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Autore: Michele_Anici    02/07/2020    0 recensioni
Michael è un brillante giornalista, pronto a dare l'ennesimo slancio alla sua carriera quando gli viene chiesto di partecipare alla conferenza del direttore dell'ICUB. L'incontro con la giovane Mary cambierà però inevitabilmente la sua vita, con un mistero all'orizzonte irto di pericoli.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel volo leggiadro e rapido del jet altamente tecnologico di Cross vi era tutta la tensione che una notte soltanto non avrebbe mai potuto cancellare. Nonostante i notevoli incoraggiamenti di Philip rivolti al gruppo, che questi scandiva con l'ottimismo e la fierezza di un capitano, era chiaro come l'alta probabilità di finire in pasto ad un nemico troppo grande si sovrapponesse ai pensieri positivi nella testa di chi partecipava alla missione.

Tom se ne stava in un angolino, mentre sordo a quel che gli stava succedendo intorno, pensava a come poter riscattarsi, e al modo in cui avrebbe potuto difendere gli altri una volta sceso da quel maledetto aereo.

Ripensava alle parole di Sally, al suo modo gentile che gli aveva dimostrato, forse per la prima volta, che il suo potere potesse convivere con una realtà più umana. Ricreò istintivamente un ninnolo simile a quello che aveva regalato ore prima alla donna.

Non capiva esattamente cosa lei ci trovasse di bello, eppure questo gli faceva piacere. Era sollevato, soddisfatto, e soprattutto confidava sul fatto che se avesse creato qualcosa di simile davanti ad un altra persona, probabilmente ad essa sarebbe piaciuto.

Tornò con la mente ai suoi occhi, per un secondo, dentro ai quali i cristalli gelidi da lui creati si riflessero flebilmente ma in maniera evidente, manifesta.

Oltre Mary e suo padre, non aveva mai guardato nessuno per così a lungo prestando attenzione a quello che vedeva. Lo stupore che aveva causato in lei era diverso, stavolta.

Era appagante.

"ciao... posso parlarti?" chiese Mary, introducendosi nei suoi pensieri.

"si piccola, vieni. Dimmi tutto" rispose Tom facendola accomodare vicino a sé.

Mary sistemò i suoi capelli in una coda e si sedette; il suo viso era ancora un po' pallido, ma la nottata, seppur breve, le aveva ridato quel vigore perso durante la fuga.

"abbiamo fatto bene a lasciarli indietro, Tom? Potrebbero trovare casa di Sally, lo sai"

"troveranno solo lei. Michael è al sicuro, te lo garantisco. Stamattina Monica lo ha portato nel nascondiglio che ieri notte ha usato con Philip, quindi non hai nulla da temere"

"oh... ecco perché non l'ho trovato, quando mi avete svegliata. Volevo almeno salutarlo" cercò di protestare Mary, senza troppa irruenza.

"lo so, ma è stato meglio così. Eri davvero un ammasso di stanchezza".

Tom non sembrava troppo preoccupato di scoprire in quali condizioni fosse la ragazza. Abituato alla sua presenza, sapeva riconoscere dal semplice tono della sua voce quanto stesse bene.

"ho pensato a tante cose, ieri notte. La mia vita è stata così fragile ed instabile, finora, che non riesco a gestire tutto questo. Non so come dire la mia, non so come far capire quali siano i miei desideri e le mie speranze" fece Mary, appoggiandosi alla spalla di lui.

Il peso di quelle parole si riflesse nel modo stanco e rassegnato con il quale la giovane compì quel gesto. Seguendo con gli occhi le nuvole che vedeva fuori dal finestrino, immaginò cosa avrebbe potuto dire o fare una volta tornata a casa.

Oramai non poteva tirarsi indietro, era diventata famosa, e non certo per buoni motivi.

Tom sfiorò la testa di lei con il palmo della mano, facendola rialzare poi con il tocco delle dita sul suo mento. Provò a parlare, ma era arrivato al punto di non saper più come sollevare il morale di Mary, quando vedeva la luce dei suoi occhi spegnersi.

"da qui in avanti diventerà tutto più difficile, Tom. Non ci ero mai arrivata, finché la realtà mi ha colpito duro. Anche ammettendo che tutto questo finirà bene, dove finirò? Questo mi spaventa da morire; non sapere cosa mi attende è... opprimente".

Lui prese a cuore quelle parole, cercando di trovare dentro di sé una valida risposta. Si trovò davanti ad un muro di suoni, di lamenti, di borbottii scomposti.

Mary capì che era in difficoltà, lo conosceva troppo bene. Pensando che fosse distratto da qualcosa, provò a scuotergli la mente.

"è successo per caso qualcosa, ieri sera? Hai fatto il bravo, vero?" lo braccò lei con una domanda molto specifica.

L'uomo di ghiaccio si scosse, improvvisamente.

Si voltò verso Mary e le prese le mani, come faceva quando voleva proteggerla.

"l'unico posto in cui ti ritroverai una volta libera, sarà quello dove andrai tu stessa. Ho capito che non siamo marionette, né tanto meno fenomeni da baraccone. Siamo diversi, eccome se lo siamo, ma al mondo c'è posto anche per noi. L'ho visto, per la prima volta, negli occhi di Sally. Quello che ci è stato dato non lo abbiamo voluto, vero. Ma non significa che debba essere qualcosa da temere"

"io non lo temo. Ma gli altri?" disse Mary, sentendo nelle sue orecchie ancora forte il peso delle parole che aveva sentito il giorno prima in televisione.

"gli altri riceveranno quello che tu darai loro. Ho fatto il soldato per tutta la vita, nascondendomi. Ma anche se siamo superiori, anche se siamo speciali, avremo indietro quello che daremo. Ti prego, fidati di me, piccola. Non sono il solo ad aver visto il buono che c'è in te. Ma devi trovare il coraggio e la fiducia per mostrarlo agli altri" disse Tom guardandola in modo serio.

Mary storse un poco il labbro inferiore, ma si fece presto forza delle rassicuranti parole di Tom. Erano la sua unica ancora di salvezza, e non voleva lasciarla andare, nonostante fosse ancora scettica su quanto veniva detto dal biondo. Come aveva fatto tante altre volte prima, decise di chiudere gli occhi sulle sue paure e lasciare che Tom fosse il suo scudo.

"stanno bene, secondo te?" chiese con voce sommessa Monica, voltandosi per riuscire a scorgere ancora una volta Mary e Tom, oramai nascosti dai sedili del jet.

La donna si era risparmiata di parlare per molto tempo, sin da quando lei e Philip si erano incontrati con il resto del gruppo. Solo il buongiorno ruppe il suo silenzio.

Accanto a lei, al posto di guida, Philip controllava in maniera puntuale il radar che fino a quel momento non captò nulla di pericoloso, nemmeno il più piccolo segnale esterno.

"sono ragazzi, Monica. Ovviamente non stanno bene per niente. Tom è addestrato ad uccidere, ma non è mai stato nella posizione del più debole. Aveva sempre le spalle coperte" rispose Cross, evitando di imprimere alla sua voce il solito tono sarcastico.

