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Autore: Amanda FroudeBlack    26/06/2020    0 recensioni
Vi voglio raccontare una storia, e lo farò al meglio delle mie capacità. Sarà lunga, spossante, e non so dirvi se alla fine ne sarà valsa la pena.
Vi racconterò di famiglie che non pretendono di essere le migliori al mondo, ma saranno quelle che non puoi fare a meno di ammirare perché ti spiegano il mondo attraverso l'amore. Ci saranno famiglie che, al contrario, useranno l'odio per dividere, accecate dal potere e rese folli dall'odore del sangue.
Poi, vi racconterò di chi sa da che parte stare, ma non giudica chi ha dovuto attraversare il male per comprendere la via del bene.
Vi parlerò di seconde possibilità, del dolore della morte e della sconfitta. Spiegherò il sacrificio, il sudore, la frustrazione.
E forse, vi racconterò una vittoria.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Famiglia Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Rodolphus/Bellatrix
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo XXXV – Anime gemelle 

 

 

“I’m sorry I ruined your birthday, 

I guess I could go back to university 

Try and make my mother proud, stop this phase I’m in 

She deems dangerous in love” 

Grace – Florence & The Machine 


 

 

Dicembre 1977 

 

LAYLA 



Tamburellò ansiosamente le dita sulle pergamene rubate dal reparto proibito della biblioteca, mentre attendeva che la porta si aprisse e Regulus facesse finalmente il suo ingresso. Aveva provato a iniziare senza di lui, ma l’idea che stesse arrivando la innervosiva e deconcentrava, così si era ritrovata a sfogliare tutte quelle pagine senza vederle davvero. Aveva impiegato più di un mese a convincerlo a farsi aiutare, un mese durante il quale lei non gli aveva dato tregua, facendosi trovare ogni volta esattamente dove lui pensava di non essere visto o trovato – e per ciò, ovviamente, doveva essere grata a quella meravigliosa mappa che Layla era venuta poi a sapere essere stata creata proprio dai Malandrini – e proponendogli un accordo: lei gli avrebbe mostrato un luogo in cui Regulus avrebbe potuto fare le sue ricerche nella tranquillità più assoluta a patto che lei partecipasse. Malgrado l’accordo lo interessasse, Regulus ci aveva messo giorni a propendere per il sì, e a ogni modo, dopo avere accettato, faceva di tutto affinché Layla cambiasse idea e abbandonasse quel piano. Era come se andassero in direzioni opposte, per poi, alla fine, ritrovarsi: un girotondo, un curvare continuo, la cui forza del movimento era data dal sentimento che provavano l’uno per l’altra, impossibile da negare, ma assolutamente da evitare. 
Questo, almeno, era il pensiero di Regulus, e Layla lo sapeva; tuttavia, lei non si sarebbe mai arresa. 
Un tocco alla porta la destò dai suoi pensieri. Si erano accordati anche sul modo di bussare, per stare ancora più sicuri: era vero che quella stanza sarebbe apparsa solo se effettivamente cercata, ma per stare tranquilli si erano accordati su un ritmo di bussata condivisa.  
Layla tese l’orecchio e ascoltò, riconoscendo i colpi. Si avvicinò alla porta e bussò tre volte per segnalare a Regulus che poteva entrare, e la porta finalmente si aprì. Lo accolse con un sorriso non ricambiato. 
“Buonasera!” esclamò, felice ma nervosa. 
“Ciao,” borbottò Regulus, avanzando nella stanza e sedendosi al grande tavolo di legno scuro. La stanza che Layla aveva evocato imitava la biblioteca di Hogwarts; enorme e maestosa, tuttavia non evocava gli stessi libri che custodiva, motivo per cui Layla si era dovuta attrezzare di furbizia per poter recuperare la bibliografia da consultare. 
“Sei riuscito a procurarti quel libro del Reparto Proibito?” chiese, raggiungendolo e sedendoglisi accanto. 
“Sì, ma ho dovuto lavorarmi un po’ Lumacorno per avere la sua firma. Tu hai le pergamene?” domandò distratto. Layla alzò gli occhi al soffitto; era insopportabile quando fingeva disinteresse pur di non guardarla. 
“Certo, la McGranitt non ha fatto domande, sono una studentessa troppo preziosa per lei!” rispose con una certa soddisfazione nella voce. 
“Bene,” commentò. “Non ho molto tempo questa sera, quindi è meglio cominciare subito.” 
Layla sospirò.  
“Sì, okay,” borbottò delusa, ricominciando a sfogliare le pergamene. 

