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Autore: Daphne_07    07/07/2020    0 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Di una ragazzina ottusa

Sono soddisfatta di questo capitolo, anche perché rappresenta un punto chiave nella storia. E' corto, ma, data la sua importanza, ho preferito accorciarlo... Ecco perché è arrivato così in fretta.
Prima che iniziate a leggere, ci terrei a ricordarvi una cosa: per quanto Charles sia fastidioso, appiccicaticcio ed invasivo, non è ingenuo come ve lo immaginate. E’ un ragazzino piuttosto scaltro, che, opportunista, sa cogliere al volo le occasioni. Le sue capacità di adattamento (si sta sforzando di diventare intelligente per Hermione) non risultano affatto banali. È furbo, e, nel corso della storia, farà della propria meschinità motivo di vincita (adesso mi tappo la bocca, basta spoiler).


Hermione si aggirava per la biblioteca, con aria affannata. Entro pochi giorni sarebbe tornata a casa, pronta per le vacanze estive, e voleva assolutamente noleggiare un volume.
Carezzò il dorso di alcuni libri, sussurrandone il titolo.                                                         
Oh, e me l’avevano anche consigliato!
Il tomo s'intitolava “Biografia del Mago Lubirin”, e trattava, appunto, dei trascorsi del mago Lubirin. Grande alchimista, le sue scoperte ricoprivano gran parte del programma di Pozioni dell’anno seguente. Insomma, le sarebbe piaciuto avvantaggiarsi sui compagni…
E poi, lo vide. La biografia spiccava, poderosa, su un tavolo lì vicino. Hermione sorrise, allietata.
-Oh… C-Ciao Herm-mione…- Il sollievo della ragazzina scomparve, seguito da una smorfia scocciata. Hermione strinse i pugni, nel tentativo di contenere la rabbia. Quella vocina insicura apparteneva a Charles Mitchell.
-Ciao- lo salutò, brutalmente. Con un brivido di disappunto, notò che Mitchell adocchiava "Biografia del Mago Lubirin". Lo prese in mano e cominciò a sfogliarlo.
-L’hai noleggiato?- chiese Hermione, sconfortata.
-Sì… v-volevo l-leggerlo… P-perché?- La ragazzina avvertì un moto di astio per la sua ingenuità. Oh, com’era sfortunata! Hermione deglutì a vuoto, visibilmente afflitta.
Ne era perfettamente consapevole (gliel’aveva detto Madeline): Hermione esercitava un ascendente su Mitchell, e, con un po’ di sopportazione, la sua influenza le sarebbe tornata comoda. Bastava fare la carina… e, in un modo o nell’altro, Mitchell le avrebbe ceduto il libro.
-Posso sedermi al tuo tavolo?- domandò Hermione, sfoggiando il suo miglior sorriso tirato. Mitchell arrossì sino alla punta dei capelli. Impreparato, balbettò qualcosa di incomprensibile.
-Cos’hai detto?- Hermione non perse tempo, e si sistemò al fianco di Mitchell.
-Niente...- Mitchell, perso nella contemplazione della ragazza, sembrava non accorgersi di ciò che faceva.
Hermione sospirò.
Meglio che il mago Lubirin ne valga la pena.
Mitchell, dopo diversi, concentrati minuti, comprese i veri obbiettivi di Hermione. Non era affatto interessata a lui, ma piuttosto al libro… E lui ne avrebbe approfittato.
Non voleva cederle quel volume: fintantoché avesse posseduto il libro, Hermione sarebbe stata costretta a trascorrere del tempo con lui.
-Sai, Mitch… Charles, questo libro mi piace molto. Potrei portarlo a casa per le vacanze?... Ti prego!- Hermione modulò una voce insolitamente flautata, poi cominciò a sbattere le palpebre. Mitchell fece appello a tutta la sua risoluzione pur di resistere, e, con uno sforzo titanico, mise da parte il balbettio.
-Allora abbiamo gli stessi gusti! Anche a me piace molto, sai…- Non gliene fregava un bel niente, in realtà.
-Si, ma… Posso portarmelo a casa?- Hermione congiunse le mani.
-Non lo so… Se vuoi, possiamo incontrarci per leggerlo insieme!- propose Mitchell, infimo calcolatore. L’espressione della ragazzina si incrinò, mostrandosi in tutta la sua irritata asprezza.
Hermione ci mise un attimo per ricomporsi, e, amareggiata, incassò il colpo: non poteva respingerlo, non ora che le serviva.
-Non credo che sia possibile…- Hermione adottò un sorrisino triste, ma, da quella pessima attrice che era, non risultò convincente.
-Oh, ma dai, dove vivi?- Inutile dirlo, Mitchell non mollava la spugna.
-A Londra…-
Sii evasiva…
-Un po’ più precisamente?- si ostinò Mitchell, lo sguardo indagatore.
Ma guarda questo stro… mboli.
Dire una bugia? Mitchell sarebbe stato in grado di verificarla.
Stalker di melma…
Londra era una grande città… Sicuramente Mitchell abitava lontano da lei.
-Vivo a Walthamstow, in Kenilworth Avenue-
-Ma stai scherzando?!- Mitchell parve sinceramente sorpreso, e, dopo i primi attimi di sbigottimento, estasiato. Hermione sentì il sangue ghiacciarle nelle vene. -Sto a Farnan Avenue!- esclamò, praticamente commosso da quella (sfortunata) coincidenza.
Hermione si morse il labbro inferiore, sfogandovi tutta la sua frustrazione.
Ottimo, adesso sa anche dove abito! Non solo ho perso tutte le possibilità di scampargli, ma rischio anche di ritrovarmelo sull’uscio!
-Allora che ne dici? Già che abitiamo vicini, possiamo incontrarci!- Mitchell sorrise, sicuro che le sue speranze fossero fondate: Hermione non avrebbe mai rinunciato al vantaggio.
-Una volta sola…- ringhiò Hermione, digrignando i denti. Non poteva rifiutare, e se quello era l’unico modo…
-Non basterà!- cinguettò Mitchell.
No, devo averlo qui e ora. Non riuscirei a reggere quell’idiota.
-Oh! Ti scongiuro, dammelo qui, lo voglio da tutto l’inverno!- A quell’esclamazione, nella biblioteca si liberarono diverse risatine maliziose. Hermione, col cuore in gola, reinterpretò il significato delle sue parole. Praticamente senza fiato, non trovò la forza né di controbattere, né di ridirsi. Aprì e richiuse la bocca, sconvolta ed ingiuriata.
Depravati.
-N-non f-farti st-t-rane id-dee…- Balbettò, puntando due occhi stravolti su Mitchell. Quest’ultimo trovò appena la forza di negare, tant’era imbarazzato. Hermione uscì a passo di marcia dalla biblioteca, senza guardare in faccia nessuno. Avvertiva i loro sguardi trapassarle il cranio…
-Ma cosa cavolo…- iniziò Ron, che, immancabilmente, era entrato in libreria proprio in quel momento.
-Un errore… Non volevo dirlo… Ho solo tredici anni… E lo odio… Ho solo tredici anni…- sussurrò, turbata.
-Ma stai tranquilla, lo sanno… Non devi preoccuparti… Nessuno ha pensato niente, miseriaccia, non agitarti- Ron omesse la parte “Adesso le ship partiranno a mille”.
 
