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Autore: Master Chopper    22/06/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 24: Tragicomedy (Final)

“Quando moristi, portata via da quel drappo in fiamme, persino l’odore di fiori era appassito nell’aria.”

 

Non era semplicemente sangue che sgorgava, carne aperta e ossa rotte. Era un cuore trafitto da mille e più aghi di vergogna, che strillava ed implorava pietà, ma non riceveva salvezza.

Accasciato a terra come uno straccio, imbevuto ed annegato nel suo stesso sangue, Dante guardava solo il sole che era ritornato a splendere su di lui.

Il terreno tutto attorno era smosso, crepato, distrutto, solcato dai colpi di qualcosa di ben più forte di quanto un essere umano avrebbe potuto sopportare. Ed infatti il corpo del poeta, dilaniato in più punti e smembrato, era stato lasciato morire al sole come un pesce sul molo.

La fine più patetica che ci si sarebbe potuti aspettare.

L’odore di sangue e morte saliva fino alle tribune dell’umanità, dove occhi arrossati dal pianto giacevano immobili, osando a stento sperare per qualcosa di meno doloroso di tale visione.

Gemma Donati piangeva stringendo i suoi figli, che seppur troppo piccoli per capire, avrebbero solo voluto vedere il loro padre sorridere come una volta. Ed anche chi quel sorriso non l’aveva mai visto, come gli abitanti di Firenze, Filippo Argenti e Virgilio, ora piangevano commossi per quella fine incresciosa.

“Brutto bastardo !” Urlò d’un tratto proprio quel signorotto che lo aveva odiato in vita, e che era stato così disprezzato da Dante stesso. “Non ti azzardare a morire così! Che razza di onore stavi difendendo prima, eh?! Sarebbe questo? Quello di uno che si fa ammazzare ?!”

Le grida iraconde dell’Argenti, inspiegabilmente, alimentarono una fiamma nel petto degli altri spettatori.

Ben presto, tutti quelli che erano stati insultati e derisi dal poeta, ma anche tutti coloro che non lo avevano sopportato per niente, iniziarono a strillare con tono accusatorio.

“Mostra quanto vali, figluolo !” Esordì il poeta Virgilio, sollevando in aria i tre testi della Divina Commedia. Altri lo imitarono, facendo brillare alla luce del sole quell’opera che, innegabilmente, aveva unito per anni tutta l’umanità.

 

D’altro canto, gli dèi e persino Hastur assistevano a quella scena e non la reputavano più di quel che fosse davvero: tanto chiasso proveniente da dei disperati.

Ma, tra tutto quel boato assordante, una sola voce parve risuonare così nitida da poter esser stata forse l’unica davvero in tutta la folla:

“Dante …”

E Dante spalancò gli occhi.

Non fu lui a guardare il sole, ma una luce bianca lo investì, guardando dentro di sé e nel profondo della sua anima. Lì, dove una crepa aveva scisso la sua persona in tre dimensioni.

Inferno. Purgatorio, ed infine: -Paradiso-

Una vita che non aveva vissuto, un’avventura che nessuno avrebbe mai intrapreso. Tutto ciò però era esistito nella sua mente, all’interno di quell’anima ferita, e che solo attraverso un percorso di speranza e redenzione, ancora una volta, poteva formare un unico individuo.

Lui era Dante Alighieri, come quella voce lo chiamava.

“Forma del Paradiso !”

 

“Che cosa stai… ?!” Esclamò Hastur, vedendolo muoversi di colpo, nonostante la sua condizione. Il fiato gli si era bloccato però in gola, nel momento in cui il poeta si era messo a sedere, e puntando le mani per terra, accennava a volersi rialzare. Per aiutarsi utilizzava una gigantesca falce bianca, la stessa con la quale era entrato in campo, ma ora adornata con delle piccole ali piumate sull’attaccatura della lama.

Non era più quello di prima: adesso il volto era segnato lateralmente da delle piume nere e dalla punta sgocciolante sangue rosso.

Una luce bianca lo investiva, posandosi però solo sulle ferite, come un leggerissimo velo.

Dante sollevò lo sguardo, penetrando con i suoi intensissimi occhi la creatura sua rivale. In quel momento il Re Giallo poté assaporare una forza rinnovata, avrebbe osato dire ringiovanita, oltre i confini del tempo e delle possibilità umane.

E di fronte a quella minacciosa tenacia, perse la ragione per la rabbia.

