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Autore: PitViperOfDoom    26/06/2020    2 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 12

 

Per la fine del primo e secondo evento del Festival dello Sport della Yūei, due cose risultarono palesemente chiare a Izuku. Primo: l’universo ce l’aveva con lui. E secondo: anche Todoroki Shouto.

Non che non lo sapesse già - Todoroki aveva messo in chiaro le sue intenzioni; e l’universo non si era risparmiato di recente. Ma entrambe le cose erano state promosse da educate ipotesi a valide, replicabili teorie.

Per spezzare una lancia in favore di Todoroki, Izuku era riuscito a piazzarsi al primo posto nella corsa, facendogli guadagnare la fascia da dieci milioni di punti nel secondo evento, quindi in quel momento tutti stavano cercando di mettergli le mani addosso.

Il che non faceva che provare la sua prima teoria.

Mentre per la seconda… beh.

Izuku aveva visto Todoroki in battaglia solamente una volta, ed era stato durante l’incidente alla USJ. Non era qualcosa che avrebbe dimenticato tanto presto: il suo compagno di classe aveva congelato quel mostro di un Noumu, così meticolosamente che due dei suoi arti si erano spezzati.

I suoi arti. Gli erano caduti.

Quel mostro aveva continuato a dimenarsi per terra come un pesce troppo grosso finchè il suo quirk rigenerativo non gli aveva fatto ricrescere il braccio e la gamba mancanti.

Si era perso la performance di Todoroki nel gioco di guardie e ladri di All Might, ma ne aveva sentito parlare più di una volta dai suoi compagni di classe. In quell’occasione, Todoroki aveva congelato un intero edificio, intrappolando entrambi gli avversari e vincendo la partita da solo. Non aveva nemmeno avuto bisogno dell’aiuto di Shouji.

Ma Izuku non aveva mai sentito o visto Todoroki usare il fuoco, almeno finché il suo compagno di classe non lo aveva sfoderato durante la battaglia a cavallo. L’unica volta che Izuku avesse mai visto del fuoco da parte sua; ed era stato dritto in faccia a lui. In un colpo solo, Izuku aveva quasi perso sia le sopracciglia che il torneo.

Ma, miracolosamente (più precisamente grazie alla prontezza mentale di Tokoyami), lui e il resto della squadra erano riusciti a infilarsi nel terzo evento. Izuku riuscì a malapena a finire di esalare il suo sospiro di sollievo quando un familiare urlo sferragliato gli grattò i timpani.

Non più contenta di restare a bordocampo, Rei gli si precipitò addosso attraversando il resto dei suoi compagni di classe e si schiantò contro il suo fianco con un grido di gioia spaccatimpani. Izuku barcollò per l’impatto e riuscì a tenersi in equilibrio solo sbattendo contro qualcuno prima di cadere a terra.

“Scusa!” Esclamò mentre riprendeva l’equilibrio e cercava di racimolare i brandelli della sua dignità. Rei, la piccola peste, gli si era aggrappata addosso con le braccia intorno al torso ed era scoppiata a ridere.

“Deku, stai bene?” Uraraka fu al suo fianco in un istante, aiutandolo a riprendersi con una mano sulla spalla. “Sei stato ferito durante la battaglia a cavallo? Cosa c’è che non va?”

Izuku fece una risata forzata. “Ahahah, nulla! Assolutamente nulla, solo… Il terreno è accidentato. Sono scivolato. Sto bene. Grazie Uraraka.”

Lei gli sorrise, un po’ divertita ora che sapeva che non si era fatto male. “Beh, stai più attento, va bene?”

Izuku si appiccicò un sorriso sulla faccia e si costrinse a ridere. “Ahahah, certo.” In quel momento, Iida spostò l’attenzione di Uraraka da un’altra parte. Rosso per l’imbarazzo, Izuku fece una smorfia e si girò per dare un’occhiata a chiunque avesse avuto la sfortuna di impedire la sua caduta. “Mi dispiace davvero, stai be… ne… ?” Il sorriso sul suo viso si congelò e le parole gli morirono in gola.

Todoroki lo stava incenerendo come se stesse cercando di usare il suo quirk tramite gli occhi.

