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Autore: Shaara_2    22/06/2020    7 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 24


⧫⧫⧫

Universi su universi han preso immagine e forma: 

quale dunque di queste immagini è l’immagine nostra?

(Rumi)

⧫⧫⧫


 

Maz e Chewie restarono affacciati al grande oblò della nave, guardando verso l’esterno.

 

Il cuore di Maz batteva senza sosta, ritmico, pulsante, in attesa, cosciente che, da lì a poco, tutto ciò che conosceva sarebbe cambiato. Era come trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo. Assurdo. Talmente grande e incredibile da poter essere paragonato ad un incommensurabile finale.

 

Eppure, rifletté, a ben vedere quella strana sensazione che nutriva nel profondo era un po’ più simile alla spasmodica attesa del venire alla luce. Una rinascita. Perché quella paura atavica e misteriosa le sembrava decisamente più vicina ad una grande aspettativa, piuttosto che ad una esplosiva fine dei giochi.

 

Inoltre, la sua fronte imperlata di sudore, l’amaro sapore delle lacrime, la polvere odorosa di metallo e il calore del corpo di Chewie, non troppo distante dalla sua posizione, le davano come un senso di anticipazione di qualcosa che stesse per arrivare. E lei ormai aveva capito che qualcosa permeava sempre attraverso l’energia, riflettendosi nei suoi pensieri, come l’ombra di una eco lontana. Le era chiaro che il passato e il futuro erano legati dalle pieghe del tempo, e una lieve vocina interiore continuava a ripeterle che non era tutto finito.

 

“Non ancora” ripeté a voce bassa. “Non ancora.”

 

“Wrrarr?” le domandò il Wookiee con dolcezza.

 

E lei si girò per specchiarsi in quei grandi occhi scuri, dedicando qualche attimo per ammirare come l’animo del suo amico, affacciato attraverso le sue pupille, risplendesse con la stessa intensità con cui brillavano le stelle di fronte all’orizzonte degli eventi. Un orizzonte che si snodava appena ad un passo dell’abisso del maestoso buco nero che un tempo era stato Thyton.

 

“Non lo so, Chewie” gli disse con un tono mesto e per nulla rassegnato. “Non so dirti se ho paura.”

 

Abbassò il capo, guardando i propri piedi.

 

“È che si ha paura quando non si hanno certezze, mentre io…”

 

Maz si fermò per riprendere il gilet che aveva lasciato sulla sedia. Alzò gli occhi verso l’amico, mentre indossava l'indumento, poi gli disse:

 

“Io non ho perso la speranza.”

 

Ma fu quando finì quella frase che si accorse di come tutti coloro che erano presenti sulla nave stessero piangendo.

 

“Coraggio!” disse a voce alta, cercando di rincuorarli. Ma sapeva che la speranza è l’espressione di un’emozione troppo intima per poterla condividere a parole. La speranza è un’esperienza mistica e non si può insegnare agli altri come trovare la fede. Perciò, si limitò a ripetere dolcemente le stesse frasi, sperando che la Forza trovasse il modo di penetrare anche nelle menti e nei cuori dei suoi compagni.

 

“Siate forti” ribadì, guardandosi intorno. “Andrà tutto bene” disse ancora, ma fu vano.

 

Tutti piangevano, guardando Thyton e le sue lune trasformarsi in un vortice di materia polverosa, mentre un nucleo senza luce si allargava dove un tempo c’era stato un pianeta pieno di vita.

 

Tutti si stringevano impotenti, mentre Maz teneva stretto il pollice caldo e peloso di Chewie, rimembrando silenziosamente tutte quelle amicizie strappate troppo presto dalla vita terrena.

 

Sospirò, domandandosi ancora una volta il perché la Forza avesse chiesto quell’immenso sacrificio e, anche se in cuor suo avesse trovato una risposta, il suo animo continuava a gelare per la recente perdita.

 

Poi un fruscio di fondo la riportò all’imminenza di quella situazione. Sebbene, ormai, per Rey e i suoi amici non vi fosse più niente da fare, adesso erano loro a trovarsi in prossimità del buco nero. E, se non si fossero spostati in tempo, accendendo i motori e attivando l’iperguida per uscire velocemente dall’orbita di Tython, sarebbero stati risucchiati al suo interno. Inesorabilmente e per sempre.