“Questa sarebbe la tua ennesima trasformazione?! Una cura !” Un flusso di tentacoli saetto verso il poeta, per poi trafiggerlo in più punti. L’uomo venne sospeso in aria, grondando sangue, per poi essere scagliato al suolo.

Hastur strisciò verso di lui, sperando che dopo quell’attacco avesse raggiunto la sua vittoria. Così non fu: un rantolio, e dopo uno spasmo di tosse, confermarono che Dante fosse ancora vivo. Nuovamente la luce bianca si posò su di lui.

Altri tentacoli lo assaltarono come una fitta pioggia, crepando il suolo sottostante e formando una voragine puntellata da fori giganteschi

“Come osi ?!”, urlava intanto la divinità.  “Tu non sei nessuno! Solo un povero stolto che ha osato sfidare gli dèi! Un essere blasfemo come te merita solo di sparire, di venir dimenticato da tutti e dalla storia !!”

Ma a nulla servirono tutti quegli attacchi. Ogni volta Dante si rialzava, seppur a fatica, ma tenuto in vita grazie a quella luce benefica. Era la Benedizione, l’asso nella manica di quella sua terza ed ultima forma.

Infine, la sua bocca si spalancò per tuonare: “Che mi dimenticassero tutti, allora !” E si alzò in piedi, contro ogni previsione.

“Essere rimosso dalla storia? Mi può andare anche bene… ma solo se dovessi perdere. Fintanto che sono vivo, quindi… io sono qualcuno! Sono Dante Alighieri !”

Colpito da quella dichiarazione, la creatura mostruosa tentennò. Dopodiché, iniziò a far confluire i suoi tentacoli in ogni direzione, ripetendo l’attacco di prima.

“Sarai anche Dante Alighieri, ma sei solo un poeta fallito!! Universal Collapse !”

 

Eppure, proprio quando i presenti si aspettavano di assistere allo stessa tecnica distruttiva del Re Giallo, questo aveva stravolto ogni aspettativa.

Con la velocità di un lampo, infatti, approfittando della distrazione causata dalla quantità inconcepibile dei suoi tentacoli, aveva preferito saettare in avanti per afferrare la falce di Dante. In un istante gliel’aveva tolta di mano, lasciandolo disarmato e per qualche secondo anche incapace di realizzare cosa fosse accaduto.

Non ci volle molto, però, prima che lo stesso poeta mostrasse un’espressione del tutto diversa da quella fiera che aveva: contorse il volto in una smorfia, ritraendosi ed iniziando a lacrimare copiosamente.

Nel più puro terrore, gridò: “C-Co-Cooosa hai fatto ?!”

Ed altrettanto sconvolti sussultarono gli spettatori umani, colti alla sprovvista sia dalla mossa di Hastur, che dalla reazione per nulla eroica della loro avanguardia.

Intanto, in un rinnovato silenzio, il Re Giallo si agitava su per un tentacolo la falce. Sul suo volto fatto di pura oscurità si apparvero dei denti che presero la forma di un ghigno mostruoso, o meglio, la parodia grottesca di un sorriso.

“Pensavi che sarei cascato nella tua trappola? Me ne sono accorto mentre eri nella Forma dell’Inferno, poco fa …”

 

“Ommioddio! Che sta succedendo ?!”

 

“L’arma ti era caduta dalle mani, ed in quel momento sembravi aver riacquisito la personalità, ed anche la forza, di quando avevi fatto il tuo ingresso qui. Così ho capito che fosse quella la debolezza della tua Sefirot, ovvero il dover rimanere in contatto con l’arma per mantenere i tuoi poteri !”

Soltanto ascoltare quel discorso bastò per far rabbrividire il dio misterioso, il quale comprese immediatamente quanto Dante fosse nei guai.

“Questo vuol dire che… per tutto questo tempo… ?” Mormorò il poeta, nonostante la sua gola si fosse fatta arida ed il respiro iniziasse a mancargli.

“Esatto. Anche io ho temporeggiato, facendo finta di essere alle strette. Tuttavia con la Previsione sarebbe stato molto difficile disarmarti, così ti ho mostrato il mio attacco più forte ed assolutamente impossibile da parare. In questo modo ti ho instillato la paura di quel colpo, costringendoti ad alzare la guardia per difenderti da esso ogni volta che lo avresti visto, senza mai pensare che in realtà il mio obbiettivo sarebbe potuto essere toglierti l’arma !” 

