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Autore: KikiShadow93    19/06/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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𝟚𝟜. 𝐸𝒷𝒶𝓃𝑜 𝑒 𝒜𝓋𝑜𝓇𝒾𝑜



Nella vita si fanno tante scelte stupide. Tante, tantissime scelte stupide.
Alla lunga si perde pure il conto, non ci si bada più di quel tanto.
Sherry era arrivata a pensare di averne fatte abbastanza e di poter stare tranquilla per un po’, lo pensava veramente, ma si è ritrovata costretta a ricredersi quando si è svegliata con Everett, l’uno tra le braccia dell’altra sulla sabbia fresca e molto poco vestiti.
Aveva trovato un paio di spinelli nella borsetta ed aveva pensato che sarebbe stato divertente fumarli in compagnia del rigidissimo fratello maggiore, ritrovandosi poi entrambi in uno stato pietoso, tanto che Darko li ha dovuti recuperare per i capelli prima che cominciassero una stupida gara di testate contro gli scogli. Perché volessero farla non lo sapevano prima e non lo hanno saputo stabilire neanche una volta che si sono ripresi, l’unica cosa certa era il nastro con i sonagli che tenevano al collo così che Darko potesse accorgersi subito dei loro spostamenti anche mentre dormiva.
In genere si fa con i cuccioli più indisciplinati” ha pure aggiunto prima di voltar loro le spalle e rimettersi a dormire.
È un brav’uomo eh, però sa rompere i coglioni come pochi altri."
Come Bree!
Si sono guardati ed hanno sorriso. Erano felici di stare assieme, si sentivano bene, ma poi Sherry si è ricordata che il Sole stava per tramontare quando hanno acceso la canna mentre in quel momento mancava circa un’ora e mezzo all’alba: era rimasta fuori senza dire niente a nessuno!
È entrata per un attimo nel panico più totale, la mente subito rivolta a Radish e alla sua probabilissima e giustificata rabbiosa preoccupazione, ed Everett, calmo ed impassibile, le ha mollato una sberla sulla nuca per imporle di calmarsi, riuscendoci.
Le ha poi detto che poteva tornare quando voleva, che non si sarebbe mosso da lì e che, eventualmente, può scrivere all’indirizzo e-mail di Roman e lui le risponderà subito.
Prima di andarsene, mentre lo stringeva in un abbraccio di cui non sapeva neanche di sentire una tale urgenza, è poi accaduto l’impensabile, qualcosa di assurdo davvero, e adesso Sherry non vuol far altro che dirlo a Radish.
Gli altri lo verranno a sapere in un modo o in un altro in tempi assai brevi, sicuramente sarà proprio lei a confidarlo a Bree perché ancora non si capacità di ciò che ha fatto di sua spontanea iniziativa, e Radish la prenderebbe solo peggio se venisse a saperlo da terzi.
La cosa forse peggiore in ciò che ha fatto, oltre all’essere stato totalmente volontario e spontaneo, è che lo rifarebbe ancora e ancora.
Radish non la prenderà bene… non la prenderà bene per niente. Non ho potuto farne a meno, è stato più forte di me! Era la cosa più giusta da fare, dovevo farlo!
Una volta raggiunta la finestra fortunatamente lasciata socchiusa - perché è un genio Sherry, e ci teneva a darne nuovamente prova dimenticandosi le chiavi in casa -, non può fare a meno di pietrificarsi nel vederlo.
Se ne sta sdraiato su un fianco, profondamente addormentato, e i tessuti delle coperte sono pregni dell’odore sia della sua rabbia che del suo dolore.
Non voleva ferirlo, non ne aveva alcuna intenzione. Era convinta che avrebbe capito che aveva bisogno di parlare col fratellastro - che nella sua mente non può fare a meno di definire fratello e talvolta pure padre -, che aveva bisogno di creare un legame con qualcuno che mai le avrebbe fatto nel male, un bisogno normale per quelli come lei, e che non aveva alcuna intenzione di farlo stare in pensiero o di farcelo rimanere male. Se il maggiore non si fosse mostrato tanto mal disposto nei suoi confronti gli avrebbe pure chiesto di rimanere con loro, ma così facendo Everett si sarebbe chiuso a riccio e tanti saluti.
Le ha spiegato che non lo sopporta per quello che ha fatto in passato - perché Everett l’ha visto grazie a Roman e quindi sa -, che non crede alla sua totale redenzione e che non può accettare che la tocchi con le sue luride zampacce. Non lo ha mai neanche chiamato per nome e le è scoppiato a ridere in faccia con arroganza quando ha ribadito che sì, talvolta pure lei sente le sue emozioni e che Radish invece dice di sentirle costantemente, affermando che “una scimmia senz’anima non può unirsi proprio a nessuno”.
Le ci vorrà del tempo anche solo per fargli smettere di definirlo sporca scimmia o il suo amichetto, detto con un tale disgusto da irritarla profondamente, ma è sicura di poterci riuscire. Magari prima si chiuderà un po’ nella camera gravitazionale, ecco, ma poi ci riuscirà.
Si avvicina con passo felpato al Saiyan e si arrampica sul letto, inginocchiandosi al suo fianco per baciargli dolcemente la guancia.
Non lo dirà mai a nessuno, neanche ad Everett malgrado ciò possa in qualche modo convincerlo di ciò che c’è tra loro, ma le era mancato.
Spera solo che la perdoni perché di certo non può tornare indietro e cancellare il passato, né ha intenzione di farlo. Devi fare un piccolo sforzo, Radish… per favore.
«Ehi, Kong, sono a casa…» Rimane piegata sul suo corpo e con delicatezza gli scosta i capelli dal viso, guardandolo con un tenero sorriso mentre piano piano si sveglia.
Sbatte un paio di volte le palpebre, domandandosi per un attimo che ore siano dal momento che la stanza è ancora piuttosto buia, ma poi le labbra calde e morbide di Sherry si posano nuovamente sul suo zigomo, inondando la sua mente con i ricordi del giorno precedente.
Volta di scatto la testa guardandola in cagnesco e, malgrado l’oscurità, legge comunque nei suoi occhi quello che gli pare a tutti gli effetti un forte senso di colpa.
Si porta subito a sedere e l’allontana con una spinta che però non la turba per niente. Immaginava benissimo che avrebbe reagito male, lei se la sarebbe presa anche di più se sapesse che in giro c’è un pazzo che vuole fargli del male e lui non avesse le capacità per difendersi a dovere e neanche di scappare.
«Dove diavolo sei stata?!» Ringhia a denti stretti, trattenendo a stento la collera. Avrebbe reagito meglio se non fosse tanto chiaro che è successo qualcosa di grave, ora la sua mente non può far altro che immaginarsi il peggio. Ma vuole darle fiducia, quindi si sforza con tutto sé stesso di non saltare a conclusioni affrettate.
«Eravamo parecchio fatti e ci siamo addormentati sulla spiaggia…» Ammette con voce addolorata e sguardo basso, facendosi improvvisamente piccola piccola. Non sa come dirgli ciò che è successo prima che andasse via, non sa neanche se effettivamente riuscirebbe a parlarne apertamente con Bree, decisamente molto più estranea alla faccenda rispetto al Saiyan. In fondo si tratta pur sempre di Everett, chi potrebbe prendere bene la notizia?
«Come, prego?» I dubbi aumentano, complice anche l’ondata di senso di colpa e paura che sente provenire da lei. Lo sente dentro alle ossa, ormai, che presto scoppierà, ma vuole davvero provare a non saltare alle maledette conclusioni. Dimmi di no, Sher. Dimmi che mi sbaglio, cazzo!
«Devo dirti una cosa e sento che se non lo faccio adesso non lo farò più… ma la verrai a sapere comunque molto presto, quindi, beh, io—»
«Non ci voglio credere… lo hai fatto davvero?» Fanculo ogni proposito: lei si sta torturando le dita, si strappa le pellicine con le unghie e neanche ha il coraggio di guardarlo negli occhi. Non ha neanche più bisogno di ascoltarla.
È sul punto di colpirla, è davvero a tanto così, ma per fortuna di entrambi il corpo del Saiyan è come paralizzato dall’orrore e dal dolore.
«Lo so, è assurdo, non pensavo neanche io di volerlo, ma poi…» Chiude gli occhi e sospira mentre l’angolo della bocca si tende un poco in un sorriso al ricordo di come si è sentita in quel momento «Non so, mi ha fatta sentire davvero bene… ero felice, sul serio. Solo una volta fatto mi sono resa conto e…» Alza di scatto lo sguardo nel sentire il compagno scoppiare a ridere in modo isterico. Si tiene le mani sul volto per provare a trattenersi ed il corpo è così rigido da risultare davvero sospetto ai suoi occhi.
«Cosa ci trovi di buffo?»
Ride ancora per una decina di secondi, incapace di controllarsi, fin quando non ritrova un minimo di lucidità e vi si aggrappa con le unghie e con i denti, riuscendo così a calmarsi.
La guarda con uno sguardo strano però, un sorriso subdolo, perfido e cattivo ad increspargli le labbra.
«State tutti a parlare male della bionda, ma alla fine tu non sei poi meno troia di lei, eh?»
Uno schiaffo.
Le sue parole sono uno schiaffo in pieno volto per Sherry, che adesso fissa il compagno senza capire.
«Come hai detto?»
«E io che mi sono voluto fidare! Guarda quanto sono stupido!»
«Mi hai appena dato della puttana?» Si sta innervosendo sul serio, sente che potrebbe prenderlo a pugni da un istante all’altro, ma qualcosa dentro di lei le ha come irrigidito i muscoli. Un qualcosa che tantissimo tempo addietro si è come intrufolato nei suoi tessuti e lì è rimasto, immobile, in attesa di tornare a galla per paralizzarla ancora una volta.
«Della troia, se vogliamo essere pignoli.» Quel sorriso non si è ancora affievolito e nei suoi occhi si è acceso un qualcosa che Sherry non pensava avrebbe mai visto: è la stessa gelida cattiverai che aveva il vecchio Radish, quello che è arrivato sulla Terra per sterminare gli abitanti e che ha rapito suo nipote e combattuto contro suo fratello.
Vorrebbe allontanarlo, correre da qualche parte e lì rintanarsi finché non si sarà calmato e poi riprendere la conversazione, magari ripetendo tutto il procedimento finché quel Radish non si sarà eclissato di nuovo, ma il Saiyan è più veloce e l’afferra con forza per un polso, costringendola ad avvicinarsi.
«Che ne dici se ora mi diverto un po’ anche io, mh?»
Quando le afferra il viso con la mano libera e la costringe a baciarlo, quel qualcosa dentro di lei trova nuova forza e le dà una forte sferzata da dentro, alzando considerevolmente il suo livello di paura.
Riconosce la sensazione ma non vuole crederci, così cerca di staccarsi poggiando la mano libera sul suo pettorale e facendo leva, ma Radish le serra un braccio attorno alla vita, stringendola più forte. È in quel preciso istante che Sherry comincia involontariamente a singhiozzare ed un paio di lacrime le rigano le guance.
«Cos’hai da frignare, eh? Che c’è, vi siete già morsi e ora ti viene il senso di colpa a darla a qualcun altro?» Il suo sguardo e la sua voce sono gelidi e duri, non c’è traccia dell’uomo che conosce e che l’ha fatta innamorare. Al suo posto c’è un predatore feroce che lei non potrebbe mai battere.
«Quanti te ne sei scopati mentre io non ero attento, eh? Uno? Due? Cinque? Quindici?» Sibila con un malcelato astio, mollando la presa dal suo corpo quando per disperazione gli tira la coda.
Scoppia in una nuova terrificante risata mentre la guarda scattare in piedi e correre a chiudersi in bagno, come se una semplice porta fosse in grado di tenerlo lontano.
«Andiamo, dove vai, eh? Io non mi sono ancora divertito!» È totalmente fuori di sé, non sa neanche cosa sta facendo.
Lui, il vero lui, è rinchiuso da qualche parte dentro la sua mente, vede ciò che succede da lontano, tramutato di colpo in uno spettatore passivo ed inerme che non può far niente per cambiare gli eventi. La parte che tanto odia di sé stesso e che pensava fosse morta quel giorno si è come ridestata quando ha appreso quanto accaduto ed è emersa con violenza, decisa a riversarsi su di lei per vendetta.
«Apri la porta, forza.»
«Lasciami stare!»
«Lo sai che posso benissimo sfondarla, vero? Così come poi posso tranquillamente sfondare te, un po’ come il tuo caro fratellone! O forse dovrei dire marito?»
