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Autore: KikiShadow93    26/06/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare di cuore Chimera__, Celeste98 e _Cramisi_ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 16 💛
Ringrazio anche Achiko, Chimera__, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551 e The Big Dreamer per aver messo la storia tra le seguite; ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Noemy 1551, Teo5Astor e _Cramisi_ per aver messo la storia tra le preferite; Chimera__ e Nhirn9001 per aver messo la storia tra le ricordate. Ed un grazie va anche a tutti coloro che leggono silenziosamente! 💛

 

𝟚𝟝. 𝓛𝓊𝓋𝒶 𝒶𝓁𝓁𝒶 𝒻𝒾𝓃𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒽𝑜𝓉 𝒹𝑜𝑔
(𝓟𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟙)



«And now it's alright, it's okay
And you may look the other way
We can try to understand
The New York Times' effect on man
»
Apre di scatto gli occhi, trovandosi in una stanza che in un primo momento non riconosce. Ci sono pochi mobili che decisamente non sono della sua camera da letto e l’intera stanza di per sé è evidentemente molto più grande.
Fatica per qualche istante a capire dove si trovi, ancora un poco intontito dal sonno e con quella canzoncina fastidiosa che gli arriva quasi dolorosamente alle orecchie, realizzando tutto in un colpo che è nella sua nuova camera da letto, nella sua nuova casa.
Sono andati a dormire che erano da poco passate le tre del mattino, ora lo ricorda.
Ricorda che le ha chiesto di essere sua per sempre, di diventare sua moglie e che gli ha detto di sì tra un bacio e un altro, che gli altri sono arrivati a scaricare la roba e che loro due hanno fatto sesso un po’ contro il muro e poi sul pavimento quando Sherry ha accettato a pieno l’idea di vivere lì e che poi, spinti dalla fame, sono scesi giù.
C’erano praticamente tutti: alcuni portavano vari mobili mai visti prima dentro e fuori, altri appendevano fotografie ai muri, altri ancora stendevano tappeti e sistemavano fiori colorati. Alcuni avevano deciso che era necessario mettere le luci di Natale pure sul corrimano delle scale e Sherry si è adirata solo ed esclusivamente perché voleva farli pure lei gli addobbi. Radish, dal canto suo, si è ritrovato piuttosto indifferente sulle prime, per poi rendersi conto che un pochino gli piacerebbe se ci fosse anche un minimo di lui in casa, ma non si è perso in tante chiacchiere. Moriva di fame, doveva assolutamente mettere qualcosa sotto ai denti e, una volta entrato nell’ariosa cucina, ha avuto decisamente l’imbarazzo della scelta.
Avevano sgraffignato davvero di tutto, i loro lupi fuori di testa, incuranti dei loro gusti e decisi solo ad abbellire quella che, ai loro occhi, appare come la tana della coppia dominante.
Poi Mordecai è saltato sul tavolo del salotto, gli occhi iniettati di un entusiasmo allarmante, ed ha chiesto urlando quale fosse stata la risposta di Sherry, attirando l’attenzione di tutti. Perché lui sapeva anche il resto del piano, gli aveva estorto la verità per sfinimento nervoso, e solo con quella domanda pure gli altri hanno capito.
Entrambi si sarebbero voluti sotterrare in quel momento e il desiderio è solo aumentato quando Sherry, con imbarazzo, ha annuito con la testa e lì è scoppiato il caos più totale: tutti urlavano le congratulazioni, altri si sono messi a shakerare bottiglie di spumante e si sono sparati i tappi addosso per divertimento e, subito dopo, si sono inzuppati l’un l’altra con il contenuto. I più entusiasti, poi, si sono rincorsi sia dentro casa che fuori per spaccarsi le bottiglie ormai vuote addosso.
Nel momento esatto in cui le bottiglie hanno cominciato ad esplodere e inondare mobilia e persone, incluso lo stesso Radish i cui capelli erano così fradici che, succhiandoli, ci si poteva ubriacare, il Quartetto ci ha tenuto tantissimo a mettere in piedi lo spettacolino che si erano programmati la sera stessa del compleanno di Sherry, subito dopo essere schizzati via per la città addormentata.
Sono infatti montati sul tavolo, sovreccitati in modo assai preoccupante, Mordecai addirittura con una delle sue parrucche da Phoebe, ed hanno attaccato con una piccola e semplice coreografia per accompagnare le poche parole di una canzone Disney per loro azzeccatissima:
«Non ce n'è per nessuno ormai, è arrivato—
Dove mai, e nessun altro mai
Potrà andare!
Ieri era zero!
- Zero, zero!
Oggi è il più forte
- Dell’Impero!
Ed avrà sempre una marcia in piùùù!
Se ieri era zero, oggi è un guerriero—
Oggi è il più grande che ci sia!»
Si sarebbe volentieri sotterrato, Radish, ma a nessuno è parso importare. O forse non se ne sono neanche resi conto, non ne era certo prima come non lo è ora, l’unica cosa certa è che li hanno festeggiati come se aspettassero una cosa del genere dall’alba dei tempi.
E pensare che, prima di conoscerlo, lo odiavano e disprezzavano. Gli è bastato il buon vecchio “uno due” contro Darren e tutti si sono follemente innamorati. Per quanto si sforzi e talvolta riesca pure nell’impresa, sa bene che non li capirà mai del tutto.
Il delirio è scoppiato all’una e mezza del mattino ed è proseguito fino alle tre, quando alla fine si sono chiusi in camera per del meritatissimo riposo mentre gli altri rimanevano giù in sala a sistemare il macello che avevano combinato.
Lo ricorda perfettamente e, mentre si alza dal letto semi distrutto, non riesce a fare a meno di sorridere.
Lui, uno spietato Saiyan che conquistava pianeti, distruggeva ed uccideva quasi per divertimento, si è fidanzato ufficialmente con Sherry, uno Spettro Alpha Purosangue non meno violento di lui alla testa di un branco di pazzi esagitati che si sono infilati di prepotenza nella sua vita.
Non lo avrebbe mai neanche solo immaginato.
«Feel the city breakin' and everybody shakin'
And we're stayin' alive, stayin' alive
Ah, ha, ha, ha, stayin' alive, stayin' alive
Ah, ha, ha, ha, stayin' alive»
Ma adesso non ha tempo per compiacersi dei grandi risultati ottenuti: deve scendere ed incazzarsi a morte perché alle dannatissime 07.33 del mattino quei deficienti - Sherry inclusa - hanno attaccato quest’odiosa canzoncina a tutto volume.
Dobbiamo imporre delle regole. E dobbiamo farlo subito.
Scende le scale con passo svelto ed eccoli lì: Sherry, il Quartetto, Bree, Domino, Becca e i due piccoli che addobbano casa mentre cantano e ballano tutti assieme.
«Life goin' nowhere, somebody help me
Somebody help me, yeah
Life goin' nowhere, somebody help me, yeah
I'm stayin' alive»
Micah e Bree ballano a tempo sul tavolo, Sherry ancheggia verso di lui e lo tira in basso dopo averlo “catturato” con un nuovo maledettissimo filo di lucine dorate - e Radish, a questo punto, si domanda quando il tutto prenderà fuoco - e lo bacia a fior di labbra mentre se la ride.
Il Saiyan non può far altro che giocare secondo le loro regole: si abbassa di scatto e se la carica in spalla a tradimento, mollandole una sonora e dolorosa pacca sulla natica che risuona per tutta la casa. E i loro amici ridono di questo. Ridono e Micah lo incita a riportarla in camera per farle capire chi comanda “a colpi di minchia”, alla quale segue la sua ignorantissima risposta.
«Il tempo di mangiare, lupo, poi la faccio piangere.»
Si domanda per quale ragione continua a fomentarli tanto se poi le loro reazioni il più delle volte si rivelano disturbanti, ma non vuole pensarci. Ci sono una valanga di cose, alla fin fine, alla quale non vuole mai pensare perché in realtà non sono importanti. Lui è felice in mezzo alla loro esuberanza. È felice, si sente apprezzato e ben voluto.
«Oh, CAZZO!»
Girano tutti la testa dopo l’urlo shockato di Becca, che tiene tra le mani il tablet con la copertina verde metallizzato di Major. Ha gli occhi fuori dalle orbite e Radish è sinceramente impaziente di godersi il sicuro spettacolino alla quale sta per assistere.
Perché Becca non si scandalizza mai. Come potrebbe, d’altra parte? Li conosce da quando ha 14 anni e sta con Maddox da quando ne ha 17, conosce i suoi ragazzi da troppo tempo per potersi scandalizzare di un loro atteggiamento. Sempre ammesso, ovviamente, che questo atteggiamento non possa rivelarsi in qualche modo dannoso per i propri piccoli.
Radish invece, per quanto sappia benissimo di avere a che fare con degli disadattati fuori controllo, può ancora sorprendersi dei loro atteggiamenti. La sera prima, per esempio, è rimasto ammutolito nell’apprendere che la sua proposta non era poi troppo più articolata di quella che fece Maddox alla sua veneratissima Becca.
Tre mesi ci ha messo. Negli anni le ha fatto credere in ogni modo possibile che non si sarebbero mai scambiati il Morso perché per lui non era assolutamente importante e poi, per tre maledettissimi mesi, ogni singolo giorno Becca ha ricevuto proposte di matrimonio di nascosto, senza accorgersene assolutamente. Maddox le prese un bellissimo anello di diamanti perché è così che le sarebbe piaciuta la proposta e continuò a “proporsi” in segreto nei momenti più disparati in attesa di trovare quello giusto per uscire allo scoperto. A prova di ciò c’è un montaggio video dove l’allora ventenne Maddox si scattava una foto ogni volta che teneva il prezioso gioiello per le mani, Becca sempre alle sue spalle, ignara di tutto. L’idea era quella di scattare tante foto in situazioni via via sempre più rischiose, fino a quando non avrebbe trovato l’attimo perfetto oppure non fosse stato scoperto. Sfidò pure la sorte per la foto “perfetta” - quella che tutt’ora è in bella vista sul di lei comodino -, posizionandole l’anello nel palmo della mano mentre dormiva. Alla fine, allo scadere del terzo mese e con un numero imbarazzante di fotografie, il Cacciatore ha semplicemente deciso di stamparle e attaccarle per tutta la casa, ognuna con la data ben in vista.
Amos e Maximilian sono stati concepiti quella sera stessa.
«Che c’è?!» Urla di rimando Major, riportando Radish con i piedi per terra. Nell’esatto istante in cui il lupo quasi strilla per la disapprovazione, Sherry, libera dalla sua presa da neanche cinque secondi, comincia a sventolare sotto al suo naso un invitante cornetto alla crema che il Saiyan addenta senza tanti complimenti.
«È pieno di porno!»
Le risate si scatenano, Radish si abbandona mollemente sul divano e Sherry si sdraia in parte su di lui.
Ahhh, quante volte ha assistito a scene del genere durante l’adolescenza. Adesso sta andando pure molto bene, perché in genere finivano col lanciarsi contro gli oggetti nel giro di venti secondi al massimo e a fare a botte in giardino nel giro di quaranta.
«Perché armeggi col mio tablet?!»
«Ci saranno almeno un centinaio di video! Per la puttana, ce n’è per tutte le categorie! Tu sei malato!» Strilla inviperita, gli occhi sempre più sgranati mentre Maddox, che decisamente non ha voglia di quelle scenate già di primo mattino, le sfila l’oggetto incriminato di mano, lo poggia sul tavolo e, con un pugno deciso, lo manda in frantumi.
«Mad, fuori. Ora.» Beh, forse non è andata in modo poi troppo differente… però hanno superato il minuto prima di uscire, quindi si può dire che c’è stato un miglioramento in tutti quegli anni.
Radish, col senno di poi, si domanda se la sua sia stata una buona idea perché è più che evidente che quella non è più una semplice casa. No, quella è ufficialmente una base dove il Quartetto bivaccherà spesso e volentieri - Dio gli è testimone, Radish gli farà passare la voglia trasformandoli in una versione più tragica di Cenerentola - e dove loro due avranno forse ancor meno privacy.
Però in fondo lo sapeva che con loro il termine privacy è molto relativo. Vogliono starle vicini perché temono che tutta la pressione alla quale è sottoposta possa in qualche modo schiacciarla, Radish lo sa, unico motivo per cui non li caccia malamente a pedate nel culo. Finché non sarà pienamente in grado di occuparsi di lei, di loro, del branco, di tutto ciò che ci sta nel mezzo ed anche di ciò che ci orbita attorno, non pretenderà che restino fuori da un sottile confine invisibile che, ovviamente, si appresterà a tracciare non appena la situazione attuale si sarà stabilizzata.
Per quanto non lo ammetterà mai ad alta voce, ha bisogno della loro esuberante forza per tenere la barca pari. Ma il sorriso dolce che adesso Sherry gli rivolge in qualche modo lo ripaga. Quando mai, in fondo, qualcuno lo ha guardato così? Quando mai qualcuno gli è stato riconoscente per qualcosa?
Lui di casini in quei due mesi ne ha fatti, in futuro ne farà ancora ed anche di più grossi, questo lo sanno entrambi così come sanno che li farà pure lei, quindi tanto vale sforzarsi a venirsi in contro.
Le stringe un braccio attorno alle spalle e porta il volto nell’incavo del suo collo, beandosi per qualche istante del profumo di limone che emana la sua pelle. È un odore un poco freddo, molto diverso da quello reale che tanto gli piace, ma in qualche modo riesce comunque a scaldarlo dentro.
«Oggi ti alleni con me?» Le mormora vicino all’orecchio, indeciso se caricarsela di nuovo in spalla per andare in camera da letto o se comportarsi per una volta come una persona adulta anziché come un adolescente arrapato.
