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Autore: Bloodred Ridin Hood    11/07/2020    1 recensioni
Jin sconfigge Kazuya e impara ad avere pieno controllo del Devil.
A questo punto deve prendere delle decisioni.
[Ho immaginato un possibile scenario post Tekken 8(?) che non è ancora uscito] [Perché noi invecchiamo, ma questi personaggi hanno perpetuamente 21 anni e non è mica giusto!] [Squarci di vita quotidiana sullo sfondo di un ambiente professionale]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5
Protocollo di sicurezza

 

Il telefono fisso dell’ufficio di Jin comincia a squillare. Continuando a tener d’occhio lo schermo del computer, prende la cornetta e se la porta all’orecchio.
“Sì?” chiede distrattamente.
“Matsuda dalla reception, signore.” risponde la voce dall’altra parte “È arrivata la squadra per l’installazione della nuova cabina ascensore per l’ala est.”
“Quindi?” risponde Jin un po’ sorpreso di essere stato disturbato solo per quel motivo “Non capisco, c’è qualche problema?”
“Signore, il responsabile dell’operazione insiste che la debba necessariamente incontrare.”
“Cioè? Vuole incontrare me?” ripete Jin incerto di aver capito bene “Il responsabile dell’installazione dell’ascensore?!”
“Mi dispiace signore, insiste che è urgente ed è una cosa importante.”
“Non ho tempo per parlare con un tecnico, adesso!” risponde infastidito “Mandatelo da Tatsuki se proprio ha da reclamare qualcosa!”
“Mi dispiace signore, non siamo riusciti a fermarlo, è riuscito a salire al primo piano. Credo voglia arrivare direttamente nel suo ufficio!”
“Che cosa?!” Jin si alza di colpo spingendo la sedia all’indietro “Perché non è stato fermato dalla squadra di guardia all’ingresso?”
“Mi dispiace signore, la squadra di turno all’ingresso si è spostata momentaneamente a soccorrere l’autista di un furgone qua dietro che ha avuto un malore e…”
Ma Jin non ascolta più, abbassa leggermente la cornetta del telefono, sentendosi raggelare.
Nessun installatore di ascensori può avere qualcosa di così urgente e importante da comunicare al presidente della zaibatsu, tanto da fargli scavalcare i passaggi d’obbligo.
Questo è un attentato. Questo è qualche disperato che si vuole vendicare di persona. Non c’è altra spiegazione.
Rialza la cornetta.
“Mi ascolti bene!” riprende a parlare seriamente “Allerti la sicurezza e la polizia! Dia l’ordine di evacuare subito l’edificio dai dipendenti e dai visitatori!”
“Come? Signore, ma non credo che…”
“È un ordine!” urla al telefono, prima di riagganciare violentemente.
Apre il primo cassetto della scrivania ed estrae una pistola e un ricetrasmettitore militare ad archetto che si infila nell’orecchio.
“Alisa, mi senti?!” chiede aprendo la conversazione mentre carica la pistola.
“Forte e chiaro!” risponde lei.
“Abbiamo un problema, un intruso si è appena infiltrato nella zaibatsu. Sta cercando me.” spiega brevemente “Qui ci penso io. Trova Xiao e tieni d’occhio la situazione al parco nel caso sia un attacco combinato. Alisa… massima allerta.”
“Ricevuto!”
Squilla di nuovo il telefono. Jin solleva la cornetta.
“Jin!”
“Lars!”
“Che diavolo succede? Mi ha detto la reception che hai dato l'ordine di evacuare l’edificio!”
“C’è un intruso che ha scavalcato i controlli del primo piano!” spiega “E la cazzo di Tekken Force non era lì a fermarlo, Lars!”
“Ma come…”
“Per che cosa li paghiamo a fare se non sono neanche in grado di fermare un intruso? Un intruso! Non dieci, uno!” continua adirato “Tutto questo mentre ci sono ancora centinaia di persone là fuori che mi vorrebbero morto!”
“Jin, evidentemente questi anni di tranquillità e i tagli hanno abbassato il livello di prestazione delle truppe, non so…”
“Aspetta, ho un’altra chiamata.”
Preme il pulsante nel telefono e attiva l’altra linea.
“Matsuda dalla reception, signore.”
“State evacuando l’edificio?”
“Sì, ma… è scoppiato il panico, signore. Sono passati almeno due anni dall’ultima esercitazione per il protocollo d’emergenza ed è il caos totale!”
Jin sospira nervosamente e passa una mano sulla fronte. Ecco un’altra cosa da aggiungere all’ordine del giorno della prossima riunione dei dirigenti. Ripassare i dannati protocolli di sicurezza!