Monica prese una piccola scatola rossa, piena di pillole. Ne ingerì un paio, prima di tornare a parlare, sempre a bassa voce.

"è precipitato tutto molto in fretta. Spero... che non si siano resi conto del tutto di cosa sta accadendo, o potrebbero spaventarsi" disse lei, richiudendo il contenitore.

"sai, sono certo che almeno Tom saprà tenere duro. Non per sé stesso, ma per proteggere Mary. Speriamo soltanto non perdano il controllo. Tu sai cosa potrebbe succedere"

"lo so... ma voglio fidarmi di loro".

"ci siamo quasi, oramai" si intromise Philip, senza perdere di vista le apparecchiature del jet.

Soltanto a sentire quelle parole, gli altri due persero un po' della loro calma. Preparati al meglio oppure no, il momento della verità si stava avvicinando inesorabilmente.

"vado a chiamare i ragazzi. Tu rimani pure seduta" si offrì Cross, facendo un gesto della mano.

La donna acconsentì, lasciandolo andare. Mise finalmente via la scatola con le pillole, smettendo di stringerla per la tensione. Abbassò la testa per sistemare il suo scialle, e subito dopo, con un movimento secco, la rialzò.

Seduta davanti a lei, in silenzio per tutto il viaggio, c'era Lisa. Se ne stava ferma a guardare il fucile di precisione che le era stato dato da Monica stessa. Faceva parte dell'armamentario presente nel jet.

"tu sei estranea... a questo. Ti prego di scusarmi" le disse Monica, tossendo poi.

"non c'è bisogno. Faccio solo quello che credo sia giusto" rispose la rossa con sicurezza.

"sei innamorata figliola, vero? I tuoi occhi risplendono"

"si..."

"allora promettimi... di capire anche il mio, di amore, come madre..."

"lo so, Monica. Le assicuro che la memoria di Sarah non sarà tradita. Sua figlia e quella che era la sua vita, non verranno sprecate oggi"

"sai a cosa mi riferisco. Lo sai solo tu".

Lisa caricò il fucile, inserendo freddamente il caricatore al suo interno. Lo sollevò, imbracciandolo al suo solito modo, con un movimento ampio degli arti.

"non si preoccupi, Monica. Andrà tutto bene".

 

Ore 8:12, Parco Sud di Roselawn

"ammetto che mi sarei aspettato più pattuglie in giro. Tutto questo è molto sospetto" commentò Tom, guardando con discrezione verso il parcheggio che dava sul parco. Non era molto affollato, ma era riuscito a scorgere alcuni uomini che, dalla sua esperienza, poteva identificare come agenti in borghese.

Indossava un cappellino ed un paio di occhiali scuri, oltre ad un gilet di pelle nero. Gli stava leggermente stretto, ma i ricambi presenti sull'aereo erano pochi; d'altronde, per quanto oculato fosse stato Cross, non poteva prevedere persino le taglie esatte dei due ragazzi.

"penso anche io che possa essere una trappola. Non immaginano che gli costerà cara, però" aggiunse Lisa, incrociando le gambe seduta sulla panchina alla destra dell'uomo di ghiaccio.

Per lei era stato preparato un completo casual, con jeans e camicia blu scura, con tanto di scarpe modello sneaker.

Sulle spalle portava il fucile da cecchino, occultato in una custodia per chitarre. Era una di quelle robuste, spesse, in grado di tenere lontani la maggior parte degli sguardi indiscreti.

"piuttosto, siamo stati fortunati che Cross avesse preparato armi in abbondanza. Senza uno di questi mi sento nuda" aggiunse lei tenendo d'occhio la situazione alle loro spalle, che sembrava essere molto tranquilla.

L'aria calda era mossa da un vento dolce, come una carezza di conforto in vista dell'inferno che stava per aprirsi ai loro occhi. Se era un segno del destino, potevano almeno farsi consolare dalla compassione di madre natura.

"entreremo dalla porta principale, non c'è altro modo. Tu, Lisa, trovati un luogo sicuro dal quale darci supporto, mi raccomando" le ricordò Tom, ripassando il briefing fatto qualche ora prima.

"sta dietro a Mary, tu. Devi proteggerla, o potrebbe farsi prendere dal panico. Ci ha detto cosa è successo l'ultima volta che ha perso il controllo. Sei stato un faro per lei, sempre. Non spegnere la luce proprio ora che ne ha bisogno"

"Mary ha raccontato quell'evento? Davvero?" chiese lui, incredulo.

"era spaventata mentre lo faceva, quasi si vergognava. Sa di avere un grande potere, ma di non esserne ancora all'altezza. È confusa, Tom. Non voglio sapere cosa c'è tra voi, fino in fondo, ma se c'è una cosa che posso affermare con certezza è che lei fa parte di te e viceversa. Ti prego, fallo per lei... non sbagliare" disse Lisa scandendo bene le parole, lasciando che la i suoi pensieri fossero più sinceri e spontanei possibile.

Tom ebbe bisogno di qualche secondo per potersi dire certo di avere una risposta convincente; in un momento come quello, voleva assicurarsi che non ci fossero equivoci tra di loro.

"ho lasciato che il peggio di me mi impedisse di farla felice. Potevamo essere felici, potevamo essere la coppia perfetta. Ma non sono l'uomo giusto per questo mondo. Hanno tutti provato continuamente a rivoltarmi il cuore, a farmi provare qualcosa, a farmi innamorare. Persino Derring voleva farmi sentire come una personalità di spicco nella sicurezza mondiale, ma a me interessava solo sapere di aver finito il mio lavoro. Sono nato con il freddo dentro di me".

Tom si sedette vicino a Lisa, facendo crollare il peso di queste parole assieme al suo corpo. Poggiò i gomiti sulle gambe e strinse le mani.

La rossa lo guardò poco convinta, aspettando tuttavia che continuasse a parlare.

"Mary non è l'unica ad avere le idee confuse, ora. Voglio scoprire se c'è altro per me. Combattere per il diritto che ho di vivere. E in un mondo senza di lei non ho intenzione di starci. Morirei sapendo di salvarla. Non la amo come voi concepite la vita, Lisa. Non la sposerei mai, perché so che non sarei un buon marito, e non vorrei mai essere l'inadatto padre dei suoi figli. Ma ho bisogno di lei, ho bisogno di sapere che Mary è qui con me. Lei è la mia metà; senza, non esisterei".

Lisa non vacillò un secondo nel credere alle parole dell'uomo di ghiaccio. Le trovava toccanti, sincere, e provò per un attimo il dolore che lui stava sopportando da una vita intera.

Mise un braccio sulla sua spalla, stringendolo.

"così ti voglio, ragazzone" scherzò, per farlo sorridere un po'.

Ci era riuscita.

"salve, e benvenuti al RoadBar. Come possiamo servirvi?".