 

“Wrrooarr” grugnì il Wookiee, posando una zampa sulla piccola schiena dell’aliena per avvolgerla completamente in un caldo abbraccio peloso. Un lieve odore di pioggia le ricordò quanto quel Wookiee fosse un amico sincero, così gli sorrise, cercando di riprendere fiato.

 

“È il momento di andare, Chewie. Accendi i motori.” Gli accarezzò il mignolo per mostrargli quanto ricambiasse il suo affetto.

 

Ma un’ulteriore deflagrazione spaccò Thyton in mille pezzi, facendogli fare uno slancio verso l’infinito per poi costringerlo a ripiegare contro al nucleo oscuro e denso del buco nero.

 

“Niente può sfuggire ad un buco nero, neanche la luce” aggiunse l’aliena, parlando con se stessa.

 

Milioni di detriti luminosi vennero risucchiati nell’irregolarità centrale, formando una spirale lucente che si spostava in un elegante e lenta danza mortale. Polvere di stelle, meteore, detriti, lune e pianeti avvolsero l’orizzonte e Maz cominciò ad agitarsi quando un forte odore di lamiera fusa le diede la prima avvisaglia di quello che stava realmente capitando.

 

“Forza, Chewie, sta diventando pericoloso!” gli disse con forza, cercando i suoi occhi, ma lui le sorrise senza dire niente.

 

Poi dei forti tremiti scossero la nave e Maz, vista l’immobilità del Wookiee, si precipitò verso i comandi per avviare personalmente i motori alla massima potenza. Ma, ancora una volta, Chewie la fermò con un sorriso.

 

“Wraror…”

 

Questa volta le indicò un punto esterno oltre l’oblò, mostrandole un’immagine che nessun sistema elettronico avrebbe mai potuto misurare con esattezza.

 

Maz guardò oltre il vetro della sala di controllo, portando le mani alla testa. Un pianeta rigoglioso di vita con due bellissime lune splendeva davanti ai suoi occhi.

 

L’aliena strizzò le palpebre, scuotendo la testa incredula.

 

“Chewie? Sto sognando o quelli sono Thyton, Ahsla e Bogan come potevano apparire all’alba dell’era Je’daii?”

 

“Wroooar rooorrror” grugnì il Wookiee.

 

Maz piegò le sopracciglia in un’espressione sbalordita, poi  si diede un pizzicotto per capire se fosse sveglia o stesse sognando. Infine tornò davanti ai monitor, per vedere Thyton alle sue spalle che si trasformava in un violento e silenzioso buco nero. Fu a quel punto che capì perché non fosse più necessario avviare i motori.

 

“Chewie” sussurrò l’aliena, sentendo il silenzio abissale impadronirsi della stanza. Per la prima volta avvertì un freddo stringente, ben oltre la solita percezione della Forza, poi esclamò:

 

“Siamo sull’orizzonte degli eventi del buco nero(1)! Quello che ho visto finora, quindi, era il passato?”

 

“Wrrrarr” grugnì l’amico, chiudendo gli occhi. E lei rimase perplessa. 

 

“Ho capito” disse al Wookiee, deglutendo lentamente. “Quello che vedo oltre all’oblò è il futuro.”

 

Si tolse gli occhiali con le lenti frantumate e si strofinò gli occhi, studiando il volto del Wookiee con stupore. “Da quanto tempo l’avevi capito?”

 

Ma l’amico non rispose, si limitò a guardare verso l’esterno con occhi colmi di speranza.

 

“Quello che non capisco è da quanto tempo siamo fermi sull’orizzonte degli eventi.”

 

Il Wookiee alzò le spalle poi, sedendosi di nuovo sulla sedia, rimase a guardare l’infinito che si distendeva oltre al vetro. In silenzio.

 

La nave ebbe un piccolo scossone e Maz dovette aggrapparsi a una maniglia di sicurezza per non cadere. Ma, quando il movimento ondulatorio si fermò, cadde per terra e, nel rotolare sul pavimento, un oggetto le scivolò da una tasca.

 

Maz lo prese tra le dita e nel guardarlo capì che era l’anello di Leia, lo stesso che aveva dato a Rey poco prima del matrimonio. Ma a questo punto, che cosa era accaduto realmente? Aveva assistito o meno ad un matrimonio nella Forza?