Non appena Sherry gli urla di nuovo di andarsene, di lasciarla in pace, una nuova ondata di rabbia colpisce in pieno il Saiyan, che senza avere neanche il tempo di pensarci davvero sfonda la porta con una spallata.
L’unica cosa che lo Spettro pensa di fare per difendersi è quella di lanciargli addosso l’asciugacapelli. È vicina ad andare totalmente in cortocircuito, la mente non riesce più a partorire pensieri decenti che possano metterla al sicuro e il lupo non riesce ad emergere. Le è già successo in passato ma non pensava che potesse succedere di nuovo, men che meno proprio con Radish.
L’uomo fa una smorfia e si avvicina di scatto, tanto che Sherry usa le braccia per proteggersi. Continua finché non si ritrovano con il petto premuto l’uno contro quello dell’altra.
L’Alpha cerca disperatamente di pensare a quale sia la mossa migliore per togliersi da quell’orrenda situazione, ma tutto in lei è annebbiato adesso. C’è Jäger davanti a lei, lo vede, quegli occhi cattivi e senz’anima sono i suoi, quel ghigno perfido ed eccitato è senza ombra di dubbio identico a quello che le rivolse quel maledetto giorno.
«Lo vuoi fare violento? Mi piace l’idea!» Afferma ormai fuori di sé. È in quel momento che Sherry inizia a divincolarsi selvaggiamente, non riuscendo però ad usare la sua forza. Il massimo che riesce a fare è stampargli in faccia un pugno che però non lo scalfisce minimamente. Il pugno di un debole essere umano contro un Saiyan furioso, ecco cos’è riuscita a fare tanta è la paura che l'attanaglia.
Le blocca con rabbia i polsi in una sola mano, mentre con l’altra la palpa dappertutto mentre le strappa di dosso quella grande maglia non sua, poi la spinge contro il muro così forte che Sherry sente le piastrelle rompersi e graffiarle la schiena mentre lui si struscia.
Non riesce più a muoversi. È totalmente paralizzata. Pure le sue corde vocali non riescono più a funzionare. La sua mente continua a sovrapporre immagini e odori, tutto in lei non riesce a far altro che andare in tilt per proteggersi.
«Forza bambolina, un po’ di vita! Sennò non è divertente!» Struscia il naso sulla tempia e di scatto si abbassa per morderla tra la spalla e il collo.
Nel momento esatto in cui sente le sue dita scendere, dalla pancia fino al suo sesso, qualcosa dentro scatta, permettendole finalmente di articolare qualche parola che però esce ancora come un sussurro disperato.
«Che hai detto?»
Ci riprova, pregando che stavolta riesca a farsi capire. Se si è fermato è solo perché dentro alla sua testa, intrappolato da qualche parte, c’è il Radish che lei conosce, quello che non le farebbe mai del male. Deve riuscire a farlo riemergere di nuovo, deve dargli la forza di cacciare via l’altro, di spedirlo a calci nel culo nell’angolo buio dov’è rimasto segregato per anni.
Se ancora non ha neanche provato a fargli del male è solo perché, sotto sotto, ma molto sotto, la sua mente ed anche il lupo hanno collegato questa sua sottospecie di dissociazione della personalità a ciò che lei stessa fa quando ha un incubo con Jäger come protagonista. Quante volte, in fondo, ha attaccato e fatto del male a Bree, River, Mordecai e Maddox? Micah e Major rimanevano dietro agli altri perché costretti e si occupavano di Fern con Pip e Jane, sennò alla lista si sarebbero aggiunti anche i loro nomi senza alcun dubbio.
«Smettila di mangiarti le parole, non capisco un cazzo.»
Tenta di respirare, ma è difficile.
Il suo corpo è rigido come un blocco d’acciaio e tutto le fa improvvisamente male.
La sua mente le fa riprovare quella disgustosa sensazione di viscido in mezzo alle natiche. Poi si sposta in bocca, le pare di sentire la sua lingua che la esplora anche senza che Radish la baci. Alla fine la sente di nuovo in mezzo alle gambe.
La sua mente si sta convincendo che quello che ha di fronte sia veramente Jäger. Lo vede nitidamente, sente il suo odore, e questo le immobilizza il corpo.
Tenta di respirare e strizza gli occhi. Si impone di calmarsi e per farlo si aggrappa disperatamente alla sberla sulla nuca che le ha dato Everett qualche ora prima.
La paura non frutta niente, tienilo a mente quando ti si presenta davanti. Ricordale che sei un lupo e non un topo!
Respira ad occhi chiusi mentre il corpo trema, e finalmente le parole assumono senso e chiarezza: «Gli ho chiesto di diventare il mio Beta!»
«Cosa?»
Sherry trema. Trema e piange.
È nuda contro il muro, sta abbassando le mani sul petto, lo guarda con un tale orrore che improvvisamente gli viene da vomitare.
Non può essere stato lui a ridurla così. Il suo cervello non lo accetta, rifiuta categoricamente l’idea. Lui non le farebbe mai del male. Dio, morirebbe per lei!
L’altro Radish però non è d’accordo. L’altro Radish è convinto che ciò che c’è tra loro sia riprovevole, che sia da deboli, che loro due siano deboli, e la traccia della sua rabbia si aggrappa disperatamente alla sua voce quando finalmente apre bocca. «Perché cazzo non l’hai detto subito?!» Indietreggia ancora di più mentre il cuore gli cade nelle viscere. L’espressione con cui lo sta guardando è quanto di più doloroso abbia mai subito in vita sua, molto di più del buco nel petto che poi l’ha condannato.
«Perché sei saltato subito alle conclusioni sbagliate e non mi hai dato il tempo di parlare!»
«Avresti potuto dirlo invece, ma hai preferito chiuderti nel bagno a piangere come una mocciosa!» Non sa neanche con che coraggio si stia difendendo anziché buttarsi in ginocchio e pregarla di perdonarlo. Il suo orgoglio da Saiyan non vuole cedere, si sta impuntando pericolosamente, ma la frase che Sherry gli urla in faccia con tanto dolore fa sì che pure quel sentimento si sgretoli.
«Perché eri uguale a Jäger!»
Si guardano dritto negli occhi, in silenzio.
Sherry non riesce a smettere di tremare, seppur adesso in modo più lieve, e Radish si ritrova costretto ad accettare la verità: è stato lui, l’ha ferita come mai avrebbe anche solo pensato di fare.
Fa un passo in avanti per stringerla a sé e chiederle perdono con il cuore in mano, ma Sherry si schiaccia contro la parete e serra maggiormente le braccia al petto mentre nei suoi occhi si fa di nuovo viva la paura di pochi minuti prima.
«Non ti avvicinare!»
«Peggy…»
«Peggy il cazzo, Radish! Non ti avvicinare! Non voglio più vederti!»
«No, aspetta!»
Sherry è scattata velocemente fuori dal bagno ed ha provato a saltare fuori dalla finestra, ma è stata bloccata repentinamente dal Saiyan. La guarda con un tale pentimento negli occhi che lo Spettro davvero capisce quanto sia dispiaciuto e quanto stia realmente soffrendo, ma adesso non ce la fa a tollerare il suo tocco.
«Tu davvero pensi che potrei mai farti una cosa del genere dopo tutto quello che ho passato?! Con mio fratello poi, nonché marito di mia madre?! Davvero mi reputi una persona tanto orribile?!» Le fa male la gola per quanto sta urlando e, in un impeto di rabbia, afferra l’anta della finestra, la strappa a mani nude e la scaglia contro il muro per zittire i vicini inviperiti. Che provino a chiamare la polizia, che osino, li metterà tutti a tacere per sempre.
«No, assolutamente no, io—»
«Mentre io ti ho detto di amarti, tu mi hai dato della puttana!»
Radish indietreggia al volo quando Sherry prova a colpirlo e subito dopo prova di nuovo ad avvicinarla. Ha sempre calmato i suoi scatti d’ira ed anche le sue ricadute nello sconforto col contatto fisico, e spera solo di poterci riuscire anche stavolta, pur sapendo dentro che abbracciarla adesso è assolutamente inutile.
«Anzi, no! Tu mi hai dato della troia, mi hai messa al muro e hai provato a farmi del male!»
«Non ti avrei mai fatto una cosa del genere!»
«Non voglio più vederti.»
«No!» Gli viene da piangere, davvero. Quello che sta provando in questo momento è perfettamente paragonabile al dolore che ha provato in ogni incubo in cui lei preferiva un altro a lui ed anche a quello in cui l’altro Radish e Nappa la violentavano davanti ai suoi occhi, con l’aggiunta stavolta non solo del dolore della compagna che sente dentro ed amplifica il suo, ma anche la sua rabbia divampante. «Mi conosci! Sai che non ti avrei mai fatto del male!»
«La maglia ridotta a brandelli sul pavimento e il sangue sulle piastrelle suggeriscono ben altro!»
Si rigira e fa per andarsene di nuovo perché si rende pienamente conto che quei grandi occhi tristi che la supplicano di perdonarlo sono troppo per lei, la fanno vacillare e la stanno spingendo ad abbracciarlo per calmarlo e fargli capire che malgrado tutto non sarebbe mai capace di mandarlo definitivamente al diavolo, ma il Saiyan ancora un volta è più veloce di lei e la riafferra aggrappandosi direttamente alla sua mano.
«Ti prego, no! Ascoltami un secondo!» Quel “ti prego” Sherry lo ha sentito chiaramente e le è sembrato quanto di più assurdo possibile detto da lui, così com’è sembrato strano pure per lo stesso Radish che però adesso non si perde certo su questi dettagli «Lo sai che quando mi arrabbio sul serio non mi rendo neanche conto di quello che faccio.»
«E ti pare una scusa per quello che hai fatto?!»
«Non volevo farti male… non volevo neanche spaventarti… io…» Cuore in mano. Devo parlarle col cuore in mano, come l'altra volta. È difficile, ma devo farlo per forza perché se dovesse uscire da quella finestra… «Io non riesco a sopportare l’idea di perderti. Non ci riesco. Mi fa impazzire completamente.»
Le lacrime sulle guance pallide di Sherry scendono di nuovo inesorabili. Lo guarda con dolore, incapace di accettare un unico dettaglio.
«Tu non ti fidi di me…»
È questo che le fa davvero male perché ad agire non è stato davvero lui ma la bestia che se ne sta sepolta da qualche parte dentro di lui, il mostro che è stato sconfitto quel fatidico giorno ma che per trent’anni ha vissuto a testa alta; ma se quello è uscito è solo perché Radish ha dato per scontato che lei lo avesse tradito, e se lo ha fatto è solo perché non si fida davvero di lei.
«Sì che mi fido di te…»
«No… secondo te mi sono fatta mezzo mondo alle tue spalle!»
«Non lo penso neanche lontanamente, lo sai!» Si avvicina senza neanche pensarci e di slancio le prende il volto tra le mani, avvicinandosi così tanto da poter poggiare la fronte contro la sua.
L’idea di aver commesso un errore tanto grande da allontanarla definitivamente è così dolorosamente insopportabile da farlo sorprendere per non essere scoppiato in lacrime.
Lei è quanto di meglio abbia mai ottenuto nella vita. È la sua compagna e vuole che lo sia sempre, vuole che resti al suo fianco finché il suo cuore ancora sarà capace di battere e, se ne avrà la possibilità, vorrà averla al proprio fianco anche dopo, ovunque siano destinati ad andare.
Lei è stata ossigeno puro mentre lui stava soffocando. Lo ha strappato dalla sua apatia, gli ha dato un maledettissimo senso, uno scopo… non riesce neanche più ad immaginare un futuro dove lei non è presente.
«Non ti ho vista tornare, non avevo idea di dove fossi e neanche di come trovarti… non capivo più un cazzo, davvero. Avevo paura che ti avesse fatto del male, che ti avesse toccata… io—, Dio!, stavo impazzendo, te lo giuro.»
Si guardano dritto negli occhi mentre Sherry posa le mani sulle sue. All’inizio voleva solo spostarle così da non farsi più toccare, ma poi le ha lasciate lì. Sente il suo cuore, sente quanto stia silenziosamente urlando per avere il suo perdono, quanto la preghi di non andarsene, e dentro sente che potrebbe sciogliersi da un momento all’altro.
Loro due si scannano per scemenze e incomprensioni perché vivono seguendo due nature diverse, nature che li portano a compiere ragionamenti differenti, ma alla fine trovano insopportabile tutto questo urlarsi contro perché ci tengono davvero.