L'entusiasmo sfoggiato dal proprietario del singolare bar su roulotte, elemento folkloristico da anni presente nelle cartoline di Roselawn, fece sorridere Cross, mentre si accomodava.

"oh, Ricky, sbrigati. Prendi le tovagliette per i nostri clienti" continuò a squillare l'esile ragazzo che dava ordini a destra e manca da almeno due minuti.

Mary si sedette davanti ad un piccolo tavolino di legno, apprezzando la comodità del divanetto coloratissimo che vi trovò.

"però, che calore. E siamo anche gli unici clienti. Posso sapere come ti chiami, ragazzo?" chiese lo scienziato, occultato in volto da una barba finta e due occhiali scuri.

"sono Lawrence, signore. Come vede oggi siamo qui al Parco Sud, ma nel pomeriggio ci sposteremo verso il centro, per poi chiudere la serata in riva al fiume. È la prima volta per voi qui nel nostro umile bar?" chiese lui, mentre con la coda dell'occhio controllava che il suo assistente avesse preso tutto il necessario.

"beh, si. E si può chiedere di spostarsi? Volevamo fare un giro del quartiere" incalzò Cross con un tono sardonico.

"è tutto molto caro..." si intromise Mary, commentando a bassa voce. Il grande cappello bianco sotto al quale il suo viso era parzialmente nascosto le donava quel tocco di dolcezza in più rispetto al suo solito modo di apparire.

"i nostri prezzi sono lo specchio della qualità. Vede signorina, questi prodotti vengono prodotti in terre lontane ed in filiere sicure, dove il lavoro è minuziosamente svolto secondo procedure di estremo rigore sanitario. Anzi, se devo essere sincero, possiamo dire di offrire tali prelibatezze ad un prezzo più che conveniente" si pavoneggiò lui, riempendosi il petto d'orgoglio.

Cross non si negò un sorriso, ma preferì insistere sull'argomento che aveva tirato fuori poco prima. Domandò nuovamente se fosse possibile cambiare zona prima del previsto.

"beh, in realtà preferiamo non farlo. Sa, il percorso viene stabilito prima" disse Lawrence evitando di scendere nei dettagli.

"sono disposto a pagare... parecchio. E sono certo che esiste un prezzo anche per questo" incalzò il dottore, premendo sul tasto delicato che aveva percepito ascoltando il giovane padrone del bar.

"beh, in verità..." esitò Lawrence cercando con lo sguardo di chiedere aiuto al suo più giovane collega Richard "potremmo pensare ad un qualcosa come..."

"vanno bene duemila dollari? Ordinazioni escluse, si intende" lo folgorò Cross, che con un gesto disinvolto allungò una delle sue carte di credito al ragazzo.

Lawrence sbiancò quando si rese conto che egli non stava scherzando. Analizzò la carta di credito come se fosse letteralmente fatta d'oro, e la passò tremante a Richard. Questo si schiarì la voce, prima di passare a Cross il POS.

Appena lo fece, scattò verso la macchina attaccata alla roulotte e la mise in moto. Un cliente del genere andava trattato come un padrone.

"io voglio un cornetto alla cioccolata" se ne uscì con occhi lucenti e voce squillante la piccola Mary.

Da come stava parlando, era chiaro che la scelta della colazione le avesse tolto tutta la concentrazione verso gli accadimenti esterni a quel menù che aveva tra le mani.

"mi spiace ma... abbiamo solo... brioche alla mela" sibilò Lawrence, ancora incerto se credere o meno al pagamento appena ricevuto.

 

Rifugio, ore 8:31

Picchiettando il divano con il dito indice, Michael cercava di combattere l'ansia che gli si era attaccata addosso da quando Lisa e gli altri erano partiti. La sua vista era annebbiata, distratta dai pensieri perlopiù negativi che stava elaborando; aveva accettato la gravità della situazione, ma nonostante tutte le premurose carezze della sua amata, ricevute in un minuto di privacy.

Il calore delle mani di Lisa sul suo volto si riaccendeva ad intermittenza, lasciandolo a metà tra l'inarrivabile piacere di quel tocco ed il terrore di non poter più provarlo.

Nonostante l'appartamento disabitato non fosse piccolo di per sé, la pressione e la sfocatura causata dai timori di Michael avevano ridotto il mondo ad uno ripostiglio buio e freddo. L'aria era poca, penetrante; il suo isterico passeggiare avanti e indietro non era che lo sfogo della sua voglia di rompere la realtà e ritrovarsi magicamente in un posto migliore.

Ma il suo spirito, così come i suoi muscoli, tesi da ore, dovette gettare la spugna. Michael si afflosciò sul divano, lasciando andare un respiro grande e lento, che si disperse nell'aria assieme a tutte le sue speranze di potersi risvegliare da quell'incubo a suo piacimento.

"tu non dovresti essere qui, Sally" fece lui, senza voltarsi.

Sua sorella, tesa come una corda di violino per via delle sue condizioni psicologiche, lo guardava dal fondo della sala. Ella stava rimuginando intensamente su come cambiare l'umore di Michael, ma era chiaro dalla sua espressione scontenta come ogni idea si frantumasse contro un muro crudele quanto solido.

"sono ricercato, sai? Anche se non lo hanno detto in televisione non significa che l'ICUB non mi stia dando la caccia manco fossi un terrorista" aggiunse Michael.

"lasciarti solo sarebbe da irresponsabili. E sarebbe cattivo" cercò di difendersi lei con voce fioca e poco convinta.

"sono in attesa, tutto qui; Monica mi ha lasciato questo smartphone, e quando il momento arriverà, dovrò solo premere il pulsante giusto. Posso farcela anche da solo".

Il giornalista sembrava quasi offeso che la sorella fosse andata con lui pur di non lasciarlo cuocere nel suo brodo di tristezza. Non era quel che intendeva, ma il turbinio di emozioni gli impediva di comunicare in maniera inequivocabile.

Lei si scosse, pensando che stavolta fosse davvero troppo per suo fratello. Conosceva bene la sua depressione e le sue difficoltà a difendersi, e non era per niente serena nel vederlo e sentirlo così. Lasciò stare la logica ed i ragionamenti, decisa a dargli sostegno senza pensarci ancora troppo, ed inutilmente per giunta.

"ascolta, fratellino... non esiste che io ti lasci solo. Non posso mentirti in maniera sciocca; è ovvio che sarà dura per loro. Ma io sono qui, e gli sono debitrice per averti salvato la vita. Ed ora, se me stessi in disparte a farmi gli affari miei, io... io sarei una pessima sorella" si scaricò lei, cominciando ad accarezzare le spalle di Michael dopo essersi seduta al suo fianco.

"so che lo fai per me... sei coraggiosa. Ho una sorella meravigliosa. Ma è da matti, starsene con me in questo momento"

"sono mai stata una sorella normale, Miky?" cercò di scherzare, mettendo assieme un sorriso non molto energico ma quantomeno speranzoso.