 

 


 

Calò il silenzio per minuti, probabilmente ore. Layla odiava quel vuoto di parole assordante dentro il quale invece Regulus pareva aver trovato al sua dimensione. Si alzò, dirigendosi verso la propria borsa, sicura di essere in realtà sotto lo sguardo vigile del compagno. Recuperò una busta di carta contenente dei muffin rubati a sua sorella e raggiunse nuovamente il tavolo, sedendosi. 
L'odore invitante dei dolci era sicuramente arrivato alle narici di Regulus, poiché sospirò, seccato. 
“Mi distrai,” sbuffò, alzando gli occhi dal libro. 
“È un problema tuo,” alzò le spalle Layla. Tirò fuori dalla busta un muffin e lo addentò. “Deliffiofo,” biascicò, notando come il compagno fosse combattuto tra l’apparire più seccato o divertito. 
“Li ha fatti... Amanda?” domandò. 
Layla ne addentò un altro morso e annuì vigorosamente. 
“Dammene uno,” le ordinò secco, sporgendosi verso di lei per infilare le mani nel sacchetto. Layla, in un gesto svelto, allontanò la busta. 
“No!” 
“Sei sicura di volerli mangiare tutti da sola? Ti finiranno tutti sul sedere!” la provocò, consapevole di quanto la infastidisse. 
Layla assottigliò gli occhi. 
“Pur di non darteli,” sibilò, impettita. Regulus le riservò un’occhiata sbieca; fece per tornare sui suoi libri, ma qualcosa sembrava attirarlo verso di lei. Non era tanto per i muffins, quanto più pareva avesse qualcosa da chiederle pronto a superare le sue labbra, ma che non trovava bene l’appiglio giusto per uscire. 
“Come... come sta tua sorella?” chiese allora. 
Layla fece spallucce. 
“Prepara ancora dolci, quindi è recuperabile,” cominciò. “Ultimamente è un po’ umorale... sai, col Natale che si avvicina, sentiamo la mancanza dei... dei nostri genitori. Lei, in particolare. Sarà il primo Natale senza di loro, e Amanda adora questa festività, teme che non potrà essere più la stessa senza di loro,” raccontò. “E credo proprio che abbia ragione,” terminò, schiarendosi la voce. 
Regulus sospirò. 
“Mi dispiace, non volevo fartici ripensare,” fece, contrito.  
“Non preoccuparti. Questo,” rispose Layla, indicando la mole di scartoffie che stavano esaminando, “mi aiuta parecchio a processare il tutto, mi fa sentire utile alla causa. È Amanda quella difficile da distrarre.” 
“La neve l’ha tirata un po’ su, almeno?” chiese, indicando la finestra da cui era visibile un paesaggio bianco mozzafiato. “Ho sentito che quest’anno Sirius ha fatto le cose in grande. È stato un peccato non avere assistito!” 
Layla sorrise divertita e si decise a passargli un muffin. Regulus lo accettò e lo addentò senza pensarci due volte. 
“Già. La settimana scorsa con l’inizio della neve per la prima volta in vita sua non è impazzita vedendola! E non voleva uscire a giocarci, ci credi?” 
“Assurdo,” le fece eco Regulus, sconvolto. 
“Vero?! Così Sirius ha fatto nevicare in Sala Grande, ma qualcosa è andato storto – oppure no – e per tutto un pomeriggio la Sala è stata invasa da metri di neve. Ma ne è valsa la pena, Amanda si è divertita molto!” esclamò. 
“Abbiamo messo insieme due mostri,” concluse Regulus con un sorriso. 