Sherry sa benissimo quanto sia pentito. Sapeva che sarebbe stato così nel momento esatto in cui le ha dato della troia, lo sentiva dentro, ma la sua natura adesso le impone di allontanarsi da lui per qualche ora, giusto il tempo di leccarsi le ferite. Gliela farà sicuramente pesare per qualche settimana, di questo ne è certa, ma davvero non ha alcuna intenzione di allontanarlo.
«Dimmi cosa vuoi che faccia per farmi perdonare. Farò quello che vuoi, davvero. Cazzo, anche andare da Vegeta e dirgli in ginocchio che è migliore di me!»
L’Alpha stringe con un poco di energia le sue mani, facendolo sussultare appena.
«Non osare mai più dirmi una cosa del genere. Mai.» Afferma mortalmente seria, mostrandosi impassibile anche quando lo vede annuire vigorosamente.
«Te lo giuro.»
«Se proverai anche per scherzo a rifare una cosa del genere, ti prometto che non avrai altre possibilità. Neanche quel fottuto drago magico potrebbe rimediare ad un errore simile. Sono stata chiara?»
Continua ad annuire anche mentre l’abbraccia di slancio, stringendola così forte a sé da rischiare di farle male. L’unico che però si fa male è comunque lui, perché lei non ricambia l’abbraccio con il suo entusiasmo o la sua energia. Gli tiene semplicemente le braccia attorno alla vita, ma il contatto è leggero, appena percettibile, e tutto in lei gli pare davvero distante.
«Cazzo, mi dispiace… davvero…»
Rimangono immobili, stretti l'uno tra le braccia dell'altra, senza dire una parola. Non ce ne sarebbe alcun bisogno visto che l’unica cosa che adesso gli serve per calmarsi è solo quel maledetto calore che li avvolge di solito, ma il lupo irrequieto nel cuore di Sherry stavolta non riesce a sopportare il loro silenzio.
«Che ti ha detto Roman?»
«Ora non è importante.» Mormora in risposta con un filo di voce, stringendola appena. Vorrebbe solo essere stretto a sua volta, ma non appena la sente sciogliere l’abbraccio per posargli le mani sui fianchi capisce dolorosamente che non ne ha alcuna intenzione.
Non molla però. Non ne è capace.
Aveva bisogno di lei il giorno prima, aveva bisogno di aggrapparsi a lei, di sentirla vicina per riequilibrarsi, quindi non può far altro che tentare ancora.
«Sarà il tuo Beta?»
Nega col capo, dispiaciuta. Lo avrebbe voluto davvero per quanto sarebbe stato strano. In fondo non sopporta la sola idea di Radish e le sarebbe dovuto stare sempre accanto, ma è anche consapevole che sarebbe stato il soggetto in assoluto più idoneo sulla faccia della Terra: lei è ciò che rimane della sua famiglia ed ha immolato la sua vita a lei già da tempo, il suo unico scopo è quello di tenerla al sicuro - cosa che ha fatto anche a distanza uccidendo gli avversari più forti che Jäger le lanciava contro senza che nessuno lo sapesse - e, inoltre, lui è addestrato dalla nascita per essere ciò che lei non aveva mai pensato di diventare. Cosa avrebbe potuto chiedere di più? Un Beta con le sue qualità è decisamente introvabile, sarebbe stata una risorsa preziosissima, ma lui non se l’è sentita.
Continuerò a proteggerti, non temere, ma non penso di essere pronto ad una cosa del genere… senza contare il lurido orango che ti ronza attorno. Finirei con il cavargli gli occhi al primo sguardo strano.” Si è giustificato così mentre ancora erano abbracciati, poi le ha sorriso e l’ha lasciata andare. Sherry non lo sa, ma dentro Everett stava ridendo a crepapelle nel vederla così rossa in volto.
«Quindi la scelta rimane tra River e Glover…» Okay, adesso basta cazzate! «Senti, fanculo tutto per oggi, okay?» L’afferra saldamente per le spalle e l’allontana per poterla guardare dritto negli occhi.
«Che vuoi dire?»
«Che oggi non ho intenzione di condividerti con nessuno e per nessun motivo. Oggi sei solo mia.»
Abbassa lo sguardo con dolore, Sherry, decisamente poco propensa ad accontentare la sua richiesta. In un altro momento ne sarebbe stata entusiasta, davvero, ma ora ha fisicamente bisogno di isolarsi un po’ per calmarsi.
Se Everett fosse venuto con me avrei avuto molti meno pensieri… si sarebbe occupato degli altri in mia vece, probabilmente lo avrebbe fatto pure bene, e io mi sarei potuta calmare da sola… sei un po’ stronzo, fratello.
«Ho delle responsabilità verso tutti loro, lo sai.»
«In questi giorni è andato tutto male… godiamocela almeno oggi. Ci farà bene.» La lite per l’arrivo dei suoi amici ad allenare il branco. La Festa del Fuoco con annessa rivelazione di Roman. Lei che è sparita per un giorno intero con Everett.
È stato un calvario per lui, soprattutto perché non aveva mai preso realmente in considerazione l’eventualità che potessero succedere cose del genere. Era decisamente più pronto all’arrivo di qualche terribile avversario, ma non a tutto questo. E, diciamolo, prendersi a pugni è molto più semplice che dover affrontare problemi tanto spinosi con una donna quasi incapace di capire le emozioni come le altre persone.
«Non penso di riuscirci.» Ammette a malincuore, lo sguardo ancora basso. Vorrebbe andargli in contro per tranquillizzarlo, ma davvero non può, non subito. Gli dirà chiaramente che le cose tra loro non cambieranno in un secondo momento, poi gliela farà pesare un po’ ed infine archivierà la questione. Ma adesso non vuole averlo vicino.
«Non puoi passarci sopra, vero?»
«Ho bisogno di stare un po’ senza di te… ho bisogno di sbollirla.»
«Lo immaginavo…» Annuisce debolmente, Radish, abbandonando finalmente la presa dal suo corpo. Dentro la sua mente si fa sempre più nitida l’idea di averla fatta troppo grossa, di aver involontariamente esagerato e di aver perso tantissimo terreno, tanto che forse non riuscirà neanche più a recuperarlo. Questa idea gli fa un male indescrivibile.
«Se però vuoi che rimanga per parlare di ciò che ti ha detto Roman… rimango. Così puoi sfogarti, se vuoi…»
«Chiamerò Glover e gli dirò di preparare il suo gruppo.» Afferma con tono neutro, indecifrabile. Non vuole costringerla a rimanere con lui, non ora, sarebbe solo peggio e la spingerebbe con forza nella direzione opposta. Deve accettare il suo volere, per forza, ma per farlo deve necessariamente trovare il modo di allontanarsi a sua volta e tenersi occupato per evitare che il suo malato bisogno di stringerla di nuovo prenda il sopravvento.
«Tu magari puoi chiamare Vegeta e allenarti con lui nella camera gravitazionale. Ti sarebbe di grande aiuto.»
«Lo farò.» Detto questo si passa con forza le mani tra i capelli, sospirando forte.
Moriva dalla voglia di raccontargli della strana giornata appena trascorsa in compagnia di Everett, di raccontargli di lui, magari anche di Darko e della sua spaventosa e malatissima ossessione per le mele.
Voleva raccontargli degli sforzi compiuti dal fratello per tenerla al sicuro senza farsi scoprire e di come l’abbia tenuta sotto tiro anche dopo aver abbandonato la Tana, di come non si sia mai perso un suo movimento neanche con quella mostruosa distanza a separarli.
Voleva raccontargli ogni cosa e sentire le sue battute acide sull’uomo che gli sta sulle palle dall’esatto momento in cui si è palesato.
Voleva che le raccontasse ciò che si è detto con Roman perché né quest’ultimo né gli altri due gli hanno detto una parola a riguardo, dicendole semplicemente che ne avrebbero parlato insieme e che doveva fargli forza.
Voleva fare tutto questo e poi baciarlo fino a che le labbra non le avessero fatto male, ma l’unica cosa che si sente di fare adesso è di dirigersi verso il bagno per una lunga e ristoratrice doccia calda.
«Sherry…»
Rimane immobile sulla porta, dandogli le spalle, il respiro come sospeso. Non è tanto il suo tono di voce così affranto a bloccarla, quando il fatto che l’ha chiamata per nome per la primissima volta.
«Mi dispiace davvero.» E detto di questo si sposta con passo pesante verso il salotto, deciso a darle i suoi spazi anche in un luogo piccolo come quello.
E adesso…?


Non l’ha né vista né sentita quando è uscita di casa. Si è solo reso conto del getto della doccia che veniva chiuso e poi più niente: è uscita dalla finestra rotta senza dire una sola parola e Dio solo sa dove sia andata.
Non l’ha certo chiamata per saperlo, sarebbe stato controproducente, così ha semplicemente mandato un sms a Glover dove lo informava con parole che non ammettevano repliche di farsi trovare alle dieci in punto nello stesso identico punto in cui li aveva già allenati la volta precedente.
Quando poi si sono trovati in quel deserto privo di una qualsiasi traccia di vita umana, li ha massacrati in ogni modo possibile a partire già dal riscaldamento. Quando poi sono passati al corpo a corpo… diciamo solo che dopo dieci minuti a tutti quanti era passata l’esuberanza e la voglia di apprendere.
E come dargli torto? Nessuno sarebbe entusiasta all’idea di allenarsi con un Saiyan di pessimo umore. Ma pessimo sul serio, un qualcosa di tangibile e visibile. Ai loro occhi infatti era apparso subito come avvolto da uno strano alone scuro che gli induriva pure i marcati lineamenti del volto, ma sulle prime non ci hanno badato molto. Nel momento in cui Hidan, braccio destro di Glover da quando sono ragazzini, si è ritrovato con la cassa toracica tragicamente sfondata, tutti loro hanno cominciato a temere il peggio.
Pur essendo consapevolissimi che i loro nuovi e straordinari allenatori li massacreranno per spingerli a fare sempre di più per uscirne quanto più illesi possibile, vedere Radish così fuori di sé non è stato molto apprezzato. Se da un lato si sono sentiti sinceramente dispiaciuti per lui, soprattutto poiché consapevoli anche senza dirsi una sola parola del perché fosse così nero dal momento che ci sono passati tutti quanti, da un altro si sono ritrovati a preoccuparsi sul serio. Se avesse perso di vista l’obiettivo e avesse semplicemente deciso di sfogarsi alla cieca, qualcuno di loro avrebbe potuto rimetterci seriamente.
Per loro fortuna però Radish non è un totale incosciente, motivo per cui dopo un po’, quando ormai i lupi erano alle lacrime tante ne avevano duramente prese, si è piazzato su una roccia a diversi metri di distanza. Un po’ li guardava e dava loro delle dritte mentre si sfidavano a coppie, un po’ pensava e ripensava ai fatti propri.
Ha percepito l’aura di Sherry assieme a quella di Vegeta, indice che gli ha dato ascolto, e si è pure accorto che, di tanto in tanto, l’amico/rivale riusciva pure a fargliela come sbloccare. Deve essere poi riuscito a farle capire come abbassarla perché, malgrado tutto, non spariva mai del tutto. Pure lui pare più indicato di me…
Ora, avvolti da una strana ed insopportabile calura che li fiacca più del dovuto, Radish non riesce a far altro che domandarsi cosa succederà tra loro.
Sa bene che dovrebbe concentrarsi su ciò che sta facendo, che dovrebbe solo pensare ad allenare quei poveri Spettri che malgrado tutto gli danno ascolto, ma non ci riesce. Nella sua mente è sin troppo vivida l’espressione piena di orrore con la quale Sherry lo ha guardato non troppe ore prima.
«Si può sapere che è successo di così grave?»
Alza di scatto lo sguardo, riportato di colpo alla realtà, e i suoi occhi scuri si scontrando quasi dolorosamente con quelli marroni tendenti al rossastro di Glover. Lo guarda con aria preoccupata ma comunque decisa perché, malgrado tutto, riconosce in Radish un capo e in quanto tale deve necessariamente dargli il suo supporto quando è giù di corda. È così che si fa in un branco e, ancor di più, è così che si fa in famiglia. Ed un branco altro non è che una grande, gigantesca, chiassosa, spesso disfunzionale e forte famiglia.
«Mh?»
«Sei così giù che potresti toccare il centro della Terra…» Lo avvicina ancora pur non essendo del tutto certo delle sue eventuali reazioni. Tra Spettri è più semplice capirsi, pur correndo sempre qualche rischio, ma loro non sanno ancora come rapportarsi in tutta sicurezza con un Saiyan, ben più forte e forse pure più aggressivo di loro.
