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Autore: Herm_periwinkle    29/06/2020    1 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come sto?” chiese Katara facendo una giravolta su se stessa. Indossava un vestito leggero di un azzurro talmente pallido da sembrare quasi bianco, che si sollevava attorno al suo corpo avvolgendola come in una nuvola. Negli ultimi anni, in viaggio da un luogo ad un altro, si era abituata ad indossare solo vestiti sportivi e non ricordava quasi più che sensazione facesse indossare un bel vestito. “Ti sta benissimo” le rispose Aang, colpito da tanta bellezza.
Andarono in salotto, dove c’erano tutti gli altri. “Lasciate pure le scarpe qui!” esclamò Sokka, che non riusciva a celare tutta la sua emozione “Non credo proprio che vi serviranno.”
Uscirono tutti a piedi scalzi, accelerando il passo nel tentativo di stare dietro a Sokka che, nonostante portasse con se due enormi cestini, procedeva molto più velocemente di loro. “Forza vecchietti, muovete quelle chiappe!” esclamò, senza dar alcun cenno di voler rallentare.
“Non ci posso credere!” esclamò Toph, prima ancora di arrivare in spiaggia “Voi due siete due matti, ma come vi è venuta un’idea simile?” chiese ridendo “Il signore del…” ma Suki riuscì a tapparle la bocca prima che riuscisse a finire la frase.
“Toph, non vale se sbirci con i piedi!”
“Ma non sto sbirciando, dovevate metterlo in acqua se volevate che non lo vedessi per prima.”
Presto, però, non si pose più il problema e davanti si stagliò l’imponente figura di un manichino, con indossa una tunica bruciacchiata in diversi punti, che al posto del volto aveva un cocomero, intagliato con un ghigno malefico.
“Il signore delle angurie!” esclamarono tutti, sorpresi di ritrovare su quella spiaggia il fantoccio con cui tanti anni prima si erano allenati.
“Zuko, tu che puoi accendi un falò. Questa sera abbiamo deciso che è la festa in suo onore!”
“Se non ricordo male però il signore delle angurie era qualcuno di ben specifico… chissà se riesco a farmi venire in mente chi fosse… accidenti proprio non ricordo” commentò Toph, fingendo di avere un nome sulla punta della lingua “Ah sì, ma ero io! Grazie Sokka, non serviva una festa in mio onore, lo so che sono sempre nei tuoi pensieri.”
Risero tutti, mentre Zuko con rapidità preparava un falò scoppiettante. Si sedettero attorno al fuoco mangiando qualcosa e bevendo un po’ di sake. Momoka presto si addormentò, mentre gli adulti erano sempre più vivaci nel rievocare le loro vecchie avventure. Di goccio in goccio l’alcool cominciò a circolare nei loro corpi e la situazione divenne ancora più esilarante.
“Che ne dite, vi va di giocare ai mimi?” chiese Aang, cercando di trattenere la serie di singhiozzi che gli scappavano dalle labbra. Accettarono tutti di buon grado e si divisero in due squadre, maschi contro femmine.
Per primo cominciò Sokka, che si mise a quattro zampe, facendo finta di leccare quello che aveva attorno.
“Sei un lama?” provò a indovinare Aang, un po’ perplesso. Sokka scosse con forza la testa, non riuscendo a capire come quei due zucconi potessero non indovinare un’imitazione così elementare. Dal canto loro Katara e Suki se la ridevano di gusto, avendo capito fin dal primo istante dove Sokka volesse arrivare a parare.
Sokka allora cominciò a fare delle specie di salti, stendendo le braccia e le gambe mentre era sollevato in aria.
“Ci sono, ci sono! Sei un coniglio!”
“Una lepre!”
“Un ippopotamo-camaleonte”
Continuarono a sparare nomi di animali a caso, finché Sokka, con il fiatone e la fronte imperlata dal sudore per lo sforzo appena compiuto, a pancia piena per giunta!, non si arrese. “Ero Appa” disse, buttandosi sconfitto sulla sabbia “Ma quanto siete scarsi per non indovinarlo!”
Andarono avanti a giocare per un bel po’, sentendosi di nuovo ragazzini e continuando a bere come se non ci fosse un domani. Perfino Katara, la mamma del gruppo, non aveva niente da ridire e si lasciava andare a quell’ebbrezza.
Quando ormai tutti biascicavano e non si reggevano più sulle proprie gambe, Sokka tirò fuori un’ultima sorpresa: un ukulele.
“E da quando suoni?” biascicò Katara, che si era persa questa passione del fratello.
“Più che suonare direi strimpellare” disse Suki ridendo “Ora sentirai.”
Sokka si schiarì la gola e si sedette su un tronco d’albero con fare cerimonioso, proprio sotto al fantoccio del signore delle angurie, ormai senza testa, che era finita dritta dritta nella pancia di Appa. Con aria solenne sfiorò le corde dell’ukulele per controllare che fosse accordato, poi cominciò a suonare. Zuko riconobbe la canzone fin dal primo accordo e cominciò subito a cantarla insieme a Sokka “It’s a long long way to ba sing se…”
Era difficile dire chi fosse più stonato tra i due, ma a nessuno importava molto e ben presto tutti si unirono al coro, alcuni inventando parole, altri storpiandole, ma ridendo come matti. Katara ad un certo punto si mise a ballare, tirando con se Suki e Toph. Katara, mentre ballava, si sciolse i capelli e si sentì di nuovo una ragazzina, volteggiando libera da ogni pensiero. Cadde a terra, esausta, accanto a Zuko. Aveva il volto ricoperto di capelli e lui gliene tolse un paio dagli occhi. “Sei davvero bella stasera” si lasciò sfuggire, avvampando subito dopo. Anche Katara arrossì, ma fu estremamente felice del complimento spontaneo dell’amico, che mai, in tanti anni di amicizia, gliene aveva fatto uno. Era sicuramente colpa dell’alcool.
Il fuoco si era ormai spento e tutti quanti, con le gole ormai secche per il troppo cantare e la testa che gli girava, decisero di rimanere in spiaggia a dormire, un po’ per non far finire quella notte magica, un po’ perché in ogni caso non sarebbero riusciti ad arrivare a casa sulle loro gambe. Crollarono tutti in pochi secondi.
Sokka guardò con un sorriso i suoi amici addormentati. Era felice che la serata fosse andata bene e si fossero divertiti. Era felice della sua vita, ma gli mancavano un po’ le vecchie avventure. Alzò lo sguardo verso il cielo, in cui era incastonata una luna perfettamente sferica, che con la sua luce vegliava su tutti loro. Sussurrò un timido “Grazie” verso di lei, grato dal più profondo del cuore per ciò che aveva. Senza il suo sacrificio, se lei non si fosse tramutata in luna, tutto questo non sarebbe mai successo. Una lacrima gli solcò il volto e non seppe dire se fosse gioia o nostalgia o una miscela di entrambi i sentimenti.
 

 
   
 
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