Rei gli strinse le braccia intorno ai fianchi e rilasciò un basso ringhio di avvertimento che Todoroki non ebbe modo di sentire.

“È-è stato un incidente.” Si affrettò a dire Izuku, perché non aveva bisogno di nessun potere speciale per sentire l’ostilità emanata da Todoroki. Poteva anche essere fredda – fin troppo fredda per essere confusa con l’ira bollente di Bakugou – ma Izuku si ritrovò comunque a farsi piccolo, mettendo le mani dietro la schiena per nasconderne il tremolio. Non avrebbe dovuto sentirsi così spaventato, si disse. Non era Bakugou. Per quanto forte fosse Todoroki, erano sullo stesso piano. Non avrebbe dovuto sentirsi così. Ma con Todoroki che lo guardava come se Izuku lo avesse personalmente offeso in qualche modo, era difficile sentirsi altro che non minuscolo.

Il ringhiare di Rei aumentò un po’ di volume.

“S-senti, io…” Balbettò Izuku. “Voglio dire, non pr-“

“Una parola, se non ti dispiace.” Lo interruppe Todoroki.

“Uh, va bene?” Izuku sfiorò leggermente la mano sulla spalla di Rei, aprendo e chiudendo le dita in modo da farlo sembrare un tic nervoso. “Cosa c’è?”

“In privato.” Disse Todoroki. Con un brusco cenno della testa, si allontanò.

Per un secondo, Izuku prese in considerazione l’idea di dargli buca e unirsi alla conversazione tra Iida e Uraraka. Lanciò uno sguardo a Rei e la trovò a guardare il suo compagno di classe, accigliata. Ma non era lo stesso cipiglio cupo che indossava quando qualcuno lo metteva alle strette; sembrava che nemmeno lei sapesse cosa pensare di Todoroki.

Con un sospiro, Izuku fece una corsetta per raggiungerlo.
 
-
 

Il mio fratellino ha fatto un buon lavoro.

Ero preoccupata per lui e volevo aiutarlo a vincere i giochi, ma non avrei dovuto preoccuparmi, dopotutto. Il bullo non ha avuto l’occasione di fargli del male e il mio fratellino è stato molto furbo e molto forte e i suoi altri amici lo hanno aiutato.

Sono contenta. È bello che abbia amici che lo possano aiutare meglio di quanto possa fare io. È bello che il bullo non lo possa toccare.

Ma questo qui, con la cicatrice… Questo qui non lo conosco. Non mi piace, questo qui. È freddo, persino più freddo di me, anche se io sono morta e lui ha del fuoco da un lato. Non sorride, nemmeno con un sorriso finto o uno cattivo. Le uniche volte che parla, dice cose che fanno spaventare il mio fratellino.

(Fratellino è sempre spaventato, ogni minuto di ogni giorno. Posso sentirgli la paura addosso, annusarla. Ma di solito non la sente finché il bullo non si avvicina troppo.)

Non mi piace e non mi piace lui. Se fa qualcosa di cattivo al mio fratellino, se fa qualsiasi cosa che non sia parlare, farò sentire a lui la paura.

Ha portato il mio fratellino in un posto tranquillo, dove nessuno li possa sentire. Guarda il mio fratellino per molto tempo, abbastanza da far innervosire il mio fratellino.

Volevi dirmi qualcosa, dice il mio fratellino. Di cosa si tratta?

Quello con la cicatrice ci mette molto tempo per rispondere, abbastanza da far venire anche a me voglia di fare domande. Non mi piace lo sguardo che ha. Almeno, quando il bullo fa lo sguardo cattivo, so che significa. Posso sentirlo nelle ossa. Sono-arrabbiato-ti-odio-voglio-far-male-male-male, ma quello con la cicatrice è solamente freddo. Cerco di sentire di più, di ascoltare di più, ma il freddo è profondo, sempre più profondo, sempre più giù, come ghiaccio e morte e solitudine-

Ecco.

Non mi piace quello che trovo. Rabbia-odio-disprezzo sarebbero stati più facili. Significherebbe che quello con la cicatrice è crudele e cattivo, proprio come il bullo. Significherebbe che posso farlo scappare via e fargli paura, anche se il mio fratellino non è d’accordo.

