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Autore: KikiShadow93    03/07/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare di cuore Chimera__Celeste98 e _Cramisi_ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 17 💛

𝟚𝟞. 𝓛’𝓊𝓋𝒶 𝒶𝓁𝓁𝒶 𝒻𝒾𝓃𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁’𝒽𝑜𝓉 𝒹𝑜𝑔
(𝓟𝓪𝓻𝓽𝓮 𝟚)




Radish non è contento. Per niente.
Sherry non è sicurissima che sia una mossa troppo intelligente chiudersi tra quattro mura con il compagno ridotto ad un fascio di nervi, ma sa altrettanto bene che allontanarlo ora, anche se solo per fargli sbollire la faccenda, sarebbe un’idea pessima.
Così entra, lo guarda sfilarsi la maglia impolverata e sporca di sangue e buttarla da un lato - pur essendo consapevole che lei odia che lo faccia - e poi lo segue in cucina. Le pare che si sia già tranquillamente ambientato malgrado sia lì da meno di ventiquattrore e questo le fa piacere, ma poi lo sente grugnire un qualcosa di incomprensibile mentre apre una delle due ante del frigorifero per prendere un sorso di acqua gelata e quel dolce pensiero si eclissa.
Tamburella con le dita sul ripiano della cucina e lo guarda di sottecchi mentre si passa una mano sul volto stanco, gli occhi serrati con forza mentre riordina le idee.
C’è andato giù pesante durante l’allenamento. Li ha messi sotto sforzo per far vedere non solo agli amici ma soprattutto ai due estranei cosa è riuscito a fare in così pochissimo tempo, ma non è stato sufficiente. Quel cane borioso continuava a fissarlo con un’aria mortalmente infastidita e si scambiava continui pareri con l’altro cagnaccio, e questo gli ha dato la palpabile sensazione che tutti i loro sforzi non fossero per niente né apprezzati né sufficienti. Sensazione condivisa anche dai compagni, in realtà, ma nessuno se l’è sentita di fare battute, non dopo quanto gli era stato precedentemente detto. Ogni parola sarebbe stata solo inutile.
Infine è arrivato il colpo di grazia: l’altezzoso e indisponente cane rognoso vivrà lì.
Certo, non li ha seguiti in casa, rimanendo fuori a cercare chissà cosa, ma è sempre troppo vicino. E non ce lo vuole, davvero.
Di colpo si è ritrovato a pensare che trasferirsi in una casa tanto grande sia stato un errore madornale. Ma poi ha anche pensato che, in caso contrario, sarebbe entrato nell’appartamento, quindi sarebbero stati ancora più vicini… gira che ti rigira, comunque, la situazione sarebbe stata uno schifo proprio come ora.
«Non è andata tanto male, no?»
Volta di scatto la testa verso Sherry, trovandola con la testa un poco china e lo sguardo mortificato.
Non riesce ad evitare di guardarla con rabbia perché non ha pensato neanche per un istante di interpellarlo, ma poi si rende conto che l’avrebbe messa in una situazione difficile in cui davvero non vorrebbe mai metterla: scegliere.
Le avrebbe praticamente imposto di scegliere tra lui e il fratellastro, l’uomo che le ha fatto da scudo in ogni modo da quando è al mondo. L’uomo che ha involontariamente permesso che si incontrassero.
Le avrebbe chiesto di scegliere e le avrebbe fatto davvero male dentro, l’avrebbe messa in una posizione in cui lui non vuole immaginarsi.
Malgrado questa consapevolezza, però, non riesce a tenere a freno i propri pensieri.
Perché in effetti la giornata è andata piuttosto bene: le microspie sono state trovate, tolte e distrutte, sono state trovate e uccise ben tre spie e presto ne salteranno fuori altre - se ancora ce ne sono -, si sono allenati bene ed hanno trovato il tanto sospirato Beta, però…
«Hanno paura di lui. Presto si muoveranno solo perché spaventati dall’idea che gli si possa rigirare contro, non più perché ti rispettano.»
Sherry sa bene che se il maggiore non si darà una ridimensionata e non si sforzerà un minimo di farsi vedere vagamente più umano tutti gli altri lo temeranno e basta, ma è anche altrettanto consapevole che ha le capacità per fare tutto ciò che si prefissa. Deve solo riuscire a far capire all’uomo che ha di fronte, colui che il branco segue e di cui si fida, che non deve remargli contro tanto apertamente perché le cose funzionino.
«Everett non è cattivo. Davvero. Sai che non lo direi se non lo pensassi davvero.»
«Non lo conosci neanche!»
È vero, Sherry sa anche questo. Sa poco di lui, praticamente solo ciò che riguarda il suo rapporto con Leila e ciò che lega loro due, oltre ovviamente alle cose che ha sentito sul suo conto, ma tutto questo per lei è più che sufficiente.
Solo per le sue vaste conoscenze e per l’addestramento micidiale alla quale è sopravvissuto senza riportare alcun danno né fisico né psicologico è il candidato ideale per quella carica, anche per il trono in realtà, se in più ci si aggiunge la sua cieca fedeltà dimostrata in tutti quegli anni ci si può fidare ad occhi chiusi.
«Amava mia madre più di quanto si possa anche solo immaginare. Lei era tutto il suo mondo e le ha promesso di proteggermi prima che morisse.» Lo avvicina cautamente mentre dentro si sforza in tutti i modi di “liberare il lupo d’avorio” così da potersi comportare al meglio, e si ritrova a sorridere dolcemente quando il Saiyan si lascia avvolgere la vita dalle sue braccia «Quante volte avrebbe potuto abbandonarmi a me stessa? Quante volte avrebbe potuto lavarsene le mani? Tante. Troppe. Ma non l’ha mai fatto. Questo non te lo fa apprezzare neanche un pochino?»
Dall’espressione truce e al tempo stesso scazzata del compagno, Sherry capisce che no, non lo apprezza neanche per questo. In realtà sì, una parte dentro di lui in qualche modo gli è come riconoscente per i suoi sforzi, ma non riesce ad accettarla, figurarsi a portarla alla luce.
Abbassa lo sguardo e sospira, Sherry. Non può costringerlo ad accettarlo. Non vuole costringerlo. Con River ha calcato un po’ la mano da entrambe le parti, ma non li ha costretti a sopportarsi: se adesso si punzecchiano continuamente senza più il chiarissimo e sottinteso desiderio di strapparsi reciprocamente la testa dal collo, è solo perché hanno pattuito silenziosamente quella che può essere tranquillamente definita una tregua tutta loro.
L’unica cosa che può fare adesso, l’ultima carta che può giocarsi, è tentare un accordo. Un accordo sciocco che le si potrebbe ritorcere contro e che potrebbe scatenare uno scontro tra i due e che porterebbe ad una spaccatura violenta nel branco, ma è l’unica cosa che può fare.
«Okay, ascolta: facciamo un periodo di prova di, che so?, una settimana? Dieci giorni? Se entro questo lasso di tempo tu proprio non riuscirai a sopportare la sua presenza, allora gli dirò di andarsene.»
Sgrana gli occhi per la sorpresa, Radish, incapace di credere che abbia chinato così tanto la testa e che gli abbia davvero proposto quella sottospecie di accordo. E lo fa per lui, per non fargli del male, nella speranza che si diano una possibilità a vicenda e trovino un modo per non distruggere tutto quello che lei ha creato col sudore, il sangue e le lacrime.
«Lo faresti davvero?» Domanda titubante mentre lei allunga le braccia in alto per allacciarle al suo collo, tenendolo così più vicino.
«Certo.»
«Non voglio chiederti di scegliere…» Mormora sempre più vicino alle sue labbra. Pur essendo profondamente colpito dalla sua proposta, è come spaventato dall’idea che tra loro due non cambierà una virgola in dieci giorni, che continueranno a non tollerarsi e lei si troverà costretta ad allontanare uno dei due. Inoltre loro due avranno sì unito le anime, ma con l’altro ci condivide il sangue; in un modo contorto è sia fratello che padre per lei! Chi gli dà la certezza che non lo sceglierà? Chi gli può garantire che tutta quella situazione non gli scoppierà in faccia e lo lascerà a terra?
Beh, Sherry può.
«Non ce n’è bisogno. Sceglierei te e questo lo sa pure lui. Per quanto non ti sopporti, capirebbe la mia scelta.»
Quando due mesi prima lo incontrò per la prima volta, il primissimo incontro quando gli rubò la bottiglia di mano per bere un paio di sorsi di birra fresca, pensò che fosse davvero sexy e che fosse un vero peccato che non facesse parte della sua razza. Una quindicina di minuti dopo quel momento, dopo averla seguita nel bosco ed averla attaccata alla corteccia di un albero per baciarla a tradimento, pensò invece di volerlo vedere morto stecchito perché non poteva assolutamente fidarsi di una creatura potente e strana come lui. Il giorno dopo quel desiderio si è intensificato nel momento esatto in cui l’ha visto a braccia conserte davanti al portone di Bree.
Lo detestò profondamente quando la trascinò via e poi la abbandonò su quella maledetta piccola isola. Dio, avrebbe voluto farlo a brandelli! Purtroppo, però, nella sua mente si era già insidiata quella piccola - in realtà gigantesca - e mortale curiosità riguardo la sua natura.
Se qualcuno le avesse detto come sarebbe finita, che avrebbe perso completamente il lume della ragione per lui, che avrebbe dovuto faticare tanto per non far girare tutto attorno a lui e perdere così la propria identità, non ci avrebbe mai creduto.
E invece eccola qui, due mesi dopo quel fatidico incontro, stretta tra le sue braccia mentre spera con tutto il cuore che possa fare l’ennesimo sforzo per lei, che possa accettare questa nuova ed ingombrante estensione di sé.
«Facciamo un periodo di prova?» Il suo è quasi un sussurro perché davvero teme un rifiuto. Non crede alle parole di Everett secondo il quale si è disposti a qualsiasi cosa in un’unione come la loro pur di vedere felice l’altra. Doveva essere così tra lui e Leila, forse era normale poiché entrambi Purosangue, ma Radish non è uno Spettro e le cellule di Roman possono influire solo fino ad un certo punto.