Non hanno ancora affrontato la questione, ma anche questo suo costante desiderio ha un perché piuttosto semplice. I lupi vanno in calore una volta all’anno, come i cani. Gli Spettri, invece, sono come gli uomini, sempre in estro. Il loro desiderio è insaziabile. In fatto di sesso sono dei vampiri, ti prosciugano ogni volta e ne pretendono sempre di più.
Una relazione anche solo fisica con uno Spettro, soprattutto se Purosangue e già solo per questo aspetto, è profondamente devastante per una persona normale.
Radish, per sua fortuna, non è una persona normale: è un Saiyan grande e grosso abituato ai peggiori scontri all’ultimo sangue e, oltretutto, ha racchiusa dentro di sé una piccolissima ma potente traccia di Roman, che spiega chiaramente il perché di questi suoi atteggiamenti.
«Dipende a quale genere di allenamento pensavi…» Afferma maliziosa, rigirandosi lentamente tra le sue braccia per potersi poi sedere sulle sue gambe.
C’è una cosetta che Glover non gli ha detto, poiché per lui era scontata: Sherry non può accantonare velocemente il suo “gesto sconvolgente”, tutto in lei adesso è in subbuglio in modo non troppo diverso dal periodo del calore, e quindi si mostrerà molto ben disposta nei suoi confronti.
«Completo.» Nel ritrovarsela in grembo e col suo volto così vicino al proprio, non può più resistere: si allunga in avanti e la bacia davanti a tutti.
Le sue labbra sono morbide, giovani, piene. Nel sentirla ricambiare il bacio con una tale tenerezza, una tale passione, un tale bisogno, Radish geme appena senza neanche rendersene conto.
Malgrado la vita degli Spettri spesso e volentieri si dimostri decisamente molto distante da quella dei Saiyan, Radish è sicuro che nessuno se ne lamenterebbe troppo.
«E basta, per la puttana!»
Si separano e voltano contemporaneamente la testa verso la porta, assumendo due espressioni assai diverse: Sherry è allegra, piena di vita, Radish è in parte infastidito ed in parte schifosamente soddisfatto.
«Ma voi due parlate ogni tanto?!» Brontola a denti stretti River, che malgrado tutto ha comunque aiutato con il piano di Radish.
Per quanto una parte di lui ancora voglia Sherry al suo fianco, ad un’altra non importa poi più di quel tanto. Ha capito che il Saiyan ha vinto, se l’è aggiudicata in tempi da record a dispetto di ogni altro Spettro, lui compreso, e sa quanto sia solo masochistico continuare a tentare di riprendersela. Certo, starà sempre lì da un lato ad aspettare un suo irrimediabile scivolone per tornare alla carica in pieno stile “cavaliere dalla splendente armatura sul bianco destriero”, ma fino a quel momento si sta già adoperando per rifarsi una vita. Da una decina di giorni, infatti, lo si vede spesso e volentieri in giro con la solita Cacciatrice, Cloe, una giovane ventenne dalla chioma color sabbia e dei dolcissimi occhioni azzurri.
«Ti brucia eh?» Scherza con una punta di cattiveria Radish, le mani ben piazzate sulle natiche sode della compagna. In realtà pure lui ha capito che ormai è una mera questione di principio e che l’altro sta cominciando ad abbracciare l’idea di poterlo tollerare, però non ha alcuna intenzione di smettere di dargli fastidio. Le sue espressioni furiose e offese sono impagabili.
«Stronzo.»
«Mentre voi fate a gara per stabilire chi è più scemo, io mi prendo un altro caffè. Sono a pezzi stamani.» E detto questo Sherry si alza svogliatamente dal divano, dirigendosi a grandi falcate verso la cucina.
«Ehi, Riv! Indovina un po’ di chi è la colpa!» Alla gara chi è più scemo chi poteva voler partecipare se non Mordecai? Malgrado l’affetto sincero che da anni nutre nei confronti del bastardo del Sud, di certo non potrebbe mai sottrarsi ad un simile scambio di frecciatine. Uno come lui deve sempre dar sfoggio della propria sconcertante immaturità, sennò potrebbe risentirne a livello fisico.
«Taci, stronzo numero due.»
Sherry ridacchia appena nel sentirli bisticciare come bambini mentre Micah, giunto improvvisamente alle sue spalle, la scuote tenendola saldamente per le spalle prima di prendersi l’ennesimo cornetto.
Quella è un po’ l’atmosfera di quando erano ragazzini: Micah si strafoga di ogni cosa dolce gli capiti sotto tiro e ci tira giù almeno due red-bull, Major e Maddox bisticciano per delle scemenze e poi si stendono sul prato a parlare del più e del meno, Mordecai infastidisce ogni creatura vivente per il puro gusto di farlo, Bree tenta disperatamente di svegliarsi del tutto con la musica e lei si trascina da una parte all’altra finché non è totalmente sveglia.
Un tempo c’era Fern a tenerli uniti e a bacchettarli perché riuscissero a mettere in moto il cervello per le otto, adesso, in un certo senso, c’è Radish. Perché lui, per quanto ami cazzeggiare con tutti loro, è ben deciso a fargli sputare i reni durante gli allenamenti così che possano dirsi il più al sicuro possibile.
Mentre si trascina dalla cucina alla sala da pranzo per rispondere al cellulare, vittima di una nuova e folgorante ondata di stanchezza improvvisa, non può fare a meno di notare il suo fidanzato - e Dio solo sa quanto le faccia strano questa consapevolezza - sopportare in silenzio i due bambini mentre questi gli spiegano a malincuore che ancora non sono riusciti ad avvistare l’ircocervo ondulato. Sorride teneramente poi nel vederlo carezzargli le testoline e dire loro che non fa niente, tanto non lo vuole più e, in fine, di togliersi dai coglioni.
È molto più tenero e paziente di quanto non voglia dare a vedere, lo sa bene ormai. E sa anche altrettanto bene che questo suo atteggiamento da maschio alpha indisponente è dettato solo ed esclusivamente dall’educazione e dalle idee che gli hanno inculcato in testa da bambino. Tutte cose che, seppur a fatica, da anni sta in qualche modo tentando di scrollarsi di dosso assieme alla consapevolezza di essere un terza classe.
Tu sei molto più di questo, Radish. Datti un po’ di tempo e potrai vederti come ti vediamo noi.
Il numero che appare sul display non è salvato nella rubrica, ma di certo non è un problema. Quante volte i suoi ragazzi chiamano da telefoni rubati? Quante volte si lanciano addosso i cellulari e poi se ne procurano di nuovi? In pochi nel branco hanno davvero un numero stabile, quindi non si fa problemi a rispondere.
«Pronto?»
- Oggi ti alleni con me?
  Dipende a quale genere di allenamento pensavi…
  Completo.

Ci sono le voci dei suoi amici di sottofondo, le sente chiaramente, così come sente il rumore che divano ha fatto quando loro due si sono mossi, quasi fosse stato proprio l’oggetto inanimato a registrare la loro conversazione per poi telefonarle e farle ascoltare il suono delle loro voci.
Ma ciò non è possibile, anche un idiota lo capirebbe, ed è per questo che non impedisce ad un sottile velo di inquietudine mista a paura di avvolgerla. Paura, sì, perché una cosa del genere non può portare a niente di buono.
«Chi è?»
Il fatto che le sia mancato di colpo un battito, unito all’odore emanato dalla sua pelle e, forse in dose maggiore, l’incrinarsi improvviso della sua voce hanno destato immediatamente l’attenzione di Micah, ancora intento a sbranare l’ennesimo cornetto proprio dietro di lei.
- Buongiorno, mia piccola Sherry!
Adesso pure Radish è attento alla compagna. Come potrebbe essere altrimenti? Il fatto che tutti i presenti si siano bloccati e la fissino è già di per sé un profondo allarme per lui, ma il fatto che lei si sia pietrificata in mezzo alla stanza e si sia lasciata sfuggire di mano la tazza è un qualcosa di ancor più preoccupante.
Si alza di scatto dal divano e la raggiunge a grandi falcate, cercando poi i suoi occhi per provare a capire cosa stia succedendo. Perché non ci vuole credere, Radish, che quello sia così pazzo addirittura da chiamarla. Sa della sua esistenza, sa che stanno insieme, sa ogni cosa! Come può passargli anche solo per l’anticamera del cervello di tirare così tanto la corda?
«Non sono tua.»
Il fatto che le parole le siano uscite così incrinate, però, gli fa capire in pieno che sì, è così pazzo.
- Deve essere terrificante vivere ogni giorno nella paura… sapendo quanto sei debole in realtà.
Le strappa il telefono di mano mentre Bree la raggiunge e la stringe a sé, cercando di non far andare in blocco la sua mente. Rischia una reazione spropositata come quando lo sogna, lo sa perché riconosce i campanelli di allarme. E, come lei, li riconoscono anche gli altri: Micah si fionda sul divano e con gli artigli comincia a dilaniarlo in cerca della microspia che ha usato per registrare la conversazione, Domino e Major corrono fuori e danno l’allarme generale così che tutti pattuglino la zona e poi si riuniscano, Mordecai, fisicamente molto più forte di tutti loro, affianca l’amica e la stringe con forza per farle capire che va tutto bene, che nessuno di loro gli permetterà di toccarla. River, Becca e Maddox, invece, in barba a qualsiasi avvertimento, ordine o istinto di auto-conservazione, si sono catapultati fuori, esplodendo in enormi palle di pelo ribollenti di rabbia e si sono lanciati nella boscaglia. Lo scopo non è solo pattugliare a questo giro, no: cercheranno gli altri e ad uno ad uno controlleranno il loro sangue.
Tutto questo è successo nell’arco di tempo in cui Radish le ha preso il telefono di mano e se l’è portato all’orecchio, ringhiando a denti stretti una semplice frase: «Non mi sfidare.»
- No? Perché? Cosa fai, sennò?
«Ti prendo a calci nel culo talmente forte da fartelo arrivare in gola.» Sente il rumore delle macchine, Radish. Sente il vociare di tante persone, il rumore prodotto da un trapano a percussione, il rumore fastidioso delle tazzine di porcellana che impattano contro i piattini. È là fuori, nel bar di qualche città che non può identificare.
- Questo gioco è troppo divertente!
Sta giocando al gatto col topo… consapevole di avere un drago alle spalle. E non gli importa. È questo a destare un minimo la preoccupazione di Radish, il fatto che sappia e proceda lo stesso, indice che deve avere qualcosa di ben specifico in mente che lui, malgrado tutto, non può impedire.
«La sua vita non è un gioco!» È fuori di sé, sente la propria energia mista a rabbia montargli dentro fin quasi ad accecarlo. Se adesso se lo trovasse davanti, o se anche solo riuscisse ad individuarlo, farebbe capire una volta per tutte a tutti quanti gli Spettri chi è e che nessuno fotte con lui.
- Sì invece. E quando dico game over, lei perde.
Gli ha chiuso la chiamata in faccia e Radish è sul punto di impazzire davvero. Lo ha sfidato così apertamente che, in un altro frangente, potrebbe addirittura portargli rispetto. Sì, insomma: chi oserebbe mai sfidare un Saiyan, essendo inoltre consapevole solo di una parte del suo potere?
Se però non è ancora esploso è solo perché, dietro di lui, Sherry fatica sempre di più a respirare. E trema. E si sta di nuovo scorticando un braccio con gli artigli, quasi inconsciamente volesse riportarsi alla realtà. Radish non saprebbe dire se è per questo motivo o perché sta ancora tentando di togliersi quello sporco di dosso che gli ha detto aver sentito sulla pelle per anni, sa solo che è inconcepibile che soffra così.
La toglie dalle braccia di Mordecai e Bree e la stringe forte a sé.
«Riunisci il branco. Che tutti vadano dal proprio maestro e che la mia divisione si frammenti con gli altri due gruppi. Per l’ora di pranzo, gli Alpha dovranno essere di nuovo qui insieme a voi e pretendo di vedervi così a pezzi da dovervi raccogliere col cucchiaino. Sono stato chiaro?»
Mordecai annuisce fermamente e prende per mano Bree mentre Micah afferra i cuccioli visibilmente preoccupati, ed in pochi secondi sono tutti fuori di casa.
Potrebbero essere d’aiuto anche lì, Radish lo sa, ma sa anche di più che adesso devono sfogare la paura e la rabbia, altrimenti basterà un niente perché esplodano e riversino la loro ferocia su degli innocenti.
Sono animali, agiscono d’istinto, e la loro parte razionale e umana può reggere poco contro la bestia feroce che alberga dentro ognuno di loro. In quanto Capitano e maschio dominante compagno della Regina, lui ha il dovere di tenerli sotto controllo in qualche modo. E quale può essere il modo migliore se non facendoli combattere quasi a morte contro chi non si risparmierà minimamente pur di farli migliorare?
Chiamerà Vegeta, per quanto gli scocci, e gli spiegherà quanto accaduto. Ha bisogno del suo sangue freddo e delle sue capacità di comando per evitare il peggio e per Sherry, che trema come un topolino tra le sue braccia, può anche fare lo sforzo di chiedere il suo supporto.
La conduce in camera deciso a tenerla lontana da tutti. È lui, lì in mezzo a tutta quella moltitudine di lupi sanguinari, a doversi e volersi occupare di lei, è lui che la terrà al sicuro da tutto e tutti, ormai se l’è dato come obiettivo primario assieme al diventare sempre più forte e nessuno riuscirà facilmente a fargli cambiare idea.
Sherry, ridotta ad un fascio di muscoli tremolanti, continua a guardare dritto davanti a sé senza quasi rendersi conto di ciò che la circonda, a malapena pure delle braccia forti che la stanno stringendo mentre viene adagiata sul letto sfatto.