Le si avvicinò con l’intento di prendere un altro muffin da dentro il sacchetto e Layla lo lasciò fare, trattenendo l’impulso di passargli una mano tra i capelli. Per quanto il compagno avesse un rapporto terribile col cibo – mangiava per il semplice sostentamento, dimenticandosene perfino e non aveva il minimo appetito, cosa che invece sembrava aver ereditato suo fratello Sirius per entrambi – i dolci di Amanda erano l’unico pasto di cui Regulus era genuinamente ghiotto. 
“Severus si è sforzato parecchio per evitare che si incontrassero in tutti questi anni, probabilmente ci aveva visto lungo più di tutti!” esclamò il compagno tra un boccone e l’altro. “Ma alla fine, come puoi vedere, se è destino che certe anime si incontrino, non c’è uomo che possa frapporsi.” 
Layla non riuscì a trattenere una risata fragorosa. 
“Da dove arriva tutto questo romanticismo?” domandò, sconvolta. 
“Sono questi muffin,” confessò Regulus. “Sono loro la mia anima gemella.” 
Layla sospirò.  
“Sono stata una povera illusa, allora,” commentò con un sorriso amaro. Si scambiarono uno sguardo divertito, e Layla si convinse a porgergli il sacchetto con i muffin che rimanevano.
“Tieni, non me la sento di frappormi tra voi.” 
Regulus sorrise e prese la busta di carta; nel farlo, le loro dita si sfiorarono e Layla trasalì. Il compagno se ne accorse a abbassò lo sguardo, intristito. Lei si schiarì la gola. Era il momento di tentare il tutto per tutto. 
“O noi non siamo anime gemelle, o quello che hai detto è un’autentica assurdità. Sono più propensa per la seconda, ovviamente,” confessò. 
“Lay, non mi va di affrontare questo discorso-” iniziò Regulus, ma Layla continuò. 
“Gli uomini si frappongono dalla notte dei tempi e il destino non c’entra nulla, Reg! Certe anime hanno la fortuna di incontrarsi e non trovare ostacoli sul proprio cammino, ma sono talmente rare da rendere trascurabile qualsiasi statistica. Le vere anime gemelle sono proprio quelle che incontrano mille ostacoli ma che comunque finiscono insieme. Pensa a noi due, per esempio-” 
“No, non ci voglio pensare-” 
“E invece devi farlo!” insistette Layla. “La nostra relazione non è nata propriamente sotto una buona stella, tanto che qualcuno – tipo tu – ha deciso di sacrificarla sull’altare di un bene superiore. Scelta onorabilissima, se non fosse che questo vuol dire trovarsi schiere di uomini che si frappongono proprio tra di noi, ma guarda un po’? Siamo comunque ancora qui, insieme nella stessa stanza, che cerchiamo una soluzione che elimini tutti quelli che ci impediscono di stare insieme. In pratica, solo la morte può separarci. È lo scotto che dobbiamo pagare mentre cerchiamo di essere felici.” 
Regulus l’ascoltò piuttosto perplesso. 
“Ma è una cosa tristissima! Stai dicendo che saremo felici solo una volta che saremmo morti, dal momento che quello che stiamo facendo ci ucciderà sicuramente!” esclamò. 
Layla sbuffò. 
“È quello che tento di dirti da un mese, ormai, Reg!” esclamò, esasperata. “Abbiamo accettato quello che con tutta probabilità ci accadrà - perlomeno, io l’ho fatto - e ci ammazziamo di studio per un dannato bene superiore, ma nel frattempo non stiamo approfittando di questo tempo per concederci-” 
Regulus non la lasciò finire, perché la interruppe con un bacio di slancio, con una grinta che non gli apparteneva.  
 

