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Autore: Dangerina15    26/06/2020    0 recensioni
Ho visto cose che trascendono il mondo.
Ho sentito parole e voci provenire dal vento e dall'acqua.
La Terra mi ha parlata attraverso il suo canto soave e ammaliante;
E' tutto chiuso in una memoria che resterà impressa nelle pagine di un quaderno, per tutti coloro che avranno la forza e la volontà di abbandonarsi ad essa...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo inizio


Un leggero calore sul viso mi desta da quel sonno in cui sono sprofondata; un piccolo e flebile raggio di sole segna che giunto il momento di compiere il definitivo passo.
Terra, so che puoi sentirmi: ogni mossa è stata compiuta, ogni momento vissuto. Il tuo complesso groviglio di significati nascosti mi hanno condotta alla scoperta, improvvisa e inaspettata, di un nuovo senso del tutto. Ricordi quando ti ho sentita la per la prima volta? Hai scelto di condurmi in un luogo magico, Lux, immobile nel tempo; qui la clessidra non batte i secondi con i suoi granelli di sabbia, ma rimane lì ferma, a osservare distaccata il passaggio di coloro che approdano qui per ritrovarsi, alla fine, immersi nelle tue eteree acque di conoscenza. Così mi sento adesso, pronta per poter lasciare queste terre fatte di sabbia e di sapori d’Oriente per intraprendere il nuovo grande cammino verso le Terre conosciute, ma ignare di questa vitale essenza.
Strofino gli occhi, ancora impastati dal sonno, e scorgo Anghelos: è ancora cullato dai suoi sogni. Mi rendo conto che è stato al mio fianco tutta la notte, come un guardiano. Lui mi protegge ed io faccio lo stesso. Stringo nella mano lo scarabeo blu e sorrido; mi alzo e guardo alto in cielo, sospirando: sento tutta la forza crescere dentro di me, come un moderno Ercole, potrei sostenere un masso gigantesco se fosse necessario, ma non è quello che mi aspetta. Non è una prova ciò che mi attende all’interno del Tempio, ma una liberazione. Pianto gli occhi sulla colossale architettura alle mie spalle: si erge in quel punto da millenni, eppure nessuna calamità naturale o artificiale ne è riuscita a scalfire le solide strutture che la compongono. Qui, in questi luoghi, tutto è rimasto all’essenza, ogni cosa è protetta solo dalla teca di cristallo dell’eterno; il tempo, a volte così tiranno e distruttore, si ritrae impotente dinnanzi a ciò.
«E’ il momento…».
Una voce giunge alle mie orecchie, destandomi da quei pensieri: Anghelos è in piedi dietro di me, lo sguardo fiero come quello di un leone ma velato da un leggero pizzico di malinconia.
«Andiamo.», gli rispondo.
Cammina ad un passo da me, Anghelos, la sua andatura non è più svelta e frettolosa come prima: adesso è pacato e costante, come volesse lasciare traccia di sé in questi luoghi o forse per rallentare il tempo del percorso che ci condurrà all’interno del Tempio. Percorriamo un lungo viale in salita, scalando le dune di sabbia che circondano ogni lato del luogo sacro. A mano a mano che le colonne del porticato si fanno sempre più grandi alla vista, crescendo di altezza ad ogni passo che compiamo, in cima alla rampa si apre, in tutto il suo imponente splendore, l’ingresso del Tempio, affiancato da due enormi statue di falco che proteggono la loro inviolata casa. Anghelos si ferma dinnanzi all’ingresso buio, voltandosi verso di me.
«Devi entrare tu per prima.»
La sua mano accenna un segno di entrata verso quell’oscurità che mi incutono timore.
«Ma dove devo andare?», rispondo, «Cosa devo fare?»
«Lasciati guidare e andrai dove lei vorrà condurti.».
Anghelos mi sorride e, in questo modo, riesce a calmare i miei timori. Afferro la sua mano, la stringo forte alla mia ricambiando il sorriso con uno più debole ma carico d’intensità. Così come era accaduto dalla valle delle anime d’ombra, mi avvio nell’oscurità che mi circonda.