 

Scosse la testa mentre la nave perdeva stabilità, precipitando nel vuoto e, mentre formulava un ultimo pensiero, vide una farfalla azzurra volare nella sua direzione fino a posarsi sulle sue dita.

 

La osservò, sorridendo al piccolo insetto, e a quel punto capì le parole che Leia ripeteva spesso:

 

“La speranza è come l’alba. Se ci credi solo quando la puoi vedere non supererai mai la notte.”

 

La piccola aliena rise a voce alta, poi, voltandosi verso il suo amico Wookiee, gli disse ancora:

 

“Portami da loro…” e Chewie, lanciando un grido di furore che nessuno oltre a Maz poteva capire, prese il controllo della nave e si lanciò in picchiata oltre l’orizzonte degli eventi.

 

Ogni immagine perse consistenza e tutto ciò che credeva di sapere precipitò nell’infinito. E una notte senza stelle e senza luce inghiottì ogni cosa.

 

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio.

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai…

 

Finn si svegliò ripetendo quelle parole.

 

“Che cosa è successo?” disse, come risvegliandosi da un sonno agitato.

 

Strizzò gli occhi, cercando di capire se fosse realmente sveglio, e si mise in ginocchio.

 

Fece una smorfia con la bocca, grattandosi la testa con due mani con fare frastornato, poi, ancora con gli occhi spalancati per la sorpresa balbettò:

 

“Dove mi trovo?”

 

Si girò a guardarsi intorno sbalordito. Era vivo, constatò guardandosi le braccia e mettendosi in piedi.

 

Si trovava dentro ad una stanza molto ampia e dall’aspetto imponente. Sul pavimento di kyber azzurro era posato un magnifico tappeto che attraversava tutta la sala, fermandosi davanti a nove giganteschi scranni in legno. Ognuno incastonato in cima ad un tronco che, apparentemente, sembrava provenire dal nulla. Sopra ogni scranno si trovava una piccola cupola di pietra rossa, sospesa a mezz’aria, e illuminata dal bagliore di centinaia di lucerne argentate. Ogni lucerna sembrava incastrata nella pietra attraverso un cuneo di metallo dorato, circondato da eleganti intarsi di legno che attraversavano la cupola da un lato all’altro. Ai due lati della stanza rettangolare, due lunghe file di colonne di kyber, anch'esse azzurre, separavano la grandissima area degli scranni dalle pareti laterali, dividendo l’ambiente in tre parti tutte luminose, come se un sole intero fosse affacciato proprio di fronte a loro. Un sole intenso e dal caldo bagliore dorato, bellissimo, eppure accecante.

 

Una luce così forte da costringere Finn a sollevare una mano per riuscire a guardare di fronte.

 

“Che cos’è questo posto?” disse stupefatto, sentendo il proprio animo aprirsi verso la bellezza di quel mondo ignoto. Girò le pupille in tutte le direzioni quando qualcosa attirò la sua attenzione verso un punto indefinito.

 

Un musica di fondo era udibile, ma non era certo se fosse il canto di un coro femminile o il suono di un qualche strumento misterioso. Prima che avesse potuto trovare una risposta certa, però, i sensi del ragazzo vennero catturati da un dolcissimo profumo di foglie, così intenso da lasciargli un leggero gusto amaro in fondo alla gola.

 

“Vieni avanti, Finn” disse una voce gentile e lui trasalì nel sentir chiamare il suo nome. Ma quando un vento leggero gli mosse i capelli,si rese conto di star bene e di non avere nulla da temere. Non era mai stato meglio.

 

Il suo corpo era integro, sano e scattante. Certo, la sua mente aveva freschi i ricordi degli atroci dolori patiti mentre il suo corpo si polverizzava ma, adesso, ogni tormento era cessato. Al contrario poteva dire di trovarsi in un luogo la cui temperatura era perfetta, con l’umidità perfetta, il suolo perfetto, il profumo perfetto.

 

Eh no! pensò Finn. Questo deve essere un sogno, non può essere vero. Chiuse gli occhi, immergendosi nella perfezione che percepiva con ogni suo senso, e si domandò: Come può essere vero?  E, con sorpresa, si accorse che i suoi pensieri fluivano nitidi, senza barriere, come se danzassero nell’aria davanti a lui.

