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Autore: manpolisc_    26/07/2020    1 recensioni
•Primo libro della trilogia•
Sharon Steel è una ragazza di diciassette anni che vive a Ruddy Village, una cittadina tra il Nevada e la California. La sua vita non è mai stata semplice: è stata definita pazza per le cose che vede e alle quali la gente non crede, che l'hanno portata a sentirsi esclusa. Solo l'arrivo di una persona come lei riuscirà a farle capire di non essere sbagliata, ma solo diversa. Scoprirà la sua vera natura e dovrà decidere del proprio destino.
Dal testo:
- È solo un bicchiere che è caduto. - Mormoro. Mi guarda, accennando un sorriso divertito.
- E la causa della sua caduta è solo qualcosa alle tue spalle, che brancola nel buio, pronto ad ucciderti. -
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 24

Mi guardo per l'ultima volta allo specchio, girandomi su entrambi i lati per osservarmi meglio, poi sospiro leggermente. Aspettavo il sedici luglio da giorni e, adesso che è ora di andare alla festa, non mi sento pronta; sono preoccupata che qualcosa possa andare storto, in realtà. Osservo il mio riflesso: ho una luce strana negli occhi. Forse paura, forse desiderio di mettere fine a questa storia, ma la verità è che non ne sono sicura. È un casino di sensazioni. Un'ombreggiatura scura bluastra-viola sotto gli occhi è evidente sul mio volto, segno di una notte non molto tranquilla. Infatti sono rimasta ore sveglia a ripassare il piano che io e Harry abbiamo preparato e che si concluderà con l'uccisione di June, ma toccherà a lui farlo, naturalmente. Io non ho intenzione di far del male a qualcuno, anche se quel qualcuno è una strega che odio. Non sono quel tipo di persona. Strano da dire, dato che sono stata io ad aver ucciso l'Adaro e aver quasi amputato la gamba a una delle due Ek Ek. Ma ora è diverso: parliamo di pugnalare una ragazza, per quanto lo sia. Non riuscirei a convivere con questo ricordo, sebbene Harry ripeta più volte che questo ormai sarà parte della mia vita. Ciononostante, è più forte di me: non sono nata per uccidere.
Passo frettolosamente le mani sul vestito non per aggiustarlo, bensì per scaricare la tensione. L'unica volta in cui mi sono addormentata questa notte ho fatto un incubo: il piano falliva, June riusciva a farla franca ma, non so per quale motivo, risparmiava me e Jackson. L'unico che ammazzava era Harry. Spero sul serio che questo sogno non si avveri. Non mi meraviglio di non essere riuscita a chiudere occhio: se morisse stasera, sarà solo per causa mia e della mia paura perché, se lui si trovasse in pericolo, non saprei affrontare la rossa, come avrei già dovuto fare molto tempo fa, anche solo per avermi messo in ridicolo per tutti questi anni. Avrei dovuto dirle qualcosa, tenerle testa, invece non l'ho fatto.
Comunque ora non ho tempo per pensare a quello che avrei potuto fare: devo concentrarmi sulla nostra "missione". Non sarà facile distrarre e allontanare June dalla festa per liberarci di lei, evitando tra l'altro che qualcuno ci veda e chiami la polizia. Devo già affrontare l'essere definita pazza; posso anche far a meno di essere chiamata assassina e di andare in prigione. Ad ogni modo, il fatto che non sia al corrente che noi conosciamo la sua vera identità è l'unico vantaggio che abbiamo su di lei. Perciò, combatterla alla festa è l'occasione più adatta. Non possiamo aspettare oltre.
Un altro motivo per cui non ho dormito molto è perché ho passato la nottata a studiare un po' il libro sui mostri. Non avrei mai pensato che ci fossero così tante informazioni interessanti su di loro. L'unica cosa che mi ha lasciato perplessa è aver trovato anche la sezione sugli Elementali. So che Jackson ha sempre affermato il contrario, eppure siamo una specie di mostri, in fin dei conti. Anche per questo, oltre ad essere moralmente scorretto, voglio evitare di uccidere June: e se mi piacesse? Anche se non sono umana, non voglio perdere la mia umanità. È anche assurdo che faccia certi pensieri: è assodato che non mi piaccia far del male alle persone, eppure ho come il presentimento di dover far attenzione a ciò, ma alla fine so che è solo una brutta sensazione causata dall'agitazione.