Grandi pareti marchiate da segni, simboli ed immagini si presentano ad ogni angolo in cui il mio sguardo si posa. Questa volta però non sono sola, poiché Anghelos è con me, seppur ad una evidente distanza, ma in questo luogo mi sento racchiusa in una bolla, tutto mi appare così rallentato, persino il mio respiro e i battiti del cuore che sembravano scoppiarmi nel petto, adesso sono lenti e costanti. C’è un silenzio rituale tra quelle mura, come se ogni cosa stesse tornando al suo posto.
D’un tratto avverto qualcosa che mi sembra…familiare, tanto da riconoscerne i tratti sonori.
La voce.
Quella stessa inafferrabile voce che ho sentito nelle viscere della Valle. Ormai la conosco, mi fido di lei, so che la Terra mi sta parlando e vuole che la segua. Lo faccio senza indugiare, ne seguo il percorso ignorando la meta da raggiungere, non accorgendomi di quanti corridoi o scale stia percorrendo; sono solo concentrata a seguirti, o Terra, ovunque tu voglia condurmi!
Segni, immagini dipinte, simboli si alternano ancora alla mia vista, nella corsa che incede senza sosta: muri di pietra e colonne si affacciano all’improvviso, come germogliate dal sottosuolo e dalla pietra. Dimentico Anghelos; non so se mi stia seguendo o sia rimasto all’ingresso, fatto sta che l’unica cosa che attira la mia attenzione è scoprire dove quella voce vuole condurmi.
Poi il silenzio, come la rottura di un vetro che, cadendo, va in frantumi.
Ciò che ho visto in sogno, adesso è lì dinnanzi a me: c’è una scala stretta tra due ripide pareti di pietra e, in cima ad essa, un fascio di luce apre lo squarcio nelle tenebre del Tempio. Lo riconosco, ogni punto mi è familiare; mi sembra di essere nuovamente dentro quel sogno, ma questa volta è reale e nulla può impedirmi di arrivare fino alla sommità. Ho l’adrenalina che mi scorre nelle vene, l’euforia senza freni inibitori che mi grida a gran voce di correre fin lassù, senza fermarmi. Faccio il primo passo ma improvvisamente mi blocco: ho paura? Non capisco perché il mio incedere è dubbioso, di cosa ho ancora timore?
Una mano si poggia alla mia spalla.
«Sei pronta.»
Questa volta Anghelos non ha intenzione di ostacolarmi.
Sorrido.
Cancello dalla mente i ricordi di quel nero sogno e smetto di indugiare.
Un passo per volta, gradino dopo gradino, percorro la salita che mi conduce all’inebriante luce sfolgorante. La vedo avvicinarsi sempre di più; sono abbagliata, come se stessi assistendo ad un’apparizione, ma non mi fermo. Avvero una leggera brezza che mi sfiora i capelli, c’è un profumo dolce e, contemporaneamente, forte; sembra incenso.
Un altro passo.
La luce si fa sempre più forte e accecante, tanto da costringermi a mettere le mani davanti agli occhi per ripararmene.
Un passo ancora.
Sono vicina, non lo riesco a vedere ma posso sentirlo: l’aria dinnanzi a me si è fatta più fresca, l’incenso sembra essere adesso mescolato con profumi e olio.
Guardo a terra: i gradini sono terminati. C’è, dinnanzi a me, solo il bagliore luminoso.
Faccio due, tre passi; sento di attraversarlo come un portale che conduce in una dimensione parallela. C’è un momento in cui il mio corpo è leggero, come una piuma. Che strana sensazione! Più che di libertà, avverto un senso di…sollievo.
In un attimo tutto svanisce: non sento più gli occhi bruciare, né l’aria fresca che accarezza il viso; è rimasto solo l’incenso, forte ed intenso. Apro gli occhi con cautela, per evitare di appannare la vista ed improvvisamente, dinnanzi a me, lo vedo: il grande lago, che si estende ben oltre le mie capacità visive. Dietro di esso, un sole rosso che si affaccia alla Terra, nascendo con la lentezza di un astro della sua portata.
