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Quel
mattino si era svegliata con una strana sensazione addosso, non ci aveva dato
troppo peso e si era diretta in cucina a preparare la colazione. Era felice di
essere ancora lì a Los Angeles, per uno slittamento di spettacoli, non sarebbe
tornata subito a New York. Le due donnine si erano svegliate con molta calma e
l’avevano aspettata in soggiorno, il suono del suo telefono la riportò alla
realtà, dato il perdersi nei suoi pensieri, quando guardava Jen assieme a
Sofia.
Pronto?
Bex ciao tesoro! – rispose.
Lana?
Devo dirti una cosa – disse la donna oltre l’altro capo – Milo ha la varicella!
– la mora se poté, sbiancò, fissò lo sguardo in quello di sua moglie che la
stava guardando in attesa – Non mi sono accorta di nulla, scusami! – continuò
nonostante il silenzio.
Non
scusarti, mica è colpa tua – disse sincera e la salutò. Nel frattempo, la rossa
le era andata accanto.
Che
succede? – chiese portandole una mano sulla spalla, preoccupata per il viso della
mora.
Tu
l’hai avuta la varicella? – la guardò.
Sì
perché? – chiese.
Potrebbe
averla presa Sofia – sussurrò – Milo ce l’ha!
Amore,
tutti i bimbi la prendono, è normale! Su non farne una tragedia – le accarezzò
i capelli.
Sai
che detesto che stia male – ammise – Tu hai notato nulla? Petto o schiena? –
chiese.
A
dire il vero ho notato qualcosa, la stavo monitorando, forse l’hanno presa al
suo compleanno, sarà brutto l’inizio, ma poi starà bene – disse baciandola tra
i capelli.
Che
succede? – chiese Sofia ignara di tutto.
Avrai
la varicella, cignetto – disse beccandosi una gomitata nello stomaco dalla
moglie.
Jen?
Ti sembra il modo? – la trucidò con lo sguardo.
Cosa
è? Una cosa brutta? – chiese incuriosita e spaventata allo stesso momento.
Niente
paura piccola, solo delle macchiette sul tutto il corpo!
Sei
incorreggibile Morrison, davvero! – disse prendendo la piccola in braccio – Non
ti preoccupare, ti metteremo sotto le coperte, starai al caldo, la faremo
sfogare tutta e starai subito meglio – disse premurosa.
E
mangeremo gelato e torta di carote – sorrise Jen andando loro dietro.
Sofia
era proprio figlia delle sue mamme, nonostante si fosse costellata di
vescicole, e il prurito non l’aveva abbandonata un attimo, con l’amore delle due
stava sopportando bene la malattia.
Mamma
Jen si preoccupava di non farle mai mancare il sollievo quando il prurito era
fastidioso sui palmi delle mani e le piante dei piedi, sempre pronta con il
borotalco, perché le pomate che invece applicavano sulla parte restante del
corpo potevano ungere. Mamma Lana invece si prodigava a cucinare e a tenere
sempre al caldo la sua piccolina, unita alle coperte e al calore corporeo di
sua moglie.
Per
alleggerire la tensione, a fine giornata, si ficcavano tutte e tre nella tenda
da campeggio di Sofia, avvolte delle coperte, tutte abbracciate a guardare
cartoni animati educativi. Jen sgattaiolava spesso e volentieri a recuperare
pezzi di torta di carote, cospargendole di panna, per Sofia poteva rinunciare
alla sua linea per qualche tempo.
Ops
che sbadata – Jen volontariamente sporcò la punta del naso di Lana con della
panna.
Sei
un disastro – la guardò male.
L’ho
fatto apposta su – le fece l’occhiolino e quanta panna avevano sparso insieme.
Piantala
– disse incrociando le braccia al petto – Non provocare!
E
chi lo fa – ridacchiò leccandosi le labbra, questo tutto sotto lo sguardo
confuso di Sofia.
Che
fai mom? – disse guardandola e Jen arrossì come un’adolescente, beccata a
flirtare.
Io
nulla, parlavo con la mamma! – sorrise in imbarazzo.
Questa
è una cosa da grandi e ci sono io non dovresti – la rossa sentì il risolino
trattenuto di Lana e sbuffò.
Chi
ti ha parlato di queste cose? – chiese incuriosita.
Hugo
– sorrise – Dice che un giorno ha sentito rumori strani dalla camera di zio
Josh e zia Gin, così Oliver gli ha detto che facevano cose da grandi – le due
donne sbiancarono e arrossirono in momenti ravvicinati, guardandosi.
Gli
faccio il pelo – disse guardandola e accertandosi che Oliver, non traumatizzasse
la bambina.
Jen,
rilassati! -sorrise – Sofia, mamma stava solo sorridendo felice a me, le cose
da grandi di cui parlava Oliver, non sono queste e…
E
fidati che siamo più discrete dei Dallas – disse la rossa.
Discrete?
– chiese incuriosita.
Silenziose
– spiegò la mora – E non devi preoccuparti, sei piccola per sapere! Un giorno,
più in là, te lo spiegheremo io e la mamma, senza andare in panico – le fece un
occhiolino – Su torniamo a guardare Frozen, uhm? – prese il telecomando e avviò
nuovamente il film.
Bimbi
in bici
Trascorrere
il tempo con i cugini era bellissimo per Sofia. Dopo essersi ripresa dalla
varicella, come anche Milo, era arrivato il momento di riprendere la
bicicletta. L’unica cosa che faceva sentire la piccola, un po’ esclusa, non
perché fosse femminuccia, era la velocità delle bici degli altri cuginetti
acquisiti: Oliver, Hugo e Milo, capì dunque che erano le rotelle a rallentarla.