La verità è che Radish è davvero disposto a fare un tentativo, malgrado non abbia assolutamente la più che ben minima idea di come possa far funzionare la cosa. A conti fatti però non sapeva neanche come ci si comportasse in una relazione e, tutto sommato, non sta andando male. Certo, gli scivoloni ci sono, ma sa pure che è normale, Maddox glielo ha ribadito fino alla nausea, quindi può dire con una buona dose di certezza che il loro modo di fare non è più tanto disfunzionale. Lo sarebbe sicuramente per un’altra coppia, ma un’altra coppia non sarebbe certo composta da un Saiyan e uno Spettro Alpha!
«Non mi piace. Non mi piace per niente.» Questo però ci tiene davvero a metterlo in chiaro, così che capisca fino in fondo lo sforzo mentale - probabilmente pure fisico - alla quale ha deciso di sottoporsi per lei.
Sherry gli sorride e, alzandosi in punta di piedi, lo bacia dolcemente, le dita ben intrecciate nei suoi capelli per impedirgli di spostarsi. Come se fosse necessario…
Lascia che l’odore della sua pelle le invada totalmente le narici. È un odore strano, il suo: c’è odore di legno bruciato, di sangue caldo, ma c’è anche una nota fredda come di oceano e… notte. Odore di notte. C’è una punta acida in tutto questo, quella emanata dal suo sangue decisamente poco gustoso per il suo palato.
«Lo so…» Mormora contro le sue labbra per poi passare la punta della lingua su quello inferiore.
«E dubito mi piacerà mai.» Sa bene a cosa portano queste sue attenzioni, ormai ha imparato, e sa altrettanto bene che non dovrebbe cedere così velocemente, che non dovrebbe farsi vedere così debole… ma il suo corpo non riesce a resistere alle sue carezze. Le mani si muovono da sole, le afferrano rudemente i fianchi senza che neanche se ne renda conto e la stringono con forza.
«So anche questo. Puoi però tollerare la sua presenza? Tollerarla e basta, un po’ come con Riv.» Non credeva che si potesse desiderare tanto qualcuno, tutt’ora le è difficile da credere e accettare, ma come ogni altra volta in cui lui anche solo la sfiora avverte una fitta tra le cosce.
Dal momento esatto in cui ha avuto la certezza assoluta di quello che c’è tra loro, qualcosa nella sua mente è come scattato. Da una parte le sono girate le palle all’inverosimile più perché Radish aveva ragione che per altro, dall’altra invece si è sentita come spinta a volergli stare più vicina. Questo cambiamento è dovuto solo alle parole di Everett, alla chiara nota di nostalgia e dolcezza nelle sue parole mentre le raccontava il suo passato con Leila, alla visione di quella casetta da lui costruita per il suo amore perduto. È grazie a lui - o per colpa sua? - se adesso accetta incondizionatamente Radish e tutte le sue stranezze, ed anche perché si mostra tanto arrendevole nei suoi confronti. Devo massacrare di botte qualcuno al più presto, possibilmente anche uccidere qualche povero scemo, perché sennò rischio di perdere credibilità ed anche il diabete fulminante!
«Palla di Neve a confronto è uno zuccherino.»
Un bacio caldo, suadente, dolce. Le labbra si sfiorano, poi Sherry gli succhia il labbro inferiore e vi passa sopra la lingua. A quel punto lo afferra di nuovo per la nuca e lo attrae contro la propria bocca. Gli infilai le dita tra i capelli. Quando incontra l’elastico, decide che è inaccettabile. Lo tira fino a strapparlo e i suoi capelli, folti e odorosi di limone gli ricadono sul collo e sulla schiena in un modo per lei davvero eccitante.
Gli azzanna il labbro con voracità animalesca, lo stringe con urgenza nutrendosi dei suoi gemiti soffocati e a lui non pare dispiacere proprio per niente. 

«Non mi incanti col sesso.» Mormora con respiro affannoso nel vago tentativo di darle un freno. Non sa perché lo stia facendo in realtà, è come se una vocina nella sua testa gli suggerisse che deve fermarsi prima della catastrofe. Ma quale catastrofe potrebbe mai avvenire in casa loro dopo che è stata perlustrata e ripulita centimetro dopo centimetro e col mastino da guerra fuori a sorvegliare?
«Ah no?» Lascia scivolare velocemente una mano in mezzo alle sue gambe, toccandolo così lascivamente da strappargli un forte gemito e fargli ripiegare la testa all’indietro per la sorpresa.
È abituato anche a questo ormai, in realtà hanno fatto davvero molto di peggio, ma ogni singola volta è come una folgorante scarica elettrica nel cervello che lo stordisce.
«Okay, forse un po’ sì…» Ammette con un sorrisetto malizioso, tentando di giocarsi l’ultima carta in suo possesso. C’è qualcosa nell’aria, lo sente, ma il suo corpo è ad un soffio dal mandare affanculo la sua mente, così le parole escono poco convinte dalle sue labbra «Però quello non mi piace lo stesso e non so se riuscirò a tollerarlo.»
«Vuoi pensare a mio fratello proprio ora?»
«Cazzo, no…»
Un bacio profondo.
Fluido.
Lungo.
Il corpo forte di Radish preme contro quello snello di Sherry finché non si trova intrappolata addosso al bancone della cucina. Alza le mani e comincia a toccarlo, a partire dal ventre. Addominali perfettamente scolpiti, ogni sporgenza una strada che vuole percorrere ancora e ancora con la lingua. I suoi pettorali sono dure pareti di muscoli. Quando raggiunge il collo, sale ancora di qualche centimetro e lascia che le dita si immergano nella sua chioma morbida.
Radish le fa inclinare la testa per arrivare più in profondità e le sue mani entrano in gioco in un modo che, decisamente, le fa ribollire il sangue nelle vene. 
Le accarezza il corpo come se stesse dipingendo su una tela. Carezze morbide qui, più decise lì. Tutto al solo scopo di sedurla. E ci riesce, eccome se ci riesce: l’unica cosa alla quale Sherry riesce a pensare lucidamente è che vuole le sue mani dappertutto, senza vestiti.
«If it hadn't been for Cotton-Eye Joe
I'd been married a long time ago
Where did you come from, where did you go?
Where did you come from, Cotton-Eye Joe?»
Si guardano dritto negli occhi, spaesati ed immobili. La mano destra di Radish è rimasta appoggiata sul seno di Sherry, la sinistra dietro la schiena per slacciarle il reggiseno.
Quell’odiosa canzoncina schifosamente irritante risuona a tutto volume per la casa, ma dentro non c’è nessuno. Everett ha ordinato a Mordecai e Micah di pattugliare la zona con River e a Maddox e Major di tenere sotto tiro i vari membri del branco assieme a Glover e Willem. Oltre a loro, chi potrebbe mai essere così stronzo scemo da entrargli in casa per mettere una canzone tanto idiota?
Beh, dopo qualche secondo di puro smarrimento, Radish lo capisce.
«Fanculo!» Bercia inviperito e, staccandosi repentinamente dalla compagna per uscire di casa, eccolo lì a guardarli dalla finestra con un ghigno schifosamente soddisfatto in volto.
Come abbia fatto non vuole saperlo, non gli interessa. Ci sono tre cose più urgenti a cui pensare, adesso.
«Tu non dargli corda, imbecille!» Fermare Sherry e la sua risata isterica sta sicuramente al primo posto, così da non dare l’impressione ad Everett che il suo simpatico scherzetto sia stato in qualche modo apprezzato.
«Guarda come gongola, quella merda!» Al secondo, ovviamente, pensare a come fargliela pagare. E quale modo migliore se non buttando in campo l’artiglieria pesante? Ha quattro pazzoidi al suo fianco che non aspettano altro che essere scatenati per mettere in piedi i dispetti più fastidiosamente imbecilli che si possano concepire, Everett ha firmato la sua condanna.
In ultimo ma non meno importante, c’è da passare al contrattacco immediato. Afferra Sherry per la vita e se la carica in spalla come un sacco di patate, dirigendosi a grandi falcate verso le scale che conducono al piano superiore. Poteva approfittare del tavolo da pranzo o del divano, magari proprio del ripiano della cucina, ma se vuole raggiungere il massimo risultato deve avere maggior spazio di manovra.
«Ma che fai?!» Urla tra una risata e l’altra Sherry, mentre con gli occhi non riesce a fare a meno di continuare a seguire i movimenti veloci, quasi inferociti, della coda gonfia del Saiyan, per poi ritrovarsi di punto in bianco a fissare il soffitto chiaro della loro camera dopo essere stata sbattuta sul letto.
«Lo ripago con la sua stessa moneta: facendogli sentire qualcosa che per lui è davvero insopportabile!»


Buio. Sonno. Fame.
Non vede niente. Non riesce a respirare.
Le coperte sono insolitamente pesanti, la soffocano.
Sente di dover alzare alzarmi, il bisogno di ritrovare la luce diventa impellente.
È tutto così buio. Troppo buio. I suoi occhi non riescono a vedere niente, neanche le sue stesse mani. Di colpo ha paura: lei ha sempre visto bene al buio, adesso non vede ad un centimetro dal naso.
Prova a spingere via le coperte, ma non è sicura neanche di star muovendo le mani.
Le manca l’aria, le manca la luce. Ne ha bisogno e per questo spinge. Sono così maledettamente pesanti, le ossa si spezzano e si rigenerano ad ogni nuovo tentativo di fare pressione per spostarle. Fanculo. Non m'importa. Io devo uscire da qui!
Una spinta. Deve dare una spinta, solo una. Le coperte si stanno muovendo, le sente. Deve solo dare una maledetta spinta.
Aria.
Aria fresca.
Aria fresca sulla pelle.
Aria fresca nei polmoni.
LUCE!
Stelle. Luna. Nuvole. Alberi.
Come si sta bene all’aperto. È questo il suo posto: fuori, sotto le stelle, con i piedi nudi nella terra umida.
Ma ha deciso che non sarà lì che starà.
Il suo posto adesso è un altro. È vicino a quel pazzo che ha fatto un casino clamoroso per proporsi come compagno di vita, quel pazzo che poche ore prima ha deciso di farle vedere che pure lui è un “fottuto fenomeno” in cucina ed ha preparato un qualcosa di indefinito e, in definitiva, immangiabile.
