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Autore: Irene_Violet    06/07/2020    0 recensioni
[POV: Kyōko Kirigiri; Ship: Neagiri]
Una giornata di duro lavoro, può portare alla mente molti ricordi. Tanto lontani, quanto dolci.
Percorrere un cammino, al fianco di una persona speciale, può ripagarti di ogni genere di fatica.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirigiri Kyouko, Naegi Makoto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice:
Short nata per un'ispirazione quasi onirica. Rappresenta una piccola divagazione da parte della Super Investigatrice Liceale. Ed un semplice, ma dolce momento di quotidianità. Vi auguro una buona lettura e mi scuso in anticipo per eventuali errori. – Irene_Violet


Lucky☆Me

 

•One Shot (1.988 parole)
– POV: Kyōko Kirigiri
​– Ship: Naegi Makoto x Kirigiri Kyōko (Naegiri)
– Timeline: Post-Hope Arc.


 

Il programma per lo sviluppo dei talenti attuato dall’accademia Hope’s Peak, un progetto atto a selezionare giovani dalle più svariate qualità innate, ed aiutarli a svilupparli nella maniera più consona, a garantire benefici per la società in ogni campo del sapere. Di sicuro era un piano ambizioso, radunare dopo accurati test, coloro i quali potevano essere considerati i migliori, nonostante la loro possibile inesperienza, data dall’età anagrafica molto bassa – tutti in età da liceo –, per indirizzarli sulla giusta strada. Questo senza dubbio era uno degli aspetti più interessanti da osservare, poiché ci si poteva credere fino a quando qualcuno eccelleva ad esempio nello sport, nella scrittura in diverse forme oppure nel canto e nel ballo, vi erano però alcuni “talenti” per cui era bene tenere un occhio di riguardo, alcuni erano capaci di distinguersi ad esempio nel campo del combattimento corpo a corpo, nelle arti marziali o ancora – cosa decisamente strabiliante – in campi complessi come la medicina e la neurologia. Senza affrontare percorsi di studio completi, ragazzi straordinari sapevano destreggiarsi con situazioni straordinarie, essendo in possesso di competenze logico-scientifiche superiori, non solo alla media, bensì a livello quasi assoluto. Tanto da incutere rispetto ed in alcuni casi anche timore. Per di più, nessuno veniva lasciato indietro: se potevi dire di avere qualità particolari, qualunque esse fossero, se ritenuto idoneo ti veniva data una possibilità… non importa quanto assurdo o potenzialmente dannoso il tuo titolo potesse sembrare. Anche un titolo come “Super Yakuza Liceale”, era stato validato ed attribuito ad uno studente. Questo perché la filosofia dell’istituto, sembrava davvero voler dare una possibilità a chiunque.
 

Certo, non senza le dovute precauzioni. Spesso, in virtù delle ammissioni, venivano portate avanti indagini approfondite su possibili studenti o scenari; si poteva dire fosse l’unico strascico di Jin Kirigiri della sua famiglia di origine, cui porta avanti la professione investigativa da generazioni. Kyōko in quanto eredità vivente della tradizione di famiglia, aveva avuto modo di indagare a fondo qual ora il preside le si fosse rivolto, domandandole di avviare un’indagine su “questo studente” o “quella faccenda” in particolare. Il che voleva dire anche scavare nelle vite altrui, in ogni aspetto possibile, valutando l’idoneità del talento rappresentato e della sicurezza, o potenziali rischi dell’inserimento nel contesto accademico. Sempre meglio stilare profili che analizzare cruente scene del crimine… giusto?
 

Più sicuro, meno emotivamente estenuante. Anche se aveva sviluppato ormai una specie di immunità, dovuta al dover valutare ogni cosa con la freddezza della logica, attenendosi ai fatti ed escludendo dal contesto ogni tipo di interferenza emotiva, una pausa atta a dedicarsi a qualcosa di meno incisivo, poteva giovare anche alla sua capacità deduttiva. Quindi aveva sfogliato diversi file, ancora prima di divenirne uno lei stessa, raggiunta la soglia di età per effettuare l’iscrizione.
 

Kirigiri Kyōko – “Super Investigatrice Liceale”. Perfino il suo titolo, sembrava risuonare con solennità. Quasi con una sorta di orgoglio intrinseco. Distinto, quasi a darle un non so che di intimidatorio.

Guadagnato il proprio posto a sedere tra quei banchi e corridoi, avrebbe potuto dedicarsi all’osservazione del contesto della Hope’s Peak, non più in qualità di organico. Ed anche in un contesto tanto variegato, avrebbe trovato aspetti interessanti su cui riflettere.

 

Uno dei tanti antecedenti che si portava dietro, era un quesito a cui suo padre aveva già dato la sua risposta, inserendolo difatti, all'interno del curriculum come talento, e fornendo la possibilità di far guadagnare un posto al suo possessore, tra le classi della prestigiosa struttura, su base di un’estrazione annuale. Il fortunato ad aggiudicarsi tale onore, sarebbe stato chiamato d’ora in poi con il titolo di:
 

“Super Fortunato Liceale”.
 

