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Autore: Floryana    16/07/2020    4 recensioni
La gloriosa Terra, capitale della Repubblica Terrestre, è divenuta un pianeta inabitabile, morto, sterile.
I terrestri sono stati quindi costretti a riporre tutta la loro fiducia nell’esplorazione spaziale e nella colonizzazioni di nuovi mondi.
Tuttavia, secoli dopo, a seguito della crescita incontrollata del genere umano, anche le risorse offerte dalla galassia si ridussero drasticamente.
La beffa più grande però non fu il ripetersi della stessa crisi da cui stavano scappando gli umani anni addietro, ma il fatto che non esistessero altre forme di vita intelligenti. O, perlomeno, quelle poche vennero sterminate nell’Epoca delle Colonizzazioni prima che potessero evolversi e prendere coscienza del loro posto nell’universo.
È in questa nuova Galassia che si muove un’organizzazione nata in seno alla Repubblica Galattica fin dalla sua creazione: un gruppo di persone che si sono unite solo per depredare, rubare, uccidere; che rappresentano tutte le pulsioni più perverse e crudeli nascoste nell’animo umano: i leggendari Pirati della Galassia.
E questa è la loro storia.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Quel bastardo! - l’oloproiezione del Gran Ammiraglio si muoveva incessantemente avanti e indietro per la stanza, in preda al nervoso e alla rabbia.
Erano passati due mesi da quando lui, il suo vice e l’intera nave su cui viaggiavano erano stati risucchiati all’interno di un buco nero: due mesi di intense ricerche si erano susseguite per cercarli e, quando finalmente erano risaliti a loro, si era scoperto che il mostro nel quale erano finiti si era richiuso per aprirsi in un’altra Galassia. Ora quindi si stava aspettando che il Dottor Dendra, capo della Dodicesima flotta, lo riaprisse nella Via Lattea per permettere il recupero dei dispersi.
Per evitare che l’equipaggio potesse morire nell’attesa, si era optato per la loro ibernazione.
Da allora l’Ammiraglio veniva risvegliato di quando in quando per alcune faccende urgenti, e ovviamente questa era una faccenda urgente.
Bisogna precisare una cosa: nei pirati entrano a far parte non solo avventurieri e banditi in cerca di un guadagno veloce, ma anche dissidenti politici, gruppi di resistenza, e non mancano padri, madri e talvolta anche figli alla ricerca di un modo per assicurare alla famiglia una qualche fonte di sussistenza. È proprio questo il caso che si andava a sviluppare in quei giorni: un tale aveva pensato bene di rubare una cospicua somma di denaro alla sua unità di combattimento e fuggire coi soldi lontano, abbastanza da far perdere le sue tracce e abbandonando al loro destino sul pianeta d’origine la moglie e il figlio appena nato.
L’Ammiraglio, anzi la sua oloproiezione fatta così male da risultare una sagoma scura dai lineamenti indefiniti, stava camminando incessantemente avanti e indietro per il ponte di comando della Sole Nero, mordicchiandosi con insistenza l’unghia del pollice – o almeno così sembrava… purtroppo, a quanto pare, il sistema di comunicazione fra una Galassia e l’altra andava rifinito meglio.
-E quindi, come le stavo dicendo Milady... – continuava l’Ammiraglio, in preda all’agitazione. Non tanto per il furto subito, una somma così miserevole non intaccava minimamente le casse dei pirati, quanto per l’onta d’essersi fatti fregare in quel modo: - Il suo compito non sarà uccidere la moglie e il figlio, ma semplicemente torturare la donna finché non la implorerà di ucciderla, poi penserà al figlio, intesi? - chiese, fermandosi a pochi passi da lei e fissandola negli occhi, o almeno così pensava Kasumi.
L’altra fece un cenno di assenso con la testa, senza dire né aggiungere altro, tanto non avrebbe avuto senso.


Solo un addio
(Parte 1)

 

