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Autore: Nao Yoshikawa    21/07/2020    13 recensioni
A volte le storie finiscono, per i motivi più svariati, ma Hermione non aveva messo in conto di tradire Ron.
Non cono suo fratello, soprattutto.
«Ora basta, Ronald. Mi hai stancata, che hai combinato questa volta?» a braccia conserte, Ginny cercò di indagare. Sapeva che molto spesso suo fratello e Hermione discutevano, ma la ragazza le era sembrata particolarmente sconvolta.
«Questa volta io non ho fatto niente, lo giuro!» si giustificò il ragazzo. E aveva ragione, non aveva detto o fatto niente di strano, anzi, si stava impegnando per essere più accorto e sensibile, ma Hermione in quei giorni era stata strana, quasi assente. E Ginny, come al solito, dava per scontato che la colpa fosse sua.
I due fratelli furono interrotti dall’arrivo dei gemelli, appena rientrati da lavoro. George era tranquillo, ma Fred appariva visibilmente agitato.
«Amh… dov’è Hermione?» sussurrò.
«Chiusa in bagno da un pezzo. Ma non dovresti essere tu ad andare!» borbottò Ginny, dando un colpetto a Ron

Storia partecipante al contest "Così fan tutti III edizione" indetto da Matilde di Shabran sul contest di efp.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Listen to your heart
 
Alla fine Hermione era crollata. Aveva provato ad ingoiare tutto, i dubbi, la paura, la tensione, ma nel ritrovarsi davanti la cruda realtà dei fatti aveva ceduto. Era stata pienamente convinta che tutto sarebbe andato bene. In fondo, tutti sbagliavano. Anche lei sbagliava, ma quando ci si trovava in mezzo i guai era molto più difficile rimanere lucidi, cercare di mantenere la calma. Aveva mandato tutto in malora e non vedeva via d’uscita. Le lacrime le solcavano il viso, non avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto farsi forza, reagire, prendersi la responsabilità delle sue azioni. Ma era  difficile, se non impossibile. Fred sarebbe tornato presto. Avrebbe voluto alzarsi e andare da lui, ma in verità non aveva le forze per muoversi. Riusciva solo a rimanere seduta lì, sul freddo marmo del bagno. A pensare e a ripensare, a chiedersi come fosse potuto accadere.
 
Durante l’estate, Hermione si ritrovava a passare molto tempo alla Tana, anche a dormirci. Dopotutto quella era oramai la sua seconda famiglia, soprattutto dal momento che era fidanzata con Ron da un po’.
Stare con lui era davvero strano. Erano stati amici per tanto tempo, eppure adesso eccoli lì, insieme come una coppia. Certo, non sempre era facile. Lei e Ron avevano due caratteri diversi, due diversi modi di pensare, però si amavano, su questo non c’era alcun dubbio. Anche se molto spesso si ritrovavano a discutere e a litigare, facevano pace abbastanza in fretta.
O almeno, la maggior parte delle volte. Hermione dormiva nella stessa camera di Ginny e quella sera, subito dopo mangiato, si era alzata da tavola, andando a rifugiarsi sotto le coperte per cercare di calmare i suoi nervi, avrebbe preferito non essere di peso per nessuno. Era già passato un anno da quando lei e Ron si erano ufficialmente messi insieme. I primi mesi erano stati quelli più gioiosi e tranquilli, poi ovviamente erano iniziati i primi problemi. Screzi di un nonnulla, ma ultimamente lei e Ron sembravano essere in disaccordo su tutto. Ginny, un po’ più esperta in fatto d’amore, l’aveva rassicurata dicendole che non doveva preoccuparsi, che nelle relazioni era assolutamente normale avere sia momenti alti che bassi. Hermione le aveva creduto, ma si sentiva emotivamente giù di corda. Amava Ron, ma a volte sembrava non comprenderla. O forse era lei ad essere troppo rigida? Magari era lei ad essere sbagliata?
Era una possibilità.
Si arrotolò ancora nelle coperte e decise che avrebbe fatto finta di dormire.
Non aveva messo in conto dell’inaspettata visita di Fred. Infatti, quando sentì dei passi, in un primo momento credette trattarsi di Ginny.
E poi udì una voce.
«Ma guarda, mi chiedo proprio Hermione dove sia», rifletté ad alta voce, sarcastico.
Hermione si lasciò andare ad un mugolio, facendosi piccola.
«Fred, vattene. Non è il momento.»
«Ma è proprio perché non è il momento che sono qui», sospirò allargando le braccia. «Lo sai, puoi darla a bere a chi vuoi, ma io sono troppo sveglio.»
Dopo qualche secondo di silenzio, Hermione cacciò la testa fuori, mostrando gli occhi arrossati e le guance umide.
Fred scosse il capo.
«Ahi, quelle sono delle brutte lacrime. Ron ti ha fatto di nuovo arrabbiare? D’accordo, vado a dargli una lezione e torno.»
