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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    28/07/2020    0 recensioni
Avvertimento Spoiler All Might (ci sono vari spoiler fino alla quarta stagione di MHA e tutto FT)
Immaginiamo il mondo di MHA e che All Might abbia incontrato Erza Scarlet di FT, scappata dalla Torre e abbia deciso di adottarla. Immaginiamo la Erza di Fairy Tail, rinomata agenzia e accademia per eroi, assistere in TV ai fatti di Kamino e decisa ha proteggere la persona che è diventata suo padre, si trasferisca alla Yuei, seguita dai suoi amici Natsu e Lucy per proteggerlo.
Così incontra il successore di All Might, Midoriya Izuku, che resta profondamente colpito dall'esistenza di questa "figlia". Intanto la Yuei subisce diversi attacchi e dietro di essi si cela un unica persone che da anni manipola gli eventi della vita di Erza, in attesa di poter fare la sua mossa e vendicarsi del Simbolo.
I ragazzi dello Yuei e di Fairy Tail dovranno unire le forze per sconfiggere questa sinistra figura, intrecciando fra loro amicizie, amori e rivalità.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: All Might, Dabi, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Il rumore del mare la svegliò.
Sentiva le onde infrangersi contro le rocce alla base della struttura. Quel suono famigliare, la riportò a quando era ancora bambina e stava sveglia ad ascoltarlo mescolarsi ai respiri dei suoi compagni e amici, sdraiata su un pavimento freddo con solo il calore dei corpi degli altri prigionieri a scaldarla.
Aprì gli occhi e mise a fuoco una stanza sporca, il pavimento di terra battuta e le pareti di roccia scavata. In un lato della stanza, notò catene arrugginite fissate alla parete che giacevano rotte a terra.
Ah, quindi è qui che siamo.
≪ Ti sei svegliata, sorellona ≫ La voce famigliare e sconosciuta la fece trasalire. La guardava da dietro le sbarre della cella, avvolto in un capotto scuro, rigirandosi nelle mani un mazzo di carte.
Erza provò a muoversi e scoprì di essere stata immobilizzata contro la parete, i polsi bloccati dalle corde di Miriana che le impedivano di usare il quirk. Qualcuno – non voleva sapere chi era stato – l’aveva spogliata dell’armatura e rivestita con un camice bianco. I suoi piedi nudi puntarono sul suolo polveroso.  
Non sentire il peso del metallo la spaventò, facendola sentire nuda e vulnerabile, vicina alla bambina che era stata.
≪ Siamo a casa, sorellona ≫ le disse Sho, poggiando il braccio contro le sbarre. ≪ La riconosci, non è vero? Il luogo in cui ci hai abbandonato dopo aver distrutto ogni cosa e ucciso tutte quelle persone…pensavi che non l’avresti mai più vista? ≫
Casa. Per lei quella parola indicava un mucchio di cose. La casa di Toshinori in cui l’aveva portata quando aveva lasciato l’ospedale; la sala principale di Fairy Tail, dove gli studenti incontravano gli eroi dell’agenzia e si divertivano e confrontavano con loro; perfino la Yuei aveva iniziato a sembrarle una casa.
Quel posto, invece, era qualcos’altro.
Un baratro freddo. Un incubo da cui non si sarebbe mai svegliata del tutto.
 ≪ Stai tremando. Hai paura per quello che sai che ti faremo o sono i ricordi che questo posto richiama a spaventarti? ≫.
Tastò la resistenza delle corde, sfregandole contro il chiodo su cui erano fissate, le sentì stringersi. Un guizzo doloroso le risalì il braccio, scaturendo dai polsi segnati. La sua espressione non mutò, fortunatamente aveva un’alta sopportazione del dolore.
≪ È inutile, più cerchi di liberarti più le corde si stringeranno. Ti spezzerai i polsi. ≫ l’avvertì, Sho.