Se comunque rischia tanto è solo perché pure lui ha vissuto sulla propria pelle una situazione non troppo diversa dalla sua e vuole fargli capire come tirarsene fuori. In fondo chi tra loro non si è mai scannato malissimo con la propria compagna? Sono creature con la miccia cortissima, scontrarsi anche violentemente è normale, basta solo capire da subito come uscirne interi. Con le loro femmine, neanche a dirlo, ci sono modi ben specifici.
«Decisamente non sono affari tuoi.»
«Brutta lite eh? Capita in coppia. Io e Sharon ci scanniamo di tanto in tanto, ma non per questo mettiamo su un muso del genere. Dopo ogni lite si fa pace, sai?»
Lo guarda di traverso, Radish, non riuscendo a spiegarsi come possa sapere che hanno litigato. Decide però di non arrovellarcisi troppo e, sorprendentemente, anche di non volerlo allontanare in malo modo quando gli si siede vicino.
«Non sempre.»
«Tra gli Spettri sì. Credimi. Quando ci scegliamo, facciamo i salti mortali nel fuoco perché funzioni.» Sorride con l’aria di chi la sa lunga, più che consapevole che la sua Regina lo abbia scelto come compagno di vita anche se ancora non si sono morsi. Ha troppi pensieri per la testa, ora ingigantiti con l’entrata in scena di Everett, ma Glover sa benissimo che presto o tardi li vedrà belli intontiti con una nuova e rosea cicatrice sulle clavicola.
«E Sherry è decisamente il tipo che se lo ingoierebbe il fuoco pur di non farti ferire.» Continua dopo un paio di secondi, senza mai abbandonare il sorriso.
Lui non l’ha mai voluta come compagna, neanche una volta. Ha fatto qualche pensiero poco casto nei suoi confronti come chiunque altro per via della sua straordinaria forza fisica, ma Sharon era già parte di lui da molti anni quando l’ha incontrata la prima volta, e quando nelle loro coppie il sentimento è sincero e reciproco non ci pensano mai al tradimento. E lui Sharon l’adora proprio, è la sua roccia, la sua kryptonite e il suo cuore. Sharon, per Glover, è il porto sicuro dove far ritorno ogni singolo giorno.
«Lo so.» Ammette a malincuore il Saiyan, consapevole di quanto la sua donna - e Dio solo sa quanto spera di poterla ancora definire tale - sia sì piena zeppa di difetti, ma anche incredibile sotto tantissimi punti di vista. «A volte mi domando come faccia una come lei a volere uno come me.»
«Perché, cosa ti manca?» Ridacchia appena e si lascia andare ad una lieve spallata giocosa, per poi ricomporsi un minimo per poter affrontare al meglio la questione «Alcuni potrebbero dire che è una semplice, chiara, limpida, potente botta di culo, ma dubito che sia solo questo.»
«Che vuoi dire?»
«Tu credi nel destino?»
Per Radish questa è come una stilettata al cuore. A me vieni a parlare di destino, Glov? Ma vaffanculo!
«So per certo che dovrei, ma comunque non particolarmente.» Biascica invece in risposta, osservando distrattamente il circondario.
Sente le auree dei compagni e dei membri del branco che sono con loro, sente che stanno lentamente aumentando di intensità, indice che si stanno dando davvero da fare, e per un folle istante ne è entusiasta. Se continuano così avranno decisamente una speranza di spuntarla.
«Beh… secondo me è così: semplicemente era destino che vi trovaste e vi innamoraste. Tutto qui.» Qui devo per forza contraddirti Glover. Era sì destino che noi ci trovassimo, ma certo non che ci innamorassimo. Credimi, questa è una cosa più che certa! Quindi non è una questione di destino, ma solo di culo. Ma il culo non dura in eterno ed io ho fatto una stronzata clamorosa, quindi è pure possibile che me lo sia giocato alla grande!
Deciso a fargli capire un concetto tanto semplice quanto a lui estraneo, Glover pensa bene di prendere il discorso un po’ alla lontana prima di sbattergli il punto in faccia: «Sai cosa ho vissuto in passato. Perdere i miei figli è stato un qualcosa di così sconvolgente che davvero pensavo di morirne, non lo augurerei a nessuno. Ma mi sono costretto a stringere i denti e mi sono rialzato, giurando a me stesso che avrei fatto qualcosa perché i miei amici non dovessero provare un simile dolore.
Ho imparato qualcosa da quel dolore, sai? Ho imparato a non dare più niente per scontato, a godermi le piccole cose… ad amare con più ardore mia moglie. Da quel che sono riuscito a capire, per un Saiyan l’amore non esiste… ma devi capire che è fondamentale nella vita. L’amore per gli amici, per la famiglia… senza quello per cosa combatti? Cosa può portarti ad alzarti ogni mattina e continuare ad andare avanti a testa alta?»
Radish invece lo capisce. Lo capisce eccome, è chiaro e palese ormai anche per lui.
Tutti quelli che conosce, chi più chi meno, sono spinti dall’amore per qualcosa o per qualcuno, li fomenta e li anima. Lui non aveva mai avuto davvero un qualcosa al quale attaccarsi così disperatamente, qualcosa che lo spingesse e lo sostenesse, un motivo tanto chiaro e puro per lottare.
Un tempo era spinto semplicemente dalla sua natura, ma certo non era sufficiente: sarebbe scappato davanti ad una difficoltà, avrebbe lasciato a Vegeta e Nappa o chiunque altro tutti i problemi più seri, ma adesso… adesso sente di non volerlo proprio fare. Non vuole perché implicherebbe perdere troppo, compresa una parte davvero troppo importante e forte di sé stesso.
«Perché mi dici tutto questo?»
Glover volta il capo per guardarlo dritto negli occhi, un nuovo sorriso pieno di vitalità ad illuminarlo. Perché Glover è sì spesso burbero ed arrogante, talvolta insopportabile per quanto attaccabrighe, ma se ti prende a cuore ti dà tutto sé stesso e s’impegna sul serio in caso di aiuto.
«Perché devi fare qualcosa che la sconvolga così tanto da farle capire in pieno cosa significa per te.»
«È così che facciamo per accaparrarci le femmine migliori!» Urla Hidan mentre si avvicina ai due, ormai deciso a prender parte alla conversazione. Sa bene quanto siano difficili le loro donne ed anche quanto sia semplice indispettirle sul serio, se poi la femmina in questione è proprio la Regina… beh, non può far altro che dispiacergli per Radish.
Però, malgrado questo non trascurabile dettaglino, sa anche che pure un’orgogliosa spaccaculi dal tragico passato come lei cede se si va a toccare il punto giusto, quindi non vede proprio perché non dare qualche imboccata al Saiyan. Tra uomini, in fondo, devono sostenersi!
«Gonfiare la criniera o avere i geni migliori aiuta moltissimo, ma solo per scopare e mettere al mondo dei cuccioli. Se te la vuoi tenere, devi sconvolgerla
«Continua ad allenarti, impiccione rompiballe.» Sibila nervoso il Saiyan, assottigliando lo sguardo e fulminandolo sul posto. Ma serve davvero a poco o niente, perché Hidan si butta a sedere per terra davanti ai due e li guarda con aria sin troppo allegra.
«A parole sono bravi tutti, Capitano, ma sono i gesti l’importante. Una femmina di Spettro ci tiene decisamente tanto a ciò che il maschio le dimostra, sempre… e, credimi, quando si è tanto orgogliosi diventa un casino fottuto, però devi tenere a mente che vale la pena di piegare un po’ la testa di tanto in tanto. La felicità vale più dell’orgoglio!»
Glover ammutolisce l’amico di una vita schioccando la lingua contro il palato, prendendosi così la parola. In fondo era proprio questo il punto che voleva raggiungere quando l’ha avvicinato, non vede perché dovrebbe lasciare a lui tanto spazio.
«Litigai malissimo con mia moglie quando eravamo ragazzini. Una lite furiosa, ci siamo pure presi a botte…» Nel dirlo ci tiene tantissimo ad indicare il segno degli artigli che gli solcano la spalla puntandoci contro un dito con un sorrisetto fiero perché, secondo la logica degli Spettri, quello è indice che sua moglie è davvero cazzuta «… e nel momento esatto in cui mi diede le spalle per andarsene, mi resi conto che non valeva la pena continuare a lottare per sopravvivere se lei non fosse stata al mio fianco. Non avrebbe proprio avuto senso! Così ho fatto un qualcosa che per la nostra gente ha davvero molto significato per farle capire cos’era lei per me: le ho costruito una grossa tana confortevole e sicura con le mie zampe. Per te potrà sembrare una scemenza, ma per noi vuol dire tanto… al punto che tre giorni dopo accettò di scambiarsi il Morso!»
«Noi già viviamo insieme…» Che altro dovrebbe fare per farle capire che ci tiene davvero con tutto il cuore? Per farle capire che non ha mai provato niente di lontanamente paragonabile a quello che prova per lei? Già le ha proposto la convivenza settimane prima ed è andata bene, ma col casino di quella mattina certo non può provare a morderla! Gli farebbe ingoiare i denti senza pensarci due volte.
«Lascia stare quello, cerca di capire il senso!»
«Torna ad allenarti.» Ringhia verso Hidan dopo che questi gli si è avvicinato ancora di più, voltandosi poi verso Glover che ancora lo osserva con sin troppa attenzione «Vai anche tu, forza.»
Annuisce distrattamente mentre si alza, pronto a riprendersi a pugni con l’amico. Devono trovare qualcuno di adatto ad allenarli anche nell’altra forma, qualcuno con il potere e la forza necessaria per tenerli tutti a posto e renderli più capaci, e devono farlo pure alla svelta. Ora come ora, però, anche Glover si rende conto che questo genere di allenamento è fortunatamente sufficiente dal momento che hanno molto da apprendere.
Prima di andarsene, però, si blocca con i piedi nudi ben piantati sul suolo bollente e volta pigramente lo sguardo verso Radish, lasciandosi andare ad una confessione sconcertante.
«Credo che insieme possiate essere davvero straordinari, piuttosto che ordinari separatamente. Lo crediamo tutti, per quanto solo pensarlo sia sorprendente per gente come noi.» Detto questo trotta veloce verso gli amici e, prima che possano realmente accorgersi del suo arrivo, si lancia nella mischia a tradimento e mena un colpo che riempie di sangue la bocca del primo che gli è capitato sotto tiro. Tanto romantici quando fetenti gli Spettri, senza dubbio.
Radish rimane fermo al suo posto e li guarda senza realmente vederli.
Lo credo anche io…
Eccome se lo crede, basti vedere tutto ciò che hanno ottenuto in poco meno di due mesi da quando si sono incontrati per capirlo.
Ma come posso farle capire che non le farò mai del male? Qual è il gesto per farle capire che con me sarà al sicuro?
Pensa e ripensa, si arrovella dolorosamente il cervello per arrivare alla soluzione, passando in rassegna con attenzione ogni singola parola dei due.
Di colpo scatta in piedi come se la roccia sulla quale stava seduto gli avesse pizzicato le natiche: la soluzione è davanti ai suoi occhi, chiara, semplice e luminosa, incredibilmente a portata di mano.
Non ha idea di come diavolo si facciano queste cose e davvero non sa spiegarsi come abbia fatto anche solo ad avere l’idea, ma adesso gli piace pensare che siano state le invadenti cellule di Roman che si sono legate alle sue a farlo agire così perché sennò significherebbe solo che è totalmente ed irrimediabilmente impazzito.
«Ehi, Glov!» Si alza in volo mentre il lupo lo guarda, di nuovo quello strano sorrisino allegro e soddisfatto in volto «Devo assentarmi un paio d’ore, okay? Al mio ritorno vi voglio vedere morti dalla fatica!»
I vari lupi si lasciano andare ad un ululato carico di euforia, seguito dopo pochi secondi da un altrettanto potente urlo collettivo che ricorda un po’ un coro da stadio: «FORZA CAPITANO!»


Non era sicura di voler tornare a casa, tanto da indugiare per strada per quasi un’ora. Ma si è fatta forza, ha stretto i denti ed ha ingoiato il conato di bile quando si è trovata di fronte al portone del palazzo. Deve comunque affrontarlo, prima o dopo, e rimandare peggiorerà solo il tutto.
Vegeta l’ha inconsapevolmente aiutata moltissimo con il suo estenuante allenamento. Non le ha detto una sola parola, neanche una delle acide battute che di solito rivolge con sprezzo al compagno e che si immaginava avrebbe rivolto anche a lei. Non le ha detto niente se non come muoversi, incitandola ad impegnarsi sempre di più, dicendole addirittura, alla fine di tutto quando lei a stento si reggeva sulle proprie gambe, che se l’era cavata abbastanza bene.