Sapeva che c’era una talpa nel branco. Era più che evidente ormai. Così com’era diventato evidente che fosse abbastanza abile da nascondere i propri ricordi. Jäger deve averla addestrata a questo, inculcandole inoltre in mente chissà quali dolce promesse in grado di spingere qualsiasi cuore pavido a cedere.
Il problema è che non si aspettavano che fosse tanto abile da non destare il sospetto di nessuno, tanto da potersi intrufolare tranquillamente in casa sua la sera precedente.
Ma chi è questa talpa? È solo una o sono in molti? Non saprebbe dirlo, assolutamente. Sta passando in rassegna tutti i volti ma nessuno di loro ha mai dato prova di non meritare la sua fiducia.
Ha paura, adesso. È da uno che poi si diventa cento. È da quell’uno che poi le teste cominciano a saltare.
Fern. Bree. Mordecai. River. Micah. Major. Maddox. Becca. Mimì. Domino. Sono tutti in pericolo, dal primo all’ultimo. E lo sono i piccoli Amos e Maximilian, lo sono tutti i membri del branco a lei davvero fedeli.
E, forse, lo sono pure alcuni amici di Radish. Non può escludere neanche questa possibilità. Se alcuni di quelli che pattugliato la casa di Chichi fossero dei traditori? Dio… potrebbero aver già escogitato Dio solo sa cosa e nessuno di loro avrebbe modo di saperlo.
Radish ne soffrirebbe immensamente…
Sgrana gli occhi, folgorata dall’idea.
Sarebbe colpa sua se le succedesse qualcosa.
Sarebbe colpa sua se qualcuno riuscisse ad isolarla e a farle del male.
Sarebbe colpa sua come è stata colpa sua se Leila è morta.
Perché la gente attorno a lei si fa male, molti muoiono. Come Rafe. Rafe è morto per dimostrarle il suo valore, per vincere il suo cuore. Rafe si è stupidamente buttato nelle sue spaventose fauci ed è morto. L’ha fatto per lei. È morto a causa sua.
La morte non le ha mai fatto particolarmente paura. A nessuno Spettro, in realtà. È parte della vita, vivere è morire, lo sanno da sempre. È per questo che si impegnano a vivere al massimo quei pochi anni che hanno a disposizione.
Ma l’idea che le persone a cui vuole bene possano morire a causa sua… questo è insopportabile.
«Non ti farà del male, okay? Non glielo permetterò.»
Lo so, Radish. So che non lo permetterai. Sei più testardo di me se ti ci metti… e non tolleri che venga toccato ciò che è tuo. Vale anche per me, sai? E loro, tutti loro, sono miei, sono parte di me. Non posso permettere che li tocchi. Quindi…
«Koba?»
Sorride appena nel sentire quel nomignolo, indice che la sua mente sta ricacciando indietro tutto quanto, che il blackout e il crollo emotivo sono stati schivati.
«Prendi il portatile, per favore?»
Okay, richiesta insolita, ma si tratta pur sempre di Sherry: può aspettarsi qualsiasi cosa, soprattutto in momenti in cui è turbata.
Abbandona il suo corpo nel letto e si alza controvoglia. Dio solo sa in quale sacca è stato ficcato. Bree e le altre hanno buttato tutto dentro totalmente a casaccio, poiché l’unica cosa importante era portare lì dentro tutti gli indumenti da porcona dell’amica. Ha anche sentito, la sera prima, che ne hanno presi di più nel pomeriggio, tra le altre cose, ed ora è incredibilmente curioso di vedere fin dove si siano spinte quelle tre pazze malate.
Pazze malate che, tutto sommato, sente di poter definire amiche.
Quando ha spiegato loro a grandi linee la sua idea lo hanno abbracciato così forte da fargli male. Male sul serio, tanto da essere momentaneamente incapace di respirare. A poco sono poi valse le sue parole quando tentava disperatamente di bloccarle e loro continuavano a berciare come aquile su cosa andasse preso e dove. È stata Becca, poi, a chiamare tutta trafelata il marito per ordinargli categoricamente che la cassettiera della camera da letto venisse trasportata con la massima cura.
Vuoi rendere infelici il Capitano e la Regina? Eh? È questo che vuoi?!
Radish la guardava con gli occhi sgranati al massimo delle sue capacità ed è poi arrossito fino alla punta delle orecchie quando gli ha messo sotto gli occhi il proprio cellulare, dove sullo schermo spiccavano chiaramente le immagini di altri possibili giocattoli.
Dovete per forza avere la croce! Guarda che bella! A Sherry piacerà un casino!
Certo, l’idea di legare la focosa compagna a quell’attrezzo gli è sembrata decisamente stuzzicante, ma il fatto che fosse Becca a dirglielo e di conseguenza pure ad immaginarselo lo ha messo un poco in crisi.
Finalmente poi il portatile salta fuori, rimpiattato in mezzo ai suoi vestiti sgualciti. Perché non li abbiano messi quanto meno piegati alla meglio non lo capisce, ma sa bene che è inutile farsi certe domande. Sono lupi, sono animali, spesso a certe cose non ci pensano neanche malgrado le apparenze suggeriscano ben altro.
«Vuoi guardare un film?»
«Voglio gli Happy Tree Friends.»
«Le bestie psicotiche che si ammazzano?» Non è poi troppo sicuro che sia una buona idea, non dal momento che il suo stato d’animo non è esattamente dei più idilliaci, ma come può negarle una piccolezza simile dopo quanto accaduto?
«Costante fonte di ispirazione!»
Seppur poco convinto le allunga l’oggetto ma, prima che abbia il tempo di potersi sedere al suo fianco per tenerle compagnia e, soprattutto, pisolare mentre è ben impegnata a fare altro, viene bloccato dalla sua voce.
«Aspetta! Me lo prendi un cornetto, per favore?»
La guarda come se fosse scema, ma dura poco. Non gli sta chiedendo la Luna, e quel poco che desidera è stato chiesto con tono gentile e occhioni da cucciolo bastonato.
Sbuffa forte e drizza di nuovo la schiena, roteando gli occhi al cielo. Ha fatto il diavolo a quattro il giorno prima e le ha chiesto di sposarlo di propria spontanea iniziativa, nessuna pressione esterna pur sapendo con chi ha a che fare. Come si suol dire, chi è causa del suo male pianga sé stesso.
Ma stanno insieme solo da due mesi, c’è tempo anche per sistemare queste piccolezze.
C’è tempo, Radish non abbandonerà mai quest’idea.
C’è tempo, Jäger non vincerà, gli farà passare la voglia di scherzare con un dannatissimo Saiyan.
«Hai intenzione di approfittarti molto a lungo della situazione?»
«In quale altra circostanza ti mostreresti tanto ben disposto nei miei confronti?»
Assottiglia lo sguardo e allunga di scatto la mano verso il comodino per afferrare il piccolo ciottolo rotondo che subito le mette davanti agli occhi.
«Vedi di tenere sempre a mente questo la prossima volta che pensi ad una puttanata del genere!» E detto questo rimette al suo posto il ciottolo e si dirige stancamente verso la porta. In fondo adesso è un po’ come un cucciolo ferito che ha bisogno di cure e attenzioni. Il suo cucciolo ferito. Può sorvolare senza problemi anche se è un Saiyan.
«Però ci vai, eh!»
«Perché lo voglio anche io, sempre ammesso che quei pozzi senza fondo ne abbiano lasciato almeno uno… sappi che nel caso è mio!» Ed è serio a questo giro: se fosse rimasto solo un cornetto se lo mangerebbe lui. In fondo a lui riempirebbe davvero lo stomaco, mentre lei lo tirerebbe giù solo perché le piace il sapore.
Prendili anche tutti, tranquillo.
Sherry, sicura che il compagno sia ormai per le scale, apre il portatile e con dita veloci apre subito la propria casella postale. Deve far veloce, deve mandare la mail prima che torni perché, ne è consapevole, il fatto che vada a chiedere aiuto a qualcun altro lo manderebbe in bestia.
Ma deve farlo: quel qualcun altro è ben ferrato sull’argomento, conosce l’avversario meglio di chiunque altro e l’ha fregato a più riprese durante tutti quegli anni.
Spero solo che sia veloce a rispondere…


Il branco è in fermento, tanto che a tutti loro risulta difficile anche solo stare seduti, e il massacrante allenamento con il Team Z non è servito poi a molto.
Si sentono fortemente minacciati e, ciò che forse è peggio, sentono che è minacciata la Regina.
In un branco davvero affiatato, unito e fedele, infatti, la sola idea che il capo venga anche solo minacciato verbalmente è intollerabile, scatena un forte istinto omicida di massa che rende difficile il controllo generale. Greywind, contro le aspettative generali ed in particolare quelle di Jäger, sta dando costante prova di essere capace di polso molto fermo e di una forza d’animo ben al di sopra della media poiché, e questo è risaputo, l’intero branco del Sud ha grandissima considerazione del proprio Re e le continue pressioni che riceve da anni non sono ancora riuscite a scatenarli.
Il branco di Sherry, malgrado l’ormai palese presenza di spie al suo interno, è decisamente molto unito. In brevissimo tempo sono riusciti a creare legami forti e sinceri, alcuni sono arrivati a considerarsi davvero come fratelli e sorelle di zanna, uno dei legami più stretti che si possano creare all’interno di un branco, e la considerazione che hanno di Sherry è tale da renderla ai loro occhi un qualcosa di superiore pure ad una semplice Regina. Ha dato prova in ogni modo di tenere alla loro sicurezza più che alla propria, ha dato prova di essere una maledetta rivoluzionaria che farà tutto ciò che è necessario per farli evolvere e fargli così ottenere più privilegi. La sua unione con Radish, inoltre, ai loro occhi è un qualcosa di forse fondamentale: se loro due avessero la possibilità e la volontà di unire i loro geni, ciò che ne verrebbe fuori sarebbe un qualcosa di incredibile e inarrestabile.
Tutti gli Alpha - alcuni pure con la famiglia -, il Quartetto, Bree e River si sono riuniti davanti alla loro nuova casa, in attesa.
Non sanno neanche loro cosa stanno attendendo, sanno solo che devono stare lì e fare muro. Glielo dice l’istinto.
Se qualcuno fosse tanto folle da provare ad avvicinarsi adesso senza essere stato invitato, la situazione potrebbe esplodere. È già tanto se hanno permesso a Vegeta e Bulma di avvicinarsi, così che la scienziata potesse provare in qualche modo a rintracciare il telefono con la quale ha chiamato. Ma è furbo, il maledetto, ed ha trovato facilmente il modo per far rimbalzare il segnale su tutti i ripetitori di più città distantissime tra loro. Poter dire con esattezza da dove sia partito è impossibile e questo, per Bulma, è insopportabile: un maledetto lupo psicotico può forse essere capace di fregare lei? Non esiste. Lo smaschererà, in un modo o in un altro, e di questo ne è fortemente convinta.
Radish e Vegeta se ne stanno sul portico sotto agli occhi attenti dei maggiori esponenti del branco mentre confabulano tra loro su quale sia la strategia migliore.
Hanno capito che Sherry non è ancora né fisicamente né psicologicamente pronta per uno scontro diretto, il suo corpo si immobilizzerebbe ed i risultati sarebbero ovviamente catastrofici, quindi devono capire come bloccarlo il tempo sufficiente per permetterle di superare questo ostacolo mentale.
Per Vegeta, alla fin fine, è chiaro che l’abbia violentata. Non è stupido, una reazione tanto estrema è indice solo di un trauma di dimensioni epocali e, visto che lei non ha mai avuto una famiglia da sbudellarle davanti agli occhi, cosa potrebbe mai averle fatto di tanto grave se non un abuso fisico? La sola idea lo disgusta semplicemente.
A lui, per quanto feroce e spietato, non è mai passato per la mente di farlo. Non gli interessava, avrebbe intaccato il suo orgoglio e il suo onore, e dentro di sé era disgustato dal fatto che invece i suoi compagni, talvolta, lo facessero. Per un brevissimo istante gli sarebbe quasi venuto da dire a Radish che lui stesso non era tanto meglio dell’uomo che vuole uccidere, ma quando ha visto il dolore nei suoi occhi mentre guardava Sherry… no. Non se l’è sentita di infierire.
Da un secondo all’altro, gli Spettri scattano sull’attenti, gli occhi rosso sangue puntati spasmodicamente verso Ovest, le zanne snudate mentre ringhiano ferocemente.
«Che succede?» Vegeta è pronto a menar le mani. È prontissimo malgrado quella non sia la sua battaglia.
Sherry corre fuori, lo sguardo incredulo che immediatamente attira l’attenzione del compagno.
Non c’è paura, per niente. Non finché guarda solo in avanti, verso quella che per tutti i presenti è una grandissima minaccia. Si palesa però non appena i loro occhi si incrociano e Radish già comincia ad innervosirsi.
«Ti posso giurare su tutto quello che vuoi che non c’entro niente!»
In un primissimo momento Radish vorrebbe afferrarla per i capelli e farle dire subito cosa intenda. Lo vorrebbe davvero fare perché solo dalle sue parole si sente preso in giro. Ha fatto qualcosa alle sue spalle, è palese. Ma poi si ricorda che anche lui ha fatto un qualcosa di più o meno grave alle sue spalle, ovvero chiamare dei rinforzi da lei non richiesti e che lei non ne ha fatto una tragedia. Non all’inizio, almeno. È andata in bestia quando si sono palesati alla tana.
Seguendo questa logica potrei anche incazzarmi a morte… ma poi non risolverei niente. Devo trovare un’altra strategia, con lei è necessario.