 

“No, Finn” gli rispose la stessa voce di poco prima. “Questo non è un sogno, a meno che tu non lo voglia. E non temere, possiamo sentire la tua voce, perché adesso sei nella Forza. Siamo tutti parte della Forza.”

 

Finn trasalì e impallidì per la paura. Ma avvertì come se qualcosa gli stesse suggerendo che non doveva averne..

 

“Non aver paura” aggiunse una voce diversa. E, come se ogni cosa che pensava potesse materializzarsi davanti ai suo occhi solo perché la stava pensando, nove figure apparvero nella stanza, ognuna seduta sopra uno scranno. E tutte lo fissarono sorridendo.

 

“Chi-chi…” balbettò il ragazzo. Deglutì. “Chi siete?”

 

Quasi in risposta alla sua domanda, una aliena che appariva piccolissima, rispetto alla sedia che la ospitava, si fece avanti e Finn, turbato, balzò all'indietro.

 

“Aleena!” esclamò. “Ma allora sono morto! Sono morto? Dov’è Poe?” disse con aria sempre più confusa, ma la piccola aliena gli sorrise con dolcezza e, andandogli incontro, con una mano gli indicò i presenti.

 

“Ciao, Finn, sono felice di vederti. Il mio vero nome è Elena, ma, se vuoi, puoi ancora chiamarmi Aleena. Anche se, per essere precisi, quella è solo la mia specie.”

 

Finn distolse lo sguardo dall’Aleena per guardarsi intorno. Tutti i presenti erano scesi dagli scranni e ora camminavano verso di lui con il loro vestiti chiari e svolazzanti in quella strana brezza leggera.

 

Un’altra ondata di profumo di foglie bagnate colpì il suo olfatto, e lui si grattò il naso, trattenendo uno starnuto e un crescente stupore.

 

“Io-io… continuo a non capire…” balbettò a voce sempre più bassa.

 

La luce amplificò il suo riverbero sui sorrisi degli umani e alieni che, adesso, lo circondavano. Continuarono a contemplarlo con quegli sguardi luminosi per alcuni istanti, finché una ragazza dall’aspetto molto giovane ruppe il silenzio.

 

“Noi siamo i maestri Je’daii. Abbiamo aspettato il vostro ritorno per così tanto tempo che stavamo per perdere la speranza.”

 

“Il vostro ritorno?” ripeté Finn, grattandosi il naso con insistenza, fino a lasciare un pesante segno rosso sulla punta. D’improvviso il prurito si trasformò in fastidio.

 

“Avete portato equilibrio nella Forza” disse un una vecchia Twi'lek, facendo un passo verso di lui.

 

“Vi siete sacrificati, mettendo da parte il vostro ego, le vostre ambizioni, i vostri più intimi desideri” aggiunse un umano dai grandi occhi nocciola.

 

“Avete dato tutto alla Forza e, adesso, sebbene onestamente vi meritiate un dovuto riposo, il vostro compito nel mondo materiale non è ancora finito” disse ancora un selkath che pareva chiamarsi Naro.

 

Finn indietreggiò, più sorpreso che turbato. “Io, io non capisco…” Abbassò lo sguardo verso la piccola Aleena, che lo fissava sghignazzando mettendo in mostra i suoi piccoli dentini aguzzi, e aggiunse: “Quale compito?”

 

“Tutti abbiamo un compito” gli rispose l’aleena. “Tutti abbiamo un percorso.”

 

Finn non la fece finire, riprendendo a fare domande. “Un percorso, in che senso? Come…” Ma, questa volta, fu l’aleena a interromperlo.

 

“Vedi, Finn, la domanda giusta non è come, ma quando.”

 

Il ragazzo fece una smorfia, cominciando a grattarsi i riccioli neri con crescente nervosismo. Fece per aggiungere altre domande, ma l’aliena, prevedendo i suoi dubbi, gli rispose:

 

“Quando occupiamo uno spazio materiale, non riusciamo a vedere oltre al palmo del nostro naso e solo quando torniamo a essere un tutt’uno con l’Energia riusciamo a vedere il disegno d’insieme e lo scopo per il quale siamo stati creati. Così, cadiamo preda di noi stessi, delle nostre paure, delle aberrazioni, a volte…” L’aleena si fermò e la ragazza umana, che faceva sì con la testa fin dall'inizio del discorso, prese la parola.