 Tirò fuori dalla tasca una chiave ed aprì la porta della cella.
Gli si avvicinò senza smettere di parlarle, con quel mezzo sorriso folle. ≪ Sorellona, ci sei mancata tanto, non ne hai neanche idea. ≫ Un lieve sorriso gli curvava le labbra, nel avvicinarsi. ≪ ma ora che siamo insieme tutto tornerà ad essere come una volta. Sono così felice che tu sia qui e che tu sia diventata così bella ≫ le toccò il viso, facendo scorrere le dita ruvide sulla pelle, le percorse il collo, scendendo sempre più giù e facendola rabbrividire. ≪ Spero tanto che tu sopravviva all’operazione. Magari dopo, Gerard ti permetterà di restare con noi≫
Erza strinse i denti, il corpo scosso da tremiti incontrollabili.
Gli tornarono alla mente tutti i brutti ricordi che aveva di quel luogo, la sensazione delle catene sui polsi e le caviglie, la fatica del lavoro, il bacio della frusta sulla pelle, le urla e la paura che le stritolavano le viscere, impedendole di respirare, lasciandola sveglia con gli occhi spalancati nel vuoto ad ascoltare i passi delle guardie. Aspettava per sapere chi sarebbe stato il prossimo ad essere trascinato via, chi non avrebbe fatto più ritorno.
Aspettava che fosse il suo turno di morire.
≪ Non dici niente, sorellona? ≫ sussurrò, ridicendo le distanze. Le sue dita scostarono il tessuto del camice, infilandosi a toccare la pelle del torace. Erza strinse i denti, disgustata di sentire il peso della sua mano sul fianco e sul torace.
Il respiro di Sho accelerò bruscamente, la stava guardando famelico. ≪ Sei diventata davvero bella in questi anni. Vivere là fuori ha prodotto almeno un piccolo risultato accettabile. ≫ Il suo respiro le solleticò la guancia, mentre si chinava su di lei. ≪ Gerard ci ha chiesto di non toccarti, lo sapevi? Lui ti vuole tutta per sé, io lo so, ma quello che non sa non può fargli male. ≫
Erza si sentì tremare disgustata. Strinse i denti, puntando il piede per sollevarsi e sfilare le corde dal gancio. Piano, perché non la scoprisse.
La lingua guizzò dalle labbra umide e le sfiorò la pelle, lasciando una scia umida. ≪ Dopo che ti avremo preso il quirk, se sarai ancora viva e farai la brava, potremo anche decidere di dartene uno nuovo. ≫
Erza rabbrividì, voltando il viso per non vedere la scena rivoltante di quel ragazzo che la toccava a piene mani. Un tocco rude sulla sua pelle e rivoltante che le riempiva la bocca di bile amara.  
Almeno, suo padre e Izuku stavano bene.
Aveva ancora impresso nella mente l’immagine di Izuku che la chiamava, con il viso da cucciolo trasfigurato dall’angoscia e dalla rabbia. Le sue urla l’avevano inseguita molto dopo averlo perso di vista, stringendole il cuore in una morsa disperata. Avrebbe voluto piangere, ma sapeva che era inutile.
Di suo padre ricordava con dolore le dita fredde che si aggrappavano disperate al suo polso. La forza le aveva abbandonate, ormai, e non potevano più trattenerla o salvarla, ma anche se ci fosse stata, non era sicura che ci sarebbe riuscito.
Per lei era semplicemente troppo tardi. La sua vita apparteneva a Gerard, in attesa che lui decidesse cosa farne.
≪ Sho, cosa avete intenzione di fare? ≫ domandò, odiando il tremito nella sua voce. ≪ Dov’è Gerard? ≫
Il viso del ragazzo si incupì. ≪ Sei una traditrice, sorellona. Ci hai abbandonato per vivere la tua effimera libertà ≫ l’accusò, gli occhi duri come pietre ≪ Ma Gerard ha ragione. La “libertà” non esiste, il mondo lo scoprirà presto. ≫
≪ Cosa vuoi dire? ≫ domandò, facendo scivolare le corde sul chiodo. Si mosse lentamente per non farsi notare.