Ma quello con la cicatrice non ha rabbia-odio-disprezzo dentro di lui. Invece c’è freddo, freddo, freddo, e poi c’è il dolore.

Non il desiderio di ferire, come il bullo. Solo dolore. Sta male, sta male, giù in profondità sotto tutto il freddo c’è dolore e paura e solitudine e non posso odiarlo perché anche il mio fratellino li aveva. C’è rabbia dentro di lui, e anche odio, ma è per qualcun altro; non odia il mio fratellino.

Mi hai preso alla sprovvista, dice quello con la cicatrice. E io ho infranto la mia promessa.

Quello significa qualcosa per il mio fratellino, ma non per me. Fratellino lo sa e le sue mani si muovono  lungo i suoi fianchi, parlandomi. Ha usato il fuoco. Non l’ha sentito nessuno, tranne me.

È per questo che è così freddo? Ha il fuoco ma ha promesso di non usarlo?

Ehi, dice quello con la cicatrice. Sei il figlio segreto di All Might, o qualcosa del genere?

Il mio fratellino va nel panico. Le sue mani volano e danzano e ondeggiano, senza dire nulla, proprio come non vogliono dire nulla le parole che escono dalla sua bocca. No, non è così e Hai completamente frainteso e oltre cose che non riflettono quello che sente. Le cose che sente sono profonde, evidenti, facili da leggere: paura e panico e imbarazzo e timidezza; ma quelle sono sottili e deboli mentre ribollono in superficie. Ci sono cose più felici sotto: speranza e piacere. Vorrei-vorrei-se-solo-fosse-vero. C’è amore, lì, timido e silenzioso ma caldo, sempre caldo. Il mio fratellino è sempre spaventato, ma se mi spingo abbastanza oltre la paura, è caldo.

Quello con la cicatrice non è caldo come lui. Se mai lo era stato, qualcosa deve avergli strappato quel calore.

Il modo in cui l’hai detto, dice quello con la cicatrice. Hai detto che non è così. Quindi c’è un qualche tipo di connessione di cui non puoi parlare.

(Il mio fratellino sente di nuovo paura.)

Sai di mio padre, Endeavor, dice quello con la cicatrice. (Ha ragione, il mio fratellino sapeva di lui. Me l’aveva detto. Mi ha detto che Endeavor ha poteri di fuoco, proprio come il padre del mio fratellino. E molto, molto tempo fa, il mio fratellino aveva tanto sperato di avere il fuoco anche lui, così che potesse essere forte come Endeavor. Ma invece il suo potere era vedermi e sentirmi; e io sono contenta che il mio fratellino non abbia ricevuto il fuoco di suo padre.)

È il numero due da un po’ di tempo, dice quello con la cicatrice. Se sei connesso all’hero numero uno, allora questo significa che ho ancora più motivi per vincere.

Penso che sia una ragione stupida. Penso che forse anche quello con la cicatrice pensa che lo sia, ma non lo avrebbe ammesso perché forse c’è talmente tanto freddo di mezzo che non può sentire nemmeno i suoi stessi sentimenti; e non sa scavare a fondo come faccio io. Forse lo dirò al mio fratellino più tardi, così che possa dire a quello con la cicatrice quanto si stia comportando da stupido.

Farebbe qualsiasi cosa per avanzare di posizione, dice quello con la cicatrice. Si è fatto un nome, ma non gli è mai bastato per superare All Might.

Il freddo si sta dissipando. È ancora profondo e buio, ma le cose che stavano sotto stanno risalendo in superficie.

Quindi lui… Quello con la cicatrice esita; e so che è perché sta sentendo tutte quelle cose. Il freddo non lo può proteggere per sempre. Ha ideato un piano.

Il mio fratellino è nervoso ora. Un… piano? Di cosa stai parlando, Todoroki?

Quello con la cicatrice risponde con un’altra domanda: Sai cosa sono i matrimoni quirk?

Il mio fratellino è facile da leggere. Sembra come se il suo cuore gli sia sprofondato nello stomaco. Non capisco. Cosa sono i matrimoni quirk?