Michael restò in silenzio per qualche secondo, prima di accettare l'ostinata bontà di Sally. Sapeva che nonostante tutto, lo avrebbe seguito e protetto. Sarebbe arrivata all'inferno per lui. E Michael, in cuor suo, sapeva che egli stesso sarebbe stato disposto a fare altrettanto.

"quando sarà finita, voglio portare Lisa da mamma e papà. Voglio che la vedano e la conoscano. Lo so che può sembrare strano, ma io sento che lei è davvero speciale. Sento che merita tutto l'affetto della nostra famiglia. La amo, Sally. Sono pazzo di lei" confessò cercando di distrarsi.

Sul volto di sua sorella, Michael vide dipingersi un'espressione sollevata.

La donna lo strinse, restando accoccolata a lui per un po' di tempo. Era felice di sentire il suo adorato fratellino parlare come se finalmente avesse davvero voglia di vivere.

"non sai quanto mi rend..." iniziò a dire, prima di essere interrotta da un rumore sordo proveniente dall'esterno.

La porta non si mosse, ma a giudicare dal suono, qualsiasi cosa si trovasse al loro capezzale era molto vicina alla porta.

Entrambi trasalirono, spaventandosi a morte. Si gettarono dietro al divano, quasi simultaneamente; una volta dietro, fecero appello a tutto il loro sangue freddo per trovare la lucidità necessaria a prender le contromisure lasciategli da Monica.

Quest'ultima aveva infatti preparato per loro due pistole silenziate, leggere e maneggevoli. Era stata accorta nel dar loro armi che non facessero rumore per non allertare nessuno nei dintorni.

"com'è possibile? Dovremmo essere schermati ed al sicuro" farfugliò rapidamente Sally, quasi mangiandosi le parole.

"non lo so. Ma prendi, e tieniti pronta" le rispose Michael mentre prendeva in mano la pistola che gli era stata lasciata.

Allungò la seconda arma a sua sorella, mentre cercava di non far tremare le mani.

"io... non so se ce la faccio" disse il giornalista, perdendo in un secondo la salivazione.

Sentirono di nuovo quello sgradevole rumore, stavolta più forte, più vicino. Appena conclusosi, cadde nuovamente il silenzio, solo per interrompersi nuovamente pochi istanti dopo.

Questa volta, la porta si mosse.

Agitandosi seccamente, il legno dell'uscio riempì l'aria di paura, in un sol colpo. Il battito che i due ragazzi sentivano avvicinarsi era come il cuore di un demone. Ogni colpo avvicinava a loro un brutto sogno, un presentimento che si andava realizzando.

Michael sentì i suoi occhi andare a fuoco. Passò il cellulare di Monica a sua sorella in un istante come fosse un gesto violento, irrazionale. Urlò nel tentativo di convincersi che quello che stava facendo fosse alla sua portata.

Sally non ebbe occasione di aprire bocca che suo fratello già si era alzato; lo vide correre verso la porta con l'arma spianata, sparando ad occhi chiusi.

Ma in una frazione di secondo, la porta venne sradicata verso l'esterno. Sally non aveva modo di vedere cosa ci fosse fuori, ma con le gambe spappolate dalla paura, si lanciò verso il fratello.

Teneva la pistola come lo avrebbe fatto un bambino; cercava di non puntare per terra, ma non aveva assolutamente idea di come si sparasse. Pregò affinché tutto si risolvesse in un lampo di luce.

I colpi non vennero più esplosi dalla canna di Michael. I due si fermarono quando ebbero una chiara ed inconfutabile idea di cosa si trovavano davanti.

"e così Monica pensava di nascondere da me i due pesci piccoli? Ma guardatevi, siete come gattini bagnati fradici".

Le fiamme coprivano completamente il corpo dell'uomo che varcò la soglia di casa. Il calore inquietante che emanavano investì i volti di Michael e Sally, quasi schiaffeggiandoli, divenendo avvolgente e soffocante in men che non si dica.

"ci sono uomini di valore in questo mondo. E tu, ragazzo, lo sei. Proteggi la tua famiglia da forze superiori, ti batti per essa. Saresti un uomo morto, se io lo volessi. Ma nella tomba porteresti onore e non vergogna" disse Francis, oramai calmo e sicuro nel poter rivelare il suo volto.

Spense le fiamme, mostrandosi per l'uomo ferito e distrutto che era. Il suo volto era scavato da rughe profonde, che altro non erano se non la raccolta di tutte le sofferenze passate in un'intera vita maledetta. I capelli bianchi andavano a coprirgli malamente il capo, e la sua camminata incerta tradiva qualche osso malridotto.

Mentre dalle mani ruvide ancora crepitava qualche fiammella, si andò ad accomodare sul divano, ignorando quasi la situazione.

Sally iniziò a cedere al pianto che la tensione le provocava. Tremava ancor più di prima, ma suo fratello, cercando di mantenere il sangue freddo, la protesse trascinandola dietro di sé.

Una volta messa lei al sicuro, il giornalista tornò a puntare l'arma verso il nemico.

Le sue mani erano in preda al panico, ma l'istinto di salvaguardare Sally lo fece restare irremovibile, almeno con lo sguardo.

"posa quel gingillo. Non sei un soldato" intimò l'uomo di fuoco, con voce sentenziosa.

Michael prese quelle parole come una minaccia, alla quale però non sapeva come opporsi. Pensò a sparare, ma al momento di prendere la mira, ebbe un nuovo sussulto di paura. Sbuffando, Francis alzò le mani in segno di resa.

"ok, hai vinto. Ora, gentilmente, metti via l'arma. Con il rinculo cadresti addosso a tua sorella" disse l'uomo di fuoco schernendolo.

"io... che vuoi da noi, maledetto?" rispose a fatica il giornalista.

"da lei nulla. Da te, vorrei semplicemente che tu rimanessi in vita abbastanza a lungo da poter mettere fine all'ICUB. So bene quali sono le vostre intenzioni. Monica non mi avrebbe mai fatto avvicinare, ma già che sono riuscito a trovarti, ti proteggerò. Io desidero la morte dell'ICUB più di chiunque altro. Ed il tuo gracile corpo mi serve intero" sentenziò con una punta di dissapore.

Nonostante la scarsa fiducia riposta in quelle parole, Michael decise comunque di abbassare l'arma, senza lasciarla andare. Aiutò Sally a riprendersi, ma continuando a frapporsi fra lei ed il nuovo arrivato.

Aveva ben poche chance di riuscire ad uscirne illeso, se avesse fatto arrabbiare Francis. Decise quindi che, per il bene comune, lasciar perdere le ostilità fosse la scelta migliore al momento.

"immagino tu sappia già chi sono. Sai cosa è accaduto nel 1999. E conosci anche il nome Sarah, dico bene?" domandò Francis accavallando le gambe per stare più comodo.

"so che hai ucciso il padre di Tom e che sei scappato. Quale delle due cose dovrebbe farmi stare più tranquillo, onestamente?" fece il giornalista, misurando il tono della propria voce.