Lancio un'occhiata rapida al libro e mi allontano dallo specchio per afferrare l'enciclopedia e nasconderla sotto le coperte, timorosa che mia madre possa trovarla. Quando sento il suono ripetuto di un clacson dalla strada, segno che Harry è arrivato, mi affretto a recuperare e indossare le ballerine nere. Corro in bagno per aggiustarmi i capelli, che lascio sciolti, e mettermi un filo di matita sotto gli occhi. Devo comunque far finta che me ne importi qualcosa della festa.
- Sharon! C'è il tuo accompagnatore! - Esclama entusiasta mia madre dal piano di sotto. Mi sbrigo a prendere il giubbino di pelle e il cellulare, che infilo in una delle tasche, poi scendo giù. Alzo gli occhi al cielo quando la becco a scrutare fuori da dietro le tende. È una cosa nuova per lei vedermi andare di mia "spontanea volontà" a una festa, ma potrebbe evitare di far ciò, dato che mi imbarazza. Immagino se fosse stato il ballo della scuola: sarebbe stato di gran lunga peggio.
- Mamma! - Sbuffo rassegnata. Lei si gira, sussultando di poco per lo spavento. Era così concentrata a cercare di scoprire chi sia il ragazzo che mi aspetta in macchina che non mi ha neanche sentito scendere. Giustamente, le ho già detto come si chiama e le ho raccontato come ci siamo conosciuti (sebbene su questo punto sia stata davvero creativa), ma penso che abbia creduto alla solita storia del compagno di corso. Però, è ancora curiosa di vederlo di persona.
- Oh, sei stupenda. - Commenta dopo avermi osservato. Io provo a sorriderle nel modo più sincero possibile. Non credo sarebbe così felice se sapesse la vera ragione per cui andrò alla festa. Stranamente non mi ha fatto tante domande su questo, sapendo benissimo quanto le odi e che questa scelta avrebbe dovuto insospettirla, però si è limitata a fare i salti di gioia. Forse, ha avuto la speranza che queste cose cominciassero a piacermi, come quasi a tutti i ragazzi della mia età.
- Grazie. - Dico nel modo più gentile possibile. Harry suona nuovamente il clacson, con più insistenza però.
- Muoviti, su. Altrimenti Tondon sfonda quel volante. - Dice mia madre, scherzosamente. Se solo sapesse ciò di cui è davvero capace quel ragazzo, non avrebbe indugiato a credere che l'avrebbe sfondato sul serio, senza troppa fatica.
- Thompson. - La correggo, cercando di non riderle in faccia, poi prendo un bel respiro e mi faccio coraggio: questa sarà una serata che non dimenticherò facilmente, non solo perché andremo a combattere contro una strega, ma perché sarà la prima, vera e seria caccia della mia vita, la prima volta in cui sarò una cacciatrice e, un po', questa idea mi eccita. Finalmente mi sentirò parte di qualcosa, nonostante sia surreale. L'ho fatto altre volte, certo, ma stasera c'è qualcosa di troppo importante in ballo: Jackson.
Cammino velocemente verso la porta mentre mia madre comincia a farmi le solite raccomandazioni: non bere, non fumare, torna a casa presto... Quanto vorrei una serata normale, anche a quella festa inutile, ma abbiamo del lavoro da svolgere: eliminare June. O almeno lo spero.
- E mi raccomando: stai attenta con lui e non farti mettere le mani addos... -
- Ciao! - La interrompo, stufa di sentire altri avvertimenti, ma soprattutto prima che questi diventino troppo imbarazzanti. Ha già elencato ben venti cose a cui dovrei prestare attenzione. Fortunatamente, non ha menzionato la più importante: June Edwards.