Hermione sgranò gli occhi, alzandosi.
«No Fred, ti prego, non è una buona idea!» esclamò, congiungendo le mani e ritrovandosi con i capelli tutti in disordine. Fred la fissò, scoppiando poi a ridere.
«Sei buffa.»
Che le volesse o no, Hermione si era ritrovata a ridere a sua volta. Con Fred era così, non poteva essere altrimenti. Aveva un buon rapporto con tutti i fratelli Weasley, ma Fred aveva la capacità di farla ridere e tirarle su il morale come nessuno Non era la prima volta che lui interveniva per strapparle un sorriso, riuscendoci sempre. E Fred, dal canto suo, provava una strana e immensa soddisfazione nel riuscire a farla sorridere. Dopotutto era molto legato a Hermione, come se fosse una sorella minore… circa.
«Buffa…» ripeté lei, imbronciata. Fred era davvero incredibile, per certi versi somigliava a Ron, ma per altri era completamente diverso.
«Allora, questa volta cos’ha combinato? È stato cattivo con te? Non è che ha un’altra, vero?»
Hermione fece una smorfia, dandogli un colpetto.
«Fred, ma che dici? Lo sai che Ron non farebbe mai una cosa del genere…» poi sospirò, socchiudendo gli occhi. «Non è che mi abbia fatto qualcosa in particolare… Ma ultimamente discutiamo più del solito, su tutto. E poco fa ci siamo messi a parlare del futuro.»
Parlare di futuro pareva ancora strano ad un anno dalla Guerra. Eppure pian piano la vita normale stava venendo ricostruita, passo dopo passo.
«Sai, Ron ha detto che vorrebbe sposarmi al più presto. E quando gli ho risposto che avremmo avuto bisogno di tempo se l’è presa. Non ho mica detto che non voglio sposarlo, certo che voglio. È solo che… io mi sono appena diplomata e poi… voglio pensare anche alla mia carriera e… insomma, ho detto qualcosa di sbagliato?»
Hermione si era sentita stupida, ma di fatto le era venuto naturale sfogarsi. E Fred, d’altro canto, l’ascoltò senza fiatare.
«Io credo che mio fratello sia solo molto insicuro, ecco perché reagisce così. Ma capirà, non devi preoccuparti per questo.»
Hermione sospirò, stringendo il cuscino. Non stava andando tutto come se l’era aspettato. A parte quella breve parentesi al quarto anno con Viktor Krum, Hermione non aveva idea di come funzionasse una relazione, se fosse giusto o meno sentirsi in quel modo. E Fred non aveva mai avuto storie serie e non ne sentiva il bisogno. In quel momento aveva solo bisogno di vederla ridere, ancora. Le poggiò una mano sulla spalla e, attraverso il tessuto dei vestiti, Hermione sentì la sua mano e un brivido. Alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi castani.
«Suvvia. La strega più brillante di Hogwarts non può abbattersi per così poco. È l’amore. Almeno credo, non sono poi un esperto.»
Hermione allora si voltò a guardarlo. Non capì perché dovesse tremare o perché il suo cuore avesse preso a battere così velocemente. Sapeva solo che per un attimo si era sentita abbracciata e compresa, come se niente potesse farle del male. E poi un forte impulso, un impulso che una persona ragionevole come lei avrebbe dovuto tenere a bada. E forse ci sarebbe anche riuscita se solo Fred non l’avesse assecondata. Anche lui infatti provava le medesime - sbagliate - sensazioni . Volere bene e tenere a qualcuno era un conto, ma provare quel tremore e quella sorta di eccitazione , forse l’eccitazione del proibito, era sbagliato.
Non con lei, non con la ragazza di suo fratello.
Fred tolse di scatto la mano.
«Forse adesso io dovrei andare…»
Hermione però ebbe paura. Si aggrappò a lui, cosa che mai avrebbe fatto se fosse stata lucida, stringendo il suo braccio.
«Aspetta», sussurrò soltanto. Fred la guardò sorpreso. Oh, lei aveva l’espressione di qualcuna che aveva bisogno di essere scaldata. Ed era così, in effetti, Hermione desiderava ancora quel fuoco. Si guardarono, si studiarono, in attesa che l’altro facesse la prima mossa. E poi agirono insieme, assecondando quel loro desiderio inconsulto e folle, di scaldarsi a  vicenda, di cancellare solo per qualche istante ogni paura. E poi era successo, come forse avrebbero potuto immaginare. Quella sera, alla silenziosa Tana, Hermione e Fred sbagliarono insieme, di nascosto, con gemiti soffocati e la promessa che mai più sarebbe successo e che mai nessuno avrebbe dovuto sapere.