≪ Noi tutti siamo stati dimenticati e abbandonati in questo posto. Abbiamo sofferto, ma Gerard farà in modo che tutto questo cambi. Creerà un mondo in cui noi saremmo al di sopra di tutto e tutti. ≫.
Le mani del ragazzo le strinsero i fianchi. Era così vicino che Erza riusciva a sentire il lieve sentore del sudore sulla sua pelle, il profumo dolciastro dello shampoo che emanava dai suoi capelli biondi. Le si contorse lo stomaco nel sentire quelle mani scivolarle sui seni, palpargli a piene mani e stimolare i capezzoli al di sotto del sottile strato di stoffa.
Erza trasalì, storcendo la bocca piena del sapore amaro della bile.
≪ Lo vorresti sapere, sorellona? ≫ sussurrò, con un sorriso divertito, il respiro rapido ed eccitato. ≪ Vorresti sapere come Gerard abbia passato gli ultimi sei anni ad addestrare quelli di noi che tu hai abbandonato? ≫
 Guardò il ragazzino davanti a lei con orrore. Pensava di non poter provare più paura di quanta già non ne sentisse, ma si sbagliava. Stava scoprendo che la paura dentro di lei cresceva davvero rapidamente. ≪ Gerard ha fatto cosa? ≫
Sho rise, stringendole i seni con tanta forza da strapparle un verso di dolore. Arrossì, vergognandosi per quel verso e le sensazioni del suo corpo che vacillavano sul baratro dell’orrore e dello sdegno.
Sho era stato un suo amico, un bambino dolce e spaventato che lei aveva cercato di proteggere. Lo aveva sognato ogni notte da quando si erano separati. Lui e tutti gli altri, ma ora non riusciva a credere di aver pensato di poterli ritrovare.
Il bambino che conosceva non esisteva più.
I suoi occhi erano fissi sulle sue forme, un luccichio malizioso nello sguardo. ≪ Conquisteremo il mondo, siamo tanti e abbiamo trovato il modo di attuare il concetto del trasferimento del quirk. ≫
Quella notizia la riempì di terrore più di ogni altra cosa. L’idea che Gerard avesse trovato il modo di usare “Anima” e impiantare dei quirk in individui che originalmente non li possedevano, era uno scenario catastrofico. Poteva già vedere dove gli avrebbe portati.
≪ G-Gerard ha trovato il modo di privare le persone del loro quirk e impiantarlo in altri individui?! ≫ La sua voce tremò.
Sho sollevò lo sguardo, sorridendole folle. ≪ Non hai idea di cosa ti aspetta. Adesso, abbiamo il potere di ricreare il mondo a nostra immagine. Chiunque non sia dei nostri, perderà il suo potere e noi – Solo noi – governeremo ogni cosa. Saremo liberi, finalmente. Gli unici a conoscere la libertà. ≫
≪ Questa non è libertà, Sho ≫ mormorò Erza, ispirando bruscamente. ≪ Questa è una follia. Il delirio di una mente malata. ≫
Lui fece scorrere la mano sul suo fianco, scivolando sulla veste e toccandole la coscia nuda. Erza sussultò, ma non emise un solo fiato.
Cercò di reprimere il disgusto e il tremito di paura che le si insinuava sotto la pelle, mentre quella mano si insinuava sotto la sua gonna e risaliva.
 Doveva riprendere il controllo o non ce l’avrebbe mai fatta.
Il sorriso del ragazzo era folle, non riusciva a scorgere più un solo dettaglio che lo ricollegasse al bambino che le si aggrappava, frignante, ai vestiti.