"che sono qui da diversi minuti e non ti ho ucciso, ad esempio. E prima che tu me lo chieda... lo faccio solo perché sei capitato in mezzo a questa situazione. Fosse stato un altro, non sarebbe cambiato molto".

Michael si aspettava un atteggiamento del genere; consapevole del suo essere uno strumento, voleva semplicemente sfruttare questa condizione per assicurarsi l'incolumità di Sally.

"avanti, so che muori dalla voglia di saperne di più. Perché non inizi a fare il tuo lavoro, giornalista?" lo sfidò, con il serio intento di voler parlare di sé e dell'ICUB.

Il giovane venne interdetto da una tale proposta, ma in fondo, non poteva desiderare altro. Tra la paura e l'incertezza, sentiva animarsi il desiderio di conoscenza.

"bene, allora perché... perché mai avete fatto quell'attacco, a Grand Lake City?".

Francis sogghignò, pronto a manifestare la sua versione dei fatti.

"funzionerà?" chiese Lisa mentre studiava la posizione dei soldati che, come era facile immaginarsi, presidiavano l'entrata dell'importantissimo centro di ricerca di Cross. Quattro uomini pesantemente armati erano appostati davanti alla porta, sicuri di poter agire in tutta tranquillità visto il blocco stradale creato poche ore prima.

Ognuno di loro aveva un fucile d'assalto ben saldo in mano, ma la loro tuta da combattimento era ornata da ogni sorta di attrezzo; delle granate che Lisa conosceva bene si trovavano sui loro fianchi, mentre un'arma secondaria era pronta ad essere sfoderata dalla fondina che appariva sul loro lato destro.

"no, ovviamente. Ma almeno daremo un segnale a Mary. Se inizia a fare confusione all'esterno, dovranno dividersi, ed io potrò scortare Cross verso i dati. Tu metticela tutta per non fare vittime, siamo intesi?" fece Tom, stringendo i pugni. Stava iniziando a concentrare la propria energia per poter sfondare centralmente, e poter lasciare campo libero a Mary in un secondo momento.

"cerco allora di raggiungere una posizione sopraelevata. Appena entri in azione, Mary dovrebbe uscire allo scoperto; non sparerò finché non sarà necessario" disse Lisa, scrutando i palazzi intorno alla ricerca di un punto ottimale per fare fuoco.

"va bene, vai. E buona fortuna" chiosò l'uomo di ghiaccio, senza voltarsi verso la sua amica.

Lasciò scorrere il sangue dentro di sé come mai aveva fatto prima. Ogni battito del suo cuore gli suggeriva un possibile scenario da affrontare: vedeva proiettili da fermare, soldati da atterrare e porte rinforzate da dover abbattere. Si lasciò attraversare da un lieve brivido di paura, per poi scacciarlo via dopo qualche respiro profondo. Doveva sperare che Mary fosse in grado di reggere la pressione, e che quello che accadde tanto tempo prima non ricapitasse.

Cercò di ricordare la piantina che aveva visto in aereo, mostrata loro da Cross. Aveva capito perfettamente quale fosse il loro obiettivo, ma faticava ad immaginare l'esatta grandezza dei corridoi e delle stanze. Fece quindi dei leggeri movimenti con le braccia, per preparare il suo corpo a reagire in spazi stretti.

Davanti a sé, Tom sentiva la pressione della morte e del fallimento. Ma oltre, si ergeva la verità, e soprattutto, la vita. Una vita che desiderava più d'ogni altra cosa. Una vita che voleva donare a Mary, per vederla finalmente crescere.

La realtà prese di nuovo forma, quando aprì gli occhi. Il suo corpo era sempre uguale, ma lo spirito che sentiva al suo interno era diverso dal solito. Oggi, avrebbe combattuto un uomo e non un soldato.

Iniziò a camminare verso il palazzo. Gli agenti dell'ICUB non si insospettirono subito, credendolo uno dei pochi passanti rimasti in zona dopo la chiusura del traffico. La sua camminata svelta, però. Iniziò ben presto a suscitare qualche perplessità, così, nel modo più discreto possibile, caricarono i loro fucili togliendo la sicura.

Tom non si fece sfuggire nessun movimento, ma decise di attendere l'ultimo attimo a sua disposizione prima di agire. Mentre avanzava, con i suoi occhi cercava segnali della presenza dei suoi due alleati, per poter agire finalmente in tranquillità.

Sbirciò ai lati della strada più volte, guardando nei locali e dentro ogni vicolo; sollevò anche lo sguardo in cerca di segnali dall'alto di qualche finestra, ma purtroppo non vi era alcun accenno della loro collocazione.

Stava per esaurire lo spazio, doveva prendere una decisione alla svelta. Pensò che per guadagnare tempo sarebbe stato utile bloccare momentaneamente la porta con il suo ghiaccio, per poi riaprirla a forza nel momento del bisogno.

Vacillò per qualche metro, mentre i soldati erano oramai convinti di dover intercettare il sospetto. Si accorse dei loro movimenti, e temette di dover anticipare le cose. Ma un segnale accorse in suo aiuto, nella forma che meno si aspettava.

Improvvisamente, gli cadde davanti un cornetto, aperto nella parte centrale; era pieno zeppo di cioccolata, e la cosa sorprese i soldati, tanto quanto qualche curioso che per istinto si guardò in giro per capire da dove potesse essere stato lanciato, in mezzo alla strada, un cornetto.

Tom invece comprese benissimo, sapendo che la cioccolata era spesso sinonimo di Mary.

"e va bene, piccola. Facciamogli vedere chi comanda" si disse, lanciandosi come una furia addosso ai soldati, che presi alla sprovvista, non esitarono ad aprire il fuoco contro di lui.

Il ragazzo eresse una protezione di ghiaccio davanti a sé, e con una mossa fulminea lanciò delle gelide saette sui fucili, facendoli cadere molto lontano dagli uomini di Derring.

Uno di loro si portò la mano all'orecchio, e Tom capì immediatamente che stava per allarmare tutti i suoi alleati. Non si fece però fermar da questo, e riprese il suo assalto frontale; uno dei soldati si fece sotto, cercando di atterrarlo con una presa laterale.

Tom era però troppo forte per lui, e l'uomo finì col cadere rovinosamente al suolo.

Un secondo agente dell'ICUB, approfittando di quella breve schermaglia, si lanciò sul suo fucile d'assalto, ma non appena puntò l'arma, si ritrovò con le mani intrappolate dal ghiaccio di Tom.

I rinforzi però, non tardarono ad arrivare, e poco oltre la porta d'ingresso si formò ben presto uno schieramento di una decina di soldati. Le loro armi erano ben puntate, e in pochissimi secondi, riuscirono ad aprire il fuoco in direzione del ragazzo.

Ma nell'istante in cui la pioggia di piombo esplose verso Tom, una forza esterna deviò i proiettili contro il muro dell'edificio, bruciandone alcuni.

"ora ve le vedrete con me" esclamò d'un tratto Mary, arrivata sul posto con un tempismo perfetto.