Appena supero la soglia di casa, un venticello fresco mi si abbatte contro, dandomi sollievo. Non c'è l'afa di oggi, e questo è un bene: mi sto già accaldando a causa dell'ansia. La strada, come sempre, è vuota e buia e un lampione ha addirittura smesso di funzionare: l'atmosfera perfetta per commettere un omicidio, al solito. Entro velocemente nella macchina di Harry, mi siedo davanti e chiudo lo sportello, sbattendolo leggermente per la fretta.
- Lo sportello. - Mi rimprovera ancora con lo sguardo sul suo cellulare, intento a scrivere un messaggio, dopodiché si volta a osservarmi e fa affiorare un sorriso sul suo volto. - Wow. - Commenta poi, alzando lo sguardo nei miei occhi mentre pone il telefono in tasca. Io mi sento avvampare. Ringrazio che sia buio e che il rossore sulle mie guance non sia evidente. Controllo l'ora per evitare di fissarlo: le nove e mezzo di sera. - Immagino quanti cuori infranti. -
- M’interessa solo quello di June. - Cerco di non mostrarmi imbarazzata. Non sono abituata a ricevere complimenti, specialmente dai ragazzi. Da Harry, poi. Accenna una risata, inumidendosi le labbra e mettendo in moto mentre riporta lo sguardo su di me. - Dobbiamo aspettare qualcuno? - Chiedo dopo essermi resa conto che non si decide a partire, ma mi osserva. Dobbiamo dare un passaggio anche ad Albert e Delice e non vorrei fare tardi, far preoccupare mia madre e, soprattutto, non tornare a casa. Lui sembra riprendersi e scuote la testa, osservando la strada. In un attimo schizza via, costringendomi a tenere la schiena attaccata al sedile e ad affrettarmi a mettere la cintura. Accende anche la radio alla ricerca di qualche canzone decente. Gira qualche stazione senza staccare l'altra mano dal volante e lo sguardo dalla strada.
- Odio questa cittadina. - Sbuffa, lasciando poi una stazione a caso dove mandano il telegiornale. Infatti è difficile prendere linea, e questo è davvero fastidioso. Chissà quali sono i suoi gusti musicali, sempre che ne abbia, naturalmente. Non mi sembra il tipo che perde tempo con artisti vari. Porta l'altra mano sul cambio, aumentando la velocità, mentre io cerco qualcosa da ascoltare. Sono già abbastanza in ansia, non voglio che questa aumenti ulteriormente a causa della guida di Harry, quindi cerco di concentrarmi sulla musica. Cambio nuovamente stazione, lasciandone definitivamente una che trasmette "If I Lose Myself", degli OneRepublic e Alesso. Il riccio accanto a me sterza nuovamente di fretta, costringendomi a tenermi al sedile. Non ho la patente, e non ne capisco nulla di macchine, ma sono sicura che prima o poi ci ribalteremo.
- Puoi evitare di far finta di essere Tanner Foust? Mi stai mettendo più ansia di quanta non ne abbia già. - Borbotto mentre gli lancio un'occhiata. Vedo un piccolo sorriso divertito sul suo volto appena la luce dei lampioni glielo illumina.
- E tu potresti evitare di mettere canzoni di merda. - Controbatte, scendendo con la marcia in seconda, ma sterzando nuovamente a destra all'improvviso, facendomi muovere verso di lui. Sospiro e mi raddrizzo.
- Gli OneRepublic sono bravi. - Replico. - Comunque, per casa di Delice sempre dritto. - Dico mentre indico davanti a me per fargli prendere la strada per la periferia. Lui annuisce.
- Sì, lo so. Mi hai ripetuto più volte dove abita.  - Ridacchia, divertito della mia agitazione, cosa che mi fa sbuffare. - Hai fatto qualche altra ricerca sulla casa abbandonata, comunque? - Chiede subito dopo mentre mi osserva con la coda dell'occhio e io scuoto la testa in risposta. In effetti mi sono totalmente dimenticata di quella faccenda. Con tutte le cose a cui abbiamo dovuto pensare, ovvero a June e ad un modo per riportare Jackson in sé, i segreti contenuti in quella casa mi sono proprio passati di mente.
