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Autore: Celiane    04/07/2020    0 recensioni
L' omicidio sul campo di una giovane promessa del tennis è il primo caso con cui si dovrà misurare lo stravagante vice-commissario Rigo, appena tornata da un periodo di ferie imposto a causa di ciò a cui si era spinta nella precedente indagine.
Genere: Mistero, Sportivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Celeste Rigo si muoveva sinuosa lungo il largo viale di ingresso del Foro Italico.
La notizia del delitto si era ormai diffusa a macchia d’olio, ed aveva scorto davanti all’ingresso del campo centrale, inaccessibile a causa dei sigilli posto dopo la fine dei rilevamenti, un assiepamento di giornalisti.
La donna si avvicinò ad un gruppo di vigilantes intenti a conversare animatamente. 
-    Scusate, qualcuno di voi era in servizio nel turno serale di ieri? - chiese abbassando leggermente i grandi occhiali da sole. Le iridi verdi si allargarono quando la luce colpì i suoi occhi, come quelli di un felino che aveva puntato la sua preda.
-    È qui per l’incidente giusto? Ero io di turno ieri notte, ho smontato prima dell’arrivo del cambio mattutino- il più tarchiato dei tre uomini si fece baldanzosamente avanti. Celeste sorrise sotto i baffi notando come le difese di quel tipo si fossero immediatamente abbassate nel ricevere domande da una giovane donna che, probabilmente, aveva scambiato per una curiosa o una giornalista. 
-    Bene, allora è proprio lei l’uomo che cercavo- esclamò facendo schioccare la lingua. Qualcosa nel tono della sua voce doveva avere allarmato l’uomo che, immediatamente, assunse una posa rigida, proprio come fa una preda appena si rende conto di essere in procinto di subire un attacco.
Celeste tirò fuori il distintivo dalla tasca interna dell’impermeabile. Sarebbe stato divertente continuare quel gioco delle parti, peccato che qualsiasi dichiarazione resa senza che lei rendesse nota la sua identità sarebbe stata inutilizzabile per il prosieguo delle indagini.
-    Come è possibile che Francesco Raia fosse presente a quell’orario all’interno? L’ha visto per caso entrare? - il vigilantes esitò nel rispondere, spostando il suo peso da un piede all’altro chiaramente in difficoltà.
-    Forza, non c’è motivo per non collaborare, soprattutto perché chiunque avrebbe intenzione di tirarsi fuori da un caso di omicidio- Celeste calcò volontariamente l’ultima parola, in modo che lasciasse il segno sull’uomo. L’effetto sperato non tardò a giungere, dato che la rigidità iniziale lasciò il posto ad un pallore spettrale.
-    Come omicidio… io pensavo fosse un incidente, ma non penserete che io…io non avrei mai potuto- balbettò mentre si poggiava alla parete per non crollare. Anche i colleghi dovevano essere rimasti colpiti dalla parola omicidio, perché lentamente iniziarono ad arretrare con la scusa di lasciare la giusta privacy al colloquio.
-    Quindi, mi stava dicendo… perché la vittima si trovava ancora dentro il foro? -
-    Il suo era l’ultimo turno di allenamento, se ne erano andati tutti, ragazzette incluse, Francesco era un bel ragazzo, doveva vedere quante assistevano ai suoi allenamenti! Stavo chiudendo quando mi ha chiesto se poteva trattenersi qualche altro momento, diceva che voleva provare ancora il servizio. Lo so che non avrei dovuto farlo, ma mio padre seguiva religiosamente il sig. Raia e Rossi mi aveva promesso che ce lo avrebbe fatto incontrare…
-    Quindi Francesco era con il suo allenatore? Sono rimasti insieme dentro il campo centrale? - Celeste lo interruppe ansiosa di conoscere la risposta a quel fondamentale quesito
-    Si ma il mister è uscito dopo una ventina di minuti, dovevano avere discusso perché li sentivo da fuori il campo. Gridavano come due pazzi.-
-    Ricorda l’orario in cui Davide Rossi, allenatore di Raia, è uscito dal Foro? - chiese strappando con i denti il tappo di una bic per prendere un veloce appunto su una piccola agendina di pelle nera 
-    Saranno state le 21, ne sono certo perché era appena finito Via Massena su Radio Deejay e ho cambiato stazione perché stava iniziando quella robaccia moderna, dove non mettono una canzone italiana nemmeno pagati- Celeste guardò interdetta il suo interlocutore. La gente aveva la capacità di divagare anche nelle circostanze più precarie
-    Torniamo a noi, non è andato a controllare quando non ha visto Raia uscire dal Foro a notte inoltrata? - questa volta fu l’uomo a rivolgerle un’occhiata interrogativa, sembrava genuinamente sorpreso che l’investigatrice le stesse facendo quella domanda
-    Oh, ma io l’ho uscire dal campo il signor Francesco, con tutta la sua sacca con l’attrezzatura. Mi sono pure rammaricato di non avergli ricordato di farmi conoscere il padre ma ero al telefono con mia moglie, le posso anche dire l’ora. Ecco erano le circa le undici meno un quarto, minuto più minuto meno-
Celeste incrociò le braccia al petto mentre il suo interlocutore continuava a blaterare qualcosa sulla conversazione telefonica con la moglie e su come dovessero ancora decidere il menù di Pasqua. probabilmente ancora non lo sapeva, ma quell’uomo, non proprio portato per il suo lavoro, era stato l’unico a vedere l’assassino lasciare la scena del delitto.