C’è un silenzio surreale attorno a quella casa e tutto pare mortalmente immobile quando infine ecco uscire dalla vegetazione la cosa che ha tanto attirato la loro attenzione, ovvero la Bugatti Chiron Pur Sport interamente nera che Sherry ha potuto ammirare qualche giorno prima. Un hypercar a tutti gli effetti capace di far girare la testa a chiunque, compresi gli Spettri.
Come se la siano procurata e, ancor di più, come abbiano fatto a guidarla fuori strada è un mistero che mai nessuno potrà risolvere. È un’auto quasi da pista, in fondo, non certo adatta a girare per i boschi.
«Ma che…?» Bree si porta avanti a tutti, gli occhi sgranati e la bocca dischiusa per la più che totale incredulità. Vorrebbe pure incazzarsi, ma non ci riesce.
«Non ci posso credere…» Gli occhi di Major seguono con attenzione il design dell’auto, e subito gli prudono le mani all’idea di provare a rubarla. La voglia però gli passa nel giro di un secondo, il tempo di alzare gli occhi e vedere attraverso il vetro scurissimo i volti di chi vi è seduto dentro.
«Per cento cazzi in culo!» Esclama Micah, gli occhi fuori dalle orbite e le mani nei capelli. Si aspettava decisamente di più di veder arrivare Jäger in persona con un infante sventrato tra le mani, non era decisamente preparato a questo.
Gli sportelli si aprono ad ali di gabbiano, Everett e Darko scendono dalla vettura trasudando una sicurezza invidiabile. A molti, in realtà, fanno davvero paura.
Camice nere e pantaloni scuri sembrano cuciti direttamente sulle loro figure slanciate, muscolose ed eleganti, i capelli ben sistemati e gli occhiali da sole conferiscono subito l’aria di chi può ottenere tutto e, non in dose minore, di chi ama stare al centro dell’attenzione ed è capace di fregarti la donna da sotto al naso per dispetto.
Non c’è infatti una sola donna o ragazza, lì in mezzo, che non si ritrovi improvvisamente col busto un poco inclinato in avanti e gli occhi languidi davanti alle loro imponenti figure, ed il sorriso sghembo di Darko dà solo il colpo di grazia.
«Per la puttana! Non si può proprio dire che non abbiano stile!» Mordecai volta subito lo sguardo verso Radish, come per cercare conferma, e si rabbuia un poco nel vederlo coì mortalmente serio al limite del furioso. È il fratello della sua donna, non ha cattive intenzioni e lo si capisce dal fatto che abbia trascinato le chiappe fino a lì in forma umana e disarmato. Perché guardarlo tanto male?
Maddox però non è dello stesso avviso dell’eccentrico fratellino e, senza dire una parola, si porta in avanti, piazzandosi a gambe larghe davanti ai due. Potrebbero ucciderlo e non ci metterebbero niente nel farlo, ma non gli importa: ai suoi occhi sono una minaccia per sé, per il branco, per i suoi amici e per la sua famiglia. Non vuole che si avvicinino oltre.
«Siete nel buco di culo sbagliato, zombie.»
Radish non dice una parola, limitandosi a serrare i pugni così forte da farsi male da solo. La figura di Everett per lui è assimilabile ad un biblico e punitivo sciame di locuste flagella cazzi, non ha alcun dubbio a riguardo, e gli risulta assolutamente insopportabile la sua sola presenza. Se non fosse che poi Sherry pianterebbe su un casino apocalittico e con alte probabilità gli infilerebbe il ciottolo dove davvero non andrebbe infilato, gli si sarebbe già avventato addosso per farlo fuori.
Dille quello che sei venuto a dirle, cane rognoso, e poi porta via le palle da casa mia!
Darko, malgrado abbia fiutato da subito l’arietta che tira, se ne frega e si porta senza paura vicino alla figlia. Le sorride come un bambino dispettoso che ha appena commesso una marachella e Bree, che non può competere con lui sotto nessun aspetto, non può far altro che provare ancora e ancora ad incenerirlo con la sola forza dello sguardo.
«Ciao Bree.» È allegro, non teme niente lì in mezzo. È più forte e più veloce, in 56 anni è stato battuto solo mentre dormiva. Anche in quel caso, comunque, non sono riusciti a toglierlo di mezzo. È lo Spettro più anziano vivente dopo Roman, quello che si è spinto più in là in assoluto, e non si lascerà mai mettere sotto da un branco di cucciolotti esagitati: con due colpi di coda li rimetterà al loro posto uno dietro l’altro.
«Dai, di’ ciao al tuo papà.»
Il fenomenale “sguardo inceneritore” è momentaneamente difettoso, Bree deve accettarlo. O forse ne è immune. Chissà di cosa è capace Darko, alla fine? Ha fregato tutti, dal primo all’ultimo, e l’ha fatto con una facilità preoccupante. A ben pensarci, lui stesso potrebbe essere considerato una pericolosa spia, ma se poi si pensa al suo morboso attaccamento ad Everett viene da sé che no, non può esserlo. È solo uno stronzo capace di fregarti a mani basse se solo lo vuole, e per questo non può essere sottovalutato.
«Sei sparito senza neanche salutarmi.» Ed è vero. Doveva andare a lavarsi, non doveva sparire nel niente senza lasciare traccia. Ecco, questo aspetto avrebbe dovuto preoccuparla più di quanto non abbia fatto: non ha lasciato alcuna traccia olfattiva, si è come dileguato nel niente. Loro, di certo, non ne sono capaci.
«Mandami pure al diavolo ma poi abbracciami!» Gli occhi chiari e maledettamente beffardi saettano di scatto alla sua sinistra, illuminandosi di un qualcosa che per Bree non è facile da catalogare. Ad un primo impatto potrebbe dire che è sovreccitato a morte, ma cosa potrebbe mai infervorarlo tanto?
«FERMI TUTTI!» Punta un dito contro Willem, facendolo pietrificare sul posto «Quella mela era mia, ve lo giuro, c’ho le prove, non è vero però dammela!»
L’Alpha si lascia strappare il frutto di mano senza emettere un fiato. E come potrebbe? Quello è Darko, l’ex Beta di Mezcal, uno degli Spettri più forti che ci siano mai stati e che è sempre stato capace di evitare la catastrofe col viziato, egocentrico, violentissimo ed irascibile Re. Chi mai avrebbe potuto anche solo ipotizzare che alla vista di una semplicissima mela potesse reagire così?
Ma qualcuno non è troppo accecato dalla remota ma intrinseca ammirazione nei suoi confronti, tanto da lasciarsi stupidamente andare ad un commento velenoso.
«Sembra anche più pazzo di lei.»
«Vedi di stare nel tuo, segaiolo!» Bree è abituata alle loro frecciatine da quando è piccola, in quanto non solo Mezzosangue ma anche omosessuale, ma è anche da sempre abituata a rigirarsi come una serpe non appena sente qualcosa di strano. Sentire adesso qualcuno offendere pure suo padre, qualcuno tra l’altro indegno anche solo di pulirgli le scarpe, non fa altro che mandarla ancor più in bestia.
«Ti prendo a calci in culo, leccafiga!»
«E vieni qui, cagasotto!»
«Va bene, calma, calma. Tu sbagli a parlare così a mia figlia. Ora calmati Bree.» Le mette la mela in mano e le sorride con un’aria così mansueta che per un istante Bree gli crede pure. Crede che non sia più vittima di scoppi d’ira degni di nota e di applauso, che non scatti più come una molla se si osa mancargli di rispetto, ma dura solo un attimo.
Darko scatta, tanto veloce e preciso da attirare l’attenzione del Principe dei Saiyan, e senza neanche pensarci si avventa sul povero folle che pensava di poterli sfottere tanto apertamente. Bree, in fondo, è roba sua e solo lui ha il diritto di poterla prendere in giro come e quando vuole. Lui, un Alpha senza valore, non ci deve neanche pensare, perché sennò…
«Ti spacco la faccia! Mi hai capito?! TI PRENDO A CALCI NEI DENTI! Ti faccio mordere il culo da dentro!»
Everett non dice una parola. Rimane fermo con le braccia conserte, lo sguardo indecifrabile e gelido, e semplicemente fa schioccare le due arcate dentali con un movimento minimo, appena percettibile.
«No, okay, sono calmo… sono calmo…» Darko lo sente, lo riconosce pienamente come ammonimento e di conseguenza ci prova a fermarsi, lo vuole davvero, però… «VIENI QUA, SUCCHIA CAZZI DI OGNI COLORE!»
Everett, non appena scorge il candore delle zanne del tutore ed anche lo spuntare del vello sul collo, si ritrova costretto addirittura ad emettere un breve ma chiaro ringhio. In un secondo Darko è di nuovo in piedi con le mani premute sul volto per calmarsi, l’avversario rimane steso sulla schiena col volto ridotto ad una maschera di sangue che tenta di ricomporsi per far tornare il naso nella posizione originaria.
Non ha neanche fatto sul serio, era solo contraddetto, eppure la forza che ha emanato in quei secondi ha stuzzicato sensibilmente la curiosità dei due Saiyan. Una forza combattiva pari a quella di Crilin e Tensing, i Terrestri più forti del pianeta. Una forza combattiva che potrebbe decisamente tornagli utile e che, ne sono sicuri, era ancora in parte imbrigliata.
Per un attimo si domandano se quei due soggetti - e con loro gli altri esemplari davvero forti - siano capaci di usare i ki blast, al contrario dei ragazzi che allenano, ma non ne sono poi troppo convinti. Sherry ha il sangue puro ed anche piuttosto pregiato, una delle linee migliori, eppure ci ha quasi lasciato la pelle nel provarci.
I loro pensieri vengono però interrotti da un più che nervoso River, immobile al fianco di Sherry.
«Ma che è ‘sto delirio?!» Urla con gli occhi vermigli che li squadrano da capo a piedi, i canini ben affilati che sbucano dalle labbra pennellate. Per lui altro non sono che un ulteriore pericolo per la sicurezza di Sherry, un ulteriore faro puntato dritto sulla sua testa. Non li vuole lì, spalleggerà di nuovo Radish se ciò servirà a farli allontanare.
«Si può sapere che cazzo ci fate qui?» Bree ancora non aveva ben accettato l’idea che il padre fosse vivo, complice anche il suo comportamento sfuggente, quindi trovarselo di nuovo di fronte è abbastanza sconvolgente. Oltretutto hanno parlato, seppur per pochissimi istanti, ed ha appreso che, seppur in modo differente, c’è dentro anche lui a tutta quell’orrenda storia e non è sicura di potersi fidare.
«Ho un bel regalo per mia sorella.»
«Per un folle istante ho pensato la chiamassi figlia.»
Everett si irrigidisce per qualche secondo, infastidito dal fatto che l’amico abbia detto ad alta voce una cosa del genere, ma poi lascia correre. Per quanto ne sa, tutti lì in mezzo potrebbero essere ormai a conoscenza del suo passato, quindi è inutile farne una tragedia.
«Non sarebbe… grottesco?»
«Hai fatto di peggio. Una prova sta nel portabagagli, tra l’altro.»  Risponde con un sorrisetto, togliendosi poi di tasca una piccola bustina sigillata al cui interno si nota il pezzo di un panno intriso di sangue. Apre appena l’involucro, quel tanto che basta perché quella particolare scia odorosa arrivi alle narici desiderate, e il ghigno si allarga maggiormente quando vede l’uomo scattare contro entrambi, accecato dalla rabbia.
Ma cosa può mai fare uno Spettro delle Terre di Nessuno contro il vero principe ereditario del Nord ed il Beta più talentoso della loro storia? Può prenderne, ecco cosa può fare.
Basta un semplice ed innocentissimo pugno dritto in faccia da parte del principe perché l’avversario voli ad una trentina di metri col volto totalmente accartocciato.
Una qualsiasi altra creatura sarebbe morta nel ritrovarsi pezzi del cranio nel cervello, ma loro sono fatti anche per riprendersi da danni del genere. Ci vuole solo più tempo.
Tutti i presenti adesso sono totalmente sconcertati: quello era quasi un buffetto, era evidente, eppure Jesse è più morto che vivo.
«Uhhh, deve fare davvero male.» Ridacchia Darko abbassando lo sguardo per provare a ricomporsi subito «Però non sei stato molto cortese…»
«Non sono stato cortese no, ma quando ci vuole, ci vuole.» Risponde con indifferenza mentre si avvicina con passo sicuro verso Sherry, ignorando in modo plateale la figura di Radish.
Se non fosse che, sotto sotto, sa che non mentiva riguardo il loro rapporto, si sarebbe già messo sotto per trovare un sistema ideale per farlo sparire. E di metodi ne conosce a bizzeffe, se si applica è capacissimo di ideare metodologie brutalmente geniali e tutte nuove. Però come potrebbe condannare qualcuno al suo stesso dolore? Neanche lui è tanto sadico. Forse neanche il suo caro e portentoso fratellino.
«Scrivere “aiuto che faccio Jäger ha chiamato cazzo mi spia”, senza usare neanche per sbaglio una virgola… è un po’ vago, sai?» Everett non lo fa a posta di comportarsi da stronzo. Lui è così, non fa particolari distinzioni quasi in nessun frangente. L’unica cosa che riesce a distinguere bene è chi gli è davvero simpatico da chi no e, di conseguenza, con chi poter essere un poco più aperto. Peccato solo che abbia gusti difficili, il principino, e che non arrivi mai a considerare quasi mai nessuno degno della sua totale attenzione. Sherry e Darko gli vanno benissimo, farebbe carte false per loro e l’ha pure fatto più volte senza battere ciglio, ma tutti gli altri che adesso lo circondano… no!