- Dobbiamo occuparci di June. Magari ci penseremo più avanti. Abbiamo tutta l'estate, no? - Chiedo, girando la testa verso di lui. Harry annuisce e sposta definitivamente lo sguardo sulla strada. Riprendo a osservare fuori, soffermandomi su alcune persone che chiacchierano e camminano tranquillamente sui marciapiedi. La luce dei lampioni illumina i loro volti e mostra i loro sorrisi colmi di gioia. Quando sento il riccio accanto a me tamburellare con le dita sul volante per tenere il ritmo, abbozzo un piccolo ghigno, divertita. Non è vero che gli OneRepublic gli fanno schifo, allora.
***
Un paio di minuti dopo, parcheggia davanti casa di Delice, dove accanto al cancello c'è Albert che guarda il cellulare. La sua luce gli delinea il viso. Sicuramente l'Ondino sta aspettando la mia migliore amica da un bel po'. Ha la brutta abitudine di far tardi. Mi chiedo come lui non sia ansioso di star qua fuori da solo dato che, nelle ore notturne, questo tratto di strada è ancora più raccapricciante del mio.
Mi levo la cintura e apro lo sportello mentre il dampiro spegne la radio, poi esco dalla macchina. Albert alza lo sguardo dal cellulare, bloccandolo appena sente la portiera chiudersi, e mi rivolge un sorriso mentre mi aggiusto l'abito. Harry mi segue a ruota, affiancandomi qualche secondo dopo. Nonostante sia vestito di nuovo in nero, è la prima volta che lo vedo senza la sua solita felpa. Infatti ha una semplice maglia, sicuramente a maniche corte, degli skinny jeans strappati sulle ginocchia ed una giacca di pelle che lascia aperta. Lancio uno sguardo alla casa: la luce in camera sua, al secondo piano, è accesa; lo stesso quella in salotto, segno evidente che ci sono ancora i suoi. È raro trovarli dato che sono sempre in viaggio per lavoro, e le poche volte che non sono indaffarati vanno a divertirsi fuori, poiché anche Delice non sta quasi mai in casa. Questa, interamente bianca, non è grande, anche se da fuori può dare questa impressione a causa dell'immenso giardino. Una volta c'era anche la piscina, ma poi i suoi decisero di rimuoverla dopo che la mia amica stava per annegarci dentro da piccola. Non ci si avvicinò più per almeno due-tre anni.
- Sei incantevole. - Mi sorride prima di abbracciarmi per salutarmi, quindi faccio lo stesso e lo ringrazio, seppur un tantino impacciata. Non mi ricordavo che fosse così amichevole. D'altronde, non ci parlavo neanche fino a un mese fa. Appena si stacca dall'abbraccio, Harry gli regala uno dei suoi peggiori sguardi che hanno un'aria piuttosto minacciosa, però non ne capisco il motivo: Albert Sanchez mi ha salvato la vita, eppure si vede chiaramente che il riccio non si fida di lui. Dopo avergli lanciato un'occhiata d'intesa per evitare che cominci a litigare con l'Ondino, mi avvicino al citofono per chiamare Delice. Nel frattempo, entrambi incrociano le braccia al petto; il riccio si appoggia alla sua macchina, l'altro al muretto. Schiaccio di nuovo sul pulsante con il cognome Lambton poiché nessuno ha ancora risposto. Infine la voce di suo padre si fa chiara all'apparecchio elettronico.
- Chi è? -
- Sono Sharon, Mr. Lambton. Delice è pronta? - Chiedo, avvicinando la bocca al citofono.
- Sì. Cinque minuti ed esce. - Riattacca.
- Immagino che i cinque minuti si rinnovino ogni cinque minuti. - Commenta Harry, facendo ridere Albert. Mi siedo sul muretto anch'io, accanto a quest'ultimo.
- In effetti hai ragione. Sono qui da ben quindici minuti. -
- Questo è quello che ti aspetta per aver invitato Delice. - Mormoro senza neanche pensarci.