[Dal database di ADHA-s] Il pianeta dove abitava la moglie e il figlio del disertore in questione veniva descritto nelle cronache galattiche come una sorta di “paradiso”, una terra rigogliosa, di pace e prosperità, ove gli abitanti vivevano felici e spensierati ignorando i problemi della Galassia.
Passarono in questo modo alcuni secoli durante i quali gli abitanti bloccarono i confini e si isolarono sul pacifico mondo, proibendo a chiunque di avvicinarvisi, proteggendo la propria indipendenza e non volendo essere coinvolti nei conflitti che imperversavano in quegli anni.
Fu così che il Primo Governatore galattico, all’alba della riunificazione delle colonie terrestri, per un atto di supremazia e per dimostrare la sua potenza a tutti coloro che ancora proclamavano l’indipendenza, iniziò una rappresaglia militare bombardando il pianeta e trasformandolo in un mondo inadatto alla vita.
Ora, a distanza di più cinquecento anni da quegli orribili avvenimenti, era divenuto una terra povera e brulla: paludi fangose si estendono per quelle che una volta furono rigogliose foreste; aridi deserti ricoprono le vecchie distese oceaniche; rovine sinistre e decadenti hanno preso il posto delle meravigliose metropoli che sorgevano in passato.
Il cielo è perennemente ricoperto da una fastidiosissima polverina gialla che impermea l’atmosfera, blocca i raggi solari sul pianeta e fa morire gli abitanti fra atroci sofferenze.
Ogni tanto il paesaggio monotono e desolato viene interrotto dalle piccole e anguste casette di argilla degli abitanti, raggruppare in piccoli e poveri villaggi.
Una volta quel pianeta doveva aver avuto un nome, solo che nessuno nella Galassia se lo ricordava, né gli stessi abitanti si domandavano quale fosse. [Fine informazioni]

Due uomini in armatura trascinavano fuori da una piccola casetta di argilla una donna che teneva stretto fra le braccia un bambino.
Questa non emise un fiato od oppose resistenza né quando gli uomini avevano fatto irruzione nella sua casa, né quando l’avevano afferrata e portata all’esterno.
Teneva la testa china, in perenne e tacita sottomissione, continuando però a vegliare sul piccolo fagottino fra le sue braccia.
Kasumi avanzò verso di lei, guardandola attentamente: poteva avere si e no trent’anni, era vestita di cenci, i capelli unti neri erano tenuti entro una cuffietta bianca. Constatò che doveva essere molto bella sotto quello strato di sudiciume.
-Sai perché sono venuta? - chiese Kasumi con fare autoritario.
L’altra non rispose, ma fece ondeggiare leggermente il fagottino fra le braccia per calmare quello che sembrava un tentativo di pianto.
Kasumi le mise l’indice sotto al mento e le alzò il volto, finché gli occhi delle due donne non si incrociarono.
-Te lo chiedo un’altra volta: sai perché sono qua?
La donna abbassò gli occhi senza dire niente.
Kasumi sbuffò leggermente e fece qualche passo indietro, incrociando le braccia al petto, quindi fece un segno col capo a uno dei soldati là in mezzo.
Questi si avvicinò alla donna e le strappò il bambino dalle braccia, dandolo a lei.
La donna oppose una blanda resistenza e cercò di alzarsi in piedi, ma due possenti braccia alle sue spalle la fecero ricadere sulle ginocchia, tenendola inchiodata al suolo e impossibilitandola a muoversi. Anche se sinceramente non c’era bisogno di tutta quella forza visto quanto fosse deperita.
-Sei davvero ostinata… - mormorò Kasumi, guardando la donna con disprezzo.
-Ti prego, fammi qualsiasi cosa, ma risparmia il mio bambino… - le rispose l’altra con un filo di voce.
-Perché dovrei?
-Lui non ti ha fatto niente…
-È figlio di quel traditore di tuo marito… sicuramente ha preso da lui e sta certa che in futuro tradirà a sua vota. I tradimenti sono un’usanza di famiglia a quanto pare.