 


“La prossima volta direi di scegliere un luogo più comodo,” borbottò Regulus, rivestendosi. “Una camera con un letto, magari.” 
Layla sorrise divertita mentre cercava la camicetta, volata chissà dove nella foga del momento. 
Avevano appena fatto l’amore ed era stato bellissimo. Layla aveva la testa sgombra da qualsiasi preoccupazione, in quel momento. Si sentiva leggera, la mente appannata dal lungo piacere che Regulus le aveva regalato. 
“La prossima volta? Wow, facciamo passi da gigante, qui!” esclamò soddisfatta. 
“Sì, e non voglio crederci che ci siamo cascati di nuovo,” rispose lui, portandosi le mani al volto. Layla ritrovò la camicia e la indossò. Gli si avvicinò e gli rubò un bacio.  
“È quello che fanno le anime gemelle!” gli fece notare, abbottonandosi. Guardò Regulus sorridere amaramente. 
“Okay, ma queste anime gemelle,” le fece eco, indicando entrambi, “devono trovare il modo di uccidere l’anima di Tu-Sai-Chi.” 
“Lo troveremo, è pur sempre un uomo,” buttò lì Layla, facendo spallucce.  
Notò Regulus bloccarsi a quelle parole. Sembrava avesse appena avuto un’epifania. 
“Tu... hai ragione,” mormorò. Assottigliò gli occhi e Layla riconobbe in quell’espressione che stava per arrivare a una soluzione. 
“Lo so,” asserì lei. 
“No, intendo dire... non abbiamo considerato le cose dal suo punto di vista!” esclamò.  
“Cioè?” 
Regulus iniziò a gesticolare, concitato. 
“Che per quanto lui possa diventare potente, sa di essere comunque mortale, e quindi vulnerabile. Non dobbiamo cercare cosa lo rende potente, dobbiamo capire cosa lo rende vulnerabile!” 
“Intendi, tipo... cercare la sua mortalità?” domandò, confusa. Non capiva dove volesse arrivare. 
“Prova a pensare: sei potente, il mago più potente del mondo, ma in fondo sei come tutti gli altri.” 
“Sono... mortale,” concluse Layla.  
“Tutta la potenza che ha lo aiuta a non morire, ma potenzialmente potrebbe. Ognuno ha un punto debole. Pensa a Grindelwald: per quanto fosse potente, ha trovato qualcuno che lo ha sconfitto. Tu cosa faresti se fossi potente ma avessi comunque un punto debole?”  
“Io… immagino che cercherei di non averlo, o lo nasconderei,” ragionò. “Quindi… pensi che stia cercando di rendersi invulnerabile?” 
Regulus annuì, le labbra serrate in un’ultima consapevolezza.  
“L'ho visto, Lay. Non ha quasi più nulla di umano. Non sta cercando di rendersi invulnerabile… io penso che lui ci sia già riuscito.” 
 



 