Sherry lo sa, non le ci è voluto niente per capirlo. Aver conosciuto tante persone in vita sua l’ha aiutata molto ad inquadrare gli altri, chi in tempi più brevi che con altri, e non ci voleva certo un genio nel rendersi conto che, a conti fatti, Everett non è cattivo. Gli sono accadute cose orribili più che a moltissimi altri e questo lo ha indurito ulteriormente, ma non è cattivo.
«Ha messo delle microspie in casa… e nessuno si è accorto di niente, io per prima.»
Everett pare pensarci per qualche secondo, un’espressione indecifrabile in volto. Suo fratello è capace di prometterti le galassie e farti pure credere a cuor leggero che manterrà la parola data, non lo sorprende particolarmente che in molti abbiano ceduto sotto al suo sguardo.
Lì in mezzo, oltretutto, ne ha già adocchiati parecchi di deboli, quindi non si sorprenderebbe di trovare un bel numero di voltafaccia.
«Apri il bagagliaio. Magari le restituiamo il sorriso.»
Le fa cenno col capo di seguirlo, più che intenzionato a far capire a tutti quanti gli Spettri lì presenti a chi hanno pestato la coda.
Per quanto odi ammetterlo, lui rimane comunque il primogenito di Mezcal, e i figli di Mezcal non sono mai stati dei docili agnellini. Farli incazzare implica solo una reazione: vendetta estrema.
Darko esegue con gioia, un sorriso perverso ad increspargli le labbra mentre si toglie la camicia onde evitare di sporcarla. Poi apre il bagagliaio, al naso di tutti arriva chiaramente l’odore di sangue, dolore e terrore, e poi, come se fosse un gesto normalissimo, prende tra le braccia il corpo di una donna e lo lascia cadere a terra con un tonfo.
Il volto è coperto di sangue, così come buona parte del corpo. Le gambe e le braccia sono molli, come se non vi fossero più le ossa all’interno.
Sherry guarda con un certo orrore l’operato del fratello e in un secondo si rende conto che la cara Randeen non si era fatta vedere il giorno prima. Una battuta di caccia, ecco a cos’aveva pensato, ma a giudicare da com’è ridotta deve essersi spinta un po’ troppo al Nord.
Non può più mutare, adesso. Il problema non è la paura che normalmente la immobilizzerebbe come accade anche a Sherry quando ha un incubo; il problema è che Everett conosce tutti i trucchi anche per evitare questo genere di inconvenienti: l’ha massacrata di colpi e poi, una volta incapace di mantenere la forma di lupo per il troppo dolore, le ha semplicemente estratto la settima vertebra cervicale. Lei continuerà comunque a sentire ogni cosa, ma il suo corpo non sarà più in grado di reagire in alcun modo.
Nessuno può permettersi una tale mancanza di rispetto con un figlio di Mezcal: la sua furia non conoscerà confini.
«Questa sciocca signora è una delle spie del branco. Con lei anche il demente del suo compagno che pensava di potermi attaccare.» Afferma con voce neutra, quasi la faccenda non fosse minimamente importante. Non è questo però a far venire loro i brividi: è il compiacimento nei suoi occhi, quel malcelato desiderio di continuare lì dove si era fermato.
Avrebbe voluto ucciderla non appena l’ha vista sgusciare fuori dall’ingresso della Tana durante la notte, ma sarebbe stato controproducente. Così l’ha semplicemente braccata, catturata, l’ha condotta nei Regno delle Fate, dove Jäger non ha più accesso da anni, e lì si è divertito un po’. Poi però Roman lo ha avvertito della mail e lui è scattato con Darko.
«È tenace, sai? Le ho tolto le ossa delle braccia e delle gambe eppure ancora non canta. Beh, eccetto che il nome del marito: quello l’ha sputato fuori non appena le ho strappato gli incisivi.» Gli brillano gli occhi nel dirlo, un piacere malato nelle iridi chiare. Ha sempre avuto un talento incredibile in quel genere di lavoretti, Mezcal ne era curiosamente fiero: non ha mai battuto ciglio neanche da piccolo, questo ai suoi occhi lo rendeva un futuro eccellente Re.
«Cosa ha fatto?!» Domanda Bulma sgomenta, stringendosi d’istinto al braccio forte del marito. Le ha strappato le ossa! Gliele ha strappate, dannazione!
«Perché?» Ringhia a denti stretti Sherry, gli occhi improvvisamente gelidi. Gli occhi di Mezcal che scrutano con odio l’avversario prima di finirlo, quelli che nessuno vorrebbe mai incrociare.
«Non è importante e comunque non vuole dirlo… ma sappiamo bene che queste sono state solo dolci carezze rispetto a ciò che potrei farle se mi incarognissi.»
Darko, che forse più di chiunque altro è consapevole del livello di malata perversione che può raggiungere Everett, punta con fermezza gli occhi su un bambino che guarda la scena con orrore.
Non può sbagliarsi: ha gli stessi identici lineamenti del padre. Un piccolo Jesse in miniatura, ecco cos’è, che però non riesce ad accettare che i suoi genitori abbiano fatto una cosa simile, lo si capisce dal disgusto che trasuda dai suoi occhi.
Darko lo fissa con aria feroce e poi, dopo aver afferrato la donna per i capelli, fa un cenno secco in sua direzione: «Quello è vostro figlio, vero? Sai che orrore se strappassimo le ossa anche a lui? Anche se, devo ammetterlo, poi sarebbe davvero spassoso inserirle nei tuoi arti flosci.»
Lo farebbero. Eccome se lo farebbero. È per questo che tutti tremano e nascondo di slancio il piccolo dietro ai propri corpi.
Sherry dovrebbe diventare davvero cattiva per impedire che gli venga torto anche solo un capello perché loro due fanno parte di un’altra “scuola di pensiero”, dove si deve essere disposti ad ogni cosa per raggiungere l’obiettivo, incluso uccidere dei bambini. Ma lei vuole cancellare totalmente quel modo di agire, non lo accetterà mai nei suoi territori ed è per questo che, se necessario, ordinerà proprio a Radish di togliersi un’enorme soddisfazione uccidendo il fratello e Darko.
«Shockante quanto si possa diventare crudeli e brutali, vero? E pensa che questo non è niente: in questi anni di inattività ho escogitato numeri tutti nuovi.» Everett non bada a lei, non ora. Si concentra su Randeen, gode dell’angoscia che sgorga dai suoi occhi «Ma su chi testarli? Su di te? Sul tuo sciocco compagno? O sul tuo innocente cucciolo?»
«Non conosciamo gli altri…» Latra a corto di fiato Jesse, gli occhi che scattano da una figura all’altra alla disperata ricerca di aiuto.
Ma nessuno lo aiuterà più, non ci pensano neanche. Se ancora non lo hanno fatto a brandelli è solo perché hanno paura della reazione di Everett, che pare proprio non aver finito con le due spie.
«Non ci hanno mai fatti incontrare… e ci mettevano addosso uno strano liquido prima di entrare, così che non sentissimo l’odore gli uni degli altri.»
Rotea gli occhi al cielo, Everett, e poi li massaggia con fare esasperato. Doveva pensarci subito, ci sarebbe arrivato chiunque. In fondo quella schifezza che ti fa pizzicare insopportabilmente la pelle e ti cancella l’odore di dosso l’ha inventata proprio Jäger! Figurarsi se non la buttava anche addosso a loro per non fargli lasciare alcuna traccia.
«Beh, questo è un vero peccato…» Si avvicina a Jesse con passo lento, strascicato, e si abbassa sulla sua figura tremolante per potergli prendere la testa tra le mani «Ora non ho più alcun motivo per tenervi in vita.»
Il rumore che ha prodotto la sua testa mentre veniva schiacciata come un pomodoro non se lo toglieranno facilmente dalle orecchie. Non che lì in mezzo abbiano fatto cose poi tanto meno violente in vita loro, ma non lo avevano mai fatto o visto fare così da vicino su quello che consideravano un amico.
Invece eccolo lì, il corpo senza vita di Jesse ai piedi di Everett. Ed è calmo, il principe. Calmo e soddisfatto come se avesse finalmente ucciso quella maledetta zanzara che gli aveva rovinato il sonno.
«Chi vuole occuparsi della traditrice?»
«Io.»
Potevano aspettarsi l’intervento di chiunque. Davvero, sarebbe stato perfettamente normale. Ma chi mai avrebbe potuto anche solo pensare che sarebbe stata Domino a farsi avanti? La gracile e spesso dolce Domino. Invece eccola lì, col ventre che si arrotonda sempre di più ed un risentimento inusuale nei suoi occhi verdi.
Non riesce a tollerare il loro tradimento e la rabbia che sta provando è qualcosa di incredibile.
È incinta, aspetta due bambine. Vuole farle nascere, vuole vederle crescere, vuole vedere Major impazzire di gelosia quando cominceranno a rapportarsi con l’altro sesso… e soggetti come Jesse e Randeen potrebbero distruggere tutto quanto.
«Beh, divertiti.» Everett la guarda con aria gelida mentre gli transita vicino, avvertendola subito dopo con tono mortalmente serio «Sappi che controlleremo anche te.»
Major ringhia ferocemente al maggiore per difenderla, più che consapevole che lei è totalmente fuori dalla questione. Non le passerebbe per l’anticamera del cervello neanche se non avesse rapporti con loro, è una creatura fedele per natura e il fatto che lui insinui l’opposto lo irrita terribilmente.
«Ret, parliamoci chiaro: ha la capacità guerriera da campionessa di sollevatrice di bicchieri di Spritz. Cosa vuoi che possa fare?» Scherza l’ex Beta, osservando con sguardo divertito la Mezzosangue che, con precisione chirurgica, sfonda la cassa toracica della donna e ne estrae il cuore a mani nude, stritolandolo poi tra le dita .
«Non serve che sia forte per fare la spia.» Lascia vagare per un istante gli occhi sul piccolo neo-orfano e si domanda cosa possa provare. Lui non ha mai versato una lacrima per i suoi genitori, neanche da piccolo. Suo padre era quello che era, nessuno sano di mente lo avrebbe mai pianto, e sua madre era una povera pazza che non mostrava mai un briciolo di empatia per i propri figli e a volte, quando la depressione si faceva troppo acuta e lei si spaccava di vino, si lanciava contro i muri per attaccare la propria ombra.
Non c’era rapporto tra loro. Tra nessuno di loro. Forse con Baileys, quel grosso ingenuo che pensava che accontentando sempre Mezcal le cose sarebbero andate meglio. Era poco sveglio, meno rispetto a tutta la figliata, e fu proprio per questo che venne scelto come nuovo erede: facilissimo da manovrare e controllare, un perfetto capro espiatorio sulla quale riversare ogni colpa dopo aver compiuto un qualsiasi orrore.
No. Everett non avrebbe mai pianto per loro. Non sa neanche cosa voglia dire soffrire per la perdita dei genitori ed è per questo che non riesce a comprendere lo stato d’animo del piccolo. Tutto sommato, però, spera che qualcuno lì in mezzo decida di prenderselo come figlio adottivo, sennò dovranno sbarazzarsene per evitare nuovi problemi.
Col la coda dell’occhio nota che l’uomo alla quale Darko aveva rubato la mela gli si sta avvicinando, e con lui la compagna. Gli mettono le mani sulle spalle e poi lo stringono, l’uomo lascia che pianga contro il proprio petto e gli sussurra parole dolci alle orecchie.
Ed anche questa è risolta. Ora occupiamoci della fottuta scimmia.
Guarda Sherry, la sua Sherry, cingere la vita all’uomo e per un istante pensa nuovamente a quanto tutta quella faccenda sia sbagliata, a quanto il Grande Spettro sia stato meschino non solo a portargli via Leila ma anche a mettere sul suo cammino una bestia come quella, ma la voce alterata di Bree lo distrae.
Sa di dover mantenere la calma, di non poter intervenire come realmente vorrebbe, ed aggrapparsi alle sue parole è la soluzione migliore. Anche perché, lo sa, Darko è sin troppo su di giri e potrebbe essere addirittura capace di strappargli una risata.
«Sono ancora indecisa se ucciderti o meno.» Afferma infatti con tono stizzito la bionda, anche se può comunque dirsi soddisfatta del loro operato.
Il branco da solo non si è rivelato capace di stanare neanche un traditore, loro ne hanno presi due in un colpo solo. È anche consapevole che la loro presenza farà desistere tutti gli altri dal fare mosse avventate e ciò permetterà loro di studiarli ancor più attentamente. Non voglio neanche immaginare cosa gli faranno…
«Tsk, patricidio! Una storia vecchia come il mondo! Sai tipo Edipo… Voldemort!»
Radish, che proprio non ha potuto fare a meno di ascoltare questo brevissimo scambio di battute, guarda a turno Darko, Bree e Micah per un paio di volte, per poi lasciarsi andare a sua volta.
«Adesso sono ancora più convinto che voi due siate fratelli.»
Darko non gli sembra male. Certo, non si fida neanche per sbaglio, ma non gli sembra male. Eccessivo un po’ come ogni Spettro, ma ha l’aria di uno con il quale si potrebbe parlare per ore di argomenti pesanti e filosofici senza che la conversazione risulti in qualche modo pesante.
Oltretutto si rende conto che non ha nessun interesse particolare per la sua fidanzata, al massimo si vuole impegnare a proteggerla anche solo per poter eliminare Jäger, quindi può tranquillamente accettarlo lì in mezzo. Lui, ma Everett…
«Dio me ne scampi! I figli maschi sono una tale rottura di palle… dopo la prima scopata si credono dei campioni in tutto e diventano davvero intollerabili.» È serissimo mentre lo dice, volendo far capire implicitamente che anche lui, ai suoi tempi, rientrava di prepotenza nella cerchia.
