Finché dura il sole

di Eduardo De Stasio
 

Un anziano signore cammina lungo la strada di un piccolo paese di provincia. Passa accanto a una famiglia composta da un uomo, una donna e il loro bambino. Lo si capisce dal modo in cui interagiscono. Il piccolo ride, i suoi genitori fanno lo stesso. Ad accompagnare il vecchio, adesso, c’è una figura nera come la pece. Continua a camminare, il signore, quando la sua attenzione viene attirata dalle urla di un’altra coppia di sposi. Il marito è l’unico a portare la fede nuziale al dito. I due finiscono per picchiarsi. L’uomo, di tutta risposta, spinge sua moglie giù da una collinetta ai confini del paese. Dalla sua testa fuoriesce del sangue. Scappa via, lasciando la ragazza in balia del suo destino. Un’altra figura oscura si unisce al gruppo. I tre raggiungono l’uscita del centro abitato. Sono in un bosco. Un pianto disperato attira la loro attenzione: proviene da un bambino, un ragazzino che urla i nomi dei suoi genitori. Chiede aiuto. L’anziano e i due individui al seguito continuano a muoversi, arrivando alla cima di una montagna. Al gruppo si aggiunge una terza figura. Si siedono, illuminati dai raggi crepuscolari. Sotto di loro un’immensa distesa verde, dove gli animali corrono, mangiano e bevono. L’uomo osserva con attenzione ogni loro movimento. Delle lacrime rigano le sue vecchie gote. La prima delle tre figure inizia a chiamarlo per nome con aria divertita. La seconda gli urla contro. L’ultima, invece, cade in un pianto disperato. Quelle sono le ombre del suo passato, un passato che continua a perseguitarlo. Un cane dal pelo bianco si siede ai piedi del vecchio. Lui lo accarezza. L’animale gli porge un anemone: un fiore che simboleggia l’abbandono e la perdita, ma anche l’attesa e la speranza di un ritorno. Il ritorno di qualcosa che l’anziano signore sa di aver perso per sempre.