Stava per svenire a quel punto, se lo aspettava proprio, ma si è imposta con ogni fibra del proprio corpo di rimanere in piedi a testa alta, limitandosi ad annuire con fare rispettoso e riconoscente. Non poteva crollare davanti a lui per una cosa del genere, non l’avrebbe più presa sul serio.
Ha pure capito che tutto sommato il grande Principe le va a genio. È rigido e severo come pochi, ma non è cattivo come vuol dare tanto a vedere. Ha un gran cuore sotto quella scorza d’acciaio e questa scoperta le ha fatto capire a pieno come una donna come Bulma, che per quanto forte è pur sempre molto dolce, possa essersi innamorata tanto perdutamente di lui.
Non è poi troppo differente da Radish, alla fin fine. È solo molto meno infantile, ecco.
È con questo pensiero che è entrata in casa, mentre nella sua mente si animavano i ricordi dove vedevano Radish giocare come un ragazzino con i suoi amici o direttamente con lei, dove si comportava in maniera spensierata o si impuntava su delle scemenze come un bambino capriccioso.
È strano, il suo Radish.
È capace di gesti incredibilmente dolci senza che neanche se ne renda conto, come quando lei è stanca e lui si mette a lavare i piatti senza dire una parola solo per lasciarla un po’ riposare, o quando si è trascinato al concerto perché le avrebbe fatto piacere, o quando le lascia l’ultimo cucchiaino di gelato malgrado sia evidente che lo voglia pure lui.
È capace di farle capire solo con un bacio quanto intensamente la desideri, quanto le altre donne che gli mettono gli occhi addosso per lui non abbiano il minimo spessore. Sa inoltre essere un amante estremamente appassionato, Sherry ha sperimentato sulla propria pelle quanto possa essere delicato ma anche estremamente deciso nel toccarla, talvolta pure violento, senza però arrivare mai a farle del male. Ha sentito più volte le sue spalle contrarsi quando osava di più, i suoi occhi guardarla allucinato prima di sfogare i suoi istinti senza però nuocerle in alcun modo.
Infine sarebbe capace di uccidere chiunque solo per averle tolto momentaneamente il sorriso. Lo farebbe a cuor leggero solo perché non vuole che qualcuno le faccia male in qualche modo, lo sa anche senza che se lo dicano.
E sa che si sta mortificando per quanto accaduto.
Everett le ha spiegato che se vuole sentire davvero le proprie emozioni, se vuole riuscire a capirle meglio e liberarle a comando, se vuole poter sentire anche quelle del lurido primate, deve dare più attenzione a quello che viene definito “il lupo d’avorio” nel suo cuore.
È uno strano e sciocco modo di vedere le cose, secondo il quale dentro il loro cuore ci stanno due lupi. Quello d’avorio è buono, gentile e innocuo, vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere sé stesso e la sua famiglia. Ma c'è anche il lupo d’ebano, che è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso, le più piccole cose gli provocano eccessi d’ira, litiga con chiunque, continuamente, senza ragione, non riesce a pensare con chiarezza poiché la rabbia e l’odio sono troppo grandi. Non si fida di nessuno, il lupo d’ebano, quindi non ha veri amici né famiglia.
Non è insolito che i Sovrani decidano di far sopprimere i lupi d’avorio nei cuori dei figli e di tutti i cuccioli abbastanza forti da poter un domani combattere per difendere il territorio, così da evitare che crollino per il dolore nel momento in cui i compagni d’armi, i compagni di vita o i familiari muoiono, ma è una scelta assai sbagliata poiché lo Spettro in questione tende poi a rigirarsi contro tutto e tutti indiscriminatamente proprio per il volere del lupo d’ebano.
Se invece si sceglie di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare l’attenzione e si potrà usare ognuno dei due nel modo migliore. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, il cuore dello Spettro sarà libero di spaziare da un’emozione all’altra, comprendendole senza sforzo e nutrendosene per darsi più forza.
Secondo alcuni, il lupo d’avorio sta ad indicare l’anima di Roscka, progenitrice di tutti loro, e quello d’ebano sta invece ad indicare Regan. Lei, per quanto sanguinaria, era molto dolce nei confronti della prole e voleva solo ed esclusivamente il loro bene, tanto da perdonare immediatamente il figlio che la uccise per il trono. Regan, al contrario, era violento e geloso della forza del fratello, attaccava chiunque per ogni minima cosa, e combatté fino alla fine per non farsi battere dal figlio, deciso a stroncare la sua tirannia.
Roman, invece, è sempre stato un perfetto equilibrio dei due, la sfumatura grigia che sta proprio nel mezzo.
Everett le ha detto che deve solo decidere di creare quella sfumatura, perché il lupo d’avorio è sempre stato lì, per quanto abbattuto e debole. È lì e lei dovrebbe saperlo da sempre poiché capace di provare compassione ed empatia, e ha dato prova di saper perdonare e amare. Se quel lupo fosse morto come voleva Mezcal, lei si sarebbe ridotta ad un guscio vuoto animato solo dall’odio e dalla sete di sangue.
Tua madre riportò in vita il mio lupo d’avorio, sai? Il suo ricordo lo tiene in vita tutt’ora.” Le ha sorriso nel dirglielo, facendola sciogliere un’altra volta. “Per quelli come noi è necessario trovare un qualcosa che possa tenere in vita quel lupo, poiché è stato troppo maltrattato perché possa rinascere da solo. Tu trova il tuo qualcosa e lascia che il lupo lo assimili: il mondo assumerà una nuova sfumatura.
Seduta sul comodo divano di casa loro, Sherry non può far a meno di ricordare anche tutti questi discorsi che le sono sempre sembrati solo un mucchio di idiozie.
Un mucchio di idiozie che adesso assumono un senso, per quanto strano, e che riesce ad estendere sul serio anche al compagno: esattamente come gli Spettri, pure Radish ha un qualcosa di simile dentro di sé, avorio ed ebano, e come lei deve imparare a dare forza al lupo d’avorio, lui deve imparare a non annientare più del tutto quello d’ebano per evitare nuovi scoppi di folle e cieca ira.
Everett potrebbe aiutarci entrambi a farlo… o potrebbe spiegare a Piccolo come aiutare Radish a farlo, dal momento che entrambi diventerebbero sicuramente molto più che indisponenti e sarebbe solo tempo sprecato.
Sospira forte, frustrata.
Sente i muscoli nelle spalle tesissimi per il nervoso, poiché consapevole che non appena Radish arriverà la situazione si farà di nuovo incredibilmente tesa.
Un tempo si sarebbe rifugiata da qualche parte per minimo ventiquattrore, ma adesso non può davvero permettersi di farlo: il branco resterebbe senza una guida definita e cederebbe al panico e allo sconforto, senza contare che potrebbe arrivare a dubitare della sua forza e quindi perdere fiducia, e Radish si convincerebbe ancora di più di tutti i possibili scenari che si è sicuramente creato nella testa.
Perché è così, il suo scimmione: paranoico, insicuro, convinto di non valere quanto i suoi simili per scemenze alle quali rimane tuttora aggrappato come l’essere nato di infimo livello. Ma è anche dolce, secondo Fern “non la vede tutta” e questo, di certo, vale anche per lei.
Non riuscirà mai a vederlo tutto perché ai suoi occhi lui è semplicemente immenso. Tutti i suoi difetti si offuscano se si concentra su ciò che prova per lui e, pensandoci un secondo, teme che nutrendo un minimo il maledetto lupo d’avorio non riuscirà più a capire un accidenti di niente per quanto lo vuole.
Se per mal disgrazia tu avessi davvero legato la tua anima alla sua, anche se, ribadisco, è impossibile perché quella faccia di merda non ne ha una, imparerai a scindere ciò che provi da ciò che devi fare tanto da sopportare piuttosto bene la sua lontananza. Devi solo imparare a farlo… a me sono serviti circa tre anni prima di capire che se anche andavo via un paio di giorni per un motivo o per un altro non succedeva niente, lei non evaporava o esplodeva come il mio cervello voleva farmi credere. Riuscirai anche a mettere un muro tra le vostre emozioni così da non confonderti, ma dovrai impegnarti. Ah, sappi anche che, nell’ipotetico e remoto caso in cui avessi ragione, arriverete ad avvertire, seppur in modo infinitesimale, il dolore fisico l’uno dell’altro una volta scambiato il Morso. Ma un lupo non si scambia il Morso con una fottuta scimmia, è come se un aquila sposasse uno scarabeo stercorario!
Sorride davvero divertita ed anche vagamente spaventata all’idea che, prima o dopo, quei due testoni dovranno per forza affrontarsi per poter coesistere, poiché lei di certo non vuole allontanare nessuno dei due per ragioni ben chiare.
«Sì ma un passo alla volta eh! Prima affrontiamo il Saiyan… è più facile che discutere con un fottuto figlio di Mezcal!» Borbotta tra sé e sé mentre, dopo un lungo sospiro, decide di andare in bagno per una doccia al volo, trovando però qualcosa di insolito sul letto ancora sfatto.
Uno dei suoi post-it stropicciato sulla quale svetta una breve frase scritta in fretta e furia con una penna rossa: “ᴠɪᴇɴɪ ᴀʟ ᴄᴀᴘᴀɴɴᴏ ᴅɪ ꜰᴇʀɴ. ᴠᴇʟᴏᴄᴇ.”
Dopo un buongiorno tanto disastroso pensi anche di potermi dare ordini?!, pensa mentre un breve ringhio le risale su per la gola e butta di lato il post-it.
Questo potrebbe essere un buonissimo momento per provare a nutrire un po’ il lupo d’avorio, lo sa bene, ma quando ci si mette può essere addirittura più dispettosa ed infantile del compagno e per questo decide sì di raggiungerlo, ma non prima di essersi fatta una bella doccia ed essersi cambiata.
Quindi con calma, mooolta calma, proprio una calma estenuante, Sherry si sciacqua accuratamente sotto la doccia, insaponandosi ben bene col suo bagnoschiuma al limone, ma non prima di essersi depilata. Lo deve fare come ogni altra donna al mondo, anche se i peli le ricrescono più lentamente del normale, e quando lo fa preferisce essere ben lontana dal compagno perché bestemmia peggio di un camionista in una giornata no quando si trova bloccato nel traffico sotto al sole cocente e l’aria condizionata non funziona.
Ora, liscia e profumata e sempre con un’inumana calma che non le appartiene neanche per sbaglio, sceglie i propri vestiti puliti. Lei non li sceglie mai. Si butta sempre addosso i primi pantaloni e la prima maglia che le capitano sotto tiro e bene così, anche perché si somigliano un po’ tutti. Ma stavolta, chissà, magari qualcosa è cambiato nell’armadio e c’è qualcosa di nuovo.
Rendendosi poi conto che, stranamente, molti membri del branco stanno transitando sotto casa, pensa pure bene di mostrarglieli dalla finestra. Ma la verità è che non hanno alcuna voce in merito, soprattutto perché tutti, nessuno escluso, le dicono di indossare i “vestiti” che le ha preso Bree. In realtà non ricorda il momento in cui glieli ha piazzati in casa, molti davvero non le pare di averli mai visti prima, ma poco importa: non li indosserà perché Radish proprio non si merita di vederla con un vestito da super-gnocca in cerca di sesso spinto.
Il procedimento riesce incredibilmente a rallentare nel momento esatto in cui Willem, che come tantissimi altri si era piazzato in mezzo alla strada ad urlare “sì” “no” “fidati, meglio l’altro”, le entra dalla finestra per dare man forte.
Lo guarda come se fosse scemo, ma poi decide di sfruttare la sua presenza per ricominciare da capo quell’ardua scelta, continuando ad ignorare bellamente il possibile motivo per cui tutti si sono messi a gironzolare per quella zona. Okay, Maddox e lo stesso Willem l’hanno vista parecchio giù di corda nel pomeriggio, ma di certo questa non è una scusa sufficiente per andarla a controllare in casa sua.
Ma poco le importa, possono aiutarla nel suo malefico piano di farlo crogiolare in quell’estenuante attesa. Estenuante attesa che le sta corrodendo il cervello, tra l’altro. Ma, in fondo, Radish vuole parlarle proprio nel luogo che le ha cambiato la vita per ben due volte, il luogo che la calma e la fa sentire protetta: un colpo così basso merita in risposta un altrettanto colpo basso!
Quindi ben venga la compagnia decisamente non richiesta di Willem che tenta di convincerla che no, quei jeans scuri con gli strappi sulle cosce e quella t-shirt nera con la scritta bianca DESTROYA davvero non vanno bene.