Fortunatamente, non devo chiederlo al mio fratellino, perché quello con la cicatrice lo spiega. È un’usanza delle precedenti generazioni, dice; e il dolore-paura-rabbia-odio-disgusto-disprezzo ribolle attraverso il freddo e il buio, sempre più vicino alla superficie come bile e nausea. Scelgono i propri partner solamente per accrescere il proprio quirk, per farlo ereditare ai propri figli, forzando dei matrimoni con quell’obiettivo.

Tengo la mano al mio fratellino. Sento il suo stomaco rivoltarsi. Non gliene faccio una colpa. Non mi piace molto questa storia.

È stato facile per mio padre ingraziarsi la famiglia di mia madre e prendere possesso del suo potere. Quello con la cicatrice parla come se il freddo fosse ancora lì, profondo, sempre più giù e silenzioso e fermo, ma non c’è più. Il dolore è salito. Gli fa male parlare di questo e il dolore non rispecchia il freddo sul suo viso e nei suoi occhi.

Ecco perché sono nato, dice quello con la cicatrice, ma coprendosela con una mano. Non poteva battere All Might, quindi ha deciso di creare un qualcuno che potesse riuscirci. Il freddo si spezza, come ghiaccio screpolato, e sta male, male, male. Che vada all’inferno. Non sarò mai la sua marionetta!

Allora perché, cerca di dire il mio fratellino.

Nei miei ricordi, dice quello con la cicatrice, mia madre sta sempre piangendo.

Il mio fratellino è molto intelligente. Mi chiedo se sappia quanto stia male quello con la cicatrice. Le sue dita si arricciano intorno alla cicatrice. Sta così male che mi chiedo come la sua faccia rimanga così fredda. Se giro la mia testa e ascolto, se sto abbastanza ferma, posso sentire cose nel suo dolore: solitudine e amore e dolore e perché, perché, perché?

Mi ha detto che il mio lato sinistro era brutto, dice quello con la cicatrice. Io mi nascondo dietro a fratellino. Il dolore è così vicino, così forte, che lo sento anche io; e mi fa male e punge e brucia.

E poi, dice quello con la cicatrice, mi ha versato addosso dell’acqua bollente.

Il male si spezza e c’è amore e confusione e non-è-colpa-sua-era-spaventata-spaventata-spaventata-così-spaventata-sono-spaventato----

Anche il mio fratellino sta male, ora. Sta sempre male quando la gente gli racconta le sue storia. Penso che sia perché nessuno di quelli che ha bisogno di raccontargli la propria storia ne ha mai di felici. Non i morti; e nemmeno i vivi. Spero che un giorno qualcuno avrà una storia felice da fargli sentire.

Quello con la cicatrice abbassa la mano e anche il dolore si abbassa. Torna a sprofondare, giù, giù, giù sotto il freddo dietro al quale si nasconde. C’è paura, ora, insieme al freddo. Ha paura. Mentre guarda il mio fratellino ha paura e non so perché.

Todoroki, sussurrò il mio fratellino, senza nascondere il suo male.

La ragione per voglio batterti è per una vittoria personale, dice quello con la cicatrice. Non userò il suo potere per farlo. Diventerò il numero uno senza averne bisogno.

E poi si gira e fa per allontanarsi. I sentimenti del mio fratellino turbinano ancora e ancora. Se quello con la cicatrice è profondo e buio e freddo come un oceano, allora il mio fratellino è come una tempesta: tutto turbina insieme, tutto è confuso, troppi sentimenti per sceglierne solo uno.

Se non puoi dirmi nulla, va bene, dice quello con la cicatrice mentre va via. Il freddo è tornato, troppo profondo e scuro perché qualcuno potesse vedere il dolore. Continua a essere il “qualcosa” di All Might. Ti supererò usando solo il mio lato destro. Scusa se ti ho fatto perdere tempo.

La cosa strana è che è dispiaciuto, in qualche modo. Solo, non per avergli fatto perdere tempo. Ma non è arrabbiato con il mio fratellino. Non odia il mio fratellino. Non cerca nemmeno di fargli male, non veramente. E questo significa che non posso essere arrabbiata con lui o farlo scappare via come con il bullo. È troppo simile al mio fratellino – se fossi cattiva con lui, non mi sentirei bene.

Todoroki?