-Oh, come si sta bene!- esultò Hermione, cullata dal dolce dondolio del vagone. Harry, Ron e Madeline annuirono, satolli di dolciumi.
-Che peccato, è già finito il nostro terzo anno…- sospirò Madeline, affranta.
-Già, ma da adesso in poi possiamo partecipare ai balli studenteschi, giusto?-
In uno scompartimento lì vicino, il clima era molto più acerbo… per qualcuno.
-Oh! Ti scongiuro,- ansimò Tiger, intento a scimmiottare Hermione -dammelo qui, lo voglio da tutto l’inverno!- A quell’imitazione, nello scompartimento si innalzò un coro di risa… Solo una di esse era artificiosa e stentata: quella di Malfoy somigliava più ad un sorriso di condoglianze. Zabini tentò di mettere a tacere la compagnia, che, incitata da Pansy Parkinson, non accennava a zittirsi.
-Draco…- sussurrò Blaize, coperto dallo sciame di risa -non ti ho mai visto geloso…- Malfoy lo allontanò con una spinta, arrossendo in volto: -Non sono affatto geloso!- puntualizzò.
-E allora perché te ne stai tutto sulle tue? Si fa per ridere, è chiaro!-
Se Malfoy stava per rallegrarsi, ci pensò Daphne Greengrass ad incupirlo nuovamente: -Sono certa che prima o poi si innamoreranno. Mi ha detto Ylenia che quei due vivono vicini! Mi dispiace sapere che la Mezzosangue si metterà con Mitchell, non fraintendetemi… Però, la verità è innegabile! Si attraggono! Leggeranno anche un libro insieme, me l’ha raccontato Samuel Smith. Ah, quella Mezzosangue… quasi quasi la invidio, visto quant’è bello Mitchell (che poi è un Purosangue coi fiocchi)- Malfoy bofonchiò qualcosa di blasfemo. Come si permetteva… quel damerino… e la Granger, come aveva potuto tradirlo così… Non odiava Mitchell, quindi? Era forse una bugiarda? Si sarebbe contraddetta?
-Non hai diritto di biasimarla- gli ricordò Zabini, a bassa voce -Lei non sa nulla della tua attrazione, e tu, peraltro, non ti sei sforzato di farglielo intuire-
-Ma lei odiava Mitchell…-
-Te l’ha mai detto in faccia?-
-No, ma l’ho saputo…-
-Potrebbero benissimo essere pettegolezzi, esattamente come potrebbero non esserlo. Non dar fede alle chiacchiere- Zabini sorrise, compiaciuto della sua stessa assennatezza.
-Quindi… credi che tra loro ci sia qualcosa?- Malfoy si stupì nel pronunciare quelle parole. Lui che discorreva d’amore? E quando mai?
-Non lo so, ma tu… sforzati, d’accordo? Cerca di adescare la Granger. So che sei troppo orgoglioso per confessarti apertamente, ma almeno tenta qualche altro metodo!- Malfoy annuì, la testa persa in mille ipotesi. Come…? Lui non esternava mai i suoi sentimenti, e tantomeno si sforzava di conquistare una ragazza: era la ragazza a venire da lui.
Lei è diversa, Draco.
Oh, Zabini aveva sempre ragione. Ci voleva qualcosa di drastico… di eloquente… non troppo smielato… ben nascosto ad occhi indiscreti… rapido…
Improvvisamente, si illuminò.
 
