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Autore: Violet2013    05/07/2020    3 recensioni
"Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista''
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista

Vladimir Nabokov, Lolita

 

 

 

-Devi girarla sette volte in senso orario ed una in senso antiorario, altrimenti diventa troppo densa.
-Ma Sev, il libro dice di girare solo in senso orario!

-Ah, dice così?

Aveva alzato un sopracciglio in modo teatrale, piegando le labbra sottili in una smorfia sarcastica. Dall’altra parte dei suoi occhi, l’essere umano dotato dei più belli che avesse ed avrebbe visto in tutta la vita rideva di lui, con lui, non gli importava. Rideva grazie a lui, ed era abbastanza.

Aveva perso la sua proverbiale lucidità nel momento in cui lei gli aveva posato dolcemente le dita sul polso (Sev, ti prego, aiutami, sono troppo agitata per il Gufo di DADA) e gli era sfuggito un singulto. Non era certo la prima volta che lo toccava, erano praticamente cresciuti insieme e c’era ben poca formalità fra loro, ma in qualche specialissimo modo quella volta fu diverso.

Mentre mescolava il liquido violaceo all’interno del calderone della ragazza, infatti, Severus Piton, sedici anni, si era trovato a pensare che non gliene sarebbe importato nulla se non avesse mai più potuto assaggiare la cioccolata. Non gli sarebbe fregato granchè se, a un certo punto, la Terra avesse smesso di girare e fosse stato buio e freddo per tutta l’eternità. Non si sarebbe disturbato a provare un briciolo di dispiacere se la sua casa fosse stata completamente inghiottita da un incendio e, a dirla tutta, non gli sarebbe cambiata la vita nemmeno se, da un secondo all’altro, avesse perso tutti i suoi poteri magici.

Se Lily avesse smesso di offrirgli la vista dei suoi occhi verdi, di parlargli, di affidare alle sue mani, seppur insicure e tremanti, le sue richieste di aiuto e conforto, che lui raccoglieva puntualmente e meticolosamente come granelli d’oro in vasi pieni di sabbia, se avesse smesso di toccarlo e cercarlo e sorridergli per qualsiasi motivo, allora sì che la sua vita sarebbe finita.

Uomo morto che cammina, pensò. Istintivamente, come quando ci si ricorda una parola che non si sente da anni. Lo diceva sempre con tono malizioso e trionfante suo padre quando leggeva sul giornale di un politico che aveva deluso l’elettorato e stava per essere sbattuto fuori dal Parlamento o di un industriale in procinto di dichiarare fallimento e chiudere l’azienda, o di un condannato a morte che sarebbe andato alla sedia elettrica.

Questo sarebbe stato, se per qualche assurdo ed ingiusto motivo gli avessero impedito di lasciare il mondo nell’esatto momento in cui Lily Evans, sedici anni, avesse smesso di fare quel poco, quel nulla di cui si accontentava con abbondante gratitudine; se gli avesse impedito di custodire quel piccolo tesoro privato di attenzioni, affetto e fiducia che la rendevano la sua Lily: un condannato a morte che attraversa un corridoio infinito davanti ad una moltitudine di occhi compassionevoli e bocche serrate per la pietà, con il solito, sfacciato, stolto fuori luogo tra la folla che non sa tenere la bocca chiusa e si mette ad urlare: Dead man walking! Dead man walking! Come se l’ovvio non fosse abbastanza vergognoso per chi lo porta stampato sulla faccia.

-Evans, Piton, sono senza parole. Le vostre pozioni non sono solo le migliori della classe, sono assolutamente perfette. Sono sicuro che prenderete entrambi Eccezionale ai Gufo di pozioni, il prossimo lunedì. Molto bene, ragazzi, è ora di andare! Ci vediamo domani per l’ultima lezione, in bocca al lupo per l’esame di Difesa contro le arti oscure, in particolare ai miei ragazzi del LumaClub, che sicuramente lo supereranno con successo. Non che voi altri… No, ma cosa dico, sarete tutti bravissimi, me lo sento!