«Ti stanno una merda, fidati, metteresti in fuga anche un ergastolano scappato di prigione! Metti questo, no? Saresti molto più carina!» E detto questo le piazza davanti agli occhi un mini-abito bianco col bustino stretto, una generosa scollatura ed un gonnellino morbido e svolazzante.
Ecco, questo è sicura non ci fosse prima nel suo armadio. Ma sicurissima proprio. Ma come o quando ci sia finito non è importante. In fondo, si dice, molti dei suoi amici vanno e vengono, anche se sempre quando lei o Radish sono in casa, quindi è inutile farsi tanti pensieri.
Senza dire una parola si lascia scivolare di dosso l’asciugamano ancora umido, facendolo arrossire vistosamente e, ne è sicura, pure preoccupare, per poi indossare più per dispetto che per altro i pantaloni scuri e la maglietta che a lui tanto non sono piaciuti. Ci abbina un paio di sneakers nere e bianche e, sempre con calma, esce di casa, chiude bene la porta e si avvia verso il loro pick-up.
Pick-up che, tra l’altro, Viper sta ripulendo dalla miriade di bottigliette d’acqua e dai cartoncini dei succhi di frutta che ormai vi abitavano dentro. Vorrebbe dirle che è una brutta persona dal momento che si erano creati degli affetti tra i vari oggetti, ma poi lascia stare. Non capirebbe il discorso, nato da un momento di stupidità acuta tra lei e Bree che hanno faticosamente creato parentele e tradimenti vari tra quella sporcizia.
Sale e guida, seguendo per la prima volta in vita sua il codice della strada: rispetta i limiti, si ferma agli stop e ai semafori, dà la precedenza, lascia passare i pedoni. Tutto questo le ha appena tolto un sacco di punti dalla loro personalissima classifica per chi guida meglio. Anche se, lo sa, è inutile continuare a gareggiare tutti assieme: la sfida è da anni tra Maddox e Mordecai, i più colossali pericoli pubblici mai esistiti se messi al volante.
Guida con calma mentre canta a squarciagola Candyman, interrompendosi solo per masticare imprecazioni a mezza bocca quando costretta a fermarsi. Ma poi arriva finalmente in mezzo alla vegetazione, la casa di Fern si avvicina di secondo in secondo mentre lei percorre quella stradina sterrata e di colpo sente come un pesantissimo macigno sul petto.
È terrorizzata, davvero.
Ha rimandato il più a lungo possibile qualcosa che non poteva e non doveva essere rimandato, e ora è di nuovo in crisi.
Nell’appartamento di Radish, in qualche strano modo, sarebbe stato più semplice per lei parlare. Non si è attaccata a quel posto per quanto ci stia bene, sono solo quattro mura che li riparano dalle intemperie e gli evitano di dormire all’addiaccio o nelle sue varie tane ogni notte, ma di certo non la considera casa.
Perché per lei l’unica vera casa sarà sempre e solo quella di Fern, quella che le ha cambiato la vita, quella che le ha permesso di tornare a respirare, quella che le ha permesso di crearsi un qualcosa che si avvicina davvero molto ad una famiglia, quella che le ha permesso di vedere la vita non più come un susseguirsi infinito di sofferenze ma come un qualcosa pieno di sorprese.
In realtà, però, negli ultimi due mesi è arrivata a considerare “casa” la pelle di chi, quando ti abbraccia, ti fa sentire che sei nel posto giusto, e che quel posto è solo tuo. E chi potrebbe mai darle questa smielata ma amatissima sensazione?
Beh, ma lo stesso qualcuno che adesso se ne sta seduto sui gradini della veranda di quella grande e calda abitazione, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo puntato a terra. Quando però Radish sente il rumore del pick-up che si avvicina, alza repentinamente lo sguardo, nel petto uno strano mix tra sollievo e panico. È venuta, bene. Un problema in meno… ora concentrazione massima sul problema più grosso. Vediamo se la spunto o se mi becco un pugno in bocca!
Sherry lo guarda con aria circospetta mentre si alza di scatto, l’espressione curiosamente allarmata.
Scende velocemente dalla vettura e gli cammina in contro, non riuscendo a capire cosa possa ridurlo ad un tale fascio di nervi. In fondo è lì, si è presentata, perché mai guardarla come se fosse l’essere più spaventoso dell’Universo? Freezer mica lo guardava così, dopotutto.
«Tutto bene?» Domanda un poco titubante, notando solo in un secondo momento che, curiosamente, dalle tende alle finestre filtra una calda luce. È strano, molto, perché Bree e Fern avevano staccato tutto quando quest’ultima si era trasferita, ma l’Alpha preferisce concentrarsi sul Saiyan che, con movimenti titubanti e quasi goffi, le prende delicatamente una mano.
«No. Sono tipo terrorizzato e non ho la più pallida idea di quello che sto facendo, quindi non mi interrompere e lasciami fare, okay?»
«Adesso mi fai davvero paura…» Malgrado questo però lo segue su per gli scalini che tante volte ha calpestato. Nel secondo si spaccò il labbro a quindici anni mentre rientravano da una notte di bagordi, nel terzo spaccò un sopracciglio a Pip la volta che la mandò in bestia sul serio, sul corrimano baciò per scommessa Bree per la prima volta. Ogni centimetro di quella casa ha una storia da ricordare e raccontare, ma Sherry adesso non vi può badare: Radish ha preso un mazzo di chiavi dalla tasca, mazzo che tra l’altro ha un’aria incredibilmente nuova, e sta aprendo la porta.
Dio solo sa se è spaventato, adesso. Sente che potrebbe vomitate tanto è nervoso e il cuore gli batte così forte da essere assordante pure per lui. Ma ormai ha deciso, vuole farlo, e per questo apre finalmente la porta e le mostra con una certa timidezza l’interno: lo strato di polvere che ricopriva il pavimento è stato spazzato via, il parquet scuro può finalmente respirare di nuovo, e tutti i teli che coprivano i mobili con i quali è cresciuta sono stati tolti facendo sì che quella grande sala tornasse viva e accogliente come un tempo. Inoltre il fuoco nel camino è stato acceso, regalando all’ambiente un’atmosfera calda ed intima, e il loro preziosissimo pianoforte, l’oggetto che più di tutti lì dentro era per loro importante e non ha mai subito danni tranne una piccola incisione in basso, è stato lucidato. In realtà è stato anche accordato, ma certo Radish non le darà né tempo né modo di scoprirlo.
Pur senza capire come ci riesca a causa dello stupore che le invade ogni cellula, Sherry riesce a fare qualche passo in avanti, quel tanto che basta per poter sbirciare oltre al muro ad arco per notare la tavola apparecchiata per due. C’è pure un mazzolino di fiori di campo al centro, proprio come quando erano ragazzini e si riunivano lì più per tenere compagnia a Fern che per reale appetito.
«Se fossi arrivata prima, la cena non sarebbe stata fredda…»  Scherza con voce roca Radish mentre si passa nervosamente una mano dietro al collo, sorridendo quando finalmente ha la possibilità di vederla in faccia: è stupefatta oltre ogni limite, gli occhi si stanno facendo sempre più lucidi e la bocca che lui tanto adora baciare si apre a scatti senza però emettere un suono.
«Vieni.» Si allunga in avanti e la prende per mano con un po’ più di decisione, conducendola con passo calmo verso il piano superiore. Gli tremano le gambe tanto è emozionato, nervoso e spaventato, tanto da doversi impegnare con tutto sé stesso per non darglielo a vedere.
Il piano superiore è stato tirato a lucido proprio come quello inferiore, ma qui risulta come più evidente il fatto che i muri necessitino di una nuova mano di vernice a causa di tutti gli aloni lasciati dalle vecchie cornici. Ovvio però che Radish non ha avuto il tempo di imbiancare, non tanto per la mancanza di mani a disposizione quanto per il fatto che poi l’intera abitazione avrebbe avuto un odore insopportabile. Se tutto va bene, però, gli basterà schioccare le dita e per magia i muri saranno di nuovo perfetti e pieni di nuove fotografie.
Apre la porta della camera padronale e pure lui si sente avvampare nel vedere l’interno. Non erano quelli i piani, dannazione!, la stanza doveva solo essere pulita, di candele e fiori sul comodino non aveva proprio parlato. Fanculo!
«Che significa?» Mormora Sherry col cuore ormai sul punto di esplodere.
Lo guarda come se fosse un miraggio, le braccia abbandonate lungo i fianchi e un’espressione al limite dello stralunato in volto.
Si guarda attorno con aria spersa, Radish, chiudendosi per un attimo nelle spalle mentre allarga le braccia come se la risposta fosse incredibilmente ovvia. Ma non lo è, lo sa, solo che gli risulta assai difficoltoso riuscire ad articolare ed esprimere i propri pensieri.
Ma poi ripensa al proprio errore, pensa a quanto l’ha ferita e a quanto ha rischiato e, dopo aver preso il coraggio a due mani, le si avvicina lentamente, esponendo il pensiero che l’ha portato a fare una cosa del genere.
«Questo è il tuo posto sicuro, no? È qui che ti sei sentita più felice in vita tua, giusto? Ecco, io… ho chiesto a Fern se potevamo viverci insieme.» Si blocca per qualche secondo, terrorizzato dalla sua possibile reazione, quand’eccolo lì, timido ma non meno luminoso, il sorriso che tanto voleva vedere; sorriso che, senza ombra di dubbio, gli dà la carica necessaria per riprendersi buona parte della sua sicurezza.
«Voglio che tu ti senta sempre sicura e felice con me, voglio che tu capisca che ci sono dentro, che—»
Le labbra si posano con urgenza sulle sue, le sue dita sottili si immergono nei sui lunghissimi capelli per tenerlo fermo. Continua a baciarlo con tutto l’amore che può prima che il bisogno di respirare diventi decisamente impellente e, quando si separano, si sorridono come due ragazzini.
La stringe a sé, le tiene un braccio attorno alle spalle e con l’altra mano le tiene la testa contro l’ampio petto, incapace di smettere di sorridere.
«Hai portato anche Mr. Cookies e Mrs. Milnky-Pinlky…» Mormora l’Alpha notando i due pupazzetti sul comodino da quello che, nell’appartamento, in genere è il suo lato del letto. Non aveva notato la loro assenza a casa, non aveva assolutamente preso in considerazione l’idea che qualcuno potesse portarli via, ma Radish li ha afferrati al volo quando è entrato con Major e Domino per sistemare un paio di cose. In fondo l’ha vista così tante cercargli la loro giusta locazione nella stanza mentre sparava scemenze incredibili sulla loro relazione interrazziale che gli è sembrata una mossa intelligente portarli lì.
Beh, a conti fatti, può dire tranquillamente di averci preso alla grande se si considera il fatto che è ancora più commossa da questa piccola accortezza. Sono un fottutissimo genio!
«Tra loro le cose vanno sempre così bene… magari ci danno qualche dritta per non scannarci più per delle stronzate.» Scherza mentre la sente stringersi maggiormente a lui. Per un attimo pensa che potrebbe anche chiuderla lì con le sorprese, che ha fatto più che abbastanza e che il suo scivolone è stato largamente riparato, ma, già che ha trovato il coraggio di tirar su una cosa del genere, non vede perché non andare fino in fondo.
«Tutto questo non è necessario, lo sai vero? Avevo solo bisogno di stare un po’ da sola, di riordinare le idee e calmarmi… non sarebbe cambiato niente tra noi, dovresti saperlo. E poi abbiamo già una casa.» La voce e lo sguardo sono serissimi non perché non apprezzi la sorpresa, Dio solo sa quanta voglia ha di scoppiare a piangere per la moltitudine di emozioni meravigliose che sta provando e che non saprebbe in che altro modo sfogare, ma perché vuole che capisca che davvero non è necessario, che le erano bastate sul serio le sue scuse e che potevano archiviare la questione senza arrivare addirittura a trasferirsi.
«Questa casa per te è importante… ed è anche il giusto centro tra quello che sono io e quello che sei te. Senza contare che dista molto meno dalla tana e la mattina avremmo più tempo per farci i comodi nostri.»
Radish si scioglie ancora un po’ di più quando lo bacia di nuovo e davvero non ha idea di dove stia trovando le forze per togliersi le sue braccia di dosso mentre lo stava stringendo in modo così dolce, ma sa anche che se la lascerà fare anche solo un secondo di più, lui avrà sprecato ben sedici minuti di vita.
«So che questo non cancellerà il casino di stamani…» Lui è sempre stato la seconda scelta, spesso pure la terza o la quarta; è sempre stato sottostimato, lo hanno sempre fatto sentire come se non fosse altro che un insetto, e questo solo nella migliore delle ipotesi. Ma non lei. No. Lei ci sta provando davvero a fargli capire che si sono sempre sbagliati sul suo conto e che, almeno ai suoi occhi, lui è fottutamente perfetto.