La logica le imponeva di fare un ragionamento in merito. La fortuna… poteva considerarsi davvero un talento?

 

Lo scenario era decisamente trito e ritrito. Poniamo che una “Persona x”, faccia tutti i giorni un percorso collaudato, per raggiungere il suo negozio di fumetti preferito. Ad un certo punto del tragitto, si presenta di fronte a “X” sempre il medesimo bivio, con un percorso “A”, decisamente più lungo ed intricato, dallo scenario panoramico e provvisto di vari punti di interesse cui lo spingerebbero a rallentare, fermarsi, sviare dal suo intento principale, anche al punto da rischiare di non avere più in tasca quanto gli servirebbe per acquistare quanto desiderato. Dunque “X” eviterà metodicamente questo percorso, perché il motivo della sua uscita è appunto: “comprare fumetti”, prendere quella via sarebbe dunque controproducente. Pertanto imboccherà sempre il percorso “B”, meno coinvolgente, anche più squallido e corto dell’altro, però allo stesso tempo utile e veloce, funzionale allo scopo. Ma se un giorno “X” decidesse di volere prendere il percorso più lungo per puro diletto... si accorgesse all’improvviso di avere la scarpa slacciata ed abbassandosi per sistemarla, nel frattanto notasse la presenza di una banconota abbandonata per terra? Si tratterebbe solo di un colpo di fortuna. Perché “X” non ha effettuato alcun calcolo, non poteva sapere avrebbe trovato del denaro perso da qualcuno sulla sua strada, senza contare che se non fosse stato per il stringa slacciata, avrebbe potuto avanzare anche senza notarla minimamente. Da questo punto di vista, non si può affermare, “X” abbia talento, solo fortuna.
 

Ancora prima di rendersene conto, un nome ed un volto si impressero sulla sua retina. Nella 78ª classe, esisteva un possessore di questo “talento” atipico. Neagi Makoto. A prima vista, un liceale piuttosto piatto, simile a molti altri della loro età. Non risaltava in modo particolare quasi per nulla, benché forse fosse proprio ciò che lo contraddistinguesse maggiormente, in un gruppo di individui fuori dal comune. Una chance davvero troppo ghiotta per fingere indifferenza. Avrebbe potuto chiarire in prima persona, quanto il suo ragionamento filasse o se avesse dovuto rivisitare il proprio pensiero, rifondandolo su basi differenti; avrebbe dovuto avvicinarsi, studiarne attentamente ogni sfaccettatura, conoscerlo… forse anche in una maniera differente dal resto dei loro compagni. Un’indagine personale, aveva bisogno di un approccio meno metodico…

 

Un movimento inconsulto, ridestò la giovane donna dai capelli color glicine, facendole scivolare il mento verso il basso, producendo uno scossone poco piacevole. Aveva chiuso gli occhi e posato la guancia contro la mano sinistra, puntando il gomito contro il piano della scrivania dell’aula insegnanti. Necessitava di riposare lo sguardo almeno per poco. Aveva compilato schede e profili telematici con gli ultimi risultati della classe di cui era attualmente coordinatrice, quindi aveva tenuto sempre lo guardo fisso, tra documenti cartacei da sistemare successivamente nei rispettivi fascicoli e lo schermo del desktop, per tutto il pomeriggio. Gli effetti della luce blu, cominciavano ad essere fastidiosi. Ripresasi momentaneamente dallo scossone subito, Kyōko serrò le palpebre e le massaggiò con pollice ed indice dalla mano destra, sospirando in maniera fievole. Le restavano ancora delle schede da compilare ed ironicamente, quella che aveva lasciato a metà apparteneva proprio al “Liceale Fortunato” di quell’anno.

 

Riaprendo gli occhi si soffermò sulla tazza di caffè ormai vuota e l’incarto di cioccolatini, ridotti alla forma di piccole palline ammucchiate in maniera discreta, in un angolino poco in vista vicino al monitor. Caffeina utile a tenere il cervello attivo, unito alla proprietà euforizzante della teobromina contenute nel cacao, erano la combinazione adatta a mantenere alto lo spirito e la sua soglia di concentrazione, senza parlare della sferzata di energie imposta dagli zuccheri. I numerosi benefici concatenati però, non poterono niente contro la sensazione di pesantezza data dalle ore di lavoro trascorse. Aveva la netta sensazione che di lì a poco le tempie le si sarebbero messe a pulsare, aggiungendo anche una lieve emicrania al contesto. Non si trattava comunque di una buona scusa per battere la fiacca o lasciare il lavoro a metà. Sarebbe stato davvero irresponsabile da parte sua, non se lo sarebbe perdonato, per cui decise di andarsi e prendere dell’altro caffè, prima di rimettersi a lavoro. Si alzò dunque, dandosi una spinta con le braccia, ed afferrò con entrambe le mani, avvolte dai guanti neri, la tazza in ceramica per portarla con sé. Si voltò in un movimento fluido, lasciando la sua adorata treccia ondeggiare, a ritmo con i movimenti del suo corpo. nel dare lo sguardo alla porta della stanza, ebbe un sussulto quasi impercettibile; non aveva notato l’avvicinarsi dei passi in corridoio, perché presa dagli altri dettagli… era umana dopotutto, ma senza dubbio, in quel momento la sua capacità di concentrazione ed il suo acume, non erano al massimo.