Il suo posto è accanto a quel pazzo che è riuscito a sfamarsi senza intossicarsi per anni e che le dimostra costantemente il proprio valore e quanto incondizionatamente tiene a lei, ecco dov’è il suo posto.
Ma adesso non c’è.
Non c’è neanche Everett.
Non c’è nessuno dei suoi ragazzi, non c’è alcuna difesa tra lei e ciò che la circonda. Non che generalmente ne abbia mai voluta una, sia chiaro, ma è consapevole che dopo una giornata come quella appena vissuta sia auspicabile avere qualcuno al proprio fianco per non impazzire.
Ma adesso non c’è.
È sola.
È sola in un posto che non riconosce.
È buio, per la prima volta ha difficoltà a vedere ciò che la circonda. Vede la terra, l'erba, le foglie cadute, una strada sottile di ghiaino. Ma dov’è casa mia?
Si alza, sente la terra umida sotto ai piedi nudi. Da dove sono uscita? Una fossa. Una fossa?! Come cazzo ci sono finita in una fossa?
La terra è smossa, il legno del coperchio della bara è a pezzi, una lastra di zinco giace a terra, con su inciso il suo nome e sotto: “Ognuno ha un suo compito nella vita e non è mai quello che avrebbe voluto scegliersi”.
Il panico l’assale di colpo.
Ha bevuto un bicchiere di vino più per sciacquarsi la bocca dall’abominio cucinato da Radish che per reale desiderio, e poi solo acqua. Non poteva certo ubriacarsi con Everett nei dintorni: lo avrebbe avvicinato ed infastidito, lui si sarebbe rigirato per togliersela di torno e rimproverata per un simile gesto e Radish ne avrebbe approfittato per attaccar briga.
Conosce abbastanza i suoi polli da poter dire con assoluta certezza che sarebbe andata così e che poi, per stare sempre allegri, come minimo si sarebbero spaccati le sedie addosso e lanciati contro la legna destinata al camino.
Se quindi era lucida, come c’è finita in una bara?
Una volpe dorata la osserva ai piedi di un albero, dietro quella maledetta bara sfondata. Le pare curiosa e calma, come se non avesse fiutato il chiaro odore che emana la sua pelle. Cos’hai da fissare, eh? Mai visto qualcuno uscire da una tomba?!
D’istinto Sherry le mostra i denti, ma la bestiola non si scompone di un centimetro. Pare quasi divertita, in realtà.
«Sono qui.»
La volpe volta di scatto il muso dietro di sé, le orecchie ben dritte sulla testolina, e poi torna a guardare lo Spettro. La guarda e le fa cenno di seguirla, di addentrarsi in quella boscaglia cupa per andare in contro a quel sussurro.
«Ti prego, vieni da me.»
Everett la ucciderà. O forse lo farà Radish. Finalmente avranno qualcosa in comune, almeno.
Non le importa. E perché dovrebbe? Non l’avrebbero fatta allontanare troppo né da sbronza né da sobria, Everett sorveglia la zona e lei comunque può fiutare una possibile minaccia. O sentire un qualche rumore. Ma non c’è niente all’infuori della stupida volpe.
Non c’è neanche l’odore di casa o di Everett, ora che ci fa caso, ma non le importa. Vuole raggiungere la voce e lo fa, nessuno può impedirglielo.
Si addentra sempre di più tra quei rami secchi che le strappano i vestiti, le graffiano la pelle, si intrecciano tra i suoi capelli e li tirano come in un ultimo e disperato tentativo di fermarla.
Di colpo poi le arriva un odore particolare alle narici. Odore di freddo, di neve, di fiumi ghiacciati e sangue frizzante.
I muscoli si paralizzano di colpo, un blocco le si materializza in gola impedendole di proseguire e respirare.
Non riesco a muovermi… NO, NO, NO!
Dei rami si spezzano. Qualcosa cade a terra.
Qualcuno sta ringhiando. Qualcuno di furioso.
Un secondo odore, più forte. Il suo sangue è più forte. Ha un odore caldo, penetrante. Odore di legno bruciato, oceano e miele. C’è dell’altro, ma quando sente il primo guaito il suo olfatto pare non essere più in grado di catalogare alcunché.
I lamenti si fanno più forti a mano a mano che i colpi aumentano di intensità. Si trasformano infine in urla così forti da squarciare l'aria. Dentro però non le smuovono alcun genere di compassione o tristezza: si sente sollevata, estasiata, euforica.
Avanza con passo incerto, l’oscurità si fa a mano a mano più pesante e avvolgente. Pure per i suoi occhi adesso è incredibilmente difficile distinguere una cosa dall’altra, e questo la destabilizza nel profondo.
Vede la volpe, però.
Sta lì, seduta composta da un lato di quella che pare un’arena improvvisata, e guarda al centro con occhi pieni di eccitazione.
C'è un uomo davanti a lei. È alto, muscoloso. Le spalle sono enormi, ma non può dire altro, i suoi capelli sono troppo lunghi e troppo scuri per vedere qualche altro dettaglio. Sono così scuri che deve compiere uno sforzo sovrumano per riuscire a distinguere la sua possente figura da ciò che lo circonda.
Ciò che sta ai suoi piedi, però, lo distingue bene: il cadavere di Jäger.
Sta steso sulla schiena, negli occhi ancora la furia e il terrore, il corpo nudo e martoriato, il petto sfondato.
«Non doveva sfidarci.» C’è qualcosa nella sua voce che le è insolitamente familiare, ma non riesce ad assegnarla ad alcun volto.
Il cuore improvvisamente le batte più forte nel petto, tanto che sente che potrebbe scoppiare da un secondo all’altro. Paura, eccitazione, panico, frenesia. Tutto insieme e tutto ampliato nel momento esatto in cui l’uomo si volta, pur non riuscendo comunque a vederlo. È tutto troppo buio, un buio davvero accecante e soffocante. Per la prima volta i suoi occhi non riescono a penetrarlo.
La paura aumenta nel momento esatto in cui sente dei ramoscelli spezzarsi alle proprie spalle. E poi a sinistra delle foglie venire calpestate.
Di nuovo, avanti, di lato, dietro.
Qualcosa si muove. Tanti “qualcosa” tutt’attorno ad un qualcuno che non riesce a vedere. Qualcuno che però ha un odore familiare… e una voce familiare… e dei capelli eccessivamente lunghi.
«Radish?» Vede qualcosa brillare sul petto dello sconosciuto.
Più di qualcosa.
Zanne.
Le zanne di Roscka pendono fieramente dal suo collo, oscillano sui pettorali scendendo fin sull’addome.
Le zanne di Roscka, le zanne destinate al Sovrano del Nord.
«Nessuno può sfidarci.»
L’odore muta, diventa strano.
Acido, per il suo olfatto. Un acido strano. Acido caldo. Le invade le narici e le fa sobbalzare il cuore.
Luce.
Vede una luce dietro le spalle di Radish.
Una luce caldissima e schifosamente splendente.
Ma non viene da dietro le sue spalle. Viene da lui. Viene dalla sua persona. È così intensa da costringerla a coprirsi gli occhi.
L’oscurità tutt’attorno a loro pare indietreggiare, ritirarsi in mezzo a quegli alberi. Scappa dalla sua luce accecante ed incandescente.
Un paio di forti braccia calde, un calore quasi insopportabile, le si serrano attorno alle spalle, tenendola stretta contro il petto marmoreo.
Non riesce a muovere un solo muscolo mentre le guance, di colpo, si fanno insopportabilmente umide.
Non fa in tempo a dire una parola, neanche una, che la sua voce profonda ed un poco roca le arriva dritta al cuore con una nota di dolore come una coltellata: «Il dolore della separazione è nulla in confronto alla gioia di incontrarsi di nuovo.»


Balza a sedere di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e le guance rigate dalle lacrime inconsciamente versate.
Ha il fiato incredibilmente corto e il cuore le martella nelle orecchie, assordandola.
Non si è proprio resa conto di aver colpito Radish svegliandosi, ma lo intuisce nel momento esatto in cui lo vede mettersi a sedere per carezzarle i capelli arruffati.
«Che è successo?»
È successo che ho fatto un sogno assurdo che mi ha terrorizzata e pure fatta incazzare! Lo pensa, certo, ma non lo dice. Non è certo colpa sua se lo ha sognato mentre ammazzava Jäger e teneva al collo le zanne di Roscka. Non che lei le voglia, sia chiaro, ma non le piace neanche l’idea che le indossi lui perché per farlo dovrebbe aver effettivamente ucciso Jäger. Solo l’idea che possa portarle via la vendetta le fa ribollire il sangue nelle vene.
Il terrore, invece, nasce dal fatto che nelle narici sente ancora l’odore di Jäger, e questo pare ancora essere sufficiente ad immobilizzarla.
«Ehi, bambolina, che ti prende?» Le si avvicina un poco, Radish, incuriosito dalla mancata reazione. Poi però sente un leggero ma costante picchiettare alla finestra e, voltando lo sguardo, nota che Everett se ne sta appollaiato lì fuori, gli occhi vermigli che lo scrutano con una certa ostilità.
«Che vuoi?»
«Fammi entrare.»
«Sparisci.»
Torna a concentrarsi su Sherry, trovandola come paralizzata fin nelle ossa. La guarda con un pizzico di angoscia e si domanda perché continui a farsi male così, perché non lo lasci andare a briglia sciolta così da poter cancellare definitivamente quel maledetto problema che pare avere il potere di annientarla senza toccarla fisicamente. Capisce il desiderio di vendetta, lo capisce, lo condivide e lo rispetta, ma lui ha la capacità di ridurlo in poltiglia così che lei possa annientarlo se lo vuole. È il non volerlo a dargli fastidio. Un po’ come adesso gli dà fastidio la voce di Everett.
«O mi lasci entrare di tua spontanea volontà o sfondo la finestra ed entro lo stesso. Ti do cinque secondi per decidere, poi procedo.»
Sa che non mollerà mai. È molto più ostinato di Sherry, questo è palese, e non saranno né una finestra né la sua presenza ad impedirgli di entrare per rincuorarla come non ha mai potuto fare prima.