L’antico e misterioso dio esplose in una risata isterica, ma ebbra della strategia vincente che aveva portato a segno dopo tutto quel tempo. Anche lui, come Dante, si era mostrato un astuto stratega ed ingannatore, tuttavia le sue macchinazione erano state di gran lungo più subdole ed efficaci.

“Allora immagino che questa sia la mia fine.”

Tuttavia, nonostante quelle parole fossero vere, nessuno si sarebbe mai aspettato di sentirle pronunciare dalla voce ora calma e rassegnata di Dante. Il sommo poeta aveva sollevato lo sguardo con un sorriso dolceamaro in volto, accettando tutto ciò che gli sarebbe accaduto.

Persino Hastur non seppe come reagire.

“Brava gente da tutto il creato! Che voi siate giovani o vecchi, ma comunque destinati alla fine del cammino della vita vostra… è stato bello sentire finalmente qualcuno fare il tifo per me.” Dante intanto si era voltato verso gli spalti dei suoi simili, salutando ad occhi socchiusi per nascondere le lacrime.

-C’è qualcosa sotto.- Intuì Hastur. –Che sia una trappola?-

“…però, anche se con il vostro supporto, non ho potuto fare nulla. A quanto pare questo dio è troppo forte. Lo definirei il più forte degli dèi, senza ombra di dubbio… cosa poteva fare un semplice umano come me?”

E, voltandosi verso il suo avversario, spalancò le braccia: “Su, aspetto il tuo colpo finale. Poni fine alle mie sofferenze !”

-È decisamente una trappola! Ma come può essere… ?-

“Tuttavia, prima che tu mi finisca con la tua possanza, ho una richiesta.” L’uomo sollevò il dito indice.

-Non devo assolutamente colpirlo ora !-

Ma ignorando la battaglia psicologica che stava dilaniando il dio, Dante proseguì:

“Sono grato alla mia esistenza da umano, per quanto il mio destino sia sempre stato in mano agli dèi. Tuttavia, se davvero la mia vita è un dono divino, non credo di dover essere grato a nessuno per tutto ciò che ho realizzato con essa… se non a me stesso. E così dev’essere per tutti gli umani: cosa importa chi ti ha dato la vita? Non sono forse più importanti tutti i traguardi raggiunti, le vittorie, gli amori… ed anche quel dolore, che solo un debole ed insignificante umano sull’orlo della disperazione può provare? Punizioni, pentimenti… sono davvero necessari, se alla fine dei giochi, continueremo a sbagliare e a soffrire, a gioire e ad amare? Non dobbiamo lasciarci frenare dal divino… perché il nostro pensiero è umano, ed illimitato.”

Dopo quel discorso, pronunciato tutto d’un fiato, il sorriso sulla sua bocca aveva assunto un’accezione ben più temibile. Alle sue spalle si agitava una calca di uomini e donne motivati dalle sue parole, commossi, ed uniti più che mai per spezzare quell’incubo che li opprimeva.

Hastur respirava pesantemente, trattenendo a fatica l’impulso di scagliarsi sul suo nemico dopo delle frasi tanto blasfeme e colme di insulti.

Era così preso dal trattenersi, che rimase sorpreso quando Dante gli si rivolse: “Ed ora, tu…”

“… taneriao mtare ?”

Il momento era talmente teso, ma talmente teso, che un solo capello caduto al suolo avrebbe potuto infrangere quell’illusione di calma immobile che permeava l’arena. Tuttavia, per quanto Hastur si stesse contenendo, non poté che reagire nel modo più spontaneo possibile, non avendo capito cosa l’altro gli avesse chiesto:

“Eh ?”

Ed a quel punto Dante allargò il suo sorriso fino a raggiungersi quasi le orecchie, perché aveva aspettato quel momento tanto a lungo.

Gonfiò le guancie, dopodiché si abbassò entrambe le mani per poi fermarle all’altezza del bacino, mentre fischiava: “Stoc**** !”

Ciò che disse in realtà fu così volgare, meschino e deplorevole, che mai nessuno se lo sarebbe aspettato provenire da chi si vantava del titolo di Vate, Sommo Poeta. In tutta l’arena, sia déi che umani, arrossirono per l’imbarazzo.

Vergogna: quel sentimento che soggiunge quando l’umiliazione subita è così grave da non dare pace ai sensi, canalizzando ogni sensazione su di un fastidio che cresce e cresce, divorandoti dall’interno.

Ed Hastur, il Re in Giallo, il signore degli incubi dei templi e delle città in rovina, che era appena stato preso in giro con uno scherzo da ragazzini, non era affatto immune da questa violenta e viscerale vergogna.