 

Naegi attraversò il corridoio, bloccandosi però di colpo, proprio sulla soglia della stanza, anche lui reggeva in mano una tazza di ceramica simile alla sua. Che stesse pensando di prendere un altro caffè… oppure stava andando a lavarla, prima di riporla nel mobile in cui tenevano i vari utensili, nella zona ristoro – ovvero un’aula in cui il personale ed il corpo docenti, poteva concedersi qualche attimo di pausa durante le ore di lavoro, bevendo qualcosa di caldo appunto, o facendo uno spuntino – prima di rincasare?

 

«Ah… Kirigiri-san!» - le si rivolse subito, il ragazzo dagli occhi verdi, non appena ebbe modo di elaborare; sul suo viso poté leggere un misto di stupore ed incredulità - «Sei ancora qui a lavorare a quest’ora?! È tardissimo! Gli altri se ne sono andati da un pezzo...»

 

Prima di replicare, Kyōko scoccò una rapida occhiata all’orologio analogico da parete posto alle sue spalle, in un punto in cui potesse essere ben visibile da ogni postazione. Segnava le 20:07, l’ultima volta che aveva controllato l’ora, lo aveva fatto abbassando di sfuggita lo sguardo verso l’orologio del computer che riportava l’orario delle 17:34. In effetti, non poté non dargli ragione… si era fatto piuttosto tardi.

 

«È vero; pensavo di riuscire a finire di aggiornare i profili più in fretta. Ho ancora, qualcosa da fare ...»
 

«Quindi stavi andando a prendere dell’altro caffè…» - tirò ad indovinare lui, non che fosse poi troppo difficile.
 

Lei annuì di rimando dandogli conferma, per allora, sul viso del Preside della nuova Hope’s Peak si disegnò un sorrisetto tranquillo:
 

«Va bene così, Kirigiri-san… puoi rimandarlo a domani, no? Abbiamo già pronte, le valutazioni compilate dei singoli studenti, se si tratta solo di aggiornare il database, non c’è fretta.»
 

Con quella solita aria gentile prese la tazza retta da Kyōko con una mano, mentre porse l’altra verso di lei, mostrando un'espressione radiosa.
 

«Avanti… non fa bene, esagerare e sforzarsi di fare troppo in un giorno solo. Piuttosto, andiamo a mangiare qualcosa? Non avrai messo niente sotto i denti da pranzo, immagino...»
 

La ragazza portò la mano destra alla bocca, coprendo le labbra con il dito indice piegato, per nascondere il sorriso che si stava affacciando spontaneamente sulle sue labbra. Conoscendolo, aveva imparato molte cose diverse da Naegi: come l’avere fiducia nel prossimo e non arrendersi davanti a nulla, per quanto la situazione possa sembrare senza via d’uscita; eppure la sua considerazione per le altrui preoccupazioni, era qualcosa che riusciva a sorprenderla di volta in volta.
 

«Possiamo dire così… bé, se offri tu Naegi-kun, potrei anche farci un pensierino.»
 

Caricò l’espressione con quella che poteva essere definita come una maschera di assoluta serietà, corrispondendo al suo gesto e posando delicatamente la mano sulla sua, confermando dunque la propria disponibilità a lasciare la postazione e finire il proprio lavoro, la mattina seguente di buon ora.


 

Una risatina nervosa, accompagnò un fluido movimento che interruppe il contatto tra i due, Makoto portò una mano alla nuca e spostò lo sguardo altrove, sostenendo il suo gioco, facendo il finto tonto a riguardo - «Eh? Sembrava un invito…? Questo sì, è un bel problema…»
 

La ragazza andò dunque a spegnere il terminale elettronico, radunò brevemente le carte rimaste sul tavolo e raccattò le cartacce, gettandole nel cestino sottostante alla propria scrivania, prima di recuperare la giacca del completo elegante, ed indossarla voltandosi nuovamente verso la porta, dove l’aspettava sorridendo, quello che ormai era a tutti gli effetti il suo superiore e non il contrario. A passo deciso lo raggiunse accostandosi a lui, corrispondendogli un’espressione serena.
 

Poi inclinando appena il capo verso la spalla sinistra; infine domandò - «Allora... dove mi porta stasera, signor Preside?»


☆ Fine ☆

 

   
 
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