Questa volta era stata una donna la in disparte a parlare, battendo sul tempo la risposta di Kasumi. Fece quindi un passo avanti e mise le mani ai fianchi, davvero disgustata da quella tipa e da quel lurido pianeta. Zhera guardava con aria di superiorità tutti i presenti, Kasumi compresa.
[Dal database di ADHA-s] Zhera era una di quelle persone che potremmo definire insoddisfatte. Insoddisfatta dal lavoro, insoddisfatta dalla vita, insoddisfatta dalle persone, insoddisfatta dal mondo, insoddisfatta del suo fidanzato. Non perché non andasse d’accordo con Xemi, solo che era insoddisfatta e basta, senza alcun motivo profondo che fosse alla base delle sue scelte.
Ma anche dire insoddisfatta è riduttivo nei suoi confronti. Arrogante, presuntuosa, egocentrica, gelosa, sadica. Ma anche amorevole col suo compagno, forte, sia fisicamente che interiormente, intelligente e con uno spiccato acume anche per il più piccolo dei particolari.
Non aveva difetti, se bisogna fidarsi delle parole del fidanzato. Se invece bisogna ascoltare Kasumi, era una serpe velenosa che non aspettava altro che morderti e distruggerti lentamente dall’interno.
Ma lei la sopportava per amor di Xemi.
Ex assassina al sevizio dell’Impero, era bastato uno sguardo di questi per innamorarsi perdutamente di lui, e quindi erano scappati insieme sulla Sole Nero, con gran rammarico dell’Ammiraglio che, dal canto suo, avrebbe gradito non guastarsi ulteriormente i rapporti con i Generali.
È difficile dire se le due donne si considerassero rivali, diciamo che non andavano molto d’accordo. Anzi, diciamo che Zhera non andava d’accordo con nessuno, a parte che con sé stessa. E anche su quest’ultimo punto non ne sarei così sicura.
Era un po’ magrolina per la sua altezza, dai capelli bianchi cortissimi, tranne che per la frangetta e per due lunghe ciocche di capelli che le cadevano dai lati del viso fino al seno; occhi così azzurri che viravano al ghiaccio, sempre accigliati e arrabbiati con la Galassia intera; vestiva solo con yukata bianchi, raramente decorati e, se lo erano, avevano sempre dei motivi a fiori; sotto il vestito teneva centinaia di piccole lame avvelenate, pronte a colpire anche i suoi stessi compagni se non l’avessero soddisfatta abbastanza; alla cintura che le stringeva la vita portava sempre due o tre spade di varie dimensione, anch’esse avvelenate.
Non era decisamente una persona da far arrabbiare, anche se il più delle volte bastava relativamente poco. L’unico che riusciva a sopportare era Xemi, anche se era insoddisfatta. Ma almeno era felice. Solo con lui però, Kasumi e il resto della Nave potevano pure andare al diavolo.[Fine informazioni]
-Non ti permetto di parlare così di mio figlio! - esclamò l’altra, alzando la testa e fissando la donna negli occhi, con rinnovata rabbia.
-Tu… come ti permetti…?
-Basta così, Zhera! - esclamò a un tratto Kasumi bloccando l’assassina prima che potesse fare qualche mossa – Stai facendo piangere il bambino.
Quindi spostò la sua attenzione su di lui, prendendo a cullarlo dolcemente, completamente assorta da quella fievole vita fra le sue braccia.
-Oh insomma Kasumi, lasciala a me! Poi penserò al bambino!
Ma l’altra non le rispose, intenta com’era a farsi tirare il dito da quelle minuscole manine.
-KASUMI! - urlò all’improvviso, seriamente infastidita da tutta quella situazione.
-Oh insomma, Zhera, me lo farai piangere di nuovo...
-Non me ne frega niente. Sto aspettando ordini, che devo fare?
-Beh, per adesso andiamo tutti sulla Nave e diamoci una calmata, poi vedremo… - e rivolse velocemente un’occhiata di pietà alla donna riversa a terra.
Avevate pensato davvero che lo sguardo di prima fosse di disprezzo? Decisamente non conoscete Kasumi…
-Dannazione! Il Gran Ammiraglio ci ha ordinato di ammazzarla e noi temporeggiamo?!
Ma l’altra non le rispose, troppo assorta dal piccolo.

