imparato?- di nuovo silenzio -O meglio, perché l'hai imparato?-

Sherlock si alzò dalla sedia. Non aveva assolutamente intenzione di rimanere un secondo di più.

Aveva l'abitudine di non tenere a mente ciò che non gli interessava. Per questo, l'uomo in quella stanza, era semplicemente "lo psicologo". O anche meglio, "perdita di tempo". Anche la memoria dell'aspetto dell'uomo era estremamente superficiale, per gli standard del ragazzo. Ma, anche se se ne stava andando in collera dopo appena dieci minuti di seduta, Sherlock non poté trattenersi dal far scivolare lo sguardo verso la targa sulla scrivania. Wilson. Notò anche che accanto c'erano un paio di cornici di foto, non poteva vederne il contenuto, ma era certo che una fosse la foto della famiglia e l'altra quella della laurea. Per il resto sulla scrivania c'erano solo i quaderni per gli appunti sui pazienti e i gomiti sui quali il Dottor Wilson si stava poggiando, le mani intrecciate sotto il mento. Camicia bianca e una giacca grigia, che fu sicuro di avergli visto già addosso. Doveva ammettere che non era terribile come le sue aspettative aveva predetto. I problemi erano due: rimaneva una perdita di tempo e in più l'uomo era consapevole di non essere il solito strizzacervelli che nessuno sopporta e pensava che questo potesse essere un vantaggio sul ragazzo. E non era affatto stupito di vederlo andar via.

Sherlock alzò gli occhi al cielo e se ne andò definitivamente.

-Ci vediamo lunedì prossimo.- riuscì a dirgli il dottore.

***

"Non è la mia giornata" è un'espressione che non si sentirà mai uscire dalla bocca di Sherlock, non è il suo genere di affermazioni e poi implica una serie di errori logici e di probabilità che non  avrebbe potuto ignorare.

Ma cazzo, quella non era proprio la sua giornata. Era iniziata con l'emozione di essere il bersaglio di un probabile serial killer e stava finendo con del sangue che gli usciva dal naso e dalle labbra.

-Vedi di farti i fatti tuoi, Holmes.- non aveva riconosciuto la voce, ma quando il proprietario si allontanò sghignazzando con i suoi compagni, Sherlock poté girarsi per identificare chi l'aveva colpito. Non fu sorpreso di vedergli addosso delle tute da calcio.

Era a terra, contro il muro, si mise seduto e ci si poggiò. Abbassò la testa per non strozzarsi col proprio sangue. L'aggressione era stata totalmente inaspettata e il dolore cominciò a farsi sentire solo dopo un po'. Il viso pulsava, il labbro inferiore gli bruciava e si rese conto che non riusciva a respirare senza farsi male. Sentendo questo dolore al petto, si ricordò che l'avevano preso a calci quando era caduto. Strinse gli occhi alzandosi in piedi. Doveva andare in infermeria.

Dovette fare tutta la strada ripiegato in avanti. Arrivato si assicurò che gli infermieri non ci fossero: gli avrebbero chiesto chi fosse stato e al quel punto sarebbe stato coinvolto anche John.

Si lavò via il sangue, fortunatamente i vestiti non si erano sporcati, se non di terra per via delle scarpe degli aggressori, mise un fazzoletto nel naso e passò una pomata antibiotica sulle labbra. Andò a uno specchio per verificare se avesse lividi sulle costole. Niente che non si potesse risolvere con un po' di ghiaccio, di cui l'infermeria era fornita. Ne prese due sacchetti, uno se lo tenne addosso da sotto il cappotto, l'altro lo tenne sul viso un paio di minuti, poi filò via, prima che potesse arrivare qualcuno.

Di certo non poteva sperare che John non notasse i lividi sul viso.

Dovette dare ragione al Dottor Wilson. Probabilmente anche John si sentiva obbligato. Anche se i suoi compagni non l'avevano neanche mai sfiorato.

John ancora non era rientrato in camera. Se non era lì e gli allenamenti erano finiti, probabilmente si era cercato un posto per studiare. Avrebbe continuato fino all'ora di cena e avrebbe mangiato con la sua squadra, di solito finivano verso le otto e mezza. Prima che arrivasse, avrebbe fatto finta di andare a dormire. Non che non fosse altrettanto strano, ma di sicuro si sarebbe risparmiato tante domande.

Nel frattempo, si sarebbe dedicato ai suoi esperimenti. E avrebbe fumato, tanto.

 

Angolo Autrice:

Shame on me.
Okay onestamente non ho molto da dire se non PERDONATEMI PLS ;-;
Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un recensione piccina picciò :3

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: MEBsSoul