L’idea che però gli stia dando modo e tempo di accettarlo e di aprirgli lui stesso gli fa capire che, tutto sommato, sta compiendo uno sforzo per non ignorarlo e prevaricarlo del tutto, motivo che lo spinge ad alzarsi dal letto per andargli in contro.
Afferra pure i pantaloni della tuta sporchi di terra e sangue che Sherry stranamente aveva dimenticato di buttare nella lavatrice come fa con qualsiasi cosa le capiti sotto tiro quando è in casa, così da evitare di vederlo girare nudo per casa.
«Mettiti questi, cane rognoso.»
«Incredibile, riesci a far funzionare il cervellino se ti impegni! Sono davvero colpito.»
È veloce, Radish non può negarlo. Ha fatto giusto in tempo ad aprire la finestra e dargli i pantaloni che lui già era sgusciato dentro e li aveva indossati, sfoggiando ovviamente un’espressione oltremodo disgustata nel processo. Perché lui, in realtà, non è solo più ostinato di Sherry ma anche più schifiltoso. Il che è pure assurdo visto che passa quasi tutto il suo tempo su quattro zampe in mezzo ai boschi ed affonda il muso in prede ancora urlanti, talvolta pure nelle carcasse se non ha lo scazzo di cacciarsele.
«Se non la smetti immediatamente—»
«E falla finita. Non lo vedi che è spaventata?»
«Non ti facevo il tipo che si nasconde dietro la gonna della sorellina.» Colpo andato a segno, Radish non può fare a meno di gongolare. Vedergli quell’espressione infastidita, con gli occhi socchiusi con forza e le labbra serrate, è un vero piacere per lui. Se solo potessi colpirti…
«Attento, scimmione: neanche lei sa fin dove posso spingermi se voglio diventare… come dire? Dispettoso
«E tu non sai fin dove posso spingermi io.»
Si fronteggiano, pronti a difendersi non appena l’altro cederà sotto al peso delle loro velenose frecciatine.
Tutto questo astio nei propri confronti, però, Radish non lo capisce del tutto. Non capisce qual è il punto d’inizio, cosa possa smuoverlo così, cosa possa avergli fatto di tanto intollerabile. Okay, va a letto con la sua sorellastra, con la figlia di sua moglie, certo non si trattiene mai in quei frangenti e di questo gliene ha dato prova poche ore prima, ma non gli pare un motivo sufficiente per detestarlo fino a questo punto.
«Oh, sì che lo so. So tutto di te, sottoprodotto di Mezcal. Non dimenticartelo.»
Radish prende subito in considerazione l’idea - tra l’altro esatta - che dietro ci sia lo zampino di Roman, ma non fa in tempo a dire una parola. Il pigolare strascicato di Sherry attira l’attenzione di entrambi, facendo cessare di colpo il loro idilliaco scambio di opinioni.
«Basta, vi prego…»
Dopo un’ultima occhiata al vetriolo, Everett si avvicina a grandi falcate al cucciolo ferito nel letto e le sorride con fare paterno mentre si siede al suo fianco, cercando i suoi occhi tristi.
«Brutto sogno?»
«Più o meno…»
Non è sorpreso, per niente. Come poteva essere altrimenti? Jäger aveva trovato il modo di spiarla, probabilmente non è stata neanche la prima volta che faceva una cosa del genere, e lei si sente nuovamente violata. Se non è crollata psicologicamente - come in realtà sia lui che Darko si aspettavano e comunque prevedono - è solo grazie al duro addestramento ricevuto da bambina. Se non fosse stata messa tanto sotto torchio, se l’odio e la cattiverai di Mezcal non l’avessero forgiata negli anni, di lei ora probabilmente non resterebbe niente, forse giusto un guscio vuoto che Jäger sevizierebbe continuamente.
«Ascolta: Apophis avrà già mandato qualcuno ad informare Jäger del mio strabiliante ritorno dal mondo dei morti, quindi avrà le palle girate quel tanto che basta per farlo tornare a casa con la coda tra le zampe ed anche a farcelo rimanere per un po’. Non si avvicinerà. Puoi starne certa.» È sincero al cento per cento, crede fermamente in ciò che dice proprio perché lo conosce. Se c’era qualcuno a dargli da pensare è sempre stato lui perché non lo comprendeva e non riusciva a manipolarlo. Se non si è occupato personalmente del suo assassinio è solo perché più interessato a sbarazzarsi di Baileys in quanto erede designato.
Apprendendo che invece è vivo e gode di ottima salute, adesso sarà troppo occupato ad escogitare un nuovo piano di attacco capace di raggirarlo, cosa che, seppur per troppo poco tempo, un po’ lo terrà comunque occupato.
C’è un altro fattore che Everett certo non può escludere dall’equazione, e quel fattore se ne sta in piedi dall’altro lato del letto.
«Senza contare la presenza del qui presente sbuccia banane. A lui non si avvicinerà mai a cuor leggero.»
Sherry si passa le mani sul volto mentre una risatina le sfugge dalle labbra e Radish, con tutta la grazia che lo contraddistingue, gli mostra senza esitazione alcuna il dito medio come ringraziamento. Ma Everett lo ignora tranquillamente, abituato da sempre ai battibecchi poiché cresciuto con altri otto fratelli e sette sorelle minori.
«Vedi di dormire ancora qualche ora. Il branco ha bisogno che tu sia in forze.» Le passa dolcemente la mano sulla testa mentre si alza, ritrovandosi di colpo strattonato all’indietro per un polso. La guarda subito come se fosse diventata scema tutto in un colpo perché non abituato a questo genere di contatto fisico e Radish ne prende nota immediatamente. Potrebbe tornare utile a Mordecai quando glielo sguinzaglierà contro. In fondo Sherry non ha detto niente su questo punto, di conseguenza, secondo la logica stringente degli Spettri, non è un divieto. La legge è dalla mia stavolta: sei fottuto!
«Resta qui…»
«Cosa?» Domandano all’unisono, guardandosi dapprima l’un l’altro e poi tornando a fissare la ragazza nel letto che, di colpo, pare essersi fatta piccola piccola.
È rimasta turbata dal proprio sogno, l’odore di Jäger è ancora nelle sue narici e questo le ha semplicemente fatto ricordare quanto la sua minaccia si faccia di giorno in giorno sempre più reale e vicina.
«Solo per stanotte…» Volta la testa verso Radish, gli occhi grandi e tristi che lo supplicano di non arrabbiarsi «Per favore…»
È in questi momenti che Radish si accorge chiaramente di quanto lo abbiano cambiato, sconvolto, perché un tempo non si sarebbe mai fatto intenerire da un paio di occhioni lacrimevoli. Un tempo non avrebbe perso così la testa per una donna, non avrebbe fatto i salti mortali per attirarne l’attenzione, non si sarebbe ritrovato col batticuore ogni volta in cui gli curava le ferite, non avrebbe fatto il diavolo a quattro per farsi perdonare un’impeto di ira, non si sarebbe preoccupato tanto per la sua salute e non sarebbe stato accondiscendente come invece è adesso.
Ma lo hanno cambiato, gli hanno messo qualcosa dentro, lo hanno modificato… e queste modifiche hanno fatto in modo che si legassero in modo inscindibile, in un modo così forte e devastante da rendergli impossibile anche solo l’idea di farla soffrire in qualche modo. Se far entrare Everett nel loro letto distrutto per una notte significa farla sentire meglio e tenere a distanza gli incubi, allora sente di potersi sforzare.
Si passa una mano tra i capelli e, quasi con un grugnito, scosta poi le coperte con un gesto indispettito mentre fissa dritto negli occhi accigliati suo cognato. Perché sì, lui e Sherry non si saranno uniti in matrimonio né secondo le tradizioni degli Spettri o dei Saiyan né secondo quelle Terrestri, ma sanno entrambi che è solo questione di tempo. Arriverà il momento in cui saranno calmi, il momento in cui tutto lo stress e i problemi finalmente si eclisseranno e loro saranno liberi di fare tutto ciò che vogliono.
«Vedi di non sfiorarmi neanche con un dito, chiaro?»
«Tieni quell’abominio che ti esce dalla schiena ben lontano da me.» Everett non è poi troppo diverso dal Saiyan. Scontroso ed orgoglioso, un assassino spietato che ha fatto la sua prima vittima a tre anni quando venne iniziato al suo addestramento. Un assassino a sangue freddo che non si è mai fatto muovere a pietà da nessuno… eccetto che da Leila.
Leila aveva un potere su di lui. Ce l’ha ancora pur essendo morta da venticinque anni.
Lei avrebbe potuto chiedergli ciò che voleva, pure di risparmiare Jäger, e lui l’avrebbe fatto per renderla felice ed orgogliosa.
Leila vive in Sherry, e lui lo sa. La vede nei suoi grandi occhi d’ambra, nei suoi sorrisetti arroganti e nelle espressioni buffe o concentrare. La vede quando corre su quattro zampe e lascia la lingua ciondoloni tra i denti, quando si butta nella neve a pancia all’aria e quando gli porta il tartufo a pochi centimetri dal proprio.
Leila vive in lei, è l’unico aggancio che ha col proprio passato, l’unica cosa che gli permette di respirare un poco, una specie di balsamo lenitivo sulle sue ferite.
Se adesso c’è qualcuno capace di muoverlo a pietà e di fargli provare emozioni umane, quella è proprio lei, unico motivo per cui si lascia scivolare sotto le lenzuola quando lei lo incita sbattendo la mano sul materasso.
Esattamente come il Saiyan, poi, non riesce a trattenere un grugnito quando la minore li afferra tutti e due e se li tiene vicino, con un braccio del compagno avvolto attorno all’addome e le gambe poggiate sul fratello per non farlo allontanare.
Rimangono entrambi rigidi nel letto, gli occhi puntati quasi ossessivamente contro il soffitto come se, solo incrociando lo sguardo l’uno dell’altra, il mondo potesse implodere, finché dei lievi sussulti cominciano a smuoverli. Sussulti ai quali segue in breve una risata mal trattenuta da parte di Sherry, che in breve si ritrova con le mani premute sul volto per provare a trattenersi.
