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Autore: pampa98    25/07/2020    0 recensioni
[Storia partecipante alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di EFP]
Dieci personaggi e tante situazioni diverse in cui farli interagire. Cercherò di scrivere il più possibile su Jaime e Brienne, ma compariranno anche altre coppie, da pseudo-normali a completamente assurde.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Margaery Tyrell
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Daenerys&Sansa, Daenerys/Jaime

Prompt:
3 e 7 restano bloccati in ascensore. Uno dei due è claustrofobico. (Perché un claustrofobico dovrebbe mai prendere un ascensore? Nella mia testa, l’ho giustificato dicendo che aveva preso una storta alla caviglia).

 
IN TRAPPOLA



«No.»
«Non puoi fare le scale con quella caviglia.»
«La mia caviglia sta-ah! benissimo.»
Sansa scosse la testa.
«Dany, questo ascensore è sicuro. Io lo uso tutti i giorni per salire e scendere.»
«Già e chi ti dice che questo non sarà il giorno in cui ci resteremo intrappolate per sempre?»
«Non resteremo intrappolate! Non fare la bambina, forza.»
La prese sottobraccio e cominciò a trascinarla verso le porte metalliche.
«In teoria potresti portarmi giù in braccio» le disse Daenerys. «Sei abbastanza alta per poterlo fare.»
«Sei pesante per me.»
«Cosa?»
L’ascensore si aprì non appena Sansa premette il pulsante e poterono entrare subito.
«Sansa, non mi piace» la implorò Daenerys. Era sinceramente preoccupata e Sansa cominciò a prendere sul serio le sue paure.
«Appoggiati alla ringhiera» le consigliò, «e stai tranquilla. In un minuto saremo fuori, te lo prometto.»
Daenerys cominciò a prendere grandi respiri e sembrò calmarsi, fino a quando le porte dell’ascensore non si chiusero.
«Se restiamo… Bloccate… Giuro…»
L’ascensore iniziò a scendere. Il loro ufficio era al settimo piano e dì lì a una decina di secondi avrebbero raggiunto il parcheggio sotterraneo.
Ci fu un cigolio sinistro, un movimento brusco e poi più niente.
«Siamo arrivate? Perché non si apre?» chiese Daenerys.
«Ehm…»
A giudicare dalle spie luminose, erano ferme al quarto piano. Ma le porte non si erano aperte e il rumore che avevano sentito prima non era normale.
«Siamo bloccate?» la nota di accusa nella sua voce era palpabile.
«Ehm… No, no. È solo…» Sansa provò a premere qualche pulsante, senza successo. «È solo… Bloccato.»
«No. NO! Aprite questo ca-ah-zzo di aggeggio infernale!»
Daenerys raggiunse le porte dell’ascensore zoppicando e cominciò a batterci contro i pugni.
«Daenerys! Dany, calmati, non serve a niente.»
«Devo. Uscire.»
Continuò a battere sulle porte finché non fece per sbaglio pressione sulla caviglia ferita e cadde a terra.
«Attenta. Ti sei fatta male?»
«No, Sansa. Sto benissimo. Sul serio, ti prego» disse, sull’orlo delle lacrime. «Non riesco… Ho bisogno d’aria…»
Sansa si inginocchiò di fronte a lei, posandole delicatamente le mani sulla spalle.
«Guardami, Daenerys.»
Lei scosse la testa.
«Guardami!»
Daenerys stava boccheggiando e aveva gli occhi sbarrati dal terrore.
«Prendi un bel respiro…»
«Non ci riesco!»
«Sì che ci riesci. Segui me. Inspiri… Espiri… Inspiri… Con calma, piano piano.»
Daenerys iniziò a imitarla e dopo un paio di minuti riuscì a respirare normalmente.
«Non mi piacciono i luoghi chiusi» sussurrò lei dopo essersi calmata.
«Ora l’ho capito» rispose Sansa, accarezzandole la schiena. «Mi dispiace, credevo che fosse solo una tua fissazione. Evidentemente mi sbagliavo.»
«Già.»
Daenerys si appoggiò alla parete, tenendosi la caviglia slogata. Sapeva che indossare i tacchi sarebbe stata una pessima idea, ma quel giorno aveva avuto un incontro con la direttrice di un’azienda concorrente, Melisandre d’Asshai, e non le andava di farsi venire il mal di collo per riuscire a guardarla negli occhi. Almeno non era inciampata di fronte a lei.