Dio, se solo ripensa alle colossali stronzate che fece dagli undici ai quindici anni, prima di diventare Beta…
Una volta, e questa curiosamente riesce ancora a ricordarla benissimo, lui, Mezcal e altri quattro uscirono dai loro territori per andare a festeggiare nella città più vicina. Si ubriacarono in modo davvero pesante e, quando si trovarono senza sigarette, lui disse che sarebbe andato a comprarle ed ancora oggi non saprebbe dire come sia finito sul traghetto che lo avrebbe condotto su un’isola parecchio lontana. Ci rimase per una settimana, fece tanto di quel sesso da fargli passare la voglia per almeno due mesi e poi tornò a casa, dove già lo davano per morto. Ahhh, bei tempi!
«Per questo non me li filavo.» Aggiunge dopo qualche secondo di silenzio durante il quale si era perso nei ricordi. Ricordi che si stavano pericolosamente spostando su quei piccoli ingrati dei suoi figli, ai quali davvero non vuol pensare. Lo farà quando ce li avrà di fronte e li massacrerà a suon di sberle, ma non certo ora.
«Ah, è per questo?» S’intromette prontamente Everett, avvicinandosi a tutti loro. Dio solo sa quanta voglia ha di cavare gli occhi a Radish, ma ancora si trattiene dall’esternare qualsiasi tipo di emozione. Sherry ne soffrirebbe e lui non può permettere che ciò accada. Se però sarà l’altro a farla soffrire… Ti prego, Dio, fa che ci provi!
«Sì.»
«E lei?»
«È un maschio mancato, andiamo! E sono anche abbastanza certo che in quanto a dimensioni straccerebbe pure i suoi fratelli, quindi…»
Bree lo fissa, incredula. Non sa davvero se incazzarsi a morte o meno, ma è abbastanza sicura che sarebbe inutile. Non lo scalfivano le sfuriate di Mezcal, anzi rispondeva a tono senza troppi pensieri, lei come potrebbero mai metterlo a cuccia?!
«Non so se essere offesa o meno… nel dubbio, comunque, vaffanculo
«Spero che tu abbia anche vestiti un po’ più sobri, ragazzina, perché ho tutta l’intenzione di portarti a cena fuori con la tua bella umana.» Come volevasi dimostrare, a Darko non frega niente delle sue parole. Sa benissimo che, tutto sommato, gli ha sempre voluto bene e gliene vuole ancora, quindi vuole provare a conoscerla.
Il problema fondamentale nel suo rapporto con tutti i propri figli alla fine è sempre stato solo uno: a lui non piacciono i cuccioli, malgrado li abbia fatti nascere tutti e se li sia sempre ritrovati tra i piedi. Non gli piacciono, li trova fastidiosi, chiassosi e petulanti, sempre pronti a far danni, quindi non ha mai nutrito interesse nello stargli vicino neanche se avevano il suo stesso sangue. Se Darren e Daryl non si fossero mostrati per quello che sono ci avrebbe stretto un rapporto ben diverso una volta adulti, ma sono due voltafaccia psicolabili, quindi è bene che continuino a tenerglisi alla larga.
«La mia bella umana si chiama Mimì. Millicent per te. Non devi neanche provare a pensarla, chiaro?»
«Voglio conoscerla e basta. In fondo è praticamente tua moglie, no? Ho il diritto di conoscerla! Crescerà i miei nipoti!»
«Mi stai prendendo per il culo?! Hai avuto dieci anni per fare il padre attento e premuroso e decidi di farlo solo ora? In un momento del cazzo come questo, poi!»
Ad un occhio esterno Darko sembra davvero riflettere sulle sue parole. Pure Sherry e Bree pensano che, forse, stia seriamente valutando ciò che gli è stato praticamente urlato in faccia, ma se davvero lo conoscessero saprebbero che non è così.
Everett lo sa bene, invece, così come sa che sta solo pensando a dove andare a cena. Ha gusti piuttosto sofisticati, quel vecchio Spettro, e conosce benissimo tutti i locali migliori. Non ha ancora capito come faccia a trovare sempre un buon tavolo, ma in realtà neanche gli importa.
«Scelgo il ristorante e poi passo a prendervi. Facciamo per le otto e trenta? Nove? Non so a che ora mangiate.»
Bree sbotta in un ringhio gutturale pieno di frustrazione e, avendo capito che è totalmente inutile, che pure parlare con Mordecai di argomenti che non lo interessano proprio è assai più produttivo, decide di lasciarlo fare. Non può certo rovinare il loro praticamente inesistente rapporto, no? Senza contare che la sua dolce Mimì ha già espresso il desiderio - che altro non è che un ordine perentorio detto con tono dolce - di vederli quanto meno chiarirsi e creare un qualcosa di perlomeno pacifico.
«Sher, io vado a casa prima di strappargli la faccia a morsi. Mandami un messaggio con le novità, okay?»
L’Alpha annuisce con un sorriso tirato, consapevole che non può fare niente per tenerla lì senza farle del male.
Lei sa quanto da piccola desiderasse con tutto il cuore avere le attenzioni e l’approvazione del padre e, per quanto sia un qualcosa che tutt’ora non riesce né a comprendere né a condividere, capisce che averlo di nuovo davanti non deve essere facile.
Mentre l’amica di tutta una vita se ne va, la sua mente le ricorda quasi dolosamente che Everett è lì e che la sta ancora osservando.
È così rigido, con la schiena incredibilmente dritta e lo sguardo fiero, che quasi le viene da ridere. Può dire con discreta sicurezza che non sia assolutamente a disagio, tutt’al più infastidito dalla presenza di Radish, e che se appare tanto rigido è solo perché è stato istruito sin dalla più tenera età a mostrarsi così.
Lo avvicina con un sorrisetto vittorioso e divertito, consapevole di essere tenuta mortalmente d’occhio dal compagno. Sa anche che muore dalla voglia di smolecolarizzarlo a furia di cazzotti, ma per adesso le pare ancora propenso a restatesene buono da un lato.
«Allora… sei venuto solo per traumatizzare il mio branco?»
«Sono venuto per accettare la tua ridicola proposta.»
Radish improvvisamente si rende conto che si sbagliava su Everett: più che ad uno sciame di locuste è chiaramente riconducibile ad un inarrestabile, straordinario, fosforescente cingolato asfaltacazzi.
Lo sta facendo a posta, ne è più che convinto. È rimasto isolato lontano da tutto e tutti per anni, ed è convinto che sarebbe rimasto così se non fosse che ora c’è lui al fianco di Sherry.
Scommettiamo che ti faccio passare la voglia, lurido rognoso?
«Ah sì?» Sherry, sforzandosi di ignorare il più che sfavillante malcontento del compagno e il panico che le sue parole hanno suscitato nel branco, sorride raggiante al maggiore, sempre gelido e composto.
«Non ho poi molto di meglio da fare e sicuramente tenendoti così sotto tiro posso proteggerti meglio che a lunga distanza.»
«Ammettilo che ti fa piacere.»
Si guardano negli occhi per quante istante ed un timido accenno di sorriso piega le labbra del maggiore, che però poi lascia scattare lo sguardo sulla figura avvolta dalla rabbia del Saiyan.
«Quello deve per forza stare qui?»
«Quello ha un nome, stronzo.» Ringhia in tutta risposta, ormai con un diavolo per capello. Se solo attaccandolo non si mettesse nei casini da solo, di lui adesso non rimarrebbe altro che un ammasso informe di carne, ossa tritate e sangue.
«Sorprendente! Sa articolare intere frasi senza sbagliare!» Sfotte prontamente l’altro, sorridendo con fare derisorio per poi voltarsi verso l’amico «Darko, hai una banana o delle noccioline? Sai, come rinforzo positivo.»
Sherry fa appena in tempo a mettersi di prepotenza in mezzo ai due, le braccia tese ai lati per toccare il petto di entrambi. Radish si blocca quindi con un pugno caricato in alto, Everett con le zanne esposte e gli artigli estratti per squarciargli l’addome.
«No, Radish, per favore! Non devi dargli ascolto, lo istighi solo ad insistere.»
«Non usare parole difficili, sennò lo confondi.» Non riesce a farne a meno, Everett, è più forte di lui, e ciò non può che sorprendere davvero Darko. Quando mai si è lasciato trascinare così? Neanche contro le persone che più aveva in antipatia o che addirittura odiava si tramutava in un tale agglomerato di stronzaggine e strafottenza, preferendo da sempre un assoluto silenzio altrettanto fastidioso.
«Ma io ti ammazzo!»
«Fatti sotto lurida scimmia!»
«Ma che problema avete voi due?!» Bercia Vegeta, più che stufo del loro teatrino. Neanche i bambini si comportano così e Radish, per quanto lo prenda da sempre in giro, rimane pur sempre un Saiyan e come tale dovrebbe comportarsi.
«Lui è il problema!» Gridano all’unisono i due, tornando poi a fulminarsi con lo sguardo e a ringhiarsi contro.
Sherry non è però disposta a questo loro atteggiamento: dopo di lei sono le cariche più alte e autoritarie del branco e mostrando tanto apertamente un simile astio perderanno solo il rispetto e il controllo del branco.
Senza alcun genere di avvertimento alza i pugni in aria e colpisce i due all’unisono sulla testa, facendoli piegare con un sonoro lamento.
Quando poi entrambi tornano a guardarla totalmente sbigottiti da un gesto tanto inaspettato, Sherry decide che adesso può anche esprimersi a parole.
«Mettiamo bene in chiaro una cosa: non ho alcuna intenzione di dover badare anche a voi due imbecilli in questo momento, quindi smettetela di comportarvi come bambini capricciosi e vedete di odiarvi silenziosamente. Sono stata abbastanza chiara?»
Everett non è abituato a sentirsi minacciare e dare ordini, e neanche la consapevolezza di averla scelta come Regina riesce a farlo trattenere dal mostrarle d’istinto le zanne.
Brutto, bruttissimo errore.
Radish sogghigna appena, consapevole che la compagna non reagirà proprio bene ad una cosa del genere, e quel sogghigno si trasforma poi in uno sfavillante sorriso soddisfatto quando la vede scattare per afferrargli un orecchio e tirarlo in basso con rabbia, al livello del bacino. Voglio morderti ora, subito, immediatamente!
«Se ci provi un’altra volta, una sola, giuro che ti do un cazzotto in bocca così forte da farti uscire i denti dai dotti lacrimali. Sono stata chiara?»
«Hai gli stessi modi gentili di tua madre, sai?» Sibila Everett con fare un poco stizzito ma pur sempre divertito. Gli fa piacere notare che la sua sorellina abbia un simile caratterino, anche perché gli rende le cose decisamente più semplici. Con una Regina debole, sennò, il branco sarebbe stato sempre troppo indisciplinato e lui avrebbe dovuto faticare molto di più.
«Se vuoi tenerti stretta la tua nuova carica e soprattutto continuare a vedermi, vedi di metterti in testa che lui è il mio compagno e che non ti devi azzardare a mancargli di rispetto un’altra volta!»
«Un vero zuccherino…» Borbotta divertito Darko, sobbalzando appena quando la giovane ed irascibile Regina lo incenerisce con lo sguardo.
«Occhio che ce n’è anche per te! Chiaro?!» Rizza poi la schiena dopo aver mollato la presa dall’orecchio di Everett e, imponendosi un’apparente calma, lascia di nuovo vagare lo sguardo prima su Radish e poi sul fratello, decisa a fargli mettere una pietra sopra a tutta quella stupida storia, anche se solo momentaneamente «Stringetevi la mano. Ora, davanti a me, subito.»
«Scherzi?»
«Se tu non vuoi finire a dormire sul divano e tu non vuoi diventare la balia dei cuccioli del branco, allora vi stringerete la mano immediatamente.»
I due si guardano, decisamente in crisi.
Non vogliono farlo nella maniera più assoluta, ma sanno di non avere altra scelta se vogliono evitarsi gli scenari da lei dipinti.
Radish non vuole assolutamente rinunciare a tutte le porcate con lei ed Everett non vuole avere niente a che fare con quei mocciosi piagnucolanti, oltre a voler tenere i due a distanza o almeno provarci.
«Allora? Non ho tutto il giorno.»
Assottigliano lo sguardo e, con uno sbuffo disgustato e frustrato, voltano la testa di lato mentre allungano all’unisono la mano in segno di tregua. Tregua che verrà rotta non appena saranno tutti distratti, questo è ovviamente implicito, ma pur sempre molto apprezzata dai presenti.
«Ecco, bravi. Vi sentite meglio? Spero di sì, ma in realtà non me ne frega un cazzo.» Sorride davvero soddisfatta e felice per poi rigirarsi verso gli amici che le sorridono di rimando.
Hanno scelto bene nel mettersi sotto di lei, ne sono sempre più convinti: chi altri avrebbe mai messo a cuccia un Saiyan e uno Spettro del calibro di Everett in un colpo solo?
«A lavoro gente: ci sono degli psicopatici da prendere a calci nel culo!» Afferma con una rinnovata sicurezza nella voce data dalla presenza del formidabile duo. Uno è sopravvissuto all’attacco malgrado gli orribili danni subiti, l’altro è tornato a gamba tesa dal mondo dei morti, ad entrambi si legge chiaramente negli occhi una folgorante voglia di vendicarsi. Senza contare, poi, che sanno tenere in riga un branco ben più numeroso ed irascibile del suo, cosa che darà a lei il tempo di respirare almeno un po’.
Il branco, che pare come essersi appena svegliato da un lungo e turbolento sonno, scoppia in un fragoroso boato di approvazione, e subito Glover e Maddox corrono allegri da Vegeta per riprendere gli allenamenti. Certo, il Principe pare tentare di ucciderli a più riprese ogni singola volta, ma per loro è davvero troppo spassoso. In fin dei conti, poi, è vagamente divertente pure per il grande Saiyan.