«Cosa ci trovi di buffo?» Borbotta a mezza bocca Radish, tenendo sempre gli occhi puntati in avanti. Non vuole vederlo, non lì nel suo letto.
«Se Jäger vedesse questo, imploderebbe per la rabbia!»

Dopo circa due ore di meritato riposo, alle 05.38 del mattino, è Radish a svegliarsi di soprassalto.
Senza spiegarsi come, è riuscito a sentire qualcosa che, visto l’andazzo delle cose, gli risulta a dir poco spaventoso: un guaito, forte, lungo. Qualcuno si è fatto male, qualcuno che stava girando vicino a casa.
«Che è stato?» Domanda alzandosi col busto, gli occhi puntati con rabbia contro la finestra. Chiunque si sia trascinato fino a lì per provare a farle del male sta per vivere un orrendo quarto d’ora. Anzi, degli orrendi cinque minuti. Gli ultimi della sua vita, per l’esattezza.
Ma in un paio di secondi si rende conto che Sherry dorme ancora, è rimasta calma, ed Everett è rimasto placidamente sdraiato con un braccio dietro la testa ed un libro nell’altra mano. Legge al buio?!
«Segugi. Pre-adolescenti. Stavano giocando, uno ha stretto troppo la mascella.» Borbotta con noncuranza, sospirando stancamente. Ha già letto quel libro. Più volte. Alcuni passaggi li ricorda a memoria. Devo procurarmi qualcosa di nuovo e metterlo nel suo comodino, alle volte le venisse in mente di farmi stare di nuovo qui.
«Ne sei sicuro?»
«Sento tutto ciò che mi circonda finché non mi rilasso totalmente. E ciò non avviene mai quando esco, quindi…» Con un dito riesce a voltare pagina, anche se nella sua mente sa già come prosegue il testo. È fastidioso, talvolta, avere una memoria buona come la sua. Anzi, lo è per la maggior parte del tempo così come lo è avere i suoi sensi. Dovrei provare di nuovo con la musica… quella aiutava.
Radish, dal canto suo, ha frainteso le sue parole. E come potrebbe essere altrimenti? La faida tra loro due è apertissima e conclamata, è normale che abbia colto un doppio senso nelle sue parole.
«Quindi pensi di mettermi a disagio? Sappi che la farò urlare ancora di più, d’ora in poi.» Afferma aspramente mentre si sdraia di nuovo, ignorando la compagna che si accoccola di nuovo contro al suo corpo. Potrebbe anche mettergli una mano nei pantaloni adesso, non riuscirebbe comunque a distrarlo dal suo obiettivo: urtare Everett.
«Quanta sfolgorante maturità…»
Il fatto che però lo ignori e che non risponda troppo acidamente alla sua frecciatina gli fa capire che FORSE e solo per qualche minuto o ora non ha intenzione di comportarsi in modo troppo meschino.
È per questo che, seppur non sia troppo convinto di tutta la situazione in generale, pensa che potrebbe essere il momento migliore per togliersi una piccola ma importantissima curiosità alla quale neanche Sherry ha saputo rispondergli.
«Mi togli una curiosità?»
«Forse.»
Rimane in silenzio qualche secondo, domandandosi se davvero vuole sentire la sua risposta, ed infine si lancia nel vuoto. Ormai, in fondo, c’è piuttosto abituato.
«Se lei non fosse scappata—»
«Sarebbe stato un bel casino.»
Ma leggi anche nel pensiero?! «Perché?»
Non mollerà la presa finché non sarà pienamente soddisfatto, è chiaro.
Sherry gli aveva detto che è di natura piuttosto curiosa, a volte proprio al limite dell’invadente, e che a modo suo pare tenerci a scoprire quante più sfaccettature possibili del loro mondo, così mette via il libro e pensa a come esporgli quanti più dettagli possibili di quella spinosa faccenda.
«Per due motivi molto semplici. Primo, il Morso si può scambiare solo una volta nella vita. Tra la mia gente non esistono il divorzio e le seconde nozze, c’è il tradimento o la morte, e in questo caso poi si rimane soli. Ti puoi riaccompagnare, ovviamente, ma un secondo Morso non ha alcun valore. Io, come immagino saprai, lo feci con Leila che avevo undici anni—»
«Undici?!»
Respira col naso per calmarsi ed impedirsi di fracassargli il naso con un pugno per essere stato interrotto, e poi risponde con quanta più calma può.
«Non è particolarmente insolito. Anche chi non unisce l’anima ma semplicemente si sceglie tende a farlo il prima possibile, in genere dopo il primo rapporto sessuale… e noi siamo molto precoci in tutto.» Precoci forse non è neanche la parola adatta per descriverli: sono fuori di testa come nessun altro, con una curiosità morbosa e malata, un’indole aggressiva in ogni senso possibile. A lui venne messa la lingua in bocca che aveva solo sei anni! Ecco, il suo caso è stato piuttosto estremo in realtà, ma non lo è vedere bambini di nove o dieci anni sbaciucchiarsi di nascosto quando sentono di aver trovato il proprio compagno.
Sono strani oltre il patologico, ma in realtà è sbagliato anche questo: sono semplicemente loro, è la loro specie, sono così di natura e, per loro, è giusto e normale agire così, seguendo puramente l’istinto.
«Comprendo che per qualcuno di esterno dal nostro mondo sia difficile da comprendere e accettare, ma credimi quando ti dico che è normale.»
Ci ragiona per qualche istante Radish, e decide di accettarlo. Per un misero e fugace istante nella sua vivace mente si è materializzata l’immagine di una bambina con la coda da scimmia e gli occhioni d’ambra che si sbaciucchiava con un ragazzino dall’aspetto indefinito, e gli si sono drizzati i peli sulla nuca. Ecco un altro motivo da aggiungere alla lista dei perché-è-meglio-non-avere-figli.
«Il secondo problema quale sarebbe stato?»
«Il sesso.» Ed eccolo di nuovo lì, quel conato di vomito che ha dovuto reprimere violentemente quando Mezcal annunciò la loro imminente unione «Non avrei mai potuto toccarla e la mancanza di progenie avrebbe sollevato non pochi problemi.»
«Beh, immagino…»
«No, non lo immagini.» Ed ecco anche arrivare la parte della conversazione alla quale mirava, quella che prima o poi dovrà spiegare meglio anche a Sherry. Non gli piace parlare dell’unione dell’anima, lo trova fastidioso ed invadente poiché lo riguarda davvero troppo da vicino, ma se ci pensa a lui avrebbe fatto piacere che qualcuno maledetto come lui gliene avesse parlato subito, così da evitarsi un sacco di grattacapi «Anche se lei fosse stata totalmente estranea a tutta la faccenda, io avrei avuto grandissime difficoltà ad andarci a letto. Difficoltà sia fisiche che mentali.»
«Perché? Vuoi farmi credere di averne avute di meglio?»
«Voglio che tu ora faccia un grande sforzo, scimmia.» Gli occhi di Radish scattano sulla sua figura per incenerirlo, trovandolo però incredibilmente serio mentre lo guarda a sua volta «Prova ad immaginare la donna più bella e sensuale dell’intero Universo. Voglio che tu la veda davanti a te, voglio che ti inebri del suo profumo, che focalizzi il suo sguardo, il sorriso che ti rivolge guardandoti, voglio che tu senta il calore della sua pelle quando ti tocca.»
È mortalmente serio. Le sue parole, per quanto calme, suonano come un ordine perentorio che, contro ogni logica, Radish sente di voler eseguire. Chiude quindi gli occhi e si concentra su quella donna da lui descritta, si sforza di vederla e di sentirla.
La prima cosa che riesce a sentire è l’odore. Limone. Limone caldo. Lo sente nelle narici, forte e delicato.
Sente una strana sensazione sui polpastrelli, come se stesse toccando una superficie morbida ma irregolare. E sente come un calore sul petto, come se qualcuno lo stesse accarezzando piano, quasi fosse un oggetto delicato e prezioso.
Prima che possa mettere a fuoco l’immagine, riesce a sentirne la voce: languida ma ferma, dolce ma canzonatoria.
Sente le sue parole, sente la sua risata, e di colpo vede un paio di grandi occhi d’ambra incorniciati da lunghe ciglia scure.
Vede ciocche bianche e nere ricadere su quegli occhi. Vede tre sottili cicatrici vicine a quello destro. Vede il naso piccolo e all’insù che si arriccia appena quando sorride. Vede quelle labbra piene e morbide che tanto adora baciare e mordere, leccare e succhiare.
Vede il volto della sua Sherry, vede il suo corpo forte e flessuoso, sente il calore delle sue mani sul petto, sente l’odore del suo bagnoschiuma nelle narici, sente la sua pelle morbida e frastagliata dalle cicatrici sotto i polpastrelli.
Gli occhi scattano velocemente sulla figura adesso rattristata di Everett, che più di chiunque altro sa bene a quale unico risultato possa portare tale ragionamento.
«Riesci a capire, adesso?»
È in presa male, Radish.
È in presa malissimo.
Non per sé però. A Sherry non succederà niente finché lui avrà fiato, se l’è ripromesso e fine della faccenda.
È in presa male per Everett.
L’uomo che tanto mal sopporta vede Leila da tutta la vita, è scolpita nella sua mente e nel suo cuore in un modo così radicato che solo adesso riesce a comprendere davvero. Quello che lui stesso prova per Sherry, lui l’ha provato e lo prova tutt’ora per Leila. Quell’amore così devastante che gli sta facendo fare le più assurde follie all’altro è stato strappato dalle mani, lo hanno fatto a pezzi sotto ai suoi occhi che era solo un ragazzino. Eppure è ancora lì, riesce a respirare mentre a Radish manca sempre il fiato quando pensa che possa succedere qualcosa alla giovane donna che dorme stretta contro il suo petto.
«Non sei più stato con una donna da allora?» Non sa perché glielo ha chiesto. Lui stesso non pensa neanche lontanamente ad andare con un’altra, non lo farebbe neanche se lei lo lasciasse perché, in quel caso, l’unica cosa che farebbe sarebbe ribaltare l’Universo per riprendersela.