"uomini, non lasciateli passare. Fuoco a volontà su entrambi" ordinò subito quello che pareva essere il più alto di grado.

Il piccolo plotone fece qualche passo indietro, andando a coprire lo spazio davanti all'ingresso della sede di Cross.

"presto, fuoco, fuoco" ordinò nuovamente, con autorevolezza.

Tutti i colpi all'indirizzo di Mary vennero deviati o annientati, mentre Tom riuscì a parare tutti i colpi con le sue barriere di ghiaccio.

Dopo un paio di sventagliate, i soldati sembrarono prendersi un attimo di pausa per poter fare arrivare altre unità in loro soccorso.

"vai Tom, me la cavo da sola" esclamò quindi Mary, facendo un segno con la mano.

Subito dopo, da un angoletto alle spalle dell'uomo di ghiaccio, uscì Cross. Scattò rapidamente verso il ragazzo, che lo protesse con un'enorme muro gelido creato per far fronte a nuovi proiettili i quali, fortunatamente, non arrivarono.

"sa che ora dovremo sfondare, vero?" disse Tom allo scienziato che già aveva un po' di fiatone.

"ragazzo, mi affido a te. Cerca di non uccidermi" scherzò, volgendo lo sguardo alla porta.

Mary, nel frattempo, balzò in avanti, iniziando a rilasciare energia dal palmo della sua mano destra; come fosse un esplosivo, il colpo della giovane raggiunse in un batter d'occhio i suoi nemici, che vennero sbalzati indietro, finendo contro la porta da loro difesa.

Questi non si scoraggiarono, e con un po' di fatica ripresero la posizione eretta. Ma Tom non diede loro nemmeno il tempo di imbracciare nuovamente le loro armi, andando a lanciare contro di loro delle potenti stalattiti, indirizzate in modo tale da far perdere loro, ancora una volta, l'equipaggiamento.

"tienili a bada, e non uccidere nessuno" urlò quindi l'uomo di ghiaccio, con Cross al suo seguito.

I due scattarono tra di loro, superandoli mentre ancora cercavano di riprendersi dai colpi ricevuti.

Mary rispose con un gesto d'intesa, preparandosi ad uno scontro d'attrito.

"avanti Mary, esci. Così non posso aiutarti" borbottava Lisa, appoggiata sul pavimento della cucina della casa nella quale era entrata, per così dire, abusivamente.

I padroni di casa, un coppia di anziani signori, erano stati ingannati dal distintivo che Lisa ancora portava con sé. La donna era pronta a dover immobilizzare qualcuno, ma fortuna volle che l'appartamento scelto fosse occupato da inquilini particolarmente docili.

"signorina... si può sapere cosa succede?" chiese con un tono preoccupato l'uomo, mentre teneva stretta la mano di sua moglie.

Lisa aveva chiesto loro di andarsene, per motivi di sicurezza, ma i due non ne vollero sapere nulla.

"si sono presentati dei pericolosi criminali, come vi ho già detto. Mi spiace irrompere, ma non posso fare altrimenti" rispose, cercando di scorgere la sua alleata.

Era preoccupata che qualcosa fosse andato storto, visto che erano ancora tutti dentro la struttura.

"ma come sarebbe a dire? Parla forse di quei mostri? Dicono siano terribili" sibilò l'anziana signora che tanto si era preoccupata guardando il telegiornale.

"si, sono loro. Ma non si preoccupi, faremo in modo di... oh, no" sobbalzò la rossa quando tutto d'un tratto apparvero, volando veloci come aquile, delle figure che subito seppe riconoscere.

"merda. Devo andare, mi dispiace. Chiudete la porta e non aprite a nessuno, e state lontano dalle finestre" disse tutta affrettata Lisa, alzandosi di scatto con il suo fucile di precisione.

"che succede ora? Signorina..." ansimò di nuovo la povera donna, sempre più spaventata.

Ma lei non rispose, poiché già in fuga verso la strada. Percorse a due a due i gradini delle scale interne al palazzo, mentre imprecò ancora una volta sottovoce.

Si lanciò fuori dal portone in pochi secondi, mettendo da parte l'arma principale; estrasse una pistola da grosso calibro e si guardò intorno.

Oramai nessuno si trovava per strada, e la cosa la sollevò, pensando di poter far fuoco con molta più libertà rispetto a qualche minuto prima.

"maledizione. Come è possibile che siano già attivi... dannati esoscheletri" rimuginò a denti stretti.

Vide le sofisticate armature ICUB raggiungere con eccezionale rapidità l'entrata dell'edificio; pochi istanti prima, Mary aveva nuovamente messo piede fuori dalla struttura, e solo grazie al suo istinto poté schivare la prima delle cinque macchine da guerra, la quale sfiorò il fianco sinistro della ragazza.

Lisa non si fece prendere dal panico e riprese a correre, determinata a dar supporto alla sua amica.

Pensò che stare allo scoperto fosse troppo rischioso, così raggiunse in fretta e furia un'altra palazzina che si trovava là vicino. Questa, all'esterno, aveva delle scale antincendio da poter sfruttare. Voleva raggiungere il tetto dell'edificio; anche se sarebbe stata scoperta, avrebbe almeno potuto sparare qualche colpo senza venir sorpresa alle spalle da eventuali rinforzi.

Nel frattempo, Mary aveva ingaggiato gli esoscheletri direttamente.

Non conosceva le loro potenzialità, e ne restò sorpresa tanto quanto Lisa; colpiva a fatica le loro spesse corazze, e nonostante la sua enorme forza, le pareva che i suoi attacchi fossero poco più che delle percosse.

Queste erano armate con gadget ed armi di ogni sorta. Dalle loro braccia, delle enormi lame sporgevano minacciose, pronte a tagliare in modo spietato; erano inoltre equipaggiate con potenti mitragliatori, in grado di sparare con elevati ratei di fuoco.

Uno di loro vibrò un fendente verticale, che Mary schivò rotolando all'indietro. Una volta tornata in piedi, toccò a lei colpire, esplodendo un colpo d'energia al busto del nemico, che si ritrovò ad essere lanciato indietro di qualche metro.

Nello stesso momento, una seconda unità attaccò Mary nello stesso modo della prima. La ragazza bloccò con le mani la lama, spezzandola con un movimento secco e violento; balzò poi in alto, schivando i proiettili indirizzati verso da lei dagli altri due nemici, i quali colpirono inevitabilmente il loro compagno.

Dall'alto, Mary si caricò di energia, pronta a lanciarsi contro quelli che avevano aperto il fuoco. I due esoscheletri continuarono a sparare, ma lei riuscì a fare briciole dei proiettili che le stavano arrivando addosso.

Intanto, il primo esoscheletro, una volta ripresosi dal colpo ricevuto, caricò i propulsori per intercettare la caduta della ragazza, ma un colpo ricevuto all'improvviso deviò la sua traiettoria quel tanto che bastò per salvare Mary.

Lisa aveva infatti raggiunto la sua posizione di tiro, e aveva iniziato a prendere le contromisure.