Pulì la sua postazione attardandosi volontariamente perché non sapeva se lei volesse fare la strada con lui o con le sue compagne di classe. James Potter gli fece una boccaccia sorpassandolo. Remus Lupin lo seguì dando all’amico una severa pacca sulla nuca ed indicando la spilla da Prefetto appuntata sul suo gilet, a mò di tacito rimprovero, poi improvvisò un mezzo sorriso di scuse nella sua direzione.

Ora era lei che si attardava sulla soglia.

-Andiamo?

-Certo

La raggiunse.

Lo prese per mano, facendolo arrossire.

-Secondo me ci chiedono i lupi mannari. Secondo te?

Non gli importava. Lei lo aveva aspettato. E quella non sarebbe certo stata l’ultima volta che lo teneva per mano. Se ci fosse stato un premio per le sue soffrenze, o se solo fosse stato sfacciatamente fortunato non ci sarebbe mai stata, un’ultima volta. Andava tutto bene.

 

 

 

*

 

 

-Vedi, Ginny, fare pozioni, voglio dire, farle bene, non è solo seguire le regole come ci hanno insegnato fin’ora. E’ istinto, è fantasia, è prendersi dei rischi!

Da quando Harry Potter, sedici anni, aveva trovato il libro del Principe Mezzosangue non faceva che vantarsi delle sue ritrovate abilità di pozionista. Aveva deciso che non glielo avrebbe sequestrato finchè non avesse combinato qualche grosso guaio. In fin dei conti, coi tempi che correvano, era bene che imparasse qualcosa.

Buttò un’occhiata verso Draco Malfoy, che gli rimandò uno sguardo truce. Se solo quel ragazzo avesse saputo che c’erano due persone col biglietto di sola andata per l’inferno, in quel corridoio.

Si avvicinò con andatura rilassata alla coppietta tubante, evidentemente i maschi Potter avevano un debole per le rosse.

-Bene, bene, Potter. Vedo che girare per i corridoi con indosso la divisa da Quidditch e pavoneggiarsi come dei tacchini in amore è un vizio di famiglia. Effettivamente è un bene che qualcuno porti avanti la nobile eredità di James Potter, il piccolo mago dall’ego gigantesco.

-Le dà fastidio che i miei voti siano misteriosamente migliorati da quando non c’è più lei ad insegnare, signore?

-Il corso di pozioni non è più affar mio, se il professor Lumacorno è scelleratamente convinto che tu sia in grado di prendere un Mago nella sua materia, beh… Staremo a vedere?

-Mi auguro che sarà ancora qui per vederlo, quando accadrà, signore.

-Cosa stai insinuando, piccolo insolente?

-Oh niente, niente, solo che, beh, se la memoria non mi inganna, i professori di DADA non durano mai più di un anno, qui ad Hogwarts.

-Allora dovresti cercare di tenere le tue celebri natiche lontano dalla mia classe, signor Potter. Se la memoria non inganna me, ogni singolo professore di DADA ha provato ad ucciderti, da quando sei qui.

Rivolse uno sguardo pensieroso verso la sua aula e poi tornò a fissarlo minacciosamente, in silenzio, pensando al duro compito che Silente gli aveva affidato ad inizio anno; il compito che, probabilmente, aveva posto una data di scadenza sul suo soggiorno ad Hogwarts. Pensò che aveva già iniziato la sua sfilata verso la sedia elettrica e che lo stolto aveva già urlato l’ovvio. Pensò che Lily non gli aveva più preso la mano da quel giorno. E pensò che non metteva in bocca un pezzo di cioccolata da prima che i peli avessero finito di crescergli sul petto, e che era tenebra e freddo e buio dal giorno in cui Lily Evans se ne era andata, ma che il mondo aveva continuato a girare. Maldestramente, faticosamente, dolorosamente ed in maniera scoordinata ma in qualche modo, stanco e disperato, quel mondo girava ancora e girava attorno agli occhi che stava cercando di incenerire con lo sguardo.

Lo sorprese mettendogli una mano sulla spalla, concedendosi di indugiare ancora un pochino nelle foreste che aveva sperato di esplorare, nei prati in cui aveva sognato di camminare scalzo, nei laghi in cui aveva bramato di nuotare un po’ di più, solo un pochino di più. Il ragazzo trasalì.

-Professore? Si sente male?

-Dimmi un numero, Potter.

-Non lo so… Hem… 25?

-25 punti in meno a Grifondoro.

 

 

  
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