Sono incapace di parlare e di muovermi, lo stupore mi impedisce ogni azione volontaria. C’è spazio solo per meravigliarsi di cotanta bellezza che solo la Terra può regalare ai suoi abitanti.
Sento nuovamente un soffice calore alle mie spalle: Anghelos è dietro di me, continuando inesorabile a proteggermi e guidarmi.
«Cosa devo fare?» gli chiedo con un filo di voce, senza distaccare lo sguardo, riempitosi di luce e bellezza.
«Devi nascere di nuovo, insieme al Sole. Il tuo viaggio nelle tenebre si è concluso, adesso devi liberarti di tutto ciò che quella oscurità ti ha lasciata per far entrare la luce nel tuo cuore, nel tuo corpo e nella tua anima.»
Avanziamo in silenzio fino alle sponde del lago.
«Queste sono le acque del fiume sacro. Sono in pochi hanno avuto l’onore di potervisi immergere in un atto di purificazione.» riprende Anghelos, ponendosi dinnanzi a me: ha, tra le mani, due piccoli cumoli di sale che, lentamente, cosparge a terra attorno a me, facendone cadere pochi granelli per volta.
«Il sale per purificare il luogo dove tutto avviene.»
In seguito, immerge le mani in una ciotola piena di olio profumato e, come fosse un sacerdote, strofina le sue mani sulle parti nude del mio corpo: sul collo, sul viso, sulle braccia, lasciandomi impregnata di essenze profumate, rare e preziose. Poi afferra la ciotola in cui sta bruciando l’incenso, spegne con un soffio la candela e prende della cenere depositatasi sul fondo del recipiente: le sue dita formano una sottile striscia di cenere sulla mia fronte e all’altezza della gota.
«Olio, profumo ed incenso, per purificare il corpo impuro.»
Ho il cuore che batte impazzito, non riesco a capire l’emozione che mi trapana dal cuore, un misto tra estasi e terrore; Anghelos sta compiendo su di me un rito antico di millenni, ho paura di portarne il peso ma ne sono altrettanto onorata.
Terra, ascoltami: dammi la forza di procedere, riempimi della tua indomabile energia, fammi credere che tutto ciò che ho vissuto, ho sentito e ho visto siano il mio punto d’appoggio. Fammi sentire la tua voce.
Mi hai ascoltata.
L’avverto di nuovo: la voce eterea.
Sento crescere in me il coraggio: sono davvero pronta per iniziare la mia missione.
«Adesso, l’ultimo passaggio da compiere: la purificazione del cuore e dell’anima.»
Anghelos mi prende la mano e, con lentezza, mi conduce verso una piccola scala che si immerge dentro le acque del lago sacro.
«Lasciati rapire dalle sue acque e rinasci insieme all’astro luminoso, che sorge ogni giorno dall’oscurità.»
Anghelos si allontana, ponendosi in disparte.
Rimango sola, con, nel cuore, la spinta necessaria a farmi compiere l’ultimo grande passo.
Un piede davanti all’altro: avanzo come in un corte nuziale.
Sento l’acqua che bagna le caviglie, salendo fino alle ginocchia: è fredda come la neve; le mani tremano ma non mi fermo.
L’acqua sale ancora, fino al bacino: sento i muscoli contrarsi per la tensione e la temperatura, ma non demordo.
Ancora un altro passo e l’acqua raggiunge il torace: sento le mani perdere sensibilità, i piedi indolenziti per il freddo, ma devo farcela, andare fino in fondo.
L’acqua sale e raggiunge le spalle: sto tremando, ho le gambe rigide, perdo forza.
Mi volto a guardare Anghelos, con occhi colmi di paura: e se non dovessi farcela?
Uno suo cenno, piccolo e impercettibile, mi da quella forza necessaria per compiere l’impresa: ora l’acqua mi ricopre totalmente.