 

“Ma cadere non è importante, perché il disegno dell’energia è far fluire l’energia stessa in un moto alternato di luce e oscurità. Tutti partecipiamo in questa danza, ma noi Maestri cerchiamo di dare la spinta giusta perché l’equilibrio di questa alternanza non cessi. E questo era il compito che ti era stato assegnato…”

 

Finn spalancò la bocca. “Mi è stato assegnato un compito? Quando?”

 

“Ecco: l’ha detto!” L’aleena sorrise ai presenti. “Vedete che avevo ragione?”

 

I nove maestri Je’daii si guardarono, sorridendo tra loro compiaciuti. Finn li osservò senza capire di che cosa stessero parlando, ma il selkath abbassò la testa verso l’aleena che saltellava sul posto con aria soddisfatta.

 

“Avevi ragione, è pronto!” Le sorrise, posando una mano sulla spalla dell’aleena.

 

“Pronto per che cosa?” chiese Finn, cominciando a capire che la situazione gli stava sfuggendo di mano.

 

“Finn” disse un alieno verde di una razza sconosciuta. “Saresti disposto a darci una mano per mantenere questo equilibrio?”

 

“In che senso una mano?” Ormai, dal nervosismo, si grattava dappertutto. Il segno rosso sul naso ormai sembrava un’autostrada. “Non ho capito bene, potreste spiegarmi meglio?”

 

“Bene, quindi è deciso!” ribadì la ragazza, togliendo da una sacca di stoffa un piccolo oggetto trasparente che richiamava vagamente la forma di un pesce.

 

“Deciso cosa?” Finn cominciò a dondolare su se stesso.

 

“Certo, sono d’accordo” disse l’alieno verde. “Ma non può farcela da solo. Avrà bisogno di aiuto.”

 

“Scusate, state parlando di me…” Finn era sempre più agitato. “Potete spiegarmi?”

 

Il selkat si grattò la barba. “Potrebbe aiutarlo quel pilota.”

 

“Il pilota?” L’aleena richiamò l’attenzione dei maestri ridendo divertita. “Sarebbe perfetto!” ridacchiò ancora, guardandolo fisso negli occhi.

 

Finn cominciò a percepire un discreto senso di angoscia e finì per agitare le mani mentre parlava.

 

“Non parlate di me come se non ci fossi! Io vi sto ascoltando e non ho capito nulla.”

 

Un Chagrian si accarezzò un tentacolo, osservandolo di sbieco. “Dite che riuscirà a farlo?”

 

“Ma certo!” risposero in coro tutti i maestri.

 

Il ragazzo, ormai, sembrava aver perso del tutto la cognizione di ogni cosa. “Un attimo, cosa dovrei fare?”

 

L’aleena gli sorrise ancora una volta, poi gli fece l'occhiolino. “Buon viaggio!”

 

“Buon… che?”  Finn aprì le braccia, spaventato, e in un istante un piccolo buco nero apparve dal nulla.

 

“Un momento, non vorrete mica…“ 

 

Ma non fece in tempo a finire la frase che il piccolo buco nero si ingrandì e lo risucchiò al suo interno, portando via la bellezza di quel posto, i maestri Je’daii, il benessere, il clima perfetto, la luce, le frasi incomprensibili e persino il profumo di foglie bagnate.

 

Il mondo di Finn scomparve di nuovo e, finalmente, tutto cominciò…


***

 

...tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore. 

E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio…


Ben si svegliò come se le parole della profezia riecheggiassero nella sua mente. 

 

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai…

 

Aprì gli occhi di colpo e, guardandosi intorno, capì di trovarsi in un posto a lui sconosciuto.

 

 ...in cambio un dono avrai...

 

“Dove mi trovo?”

 

Si mise in piedi, più in fretta che poteva, e subito notò il volto incuriosito con cui veniva osservato da nove maestri Je’daii seduti comodamente su altrettanti scranni di legno.

 

“Che cos’è: un sogno?”

 

Una luce calda e intensa colpì il suo viso.

 

...E quando le lune saranno nella stessa dimensione...