Il mio fratellino fa un passo avanti per seguirlo e pietà-tristezza-dolore-orrore gli vorticano intorno. C’è… molto che non sai di me. Che non posso dirti, nemmeno se volessi. Non so perché mi hai detto queste cose, ma… grazie. E mi dispiace, per tutto quello che ti è successo. Dev’essere stato orribile. Qualunque cosa fosse, non te la meritavi.

Il freddo si incrina e sorpresa fuoriesce dalle fessure, talmente vicina alla superficie che forse quasi si riflette sul suo viso sfregiato.
Ma ci sono cose che anche io devo fare, dice il mio fratellino. Ci sono persone a cui lo devo e non le posso deludere. Ci sono persone che mi stanno guardando. Persone che mi hanno aiutato e protetto; e gliene sono grato, ma sono stanco di essere protetto. Mi guarda mentre lo dice e io gli sorrido, perché continuerò a proteggerlo, non importa quanto forte diventerà. Le sue mani si stringono in pugni e le nuvole vorticose si calmano e si sistemano intorno a lui come una coperta. Non sorride. Non c’è nulla da nascondere, qui. Quindi, questo non cambia quello che ti ho detto prima. Ti batterò.

I sentimenti si calmano, tornando com’erano prima. Quello con la cicatrice e il suo profondo, profondo freddo e tutto il dolore che nasconde sotto di essi; e il mio fratellino e la sua paura che non va mai via del tutto, perché aveva visto e sentito troppe cose per riuscire a debellarla.
 

 
-
 
 

Nana era pronta a tremare talmente forte da perdere la propria forma.

Era possibile per un fantasma sgretolarsi nel nulla solo per lo stress? Per la prima volta dopo anni, pensò alla sua tomba – un posto tranquillo, calmo e silenzioso; probabilmente pieno di erbacce, a meno che Gran Torino non avesse nulla di meglio da fare in quei giorni. Pensò a quanto sarebbe stato bello poter semplicemente sprofondare sotto la terra e dormire- non trapassare, no, ma semplicemente nascondersi nel buio e lasciare che il mondo girasse senza di lei per un po’.

Il suo problema iniziò quando Toshi mise per la prima volta piede nello stadio e Nana fu quasi investita da una folla di spiriti agitati e occhi morti. Fu frastornata solo inizialmente, ma la loro agitazione era contagiosa abbastanza che iniziò a sentirla anche lei.

Guardare Izuku restare a galla durante la competizione fu una gradita distrazione, ma aveva comunque passato ore a crogiolarsi in un circolo vizioso di isterismo quando il suo problema Numero Due fece capolino.

Amava Toshi, davvero. Era orgogliosissima di lui ed era una gioia guardarlo lavorare e combattere e vivere, ma qualche volta il suo ragazzo era un ignaro zuccone che non sapeva leggere l’atmosfera nemmeno se fosse stata scritta su un cartellone.

“Per l’amor di Dio, Toshi, impara a leggere il linguaggio del corpo.” Sussurrò, mentre Toshi andava verso Todoroki Enji come se stesse salutando un vecchio amico e Endeavor si irrigidiva dalla testa ai piedi e lo guardava come se stesse calcolando quanto fuoco gli occorreva per ridurlo in cenere.

“Inutile lamentarsi.” La sbeffeggiò una voce. Nana si spostò di lato e vide chi aveva parlato: il fantasma di un uomo sui trent’anni. Indossava un completo, ma la sua cravatta era allentata e la camicia era infilata nei pantaloni solo per metà. A giudicare dalle rughe d’espressione, lo sguardo inacidito era probabilmente permanente.

“Che vuoi dire?” Nana occhieggiò sospettosamente Endeavor mentre Toshi lo salutava, allegro e con la testa tra le nuvole davanti all’ostilità a malapena celata del suo collega.

“Siamo morti.” Fece notare il fantasma. “Non è che ci sentono se gli urliamo perché sono stupidi. Perché lo stai seguendo?”

Nana si irritò un po’. “Lo conoscevo quando ero viva.” Disse. “Sono morta quando lui era un ragazzino e lo tengo d’occhio da allora.” Guardò Endeavor. “E tu? Come mai stai seguendo lui?”

“Per divertimento.”

“Cosa.”

L’uomo le indirizzò un sorriso amaro. “Signorina, sono morto. Non rimane nulla di me tranne i miei ricordi e come mi fanno sentire. Lo sto seguendo perché è un pezzo di merda e sono letteralmente fatto di ripicca.”