 
Forse era stata troppo irresponsabile. Hermione non riusciva a darsi pace. Tutti potevano sbagliare, ma perché proprio lei? Perché in quel momento? Ron non aveva mai saputo niente, se ne fosse venuto a conoscenza la loro relazione sarebbe finita. E Hermione non voleva, teneva a lui, così come teneva a Fred.
Fred, di cui portava il figlio in grembo.
Ne era sicura, con Ron avevano sempre usato le giuste precauzioni. Con Fred, l’unica volta in cui erano stati insieme, quasi due mesi prima, invece no. Che stupida, avrebbe dovuto pensarci. Il dubbio l’era venuto qualche giorno prima, in seguito ad un ritardo sospetto. L’era bastato comprare un test di gravidanza, che ora stringeva tra le mani, per apprendere la dura realtà. Incinta, ma non di Ron.
E adesso riusciva solo a piangere tutte le sue lacrime, completamente impossibilitata dal muoversi.
 
«Ora basta, Ronald. Mi hai stancata, che hai combinato questa volta?» a braccia conserte, Ginny cercò di indagare. Sapeva che molto spesso suo fratello e Hermione discutevano, ma la ragazza le era sembrata particolarmente sconvolta.
«Questa volta io non ho fatto niente, lo giuro!» si giustificò il ragazzo. E aveva ragione, non aveva detto o fatto niente di strano, anzi, si stava impegnando per essere più accorto e sensibile, ma Hermione in quei giorni era stata strana, quasi assente. E Ginny, come al solito, dava per scontato che la colpa fosse sua.
I due fratelli furono interrotti dall’arrivo dei gemelli, appena rientrati da lavoro. George era tranquillo, ma Fred appariva visibilmente agitato.
«Amh… dov’è Hermione?» sussurrò.
«Chiusa in bagno da un pezzo. Ma non dovresti essere tu ad andare!» borbottò Ginny, dando un colpetto a Ron. Fred scosse il capo, sbrigandosi a raggiungere la ragazza. George, dal canto suo, si poggiò alla parete sospirando. Chiaramente lui sapeva. E non c’era stato nemmeno bisogno che suo fratello dicesse nulla, dopotutto lo comprendeva meglio di chiunque altro.
 
Fred arrivò davanti la porta del bagno, bussando delicatamente. Qualche giorno prima, Hermione gli aveva confidato del suo ritardo ed era andato in panico, anche se era stato bravo a nasconderlo. Nonostante la sua capacità di vedere sempre il lato positivo, in quel momento non riusciva proprio a vedere nulla per cui essere positivi.
«Hermione… sono io…»
Dopo qualche istante, finalmente la ragazza aprì. Aveva gli occhi lucidi per il pianto e il viso umido.
«Fred…» mormorò.
«Ehi», lui si sforzò di sorridere. «Dovevi aspettarmi, potevamo farlo insieme… deve essere stato difficile», e dicendo ciò le accarezzo una guancia. Si amavano? Non trovavano una risposta a quel quesito. Erano  stati insieme una volta sola, un’unica bellissima volta, eppure il destino sembrava aver fatto loro un brutto scherzo.
«È positivo», sospirò Hermione.
«L’avevo già capito», Fred si portò una mano sulla testa, cercando di rimettere a posto i pensieri. In quei  giorni aveva pensato parecchio a come avrebbe dovuto comportarsi, eppure eccolo lì, completamente spaesato. Anche se era molto giovane, non lo spaventava l’idea di avere un figlio. Il fatto era che quel figlio sarebbe stato frutto di un tradimento e non avrebbero potuto nasconderlo. Lui non voleva e sicuramente nemmeno Hermione.
«Sono… così stordito. Cosa… voglio dire, come dovremmo comportarci? Dovremmo… tenerlo…?» Fred stava cercando di utilizzare la parole giuste, Hermione era già abbastanza scossa. La ragazza scosse il capo.
«Io… non lo so, non so niente, so soltanto che ho una nausea terribile e che in qualche modo a Ron dovremmo dirlo.»
Da ciò certamente non si sfuggiva. Sarebbe stato più facile fingere che il bambino non fosse suo, ma vivere nella menzogna, ancora, non era ciò che avevano in mente. I due sentirono ad un tratto le voci di Ginny e Ron. La prima infatti stava trascinando il fratello verso il bagno, decisa a farlo parlare con Hermione.
Quest’ultima nascose subito il test di gravidanza, onde evitare domande di qualsiasi genere.
«Va bene, ho capito!» borbottò Ron, guardando poi gli altri due e sorprendendosi. Le loro espressioni erano strane. «Amh… ma che succede?»
Hermione e Fred si guardarono. Mentire e cercare di nascondere le cose non avrebbe fatto altro che peggiorarle. Dovevano prendersi la responsabilità delle loro azioni. Hermione poteva aver sbagliato, ma in qualche modo doveva cercare di porre rimedio.
«C’è una cosa che dobbiamo dirvi.»