Però non gli pare infastidito, anzi, potrebbe giurare di aver intravisto l’accenno di un sorriso divertito.
«Ci ho provato, ma non è soddisfacente neanche alla lontana e non vale lo sforzo. Richiede una costante concentrazione per sovrapporre le immagini e gli odori, e spesso il solo essere toccato lascivamente da qualcun altro dà la nausea.»
«Ma che vita di merda!»
Annuisce e sorride un poco, Everett, realmente sorpreso di trovarsi d’accordo con il Saiyan. Ma non potrebbe assolutamente dargli torto, ha detto una cosa terribilmente sensata e, già che sono in argomento, pensa bene di fornirgli anche un altro dettaglino per fargli capire meglio la situazione in cui, suo malgrado, si trova.
«L’unione dell’anima, o lo “zing", come lo chiama lei, è al tempo stesso sia una benedizione che una maledizione. Il tuo mondo si fonde col suo, diventa un qualcosa di unico dove tu sei perfettamente a tuo agio, dove tutto è fatto su misura, dove niente può toccarti… ma se quel mondo ti viene portato via non troverai mai altro che ti faccia sentire così bene. Talvolta la famiglia è capace di alleviare il dolore… ma il mondo continuerà ad andarti stretto, facendoti però sentire anche profondamente perso.»
«Pensi che lei possa darti questo conforto?»
«Quando mi arrivavano nuove voci sul suo conto ed apprendevo che stava bene, che era felice, io ero felice.» Certo, quando apprendeva che c’era un nuovo fidanzatino gli giravano le palle come le pale di un elicottero e Darko doveva mettersi giù duro per fargli entrare in testa che era normale che si divertisse, che era giovane e curiosa e che fosse tutto nella norma per un’adolescente, che se lui avesse potuto avrebbe fatto ben di peggio, ma questo non glielo dice. Potrebbe usarlo contro di lui in qualche modo e lo sa perché lui stesso lo farebbe. «Lei è tutto ciò che mi resta di Leila, quindi sì, mi dà un certo conforto starle vicino.»
Abbassa gli occhi, Radish, quando la sente mugolare e stringersi ancora un po’. Gli pare sempre così piccola quando dorme, così indifesa che gli si stringe sempre un po’ il cuore. In questo momento però quella lieve stretta non riesce a sopraffare i suoi pensieri.
Everett si è messo un poco a nudo, gli ha rivelato cose personali, in un certo senso lo ha messo in guardia su cosa li aspetterebbe se succedesse qualcosa all’uno o all’altra. Lo ha reso un poco partecipe del suo dolore ed anche della gioia che prova standole vicino, e di questo si sente un poco felice, un qualcosa di non troppo differente rispetto a quello che ha provato quando è stato accettato nel branco.
Forse, pensa, posso farti felice, ragazzina. Forse riuscirò a non detestarlo troppo. Ma, sappi, che pretendo una ricompensa in cambio.
«Beh, posso dire di tollerarti vagamente, adesso.» Alza di nuovo lo sguardo, cercandolo nella penombra.
Si è ripreso il libro, lo ha riaperto con estrema sicurezza alla solita pagina dov’era rimasto ed ha ripreso a leggere. Non è sicuro che lo abbia sentito - che l’abbia voluto sentire - ma il suo commento un poco acido gli fa capire che sì, lo ha sentito eccome.
«Buon per te.»


C’è un dettaglio decisamente non trascurabile che sia il branco delle Terre di Nessuno che quello del Nord non hanno mai preso in considerazione: la mente geniale di Bulma.
Il fatto Jäger sia riuscito in qualche modo a schermarsi anche ai suoi occhi, che abbia osato farla passare per una sciocca sprovveduta con i suoi giochini, l’ha fatta a dir poco imbestialire.
Non doveva permettersi di sfidare il suo genio, è stata una mossa a dir poco stupida.
Così com’è stato stupido fare la spia. Neanche questo le è andato giù. Per niente.
Ha passato la notte nel suo laboratorio a costruire sofisticati e potenti microchip che farà impiantare nei corpi degli Spettri che conosce per tenerli sotto tiro. Che lo vogliano o meno non le importa: lo faranno e nessuno potrà più pensare di fregarli.
Potrebbero toglierselo in qualsiasi istante” ha borbottato Maddox non appena ha proposto - o meglio, imposto - la sua idea, trovando supporto immediato nelle parole di Darko.
Certo che potrebbero, ma a quel punto confermerebbero qualsiasi dubbio e io abbatterei il soggetto e, se mi gira male, pure la sua famiglia.
Certo, l’ultimo punto Bulma non lo aveva considerato, ma non ha voluto ribattere. Come risolveranno la faccenda in caso di necessità è affare loro e poi pensa che si possa in ogni caso contare su Radish, che tutto le pare tranne che disposto a sfoltire le schiere inutilmente.
Li hanno così chippati tutti quanti, dal primo all’ultimo, ed hanno poi installato sia in casa di Sherry che in quella di Darko l’apparecchiatura per monitorarli. Un ulteriore apparecchio, in fine, lo terrà lei alla Capsule Corp in caso di necessità.
Come se questo non fosse stato abbastanza, la brillante scienziata ha fatto al numeroso e chiassoso gruppo un ulteriore regalo, che decisamente ha fatto storcere non poco il naso al marito. In realtà sono venute fuori anche un paio di liti più o meno feroci in quei giorni, ma la donna non ha voluto sentir ragioni: un domani potrebbero allenare dei validissimi guerrieri se sopravviveranno all’imminente scontro, così per lei è giustissimo che abbiano una camera gravitazionale tutta per loro.
Non è super accessoriata come quella che ha costruito a Vegeta, questo è ovvio considerato quanto poco tempo aveva a disposizione per metterla in piedi, ma servirà perfettamente allo scopo.
Alcuni però ci hanno tenuto davvero ad andare dall’orgoglioso Principe, che in qualche modo si è sentito come prevaricato e quasi tradito dalla moglie, per chiedergli se potevano continuare ad allenarsi con lui perché lo preferivano davvero. Per quanto siano solo delle bestie parlanti per il Saiyan, sentirsi tanto apprezzato al limite della venerazione ha smosso quel suo profondo senso di auto-compiacimento che l’ha spinto ad accettare.
Purtroppo però nessuno si è potuto allontanare per iniziare col proprio gruppo perché prima, a quanto pare, è necessario che venga mostrato qualcosa.
Nessuno sa cosa, neanche Sherry, ma il dubbio comincia a serpeggiare nelle loro menti non appena, in un vasto deserto dove tutti si sono riuniti, Radish ed Everett si portano in mezzo a tutti quanti.
Stanno uno di fronte all’altra, mortalmente seri e con i muscoli spasmodicamente tesi e frementi.
«Cosa combinano adesso?!» Borbotta infastidito Tensing, che sta cominciando a raggiungere dei risultati notevoli con i suoi Segugi. Deve battere C-18, deve riuscirci, e il fatto che manchi del suo fascino mortale capace di farli mettere sull’attenti come obbedienti soldatini con una sola occhiata è stato uno grave svantaggio iniziale. Ma non demorde proprio per niente: i lupi di C-18 mangeranno la polvere dei suoi!
«Assestano il branco.» Afferma con voce calma Darko, gli occhi attenti che scrutano i due contendenti.
Sherry non può e non vuole intervenire. Sa che dietro c’è lo zampino del fratello perché, essendo estraneo alla loro cultura, Radish non aveva preso in considerazione che con uno scontro “amichevole” il branco sentirebbe come smussata la loro tensione e potrebbe finalmente ritrovare un certo equilibrio. Non glielo aveva neanche detto perché, spinta da un certo egoismo, non voleva che nessuno dei due potesse ferire l’altra.
È infatti compito dell’esemplare dominante, del Beta e del Capitano trovare un equilibrio e fare da mediatori negli scontri del branco. L’Alpha deve essere capace di dar vita ad uno stato sociale basato sulla solidarietà poiché qualunque scossone o riassestamento gerarchico mina al benessere generale. Il Beta, essendo sottoposto a maggior pressione poiché gli altri mirano al suo rango, deve essere in grado di muoversi in stretto rapporto sia con il capobranco che col Capitano, che come lui deve mantenere salda la propria posizione. Prima di poterlo fare, però, i due devono riconoscersi come tali.
Everett, pur consapevole del rapporto che li lega, ancora non lo riconosce come suo “pari”. Uno scontro diretto e violento è l’unico mezzo a loro disposizione per fargli accettare, seppur in parte, questa idea.
Si guardano dritti negli occhi, adesso. Tutt’attorno a loro non c’è più niente, i loro sguardi attenti non li toccano. Ci sono solo loro due.
Nessuno saprebbe dire con esattezza chi sia scattato per primo. Il movimento è stato veloce e preciso, simultaneo.
Cercano di colpirsi con una combinazione di calci e pugni che però entrambi schivano reciprocamente con grande abilità e facilità. Non gli ci vuole niente a Radish per capire che non è solo bravo nelle arti marziali per i fatti suoi, ma che non è semplicemente il suo passato la sola cosa che conosce: sa anche le sue metodologie d’attacco.
Per saggiare quella che con grandi probabilità è quasi la sua forza massima, balza in aria per evitare una profonda artigliata all’addome ed un attimo dopo scende di nuovo in picchiata verso di lui. Everett balza a sua volta, gli occhi iniettati di eccitazione per quello che è forse lo scontro più interessante alla quale abbia mai partecipato. Nessuno, dalle sue parti, sarebbe mai capace di eccitarlo tanto.
I loro pugni si scontrano in aria, provocando un’onda d’urto tale da attirare definitivamente l’attenzione del Principe dei Saiyan. Non credeva assolutamente possibile che un semplice Spettro, che tra l’altro era stato pure assassinato anni addietro, potesse tenere testa ad un Saiyan, seppur in forma base. Ha la stoffa del guerriero, ce l’ha davvero, e non può fare a meno di domandarsi cosa sarebbe capace di fare in uno scontro mortale.