Prima che Nana potesse rispondere, Toshi la distrasse, tagliando la strada a Endeavor alla fine delle scale per chiedergli – tra tutte le cose possibili - consigli su come insegnare.

“Sono serio, voglio imparare.” Disse calorosamente, in faccia al grugno di Endeavor. “Mi potrebbero servire dei consigli su come crescere la prossima generazione di eroi.”

Il fantasma rise raucamente. “Fidati, amico, stai chiedendo alla persona sbagliata!”

Nana lo guardò male mentre Endeavor snobbava Toshi. “Cos’era che stavi dicendo sul fatto che non potessero sentirci?”

Lui scrollò cupamente le spalle. “Devo sfogarmi in qualche modo. Non voglio finire come Okumura.”

“Chi?”

“Il poltergeist.”

“Quale poltergeist?” Nana si costrinse a essere paziente, a quel punto.

“Pfft.” Rise il fantasma. “Vuoi dirmi che non hai notato che tutti si stanno silenziosamente cagando sotto? Okumura è diventato una bomba a orologeria da quando ha cominciato a infestare quella testa di cazzo.” Indicò Endeavor con un pollice. “Non avevo mai incontrato un poltergeist prima di lui. Quando siamo arrivati qui se n’è andato a fanculo da qualche altra parte e tutti i morti sono in stato di agitazione da allora. Suzuki è uscito per cercare di trovarlo, ma… al diavolo. È abbastanza incazzato da distruggere chiunque se si avvicinasse troppo. Quindi ti conviene tenere gli occhi aperti.” La conversazione tra Toshi e Endeavor si concluse con il secondo che se ne andava a passo di marcia. “Beh, devo andare. Occhio a Okumura.”

“Certo, grazie.” Disse acidamente Nana. “Tu che farai?”

“Spero che la Mirabolante Merda ordini da bere a qualche punto, così glielo posso far cadere non appena se lo versa.” Disse seccamente il fantasma. “Non guardarmi così, non tutti possono seguire i loro amati straordinariamente di successo. Ci vediamo in giro, signorina. Vedi se riesci a far trovare degli amici migliori al tuo compare.” Dopodiché, sia lui che Endeavor sparirono.

Mentre Toshi si fermava un momento per riprendersi, Nana fece un respiro profondo e lo lasciò andare.

Quindi. Un poltergeist a piede libero. Quello spiegava molto. Il ragazzino probabilmente avrebbe voluto saperlo, ma allo stesso tempo doveva concentrarsi sul festival.

… Non sarebbe stata una cattiva idea avvertirlo, però.
 
-
 

Izuku tornò dagli altri con la mente annebbiata, arrivando giusto in tempo per sentire le disposizioni per il terzo evento del festival. Ci fu un po’ di movimento tra i partecipanti: alcuni dei vincitori della battaglia a cavallo si ritirarono, incluso Ojiro, e quando tutto fu finito Midnight espose l’ordine degli scontri perché tutti potessero vederlo. Izuku strinse gli occhi per trovare il proprio nome, alzandosi in punta di piedi finché Rei non volò lì vicino per dargli una mano. Poi, con un suono preoccupato e tremolante, puntò all’altro nome lì accanto.

Izuku sentì un nodo formarsi in gola, e gli ci volle un momento o due perché riuscisse a deglutirlo. Se avesse vinto il primo round, era molto probabile che avrebbe affrontato Todoroki nel secondo.

“Succederà prima di quanto mi aspettassi.” Le mormorò quando lei ritornò al suo fianco. Fece un respiro profondo. “Non serve a niente preoccuparsi già di lui. Sembra che il mio primo avversario sarà… Shinsou. Dipartimento di Studi Generali, non è vero?” Il suo stomaco si attorcigliò, in ansia. Ojiro era nella squadra di Shinsou durante la battaglia a cavallo, e si era ritirato per qualche motivo. Izuku non sapeva molto di Shinsou, a parte che era uno dei tanti studenti che volevano battere la 1-A. Il che significava anche che non sapeva quale fosse il quirk del suo avversario.