Ginny cambiò immediatamente espressione. Non capì come, ma ebbe subito una sensazione. E fu quella giusta. Nel frattempo era arrivato anche George, che se ne stava dietro i due fratelli più giovani, con lo sguardo rivolto verso di loro.
«Perché avete quelle facce? E poi parlarci di cosa?» domandò Ron. Non capiva, in verità non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare. Scorse tra le dita della fidanzata qualcosa, uno strano bastoncino bianco e in plastica di cui ignorava l’utilità. «E cos’è quello?»
Hermione si irrigidì, sentendo per un attimo l’aria mancare. E se avesse nascosto tutto? Sì, avrebbe potuto fare finta di niente. E poi? Poi cosa sarebbe potuto succedere?
Bastò il suo contatto. Fred portò un braccio intorno alle sue spalle e con quel semplice gesto le fece capire che lui non voleva scappare, non poteva e non poteva nemmeno lei.
Forza e coraggio.
Ron fece una smorfia, ancora confuso, mentre Ginny aveva già capito, sarebbe bastato guardare le loro espressioni per comprendere.
«Io sono incinta…» sussurrò, in verità nemmeno le parve di sentire la sua stessa voce. Ron invece la sentì chiaramente e avvertì anche la terra mancare sotto i piedi. Non è che una cosa del genere non lo rendesse felice, ma semplicemente non si aspettava che accadesse così.
«C-come? Aspetta… ma come…? Oh, no. Accidenti, avrei dovuto prestare più attenzione? Io non … non…»
Non gli venne nemmeno in mente di chiedere se ci fosse altro, perché dopotutto avrebbe dovuto? Ma sarebbe stato Fred a parlare, questa volta, era responsabilità di entrambi.
«Ron, non è figlio tuo», quando lo disse non gli sembrò neanche vero. Era tutto surreale, eppure ecco lì. Ecco Ginny che arrossiva e forse smetteva di respirare, ecco che George gli aveva fatto un cenno con il capo e Ron che in un primo momento aveva preso a ridere sguaiatamente.
«Oh, andiamo. Questo è uno scherzo di cattivo gusto perfino per te. Come sarebbe a dire non è mio? E di chi dovrebbe essere?»
Così com’era nata, la sua risata  aveva finito con l’estinguersi rapidamente. Fred e Hermione erano fin troppo seri. E allora una consapevolezza a cui non avrebbe mai nemmeno immaginato, iniziò a farsi largo in lui. C’era un motivo se Fred stringeva a sé Hermione con quel fare protettivo, c’era un motivo se avevano deciso di dirlo insieme. Perché insieme si erano macchiati del medesimo peccato imperdonabile. Ron scosse il capo, non sicuro di sentirsi in sé.
«No, non è vero. Non può essere. Fred, Hermione… mi state prendendo in giro?»
«Ragazzi», Ginny aveva la voce spezzata e li guardava con gli occhi lucidi. Era sconvolta, ma anche delusa. Hermione non gli aveva accennato a nulla e un po’ si sentì colpevole per non aver capito. George finalmente decise di prendere la parola.
«So che vi sto chiedendo molto, ma credo che è meglio se non ci lasciamo andare alla rabbia. O al panico.»
Sua sorella si voltò a guardarlo.
«Tu lo sapevi? George…»
«Mi spiace, Ginny. Ma non toccava a me dirvelo», dichiarò infine. George non si trovava in una posizione facile, ricordava perfettamente quando Fred, qualche giorno prima, si era finalmente confidato.
“Sono nei casini, Georgie. Io e Hermione… siamo andati a letto insieme… adesso lei potrebbe essere incinta”.
Se n’era sorpreso, ma in fondo nemmeno tanto. Conosceva Fred meglio di chiunque altro e aveva sempre visto il riguardo particolare nei confronti di Hermione, il modo in cui era capace di consolarla e farla sorridere. Piccole cose a cui nessuno aveva fatto caso, ma lui sì. Per tal motivo non trovava poi così assurdo il fatto che fra loro ci fosse stato qualcosa.
La voce di Molly riecheggiò tra le pareti, direttamente dal piano di sotto.
«Ragazzi? Tutto a posto lassù? Guardate che tra poco si cena…!»
Hermione guardò Ron. Forse in attesa di una sua reazione, qualsiasi cosa. Il suo fidanzato in effetti aprì la bocca, cercando di far apparire il suo tono di voce il più normale possibile.
«Sì, mamma. Tutto a posto. Credo che prima di cena andremo a fare una passeggiata. Sai no… per aprici lo stomaco» disse, guardando Hermione negli occhi. Sua madre rispose poco dopo.
«E va bene, ma non fate tardi!»