Il treno era in anticipo di una mezzoretta, e così, quando l’Hogwarts Express fece ritorno a King’s Cross, gli studenti trovarono pochi genitori ad attenderli. Hermione si sporse dal finestrino, nel tentativo di individuare la sua famiglia. Passò in rassegna ogni coppia di adulti, e alla fine si convinse che non erano ancora arrivati. Beh, sarebbe andata loro incontro.
Hermione recuperò tutti i suoi bagagli e scese dal treno, tentando di non farsi travolgere dagli studenti più grandi. La ragazzina si appostò davanti al muro, attese qualche attimo e, fingendo disinvoltura, lo attraversò con un passo. Il binario 9 e ¾, celato da una spessa parete di mattoni rossastri, le parve ormai un lontano ricordo… Ah, che mestizia.
Conducendo il carrello con i suoi bagagli (e Grattastinchi, naturalmente), si diresse verso l’uscita della stazione. Scantonò destramente da pilastri e binari, defilando ogni pendolare incravattato. Con un’accortezza fuori dal comune, Hermione guidò magistralmente il carrello tra passeggeri ed ascensori affollati.
In mezzo a quella baraonda, le riusciva impossibile orientarsi… Figuriamoci, la sua visuale era ostruita da decine di persone, tutte accalcate le une alle altre.
Manco si accorse che un ragazzino particolare, dotato della sua stessa agilità, stava scivolando tra la folla… e avviandosi nella sua direzione. Era stato difficile pedinarla, ma Malfoy, dotato di una spavalda ostinatezza, aveva fatto il possibile pur di raggiungerla.
Eccola lì, disorientata, persa in un nugolo di viaggiatori caotici. Appigliata al manico del suo carrello, indirizzava sguardi vacui e smarriti a chi le passava affianco. Nessuno parve ripagarla del precedente riguardo: Hermione era bersaglio di gomitate, urti e spinte, tanto che, troppo frastornata per mantenere l’attenzione, reclinò il capo. Doveva elaborare un piano… racimolare una mappa… chiedere informazioni…
Mentre si concentrava sulla strategia da adottare, Malfoy le si avvicinò. Titubante, ebbe un attimo di esitazione… No, era il momento. Doveva sfruttare la confusione di Hermione.
Prendendola alla sprovvista (Hermione sobbalzò), Malfoy le afferrò le spalle. La fece ruotare nella sua direzione, e, approfittando dello scombussolamento di lei, regalò una gioia al popolo dramionesco: fugace, posò le sue labbra su quelle di Hermione, in un bacio intenso e sfrontato.
La ragazzina dilatò le pupille, paralizzata. Irrigidì braccia e gambe. Lasciò cadere borse e valige. Non trovò la forza di muovere un muscolo. Fu Malfoy che, previdente, si accollò il “dispiacere” di chiudere il bacio. Si allontanò leggermente, senza mai abbassare gli occhi. Voleva guardarla. Nemmeno Hermione abbassò lo sguardo, ma quello fu dovuto alla pietrificazione. Troppo scossa, la sua scattante testolina era ridotta ad un pensiero soltanto: “WTF?”
Hermione, lentamente, parve riacquistare le capacità motorie. Solo allora intese appieno il gesto di lui. La sua reazione fu graduale ed allentata, quasi macchinosa, tanto si scoprì perturbata. Concernere una tale follia? Che ardua impresa! Assimilò ogni sguardo, ogni sospiro, ogni casto sfiorarsi con tardezza, torpida come l’elettricità nei condomini troppo isolati.
Ancora turbata, si costrinse ad alzare un braccio. I movimenti della sua mano, cadenzati dal respiro affannato, si arrestarono sulle labbra. Hermione le sfiorò con l’indice, come a ponderare l’affronto che avevano appena subito.
-Tu…- sibilò, ingiuriata, la voce roca. Malfoy, basito da tanto subbuglio, perseverò nel mostrarsi impassibile. Non mosse un muscolo, anche se, tornato a casa, aveva tutte le intenzioni di crollare. Imperturbabile, non si sarebbe mai perdonato un eccesso di sentimentalismo.