 

Le parole della profezia si fermarono di colpo, ma una sensazione di piacevole benessere lo pervase. Un profumo di corteccia lo colpì così intensamente da costringerlo a guardarsi intorno convinto di poter vedere un predatore farsi strada in una fitta foresta di sugheri.

 

Ma solo il lento ondeggiare di un mare lontano lo colpì, come se fosse una musica sempre più prossima alle sue orecchie.

 

“Chi siete?” domandò, stringendo i denti.

 

Continuò a guardarsi intorno sbigottito, piegando le gambe per portarsi in una posizione pronta all’offensiva e, quando percepì l’eco della Forza, allungò una mano verso i nove maestri che, per nulla sorpresi, si guardarono tra loro, perdendo lo stampo del loro imperituro sorriso.

 

“Che diavolo volete da me? Perché sono prigioniero?” disse tra i denti.

 

Uno dei nove maestri diede un colpo ai braccioli della sedia e, sollevandosi di scatto, gli andò incontro.

 

“Mi chiamo Neru. Siamo gli spiriti dei maestri Je’daii che per primi portarono l’equilibrio nella Forza. E no, non sei prigioniero” disse il maestro. “Sei un’ospite.”

 

Ben alzò il labbro da un lato, piegandolo in un sorriso sarcastico.

 

“Ospite?” sbuffò. Era certo che lo stessero canzonando.

 

“Esatto” aggiunse una Twi'lek, accarezzandosi le appendici prensili ai lati della testa.

 

“Quindi siete voi che mi avete imprigionato nella Forza per tutto questo tempo?”

 

“Noi?” rispose un alieno verde che non riuscì a catalogare. “Non noi… lei!” aggiunse, sorridendo e allungando i piedini verdi fuori dallo scranno con l’intenzione di scendere. “Forse hai dimenticato il detto: i sogni son come porte, come pensi così accade.

 

“Ah, basta con questi giochetti!”

 

Guardò in alto spazientito e, facendo scattare la mascella, aprì la mano per colpirli con la Forza, ma nulla accadde. Lì per lì non ci badò, perché una piccola aliena, ancora più piccola e magra dell’alieno verde, gli andò incontro con un sorriso tempestato da piccolissimi dentini aguzzi.

 

“Ben Solo, neanche un giorno che sei sposato e già vai in giro a minacciare gli sconosciuti?”

 

Ben sollevò le sopracciglia, guardando la minuscola aliena sorridergli con fare divertito. Poi la vide frugare nel vestito, tirando fuori un velo bianco, vagamente strappato.

 

“Lo riconosci?” gli domandò l’aliena.

 

Ben ebbe uno scatto, mentre il suo cuore pompava sangue come se stesse per esplodere. Lo riconosceva eccome!

 

“Il velo di Rey! Che cosa le avete fatto?!” Scattò in avanti per afferrare la piccola aliena, ma quando pensò di averla afferrata per il collo, la sua mano l’attraversò come se fosse solo un ologramma.

 

Sbatté le ciglia, domandandosi come fosse possibile, ma poi ripensò al fatto che fosse morto - più volte. E, quindi, adesso, che diavolo gli stava capitando?

 

“Non capisco…” grugnì, osservando meglio l’aliena sorridente e per nulla preoccupata dai suoi gesti minacciosi.

 

“Non puoi colpirci, Ben Solo. Noi siamo la Forza” gli spiegò un selkath con fare vagamente assonnato.

 

L’aleena riprese a sorridergli e lui si mise dritto in piedi con il suo fare altezzoso. Poi, dopo averci pensato un attimo, ripeté un’altra volta: “Che cos’è, un sogno? Che cosa c'entra tutto questo con Rey?”

 

“Se questo è un sogno o solo illusione, dovresti chiederlo a lei…” aggiunse un Chagrian, muovendo un tentacolo in alto per grattarsi la testa.

 

“Mi state infastidendo!” Piegò i pugni, trasformando il sorriso in un ghigno, e tutti i maestri abbassarono lo sguardo, seguendo il movimento delle sue dita.

 

“Non puoi più usare la Forza” gli spiegò Neru.

 

Ben mosse nervosamente i muscoli della mascella.