JAMES 


Lily si era comportata in modo strano per tutta la sera e ancora non era riuscito a capire perché. Era stata accomodante, più loquace del solito e sorrideva nervosamente per qualunque cosa gli amici dicessero. Dopo cena, tutti si riunirono nella sala comune per giocare al Monopoli Magico, gentilmente concesso da Amanda, sparita chissà dove con Sirius, e Lily perse quasi subito. Questo diede a James la certezza che ci fosse davvero qualcosa che non andava. 
“Sono stanca, vado a letto,” ammise, alzandosi dalla poltrona. Salutò tutti e si avviò verso le scale che conducevano al dormitorio femminile. 
“Ti accompagno,” si convinse James, abbandonando il gioco. La raggiunse e decise di arrivare dritto al punto. 
“C’è qualche problema, Lily?” domandò. 
Lei si schiarì la voce. 
“No, a parte il fatto che oltre la prima scalinata non potrai più salire,” rispose lei. Non lo stava guardando nemmeno in faccia.  
James era nel panico. Le aveva fatto qualcosa senza accorgersene? Fece mente locale: dopo aver fatto lezione insieme, nel pomeriggio avevano studiato, dato da mangiare al gatto e fatto una passeggiata, un giro alla guferia e poi erano tornati al castello. Niente Sirius tra i piedi per tutto il pomeriggio, quindi nulla che potesse averla innervosita. A cena c’era anche il suo dolce preferito! Che diavolo succedeva? 
Improvvisamente, però, si ricordò di un particolare. 
“La guferia!” esclamò. Lily sobbalzò, James non seppe se per la sorpresa o perché aveva colto nel segno. “Hai ricevuto una lettera. Da chi era? È successo qualcosa? Puoi dirmi tutto!” 
Lily sospirò e si guardò attorno. James la vide tirare fuori la bacchetta e togliere la protezione dalle scale del dormitorio che non permetteva ai ragazzi di raggiungere le camere. 
“Vieni con me,” borbottò. 
James si sentì ancora più confuso. Lily gli fece strada nel dormitorio femminile, entrando nella camerata che condivideva con Jaded e altre ragazze Grifondoro. La camera era identica alla loro, ma più ordinata. Erano soli. 
Lily si sedette su quello che James immaginò essere il suo letto a baldacchino e dal cassetto del comodino tirò fuori una lettera. 
“Me l’ha mandata Petunia,” mormorò.  
“Petunia? Tua sorella ti ha scritto una lettera?” chiede James, esterrefatto. Da che Lily gli aveva raccontato, sua sorella era completamente restia a qualsivoglia dettaglio della vita magica della “sorella stramba”, così come era solita apostrofare Lily. James trovò incredibile che Petunia avesse avuto il coraggio di inviare una lettera utilizzando un gufo come postino. 
“E non è la notizia peggiore,” aggiunse la compagna. “Mi ha invitato a una cena con lei e il suo fidanzato Vernon.” 
Non era la prima volta che Lily menzionava questo fantomatico fidanzato di Petunia. E ciò rendeva ancora più strana tutta la faccenda: così come la sorella, anche Vernon trovava assurdo, stupido e complicato tutto ciò che non era normale, e tanti motivi di scontri tra Petunia e Lily negli ultimi tempi avevano riguardato proprio Vernon: da quando si era innamorata di quest’uomo, sua sorella aveva cominciato sempre con più frequenza a criticare Lily e la sua magia, definendola stramba, pericolosa e pazza, un motivo di vergogna per l’intera famiglia, la possibile causa di rottura con il suo nuovo normalissimo fidanzato babbano. La situazione non aveva giovato Lily, che si sentiva rifiutata e sempre più distante dalla sorella.  Alla luce di tutti questi precedenti, James pensò dunque che un invito a cena di Petunia in quel momento fosse tutto fuorché qualcosa di positivo. 
Si sedette accanto a lei e le accarezzò una spalla. 
“Okay, quindi è questo che ti preoccupa? Perché non me ne hai parlato?” le domandò, pacato. 
Lily sembrava sull’orlo delle lacrime. Per James fu istintivo tirarla a sé per confortarla. 
“Non preoccuparti,” le mormorò. Le passò una mano tra i capelli, carezzandola. “Non può essere più terribile di Voldemort, no?” 
“Oh, tu non la conosci,” sussurrò. James le asciugò le lacrime e la vide sorridere divertita. 
Un’idea rischiosa gli attraversò la mente. “Posso accompagnarti... se vuoi,” tentò. 
Lily lo guardò con i suoi bellissimi e grandi occhi verdi spalancati. 
“Lo faresti davvero?” gli chiese. 
“Cosa? Lily, certo che lo farei!” esclamò. “Non mi ero ancora fatto avanti perché non sapevo come avresti reagito e temevo di essere invadente – ma caspita, sei la mia ragazza e non vedo l’ora di aiutarti e sostenerti, anche se significa sopportare Petunia!” 
Lily sembrò sollevata di sentirgli pronunciare quelle parole, e distese le labbra in un sorriso. 
“Io avevo timore di chiedertelo, non volevo ti sentissi costretto,” ammise. 
James la baciò delicatamente sulle labbra. Poi le loro fronti si toccarono. Rimasero qualche secondo in quella posizione, godendosi il momento. 
“Non facciamoci più questi problemi, okay?” concluse James, guardandola negli occhi. Lily annuì. 
“Hai ragione, sono la tua ragazza, ora!” esclamò col sorriso sulle labbra. James assaporò quelle parole, il cuore gli scoppiava di gioia. 
“Dillo di nuovo,” sospirò, felice. 
“Sono la tua ragazza,” ripeté, alzando gli occhi al cielo. 
“Ancora una volta.” 
“Okay, zitto e baciami,” rise Lily, mettendogli le braccia intorno al collo. 
James non se lo fece ripetere due volte. 
 

