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Autore: Herm_periwinkle    26/07/2020    1 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’è questo rumore?” chiese Katara stropicciandosi gli occhi. Si sollevò un poco per cercare di capire da dove provenisse, ma una fitta lancinante alla testa la fece ricadere di peso sulla sabbia. Sentì lo stomaco rivoltarsi e dovette fare un enorme sforzo per non rimettere. Decisamente non aveva più l’età per simili nottate, si disse tra sé e sé. Aang, invece, era riuscito ad alzarsi, e stava slegando con aria assorta un messaggio legato alla zampa di un falco messaggero. Il cuore di Katara fece un tuffo per la preoccupazione, i falchi messaggeri raramente portavano buone notizie.
“Ci sono dei problemi nel regno della terra” rispose Aang sospirando “Pare che dei dominatori stiano abusando del loro potere e vessino il villaggio vicino di non-dominatori. Temo che la mia vacanza sia finita qui.” Aveva uno sguardo pieno di tristezza, ma non voleva costringere Katara a seguirlo, non anche questa volta. Era da tanto tempo che non la vedeva così serena. “Tu rimani qui con tuo fratello. Sono anni che non vi vedete, non mi perdonerei di separarti ancora da lui. Io tornerò presto.”
“Ma avevamo promesso che non ci saremmo mai separati” provò a dire Katara, nella speranza di trattenerlo. Sapeva di essere egoista, ma le sarebbe piaciuto che per una volta Aang pensasse anche a lei, alla sua famiglia e non solamente al mondo. “Siamo appena arrivati e avevamo detto che saremmo stati qui tutta la settimana.”
“Ed è per questo che tu manterrai la parola data a tuo fratello rimanendo qui. Io non ci metterò molto a risolvere questo problema, fidati di me.” Le posò un delicato bacio sulle labbra. “Mi mancherai, ma devo andare. Non posso voltare le spalle al mondo, non di nuovo”.
Katara lo abbracciò. “Non metterti nei guai, questa volta non ci sarò io a guarirti.” Lo strinse a sé più forte che poté, come se solo con un abbraccio potesse impedirgli di andar via. Nonostante desiderasse che rimanesse con lei sapeva di non poterlo trattenere, e lo amava anche per questo suo senso del dovere, che lo accompagnava sempre.
“Partirò subito, vado a svegliare gli altri e dirglielo. Chi sentirà Sokka, gli porto di nuovo via Momo.”
Katara rise, prima di ripetergli per l’ennesima volta le sue raccomandazioni: non mettersi nei guai, farsi aiutare, non infilarsi in combattimenti in cui era solo contro tutti e soprattutto di scriverle qualsiasi cosa accadesse tutti i giorni, così da poter essere certa che lui stesse bene. Aang sorrise nel vederla così preoccupata, era sempre la solita. Lo voleva proteggere a tutti i costi e a volte sembrava quasi non capire che ormi era diventato un uomo a tutti gli effetti e non era più il ragazzino trovato nell’iceberg.
 