Discuterne davanti al resto della famiglia non sarebbe stato opportuno, non  subito almeno. Ron aveva un mondo da esternare, tanta rabbia, dolore e domande. Perché? Perché era successo ciò? E perché Hermione aveva scelto di tradirlo proprio con suo fratello? Si ritrovò a pensare che forse, se fosse stato un estraneo, l’avrebbe presa meglio. I cinque deciso di uscire, nonostante fosse quasi sera, in fretta per sfuggire alle domande di Molly, che qualcosa doveva aver captato. Si allontanarono un po’ dalla Tana, primo fra tutti Ron, che camminava veloce. A fatica, Hermione gli stava dietro.
«Ron… Ron, ti prego, fermati! Ma si può sapere dove stai andando?» ansimò stanca.
Ron si fermò di scatto e quasi lei non andò a sbattergli contro. E fu quando la guardò negli occhi che poté leggere tutto il suo dolore e sconforto. L’aveva ferito e tale consapevolezza la faceva star male.
Lei non voleva, non avrebbe voluto ferire nessuno, eppure era ciò che aveva fatto.
«Come avete potuto farmi questo?!» Ron puntò loro il dito contro, rosso in viso e furente. «Hermione, tu sei la mia ragazza e… con mio fratello! Proprio con lui, dannazione…!»
Entrambi erano stati preparati ad una reazione del genere, Fred soprattutto.
«Ron, è stata anche colpa mia. Mi dispiace, lei quella sera era triste e ho cercato di consolarla e…»
«Certo, mi pare ovvio, ho capito!» gridò lui, indietreggiando, non voleva stargli vicino. «Io sono il cattivo della situazione e tu il cavaliere dall’armatura dorata che la salva! E non mi sono neanche accorto di niente. Che razza di idiota, che cretino!» e dicendo ciò si portò una mano sul viso. Non avrebbe voluto piangere, non davanti a loro, ma come potersi trattenere? Il suo cuore sanguinava. Ginny tirò su col naso e quando Hermione vide le sue lacrime si sentì malissimo. La sua migliore amica era un tipo forte e che raramente si lasciava andare alle lacrime.
«Ginny…» sussurrò, ma lei scosse il capo.
«Ragazzi… io vorrei essere felice per voi. Insomma, una gravidanza è sempre qualcosa di bello, solo che… non così… non così…»
Dopo aver detto ciò, si portò una mano sul viso e si allontanò svelta, voleva evitare di farsi vedere in quello stato pietoso. Hermione la guardò e guardò poi gli altri due. Non avrebbe mai pensato di portare  una sofferenza del genere, che avrebbe coinvolto così tanta gente. Fu George ad andare dalla sorella, lasciando gli altri tre da soli. Ron era in silenzio e la guardava con delusione e rabbia.
«È stato quella sera, vero?» domandò all’improvviso. «Quasi due mesi fa abbiamo avuto un litigio pesante. Davvero ti ha spaventato tanto l’idea di un futuro con me?»
Hermione fece per avvicinarsi, ma si fermò perché sapeva che Ron non avrebbe gradito. Non poteva giustificarsi, non c’era niente di giustificabile, aveva seguito il suo cuore piuttosto che la ragione.
«No, Ron. Non è stato solo questo. Io… è stato tutto. Ed è successo, non mi giustifico, io te l’avrei…»
«Me l’avresti detto?» chiese con un sorriso ironico, amaro. «O forse sei stata costretta viste le circostanze? Se dovevi tradirmi, dovevi almeno fare attenzione.»
Entrambi conoscevano abbastanza Ron da sapere che quando era arrabbiato diventava molto duro. Fred sentiva di essere più di tutti dalla parte del torto. Perché era suo fratello, eppure l’aveva tradito. Aveva passato due mesi a tormentarsi, corroso dal senso di colpo e anche dal sentimento che provava per Hermione. Era sbagliato, eppure non aveva potuto impedirlo.
«Sì… te l’avremmo detto», mormorò. «Ron… so che non basteranno le scuse, non mi aspetto che tu mi perdoni. Anzi, non credo proprio che dovresti farlo, ma…»
Fred si era fatto vicino, ma Ron l’aveva respinto anche piuttosto aggressivamente. Hermione aveva provato paura, non era mai stato violento, ma non si sarebbe sorpresa di vederlo prendere a pugni Fred. Così come non si sarebbe sorpresa di vedere quest’ultimo fermo a subire. Stavano soffrendo tutti, in un modo o nell’altro.
«Non  toccarmi, Fred. La cosa più ridicola è che dovrei odiarvi, vorrei davvero. Eppure, in fondo, so di non riuscirci», affermò amaramente. Amava Hermione e voleva bene a Fred, nonostante tutto. Hermione sentì di nuovo le lacrime bagnarle le guance. Si incolpava, ma allo stesso tempo aveva l’impressione che non sarebbe potuta andare in nessun altro modo.
Ginny e George tornarono poco dopo. La prima si era asciugata gli occhi, ancora arrossati, rivolgendosi poi a Hermione e Fred.