Rei indicò qualcosa e Izuku seguì il suo dito per vedere Shinsou passare dietro di lui. Sembrava stanco, gli occhi infossati e ombreggiati, anche se Izuku immaginava di non poterlo giudicare.

“Sei tu, vero?” Disse Shinsou. Chissà perché, ma il tono della sua voce era persino più atono di quello di Todoroki. “Midoriya Izuku?”

Izuku stava per rispondere quando Ojiro gli spuntò alle spalle e lo imbavagliò con la sua coda. Il ciuffo di peli biondi gli finì dritto in bocca.

“Midoriya.” Disse Ojiro, tagliente, mentre Shinsou se ne andava con un sorrisetto. “Non rispondere, qualsiasi cosa ti dica.” Prima che Izuku potesse chiedergli cosa volesse dire, Ojiro lo trascinò in una delle stanze laterali.

Dovette farsi strada tra una folla di fantasmi nervosi. Rei ringhiò e mostrò i denti per aprirgli il cammino, ma Izuku aveva comunque la pelle d’oca quando lui e Ojiro arrivarono in un posto tranquillo. Il nervoso lo faceva parlare più in fretta, impaziente di distrarsi da qualunque cosa avesse mandato nel panico i morti.

“È stato onesto, da parte tua.” Si fece scappare, mentre si sedeva di fianco al suo compagno di classe.

Ojiro sbatté gli occhi. “Eh?”

“Ritirarsi dalla competizione in quel modo.” Disse Izuku. “Invece che… non so… continuare.”

“Ci ho pensato.” Ojiro distolse lo sguardo, imbarazzato. “Ma… davvero, non mi sembrava giusto.” Si contorse un pochino nella sedia. “L’obiettivo del secondo round era vedere chi era abbastanza bravo per continuare. Se non posso nemmeno ricordare cos’ho fatto per passare, allora non ho modo di sapere se lo sono stato davvero.”

“Capisco.” Disse Izuku. “Circa. Voglio dire…. L’unica parte che non capisco è perché non ti ricordi niente.”

“Volevo parlarti proprio di questo.” Disse Ojiro. La sua faccia si scurì. “È stato quel tizio del Dipartimento Generale. Shinsou. Ha un qualche tipo di quirk di controllo della mente.”

Lo stomaco di Izuku si attorcigliò. Non appena gli eventi ricreativi sarebbero finiti, avrebbe dovuto affrontare quel tipo in battaglia. “Controllo mentale.” Gli fece eco, la voce debole.

“Ecco perché ti ho impedito di parlargli.” Continuò Ojiro. “Come ho detto, non mi ricordo nulla della battaglia a cavallo. L’ultima cosa che ricordo era Shinsou che mi parlava. Gli ho risposto, e da lì la mia memoria si interrompe. Scommetto quello che vuoi che è così che funziona il suo quirk: se rispondi a qualcosa che dice, può controllarti.”

Izuku si coprì il viso con le mani, attorcigliando le dita tra i capelli. “Okay. Va bene, quindi questo significa… Devo solo tenere la bocca chiusa. Non dovrebbe essere difficile, ora che lo so.”

“Non è tutto.” Continuò Ojiro. “Durante la battaglia, uno dei ragazzi dell’altra squadra mi ha urtato abbastanza forte, tanto da fare male. I miei ricordi ripartono da lì. Quindi, se vieni controllato, hai bisogno di qualcosa del genere per liberarti.” Si sedette di nuovo. “Questo è tutto quello che so… Spero ti sia d’aiuto.”

Izuku fece un respiro profondo, tremando un pochino. Ojiro era un altro compagno di classe che lo conosceva a malapena. Ma eccolo lì, a dargli informazioni vitali che molto probabilmente avrebbero potuto salvargli la pelle nella prima battaglia. “Lo è. Lo è davvero.” Riuscì a fare un sorriso, riflettendolo anche negli occhi, stavolta. “Grazie, Ojiro. Non dovevi.”

“Invece sì.” Rise lui. “Mi ha trasformato in una marionetta, ricordi? Chiamami vendicativo, ma lo voglio veder perdere.” Si girò verso Izuku con un sorriso sghembo. “Quindi… Battilo per me, okay?”

Izuku gli sorrise di rimando. “Andata.”