“Che mi dice dei rinforzi della Tekken Force?”
“Stanno cercando di salire ai piani superiori, ma molto a fatica! Sono rallentati dal flusso di persone che scappa senza controllo, signore.”
Jin inspira a fondo e stringe la cornetta con ancora più forza.
“Ma signore, mi permetto di esprimere la mia umile opinione, credo che la situazione sia stata presa un po’ troppo seriamente, l’uomo non sembrava avere un atteggiamento minaccioso e…”
“Mi ascolti molto bene.” sibila Jin “Uscite subito dall’edificio anche voi dell’accettazione. È un ordine.”
“Jin-san?”
Jin abbassa la cornetta e riattiva il microfono.
“Alisa, ti sento.”
“L’ho trovata. È qui con me. La situazione qui è nella norma.”
“Grazie Alisa. Aggiornami se ci sono novità.”
Jin chiude il microfono e preme il pulsante del telefono fisso per mettersi di nuovo in collegamento con l’ufficio di Lars.
“Lars?”
“Sono qui!”
“Sto per uscire a vedere la situazione.” prende in mano la pistola.
“Aspetta… sei sicuro di…”
“È me che vuole! Devo fermarlo prima che possa far del male a qualcuno!” dice con un sussurro “Lars, non avrò altre vite sulla coscienza.”
“Ma non puoi andare ad affrontarlo da solo! Potrebbe essere armato!”
Jin osserva la pistola e si prende qualche secondo per riflettere. Oggetto odioso la pistola, ma la sua vista è in grado di paralizzare dalla paura chiunque se la ritrovi puntata contro.
Gli scappa un sorriso malefico, mentre prende la sua decisione. Sarà proprio la paura la sua arma vincente. Apre il cassetto e rimette a posto la pistola.
“Jin, mi hai sentito?” ripete Lars “Potrebbe essere armato!”
L’altro emette una risata bassa e inquietante.
“Io lo sono di più.” risponde con voce demoniaca.
“COSA?! JIN NO!” urla Lars dall’altra parte “Sei impazzito?! Vuoi farti vedere in quel modo?!”
“Sono certo che il mio aspetto lo convincerà a non fare cazzate!” continua l’altro “Si arrenderà e nessuno si farà male.”
“Ma Jin! Non pensi a cosa succederebbe se si sapesse in giro, se trapelasse la notizia…”
“Quale notizia? Che l’attentatore aveva assunto delle droghe ed era in preda a un delirio quando è stato neutralizzato?”
“D’accordo, magari la gente comune non ci crederà, ma il governo…”
“Andiamo Lars, non mi risbatteranno dentro solo perché mi sono fatto vedere con corna e denti appuntiti! Dopotutto non esiste una legge che vieti di farlo.” risponde Jin con un risolino malvagio “E poi lo sto facendo per mettere in sicurezza la vita di tutte le persone qua dentro.”
“Jin…”
“Stiamo perdendo tempo Lars, io vado.”
Chiude il telefono e cammina velocemente verso la porta dell’ufficio. Poi si blocca, sentendo il rumore di passi veloci provenire da fuori.
Rimane in attesa, davanti alla porta, ad aspettare con un sorriso malvagio e i canini in bella mostra.
La porta si apre e…
“Per l’amor del cielo!” esclama Lee Chaolan impallidendo e facendo un balzo all’indietro.
Jin torna serio e inarca le sopracciglia.
“Lee? E tu che diavolo ci fai qui?!”
Jin si avvicina, lo afferra per il colletto e lo spinge con forza dentro la stanza.
“Hey, lasciami! Che fai?!” protesta lo zio “Non mi piace che ti avvicini a me quando sei in questo stato. Te l’ho detto un sacco di volte!”
“Sta’ zitto! Sono così perché c’è un attentatore in giro per l’edificio!” spiega l’altro sbrigativamente “Tu resta qui nascosto. Nel primo cassetto della scrivania c’è una pistola, nel caso avessi bisogno di difenderti.”
Jin fa per andarsene.
“Un attentatore?” ripete Lee confuso “È per quello che ho trovato tutto questo casino uscendo dall’ascensore? Gente che urla, che corre…”
Jin si ferma e annuisce.
“Sì, un intruso. Ha finto di essere il responsabile dell’installazione del nuovo ascensore per l’ala est e ha scavalcato i controlli di sicurezza accedendo al primo piano.”
Lee ascolta sorpreso, poi spalanca la bocca come se avesse improvvisamente capito qualcosa e infine scoppia a ridere.
“Ma no!” esclama divertito “Ho capito che è successo! È un terribile equivoco, Jin!”
“Che cosa?” si gira l’altro.
La porta dell'ufficio si spalanca.