«Io credo che i nostri genitori dovrebbero saperlo, subito. Se adesso glielo nascondiamo, potrebbe essere peggio, più avanti.»
Quella era una saggia decisione. Era probabile che Arthur e Molly non l’avrebbero presa bene, come in seguito il resto della famiglia, ma dovevano sapere. Ron in realtà ne avrebbe fatto volentieri a meno, si sentiva troppo deluso, ma la rabbia che in un primo momento l’aveva colto, stava lasciando spazio alla tristezza più totale e alla passività. Hermione e Fred, dopo essersi guardati, annuirono. Tutti insieme tornarono alla Tana e dopo aver preso un respiro profondo, parlarono sia con Molly che con Arthur.  I coniugi Weasley non dissero una parola, li ascoltarono fino alla fine. Anche se per Molly non era stato facile trattenere le lacrime e poi, di fatti, era scoppiata. Fred poteva vedere lo sguardo carico di delusione e apprensione dei suoi genitori. Si vergognava di ciò che aveva fatto e si vergognava anche Hermione, ferita al pensiero di aver fatto del male alle persone che amava. Attorno al tavolo, Ginny, George e Ron se ne stava stavano in silenzio. Quest’ultimo guardava un punto fisso nel vuoto, come se fosse assente.
«Com’è potuto accadere?» Molly tirò su con il naso. «Fred… Ron è tuo fratello.»
«È anche colpa mia, l’abbiamo voluto entrambi», disse subito Hermione. «Non avremmo mai pensato che la situazione potesse degenerare in questo modo.»
Nessuno avrebbe potuto vederlo, ma sotto il tavolo, Fred le stava stringendo una mano. E ciò le stava dando una forza incredibile.
«Che cosa intendete fare?» domandò Arthur Weasley, con una durezza nello sguardo che in genere non gli era mai appartenuta. Non ci sarebbe stato bisogno di chiedere “A che cosa?”, perché era piuttosto chiaro. Hermione respirò profondamente, ricambiando la stretta di Fred. Doveva essere forte, come non era stata prima.
«Io voglio tenerlo», dichiarò cristallinamente, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da parte di Fred, che dal canto suo ci aveva sperato.
«È così, Fred? È quello che vuoi anche tu?» domandò Molly, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto. Suo figlio annuì, rigido sulla sedia.
«Questa è una responsabilità mia.»
Da Ron ancora neanche un cenno, neanche una parola. Eppure quella discussione riguardava anche lui.
«Ron… insomma, non dici niente tu?» domandò un’ancora scossa Ginny. Suo fratello la guardò, scuotendo lievemente il capo.
«Non c’è assolutamente niente che devo dire. I fatti hanno parlato abbastanza.»
Quella era stata la sua fredda risposta che aveva posto fine alla conversazione. Arthur e Molly, in particolare quest’ultima, erano delusi e amareggiati dal comportamento del figlio e di Hermione. Entrambi i ragazzi erano consapevoli che non sarebbe stato facile per loro accettare la situazione, ma la realtà dei fatti era quella e non potevano cambiarla.
La prima cosa che Hermione aveva fatto era stato andare da Ginny. Quest’ultima infatti se n’era andata in giardino, sotto il sole, per cercare di rilassarsi un attimo. Il vento accarezzò i capelli rossi della giovane Weasley, fin quando la voce di Hermione la portò ad aprire gli occhi.
«Posso sedermi?»
Ginny la guardò duramente, ma senza odio. Lei era sempre la sua migliore amica e ciò non sarebbe cambiato facilmente.
«Accomodati.»
Le si sedette accanto, rimanendo in silenzio per qualche secondo. Non aveva intenzione di uscirsene con stupide frasi fatte, avrebbe lasciato che fosse il cuore a parlare.
«Mi dispiace di non avertelo detto», disse ad un tratto, interrompendo il silenzio. «Anche se non mi giustifica, penso che fosse perché avevo paura…»
«Paura di cosa? Che lo dicessi a qualcuno?» domandò Ginny, subito sulla difensiva, ma l’amica scosse il capo, paziente.
«Avevo paura che potessi giudicarmi. Perché ho tradito Ron con Fred e sono rimasta incinta. Non esattamente un atteggiamento da me, non trovi?»
L’espressione di Ginny si rilassò appena. A questo non aveva pensato, ma Hermione avrebbe dovuto sapere che mai e poi mai l’avrebbe giudicata.
«Non l’avrei fatto! Va bene, magari mi sarei arrabbiata, mi sarei chiesta cosa diamine ti fosse passato per la testa, ma ti sarei rimasta accanto! Hai dovuto sopportare tutto questo da sola!»
«Da sola con Fred, in realtà», e sorrise appena, dolce. «Mi dispiace davvero. Spero solo di non aver distrutto una famiglia… non credo potrei mai perdonarmelo.»