- Beh, io non li farò rinnovare di nuovo. Se non è pronta me ne vado. - Afferma con tono serio il riccio, senza staccarmi gli occhi di dosso, mentre annuisco. Non possiamo perdere tempo dietro a Delice. Lei e Albert non c'entrano con quella che è la nostra missione e non voglio coinvolgerli, tantomeno rovinare loro la serata. Anche se, per aver invitato gli "sfigati della scuola", penso che sarà June a rovinarcela. In ogni caso, meglio tenerli fuori da questa storia. Inoltre, Harry ha fatto capire perfettamente a Delice che questi sono affari da cacciatori e Albert, sebbene lo sia, non sa cosa è successo, quindi meglio che si divertano stasera.
Qualche secondo dopo, i tacchi di Delice risuonano sul vialetto. Apre il cancello e ci raggiunge, sorridente, nel suo vestito nero aderente.
- Scusate il ritardo! - Esclama con tono dispiaciuto. Harry, appena la vede, fa il giro per entrare in macchina e metterla in moto. Albert e io ci sbrighiamo a salutarla, poi ci affrettiamo tutti a salire a bordo, sapendo che il dampiro adesso non aspetterà neanche un secondo di più. Quando si tratta di cacciare è difficile rallentarlo.
Non appena tutte le portiere sono chiuse, non mi dà neanche il tempo di mettere la cintura che parte subito, facendomi salire il cuore in gola e sbattere tutti noi contro il sedile.
- Harry! - Lo rimprovero, ma lui accenna una risata.
- Abituati. Questo è il mio modo di guidare. -
***
Qualche minuto dopo, a causa della guida spericolata di Harry, siamo finalmente davanti casa di June. Non che la cittadina sia grandissima, ogni posto si raggiunge in una decina di minuti massimo, però noi non ne abbiamo impiegati neanche cinque. Il riccio accanto a me sbuffa quando nota che su ambedue i lati della strada non c'è posto per fermarsi.
- Vado a parcheggiare e vi raggiungo. - Annuncia. Delice e Albert non se lo fanno ripetere una seconda volta che subito si catapultano fuori dalla macchina. Forse più per evitare di star ancora qui dentro dopo la guida di Harry che per la voglia matta di raggiungere la festa. Sospiro, leggermente infastidita, quando mi accorgo che la bionda sta già trascinando l'accompagnatore dentro la casa, lasciandomi di conseguenza sola, come sempre.
- Ti aspetto davanti al cancello. - Lo informo. Prima che possa aprire lo sportello, mi afferra il braccio per farmi girare a guardarlo nelle sue iridi blu, decisamente più scure ora.
- Fai attenzione. - Mi avverte. - Niente pressioni, mi raccomando. So che è difficile, ma cerca di controllare l'agitazione, va bene? Ho fiducia in te. - Deglutisco per sciogliere quel nodo che mi stava soffocando da oggi e annuisco.
- Stai attento anche tu. - Rispondo, cercando di non far tremare la mia voce o far risuonare la frase come una preghiera. Gli dovrei dire del sogno e di quella pistola che potrebbe ucciderlo, ma non ce la faccio. Se c'è un modo carino per dire a una persona che è destinata a morire, vorrei tanto sapere qual è. Ho ancora l'immagine di Harry che cade ai miei piedi, tenendosi le mani sullo stomaco, ormai distrutto dal proiettile. In realtà il mio sogno era per la maggior parte oscurato, quindi erano poche le cose che riuscivo a distinguere. Inoltre mi dava le spalle, quindi non sono del tutto certa che fosse lui, ma è l'unico che indossa la maggior parte delle volte una felpa nera e che si troverà in una situazione pericolosa tra non molto. Poi, ho passato l'ultimo mese con lui: è di sicuro Harry. Alla fine della serata vorrei solamente tornarmene a casa e pensare che tutta questa storia sia finita, senza nessun morto.
Prima di scendere dalla macchina lo abbraccio, non sapendo se avrò la possibilità di farlo ancora dopo stasera. Senza aggiungere altro mi stringe a sua volta, poi si stacca.
- Muoviti, che dobbiamo prendere a calci in culo una vecchia decrepita. - Mi rivolge un sorriso per rassicurarmi, che ricambio subito prima di scendere dalla macchina, fare un bel respiro e chiudere la portiera. L'unico modo per evitare di non riabbracciarlo più è quello di concentrarsi sulla missione. Basta aver paura, basta camminare con la testa bassa. L'unica a piangere stasera sarà June.