“Jin!” esclama Lars arrivato di corsa dal suo ufficio, poi nota anche l’altro uomo dentro alla stanza “Lee?!”
“Non c’è nessun attentatore!” spiega Lee con un gran sorriso, risistemandosi il colletto della camicia e la cravatta “Sono io il responsabile degli ascensori che ha saltato i controlli di sicurezza! La Violet Systems è la casa di produzione dei vostri ascensori e sono venuto a salutare di persona.”
“Sei venuto… a salutare di persona.” ripete Jin con un soffio.
“Perché diavolo hai scavalcato i controlli?!” vuole sapere Lars
Ci hai fatto spaventare, Lee!
“Quelli della reception insistevano che dovevo prendere per forza un appuntamento per parlare con uno di voi due!” risponde prontamente Lee “Ma io non potevo mica tornare un altro giorno! Anche io sono un tipo impegnato, ma trovo sempre cinque minuti per salutare qualcuno che passa a trovarmi!”
Jin e Lars si scambiano un’occhiata silente.
Jin attiva il microfono.
“Alisa, ci sei?”
“Sono qui.”
“Falso allarme.” sibila “Era solo… Lee che ci faceva visita.” lo guarda con rabbia.
“Ricevuto.”
Jin chiude la comunicazione.
“Comandante, qui Alexandersson.” dice Lars al telefono “Annullare l’operazione. Falso allarme, ripeto, falso allarme. Fate rientrare tutti. Non c'è più bisogno della polizia.”
La telefonata è ancora in corso quando viene distratto da un urlo, un bagliore rosso e un rumore tipo elettrico alle sue spalle.
Si volta e spalanca la bocca dalla sorpresa. Chiude in fretta la chiamata.
“Jin per la miseria, che diavolo ti prende?!” sbotta allarmato.
“Mio dio, fallo smettere!!” urla Lee terrorizzato davanti al nipote che ha appena lanciato un raggio di luce dalla fronte davanti ai suoi piedi.
Una piccola striscia di fumo si alza dal buco nella moquette.
“Non avevi voglia di seguire le regole, ah?” sibila Jin camminando minacciosamente verso lo zio più vecchio “Perché tu sei speciale e trasgressivo, vero?!”
Spara un altro raggio, questa volta alla destra del malcapitato. Va a colpire la libreria, alcuni libri cadono a terra.
“Cerca di darti una calmata, maledetto psicopatico!” continua adirato Lee buttandosi a terra e andando a rifugiarsi sotto la scrivania “Se vuoi affrontarmi, fallo senza l’aiuto di quel tuo amico demone di merda! Combattiamo ad armi pari!”
“Jin, ti prego.” interviene Lars alzando gli occhi al soffitto “Lee ha sbagliato, siamo tutti d’accordo, ma discutiamone da persone civili, dai! Non c’è bisogno di fargli sporcare le mutande!”
“Persone civili?! È chiedere troppo a lui!” sbotta Lee indignato “Sarà pure un adulto sulla carta, ma in realtà è ancora un ragazzino prepotente, dispettoso e indisciplinato!”
“Ragazzino prepotente, dispettoso e indisciplinato?!” ripete Jin facendo il giro della scrivania a passi minacciosi.
“Oh ti prego!” mormora Lee ritrovandosi in trappola.
Jin si inginocchia per guardarlo più da vicino.
“Sono responsabile per tutte le persone qua dentro e mi hai fatto credere ci fosse un attentato in corso.” sibila con uno sguardo terrificante “Mi hai fatto perdere dieci anni di vita dalla paura!”
Lee si schiaccia contro i pannelli della scrivania.
“E ora tu li stai facendo perdere a me a guardarmi con quella faccia da demone di merda.” risponde Lee a denti stretti “Quindi siamo pari in un certo senso, no?”
Jin mantiene il contatto visivo per qualche secondo, poi fa una mezza smorfia e decide che in effetti così può bastare.
“Suppongo di sì.” biascica mentre gli occhi riprendono colore.
Sogghigna e porge una mano a Lee, che ricambia lo sguardo e la stretta. Jin lo aiuta a rialzarsi.
“Ma la prossima volta, prendi un dannato appuntamento!” lo avverte con voce di nuovo umana “O avvisaci privatamente, almeno!”
Lee si risistema la giacca e sbuffa.
Lars scuote la testa, mentre riprende la cornetta del telefono e si prepara a fare un’altra telefonata.
“Non dovresti essere così estremo con lui comunque.” osserva rivolgendosi a Jin “Ricordati che, anche se l’aspetto inganna, Lee inizia ad avere una certa età! Non è il caso di farlo spaventare così.”
Jin alza le sopracciglia e guarda pensieroso lo zio dai capelli argentati.
“Hey! Come ti permetti?!” ringhia intanto Lee offesissimo “Che cazzo vuol dire una certa età?! Non sono mica un anziano!”
Jin sospira con una vaga espressione colpevole.
“Accidenti Lars, non ci avevo pensato. Devo ricordarmi di andarci più leggero con lui!”
“Hey, brutto stronzetto con le ali! Cosa staresti implicando?!” 


 

 



 

  
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