 

Una culla era stata allestita nella camera del Capitano. Era adiacente al suo letto, così da poter intervenire immediatamente a ogni lamento del piccolo. Lei gli stava vicino, immersa nella penombra della stanza, indistinguibile in quel buio se non fosse stato per i riflessi dei capelli, illuminati dalla fioca luce blu proveniente da un enorme acquario alle sue spalle, così grande da arrivare al soffitto, al cui interno sguazzavano rari e alieni pesci provenienti da ogni anfratto della Galassia.
Ancora più in la vi era un’immensa vetrata che dava sull’enormità dello spazio, costellata da milioni di puntini bianchi, ognuno rappresentante della vita di mondi lontani a cui Kasumi ogni tanto rivolgeva delle occhiate, appena sveglia e seduta sul suo letto, stando così ad osservare quella fredda enormità finché non avesse sentito i primi schiamazzi dell’equipaggio che l’avrebbero riportata alla realtà.
Ora invece tutta la sua attenzione era rivolta alla culla, la muoveva lentamente avanti e indietro, così intenta ad osservare il bambino dormire beatamente che non si era accorta dell’arrivo di Jii.
-Ehi, Kasumi – le sussurrò il nuovo arrivato all’orecchio, destandola dai suoi pensieri e posandole una mano sulla spalla, come a richiamare la sua attenzione – gli ufficiali si sono riuniti, dobbiamo discutere… - e fece un cenno della testa al neonato senza proseguire la frase, ma lasciando intendere l’argomento principale di quella giornata.
-Mh… - mormorò l’altra, molto restia ad abbandonare il suo fianco.
-Dai, ci penserà Ada a prendersene cura, ora andiamo – le disse con rinnovata fiducia nella voce, cercando di strapparla dai suoi ricordi che in quel momento come non mai la volevano portare via.
-Scusi, cosa? - chiese una voce robotica proveniente da alcuni altoparlanti nella stanza – Io dovrei occuparmi di quel cucciolo d’umano?
-Scaricati qualche guida genitoriale – le rispose l’altro, non riuscendo a nascondere un sorrisetto – magari potrai diventare un’ottima mamma, potresti anche sorprenderti…
-M-… ma no! NO ma cosa dice? È ammattito?! - Ada non riusciva più a parlare e stava sovrapponendo le parole una sull’altra, seriamente confusa.
-Dai, stavo scherzando – e si lasciò andare ad una grossa risata, davvero divertito da quel suo comportamento così diverso dal solito.
[Dal database di ADHA-s] Jii, il cui vero nome era Jilian, era il sostituto Ammiraglio di Flotta e braccio destro di Kasumi, suo fidato compagno d’avventura fin dai primi anni della rifondazione dei Pirati.
In quegli anni era solo uno schiavo in un’arena di scontri di un Generale dell’Impero e la donna, appena nominata nuovo Ammiraglio, non sapendo che fare della sua vita da quel momento in poi né cosa facesse esattamente un pirata spaziale, gli chiese aiuto.
Venne a conoscenza di lui per caso, leggendo alcune cronache di quando l’Imperatore era scomparso anni prima e di come tutte e tre le sue reincarnazioni fossero state uccise da suo figlio.
Individuato ove si trovasse, era andata da lui e l’aveva battuto in un lungo e sanguinoso scontro nell’Arena, per poi impossessarsene e portarlo con sé.
Allora era deperito e a mala pena si reggeva in piedi, ma era abbastanza forte da battere ogni nemico, tranne lei. Lui diceva che Kasumi avesse imbrogliato, ma ella non negò mai né confermò le sue parole.
Ora era un ragazzo che sbaglierei a definire energico, inspiegabilmente era troppo calmo per essere stato vicino a Kasumi e averla sopportata per così tanto tanto tempo, mantenendo sempre un’espressione triste sul volto. Raramente mostrava le sue emozioni, creando con l’Ammiraglio una bizzarra coppia male assortita.
Si doveva sempre prendere cura di lei, come se fosse stata una sorta di “figlia” da proteggere, troppo buono e geloso nei suoi confronti, ella era l’unica persona in questa Galassia che riusciva a fargli abbassare la guardia e, raramente, anche mostrare in volto un abbozzo di sorriso.
Erano strani, ma sicuramente in battaglia erano letali. Quando scendevano in campo nessuno aveva il coraggio di fronteggiarli se non qualche Generale con una spiccata predilezione per la morte.
Erano sempre assieme, anche la notte, dormivano addirittura nella stessa cabina. Non pensate male, non si sono mai sfiorati nemmeno con un dito, solo non volevano stare soli. Lei si addormentava sempre dopo di lui, quando l’unica cosa che rimaneva nel silenzio della notte era il ronzio dei motori e il suo respiro, regolare, che riusciva sempre a calmarla. E prima di chiudere gli occhi, gli passava una mano sulla fronte a spostargli le ciocche ribelli, “buonanotte, ti voglio bene” gli diceva in un sussurro. Quei capelli neri e disordinati, quegli occhi così scuri, profondi come l’oscurità dell’Universo, quello sguardo così malinconico ma così pieno di voglia di vivere; erano tutti particolari che rimanevano impressi nella mente di chiunque avesse mai posato lo sguardo su di lui.
Ripensandoci, forse erano queste anche le cose che più piacevano a Kasumi, perché nei suoi occhi e nella sua mente c’era tutto ciò che ella non avrebbe mai avuto: la voglia di andare avanti. E si aggrappava così strettamente a lui, che la sua minima oscillazione l’avrebbe fatta cadere, e perciò non si poteva mai permettere il benché minimo errore, la benché minima esitazione.
Cosa devo fare ora?” furono le prime parole che la donna gli rivolse una volta a bordo.
E io cosa vuoi che ne sappia? Arrangiati” le rispose l’altro prima di voltarsi e dirigersi verso la sua nuova cabina.
Ma lei lo seguì e non lasciò più il suo fianco, fidandosi ciecamente di ogni sua parola, osservando con attenzione ogni suo gesto, e rifugiandosi costantemente nella sua anima cercando di scappare dalla realtà.
Formavano una coppia strana, bizzarra, e male assortita, ma così perfetta in tutta quella imperfezione, che se uno non ci fosse stato anche l’altro sarebbe ben presto sparito. [Fine informazioni]
 

Continua...

 

*****
E quindi eccomi alla prima parte del secondo capitolo (non saprei quante parti potrebbe avere, penso tre). Credevo di non riuscire a finirlo mai, ho trovato le storie di Zhera e di Jii davvero difficili xd
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto :) allora alla prossima!!
Saluti, Flory^^

 

  
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