Il cuore è sul punto di esplodere, lo sente, ma non per questo ha intenzione di fermarsi: «…però spero che ti faccia capire davvero quanto sei importante per me.»
Nella loro attuale percezione delle cose, il mondo intero si è messo a trattenere il fiato nel momento esatto in cui Radish, seppur con una discreta paura che traspare anche dai movimenti, le mette davanti al viso un piccolo ciottolo perfettamente tondo e levigato trovato sulla riva di un fiume.

 

«Quando un maschio corteggia una femmina, perlustra tutta la spiaggia in cerca del ciottolo perfetto da offrirle. Quando finalmente lo trova, cammina dondolando da lei… e lo passa con amore ai suoi piedi. Se lei lo accetta, resteranno insieme per la vita.»


Quelle parole gli sono risuonate in mente così tante volte nell’ultimo periodo…
Ogni volta che, durante i loro amplessi o durante delle semplici coccole, lei gli offriva in modo automatico il collo lui le sentiva nella testa, come un sussurro lontano ed invitante.
Quel pomeriggio le ha sentite di nuovo e gli sono suonate così giuste da arrivare a cercare il sassolino che più di tutti le sarebbe potuto piacere, sentendosi poi incredibilmente bene quando se l’è rigirato tra le dita.
«Radish…»
In sette anni River le ha chiesto di sposarlo ben ventisei volte. Le portava grosse e succulente prede, gioielli preziosi, i velli e le zanne di forti e pericolosi avversari che minacciavano la sua sicurezza, ma mai una volta ha anche solo pensato ad un gesto così piccolo ma così pieno di significato.
Le lacrime scorrono di colpo, la diga ha finalmente ceduto, e Sherry non è neanche più in grado di muovere un muscolo. Non saprebbe neanche spiegare come faccia ancora a respirare in realtà.
«Finirà così, lo so tipo dal momento in cui ti ho vista sgozzare un uomo con una bottiglia rotta.» Tenta di sdrammatizzare così soprattutto perché l’idea che possa dirgli di no e dileguarsi nel niente per il suo gesto avventato diventa terribilmente reale. In fondo non si sta muovendo e lui è così scosso da tutto ciò che sta provando da non riuscire proprio a capire cosa stia provando lei.
Ma di colpo un sorriso adorante le illumina il viso, e gli occhi del Saiyan si riempirono di lacrime, tanto da non riuscire più a vederla nitidamente.
«E so che lo sai anche te.»
Sherry deglutisce a fatica e per un misero istante non può fare a meno che darsi dell’idiota: l’ha fatto aspettare su quei gradini per ore per dispetto quando lui aveva messo da parte il suo orgoglio per prepararle una sorpresa del genere.
Idiota però non è il termine giusto, ma al momento ha qualcosa di più importante alla quale pensare, quindi decide di scegliere in un secondo momento quale aggettivo cucirsi addosso per ciò che ha fatto.
«Radish, io…»
Le posa un dito su quelle labbra che tanto vorrebbe divorare e bruciare a forza di baci, incatenando gli occhi nei suoi.
«Dimmi quello che voglio sentire. Quello che ho bisogno di sentire.»
Guardando nei suoi occhi neri senza fondo, passando le dita nella  chioma corvina lasciata libera dall’elastico rosso, e sfiorando con le labbra la pelle ruvida della sua mandibola, si alza in punta di piedi verso il suo orecchio in modo che senta il più chiaramente possibile le sue parole, anche se escono solo in un sussurro.
«Ti amo, Radish.»
Le braccia le cingono con forza il corpo snello, provocandole un  leggero dolore per la stretta. Mentre metabolizza la sua risposta,  sente la tensione uscire dal corpo in scariche d’energia.
«Non ho intenzione di lasciarti andare. Mai.» Le sue parole suonano dure, ma Sherry sa che quell’impressione è generata dall’intensità del sentimento che le sostiene.
«Ti amo.» Gli bacia una guancia, e la sua stretta si allenta appena.
«Ti amo.» Gli bacia la punta del naso, e lui sospira.
«Ti amo.» Gli bacia le labbra, e lui cede.
Nel giro di due secondi, l’Alpha atterra di schiena sul letto un tempo appartenuto a Fern, con il corpo del Saiyan sospeso sul proprio.
«Mi ami?» Per quanto il suo sguardo trasudi un’incredibile arroganza, Sherry sa bene che ha bisogno che lo ammetta ancora una volta guardandolo negli occhi. Ha bisogno di sentire quella piccola parolina che gli darà più di una conferma e lei, abbandonandosi ad un sorriso carico di un sentimento così puro da farle quasi paura, si lascia totalmente andare.
«Sì.»
Ha vinto, Radish. Ha vinto tutto, ha ottenuto un qualcosa che neanche sapeva di volere tanto disperatamente e che ora lo sta riempiendo totalmente, lo schiaccia e poi lo libera.
«Che effetto mi fanno queste parole… cazzo, non riesco nemmeno a descrivere quello che provo! È assurdo, davvero, ma mi sembra di averle aspettate per tutta la vita.» Un sorriso meraviglioso ed esplosivo si disegna sul suo volto in genere tanto duro «Ho bisogno di te...» La sua confessione resta sospesa, mentre le mani si intrufolano automaticamente sotto la t-shirt. A causa di tutto quello che sta provando neanche si rende conto di ciò che sta facendo, non ci pensa, segue puramente l’istinto.
«Anch’io ho bisogno di te.» In un attimo, le bocche sono una sull’altra. Le lingue si toccano, riuscendo in qualche modo ad intensificare tutto quello che stanno provando. Le mani palpano in modo un poco incerto, quasi dovessero riprendere confidenza. Nel giro di un secondo o due Sherry avvinghia le gambe ai suoi fianchi mentre le strizza il sedere con fare da un lato seducente e da un altro possessivo, le dita della lupa intrecciate ai suoi capelli, mentre cercano l’uno la bocca dell’altra con l’arsura di chi non beve un sorso d’acqua da giorni. Gli tira e mordicchia il labbro inferiore e lui geme appena, e attraverso lo spessore dei jeans Sherry sente la sua erezione appoggiarsi al proprio corpo. Lancia un gemito sommesso e si libera dalle sue labbra per riprende fiato. Il tempo di deglutire e la bocca del Saiyan è sul suo collo, per succhiare, mordere, gustarla.
«Radish…»
«Vuoi—?»
«Non stasera fustacchione…» La guarda con aria incerta, domandandosi per un istante se ha frainteso la sua precedente affermazione, ma Sherry si spiega subito «Scambiarsi il Morso lascia sfiancati e storditi come dopo parecchie canne… vuoi giocarti la serata?»
«Cazzo, no!»
Si lascia andare ad una lieve risatina mentre lui salta velocemente giù dal letto. Sente per qualche secondo i jeans tirare sui fianchi e poi una specie di solletico quando li strattona nella fretta di spogliarla.
Quella casa è così grande, immensa per loro due, abituati a spazi ridotti e ad una moltitudine di persone sempre tra i piedi, e adesso Radish, seppur inconsapevolmente, ha deciso che non sarà il letto il primo oggetto ad essere battezzato. Sarebbe scontato, o almeno è quello che ha pensato quella parte folle nella sua testa che si è come nutrita e potenziata di quella più divampante della giovane fidanzata. È per questo che l’afferra per i polsi e la solleva dal letto, spingendola poi con una discreta forza contro la porta.
Sherry geme appena per la sorpresa e per la punta di dolore alla schiena, sentendo subito le sue nocche premere contro la pelle umida mentre si slaccia e abbassa i pantaloni.
Le sue labbra le sfiorarono la pelle sensibile del collo e con la lingua traccia una lunga linea dalla clavicola all’orecchio, facendola rabbrividire. Poggia le mani appena sopra il sedere nudo e le tira su prima una gamba e poi l’altra senza fatica, facendogliele stringere attorno ai propri fianchi.
«Ti scoperò così a fondo che mi sentirai in gola.» Promette con voce roca, sogghignando di fronte alla sua espressione eccitata prima di riprendere a baciarla ed afferrarle un seno con forza. È certo che il gemito che scappa prepotentemente dalle sua labbra carnose sia anche di dolore, e ne è in qualche modo soddisfatto. Vuole che lei comprenda anche solo un quinto del fastidio - del dolore - che gli ha inferto lasciandolo in balia di sé stesso in una routine vuota che non gli appartiene più. Vuole che capisca cosa si prova quando qualcuno ti afferra il cuore e lo stritola. Vuole che sappia cosa ha provato quando pensava di averla persa. 
«Ci conto…» Ogni nervo, ogni poro, ogni molecola desidera solo fondersi con lui, tutto il resto non è assolutamente rilevante.
Le morde il labbro con forza non appena tornano ad essere una cosa sola. È stato per quasi quarantott’ore col dubbio atroce di averla persa, l’idea che avesse scelto di stare con Everett lo stava annientando… non è mai stato tanto felice di essersi sbagliato.
Sente che potrebbe farle fisicamente male tanto i suoi movimenti sono intensi al limite del violento, ma non riesce a trattenersi. La vuole con maggiore intensità ad ogni affondo, vuole che arrivi a dilaniargli la schiena a furia di aggrapparsi a lui con le unghie, vuole sentirle urlare il proprio nome così che chiunque possa sentirla.
Allo Spettro gira la testa per l’intensità del piacere. È scossa dai tremiti, corre verso l’orgasmo come un treno ad alta velocità. Tutto così in fretta. Radish è una certezza. A ogni nuova spinta, a ogni nuovo affondo, si scioglie, il corpo ribolle di desiderio a tal punto che sente di poter esplodere da un momento all’altro.
«RADISH!» Qualche altro colpo e fine della storia. Brividi, urla, arricciarsi di dita.
Il Saiyan sogghigna sovreccitato e compiaciuto, stringendola più forte e le lecca lascivamente il collo.
«Di già?» Grugnisce tra il divertito e il soddisfatto, picchiando ancora più duro finché trova il suo angolo di paradiso con un ruggito potente.
Non riescono a muoversi adesso. Radish sostiene il suo peso tenendola con una mano ad arpionarle la natica e l’altra contro la porta. Gli tremano un po’ le ginocchia e, seppur con uno sforzo notevole, riesce ad abbandonare il sicuro sostegno della porta per stringere di più lei e portarla in braccio fino al letto, dove poi si abbandona al suo fianco.
Dopo un minuto buono, quando la respirazione torna regolare, Sherry si volta pigramente su un fianco per poter incrociare il suo sguardo. Ha un sorriso esausto ma profondamente soddisfatto.
Sorride a sua volta e lo bacia, mettendo nel bacio tutta la sua gioia, la sua felicità e il rimpianto per il tempo passato distanti.
«Vai a farti la doccia. Io riscaldo la cena e poi possiamo recuperare.»
Annuisce convinto mentre un nuovo sorrisetto gli si apre in volto, rivelando apertamente quanto l’idea gli vada a genio.
«Se una parte del recupero consiste nel passare un sacco di tempo tra le tue cosce, con questo» e si afferra il pacco con una mossa volgare che comunque la fa ridere, «queste» agita le dita, «e questa...» si picchietta la bocca piegata in un sorrisetto malizioso «la mia vita sarà completa!»

Hanno mangiato e parlato a lungo, dicendosi tutto quello si sarebbero voluti dire in quelle ore di lontananza e incertezza.
Radish le ha confessato a testa china ciò che gli ha detto Roman, per un senso quasi spaventato dalla sua possibile reazione, ritrovandosi a sobbalzare come un gattino quando gli ha allacciato le braccia al collo e l’ha stretto forte.
Gli ha detto che le dispiace che gli abbiano fatto una cosa del genere perché sa quanto tiene al suo prezioso sangue Saiyan, un po’ come lei tiene al suo, e che le dispiaceva ancora di più per il fatto che aveva ragione sul maledetto zing. Uno smacco incredibile per lei doverlo ammettere, tanto che poi si è separata di scatto e si è messa a sedere a braccia conserte con un adorabile broncio in volto.
Radish si è sentito subito meglio, in un certo senso. Certo, la consapevolezza di ciò che gli è stato fatto gli brucia sempre, ma vederla così tranquilla all’idea che loro due davvero sono legati da un qualcosa di inscindibile lo ha rasserenato.