Rivedo nella mia mente ogni attimo vissuto durante il viaggio, ogni singola emozione e sensazione; ne ricordo quasi tutti i dettagli, impressi a fuoco nella mia memoria.
Trattengo il respiro.
Mi immergo.
Il freddo dell’acqua mi entra nelle ossa, distruggendo le mie naturali difese. Mi sembra di toccare il vuoto dell’infinito. Avverto una sensazione di leggerezza, di pace, una quiete nuova. C’è silenzio attorno a me: sono nella bolla, nel cuore della Terra. Il mio corpo non ha barriere, è invaso in ogni parte da quella atmosfera, da quelle sensazioni.
Vorrei rimanere qui per sempre.
E’ il momento di tornare in superficie.
Un grande respiro accoglie il mio ritorno alla vita e una luce perforante abbaglia la mia vista: il Sole è sorto.
«Benvenuta nel mondo, Regina Afrodite.»
Il sussurro di Anghelos fa capolinea alle mie orecchie come una melodia nuova, limpida.
Mi sento diversa, carica di significato, di nuove emozioni. La mia anima risponde a nuovi richiami e il cuore ne gioisce.
Esco dal lago sacro come Afrodite nacque dalle acque.
Il Sole è alto in cielo, il suo calore mi riscalda completamente. Anghelos sorride, porgendomi un mantello per asciugarmi.
Restiamo in silenzio per un lungo tempo.
«Stai bene?», sussurra dopo un breve sospiro.
«Adesso si.», rispondo, «Non sono mai stata così bene in tutta la mia vita…grazie alla Terra e a te.»
Anghelos accenna un riso amaro.
Mi volto a guardarlo e gli sorrido dolcemente.
«Devi farmi una promessa.»
«Quale?»
Esito per un momento.
«Che ci rivedremo.»
Allungo la mano come per stringerla. Anghelos mi guarda negli occhi, poi si alza.
«Vieni,» dice, senza alcuna inflessione emotiva nella voce, «ti accompagno alla barca.»
Lo vedo allontanarsi da me; abbasso il braccio che non ha più forza. La delusione sul mio viso è palese e non posso nasconderla; una lacrima scivola sulla guancia. Con la testa bassa e senza proferire parola, lo seguo fino all’uscita del Tempio delle Sabbie, dove sembra che ad attendermi ci sia una barca: lei mi riporterà a casa.
«E’ il momento, Afrodite. Devi andare: per te, adesso, comincia una nuova vita, un nuovo inizio.»
«Anghelos io…» ma non faccio in tempo a finire che mi sento tirare per un braccio e, come fosse un incanto, sento le labbra di Anghelos sprofondare sulle mie; è un contatto inaspettato, che concentra in sé mille emozioni.
Mi abbandono ad esso, senza pormi domande.
E’ un tempo indefinito quello che trascorriamo immersi in quell’attimo; nessuno dei due vuole lasciare la presa per primo.
Quando sento, infine, il suo viso allontanarsi dal mio, i suoi occhi si perdono nei miei.
«Te lo prometto, Afrodite: ci rivedremo.»
Il suo sorriso pervade ogni cellula del mio corpo. Non rispondo, mi limito a stringere la sua mano nella mia e a ricambiare il suo sorriso.
La barca lascia la riva con me a bordo.
Anghelos è a terra e guarda verso la nostra direzione; continuo a tenere gli occhi piantati su di lui, che diventa sempre più piccolo e distante, fino a sparire nella curva dell’orizzonte.
Mi volto in direzione del Sole, ormai sorto. Mi dirigo alla prua della barca e resto lì, con lo scarabeo blu stretto nel pugno della mia mano, a contemplare per l’ultima volta quella Terra che, come figlia prescelta, mi ha accolta a sé.
Resto lì, nel mio silenzio, lasciando che il fiume mi conduca oltre la linea dell’orizzonte, bagnata dalla luce di un nuovo Sole, finché la barca si perde ai confini del mondo che separa l’Oggi dal Domani.
  
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