Darko si mette in mezzo ai due uomini e, sinceramente colpito dalla forza d’animo della ragazza e dal suo sapersi imporre sul branco senza dover mostrare le zanne, volta pigramente il capo verso Radish per togliersi un piccolo dubbio: «Ma è sempre così indisponente?»
«Spesso è peggio.»
«Non battete la fiacca, coglioni!»
Everett, ben deciso ad impartirle un minimo di educazione dal momento che pare esserne piuttosto carente, si schiocca sonoramente le nocche e s’incammina con passo lento verso la cara sorellina: «Col vostro permesso, vado a ricordarle chi tra noi due è quello forte.»


Li osservano da diverse ore ormai. Osservano come stiano assimilando gli stili di combattimento dei vari guerrieri che gli sono stati presentati, osservano come si rialzano quando vengono sbattuti violentemente a terra, osservano come urlano per il dolore ed alcuni si lascino pure scoraggiare da questo, quanto cerchino disperatamente il modo per far breccia, quanto lavorino singolarmente.
Li osservano poi mentre sono ormai senza fiato ed energie, mentre scherzano con i loro allenatori, osservano quanto siano allegri e prontissimi a giocare come cuccioli e, senza dirsi una sola parola, entrambi capiscono che sono quanto di più diverso da ciò a cui sono abituati da sempre, quasi fossero su un pianeta alieno che somiglia solo esteriormente a quello che conoscono.
Ed è proprio per questo che entrambi sentono che, forse forse, hanno una minuscola possibilità di vincere in uno scontro diretto: sono furbi, subdoli, da sempre costretti a sotterfugi e attacchi meschini per ottenere la vittoria, e al Nord non sanno fino a che punto sono capaci di spingersi.
Gli Spettri non combattono mai seguendo una logica precisa, seguono puramente l’istino del lupo. Seguono quello e spesso menano alla cieca, risultando sempre più pericolosi a mano a mano che la rabbia sale. E questi randagi sono arrabbiati. Hanno dovuto dire addio a troppo e adesso sono sotto stress. Alcuni si guardano in cagnesco, molti si sono attaccati con cattiveria perché timorosi di avere una spia al proprio fianco. Sherry li ha rimessi in riga, Everett ha scovato un Segugio; è stato facile, il suo cuore cantava e lui poi ha portato questo canto alle orecchie di tutti con metodi poco ortodossi.
Al Nord ormai avranno appreso molte cose su tutti loro, ma certo non si aspettano che vengano addestrati come i membri della guardia. È semplicemente impensabile conferire un simile onore a dei randagi e dei Mezzosangue, nessuno lo farebbe mai in alcun caso. Pure Sherry e Bree hanno ricevuto un qualcosa di molto più leggero, sia perché non considerate idonee sia perché ormai di due anni in ritardo rispetto ai tempi.
Ma Darko ha le zanne avvelenate adesso e, contrariamente a quanto abbia mai dimostrato, è un tipo rancoroso e disposto alle peggiori bassezze pur di vincere. I suoi figli non lo conoscono per niente, gli altri pure meno, quindi è sicuro di poter contare su un effetto sorpresa piuttosto sconvolgente.
Everett, dal canto suo, è disposto a tutto per tenere Sherry al sicuro. Se questo “tutto" comprende addestrare quei casinisti… beh, si rimboccherà le maniche anche lui e li metterà sotto con tutta la brutalità di un erede del Nord.
Creeranno qualcosa di diverso, mescoleranno violentemente i due mondi per crearne uno su misura e tutto nuovo. Inoltre la pressione psicologica che i due esercitano anche solo standosene di lato a fissarli in silenzio pare essere sufficiente per far vacillare le loro menti. Ovviamente, però, questa pressione non è ancora sufficiente.
Il punto è che non sanno, lì in mezzo, come funzionino gli addestramenti della guardia.
L’addestramento iniziale dei cuccioli presi come nuove leve, infatti, dura 9 settimane ed almeno il 35% non sopravvive all’inferno nella quale viene lanciato. Non appena vengono scelti all’età di tre anni, vengono lanciati negli ambienti più estremi ed ostili, e lì lasciati in piccoli gruppi. Devono mostrare di sapersi muovere in luoghi dove nessuno andrebbe a cercarli, di saper sopravvivere contro i randagi adulti che incontreranno sul loro cammino ed anche di essere capaci di riconoscere in autonomia la gerarchia dei vari gruppi, così da poter combattere in sincronia e seguire ordini precisi per tornare a casa tutti interi.
Questo trattamento, ovviamente, è reso più arduo per i figli migliori della coppia dominante. Quelli devono dar prova di essere capaci di restare in vita in luoghi atroci completamente da soli. Non sono rare le volte in cui il cucciolo viene strappato da proprio letto nel cuore della notte, viene ferito alle zampe da un adulto e poi abbandonato. Starà a lui riuscire a rimettersi in piedi, procacciarsi il cibo e tornare a casa.
Come seconda scrematura il Beta e i membri di spicco della guardia stanno in disparte, osservano i sopravvissuti lottare tra loro per capire a pieno il potenziale latente. Nella migliore delle ipotesi, i più forti tentano di far tirare su i più deboli, tentano di farli sforzare oltre ogni limite per tenerli al sicuro ma, se questi non si mostrano comunque all’altezza, vengono scartati.
Da quel momento, ai cuccioli rimanenti verranno messi sotto sforzo fiuto e udito, la vista verrà loro momentaneamente tolta con delle bende pesanti. Chi prova a barare, viene accecato almeno ad un occhio, così da far passare la voglia a lui ed anche agli altri furbetti.
Dovranno imparare ad essere perfettamente capaci di muoversi in una sanguinosa bolgia urlante senza aver la possibilità di vedere dove mettono le zampe, e dovranno essere capaci di farlo molto velocemente.
Non è insolito, poi, che gli allenamenti avvengano sotto estrema pressione, magari mettendo un membro della famiglia o un amico stretto in forte pericolo, così da poter eventualmente estirpare loro le emozioni a seconda del volere del Sovrano.
Dovranno poi apprendere tecniche di infiltrazione e ricognizione, dovranno apprendere a rallentare il proprio battito cardiaco per non essere scoperti. In pratica, dovranno imparare a rendersi praticamente invisibili.
Gli Spettri che seguono questo genere di addestramento dall’infanzia in poi, saranno capaci di compiere ogni cosa senza la minima paura o ripensamento. Avranno attraversato l’inferno, ci avranno vissuto nel mezzo e i loro cuori saranno ormai forgiati, le loro menti plasmate, i loro corpi non si lasceranno fermare da alcuna ferita.
Con un estenuante ed incessante lavoro fisico, diventano armi perfette e micidiali. Armi che non mollano l’obiettivo finché non vi hanno affondato le zanne. E il loro obiettivo adesso sono loro, gli scarafaggi delle Terre di Nessuno. L’obiettivo di Jäger, tornato molto prima del previsto dalla propria iniziazione, senza un graffio e con le zanne di un avversario appese al collo come accadde ad Everett, è Sherry.
Non molleranno mai la presa, niente farà cambiare loro idea, e il fatto che ancora non abbiano tentato un attacco diretto sta a significare che sanno con chi hanno a che fare, che stanno cercando sistematicamente un punto di cedimento e che, nel frattempo, continueranno a far pressioni psicologiche.
L’allenamento col Team Z è ottimo, di questo entrambi gli Spettri ne sono totalmente convinti.
Ma non è sufficiente.
Li stanno allenando su un piano puramente fisico, loro devono riuscire ad allenare i sensi e, soprattutto, la mente. Oltretutto li allenano in modo troppo individuale: devono imparare a muoversi come un unico individuo così che niente possa far breccia.
Hanno bisogno di costanti fonti di stress tali da scatenarli e, al tempo stesso, motivarli a non commettere un singolo errore. Perché se quell’errore tanto sciocco venisse commesso in un combattimento vero, la partita sarebbe chiusa.
Li addestreranno, seppur la faccenda sia molto più complicata poiché tutti loro sono ormai adulti fatti e finiti. Possono sicuramente migliorare, ma non possono raggiungere la perfetta preparazione psicofisica di Spettri cresciuti nel loro habitat.
C’è da puntare al massimo, non possono permettersi errori. Purtroppo però di veri campioni non se ne possono sfornare in massa, si abbasserebbe drasticamente il livello, e questo vale anche per questo bizzarro e chiassoso branco. Sarebbe quindi necessario anche in questo caso una massiccia scrematura per individuare chi, tra loro, può essere degno del nome che porta.
C’è però qualcosa che rema incessantemente contro di loro: il tempo.
Se per Radish infatti ce n’è a sufficienza, se per lui ci sarà indiscutibilmente un dopo, Everett e Darko non ne sono convinti per niente.
Jäger sarà furioso oltre ogni limite e Dio solo sa quanto possa diventare pericoloso quando anche solo contraddetto, figurarsi dopo un simile smacco.
Loro due lo sanno, così come sanno che sta escogitando qualcosa nella sua brillante mente malata. Lo sanno come se lo potessero vedere, ma non sanno dove andrà a parare.
Non sarà così folle da avvicinarsi a Sherry a viso scoperto, ma è sicuro che troverà un modo per allontanarla dagli altri, per chiuderla in un angolo e annientarla.
Lo sanno perché, a conti fatti, anche loro due farebbero così se sulla loro strada trovassero avversari pericolosi come Radish e Vegeta. È così che si fa proprio in natura, in una battuta di caccia: si individua il membro del branco più debole e lo si isola, così da non correre rischi inutili.
Il fatto che lei sia sotto costante una pressione quasi estrema, poi, non li aiuterà. Per quanto abituata al peggio, adesso ha troppo da perdere per riuscire a ragionare lucidamente, e ciò è solo vantaggioso per gli avversari.
«È una ragazzina in gamba, Ret, e lo scimmione ha tutta l’aria di uno che prenderebbe a cazzotti anche Dio in persona se questo volesse dire tenerla al sicuro.»
Volta pigramente lo sguardo verso l’amico mentre attorno a loro tutti si preparano a tornare alle proprie case o alla tana.
«Cosa intendi?»
«Che devi allentare un po’ la presa, ragazzo.» Prima che possa snocciolargli una serie di insulti e rivangare nel passato, alza subito una mano e gli punta contro un dito, così da poter continuare «Devi concentrarti sulle spie, devi stanarle una ad una e farle fuori. Questo è il tuo compito adesso.»
«Ha bisogno di aiuto nella gestione del branco e quel demente non è all’altezza.»
«Ha molti amici, possono occuparsene loro. Devi solo ordinarlo.» Lo ha addestrato a ben altro, ora non si sorprende per niente del suo sguardo un poco perso. Vorrebbe però una macchina fotografica, così da poter immortalare un momento così estremamente raro e prezioso, ma accantona il pensiero per spiegarsi meglio. In fondo lui è stato addestrato sin da piccolo a questo delicato compito e, usando il proprio intelletto, è stato poi capace di eclissare i nomi di tutti i suoi predecessori; ora deve vedere se riesce a forgiare un secondo Beta tanto abile. Ed Everett ha materia grigia, forza d'animo e furbizia da vendere, ne ha dato sin troppo prova negli anni, quindi deve solo mettere da parte un paio di cosucce per riuscire lì dove gli sembra tanto assurdo.
«Non hai mai notato che riuscivo a tenere sotto controllo tuo padre, te, i tuoi fratelli, i futuri Beta da voi scelti, i futuri membri della guardia e i membri adulti, a tenere sotto controllo le tensioni del branco ed anche a tenere sotto tiro Bree e Sherry e nel frattempo ad avere una vita mia? Facevo tutto questo perché sapevo chi era davvero fedele a me e a Mezcal, e quindi potevo delegare molte questioni ad altri per potermi occupare di faccende più urgenti. Se così non fosse stato, la Mezzosangue sarebbe morta, o peggio, in tempi molto brevi, perché io dovevo pensare dapprima alla tua formazione ed in seguito a quella di Baileys. Se non avessi avuto gente forte e fidata sotto di me, non avrei potuto seguire più da vicino tante questioni, come ad esempio trovare donne idonee a far superare loro la prima infanzia come tu stesso mi chiedesti, perché tuo padre mi avrebbe occupato a tempo estremamente pieno. Invece io c’ero sempre, sapevo districarmi tra i vari problemi e potevo risolverli. Questo è ciò che deve fare un vero Beta: non soddisfare i capricci del Re, non viziare un cucciolo, non ignorare tutto ciò che lo circonda solo per la famiglia reale, ma bensì occuparsi un po’ di tutto. Il branco deve diventare parte di te, devi conoscere tutto ciò che ti sta attorno con tutte le sue dinamiche e comprenderlo il più possibile. Se non hai menti malate come quelle che avevo per le mani io, il tuo compito sarà decisamente fattibile.»
L’espressione di Everett si fa sempre più attonita, tanto da risultare comica agli occhi del maggiore, e davvero si domanda come abbia fatto a fare tutto questo con tanta leggerezza.
A lui era sembrato ostico tenere al sicuro Sherry senza che nessuno se ne accorgesse, compresa lei, ed anche il modo di tenerla sotto tiro una volta evasa. Darko faceva lo stesso e, al contempo, si occupava di un’altra valanga di cose come se niente fosse.
Ovviamente Darko non gli dice che per i primi anni era un macello pure per lui, che aveva spesso crolli nervosi a causa del fortissimo stress alla quale nessuno lo aveva mai preparato e che Mezcal ci metteva sempre un nuovo carico di giorno in giorno con la sua violenta esuberanza. Dio, se solo ripensa al fatto che per quasi un anno Aisha non riusciva a rimanere incinta malgrado i tentativi… solo quello fu un qualcosa di così difficile da gestire che solo a ripensarci gli si drizzano i peli sulla nuca.