 

“Scusami, non ho resistito.” Rideva intanto Dante, ora con lacrime molto più sincere agli occhi.

“Io ti ammazzo !!” Hastur balzò su di lui, assumendo la forma più spaventosa che possedesse, qualcosa di assolutamente impensabile per qualsiasi intelletto, pur divino o soprannaturale.

Era terrore, era un incubo, era follia.

In ogni modo, nell’istante in cui terminò il suo selvaggio attacco, si bloccò come una statua. Aveva ridotto in pezzi il suo avversario, o almeno questo credeva: il poeta iniziava già a rigenerarsi tramite la Benedizione.

“Non ce la fai più, vero? Intendo il tuo corpo… non può sopportare un altro attacco.”

Ed in quell’istante Hastur abbassò lo sguardo, guardando per la prima volta il proprio corpo . Laddove il mantello giallo o l’armatura ora non lo ricopriva più, vide squarci, fratture, lacerazioni e crepe. Avrebbe voluto sobbalzare, se solo i suoi muscoli distrutti glielo avessero concesso.

“Perché?! Perché non ho sentito nulla di tutto questo ?” Gemette, in preda al panico e prigioniero del suo stesso corpo. Uno schioppo violento lo interruppe, dopodiché cadde al suolo.

I suoi arti inferiori si erano appena polverizzati, lasciandolo agonizzante per terra.

“Semplice: tu hai erroneamente pensato che, una volta assunta una nuova forma, io non potessi utilizzare i poteri di quella precedente. Ciò è sbagliato, infatti durante la Forma del Purgatorio io avevo ancora a disposizione il Contrappasso… soltanto che, grazie alla precisione assoluta di quella forma, e alla Previsione, ho potuto reciderti tutte le terminazioni nervose. Così tu non hai più potuto percepire il dolore, e non ti sei accorto di tutte le volte in cui i tuoi attacchi ti si ritorcevano contro.”

Il Re Giallo stava assistendo agli effetti dei suoi stessi colpi più devastanti. Anche le braccia svanirono in granelli nel vento.

“M-Ma… ora tu non avevi nessuna arma! Come hai potuto-“

“Questo era ciò che pensavi tu.” Lo interruppe Dante, al contempo scostandosi la giacca.

In questo modo mostrò come, all’altezza del cuore, nella carne fosse stato incastonato un pezzo di ossa appartenente alla Arma donatagli dalla Sefirot Binah: “L’ho sempre avuta qui con me, per ogni evenienza.”

Mentre Hastur pensava di essere di un passo avanti a lui, Dante aveva segretamente predetto tutto il corso della battaglia.

 

“Ed ora …” Il poeta si ergeva sulla creatura abissale, troneggiando mentre emanava un’aura annichilente, una pressione più profonda di quella presente anche al centro della terra.

Sollevò la falce.

“Candida Rosa della Fine del Mondo !”

“A-Aspetta! Fermo! Mi arrendo !”

Mentre quell’urlo ancora rimbombava nell’aria, tutti gli spettatori si ammutolirono per la sorpresa.

Hel e Fenrir sgranarono i loro occhi, così come le divinità orchestratrici Baal e Ptah.

St.Peter ed Adramelech ripeterono a stento: “Si arrende ?!” Non sicuri nemmeno loro di aver capito bene.

I volti degli dèi si dipinsero di orrore, mentre quelli degli umani si illuminarono. La speranza era stata inseguita fino alla fine, e dopo quelle parole, avevano raggiunto la vittoria.

Gli annunciatori infine non si risparmiarono dal decretare: “Hastur si arrende, ladies and gentlemen! Incredibile ma vero !”

L’umanità esplose in un boato univoco di esultanza. Boudicca e Charlotte si abbracciarono per l’entusiasmo, mentre Guy Fawkes dedicò al “cantastorie” un applauso in piedi. Il dio misterioso, dal canto suo, rideva malignamente accarezzandosi il mento.

“Dopo una feroce battaglia, lo scontro si conclude anche stavolta con una resa dichiarata… ed in questo modo la vittoria inequivocabile va a… Dante Alighieri !!”

Sua moglie Gemma ed i bambini, assieme a Filippo Argenti e al poeta Virgilio, commossi, festeggiavano la vittoria di quello strambo ed egocentrico poeta. Proprio lui, che ora aveva sollevato lo sguardo verso i suoi simili, incespicando in un timido sorriso:

“Quindi è questo il vero riconoscimento che mi merito… oh cielo, fa quasi paura !”

