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Le
coccole erano la cosa che Jen non aveva mai fatto mancare a Lana da quando era
rimasta incinta. Era stata una cosa del tutto naturale, dopo qualche mese dalle
loro nozze pensare di allargare la famiglia. Una sera a casa di amici, la rossa
era rimasta a guardare quanto la latina ci sapesse fare con i bambini, talmente
il suo sguardo era stato profondo, che Lana voltandosi verso di lei, le aveva
rivolto un sorriso dolce e complice. Quella sera stessa, mentre facevano
l’amore, la mora l’aveva guardata e detto che voleva avere un figlio da lei,
Jen era rimasta stordita e con gli occhi colmi di lacrime, aveva risposto che
non vedeva l’ora.
L’iter
per poter avere il loro bambino consisté nella donazione degli ovuli di Jen, che
furono fecondati secondo il procedimento, dopo la scelta delle caratteristiche
del donatore. Avevano sorriso molto durante quella cernita, ma l’unica cosa che
alle due mamme importava era avere un piccolo in salute. Quando gli embrioni
furono pronti per il trasferimento nell’utero di Lana, le due erano molto
emozionate, dopo quella operazione avrebbero atteso speranzose che tutto andasse
nel migliore dei modi.
Durante
quei quattordici giorni di attesa, Lana era stata su di giri, avevano anche
discusso, ma Jen non si era lasciata demoralizzare da quelle parole. Sapeva che
la moglie era solamente molto tesa, così si erano chiarite con tante coccole e
parole rincuoranti. Passati quei giorni, le due seppero finalmente di aspettare
un bambino, ed erano al settimo cielo, come i loro amici e famigliari.
L’inizio
della gravidanza non era stato semplicissimo, Lana aveva sofferto molto per le
nausee mattutine, e sua moglie non si era persa d’animo e l’aveva sostenuta e
supportata in tutto, mettendo anche in secondo piano il lavoro, la sua famiglia,
a quel punto della sua vita era più importante.
Aveva
amato inverosimilmente, quando sua moglie iniziava a svegliarla nel cuore della
notte con voglie assolutamente assurde, sorrideva, si vestiva e si muoveva in
lungo e largo, per lei.
Alla
ventiseiesima settimana di gravidanza, la mora si sottopose all’ecografia
morfologica, per conoscere tutto del loro bambino. Ovvio che Jen fosse lì al
suo fianco a tenerle dolcemente la mano, e a trattenere le lacrime di gioia. Il
piccolo stava bene, la ginecologa chiese loro se volessero conoscere il sesso
del nascituro, ma ormai d’accordo dissero che lo avrebbero scoperto il giorno
del parto.
Avevano
deciso come da abitudine di fare la tipica festa per il nascituro, amici e
parenti, sapevano che per i regali avrebbero dovuto optare per qualcosa di
neutro.
“Zia,
zia posso?” – il piccolo Milo guardò la latina perché aveva il desiderio di
toccarle il pancione.
“Vieni”
– la donna gli sorrise e gli porse la mano, che il piccolo prese dolcemente. La
posò sul suo pancione.
“Una
donna più innamorata di te non credo di averla mai vista” – rise Gin prendendo
in giro la rossa – “Dovresti vedere la tua espressione”
“Da
pesce lesso?” – le diede corda Rebecca.
“Ehi
non prendete in giro mia moglie” – rispose la latina mentre faceva scorrere la
manina di Milo sulla pancia per fargli sentire un piedino del piccolo o altro.
Era entrata nell’ottavo da pochissimi giorni e il suo corpo continuava a
cambiare, era una cosa davvero straordinaria la natura. Sentirono suonare alla porta,
e Jen si mise in piedi, baciò sua moglie sulla fronte e passò una mano tra i
capelli del bambino.
“Vado
io, vediamo se qualcun’altra delle nostre amiche mi punzecchierà” – ridacchiò
la rossa dirigendosi alla porta.
“Hola”
- Eva le rivolse il suo più caldo sorriso, teneva per mano Santiago e con
l’altra una scatola.