Il sostituto procuratore Riccardo Nobili cercava di puntare lo sguardo verso l’angolo più remoto della sala mortuaria. Erano ormai dieci anni che faceva quel lavoro, ma preferiva il peso dei codici di procedura allo stare in quelle sale sterili pervase dall’odore di disinfettante e formaldeide.
Trovarsi nella stessa stanza dove un cadavere era steso su un freddo lettino di metallo lo faceva sentire a disagio, come un intruso nel dolore dei familiari accorsi per il riconoscimento. Un estraneo che non solo doveva distoglierli da quel momento di raccoglimento e cordoglio, ma ricordagli che il figlio o compagno era morto per mano altrui. 
Riccardo osservava Sfera parlare sommessamente con il padre della vittima, quasi che un tono di voce più alto avrebbe potuto disturbare il sonno del ragazzo steso nella stanza accanto. Carlo Raia era un uomo sulla sessantina, in una forma fisica che tradiva il passato da tennista professionista tra i più famosi in Italia. 
Il campione si ergeva fiero, con il viso segnato dalla stanchezza del lutto, solo le spalle leggermente piegate sotto il peso della tristezza tradivano il suo stato d’animo. Nobile si avvicinò ai due per cogliere qualche stralcio della conversazione. 
-    Quindi l’ultima volta che ha sentito suo figlio è stato nel pomeriggio, subito dopo la fine degli allenamenti? -
-    Si esatto, come le dicevo mi era sembrato molto agitato al telefono. Pensavo fosse dovuto all’allenamento andato male e gli avevo proposto di cenare insieme la sera stessa per parlarne. Solitamente sono presente a tutte le sue sessioni di training ma quel pomeriggio, quel maledetto pomeriggio no. Era l’anniversario di matrimonio mio e di mia moglie, da quando è venuta mancare per me è un giorno orribile e non me la sentivo di uscire. Se solo fossi andato, se non mi fossi così arroccato al passato… forse… forse avrei notato qualcosa, avrei potuto fare qualcosa per aiutarlo – il padre strinse con rabbia i pugni, il rancore ed il dolore trasparivano dalla sua voce tremula.
-    Per caso sapeva di qualcuno che potesse volere far del male a suo figlio, qualcuno con cui avesse delle questioni irrisolte
-    Francesco era un campione, per lui c’era solo il tennis come per me alla sua età. Aveva un’etica solida, non aveva tempo per altro, soprattutto nella prossimità di un torneo…- a quel punto il tono del sig. Raia si fece più esitante
-    Cosa le è venuto in mente? - chiese notando la strana inflessione nel tono della voce del suo interlocutore
-    Non voglio assolutamente accusare nessuno, però ecco, recentemente le discussioni con Davide si erano fatte sempre più frequenti.
-    Intende l’allenatore di suo figlio? - l’uomo annuì sovrappensiero
-    Era da tempo ormai che Francesco rifletteva se cambiare allenatore. I suoi ultimi risultati erano sorprendenti ma poteva fare ancora di più, voleva spingersi al massimo e aveva bisogno di nuovi stimoli per raggiungere traguardi ancora più alti. –
-    Inutile dire che l’idea non doveva essere di particolare gradimento per Rossi... –
-    Conosco Davide da molto tempo, eravamo avversari quando entrambi giocavamo e sono stato io a consigliarlo a mio figlio una volta entrato nel giro dei professionisti. Non ho mai dubitato dell’integrità di quell’uomo, tuttavia, recentemente, la sua vita ha subito degli scossoni… da un po’ non è più lo stesso. Per questo non potevamo lasciare che i suoi problemi personali si mettessero in mezzo al lavoro che faceva con Francesco-
Il commissario Sfera prese nota mentalmente dei commenti di quel padre che in poche ore aveva perso tutto.
-    Se le dovesse venire in mente qualsiasi cosa non esiti a contattarci, faremo di tutto per capire cosa è accaduto– esclamò prima di congedarsi e lasciarlo al suo dolore.
Un sorriso amaro comparve sul volto dell’ex campione
-    Non mi restituirà mio figlio commissario. Ho vinto qualsiasi cosa nella mia vita, eppure adesso sono solo, ho perso mia moglie ed ora anche Francesco mi ha lasciato. Come si fa a vincere anche questo dolore?-
In quella stanza che odorava di morte, illuminata dalle fredde luci al neon dell’ospedale, tutti i presenti sapevano che quella era una domanda destinata a rimanere priva di risposta.
   
 
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