Katara stava giocando con Momoka, quando Suki apparve sulla porta. “Non penso di essere stata così male da dopo i festeggiamenti per la sconfitta del signore del fuoco” disse Suki ridendo. “Ho lo stomaco sottosopra, eppure non mi era sembrato di aver bevuto così tanto.”
“Ti capisco. Non mi sono mai pentita tanto di qualcosa.”
“È sempre così?” le chiese all’improvviso.
“Cosa intendi?”
“La tua vita. Arriva un messaggio, Aang corre a risolvere il problema e tu con lui. Continue battaglie, sempre in movimento, mai un attimo di riposo.”
Katara sospirò. “Purtroppo sì. È il duro fardello di chi sta insieme all’Avatar presumo. Detto onestamente, a volte invidio la vostra quotidianità.”
“Non credere che per noi sia tutto rose e fiori. Fino a pochissimo tempo fa, io e Sokka eravamo sempre in movimento, non avevamo un minuto per noi. Lui era, ed è tutt’ora, impegnato con città della repubblica. Una città che ospiti dominatori di tutte le nazioni è difficile da governare, molto più di quanto avremmo potuto immaginare. Io continuo ad allenarmi con le guerriere Kyoshi e aiutiamo a mantenere l’ordine. Siamo ancora molto impegnati, ma cerchiamo sempre di ritagliarci qualche settimana l’anno per vivere una vita normale, senza il peso di essere quelli che hanno fatto parte del team che ha salvato il mondo.”
“Vorrei che fosse così anche per me. Sia chiaro, amo Aang ed amo la mia vita, ma a volte vorrei solo un po’ di tranquillità, una casa in cui tornare. Noi non riusciamo a prenderci una pausa, quando il mondo chiama, lui corre.”
“Che fate, mi escludete dalle chiacchiere tra donne?” chiese Toph entrando nella stanza “Sappiate che potrei offendermi.”
“Ma non stavi giocando con quei due bifolchi di mio marito e Zuko?”
“Sono degli scarsoni” rispose Toph buttandosi a terra “Si sono arresi al primo round, non c’è stata alcuna sfida. Ah e, tanto per la cronaca, tuo marito ancora sbarella per la bevuta di ieri sera. Quell’altro invece è tutta la mattina che rimette in giro per la spiaggia, dovreste vederli. Sono proprio una bella coppia.”
Suki scosse la testa, al pensiero di chi avrebbe dovuto mettere in ordine il disastro che quei due stavano combinando in cortile.
Uscirono fuori per controllare ed effettivamente le loro condizioni non erano molto diverse da quella che aveva descritto Toph. “Venite qui voi due” li richiamò Katara, pronta a risolvere la situazione e rimettere in sesto quei due derelitti.
“Sono solo fuori allenamento, sono anni che non bevo” disse Zuko cercando di recuperare un po’ di contegno, ormai inesorabilmente perduto.
“Non mi sembra una buona scusa” rispose Katare prendendolo in giro, mentre gli poneva le mani sullo stomaco, per fargli passare i terribili attacchi di nausea “Hai lasciato le tue tracce dalla spiaggia fino a qui.”
“E sappiamo benissimo che sarà proprio lui a ripulirle” urlò Suki, che stava arrivando con un secchio e degli stracci che gli lanciò addosso colpendolo in pieno.
“Sono ancora debole di stomaco, lasciami almeno il tempo di riprendermi!” provò a protestare lui, ma dopo aver visto l’occhiataccia che gli lanciò Suki si alzò subito in piedi “Scherzavo scherzavo, stavo proprio andando!”.
“Che signore del fuoco fifone!” lo canzonò Toph, mentre Zuko, mogio e profondamente disgustato, nonché imbarazzato, aveva appena cominciato a ripulire il suo disastro. Sokka, dal canto suo, stava cercando di entrare di soppiatto in casa, per non farsi beccare dalla moglie ed essere costretto a fare anche lui delle faccende di casa.
“Guarda che ti vedo sai. Non sperare di sfangartela così.”
“Dici a me per caso?” chiese con non-chalance, “Stavo giusto andando un attimo in casa… a prendere… ecco...”
“A prendere una scopa vero?”
“Mi hai proprio tolto le parole di bocca, dolce mogliettina! Proprio quella!”
Suki rise “Muoviti stupidone, Zuko ha bisogno di aiuto. Non credo abbia mai preso in mano uno straccio a giudicare da come lo sta osservando. Va bagnato con acqua e sapone prima di strofinarlo per terra, genio!”
“Ma non potrebbe farlo Katara? Lei con il dominio dell’acqua farebbe in un lampo!”
In risposta Katara lo colpì con un getto d’acqua, bagnandolo come un pulcino “Ops, mi deve essere sfuggita”. Toph, seduta sulla sua roccia, si stava sganasciando dalle risate “Oh, se ti vedessero i tuoi sudditi! Ci faresti proprio una bella figura!”
Zuko provò a tenere il muso, ma alla fine cedette e scoppiò a ridere proprio come tutto il resto del gruppo. Era bello, per una volta, non essere il signore del fuoco.

 
   
 
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