 

 

SIRIUS 

 

Sospirò mentre guardava la propria ragazza inerpicarsi sul banco di una classe vuota.  
“Amanda, non credo che possa aiutarti a trasformarti in una fenice saltare da un tavolo all’altro,” disse cautamente. 
“Forse hai ragione, però è divertente!” asserì lei, balzando di qua e di là. “Ma il libro di trasfigurazione dice di pensare come l’animale in cui vorremmo trasformarci, e se io fossi una fenice in questo momento avrei voglia di saltellare sui banchi!” 
Sirius sorrise, si appoggiò su un banco e la seguì con lo sguardo. 
“Sì, okay, sembra divertente. Mi hai convinto!” esclamò a un certo punto. Si alzò sul banco e raggiunse la compagna. 
“Ah! Sapevo che volevi farlo anche tu!” disse Amanda. “Pronto? Il pavimento è lava!” urlò, prima di cominciare a correre sui banchi come una forsennata. 
Sirius la rincorse cercando di raggiungerla, ma era stranamente coordinata mentre faceva tutti quei salti per nulla ponderati. Lui tentò di saltare due banchi, tuttavia calcolò male le distanze e perse l’equilibrio. Solo una trasformazione dell’ultimo istante gli diede modo di tenersi in gioco. Con le zampe anteriori si aggrappò al bordo del banco e per un pelo – letteralmente – si salvò dal cadere. 
“Hey, così non vale!” esclamò Amanda, che lo guardava mentre continuava a saltare. 
Sirius l’ammonì di guardare dove mettesse i piedi, ma al posto della voce ovviamente gli uscì un profondo latrato. Come prevedibile, Amanda perse l’equilibrio e Sirius corse verso di lei aspettandosi un gran tonfo a terra. Invece, Amanda non toccò il pavimento. Sirius rimase sbigottito davanti alla scena che gli si presentò: le braccia di Amanda in un secondo si erano trasformate in ali di fenice dal piumaggio rosso arancione e lei, sorpresa esattamente quanto lui, planò risollevandosi senza sapere esattamente cosa stesse facendo. Riuscì ad atterrare sul pavimento esattamente in piedi. 
“Oh, Salazar,” mormorò Amanda, guardandosi le ali.  
Sirius tornò in forma umana e le si avvicinò. 
“Stai bene?” 
“Io... sì, certo,” rispose. “Sir, ho le ali! Sono ali di fenice!” continuò entusiasta, muovendole. Lo spostamento d’aria che le ali provocarono smosse i capelli di Sirius, ancora sbigottito. 
“Io... wow, Amanda, sono senza parole,” mormorò. “Posso toccarle?” 
“Certo!” 
Sirius accarezzò delicatamente l’interno dell’ala destra della compagna, che però si ritrasse ridendo. “Mi fai il solletico!” 
“Le senti?” 
Amanda annuì. 
“Ce la sto facendo, Sir,” sorrise. 
“Ce la stai facendo,” annuì lui, entusiasta. La baciò con trasporto, sollevandola da terra. Percepì le sue ali circondargli le spalle. Amanda indietreggiò appoggiandosi su un banco. 
“È meno strano di quanto pensassi,” ammise, mentre esaminava il piumaggio. “Quasi eccitante.” 
“Non faremo sesso mentre sono parzialmente trasformata, scordatelo!” esclamò. 
Sirius sbuffò. 
“Non ci stavo pensando!” 
“I tuoi pantaloni dicono altro,” lo schernì. 
“Beh, non è qualcosa che riesco sempre a controllare,” ammise lui, imbarazzato, 
Amanda rise. 
“Sei un pervertito!” esclamò.  
Poi gli si avvicinò e lo baciò lo stesso. 

 

 

Note d’autrice: 

 

Bentornati! Dopo due anni torno con un aggiornamento piccino picciò, ma che spero possa aiutarvi a riprendere in mano le fila della ff. Allora, sono stati due anni intensi per la mia vita privata per cui la scrittura non è stata tra le mie priorità, però vi assicuro che ci ho pensato tantissimo. Per me è difficile essere costante in qualcosa, però ci sto provando davvero. Voglio veramente portare a compimento questa ff e spero che restiate con me fino alla fine <3. 
Detto ciò, vi ringrazio e vi saluto. Credo che l’ispirazione mi stia tornando, quindi spero di non farvi attendere molto prima di un prossimo capitolo. 

 

Besos <3 

 

 

 

 

 

   
 
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