Mom?
– chiese quando furono entrambe sedute a tavola a consumare il pranzo – Tu sai
andare bene in bici?
Sì,
perché me lo chiedi? Vuoi andare in bici con me, questo weekend? – chiese.
Voglio
imparare ad andarci senza rotelle! – disse determinata, ma non sapeva
smontarle, aveva bisogno della mamma tutto fare.
Sei
sicura? – chiese, oh conosceva quello sguardo, determinazione e cocciutaggine,
un mix letale di Lana e sé stessa – Okay! Dopo il pisolino? – chiese, sperando
che dormisse almeno un po’, ma la piccola sembra aver già deciso che quel
giorno non l’avrebbe fatto.
Sì,
niente pisolino, bici e via le rotelle – disse guardandola fiera.
Okay
cignetto! Poi mandiamo una foto alla mamma okay? – le accarezzò il viso
dolcemente e continuarono a mangiare.
La
piccola Sofia era cocciuta, nonostante, le cadute, si era sempre rialzata.
Aveva bene a mente le parole che le mamme le avevano detto nel Wyoming, era un
portento nell’ascoltare. Anche dopo aver deciso di togliere le ginocchiere, e
quando cadendo si era sbucciata il ginocchio, aveva trattenuto le lacrime e si
era messa in sella nuovamente. Jen l’aveva osservata per giorni, stando attenta
a che non si facesse troppo male, era una temeraria, come lo era sempre stata
Lana, le somigliava moltissimo.
Ahia
– Sofia questa volta sembrò essere caduta molto male, sempre su un ginocchio.
Ehi
cignetto – era scattata immediatamente verso di lei – Ahia, questo è brutto,
non dovevi venire così vicino – la guardò.
Poi
tu non mi vedevi senza occhiali – la guardò con le lacrime agli occhi.
Amore
ho le lenti, e poi non sono così talpa, oddio dove è la mia Sofia – disse
fingendo di non vederla, sentire la piccola ridere le fece capire che non era
poi così grave, ma andava disinfettato tutto – Aspetta qui! Questo ha bisogno
di un cerotto – la lasciò seduta sull’aiuola di casa, recuperò il kit del
pronto soccorso e andò da lei.
Dottoressa
Morrison – rise Sofia guardandola.
Esatto
– la baciò sulla fronte e si prese cura di quel taglietto, non profondo ma
particolarmente bruttino.
Brucia
mamma – disse facendo una smorfia.
Passa
subito, cignetto! – sorrise e continuò fino ad applicargli un cerotto.
Perché
è bianco? Ci fai un disegno? – sorrise guardandola.
Mamma
Lana è quella brava con i disegni – ammise.
Fai
lo stampo con il rossetto? – chiese.
Certo,
questo riesco – ridacchiò, rientrarono dentro casa e andarono in bagno. Jen la
sedette sul bordo della vasca e si applicò il rossetto e poi stampò un bacio
sul cerotto.
Così
passa prima – dissero assieme le due, sorridendosi -Ti va di fare la foto in
bici?
Per
oggi sono stanca! – scese dal bordo e andò verso il cortile – Però si la foto
va bene, per noi e la mamma – riprese la bicicletta caduta e si mise su,
poggiando un piede per terra. Jennifer sorrise scattando una foto alla piccola
da sola e poi una insieme, che mandò a Lana. Il trillo del telefono non tardò a
risuonare nella stanza.
Pronto?
Cosa? Rilassati, Lana, respira è solo un ginocchio sbucciato, su – disse
guardandola nello schermo.
Mama,
ciao, hai visto che belle labbra mi ha fatto mom? – chiese indicandole il
cerotto.
Cignetto,
ti fa tanto male? Sei caduta dalla bici? – disse allarmata.
Mama,
calmati! È tutto okay, mamma mi ha dato un bacino – sorrise – Passa prima! –
disse con lei la madre.
Va
bene cucciola mia, senti quando torno andiamo a fare acquisti per la scuola? Ti
va? – le sorrise affabile.
Non
voglio il solito zainetto, voglio una cosa fantastica – disse – Aspetta – corse
in cameretta sua.
Dove
va? – chiese a sua moglie – Jen almeno il caschetto la obblighi a metterlo?
Certo
che lo mette, adesso l’aveva tolto! – sorrise alla moglie.
Eccomi,
guarda mamma, non è bellissimo? – sul foglio c’erano i ritagli di vecchie
riviste, o forse erano immagini stampate, con tutte le versioni della regina
cattiva di Biancaneve, inclusa quella interpretata da Lana.
È
fantastico amore, l’hai fatto tu? – sorrise.
Si
mamma, perché cattivi non si nasce ma si diventa, e ogni cattivo ha un motivo
se lo è diventato! Posso avere uno zainetto così? I tuoi amici della boutique
possono disegnarlo per me? – la guardò speranzosa.
Mi
vuoi rubare il lavoro, cignetto? – sorrise – Una piccola imprenditrice, sei –
rise con la sua voce cristallina.
No,
voglio fare la veterinaria da grande – guardò i due gatti.
Uhm
bella idea! – sorrise Lana – Adesso amore devo andare, oggi è il penultimo
spettacolo, quando torno nel weekend sono tutta vostra.
Grazie
eh – scherzò Jennifer guardandola – Buon lavoro, a sabato amore.
Vi
amo, fate le brave – sorrise e mandò loro un bacio volante.
Anche noi mama – dissero assieme e chiusero.
Ed
eccoci qui, varicella, ginocchia sbucciate, mamme preoccupate e forse
una probabile carriera per Sofia? Cosa ne pensate? Alla prossima xoxo