Lo aveva cullato fra le braccia, asciugandoli le lacrime, ed ora lui era lì a restituirle la paura, l’angoscia e le sue ferite. Tutto ciò che Toshinori aveva cercato di cancellare, riempiendola di carezze, amore e allegria.
≪ La vera libertà, sorellona, non esiste. Il mondo è fatto per essere prigioniero e noi lo domineremo ≫
Erza gli sferrò una ginocchiata al fianco, con tutta la sua forza. Il ragazzo barcollò, dandole il tempo di liberarsi dal chiodo.
≪ Non te lo lascerò fare! ≫ le gridò contro, estraendo una carta.
Erza gli sferrò un calcio sul polso, strappandoli di mano la carta. Ruotò su sé stessa, e lo colpì in faccia con un altro calcio. Sho crollò a terra, gli occhi rivoltati all’indietro e un livido rosso che si andava a formare all’altezza della tempia.
Lo guardò dall’alto. ≪ Sho…non pensavo che le persone potessero cambiare così tanto. Gerard pagherà anche per questo ≫ disse, amareggiata.
Non avrebbe mai pensato che il bambino che la considerava quasi una sorella di sangue, un giorno l’avrebbe trattata in modo tanto disgustoso.
≪ Ohi ohi ≫ commentò una voce smorta, leggermente divertita ≪ Ed io che ero venuto ad aiutare≫.
Si voltò di scatto e trovò – dall’altra parte delle sbarre – una figura inquietante.
Alla luce tremolante delle lampade a muro, la sua pelle sfregiata sembrava nera, i punti di sutura scintillavano. Era un’ombra fra le ombre, che la fissava con occhi scintillanti come fiamme azzurrine.
A vederlo sentì la bocca riempirsi di bile.
≪ Dabi ≫ disse. Pronunciare quel nome la ripugnava, la faceva sentire marcia dentro e fuori. Lui chinò la testa di lato, osservandola con quegli occhi azzurri lucenti. Le sorrise – un taglio rosa e bianco nella carne martoriata – e accennò un inchino sarcastico. ≪ Al vostro servizio, Regina Titania≫.
Se solo avesse potuto usare il suo quirk, avrebbe potuto metterlo fuori gioco. Sfregò i polsi e sentì le corde stringersi dolorosamente, affondando nella pelle. Si guardò attorno, cercando qualcosa da usare per liberarsene.
Lui se ne accorse e si poggiò alla roccia, offrendole il palmo su cui danzavano fiamme azzurrine. La luce danzante gli accese i capelli neri di riflessi turchesi e rese il suo viso ancora più inquietante. ≪ Nel caso volessi liberarti ≫ Una nota sarcastica trasparì dalla sua voce bassa, accompagnata da un’espressione tetra.
Erza lo guardò, diffidente. Non si fidava, ovviamente, ma quelle fiamme probabilmente erano l’unica cosa che potesse distruggere le corde di Miriana. Non aveva lame e Sho giaceva a terra svenuto, non ci sarebbe voluto molto perché si risvegliasse. Ci sarebbe voluto ancora meno perché Dabi la catturasse. Qualunque fosse la ragione per cui era lì, ora si rendeva conto che era legata a Gerard.
Ma perché uno come lui lavorava per Gerard? Era forse legato alla Torre o a qualche altro campo sotto il controllo di una setta?
Dabi chiuse il palmo facendo svanire le fiamme. ≪ Oppure no. Fai come preferisci, Titania≫.
≪ Cosa vuoi? ≫ gli domandò gelida, scrutandolo diffidente. ≪ Hai aiutato a catturarmi ed ora mi vorresti far credere che intendi liberarmi?≫.
Lui si strinse nelle spalle. ≪ Che posso dire? Mi incuriosisci. Voglio vedere fin dove ti spingerai. ≫ I suoi occhi scintillarono posandosi sulla sua figura e socchiudendosi. ≪ Scapperai, abbandonando i tuoi amici, oppure affronterai Gerard? Quanto oltre ti spingerai, Titania? ≫.