“Ciao,
benvenuti, venite” – Jen si accovacciò per essere all’altezza del piccolo,
nascosto dietro le gambe della mamma – “Vuoi venire con me da zia Lana?” –
sorrise porgendogli una mano. Il piccolo si scostò, sorridendo e le andò
incontro, così la rossa lo prese in braccio e si diressero in salotto.
“Niño
mio” – la mora sorrise vedendo il bimbo tra le braccia di sua moglie – “Ciao tesoro”
– si rivolse poi all’amica.
“Sei
un palloncino ormai eh” – si chinò per darle un lungo abbraccio e la baciò
sulle guance – “Che fai lezioni di ginecologia?” – rise sedendosi poco dopo
dove trovò posto – “Perché Tiago ha delle domande per la tía” – guardò suo
figlio.
“Il
cuginetto sta al buio, lì nella pancia?” – chiese spontaneamente e la mora gli
sorrise.
“Oh
no, sai lui riesce a vedere un poco di luce dalla mia pancia” – spiegò.
“Ecco
perché zia, mette sempre vestiti chiari” – continuò Jen mettendolo giù vicino a
sua moglie.
“Che
pazienza” – ridacchiò Eva guardandole, si vedeva lontano un miglio che la rossa
continuasse a sbavare sulla bella latina.
“Ehi”
– accarezzò la schiena di Jen – “Soddisfa tutte le mie richieste” – sorrise
guardandola – “Sono spesso intrattabile, ma lei sta avendo una pazienza, che
neanche io avrei” – la lasciò sedersi.
“Che
dici se ci spostiamo in giardino amore?” – disse tenendole la mano – “Così i
bimbi hanno più spazio e stare all’aria aperta ci fa bene. Quando arrivano
tutti staremo più larghi”.
E
così fecero e andarono tutte fuori, sistemandosi comodamente, su sdraio e
sedie.
“Benefici
della gravidanza?” – Gin sorrise.
“Beh
come dicevo, Jen esaudisce tutti i miei desideri” – sorrise.
“Anche
quelli sessuali?” – chiese con nonchalance Eva. Le due arrossirono e si
guardarono con un sorriso consapevole – “Oddio guardale, siete davvero delle
cattivone”
“Si
dice faccia bene al bambino, e” – se poté Jen diventò ancora più paonazza.
“E
anche alla mamma” – disse portandosi una mano dell’altra sul pancione – “E’ il
sesso più bello che abbia fatto, credetemi” – disse spontaneamente.
“E
tu Jennifer benefici?” – chiese Bex.
“Il
suo corpo è un gran bel beneficio per me” – rispose.
“Che
intendi?” – chiese ancora.
“Hai
visto che seno meraviglioso si ritrova? Se prima era un capolavoro adesso non
so cosa sia” – e li fu Lana ad arrossire.
Quella
notte
“Ehi
tutto okay?” – Jen le accarezzò il viso, facendosi vicina.
“Uhm
no, è un po’ agitato” – disse tenendo una mano sul pancione, la rossa a sua volta
portò la sua ad accarezzarla.
“Avrà
dormito tutto il giorno” – sorrise baciando il collo di sua moglie.
“Jen,
tesoro, non credo sia il caso” – disse accarezzandole i capelli.
“Io
credo che tu debba rilassarti, soddisfo o no tutti i tuoi desideri?” – la
guardò con un sorriso sornione.
“Mi
spiace che si siano accanite contro di te, quelle streghette” – sorrise
beandosi dei suoi baci sulle labbra, sul collo e poi a scendere, le aprì il
baby doll premaman – “E colpa loro se adesso sono eccitata”
“E’
questo allora, sei eccitata e fagiolino lo sente” – sorrise con le labbra sul
suo seno pieno – “Adesso mamma si rilassa amore” – sorrise accarezzandole il
pancione – “Ci pensa mammina” – baciò lievemente, mentre le mani di Lana si
infrangevano tra i suoi capelli.
“Jen”
– ansimò appena. La rossa le sistemò alcuni cuscini per farla stare comoda e
lentamente iniziò a baciarle l’interno coscia avvicinandosi sempre di più al
suo centro – “Non farmi aspettare, te ne prego” – si portò le dita tra i
capelli e inarcò appena la schiena.
“Come
vuoi” – le prese il clitoride tra le labbra e succhiò.