«Ottimo, c’è campo» annunciò Sansa, con il telefono a mezz’aria. «Chiamo i soccorsi, ci sarà qualcuno che può tirarci fuori.»
Daenerys annuì, ricominciando a inspirare ed espirare e sforzandosi di dimenticare di essere incastrata dentro una piccola scatola metallica.
«Ciao, Sandor» disse Sansa. «Hai saputo? Sì, io e Daenerys siamo bloccate dentro. Ti ho visto prendere l’ascensore molte volte, quindi evita di giudicarci. Sì, va bene. Perfetto. Cerca di fare in fretta, mi raccomando.»
Chiuse la chiamata, tornando a sedersi accanto a Daenerys.
«Lo avevano già chiamato. Sta arrivando. Cerca di resistere ancora un po’.»
«Non mi sembra di avere scelta.»
Sansa sospirò.
«Davvero, Dany, ti chiedo scusa.»
L’altra scosse la testa.
«No, in realtà no. Tu usi l’ascensore tutti i giorni e non era mai successo niente. Semplicemente oggi non è la mia giornata. Oddio!»
«Che hai? Che succede?»
«Mi sono appena ricordata che stasera devo andare a cena con la famiglia di Jaime.»
Sansa si sforzò di non ridere. Jaime e Tyrion erano sopportabili, ma il resto della loro famiglia…
«Chiediamo a Sandor di aspettare a farci uscire?» propose scherzosamente.
Daenerys sorrise, anche se la paura tornò presto nel suo sguardo.
«Approverei, se non fossi claustrofobica. No, no: preferisco affrontare Cersei e Tywin Lannister piuttosto che stare rinchiusa qui o da qualsiasi altra parte.»
«Non sapevo che gli spazi chiusi ti facessero tanta paura.»
Daenerys abbassò lo sguardo, stringendosi le gambe al petto.
«Non tutti. L’ufficio non mi fa paura. Né la mia casa. Solo… Solo luoghi bui e stretti. È… ho avuto delle brutte esperienze in passato a causa di mio fratello. Ma non chiedermi altro, ti prego» aggiunse. «Non… Non ne voglio parlare.»
«Va bene» rispose Sansa. Le prese una mano, stringendola tra le sue. «Lo capisco e lo rispetto. E se un giorno volessi qualcuno con cui parlarne, la mia porta è sempre aperta.»
Daenerys sorrise e ricambiò la stretta.
«Ti ringrazio.»
«Ehi, uccelletto, platinata!»
Sansa sorrise, mentre Daenerys alzò gli occhi al cielo.
«Imparerà mai i nostri nomi?» chiese.
«Ne dubito. Sandor, siamo qui.»
«State lontane dalla porta. Cerco di aprirla.»
«Vedi di darti una mossa» brontolò una voce vicino a lui.
Daenerys si alzò in piedi, facendo attenzione a non premere sulla caviglia.
«Jaime?»
«Amore, stai bene?»
«Ehi, tutti e due!» sbraitò Sandor. «Rompete poco il cazzo. Platinata, spero tu sia abbastanza lontana dalla porta.»
«Sì, sì, è lontana» rispose Sansa. «Siamo a distanza di sicurezza.»  
Sandor forzò le porte metalliche e dopo alcuni secondi queste iniziarono ad aprirsi. Quando il varco creato fu abbastanza largo, Sansa aiutò Daenerys a uscire fuori – erano rimaste bloccate poco sotto il piano, perciò non fu difficile arrampicarsi fuori.
Appena fu fuori, Daenerys prese una grande boccata d’aria.
«Dany» Jaime corse subito da lei. «Stai bene?»
Lei annuì, prendendolo per mano.
«Sì. Sì, ma ho… Usciamo e basta.»
Rivolse un cenno a Sansa.
«Grazie. Non so che avrei fatto senza di te.»
La ragazza le sorrise.
«Te la saresti cavata comunque.»
Dany annuì e iniziò a camminare, anche se ogni passo era estremamente doloroso.
«Ti sei fatta male alla caviglia?» le chiese Jaime.
«Più o meno.»
L’uomo sospirò. Con un braccio le cinse la schiena, mentre l’altro andò dietro le ginocchia e la tirò su.
«Che… Che stai facendo?» esclamò Daenerys con il volto rosso.
«Non ti lascio certo camminare in queste condizioni. Andiamo subito al pronto soccorso.»
«Non serve, davvero. Sto bene. Sansa!» esclamò mentre lei e Jaime raggiungevano le scale. «Digli che non ne ho bisogno.»
«In realtà io credo che una visita ti farebbe bene» rispose, facendole l’occhiolino.
Daenerys aggrottò le sopracciglia, poi capì e sospirò. In effetti anche il pronto soccorso era meglio dei Lannister.

 
   
 
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