Sapeva che in quelle armature vi erano delle persone, sicuramente innocenti rispetto a quanto stava accadendo; come se non bastasse, alcuni di loro potevano essere anche colleghi, per quanto ne sapeva. Ma non poteva avere scrupoli in quel momento.

Decise di non sparare alla testa, ma non si fece pregare al momento di sparare nuovamente al bersaglio di prima, colpendo un braccio e mettendo fuori uso uno dei due mitra.

Ma il pilota non si fece spaventare, e caricò a tutta forza verso il tetto dove si trovava la rossa.

Intanto Mary, che atterrando aveva sprigionato abbastanza energia da sbalzare lontano due dei suoi nemici, dovette difendersi ancora una volta dall'assalto di colui al quale aveva precedentemente rotto una delle lame.

La corazza di metallo si abbatté addosso a lei, facendole molto male. La carica ricevuto portò i due a finire lungo la strada, ed il primo a rialzarsi fu proprio l'esoscheletro.

Questi puntò il mitra su Mary, ma i suoi colpi non raggiunsero mai il suo corpo. Dopo aver parato e sciolto un gran numero di colpi, ella si lanciò come una furia addosso al nemico, iniziando a colpirlo con tutte le sue forze.

Urlava mentre faceva schiantare le sue mani contro la spessa armatura della sofisticata arma, con il pilota che provò inutilmente a liberarsi di lei.

La paura fece da carburante per i suoi colpi, ed ogni pugno era più potente di quello prima.

Mary arrivò a demolire a tal punto l'esoscheletro da poter quasi toccare il corpo del pilota, oramai in balia degli attacchi ripetuti; provò a contrattaccare, colpendo Mary al viso, ma come se niente fosse, come una furia, lei gli staccò di netto la parte metallica del braccio, rivolgendosi poi di nuovo all'area di prima.

Ma pochi istanti prima di andare nuovamente a segno, la ragazza venne bloccata da dietro dalle altre tre armature, le quali cercarono di impedirle di rilasciare energia dalle mani.

Uno di loro, quella che inizialmente finì con lo schiantarsi dentro l'edificio, caricò il colpo ed infilzò al fianco Mary, lasciandola con una ferita vistosa e sanguinante.

"bene ragazzi, tenetela ferma. La colpirò al cuore, stavolta" ordinò il pilota, portando ancora una volta il braccio indietro.

Uno dei suoi compagni coprì gli occhi di Mary, mentre l'altro strappò i vestiti della ragazza proprio all'altezza del cuore.

"Tom, dietro di te" esclamò Cross, mentre si lanciava dietro una scrivania per proteggersi.

I soldati nel corridoio spararono verso entrambi i loro bersagli, ma l'uomo di ghiaccio si destreggiò con le sue barriere e stese tre avversari, uno dopo l'altro.

"ragazzi, per favore, ancora non l'avete capito? Sono solo giocattoli per me" disse, provando a dissuaderli dall'attaccare.

Alcuni esitarono qualche secondo, cosa che permise a Tom di disarmarli. Dalle scale che erano lì a pochi metri, però, si materializzarono altri due agenti, che con l'ausilio di una bomba fumogena, si lanciarono all'assalto corpo a corpo.

Nonostante quell'espediente, però, vennero battuti in poche mosse da Tom, che si curò di non fargli troppo male.

Cross, intanto, nascosto in un piccolo ufficio, cercò di sincerarsi della situazione, e solo dopo aver ascoltato un po' di silenzio, prese coraggio per raggiungere di nuovo il suo alleato.

"allora, quanto manca?" chiese Tom con un po' di stizza.

"due piani e ci siamo. Ricorda, la mia stanza è sulla destra. Temo che troveremo brutte sorprese, una volta arrivati"

"non quante ne troveranno loro, si fidi".

Salendo i gradini con rapidità, i due arrivarono con poca fatica al quarto piano. Tom fece capolino con la testa e si accorse di un piccolo gruppo di agenti provenienti da sinistra. Li bloccò facendo crescere in pochi secondi uno spesso muro di ghiaccio, per evitare un nuovo scontro. A quel punto chiamò Cross con un gesto della mano, incitandolo a fare in fretta.

Lo scienziato non si guardò indietro per timore di bloccarsi, e con un coraggio più artificioso che sincero, spalancò la porta del suo ufficio.

La stanza era la più grande di tutto l'edificio, ad esclusione del laboratorio principale. Ornamenti di ogni tipo la facevano sembrare una camera di lusso, e le sconfinate librerie davano quel tocco di serietà che salvava quel posto dallo scadere nel pacchiano.

Nessuno pareva essere neanche passato da quelle parti; con molta paura di cadere in una trappola, mosse i primi timidi passi verso la sua scrivania.

Tom lo seguì con scrupolosa attenzione, tenendo gli occhi fissi sulla porta e lanciando più di un'occhiata anche alla grande finestra che aveva alle sue spalle, proprio dietro la scrivania di Cross.

Quest'ultimo iniziò a toccare alcuni tasti nascosti da uno scompartimento incastrato proprio nel mezzo del piano in legno pregiato. Questa sequenza di input fece sbloccare una serratura nascosta in una delle librerie, tra alcuni vecchi libri di medicina.

"sembra un film di spie, Cross. Ha mai preso questa cosa seriamente?" polemizzò Tom, con le mani alzate e pronte a lanciare colpi.

"assolutamente si. Sbagliare la sequenza porta all'esplosione della stanza, con questo piccolino al sicuro nella sua cassaforte" disse, mentre estraeva un portatile dalla strana forma, progettato da Cross in persona.

"cos... ma è matto? Avrebbe ucciso metà della gente nel palazzo"

"non con me nelle vicinanze. Qui non è entrata mai nemmeno mia madre. E poi sono sicuro che ne valesse la pena" disse Cross ostentando sicurezza.

"e allora siamo fortunati che si sia ricordato la combinazione. Su, immetta la password ed invii i dati a Michael, e filiamocela da qui".

Cross iniziò a premere velocemente i tasti sul suo portatile, mentre con non poca tensione iniziava a selezionare i file da inviare.

Ma pochi secondi dopo, l'attenzione di entrambi venne catturata da una voce a loro familiare, unita ad un applauso dal ritmo molto ironico.

"vedo che la latitanza è passata di moda. Ed ho avuto ragione ad attendervi qui. Siete stati piacevolmente prevedibili, amici" disse facendo la sua entrata trionfante Derring, accompagnato da due soldati in puntamento.

Si presentò a loro con un ghigno stampato in faccia, sicuro di aver messo alle corde i suoi nemici; provava un poco di pena per Tom, non voleva davvero arrivare a tanto. Ma accantonò ogni sentimento per imporre la giustizia nella quale credeva.

L'uomo di ghiaccio non fece una mossa, ma teneva sotto tiro entrambi gli agenti dell'ICUB.

"ehm, non ti sento Brown, mi spiace" lo provocò Cross, continuando imperterrito nella sua operazione di ricerca.