Ma Everett non lo sa. L’altro certo non è mai stato così stronzo da caricarlo di ulteriori pensieri, non se lo meritava secondo lui, così adesso si ritrova a fissare quel branco di esagitati che scherza e ride, quel grosso scimmione che tiene un braccio attorno alle spalle di sua sorella e la stessa che lo guarda con una tale adorazione negli occhi che gli fa salire un forte conato di acida bile in gola.
«Non sono stato addestrato a questo.»
«Sei un tipo sveglio, imparerai alla svelta. Prendi per esempio quei quattro idioti esagitati: quelli troverebbero il modo di fare qualsiasi cosa per quelle due teste calde perché li considerano come un’estensione di sé. Basterà solo che tu ordini loro di tenere le tensioni del branco sotto controllo e di comportarsi con minore esuberanza, soprattutto nelle ore notturne, e la faccenda già risulterà un po’ più semplice. Se non ti fidi di loro, puoi tranquillamente ripiegare sul bastardo del Sud ed anche su un paio di Alpha che ho già adocchiato.»
«Per farlo però dovrebbe esserci fiducia reciproca.»
Scuote un poco la testa con aria sconsolata, una ciocca di capelli biondi gli scende al lato del volto. Il suo ragazzone è sempre stato schivo anche quando Leila era in vita, ma lei almeno riusciva a farlo sciogliere un po’. Anche se, e di questo ne è abbastanza certo, neanche lei sarebbe mai riuscita a fargli sparire quel disprezzo dagli occhi ogni volta che incrocia la figura del Saiyan. È sempre stato protettivo e geloso, una figlia col suo sangue nelle vene avrebbe avuto una vita difficilissima. Chissà come si comporterebbero questi due imbecilli con una bambina per le mani? Beh, spero di campare abbastanza a lungo per vederlo! Sarebbe spassosissimo!
«Prova a vedere il mondo con i suoi occhi, Ret. Sono piuttosto convinto che ti farà bene!» Nel dirlo gli dà una lieve pacca affettuosa sulla spalla e si alza dal masso sulla quale stava scomodamente seduto da ore, sorridendo poi con aria affabile alla coppia dominante che si avvicina.
Non sa ancora se giurerà fedeltà al nuovo e bizzarro branco, non dopo essere dovuto sottostare per quasi tutta la vita agli ordini di qualcuno, ma è più che certo che darà man forte.
Sherry e Radish lo guardano con un poco di incertezza per qualche istante, finché lei non si scosta dal compagno per avvicinare senza problemi il maggiore. Gli sembra così mortalmente infastidito che le viene da ridere, ma pensa bene che sia molto meglio trattenersi per non indispettirlo. Per quello, pensa, c’è già Radish!
«Hai un posto dove stare?» Domanda con un sorriso dolce, che diventa poi assai timido quando incrocia il suo sguardo serio e gelido.
Lo vuole con sé, questo è certo, ma spesso le è difficile capirlo e questo la mette a disagio. Se un secondo le pare quasi di buon umore, quello dopo diventa un totale blocco di ghiaccio impenetrabile che ti fissa dritto nelle palle degli occhi e ti mette un poco a disagio.
Non lo fa con cattiveria, è sempre stato un osservatore attento sin da bambino e nessuno ha mai pensato di dirgli che questo suo lato fosse a tratti un poco inquietante.
«No.»
Radish sente l’inconfondibile brivido che prova ogni volta che Sherry sta per dire o fare qualcosa per lui insopportabile. A confronto con questi eventi purtroppo non sporadici, Jack e Rose avevano meno stress quando stavano scappando da morte certa.
Perché Radish sa benissimo che la sua cara e adorabile fidanzata, che se continua di questo passo lo resterà pure per poco, ha come un istinto innato dentro di sé, un qualcosa che, a conti fatti, possiedono inconsapevolmente un po’ tutte le donne: l’istinto di graticolare i testicoli del proprio compagno. Si tratta proprio di un desiderio insopprimibile che le brucia dentro e che spesso la porta a compiere azioni per lui fortemente lesive.
«Potresti stare da noi!»
Eccola lì, la nuova incudine che gli si abbatte sulle palle. Pure Darko la vede e per questo si spreca in una pacca confortante sulla spalla, che poi stringe un poco per fargli forza.
«Perché no? Mi pare abbastanza spazioso.»
E certo che ti sta bene, maledetto stronzo! Così puoi stare tra i piedi e rompermi le palle in modo costante!
«Tranquillo primate, non starò in casa.»
«Perché no?» In realtà Radish avrebbe voluto chiedergli se è capace di leggere nel pensiero, cosa che in realtà non lo sorprenderebbe più di quel tanto, ma Sherry lo ha battuto sul tempo, mettendo in campo anche due grandi occhioni da cucciolo alla quale lui non sarebbe capace di resistere. Ma Everett sì, e questo fa solo crescere tutti i possibili dubbi che Radish nutre nei suoi confronti.
«Perché solo l’idea che consumi il mio stesso ossigeno mi urta il sistema nervoso, pensa se dovessi pure vederlo appena alzato.» Beh, questo è vero, ma c’è anche da tenere molto di conto che Everett non è un tipo domestico. Sopportava a stento la vita alla Tana, gli andava a genio la convivenza con Leila, ma già nei territori di Roman non stava mai tra quattro mura. Ed è stato così per otto anni, mese più mese meno, quindi adesso per riuscire ad adattarsi ad una nuova casa avrà bisogno dei suoi tempi.
«Bisognerà fare qualcosa per migliorare questo tuo atteggiamento indisponente…»
«Ecco il bue che dà del cornuto all’asino.» Borbotta tra sé e sé Darko, strabiliato da quanto quei due siano inconsapevolmente simili. Perché pure Everett aveva cambiato atteggiamento dopo l’unione con Leila, solo per poi richiudersi a riccio con la sua morte. Sherry, e questo lo sa con buona certezza, era come il maggiore prima dell’arrivo del Saiyan, arrivando poi ad aprirsi fino a risultare piuttosto alla mano come adesso.
Ma in fondo l’amore, quello vero, ha sempre cambiato gli Spettri e sempre lo farà, è inutile sorprendersi troppo. Se d’ora in poi resteranno fianco a fianco come si augura, forse pure per il suo ragazzone c’è speranza di splendere di nuovo.
Sherry si volta di tre quarti verso Darko, pensando che no, non spetta decisamente a lei accollarsi anche lui e quindi porta subito le mani avanti.
«Dal momento che dubito che Bree abbia anche solo lontanamente intenzione di ospitarti, potresti andare a vivere nell’appartamento di Radish finché non trovi una sistemazione che ti piace di più.» E con questo è chiaro che casa loro è off-limits ed anche che sarebbe meglio se all’inizio evitasse la tana, spera che lo capisca senza il bisogno di dirlo chiaramente.
«Non mi piace quella zona, non ci voglio andare.»
«Perché no?» Nel momento esatto in cui Everett ha formulato la domanda, Sherry non ha potuto fare a meno di pensare che quella di Darko è stata decisamente una reazione da Bree. Pure l’arricciare di lato la bocca con fare infastidito è da lei, con l’unica differenza che l’amica avrebbe slanciato di scatto le spalle all’indietro e proteso il petto in avanti, sbattendoti sotto agli occhi il prosperoso seno.
«C’è un gatto… è folle! Lo hanno cresciuto i piccioni.»
«Hai paura di un gatto?»
«È un gatto-piccione. È pericoloso: doppio rischio di rabbia!»
Ma figurarsi: semplicemente ha trovato dopo anni qualcuno da poter infastidire con i suoi discorsi senza logica e vuole approfittarne. Everett lo sa bene, ne ha dovuti subire un’enormità negli anni, e proprio per questo sa anche altrettanto bene come zittirlo di colpo.
«C’è un fruttivendolo proprio davanti al palazzo.» Il fatto che lui sappia certe cose è giusto un po’ inquietante per la coppia che adesso lo fissa con occhi sbarrati, ma poi Radish ricorda le parole della compagna mentre gli raccontava che la sorvegliava grazie alle Fate e quindi bene così.
Inutile dire che in questo momento tutte quelle magnifiche ed aggraziate creature svolazzanti stanno festeggiando alla grande per esserseli tolti dai piedi poiché giusto un po’ terrificanti, soprattutto quando si piazzavano di fronte a loro, bloccavano loro le ali tenendole tra indice e pollice e chiedevano spesso ringhiando di mostrar loro ciò che volevano. Poter tornare a svolazzare senza la terrificante e costante paura di essere afferrate in così malo modo è senza ombra di dubbio motivo di grandi e lunghi festeggiamenti.
«Le chiavi sono in casa vostra, vero? Bene. Me le prendo da solo e poi vado. Ah, la macchina stasera la prendo io!»
Lo guardano con la stessa preoccupazione mal celata di quando si guarda uno psicopatico evaso dal manicomio che ti minaccia con una lampada rotta, ma pensano giustamente che sia molto meglio per tutti non sollevare alcun genere di argomento a riguardo.
Sarebbe inutile infatti, perché Darko è sì capace di atrocità innominabili a cuor leggero ma sempre e solo per uno scopo ben preciso. Se invece viene preso così, in un momento in cui è calmo e di buon umore, è capace di tirar fuori un lato infantile che in genere riesce pure a strapparti un sorriso.
È uno Spettro dal sangue davvero puro, Darko, e come ogni altro Spettro esistente ha la mente un poco confusa a causa di tutti i ricordi non propri che ha assimilato durante le centinaia di pasti che avevano come piatto forte animali senza pelliccia o con dei semplici scambi di informazioni tramite il sangue.
Un’altra cosa ancor più certa, comunque, è che è capacissimo di tirar su combattenti eccezionali, delle vere e proprie macchine di morte inarrestabili, e che farà tutto ciò che è in suo potere ed anche di più per riuscire in questa nuova impresa.
Quando ormai l’ex Beta è ben lontano da tutti loro e pure gli altri si stanno velocemente dileguando, Sherry si piazza di fronte ai due uomini con un sorriso entusiasta in volto: «Dai, andiamo anche noi… ho una voglia folle di pizza!»
Mentre lei scatta di corsa, carica di una nuova energia di cui non saprebbe spiegare l’origine, Radish ed Everett camminano con passo svogliato l’uno di fianco all’altra.
Sanno benissimo che per mantenere il quieto vivere nel branco, e quindi non mettere sotto ulteriore stress psicologico Sherry, dovranno mostrarsi quanto più calmi possibile l’uno di fianco all’altra, pur essendo consapevoli di non poterlo fare molto a lungo. Già un paio d’ore sarebbero probabilmente un traguardone!
Hanno bisogno di una soluzione veloce ed indolore per fare in modo che questa ostentata e falsa calma reciproca si consolidi sul serio… ma il dubbio che assilla davvero Radish, in questo momento, è di tutt’altra natura.
«Il tuo udito è buono come il suo?»
Everett lo guarda per un brevissimo istante, rimuginando sulla sua semplice domanda. Perché mai porgliela? Ci deve essere un motivo valido dietro, sennò sarebbe da idioti. Non che lo consideri qualcosa di meglio di un povero idiota, certo, ma è convinto che non gliene darebbe prova così alla leggera.
Ma poi eccola lì la risposta, chiara, semplice, forse addirittura scontata e fastidiosa come una zecca attaccata al capezzolo: vuole sapere se sarà capace di sentirli.
Il fatto poi che l’abbia domandato con un sorrisetto arrogante e divertito, gli fa capire che qualsiasi fosse stata la sua risposta, si sarebbe comunque impegnato per far sì che ciò accadesse in ogni caso per dispetto.
«Ti detesto.» E te ne farò pentire, lurida scimmia.




ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Bentornati! Allora, partiamo subito con lo spiegare un attimo il titolo: è un modo di dire islandese che sta ad indicare una sorpresa inaspettata alla fine di qualcosa. E cosa poteva esserci di più inaspettato di 1- la chiamata di Jäger, 2- un simile arrivo con “regalo" annesso, 3 - Everett che va a vivere con loro, 4- … no. Le altre sorprese nella seconda parte :D
Ci stava troppo e mi divertiva un sacco, quindi bene così!
Comunque Jäger ancora non sapeva che i due sono vivi e vegeti, era ancora in giro per i fatti suoi, ma tranquilli che Apophis sta già rimediando a questo piccolo intoppo. Inutile poi dire che non la prenderà affatto bene…

Darko, non so perché, ma lo vedo un po’ come il Filottete della situazione! Ha sempre tirato su dei campioni - che poi si sono rivelati delle delusioni, seppur per ragioni un po’ diverse dal nostro Fil -, ha il suo campione massimo che però è stato sconfitto - un po’ un Achille, anche se lo si può mescolare anche alla figura di Herc - e adesso si lancia in una nuova sfida malgrado tutto remi contro di loro.
Boh, non chiedetemi come e perché partorisco simili cagate, perché tanto non lo so neanche io. Anzi, se conoscete uno specialista davvero bravo passate il contatto, potrebbe aiutarmi!

Beh, non ho altro da dire. Oltretutto mi sono strinata malissimo metà schiena e una spalla (per ben 3 giorni di fila, perché sono un genio clamoroso e ci tengo a dimostrarlo sempre), quindi adesso torno al mare perché abbiamo la pianta di aloe e devo prendermene tipo metà per avere un minimo di sollievo. Ovviamente mi butterò di nuovo in piscina, quindi l’ustione peggiorerà entro stasera :) Se non mi sentite più, sappiate che ho preso direttamente fuoco!

Alla settimana prossima!
A presto
Un bacione
Kiki🤙🏻

  
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