 

“Hai assolto ai tuoi compiti, sei caduto e risorto dalla corruzione del lato oscuro, pagando ogni tuo debito con l’amore e il sacrificio. La Forza non ti chiederà più nulla…”

 

A quel punto, terrorizzato, Ben guardò le sue stesse mani e comprese perché non era riuscito ad usare i suoi poteri. Non aveva più la Forza. Aprì le mani e la bocca, fissando le sue dita con fare attonito. Il cuore perso in un dolore senza fine. La Forza, la conoscenza di ogni suo aspetto e meccanismo, avevano mosso tutta la sua vita, alterato il suo destino… come poteva farne a meno? Sarebbe stata una privazione troppo grande persino come… come morto. E di colpo sbiancò con un solo pensiero. Senza la Forza avrebbe rivisto Rey?

 

Inorridito e confuso spostò lo sguardo dalle mani, per fissare i nove Je’daii che, adesso, gli stavano intorno.

 

Una ragazza gli parlò, sorridendogli con dolcezza, e lui la riconobbe subito come Nella Bold(2), la giovane che gli era andata incontro su Tython il giorno del matrimonio.

 

“Tu?” le disse, sempre più pallido in viso.

 

La ragazza aprì le mani come se volesse accoglierlo tra le sue braccia, poi inclinò il capo annuendo con la testa.

 

Ben non sapeva più che cosa pensare. Che cosa voleva dire tutto quello che aveva visto e vissuto e chi era veramente quella ragazza?

 

“Ben, voglio che tu sappia che noi siamo soddisfatti delle tue scelte. Abbiamo apprezzato i tuoi sacrifici e il tuo cambiamento profondo e per questo sei stato perdonato.”

 

Gli occhi di Ben si gonfiarono di emozioni e non bastò quel vento leggero per lasciarle andare. Ma, poiché non era più certo che quello non fosse solo un altro sogno, fece l’unica domanda di cui desiderava conoscere la risposta.

 

“Ho capito, questa è la parte finale della profezia.” Si incupì, ripetendo l’ultima parte. Ormai anche lui la conosceva a memoria:

 

“E quando la fine sarà l’inizio, nove maestri giudicheranno il tuo servizio.

Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai.

E quando le lune saranno nella stessa dimensione, l’amore sarà l’unica indeterminazione.”

 

Le labbra di Ben cominciarono a tremare e fu Nella Bold a parlare al suo posto.

 

“Fai la domanda, Ben Solo…”

 

“Se tutto è indeterminato, la rivedrò ancora?”

 

I nove maestri sorrisero, guardandosi tra loro, mentre l’eco delle parole della profezia si gonfiava come onde dentro alla marea. Ogni parola risuonava in un’eco senza fine, alternandosi alla voce di antichi maestri dimenticati.

 

“Se amore, paura e sacrificio in pace porterai, in cambio un dono avrai.”

...

 

“I sogni sono come porte. Come pensi, così accade.”

 

“...se un giovane Skywalker fallirà, una giovane sposa la Forza riunirà.”

...

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso…”


Ben rimase attonito e silenzioso ad ascoltare quelle voci, fino a che Neru, fissandolo con serietà, gli rispose:

 

“Tu cosa sogni, Ben Solo?”

 

 
Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, vi ringrazio per la pazienza e mi scuso ancora del ritardo. È un periodo che ho moltissimo lavoro e non riesco a stare appresso a tutto.
Però vi ringrazio di avermi seguita fino a qui.
Il capitolo come avrete capito non è finito e la prossima settimana uscirà la seconda parte… però non è ancora finito. Resistete... all’ultimo si scoprirà tutto. Anche se penso che molti di voi abbiano già capito... tutto.
 
Prima di salutarvi devo fare un doveroso ringraziamento a 
IndianaJones25 che beta tutti i capitoli con instancabile attenzione. Grazie Indy! Per favore andate a mostrare i vostro amore anche alle sue storie che sono bellissime.
 
Un abbraccio virtuale a tutte le amiche e gli amici vecchi e nuovi ❤
 
Tanto amore je’daii per tutti e baci dalle vostre amiche aleene…
 

Shaara

 


Note:

(1) Secondo alcune teorie, sull’orizzonte degli eventi di un buco nero sarebbe possibile vedere il passato e il futuro. Per non ammorbarvi con le mie fantasie fantascientifiche vi lascio a delle piacevoli letture di approfondimento:

 
Per chi ama l’astrofisica

(2) Nella Bold è citata nel capitolo 2 e 18.

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

   
 
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