Ginny distolse lo sguardo e silenziosamente allungò una mano verso quella di Hermione sull’erba, stringendola.
«Ginny…»
«Sono ancora arrabbiata con te. E con Fred, ma a lui ci penserà dopo. Ma sei incinta di un bambino che sarà mio nipote e ammetto che questo mi da gioia, anche se non pensavo sarebbe successo così. Quindi… anche se la situazione sarà difficile… potrai trovarmi a tuo fianco.»
Era ancora scossa e delusa, ma in ballo c’era qualcosa di ancora più importante e grande. Hermione sentì gli occhi pizzicare. Aveva sempre immaginato che una sua eventuale gravidanza sarebbe stata così, con la sua migliore amica al suo fianco. Non sarebbe stato facile, ma Hermione sapeva di avere dei validi sostegno accanto. Ricambiò la stretta di mano e sorrise tra le lacrime.
«Speravo lo dicessi.»
«Sì, ma in cambio, se è una femmina devi chiamarla Ginevra. Adesso lo pretendo», affermò la Weasley con un sorriso furbo, facendola ridere.
In effetti poteva essere un’idea. Accostare un nome al bambino lo rendeva ancora più reale.
«Amh… scusate…»
Le due amiche sollevarono lo sguardo, ritrovandosi Ron davanti. Sembrava essere un po’ più calmo rispetto a poco prima e da come guardava Hermione era evidente che volesse parlarle.
«Ginny… puoi lasciarci soli un secondo?»
La ragazza in verità non impazzì all’idea di lasciarli in solitudine, ma si fidava abbastanza di Ron da sapere che non avrebbe fatto nulla di inconsulto. Quando se ne fu andata, lui si lasciò cadere pesantemente accanto a lei, senza guardarla negli occhi.
«Quella volta ti ho fatto tutti quei discorsi, quello sullo sposarsi, avere una famiglia, perché davo per scontato che fosse quello che volevi.»
Lei si portò una mano sul viso, iniziava ad avvertire dolore alla testa per tutti quei pianti.
«Ron, era quello che volevo…»
«Non con me, evidentemente.»
Hermione incassò il colpo e non rispose, dopotutto se lo meritava.
«Non era per quello. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il fatto è che… non lo so. È che non è stato come mi aspettavo. Forse è perché siamo troppo diversi, forse perché siamo cambiati…»
«E non potevi dirmelo?» solo a quel punto Ron si voltò a guardarla, proprio nel momento in cui il vento le scombinò i capelli.
Lei, che fino a poco tempo prima era stata così sua. O forse non lo era mai stata.
«Pensavo che saremmo andati avanti.  Volevo che andassimo avanti, perché Ron, io ci tengo a te», le venne istintivo cercare di sfiorargli la mano, ma Ron si retrasse. Una cosa che gli era sempre venuta naturale, come il farsi toccare, ora gli faceva impressione. Era ferito, ma quel che era successo non poteva essere cambiato. C’era una domanda che gli premeva fare.
«Lo ami?» sussurrò. Hermione trattenne il fiato. Amava Fred? Non avrebbe saputo dirlo, ma era anche vero che per arrivare addirittura a tradire Ron, non poteva essere stata solo la foga del momento. Fred la faceva stare bene, con lui non esisteva incertezze, ed era una sensazione magnifica. Non se la sentì di rispondere, ma in quel silenzio Ron vi trovò una risposta più che esaustiva.
«D’accordo, questo era ciò che volevo sapere», dicendo ciò si alzò, guardando verso il cielo e il sole che si apprestava a tramontare. C’erano tante cose che Hermione avrebbero potuto dire, eppure scelse di rimanere in silenzio. Forse era solo una sua impressione, ma aveva notato una nota di dolcezza – o rassegnazione? – nel suo tono di voce. Chiuse gli occhi e accanto a lui respirò profondamente.
 
George e Fred erano rimasti a guardarli a debita distanza. Non avevano sentito molto, ma a giudicare dalle espressioni e dai movimenti dei due ragazzi la situazione non era degenerata.
«Non mi perdonerà mai e avrebbe ragione», sospiro Fred.
«Io invece sono fiducioso. Non farti abbattere, non potevi sapere che ti saresti innamorato proprio di lei, fra tutte.»
Il gemello si lasciò andare ad un’espressione stupita.
«Io non ho mai detto di amarla.»
«Oh, come se ce ne fosse bisogno», George gli diede una pacca su una spalla. Allora Fred sollevò lo sguardo verso Hermione. Pensò di non averla mai trovata bella come in quel momento, con gli occhi arrossati e l’espressione malinconica. Allora lei si voltò a guardarlo e un moto di emozione lo colse. Avevano combinato un gran casino, loro. Ma chissà che non sarebbe potuto nascerne qualcosa di bello.
Si sentì svuotato e al contempo riempito.