Si separarono; Izuku girovagò per schiarirsi la mente. Rei svanì poco più avanti e Izuku la lasciò andare. Ora che se n’era ricordato, poteva anche cercare la strada per la cabina dov’erano Aizawa e Present Mic, così poteva controllare Mika e magari capire cosa fare con lei se Aizawa non la voleva più tenere d’occhio. Parecchi dei suoi compagni di classe non avrebbero partecipato all’evento successivo. Kouda era uno di quelli; a lui probabilmente non sarebbe importato.

Izuku era a metà strada, teso, affrettandosi nella miriade di fantasmi nevrotici, quando una voce familiare lo chiamò e lo fece sobbalzare.

“Eccoti!” La signora Shimura planò nel suo campo visivo, salutandolo. All Might non si vedeva da nessuna parte. “Ti stavo cercando. Ascolta, c’è un poltergeist che gira da queste parti.”

Lo abbiamo notato.” Mugugnò uno dei fantasmi di passaggio, prima di allontanarsi. Lei lo ignorò.

“Io, uh, lo avevo capito, circa.” Rispose Izuku, dando un’occhiata ai suoi dintorni per controllare che nessuno lo potesse sentire. “Sa qualcosa di questa… persona?”

“Penso sia un lui.” Disse la signora Shimura. “Sapevi che Todoroki Enji ha dei fantasmi che lo seguono?”

Al nome di Endeavor, le viscere di Izuku si torsero. Solo il suono era come un pugno nello stomaco. “Io, uh. No.”

“Beh, solo uno, ora come ora. Non ho afferrato il suo nome, ma era un po’ uno stronzo.” La signora Shimura si guardò intorno. “Ma, a quanto pare, uno dei fantasmi di Endeavor era abbastanza incazzato da diventare un poltergeist; e sta girovagando e spaventando tutti.” I suoi occhi vitrei si posarono di nuovo su Izuku. “Ragazzino, ascolta. Ho visto il tabellone. Gioca bene le tue carte e andrai contro Todoroki nel secondo round, giusto? Devi stare attento perché c’è… qualcosa di strano, riguardo a suo padre.”

“Lo so.” Disse Izuku a bassa voce.

“Oh, bene, allora- Aspetta, lo sai?” La signora Shimura sbatté gli occhi. “Beh, in ogni caso, stai attento a quel ragazzo. Non mi fido di suo padre. Non riesco a capire bene il perché, a parte il fatto che si comporta come un coglione, ma… Non so cosa voglia dire per suo figlio.”

Izuku lo sapeva.

“Sa dov’è il poltergeist?” Chiese.

“Huh? No. So che il suo nome è Okumura e che probabilmente è incazzato a causa di Endeavor, ma a parte questo, nulla.”

Izuku controllò l’ora sul telefono. “Scommetto che posso trovarlo prima di dover uscire.”

“Tappo, sei serio-?”

“Non ho niente di meglio da fare.” Disse Izuku. “Devo solo andare a prendere Mika e poi-“

Mrrrow.

Seriamente, Izuku non sapeva nemmeno più perché si scomodava a sorprendersi.

Si girò per guardare verso dov’era diretto poco prima, trovando la sua gatta a trotterellare nuovamente alle calcagna di Rei. Entrambe sembravano parecchio compiaciute di loro stesse e Izuku si chiese vagamente se Aizawa sapesse che se l’era svignata.

Beh, non c’era molto da fare.

“Grazie, Rei.” Disse. “Abbiamo un po’ di tempo prima del terzo evento. Vuoi aiutarmi a trovare un fantasma arrabbiato?”

Il sorriso di Rei era un pelo più largo di quanto una bocca umana potesse permettersi, ma Izuku lo prese per un sì.
 

 

Note traduttrice: Ciao a tutti, è un po’ che non ci si vede! Speriamo entrambe che stiate tutti bene. Scusate l’attesa, ma purtroppo dopo aver caricato il capitolo di SIAT siamo andate in hiatus per un mese per stare dietro gli esami. Ora che una di noi due si è appena liberata un pochino cercheremo di riprendere con le regolari trasmissioni!
Come al solito, per rimanere aggiornati su tutte le traduzioni e lavori e sapere a che punto siamo potete seguirci su Tumblr !
   
 
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