Radish, realmente preso da ciò che sta facendo, ghigna beffardo e subito gli assesta una ginocchiata nello stomaco che gli toglie il respiro per un breve istante. Segue subito un gancio destro al volto che lo spedisce lontano di una trentina di metri ma che, oltre ad ogni previsione, non pare averlo sconvolto o scalfito davvero. Come abbia fatto a rimanere in piedi non riesce a spiegarselo, così come non riesce a spiegarsi come e quando sia stato capace di aprirgli un braccio con gli artigli.
Dal momento che è evidente che con lui le semplici arti marziali non siano sufficienti, non in forma base comunque, Radish lancia un’onda energetica che lo raggiunge immediatamente ma che nuovamente non sconvolge l’avversario. Anni ed anni di addestramento inumano gli permettono adesso di mantenere il sangue freddo e la mente sgombra, e per questo riesce a piantare i piedi per terra e a contrastare l’attacco con la sola forza fisica, deviandolo di lato.
Radish, che davvero non si aspettava una cosa del genere, si distrae quel tanto che basta ad Everett per balzare verso di lui per poterlo prendere alle spalle, colpendolo con una ginocchiata in mezzo alle scapole. Lo afferra per la caviglia esposta, Radish, e con violenza lo spedisce di lato, sollevando un gran polverone. Comincia subito a riempilo di colpi di ki, costringendolo alla ritirata il tempo necessario per capire come vincere. Potrebbe trasformarsi, questo è ovvio, ma non vuole assolutamente dargli questa soddisfazione.
«È tutto qui, scimmione? Volendo potrei ucciderti.»
Radish sa che è vero. Lo sa perché, esattamente come sta facendo lui, anche l’altro si sta trattenendo. Potrebbe essere più veloce, molto, e se mutasse sarebbe solo peggio. Ma anche Radish potrebbe esserlo, in modo decisamente incontenibile.
Ma il punto di questo scontro non è ammazzarsi. È dar mostra di sé e della propria forza a tutti quanti, è mostrare che potrebbero fare ma che non vogliono farlo.
«Vuoi giocare, Hachiko?» Afferma con un sorriso beffardo mentre l’altro gli fa segno con un dito di andare verso di lui. Deve evitare i suoi artigli, il braccio ferito gli sta bruciando come l’Inferno e se lo prendesse di nuovo sarebbe costretto ad usare l’unica carta che davvero vuole evitare.
Una pioggia di ki scende giù dal cielo, confondendo lo Spettro col fumo. Ma è una confusione troppo breve, poiché abituato da cucciolo a combattere senza l’uso della vista. Gli basta l’udito per sentirlo avvicinarsi, così da poter parare il micidiale calcio che altrimenti gli avrebbe sfondato lo sterno.
Nel loro scambio di colpi non sembrano esserci né vincitori né vinti. Parano e rispondono quasi si leggessero nella mente, ma la verità è che Everett è più lento di Radish e deve dar fondo a tutte le proprie istintive abilità per riuscire a prevederlo, mentre Radish si sta lasciando invadere la mente dall’idea che Jäger gli è superiore per sua stessa ammissione, di parecchio oltretutto, e che se quindi avvicinasse Sherry, per quanto difesa dal resto del branco, non ci sarebbe storia.
Darko è oltremodo fiero del suo campione. Nessuno avrebbe potuto allenarlo e spronarlo meglio, e la sua tenacia lo ha reso così abile da poter reggere un simile scontro. Se ripensa a tutte le ore giornaliere in cui l’ha visto massacrarsi di allenamenti non si sorprende più di tanto dei risultati, ma poi si ricorda contro chi sta lottando e si deve ricredere. Pure lui si è allenato tanto, ma non riuscirebbe a reggere il passo.
Sherry, dal canto suo, muore dalla voglia di buttarsi nella mischia per separarli. Il sangue che stanno cominciando a versare le arriva dolorosamente alle narici e i suoi occhi si inumidiscono pericolosamente ogni volta che vede una nuova ferita aprirsi e il sangue vischioso colare nella terra smossa.
Ma il suo intervento non solo non è voluto, ma non è neanche necessario: da un secondo all’altro, così com’avevano cominciato, si bloccano all’unisono, il pugno di Radish ad un centimetro scarso dal viso di Everett, gli artigli dello Spettro ad un centimetro scarso dalla gola del Saiyan.
Rimangono fermi, occhi negli occhi, e capiscono che è per questo che devono deporre l’ascia di guerra per il momento. Separati non solo le tensioni nel branco e, peggio ancora, quella di Sherry arriverebbero alle stelle fino ad essere totalmente insopportabili ed ingestibili, ma non potrebbero assolutamente tenere sotto controllo né lei né il territorio in generale. Uniti, invece, avranno un dominio completo ed una visuale molto più ampia delle cose, oltre che la possibilità di allenarsi sul serio.
Deporranno quindi l’ascia di guerra, sì, ma ciò non significa necessariamente che smetteranno di mostrare i sentimenti che nutrono l’uno per l’altra in qualche modo.
«Togliti la maglietta.» Afferma con voce evidentemente scocciata lo Spettro mentre attorno a loro tutti gli altri si rianimano di colpo, come impazziti. Le voci che circolavano su di lui si sono mostrare maledettamente vere e questo è terrificante, ma proprio per questo adesso vogliono poter fare lo stesso, vogliono la sua forza, vogliono apprendere anche da lui.
«Eh?» Perde più sangue del previsto e sa che non l’ha fatto di proposito. Ha trattenuto la sua vera indole per quanto gli è stato possibile e lo sa bene perché sennò avrebbe provato in ogni modo a strappargli gli occhi. Quando Sherry lo mise al corrente di questa loro particolarità gli venne da pensare subito che fossero più gatti che lupi.
Everett un paio di volte ci ha puntato, Radish se n’è accorto, ma si è accorto anche che, tutto sommato, cercava di deviare il proprio braccio così da non riuscire a prenderlo.
Radish, dal canto suo, non ha mai mirato né al cuore né alla testa con gli attacchi energetici. Non una sola volta ed Everett ne è consapevole.
Una cosa che per entrambi ed anche per gli altri è ormai chiarissima, è che potrebbero uccidersi se lo volessero davvero.
«La mia tossina è molto più forte di quella di chiunque altro qui in mezzo, quindi solo io posso annullarne subito gli effetti.» Gli afferra mal volentieri il braccio e, dopo essersi conficcato gli artigli nel palmo, passa la mano sulla sua pelle così che il sangue penetri subito nella ferita senza però che ciò avvenga in dose troppo massiccia. Fa poi la stessa cosa con gli altri tagli e bastano un paio di secondi prima che Radish cominci a sentirsi strano davvero, tanto che per un attimo teme che l’infarto questa volta non glielo toglierà proprio nessuno.
Ma non arriva, il cuore continua a pompare come impazzito ma non esplode, e tutti i suoi sensi si amplificano come mai prima d’ora, e il maggiore sbuffa appena.
Certo, l’idea di ciò che sta per succedere lo manda in bestia come poche altre cose, ma avrà modo di vendicarsi. Per esempio con il Guttalax in gocce, come quando era un bambino dispettoso e giocava tiri mancini al suo migliore amico o, in dose assai maggiore e con molto più gusto, ai fratelli minori.
Radish adesso non è capace neanche di guardarlo in faccia. In realtà non riesce proprio a guardare nessuno perché nessuno conta assolutamente niente in questo momento. Ai suoi occhi tutti, amici più stretti inclusi, appaiono come ombre indefinite. Ai suoi occhi c’è solo lei. C’è lei che lo fissa come se fosse posseduto dal demonio e la sua mente la vede già nuda. Gli pare quasi di sentire il suo sapore sulla lingua tanto è fuori di sé e Sherry, per la primissima volta senza alcuna difficoltà, sente chiaramente ciò che prova.
«Tu! Vieni con me. Subito
Sherry non fa a tempo a rispondergli o a dirgli di calmarsi un minimo che lui già l’ha presa per la vita e l’ha portata via, sparendo lontano da lì in pochi secondi. Non che andranno troppo lontano, ora come ora il Saiyan riesce a distinguere con grande difficoltà la destra dalla sinistra, ma non c’è un solo Spettro lì in mezzo che non stia pregando perché raggiungano quanto meno una zona fuori dalla portata del loro udito perché, e questo lo immaginano alla perfezione, il loro stimato Capitano stavolta la spaccherà sul serio.
Everett li osserva con sguardo indecifrabile per una quarantina di secondi buoni. Li osserva e pensa che, tutto sommato, dare il proprio preziosissimo sangue all’uomo che tanto mal sopporta sia stata un’idea geniale. Per quanto acuto, i suoi sentimenti negativi e il suo risentimento gli avevano impedito di prendere davvero in considerazione che con un gesto simile sarebbero caduti nelle sue mani. In un certo senso prova quasi pietà per loro!
«La vostra Regina oggi non avrà modo di allenarsi assieme a tutti voi, quindi…» Un brivido gelido sale lungo la schiena dei presenti nel vedere quello strano e strafottente luccichio nei suoi occhi «Siete tutti miei.»
Alle loro orecchie queste parole suonano più o meno così: “Adesso vi spacco il culo.
«Piove sempre sul bagnato, eh?» Borbotta realmente divertito Darko, lasciando vagare lo sguardo su tutti quei cuccioletti esagitati che, di colpo, sembrano essere sul punto di scoppiare in lacrime.
Tranne quattro.
Quelli daranno sia delle rogne che delle soddisfazioni, lo hanno capito subito. Delle teste calde che non riconoscono nessuno sopra di loro all’infuori di Sherry e, in un certo senso, Radish. Loro li riconoscono, sì, ma in ogni caso non sempre fanno ciò che gli viene ordinato.
La sera prima Bree, dopo l’ennesimo calcio nello stinco sotto al tavolo da parte di Mimì, gli ha parlato un po’ anche di loro.
Gli ha raccontato della forza spropositata di Mordecai e del suo non arrendersi mai neanche di fronte all’evidenza e del suo riuscire sempre a tirarsi fuori dai casini in un modo o in un altro.
Gli ha raccontato della velocità e del fiuto fuori dal comune di Micah e del suo non guadare in faccia niente e nessuno, tanto che, secondo lei, prima o poi attaccherà anche loro due se Sherry o, forse in dose maggiore, Radish non glielo impediranno.