La Sherry che aveva conosciuto due mesi prima, quella che lo guardava con circospezione e non sembrava entusiasta proprio per niente ad averlo attorno, non lo avrebbe mai accettato. Si sarebbe ribellata in ogni modo possibile pur di spezzare quell’invisibile catena, avrebbe proprio impedito che si creasse, ma questa Sherry, la sua Sherry… a lei sta bene. Ne è felice. Perché lo conosce, adesso. Sa chi è, sa che ha un cuore e che quest’ultimo batte per lei.
Le sta bene così come, alla fin fine, sta bene pure a lui.
Ha trovato l’esatto tipo di donna che da sempre piace ai Saiyan. In realtà, ha trovato molto di più. Ha trovato una donna capace di amarlo e tenerlo a bada, capace di brutalità estrema e disarmante passione, una donna che, a conti fatti, è al mondo per stare con lui.
Chi l’avrebbe mai detto che avrei dovuto cambiare pianeta, morire e resuscitare per avere tutto questo?
Ora, dopo uno sfiancante secondo round durante il quale Radish ha ben pensato di far scendere in campo il “biondo fenomenale”, Sherry se ne sta con la testa sul suo pettorale, stanca ma felice.
La giornata era partita in modo bizzarro quando si è svegliata appallottolata tra le braccia di Everett, credeva non potesse diventare più strana dopo avergli proposto di diventare il suo Beta ed è precipitata malissimo quando è tornata a casa… tutto avrebbe detto tranne che potesse concludersi così.
«Devo dire che davvero non me lo aspettavo…» Mormora con voce un poco impastata e roca, rannicchiandosi maggiormente contro il suo corpo caldo anche per spostarsi dalla molla che è saltata nel materasso. Sono entrati in casa da qualche ora e già hanno fatto un danno. Glover aveva ragione: insieme sono decisamente straordinari, anche se non in modo del tutto positivo.
«Non ti credevo capace di cose del genere.» Aggiunge dopo essersi messa comoda, mugolando dolcemente quando la stringe un poco a sé.
«Non lo credevo neanche io… e se tu o gli altri vi fate sfuggire una sola sillaba sull’argomento, giuro che tappezzo le pareti con le vostre pellicce!»
«Gli altri chi? Ancora non sa niente nessuno. Penso che tu possa addirittura fare marcia indietro prima che lo sappiano.» Scherza senza smuoversi di un millimetro. Per quanto realmente stia scherzando, spera comunque che Radish capisca che può davvero ripensarci se non si sente sicuro e che non gliene farà alcuna colpa.
«Non ho alcuna intenzione di fare marcia indietro. E tu?» Le afferra delicatamente il mento tra indice e pollice e le alza il viso, ricambiando il suo sorriso prima di essere nuovamente baciato con quella disarmante delicatezza che ogni volta lo fa fremere di desiderio.
Nel guardarlo e nel constatare la sua felicità, per Sherry all’improvviso è tutto chiaro, di una chiarezza così ridicola e stupida che le viene voglia di ridere. È questo quello che vuole. Questa è quella cosa in più che desiderava sin da piccola.
Però Radish, come accade molto spesso, ci tiene davvero tanto a farle perdere il filo dei propri pensieri e riportarla violentemente con i piedi per terra con una semplice ma significativa frase: «Meglio, perché già lo sanno.»
«Cosa?» Aggrotta le sopracciglia e si issa a sedere di scatto, non riuscendo a capire il significato della sua frase. Ma di colpo la risposta arriva dall’esterno sotto forma di clacsonata.
Clacsonata alla quale si aggiungono in brevissimo tempo diverse voci.
«Ma che…?» Afferra la coperta e scende dal letto, dirigendosi con passo svelto alla grande finestra che dà proprio sul fronte della grande proprietà, ed eccoli lì: un camion per i trasporti e diverse macchine sono stati parcheggiati nel vasto cortile mentre i suoi Spettri si passano tra loro scatoloni, mobili e grosse buste piene di roba da mangiare.
Alcuni si dirigono con passo sicuro verso il capanno imbracciando le varie scorte alimentari, i giovanissimi invece non perdono tempo e si stanno già applicando per decorare con le loro adorate lucine dorate di Natale tutto il portico.
«Non avrai mica pensato che mi sarei fatto il mazzo anche per portare qui la roba?»
Sherry volta di scatto la testa, ritrovandosi faccia a faccia con Radish. A causa del grandissimo stupore non si era neanche resa conto che si fosse alzato a sua volta e le fosse arrivato alle spalle. Non si era neanche resa conto delle sue braccia forti che lentamente le hanno cinto l’addome.
Di colpo poi capisce: i vestiti nuovi nell’armadio, l’invasione in strada, Willem che tentava disperatamente di farle indossare un abitino carino e femminile… sapevano tutto, erano complici di tutta quella straordinaria sorpresa.
«Tra l’altro, giusto perché tu sappia fino in fondo quanto quei pazzi vogliano vederti felice e quanto mi sia scervellato per rientrare nelle tue grazie, sappi che stiamo lavorando per creare un tunnel che dalla tana sbuchi sotto al capanno e per mettere ancor più in sicurezza la zona. Credo inoltre che Becca, Bree, Mimì e Dom stiano passando in rassegna non so quante riviste di arredamento per ordine di Fern. Fa paura quella donna, davvero! Mi ha minacciato oggi!»
Questo è vero. Eccome se è vero.
Quando le ha spiegato a grandi linee il perché aveva bisogno di casa sua, lei gli ha rivolto un sorriso inquietantissimo e poi, con una calma agghiacciante, lo ha messo in guardia affermando che non ci sarà nessun buco in tutto l’Universo in cui potrà rimpiattarsi da lei se oserà farla soffrire di nuovo. Ci ha poi tenuto davvero tanto a specificare che non le ci vorrebbe proprio niente a chiedere man forte ai suoi amici, Vegeta incluso. Insomma, gli ha fatto capire in modo molto chiaro che lo farà catturare dai suoi stessi amici, lo farà tenere fermo e poi lo sevizierà fino ad ucciderlo. E Radish sa che lo farebbe senza battere ciglio, motivo per cui non è davvero riuscito a reprimere un fastidiosissimo brivido gelido lungo la spina dorsale così intenso da folgorargli il cervello.
Sherry, che certo non fatica a credere che sua madre lo abbia minacciato di morte o peggio, si concentra sull’evidente problema del suo piano.
«Non abbiamo tempo per occuparci anche di una casa nuova…» Mormora rammaricata mentre torna ad osservare i suoi ragazzi. Dio, le sembrano così incredibilmente felici di essere lì ad aiutare, così pieni di gioia e orgoglio per essere stati utili al loro Capitano… non vuole neanche immaginare le loro facce quando gli dirà che è stata fatica sprecata.
Radish però non vuole mollare la presa.
Quel posto gli piace, ha già due ricordi non da poco lì dentro, quindi è ben deciso a rimanerci. Senza contare, poi, che è decisamente una sistemazione molto più comoda sotto tanti aspetti e che ha faticato come un dannato per riuscire a fare tutto quanto. Come potrebbe mollare?
Se la rigira tra le braccia come una bambola e la tiene stretta a sé, guardandola dritto negli occhi. È incerta, lo vede, e sa anche che il fatto che stia succedendo tutto così incredibilmente veloce la destabilizza.
La verità è che destabilizza pure lui, ma che può farci? Tra loro due tutto è andato veloce e spedito come un treno, tutti i problemi si sono frantumati sulla loro strada solo per fargli guadagnare ancor più terreno. Nella logica del Saiyan era inevitabile che corressero così velocemente anche a questo traguardo, che se lo prendessero di prepotenza per poi continuare a proseguire con impeto.
Niente può fermarli. Lo sa, lo sente. Perché loro due, insieme, possono essere straordinari e di questo ne è fermamente convinto.
«Abbiamo tempo e modo di fare tutto. E l’appartamento era davvero troppo piccolo per poterci far entrare gli altri… almeno qui Mordecai avrà modo di nascondersi in un posto che non sia il box della doccia quando si sbronza!»
Ahhh, Mordecai! Quel pazzo ha rubato il camion che ora sta parcheggiato in giardino per riempirlo di buona roba da mangiare per il suo Capitano. Poi servivano dei nuovi addobbi natalizi, quelli non potevano mancare. E serviva anche un buon impianto stereo, scherziamo? Così come serviva un televisore più grande. E dei vestiti. E dell’alcool. E dei videogiochi. E la ganja! Ahhh, la ganja non può mica mancare in casa loro, siamo matti?
Gli ha fatto una testa così per quasi venti minuti mentre si ripuliva dal sangue versato durante l’allenamento e si cambiava. Gli ha sparato addosso così tante idee su cosa mettere in casa, su come ristrutturarla, sul riuscire in qualche modo a scavare due piani sotto e su come collegarli al seminterrato per allestirci una sala giochi e, perché no, una palestra al chiuso o qualcosa di simile. Ha pure accennato ad una piscina, ma Radish aveva già perso il filo del discorso da un bel po’.
Pensandoci un istante, Radish ha capito che il ragazzo era ancor più entusiasta di lui all’idea. Ed anche preparato, come se non aspettasse altro che sentirglielo dire per poter procedere con la sua massiccia invasione di stronzate.
«Andiamo, dai! Guardali! Pensa che potevano riposarsi e invece li ho fatti sgobbare anche a quest’ora! Non ti sentiresti in colpa a dirgli di fare dietrofront e lasciar perdere?» E dai, molla la fottuta presa per una volta!
«Vorrei ricordarti che i membri del branco non sono i tuoi schiavi.» È con questa semplice affermazione detta con un certo veleno che Radish capisce che sì, ha ceduto. Ha ceduto a lui, a tutto ciò che voleva fare, gli ha detto di sì, l’ha sconvolta così tanto da ridurla a cera morbida tra le proprie mani.
«Stanotte sì!» La stringe di scatto e, dopo averle strappato il lenzuolo di dosso ed averle arpionato le natiche, la solleva da terra e la schiaccia con foga tra sé e il muro.
«Castigala a dovere, Capitano!»
L’urlo giocoso di Maddox arriva chiaramente alle orecchie dei due e, con un sorrisetto civettuolo ed un poco sarcastico, Sherry allaccia le braccia al collo del Saiyan, portando il viso a pochi centimetri dal suo.
«Direi che mi hai già castigata abbastanza…»
I lunghissimi capelli neri si tingono all’improvviso di un biondo chiaro, gli occhi si schiariscono diventano azzurro-verdi ed un ghigno carico di promesse si dipinge sulle sue labbra: «Assolutamente no.»



ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
41 pagine in due giorni scarsi.
Questo capitolo è venuto fuori da solo, si è scritto di getto.
Il discorso sul lupo d’avorio e il lupo d’ebano è evidentemente tratto dalla Leggenda Cherokee del lupo nero e del lupo bianco, che a me è sempre piaciuta un casino!
Direi che si sposava abbastanza bene con ciò che volevo esprimere per gli Spettri (n.b.: tutto quel discorso vale ovviamente solo per gli Spettri nati e cresciuti nei loro veri territori e solo quelli vissuti sotto a degli psicotici come Mezcal; Bree, essendo una Mezzosangue, non è mai stata considerata come un valido membro del branco dal Re e quindi si è in parte salvata)

Comunque, dopo tutto ‘sto malloppo, che dite? Sherry e Radish saranno veramente innamorati? E il resto del branco sarà più che ben disposto nei confronti del Saiyan per fare una roba del genere? Saranno una grande e assurda famiglia? Perché è così che dovrebbe essere il branco, nei Territori del Sud ci si avvicinano abbastanza ma da anni sono tutti tesissimi per colpa di qualcuno.
Qui invece non avevano mai avuto una cosa del genere, nessuno di loro, e potendolo finalmente avere seguono la propria natura senza neanche pensarci: Radish è il Capitano, Sherry la Regina, sono i capobranco e c’erano delle tensioni; Radish ha messo da parte il suo ego grande come un palazzo ed ha chiesto aiuto per sistemare il casino da lui stesso scatenato, loro si sono prestati senza far domande per riportare l’equilibrio.
Questi sono gli Spettri.
Tutto sommato, Radish non può proprio dire che gli sia andata male, eh?

Tra l’altro, sarò strana? Siamo a giugno e io ambiento questi capitoli venti giorni prima Natale! Bisogna avere problemi ragazzi… ma problemi gravi!

Direi anche basta. Non voglio sporcare questo diabetico capitolo con le mie scemenze!
💛 Un grazie di cuore a Celeste98, Chimera__ e _Cramisi_ per aver recensito lo scorso capitolo e a Teo5Astor per aver recensito il 15°! 💛

A presto
Un bacione
Kiki🤙🏻

  
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