 
Qualche mese dopo…
 
Come si erano aspettati, quelli non erano stati mesi facili. In famiglia tutti erano turbati dal tradimento di Hermione e della decisione sua e di Fred di tenere il bambino. Era capitato che qualche discussione nascesse ancora, ma tutto sfumava alla stessa velocita a cui arrivava. Hermione e Fred avevano imparato ad essere discreti, a vedersi fuori casa, a godere della compagnia reciproca, a scoprire il sentimento che quella notte di qualche mese prima li aveva uniti. Se da un lato avevano voglia di non affrettare le cose, da un lato sapevano che di tempo ne rimaneva poco. Avevano deciso di andare a vivere insieme, dopotutto sarebbero stati in tre ed er giusto che vivessero tutti e tre insieme. Pian piano, i rapporti stavano tornando ad essere meno rigidi. A Ginny la delusione era passata presto,  troppo felice all’idea che la famiglia si sarebbe allargata ancora. E in fondo anche gli altri componenti di quest’ultima la pensavano come lei. Fu Molly stessa, ad un certo punto, a invitare Hermione a casa loro e per la ragazza quello era stato un grande passo in avanti.
«Allora, come sta la piccola Ginevra?» domandò Ginny accarezzando il ventre oramai curvo dell’amica.
«Come fai a sapere che sarà una femmina? Magari avranno un maschio e ovviamente si chiamerà George, Fred me l’ha promesso!» protestò suo fratello.
«Io non ti ho promesso niente!» Fred allargò le braccia, possibile che venisse messo in mezzo ogni dannata volta?
Molly si avvicinò, poggiando sul tavolo basso delle tazzine con del tè. Pareva impossibile, eppure molto lentamente stavano ricominciando.
«Allora, come va la nuova casa?» domandò Arthur.
«Prende forma. Sono sicuro che tra non molto sarà pronta», disse Fred piuttosto fieramente. Era l’unico a lavorare, Hermione avrebbe rimandato i suoi progetti lavorativi a dopo la nascita del loro primo figlio. Stavano costruendo qualcosa di loro e l’aiuto da parte dei familiari non era mancato.
Hermione ancora stentava a credere di poter stringere la mano di Fred.
Fred il suo compagno, Fred il padre di suo figlio, forse anche suo futuro marito, chissà?
La vita la stavano costruendo giorno per giorno.
La porta si aprì e si richiuse subito dopo. Ron era rientrato senza preavviso ed era rimasto un attimo stupito nel ritrovarli tutti lì. Erano state rare le volte in cui si era incontrato con suo fratello e la sua ex, aveva bisogno del tempo per sé. Per tale motivo si era dedicato al Quidditch ed era arrivato alla conclusione che voleva giocare da professionista. Il tempo sembrò fermarsi un attimo quando i loro occhi s’incontrarono.
«Amh… ciao Ron», Fred lo salutò. Andava sempre in punta di piedi quando si trattava di lui, temendo sempre una sua possibile reazione. Ron li osservò con le labbra serrate.
«Guardate che potete venire anche quando ci sono», disse semplicemente e poi guardò Hermione. Vederla così, raggiante e felice grazie a qualcuno che non era lui faceva ancora male, ma avendo avuto modo di riflettere, aveva capito che l’unica cosa da fare era rassegnarsi. Prima o poi sarebbe stato in grado di farsene una ragione. Hermione annuì, sorridendo.
«Grazie.»
«Ron, caro, perché non ti fermi qui con noi?» tentò Molly, ma suo figlio scosse il capo.
«Tra poco devo uscire di nuovo, sai no, gli allenamenti di Quidditch…»
Era ancora presto, magari un giorno. Il ragazzo salì le scale e quando Ginny sentì la porta della sua camera chiudersi, fece un sorrisetto.
«Tranquilla, non vi odia più tanto, me l’ha confidato l’altra sera, ma non ditegli che l’ho detto.»
A Fred venne da ridere.
«Non preoccuparti, non ne farò parola», dopodiché guardò Hermione e ne suoi occhi raggianti vide anche del sollievo.
Un respiro dopo una lunghissima apnea.

Nota dell'autrice
Con questa storia mi sono un po' sentita tornare ai tempi di "Il segreto inconfessabile", dove pure lì il povero Ron veniva cornificato. Anche se ovviamente in questa storia le cose vanno diversamente. Nel pacchetto che ho scelto, la protagonista doveva rimenere incinta di un altro, pur essendo impegnata. Ammetto che all'inizio avevo pensato a tutt'altra coppia, ma Fred e Hermione sono una delle mie otp e ogni scusa è buone per scrivere di loro. Insomma, ci vorrà tempo per tutti per riprendersi, per Ron in particolare. Scrivere di Hermione che tradisce è stato difficile conoscendo il personaggio, ma alla fine chiunque pul commettere uno sbaglio del genere.
Spero vi sia piaciuta
 
   
 
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