“Jennifer”
– sibilò il suo nome, mentre si agitava sotto quella benedetta bocca. La moglie
le prese le mani, intrecciando le loro dita e poi le diede piacere con la bocca
e la lingua, donandole un bellissimo orgasmo – “Tu sei perfetta” – sorrise,
scostandole i capelli, quando tornò alla sua altezza.
“Tu
sei meravigliosa, non posso farci nulla” – disse passandosi la lingua tra le
labbra.
“Che
dici se mamma si dedica a te, stasera?” – sussultò sulle sue labbra, prima di
baciarla. La mano dal suo viso, percorse la linea del collo, passando tra i
seni, sfiorò l’addome e scostato il pantaloncino, si infranse tra le sue pieghe
bollenti – “Oddio Jen” – ansimò a sua volta per quello che sentì – “Sei
fracida” – sussultò sulle sue labbra.
“Scusami”
– disse scostandole i capelli dal viso.
“Non
chiedere scusa, dovrei dedicarmi più spesso a te, e non lasciarti fare tutto” –
la rossa la zittì con un bacio.
“Io
lo faccio volentieri per te”
“Potresti
insomma toccarti quando ti dedichi a me” – gemettero assieme mentre muoveva le
dita in sua moglie.
“A
volte lo faccio, ma tu sei più importante in quel momento” -ammise.
“Non
so come tu abbia fatto a non impazzire” – spinse ancora – “Manca poco, ti sento
amore mio” – mordicchiò il suo labbro inferiore.
“Sono
certa che adesso sarai tu a farmi impazzire” – tremò quando il pollice della
latina iniziò a stuzzicare il suo clitoride, e le dita ancora all’interno si
uncinarono.
“Puoi
contarci” – infranse le sue labbra su quelle chiare della moglie e si
scambiarono un bacio famelico e voglioso, poi la sentì abbandonarsi – “Voglio
che adesso lasci che faccia ancora qualcosa per te” – si leccò lievemente le
dita.
“Non
devi affaticarti amore” – sorrise.
“Tu
lascia fare a me” – si sistemò di fianco con il corpo rivolto ai piedi del letto,
in direzione opposta al corpo dell’altra, si poggiò su un gomito e la guardò –
“Metti i cuscini sotto la schiena amore” – dopo che lo fece, portò una mano e
la bocca sull’apertura di sua moglie, donandole tutto il piacere, che non le
aveva concesso da un po’ di mesi a quella parte.
“Santo
cielo” – Jen si lasciò andare per la seconda volta mentre, aveva di fianco sua
moglie, che la guardava mentre le dava ancora piacere.
“So
che non è la stessa cosa amore” – sorrise.
“Mi
soddisfi anche così amore” – le si mise dietro e l’avvolse tra le braccia.
“La
nostra vita sessuale è passata al livello successivo direi” – sussultò alla
mano curiosa della moglie, che dal suo fianco, le finì tra le cosce. Lei portò
la sua indietro tra il suo sedere e il bacino della rossa, e iniziarono assieme
a toccarsi.
“Poi
dirlo forte” – si stimolarono per benino, e quando ormai raggiunsero l’apice,
si lasciarono andare tremanti una tra le dita dell’altra.
“Ti
amo intensamente Jen” – sorrise – “E si è addormentato”
“Ti
amo anche io Lana” – continuò – “Sai dovremmo scegliere il nome”
“C’è
tempo amore, e poi preferirei che lo scegliessimo assieme quando lo vedremo per
la prima volta” – ammise e si lasciò stringere.
“Come
sei romantica” – la baciò sulla guancia – “Non vedo l’ora di poterlo tenere tra
le braccia”.
“Anche io amore” – e finalmente appagata e rilassata tra le braccia di Jen, Lana si addormentò cullata dal respiro di sua moglie, stretta a cucchiaino.
Sono
arrivata alla conclusione che ancora non riesco a concludere questa
Morrilla, incredibile ma vero, e penso lo si capisca da questo
capitolo. Penso che dopo il prossimo capitolo potrei decidere di
lasciare la storia aperta, e piazzarci qualche capitolo ogni tanto.
Tutto dipende dal tempo e dall'ispirazione! Detto questo vi do
appuntamento alla prossima xoxo