Osservo la casa della strega. È abbastanza grande, sebbene il vialetto sia stretto. Il giardino, però, è spazioso, con diversi bicchieri vuoti e accartocciati di qua e di là. Inoltre mi sembra di intravedere una piscina alle spalle della villa. Molti ragazzi, infatti, camminano in intimo o senza maglia verso quella zona; altri, invece, stanno in disparte a fumare o a sbaciucchiarsi. Lancio un'occhiata alle finestre al piano di sotto: luci di diverso colore si alternano passando dal giallo al rosso, dal fucsia al blu, dal verde a tanti altri colori. Queste colpiscono i ragazzi dentro, che danzano scatenati. La musica, poi, si sente fin qui. Non capisco il motivo di tenerla così alta. Dopo un po' fa addirittura male, specialmente quando si torna a casa e si ha quel ronzio fastidioso nelle orecchie. Ringrazio che Harry stia arrivando: cominciavo già a sentirmi a disagio da sola. Appena mi raggiunge mette un braccio intorno alle mie spalle e cammina insieme a me.
- Di qua. - Fa un cenno col mento per indicarmi la porta d'ingresso.
- So dove si trova l'entrata. - Sento il suo braccio pesante sulle mie spalle e gli occhi di alcune persone su di noi. L'imbarazzo che provavo prima con i commenti di Harry e Albert non è niente paragonato a questo. Odio dar così nell'occhio, e lui lo sa. Sembra lo stia facendo apposta.
- Lo so. E so anche come ti definiscono, pazza. - Mi rivolge un ghigno beffardo quando marca l'ultima parola. - Se arrivi con un tipo figo, il sottoscritto, ti guarderanno diversamente. - Dice, ammiccando. In effetti, alcune ragazze non gli tolgono gli occhi di dosso. Sospiro, rinunciando a cercare una scusa per fargli togliere il braccio, ed entriamo direttamente poiché la porta è aperta. La musica ci investe del tutto e sono perfino tentata di coprirmi le orecchie per attenuarla un po', ma evito per prevenire ulteriori prese in giro.
- Non m’interessa, sinceramente. - Alzo il tono di voce per farmi sentire da lui, ma sembra non udirmi. Quest'ultimo si guarda in giro, cercando sia Jackson sia June, senza successo. Tra quella marea di persone è impossibile che li trovi subito. Leva il braccio dalla mia spalla e mi afferra la mano per non perdermi, dirigendosi verso il salotto, la sala più affollata di tutte. È difficile anche solo vedere il pavimento per tutti quelli che ballano. Uno stereo enorme e nero, addossato alla parete, riproduce al massimo volume "I'm Sexy And I Know It", dei LMFAO. Non ci credo che ancora si balli su questa canzone.
- Sapevano che sarei venuto. - Dice Harry vicino al mio orecchio mentre ride, riferendosi a quella canzone. Lo guardo e scuoto la testa, rassegnata ormai della sua vanità. Okay, è bello, ma non può ancora dire queste cose. Pensavo avesse smesso. Comunque si allontana di poco da me per guardarsi di nuovo in giro, senza però lasciarmi la mano. - Che diamine ci fa lui qui? - Chiede con tono quasi scioccato quando fissa definitivamente gli occhi in una direzione. Mi volto per vedere a chi si stia riferendo, poi assumo la sua stessa espressione di turbamento quando vedo Luke in camicia bordeaux, pantaloni neri, le scarpe ed il solito cappello dello stesso colore, chiacchierare tranquillamente con Albert Sanchez. Delice, invece, già si è allontanata anche dal suo accompagnatore. Chissà dove si è cacciata. Luke gira il volto verso di noi, forse sentendosi osservato. Appena incontra il mio sguardo mi rivolge un sorriso, più simile ad un ghigno. Se è venuto qua per fare amicizia, ha scelto il posto sbagliato. Credo che non si sia neanche accorto di Harry con questo casino, altrimenti sarebbe già corso via.
- Oh, beh. Ci sarà da divertirsi stasera. - Commento mentre continuo a tenere i miei occhi sul Cacciatore Oscuro, e lui i suoi su di me.
   
 
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