Le batteva forte il cuore. Gerard era in quel luogo, da qualche parte, più vicino di quanto non lo fosse stato in tutti quegli anni nei suoi sogni.
Si avvicinò, tendendo i polsi legati e Dabi, facendo balenare le fiamme, le bruciò le corde. Finalmente libera, si massaggiò i polsi doloranti. La pelle era adornata da cerchi rossi e sanguinanti.
Erano anni che non aveva più segni come quelli addosso, vederli ora, la fece sentire sul orlo di un abisso. Senza più Toshinori a trattenerla, sarebbe anche potuta caderci dentro. Infondo, non poteva essere certa di essere cambiata, forse, dentro di lei, era ancora la stessa bambina imprigionata in quel luogo oscuro.
Attivò il Kansou e si rivestì di un’armatura. Metallo che le aderiva alle braccia e alle gambe, un pettorale pesante che le rivestiva il petto e il peso di una spada al fianco. Ricordava la prima volta che aveva indossato una vecchia armatura trovata a Fairy Tail e guardandosi allo specchio si era sentita più forte e protetta.
Sotto il peso dell’armatura le sue emozioni svanivano, restando celate ai suoi stessi occhi. Era per questo che una volta indossata, toglierla era diventato difficile, quasi impossibile. Solo Toshinori c’era riuscito a convincerla.
 Sentire nuovamente il tocco del metallo sul corpo, l’aiutò a placcare la paura. I tremiti del suo corpo diminuirono vistosamente, anche se dentro di lei rimase l’ansia e l’angoscia.
Puntò la lama scintillante della sua spada, contro la gola del ragazzo.
≪ Adesso, nulla mi impedisce di ucciderti ≫ gli fece notare, la voce tornata chiara e forte. Si sentiva più sé stessa con il metallo e le lame.
Dabi sollevò le mani, in segno di resa, e sorrise.
≪ Come c’era da aspettarsi da Titania ≫ commentò, divertito. ≪ Nemmeno un grazie, già pronta a dare battaglia, ma cosa farai dopo avermi ucciso? Questo posto non è più come quando c’eri tu ≫.
Erza strinse la presa sulla spada, spingendolo a staccarsi dalla parete e indietreggiare. Uscì dalla cella e mise piede sulla pietra del corridoio.
Aveva un’idea di dove si trovasse, nella parte che stava poco sopra il livello del mare, se non ricordava male. In quel piano, c’era un’uscita che portava agli scogli e allo strapiombo.
Notò che lungo i corridoi c’erano delle guardie riverse a terra, prive di sensi. Fra loro riconobbe anche Shimon.
≪ Sono…? ≫ mormorò.
Il sorriso sulle labbra del ragazzo si allargò. ≪ Respirano…per ora≫
≪ Sei stato tu? ≫ era una domanda retorica. Chi altro avrebbe potuto farlo?
Dabi fece scorrere il dito sul filo della lama, facendo zampillare il sangue. La fissò nel portarselo alle labbra e leccarlo con la punta della lingua.
Erza rabbrividì, disgustata.
≪ Cosa diamine vuoi? ≫ sbottò. Lui sembrò pensarci, succhiandosi la ferita. ≪ Chissà. Per ora mi limito a ubbidire agli ordini ≫.
Erza storse la bocca. Quella discussione non stava portando a nulla, era evidente che la prendeva in giro. Abbassò la spada, e avanzò nel corridoio, dicendo ≪ Bene, fai come ti pare. Adesso, ho da fare≫.
Si fermò quando lui le tagliò la strada, chinandosi per guardarla bene negli occhi.
La sua pelle emanava odore di bruciato, un puzzo rivoltante.
Improvvisamente, le sembrò di sentire nuovamente le mani di Sho sul suo corpo. La nausea le chiuse la gola e le strinse lo stomaco. Non indietreggiò solo per non dargli nulla a cui aggrapparsi.  