Anche quel bacio derivava dalla sua fredda praticità: diretto e pragmatico, era subito andato al punto. Niente cavallerie, niente sdolcinatezze. Se c’era qualcosa per cui non era famoso, quella cosa erano i discorsi leziosi. Algido e distaccato, le azioni spudorate e concrete erano la sua specialità.
-Tu… come… ti sei… no… Malfoy… io…- Quello di Hermione era uno sguardo truce, assassino, esterrefatto dall’improperio subito -Mi hai baciata… senza permesso…- gli rinfacciò, folle. Quel torto era troppo scandaloso per passare inosservato.
Malfoy aveva sovvertito la sua integrità di Grifondoro. Quel bacio… era stato un insulto. Ogni secondo… una denigrazione in più. Lei… sberteggiata da un Serpeverde insolente. Si sentiva sporca, contaminata. La sua purezza era andata perduta. Hermione ne era certa: lui non l’amava. E quel bacio era tutta una presa in giro, un modo di umiliarla. Voleva vendicarsi? Voleva mortificarla? C’era riuscito, poiché mai Hermione avrebbe recuperato la precedente limpidità. Non era più una candida, tersa, puritana Grifondoro, ma una ragazzina toccata dal male… Baciata dal male.
-Io ti odio!- sputò, in preda alla collera. Malfoy non disse niente -Tutto questo… per uno scherzo cattivo! Sei uno spregevole… verme…- No, Hermione non aveva capito, e Malfoy non si sarebbe preso la briga di dichiararsi. Quant’era ottusa!
-Granger…- sospirò, fiacco. Che spreco di energie!
-No… NO!- ruggì lei. E così, accadde. Accadde che Hermione pronunciasse la sua prima parolaccia, senza filtri, senza versioni meno offensive -Vaffanculo, brutto stronzo!-
Malfoy avvampò, improvvisamente consapevole che tutti li stavano fissando. Parve che l’intera stazione si fosse ammutolita, solo per udire quel dialogo esilarante.
-Abbassa la voce, psicotica!-
-Dio, se ti detesto! Che tu sia maledetto! Giuro, Malfoy, giuro, che nevicherà sulle colline dell’Inferno prima che tu ottenga il mio perdono!- Malfoy riacquistò la solita arroganza, e, con un sorriso beffardo, replicò: -Oh, non disturbarti nemmeno-
-E perché mai?- sbraitò Hermione.
-Perché per esser perdonato, dovrei pentirmi- Malfoy si girò, un ghigno impudente stampato in faccia. Protervo, fece la sua uscita teatrale.
Hermione girò i tacchi e andò dalla parte inversa, tentando di sfuggire alle occhiate altrui. Si rifugiò in un bagno, e lì, indisturbata, schiumò dalla rabbia. In un borbottio incessante di imprecazioni, profanò questa Dramione dai toni gentili.
Hermione sarà anche stata una studentessa brillante, ma in amore non ci capiva una cicca.
 
-Allora?- chiese Zabini, che, paziente, aveva atteso Malfoy.
-E’ un’emerita idiota!- sbottò Malfoy, inviperito. Zabini ricacciò un sorrisetto.
-Che ha fatto?-
-Non ha capito, ha pensato che fosse per scherzo e mi ha mandato affanculo davanti a decine di persone- Questa volta, Zabini non riuscì a trattenere una risata.
-Cosa ridi, scemo?!- strepitò Malfoy.
-Rido perché non aveva tutti i torti. Insomma, sono anni che la chiami “Mezzosangue”, che la insulti, che la umili e che la punzecchi, anche dopo esservi raccontati i vostri peggiori segreti. E poi la baci. No, Draco, non sarà semplice, anche perché la Granger non è molto perspicace in quanto amore-
-Io non la amo…- provò a giustificarsi Malfoy, ferito nell’orgoglio.
-Oh, tu e il tuo maledetto ego! O la smetti di mentire, o do carta bianca a Mitchell- Dall’espressione contrariata dell’amico, Zabini si acquietò.
-Ci sarà da divertirsi, Draco… Qualcosa mi dice che siamo solo all’inizio-
 
   
 
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