 

Tutto si fermò. Il suo respiro, il suo flusso sanguineo, ed anche quella visione estasiante svanì come se fosse stato fumo spazzato via dal vento.

Un tentacolo nero ora gli trapassava il petto all’altezza del cuore, emergendo dalle profondità oscure di una creatura viscida e subdola, ma che aveva aspettato il momento giusto per colpire.

 

Le parole di Gaia erano state chiare:

“Che tu vinca o perda, non è importante… anzi, la maggiore soddisfazione la trarremmo se, nel caso tu perdessi, riuscissi a vendicarti degli umani per quello che ha fatto Charlotte Corday.”

Per questo l’umana non era stata punita: gli dèi, convinti da Madre Terra, avevano più gradevolmente accarezzato l’idea di una spietata ed infamante vendetta per distruggere la speranza degli esseri umani sotto i loro occhi.

Hastur aveva sogghignato allora, ma adesso il suo sorriso era ancor più ampio e perverso, ebbro di quella felicità immensa.

 

“Liscio.” Gli disse però Dante, ora apparso alle sue spalle.

Il Re Giallo, colto alla sprovvista, lanciò un urlo di orrore, ma nel voltarsi di scatto cadde al suolo.

Il poeta era di nuovo in piedi, sovrastandolo, stavolta però con un sorriso compiaciuto.

“Come ti ho già detto possiedo costantemente tutte le abilità delle mie tre forme… compresa la Predizione. Avevo visto con largo anticipo il tuo piano.”

“M-Ma io… ti avevo colpito !” Vide il suo tentacolo ancora sospeso nel vuoto, senza però nemmeno una goccia di sangue al di sopra.

“Eri così accecato dalla sete di sangue, che hai visto quello che volevi vedere, ovvero la tua vittoria.”

Dante sollevò dalla sua spalla la falce, per poi iniziare a calarla lentamente verso il basso.

“Ma preferisco così… nonostante il duello fosse finito, mi avrebbe dato parecchio fastidio non poter rispettare la mia promessa. Te la ricordi ?”

 

“Ti giuro che ti distruggerò, Hastur !”

 

Stavolta l’antico essere assaporò per davvero, senza trucchi né inganni, quella sensazione che aveva desiderato di causare negli altri così intensamente: la disperazione.

Nell’istante in cui la punta della falce lo toccò, percepì il cielo, la terra e tutto il creato contorcersi, accartocciarsi attorno a lui per comprimerlo e distruggerlo.

“Candida Rosa della Fine del Mondo !”

Dapprima urlò, ma la catastrofe causata da una violentissima ed immediata morte gli soffocò ogni funzione vitale. Tuttavia, mentre la sua forma fisica spariva per sempre, vide il suo corpo contorcersi tra la stretta di mani artigliate: provenivano dal basso, dalle profondità della terra.

E lì, quando una fiammata dalla forma di una rosa splendente lo inghiottì, scomparve per l’eternità tra immense e perpetue pene.

 

Conclusa davvero la battaglia, a Dante non rimase che tirare un sospiro.

-Il mio ultimo… respiro.-

Aveva esaurito ogni forza, ed ora nemmeno la luce candida della Forma del Paradiso lo baciava più. Ogni trasformazione ed abilità era solo un lontano ricordo, mentre il sostegno della Sefirot svaniva.

Percepì la forza abbandonarlo, mentre tutto attorno a sé diventava luce, e lui ci piombava dentro.

-È davvero questo tutto ciò per cui è valso la pena lottare ?-

Amici, famiglia, salvezza, speranza, gloria. Cosa ne rimaneva davanti all’abbraccio della morte.

Lenti frammenti della sua anima si staccarono, danzando nell’aria luminosa.

-Eppure non mi sento affatto contento, perché fino al mio ultimo respiro ho provato… paura…-

Cadde verso il suolo.

-Paura di… incontrare quello… sguardo…-

 

“Dante.”

Quella voce! Era la seconda volta che lo chiamava dal sonno della ragione, e d’improvviso fu come se una luce ancora più forte si fosse mostrata a lui, qualcosa che non aveva mai visto prima.

Lui cadeva, sì, ma i suoi occhi volavano verso l’alto, sfidando il tempo e lo spazio.

E fu lì che la rivide.

“Grazie di tutto questo, Dante.” Il sorriso colmo di dolcezza più bello del mondo gli rischiarò l’animo, spazzando via ogni rimpianto anche in quell’attimo fatale.