Tom a quel punto, capendo che lo scienziato non era intenzionato a mollare, eresse con un gesto fulmineo uno spesso blocco, come fosse un ultimo scudo per la vittoria. Oramai Cross era isolato, e tutte le speranze erano riposte in lui.

"forse non me, ma sentirai lei, anche da là dietro... prego" disse il direttore dell'ICUB, indietreggiando di qualche passo alla sua destra.

Si sentirono chiaramente dei passi pesanti, meccanici. Poco dopo, si palesò uno degli esoscheletri, lo stesso che aveva attaccato Lisa qualche minuto prima; stava trascinando a peso morto la donna, che venne lanciata al suolo. Si muoveva a fatica, ed aveva parte del viso coperto dal suo stesso sangue; i suoi vestiti erano danneggiati, e sulla mano sinistra aveva una ferita alquanto grave.

I soldati puntarono le armi addosso a lei, mentre il pilota dentro l'esoscheletro mirò alla testa di Tom con il suo mitragliatore, pronto a sparare al segnale di Derring.

Cross non sollevò lo sguardo, sfidando la fortuna e la morte stessa. Lasciò che i suoi occhi escludessero dalla realtà tutto quello che non fosse presente sullo schermo.

"ultimo avvertimento, traditori. Mani in alto, o Lisa morirà" minacciò Derring, alzando la voce in maniera quasi arrogante.

Tom sobbalzò e si lasciò scappare un verso d'odio prima di iniziare ad abbandonare lentamente la sua posa di battaglia.

Cross rallentò la digitazione, ma non volle cedere alla tentazione di una resa. Una vita era molto poco rispetto a quante se ne sarebbero potute salvare, lasciando che il marcio di una vita venisse fuori. Pregò che Derring non fosse così spietato, ed andò avanti per la sua strada.

"Cross, si fermi. Dannazione... Cross" urlò Tom, oramai senza via d'uscita.

Derring avanzò, tornando alla posizione di prima. Alzò la mano per ordinare di far fuoco ai suoi sottoposti, mentre, davanti a lui, l'uomo di ghiaccio iniziava a perdere il controllo della situazione.

"fanculo... uccidermi non ti salverà... andremo in fondo a questa storia" disse a fatica, tossendo, un'esausta Lisa, ferma nei suoi ideali.

Chiuse gli occhi, ripensando a Michael. Le vennero i brividi, pensando di non vederlo mai più, ma accettò con dignità il suo destino.

Tom mosse istintivamente un passo in avanti, provocando l'immediata reazione di Derring.

Ma nel momento in cui flesse il muscolo del braccio per dare il segnale di fuoco, un terremoto violento, assieme ad un rumore assordante e mostruoso, invasero l'intero edificio.

La scossa fu talmente forte da mandare in briciole le spesse vetrate che tappezzavano il corridoio, e tutti i presenti, compreso Cross, persero l'equilibrio, finendo a terra scaraventati dall'urto di quella che sembrava un'esplosione.

Pezzi di muro invasero la stanza, ed il tetto resse per miracolo; lo stordimento fu tale che tutti quanti parevano ubriachi, ed i loro corpi faticarono a riprendere il contatto con il pavimento.

Tom, che aveva sbattuto contro il suo stesso blocco di ghiaccio, aveva la vista appannata, ma il suo sesto senso gli suggerì di evitare un colpo che i suoi occhi videro a malapena.

Ancora sordo, si rese conto solo dopo aver schivato l'offensiva che quello era il braccio dell'esoscheletro, il cui pilota, protetto dalla corazza, era il più lucido nella stanza; decise perciò di colpire con foga, senza prendere la mira con quel poco che ancora riusciva a vedere.

Ma Tom era troppo abile per farsi colpire, ed una volta ripresa totale conoscenza di sé, creò una mazza gelida che sfasciò contro l'armatura. Subito dopo, colpì la stessa nei punti che ritenne più pericolosi, andando a rompere le sue armi letali.

Uno dei soldati, ora ripresosi, tentò di dargli addosso, ma il ragazzo se ne liberò con una gomitata in fronte. Tornò quindi ad occuparsi della minaccia più grande, vibrando forti colpi potenziati dal suo ghiaccio contro l'unita nemica.

L'esoscheletro arretrava, incapace di contrastare l'immensa abilità di Tom.

Quest'ultimo distrusse ogni sistema di movimento con il quale l'avanzata arma era equipaggiata, non perdendo mai il ritmo tra un attacco ed un altro. Creò due grosse lance di ghiaccio per concludere lo scontro, trafiggendo la corazza senza però colpire il pilota all'interno.

L'altro soldato che era nella stanza, però, si era ripreso. Barcollò fuori, nel corridoio, e prese la mira verso la testa di Tom. L'uomo di ghiaccio se ne accorse, ma capì di non avere tempo a sufficienza per disarmarlo. Un colpo esploso dall'ufficio, però, prese l'uomo alla gamba, salvando Tom dal pericolo.

"tutto... bene?" disse Lisa a fatica, crollando sulle sue ginocchia dopo pochi passi.

Lui la soccorse in fretta, notando, con suo sollievo, che Derring era ancora a terra, vivo ma al momento innocuo.

Lanciò un urlo a Cross, che rispose imprecando. Era fastidioso e borioso anche da stordito, e Tom non sarebbe potuto esserne più felice.

"tu sei tutta matta. Ti detesto quando fai così" rimproverò Lisa, tendendola con entrambe le braccia. Si accorse che uno dei suoi occhi era assente, ma preferì ignorare la cosa per il momento.

"oh, sono innamorata. Non potrei commettere mai abbastanza stupidaggini. Ma... cosa diamine è stato, prima?"

"non di certo un miracolo. Fammi dare un'occhiata fuori".

Tom si sollevò, e camminando tra i pezzi di muro e vetro, guardò verso l'esterno. Una desolazione angosciante si parava di fronte a lui, con le case ed i palazzi della via ridotti molto peggio rispetto alla struttura di Cross.

Si sentivano urla disperate che chiedevano aiuto, e molta gente correva per la strada. Alcuni di loro erano feriti, altri si guardavano attorno come in cerca di qualcuno. Ma nessuno osava voltarsi indietro, e fu lì che Tom ebbe un orribile dubbio.

Lasciò stare le spiegazioni, e tornò in fretta dentro l'ufficio. Bloccò a terra Derring con il ghiaccio, e volle sapere da Cross se poteva finire quel che aveva iniziato.

"ma certo. Sono un uomo di scienza, e sono anche un maledetto bastardo. Questo computer è praticamente indistruttibile" rise, riprendendo a digitare con le ossa doloranti.

"perfetto. Lisa, mettiti in contatto con Monica e Phil, io devo andare" si sbrigò lui ad ordinare, mentre aiutava la sua amica a riprendersi.

"che è successo? Tom?" chiese lei, non ricevendo però risposta.

Lui corse via, saltando giù dal palazzo. Si creò uno scivolo ghiacciato che percorse con grazia e velocità, fino a piombare in strada.

 

   
 
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