Ricambiò lo sguardo che le rivolse, fissando quegli occhi azzurri, coronati da lunghe ciglia. Sarebbero potuti essere belli, se non fosse stato per lo sguardo morto, la desolazione più profonda che si estendeva al suo interno.
Uno sguardo che lei conosceva bene. Più di quanto volesse ammettere.
≪ Sai, è divertente ≫ le disse, abbassando la voce. Il suo fiato caldo le solleticò la pelle. ≪ Tu vieni dall’oscurità di questo luogo, sei stata tradita e abbandonata dalla società, eppure la proteggi ≫.
Erza storse la bocca. ≪ Non mi aspetto che tu capisca la differenza fra bene e male. ≫ Stava proprio davanti a lei, con quel sorriso gelido sul viso deturpato. Non riusciva a immaginare come se le fosse fatte quelle ferite, e che dolore atroce dovesse aver provato. ≪ D'altronde, se tu potessi capirla, non combatteremo su fronti opposti ≫
Le prese una ciocca di capelli fra le dita bruciate e la rigirò, se la portò alle labbra, sfidandola a reagire. ≪ Il rosso è il colore del destino, lo sapevi? ≫
≪ Ci stai per caso provando con me? ≫ replicò, storcendo la bocca, disgustata. ≪ Perché la mia risposta sarebbe no anche se avessi meno da fare ≫.
Dabi fece una faccia buffa, sbatté le palpebre, indietreggiando, e scoppiò a ridere.
≪ Sei davvero uno spasso ≫ disse, fra le risate. La lasciò definitivamente andare, tornando serio ≪ Io e te siamo simili, Titania. Entrambi abbiamo toccato il fondo dell’egoismo umano, siamo stati distrutti dalla società e abbandonati da chi avrebbe dovuto proteggerci ≫ i suoi occhi scintillarono, pericolosi ≪ Eppure, abbiamo scelto cammini diversi ≫.
≪ Oggi sei particolarmente chiacchierone. ≫ commentò, cupa. ≪ Allora, perché non mi dici dove si trovano i miei amici e Gerard?≫.
≪ Quali, i vecchi o i nuovi? ≫ le chiese, divertito. Si strinse nelle spalle. ≪ Entrambi sono qui≫
Il suo cuore ebbe un sussulto incredulo. ≪ Che cosa?! ≫ scattò, spaventata.
Izuku, era lì. Ne era certa. Il modo in cui l’aveva guardata mentre veniva portata via non le lasciava dubbi. Le si strinse il cuore al pensiero che proprio lui fra tutti, dovesse vedere quel luogo orrendo e la sua oscurità.
Rivide nella sua mente lo sguardo ferito e disperato nei suoi occhi verdi, la rabbia e la ferma decisione a seguirla che trasparivano dalla sua voce mentre la chiamava.
Affondò i denti nell’interno guancia, tormentandosela.
Si erano liberati dalle carte, i ragazzi della Yuei e i suoi amici di Fairy Tail, ma perché erano venuti fin lì? Ebbe il presentimento che Toshinori l’avesse seguita per mantenere la sua promessa, spingendosi oltre i suoi limiti e che avesse trascinato con sé anche qualcun’altro.
Il petto gli si riempì di paura e angoscia. Perché non poteva accettare il fatto che non poteva salvarla? Non aveva mai potuto farlo.
≪ Gli aspiranti eroi sono sbarcati sull’isola e si stanno facendo strada verso di noi. Invece, Gerard… ≫ la fissò negli occhi, un angolo della bocca si sollevò in un sorrisetto compiaciuto. ≪ lo troverai all’ultimo piano della torre≫.
Erza strinse la presa sulla spada, cercando di frenare il nuovo tremito che le sorgeva dentro e minacciava di sopraffarla.
≪ Quella persona…non è più quella che conoscevi ≫ l’avvertì.