-Grazie a te… Beatrice… per avermi accompagnato fino alla fine di questa bellissima commedia.-

E anch’egli sorridendo, pestò un piede per terra, fermando la propria caduta.

Non morì disperdendosi in frammenti luminosi, bensì sollevò il capo verso l’alto con lacrime calde che gli bagnavano le guancie rosse. Aveva ritrovato la forza per continuare a vivere, anche si era conclusa la sua battaglia: sperare.

Sperare per la salvezza dell’umanità, affinché altri amori così belli potessero sbocciare a discapito di ogni paura e perdizione.

 

Poco dopo:

Dopo l’esperienza sorprendente del sesto scontro, le tribune si stavano riposando tra sospiri ansiosi. Nonostante le due vittorie consecutive degli dèi, gli umani avevano strappato il pareggio all’ultimo.

La situazione era sempre più tesa ed inquieta.

A differenza però di quella normale tensione, la dea Gaia stava attraversando un turbamento molto più intenso. Seduta al centro di una camera buia, con la testa tra le mani, digrignava i denti fino a distorcere il suo volto in modo mostruoso, assolutamente orripilante.

La terra stessa tremava, dalle pareti si staccavano pezzi di pietra e l’aria stessa pareva esser fatta di una melma densa e malsana, contorcendosi attorno al cuore nero della dea.

L’adirazione per la sconfitta di Hastur, nonché per la sua impossibilità di uccidere Dante, era stata l’ennesima umiliazione. Si sentiva minacciata dalla pressante mano del suo nemico numero uno, che le schiacciava la spalla per metterla in ginocchio. Quella pressione aumentava di volta in volta.

Ma lei non si sarebbe spezzata, né tantomeno piegata.

“Per questo adesso andrai tu… che sei tra i più forti.”

Alle sue spalle Fenrir aveva atteso pazientemente, impassibile nonostante l’atmosfera fosse ostile a qualunque forma di vita.

“E se morirai, osando darmi un’altra umiliazione …” La mano della dea gli strinse il volto, avvicinandolo al suo, il quale ormai era costituito solo da una voragine gremita di denso petrolio nero ed altri orrori delle profondità.

“… non risparmierò nemmeno tua sorella, Hel. Vi spedirò entrambi nel Nilfhel, distruggendo la vostra anima in modo irreparabile !”

Stavolta, persino l’insensibile e distaccato Fenrir non poté trattenersi dal sudare freddo, ed anche copiosamente.

 

Intanto, dall’altra parte della struttura sotterranea, la sala d’attesa degli umani era stata svuotata. Charlotte, Boudicca e Guy Fawkes erano stati mandati altrove, così che lì rimanessero soltanto due persone.

Il dio misterioso era voltato verso una parete, ancora rimuginando tra sé e sé. La sua soddisfazione dovuta alla vittoria era sparita dopo il ritiro di Dante. Non poteva di certo mostrare il suo viso cupo e privo di alcun sorriso ai campioni umani rimasti in vita, oppure si sarebbero scoraggiati.

“Vorrei che tu mandassi me a combattere per prossimo.” Con tono gentile ma autoritario, pretenzioso, gli si rivolse quella gigantesca figura ammantata e dai boccoli d’oro.

“Temo proprio di no. Devo tenerti come ultima risorsa, mio diletto. Fin’ora ho scherzato a provocare gli dèi, ma ora che la posta in gioco è troppo preziosa da perdere, e la vittoria ancora lontana… mi toccherà giocare sporco, con strategie e colpi bassi. La forza schiacciante di cui disponi mi servirà nel caso peggiore.”

Si voltò appena, soltando per intravedere un’espressione seria, ma che tradiva mestizia in quei luminosi occhi azzurri.

“Perdonami se ti faccio questo. Ma tu sai che di me ti sei sempre potuto fidare, Arthur.”

 “Certamente… Merlino.”

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

E, assieme allo scoprire chi è stato il vincitore di questo scontro… avete scoperto anche la vera identità del dio misterioso! Bhe, dopo oltre la metà della storia mi sembrava più che dovuto.

Come si evolveranno le cose da adesso in poi? Purtroppo sono constretto a spostare la data di aggiornamento fino a martedì 30 Giugno, e anche all’ora non sono proprio sicuro al 100% di poter aggiornare giornalmente. Dipende da quanti capitoli riesco a sfornare dal 26 fino al 30.

Comunque sia, vi è piaciuto questo scontro? Fatemelo sapere!

Alla prossima!

   
 
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