Gli ha raccontato della mente brillante di Major, della sua indole schifosamente sadica, del suo riuscire a creare sostanze non troppo legali e del non trascurabile fatto che sia riuscito ad estrarre notevoli dosi della loro stessa tossina e le abbia conservate per scopi non troppo chiari.
Gli ha raccontato della disarmante capacità di Maddox di ridurre in brandelli tutto ciò che tocca se scatenato, e che per scatenarlo basta parlar male di sua moglie. Gli ha pure detto che anche Becca non è una tipa da sottovalutare, ma purtroppo per loro è troppo svantaggiata dalla traccia umana nel suo sangue per essere considerata una reale minaccia contro gli Spettri del Nord.
Lui, come ricompensa per tutte le informazioni, le ha promesso di allenarla personalmente, affermando che escogiterà un qualcosa su misura per lei e per la sua delicata condizione e che, se lo vorrà, le insegnerà tutto ciò che sa sulla ginecologia così che, un domani, lei possa prendere il suo posto all’interno nel branco.
Sono stati bene tutto sommato e tutt’ora sogghigna nel ricordare il ringhio frustrato della figlia quando la nuora lo ha invitato a cenare da loro ogni volta che ne avrà voglia.
Ma adesso non è il momento per pensare che lo stanno facendo entrare nella loro famiglia, che lo vogliono rendere partecipe della vita dei due nascituri: adesso si può solo pensare al fatto che Everett è pronto ad iniziare a fare sul serio perché non hanno decisamente più tempo a disposizione.
«Oggi comincerete il vostro allenamento ufficiale. E sì, ho l’approvazione della Regina e anche del vostro simpatico bonobo domestico, quindi vi conviene collaborare pienamente se non volete pestare le code sbagliate.» Cammina come un generale di fronte a loro. Fiuta il loro disagio, la loro paura, ma non gli importa niente. Devono essere pronti al peggio e devono essere sereni all’idea perché sennò non avranno alcuna speranza di tenersi la pelliccia.
«Dal momento che ci è stato categoricamente vietato di mettere anche solo un dito sui vostri figli, abbiamo dovuto ripiegare su altre piccole cose che, a quanto pare, sono a voi care, e le abbiamo nascoste. Ovviamente questo banale ripiego non vi sottoporrà assolutamente al giusto livello di stress alla quale stiamo mirando, ma rimedieremo così: chi non riuscirà a riportarmi l’oggetto in questione entro tre ore, subirà una punizione.»
«Che genere di punizione?» Micah lo guarda con un’arroganza insopportabile, ma per sua fortuna Everett continua a dargli le spalle. Si rende conto che, forse forse, non è stata una mossa particolarmente intelligente quando sente l’alito caldo di Darko sul collo e, voltandosi, si ritrova con i suoi occhi rubino a fulminarlo.
«Trova l’oggetto, cucciolo. È meglio.»
«Ci sono meno di centocinquanta soggetti con un buon potenziale combattivo, in tutto il branco. Meno di centocinquanta che dovranno tener testa all’intero esercito del Nord. Immaginate la mia delusione.»
Si sentono improvvisamente mortificati. Tutti quanti.
Erano convinti di avere un valore, seppur magari minimo.
Erano convinti che, essendo sopravvissuti in tutti quegli anni, fossero in qualche modo da temere.
Invece no. Non sono da temere, per niente. Sono degli zimbelli, una barzelletta divertente ed anche disgustosa.
Centocinquanta hanno un buon potenziale ma non sono comunque all’altezza di niente.
Centocinquanta di loro dovranno sostenere tutti gli altri, dovranno fare da muro e combattere in prima linea contro chi è addestrato praticamente dalla nascita.
Centocinquanta di loro stanno per vivere il periodo più stressante, violento e mortalmente massacrante della loro vita. Non è detto né che lo superino né che, una volta sul campo di battaglia, saranno abbastanza e potranno un domani raccontare ai figli e i nipoti cos’hanno subito.
Una bella prospettiva generale, davvero. Se Everett e Darko avessero preso in considerazione anche questo lato per loro inesistente, avrebbero capito subito che di stress ce n’è già abbastanza senza che il principe li minacci tanto aspramente.
Uno ad uno gli Spettri “prescelti” sobbalzano quando vengono toccati, i loro cuori schizzano in gola di colpo e, dopo essersi lanciati una fugace occhiata con chi gli sta di fianco e talvolta pure con i loro allenatori, fanno un piccolo passo in avanti. Gli unici deficienti che se ne fregano di provare paura sono il Quartetto, con Mordecai che già si schiocca rumorosamente le nocche con un ghigno in volto, fremente all’idea di potersi misurare con uno Spettro del suo calibro.
Se solo sapesse cosa l’aspetta, non farebbe tanto lo spavaldo.
«Chi non verrà toccato da Darko, passerà tutto il pomeriggio ad allenarsi con loro, mentre gli altri si misureranno in combattimento dopo aver affrontato la prova, qualsiasi sia il risultato. Pretendo più del massimo da ognuno di voi. Molto di più. Se sorprenderò qualcuno a battere la fiacca in qualsiasi modo… beh… punizione
Ai guerrieri Z non piace troppo Everett. Lo trovano borioso, freddo, a tratti pure crudele, ma in fondo sanno che non lo sta facendo perché privo di altri passatempi. Lo sta facendo per renderli capaci di difendersi, per renderli capaci di combattere come combattono quelli come loro, per spronarli a fare molto di più di quanto non stiano già facendo.
«Sono stato abbastanza chiaro?»
«Tu non sorridi mai?»
Mordecai è simpatico, piace a tutti.
Mordecai spesso e volentieri non pensa prima di parlare, non è mai stato particolarmente necessario.
Mordecai non ha mai avuto a che fare con Spettri del calibro di Everett, che mai nella vita hanno tollerato che qualcuno facesse lo spiritoso in momenti inopportuni.
Mordecai non è mai stato colpito con questa forza da uno Spettro, non si è mai ritrovato con le braccia strette all’addome per fermare l’emorragia, non ha mai avuto davvero bisogno che i suoi fratelli lo sostenessero nell’attesa che i tagli si risanassero. Se Everett avesse spinto un poco più a fondo, sarebbe stato fuori dai giochi per parecchie ore e avrebbe avuto urgente bisogno di strettissimi punti e potenti antidolorifici.
Mordecai però è forte, è tenace. Sorride sfacciatamente al lupo, schiocca la lingua contro il palato e drizza la schiena. Se ha imparato una cosa nella vita, è che non bisogna cedere mai, che bisogna stringere i denti e rialzarsi sempre. È forse per questa nozione impressa a fuoco nella sua mente e nel suo cuore se uomini del calibro di Vegeta e Piccolo lo trovano più che accettabile.
Everett, dal canto suo, è ancor più deciso a spronare il giovane e vivacissimo Spettro oltre ogni limite: di soggetti come lui ne nascono sempre troppo pochi, occorre seguirli con più attenzione per non mandare il loro potenziale fuori dalla finestra.
«Il tempo scorre, cucciolotti: vi conviene correre se non volete scoprire cosa mi fa sorridere davvero.»


Da qualche parte nel deserto, ben lontano da tutti loro, Radish sanguina di nuovo.
Sherry sanguinerebbe parecchio per via dei tagli sulla schiena, ma il suo sangue le cura le ferite prima che possa diventare un problema.
È un amplesso selvaggio.
Violento.
Caotico.
Distruttivo.
Le grida si confondono le une con le altre.
Estasi pura.
Radish sogghigna contro la bocca della compagna mentre continua a colpirla con più ferocia che mai. Se fosse una semplice Terrestre, sarebbe già morta.
Dopo un’esperienza del genere, è addirittura scontato che prenderà di nuovo in sangue di Everett… anche a costo di ucciderlo!




ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ecco spiegati gli altri punti che giustificano il titolo!
1- loro tre che dormono nello stesso letto senza provare ad accopparsi, 2- Everett che rivela a Radish cose tanto delicate e 3- gli cura le ferite al seguito di uno scontro dove risulta assai chiaro che la sua forza è ben sopra ad ogni aspettativa… e dove hanno fatto in modo di non danneggiarsi sul serio per una specie di tacito accordo come quello con River.
La loro non può ancora essere definita una vera e propria accettazione, questo è palese, ma sono sulla buona strada per una convivenza pseudo-pacifica e questo, senza dubbio, è un primo grandissimo passo.
Comunque sì: nelle scene di lotta FACCIO PENA. Ma pena davvero, una roba mostruosa… e mi viene da ridere un sacco all’idea che presto o tardi arriverà lo scontro vero!  😭
Ma forse - e io lo spero con tutto il cuore - sarà più gestibile perché saranno tantissimi nella mischia, non mi potrò soffermare sui singoli movimenti. Sarà il caos, una mischia di sangue, ossa rotte e pellicce…
Dai, speriamo. Sperate con me!

EEE… niente. Regà, niente.
In ‘sto periodo sono rincoglionita malissimo al limite del letargico. Oltretutto i miei mici mi stanno terrorizzando sul serio, devo stare sempre sul chi vive che neanche Sherry che passeggia da sola per i Territori del Nord! 🤯
La nota positiva è che ho cominciato a lavorare un po’. Sono istruttrice di nuoto per bambini piccoli, quest’anno sarà davvero durissima! Però ehi, tre sono già arrivati per tutta la stagione! Quindi daje con spalle e naso color tulipano e capelli sempre più chiari!
(PS: questa sono io —> 🍅)

Il prossimo capitolo, lo dico già, sarà impostato in modo diverso. Ci saranno infatti diversi mini (e questo lo spero davvero) capitoli racchiusi in uno che raccontano gli eventi di una settimana. Perché? Semplice: perché loro devono interagire e non posso pubblicare altri 136296 capitoli da 30/40 pagine l’uno di soli momenti transitori.
Ma non temete: è appunto un capitolo di passaggio, una specie di ponte… quel qualcosa di schifosamente folle e allegro che preannuncia l’imminente disastro! 😁
Forse ne dovrò fare un paio però, non lo so… penso di sì perché sennò finirei davvero col tagliare millemila giorni! BOH! Si vedrà.


Alla prossima settimana!
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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