Erza ispirò, socchiudendo gli occhi. ≪ Lo so ≫ disse, con la voce scossa da un’emozione che non capiva.
Per anni, Gerard era stato l’artefice dei suoi incubi peggiori. Ogni volta che chiudeva gli occhi lo vedeva davanti a lei che gli sorrideva. Ogni volta, riviveva il momento in cui lui le aveva strappato via quel flebile spiraglio di speranza e l’aveva distrutto.
Se lo dirai a qualcuno, di me o di questo posto, Erza lo sai cosa farò vero? le aveva detto con gli occhi verdi scuri e gelidi. Erza si era sentita tremare fra le sue dita, i polpastrelli sporchi che premevano sul suo mento. ≪ Non dimenticarlo mai. Io so tutto quello che fai e pensi. La libertà che ti concedo è una menzogna. La tua punizione. ≫
≪ No, non lo sai ≫ la corresse Dabi, facendola sussultare. ≪ Gerard è la marionetta nelle mani della Regina Dei Draghi. La sua mente le appartiene. Tienilo presente quando l’incontrerai≫.
Erza lo fissò incredula. Dabi la guardò per un momento e si fece da parte, avviandosi lungo il corridoio, aggiunse annoiato. ≪ Ah, dimenticavo. Hai circa un’ora prima che lei sia qui. ≫.
≪ La Regina dei Draghi sta venendo qui?! ≫ esclamò, sentendo il cuore precipitargli sotto la pianta dei piedi per lo spavento.
Dabi si limitò a salutarla con la mano, dandole le spalle. Si fermò poco dopo, voltandosi a guardarla con la coda degli occhi e trovandola ancora lì, in piedi e impietrita. ≪ Hai scelto questa strada perché la mano che ti è stata tesa era una mano gentile, non è vero?≫.
C’era qualcosa di amaro nelle sue parole, una malinconia che non riusciva bene ad afferrare e inquadrare. Era ancora scioccata per la notizia sulla Regina dei Draghi, non riusciva a collegare bene.  ≪ Si, la mano che si è tesa verso di te non lo era? ≫.
Dabi sorrise, un sorriso strano. C’era qualcosa di ironico in esso, come nella sua voce quando disse. ≪ Cosa ti fa credere che qualcuno abbia teso la sua mano per me? ≫
Erza scosse la testa. ≪ Non lo so, infatti. ≫ ammise ≪ ma riconosco lo sguardo di chi ha perso tutto e ha toccato il fondo. L’hai detto anche tu che siamo simili ≫.
Il solo pensiero di avere qualcosa in comune con quel ragazzo inquietante le dava i brividi, ma infondo, si assomigliavano tutti quelli che avevano toccato con mano l’oscurità e l’egoismo umano. Era un’impronta che ti restava addosso per sempre.
Lui distolse lo sguardo, voltandole le spalle, e mormorò così piano che quasi non lo sentì. ≪ La mano che si è tesa per me era diversa ≫.
Si fermò ad aspettarla, vicino a una svolta. Erza rabbrividì, stringendo l’impugnatura della spada e cercando di prendere tutte quelle emozioni negative e seppellirle dentro di sé, dove non l’avrebbero intralciata. Si voltò a guardare Sho, ancora svenuto dentro la cella, e chiuse la porta, gettando a terra la chiave.
Aveva sempre saputo che sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe tornata lì e avrebbe dovuto affrontare Gerard e ciò che si era lasciata alle spalle. Lo aveva sempre saputo, ma aveva pensato che quel giorno si sarebbe sentita forte e avrebbe trovato ad attenderla Sho e gli altri.
Invece, nulla era come aveva pensato.
≪ Porrò fine a questa storia ≫ gli promise, stringendo le sbarre con le dita fredde.
C’era un'unica cosa che potesse fare per riuscirci, strinse i denti, e mormorò ≪ Fermerò Gerard≫.
   
 
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