Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    30/07/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle di 27 e 24 anni alle prese con le proprie vite e i propri impegni. Elsa è sposata e vive la sua vita con le scatenate figlie gemelle di 7 anni. Anna, invece, è prossima alla laurea e a dire sì a un futuro roseo e carico di amore che ha sempre sognato fin da piccola.
La vita, però, non è una favola. Entrambe le sorelle vivranno dei momenti di crisi della quotidianità e, per colpa di incidenti e imprevisti, dovranno fare i conti con la cruda realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 24

Sono passati alcuni giorni dalla dichiarazione sconvolgente dei coniugi Frost. Jack si sveglia nel suo nuovo disordinato appartamento e, ancora confuso e depresso, si alza in piedi pronto a prepararsi un confortante caffè, unico amico e alleato. Tutto gli sembra così strano e assurdo. Da una casa accogliente che aveva costruito con le proprie mani era passato a un freddo bilocale in affitto. Un’abitazione triste, dalle pareti fin troppo bianche da riscrivere con nuovi quadri di vita, un divano da pochi posti, un letto sgangherato e cigolante, una cucina senza un tavolo e una casa privata del calore di una famiglia.

Jack sa che servirà del tempo e che solo questo potrà lenire le sue ferite, ma la solitudine lo disarma e lo divora voracemente. Non si era reso conto di quanto fosse importante e salutare circondarsi di dolci suoni domestici. Si pentiva amaramente di tutte le volte in cui aveva fatto zittire le figlie per poter guardare in santa pace la tv, o quando ignorava le bambine e si chiudeva a chiave in camera da letto pur di restare da solo al telefono. Ora pagherebbe per riavere tutta quella vitalità, quei rumori, quelle vocine che gli facevano spesso perdere la pazienza.

Jack non sa più a chi rivolgersi. Vorrebbe incontrare Anna, ma non si sente ancora pronto per farlo vista la ferita aperta della sua finita relazione. Al giovane uomo non rimane che prendere in considerazione la proposta offerta dall’amica Stella, incontrata di nuovo dopo tanti anni.

I genitori di Jack avevano cercato di rintracciarlo moltissime volte, ma lui aveva sempre evitato. Ora loro avevano smesso, ma Jack sentiva di desiderare una loro telefonata per poterci parlare anche solo un secondo, per sentire il loro cambiamento.

Dieci anni prima…

Elsa e Jack sapevano della gravidanza dei gemelli da diverso tempo ormai e non ne avevano ancora parlato con nessuno. Gli unici ad esserne a conoscenza erano Kristoff e Anna, capaci di supportarli e motivarli in questa nuova e strana situazione. Jack aveva iniziato a svolgere più lavori. Andava a scuola la mattina, studiava nel primo pomeriggio, riposava per neanche due ore per poi fare il cameriere in un ristorante e offrirsi anche di pulirlo fino alle 4.00 di mattina.

La sua vita diventava sempre più stressante ma, dentro di sé, provava un riconoscimento enorme e una grande soddisfazione che lo portava a sentirsi fiero e orgoglioso di spaccarsi la schiena per dare un futuro alle due creature che stava per mettere al mondo.

Tutto andava a gonfie vele finché, un giorno, non cominciò una discussione con i genitori.

“Jack, abbiamo controllato il libretto online e parlato con i professori. La tua media scolastica sta calando! Mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?!” tuona il padre a braccia conserte, bloccando il figlio che stava uscendo di casa per andare a trovare Elsa.

“State scherzando spero! Siete andati seriamente a parlare con i professori?! Sto per finire la quinta superiore e voi ancora vi preoccupate della media?!” si lamenta lui incredulo, sentendosi trattato come un bambino delle elementari.

“Sai bene che la media ti serve per entrare all’università! Avevi la media del 9 e ora stai tornando all’8! Come pensi di fare a giurisprudenza se non ti impegni al massimo?!” aggiunge ancora il padre fulminandolo con lo sguardo.

“Esatto, sei sempre fuori casa, non studi mai, non dormi! Insomma, io sono sicura che ci sia lo zampino di quella Elsa” commenta la madre facendo una smorfia dopo aver nominato Elsa.

“Quella ragazza non va per niente bene! Ti sta deviando! Basta, da oggi non la vedrai più!” decide il padre puntandogli il dito contro e mostrandogli tutto il disprezzo per la giovane.

“Non osate toccarmi Elsa! Si può sapere che cosa vi ha fatto?! Me lo potete dire?!” si lamenta Jack, stringendo i pugni per la rabbia e digrignando i denti.

“Non è nessuno! Un’orfanella che non ha denaro, non ha futuro! Non è nemmeno brava a scuola e non gode di fama e rispetto. Non mi piace e non fa per te! Perché non ti accorgi di Stella?! Lei è innamorata di te da anni ormai!” giudica di nuovo il padre, riferendosi alla vicina di casa nonché amica d’infanzia del figlio.

“Siete voi che cercate di legarmi a Stella! Manco fossimo nel 1500! Ora devo andare” taglia corto il ragazzo dai capelli biondi, stanco di tutti quei discorsi.

Una volta prese le chiavi della macchina e sbattuto la porta, Jack sa che, una volta rientrato, dovrà sorbirsi altre paternali. Questo poco gli importa perché Elsa e i gemelli sono tutto ormai il fulcro dei suoi pensieri.

Il ragazzo guida concentrato e felice, dopo essersi fermato a prendere del gelato per la sua dolce metà che, quel giorno, era andata a fare l’ecografia da sola.

Jack parcheggia l’auto con estrema precisione e, una volta sceso, scorge subito Elsa seduta ad aspettarlo su una panchina di un parco dall’allegra erba verde. Il giovane afferra la vaschetta di gelato e, dopo aver sorriso, si avvicina alla ragazza che, dopo quei primi mesi, mostrava il grembo più grande e arrotondato.

“Scusami Elsa, ho avuto dei disguidi a casa ma ora sono qui e ti ho portato il gelato!” afferma lui felice porgendole la vaschetta e due coppette pulite.

“Grazie Jack, sai sempre come farti perdonare” commenta lei mostrandosi serena e stanca allo stesso tempo. Per Elsa, infatti, quei mesi non erano stati del tutto facili perché anche lei aveva iniziato un lavoro online da casa e si impegnava nello studio al 100%.

“Come è andata oggi? Cosa ti ha detto quindi?!” chiede Jack curioso della visita ginecologica alla quale non aveva potuto partecipare per via del lavoro.
Elsa abbassa lo sguardo sulla propria coppetta di gelato e, emozionata, risponde:

“Mi ha detto il sesso di entrambi lo vuoi sapere?”

“Certo!” esclama prontamente Jack sgranando gli occhi e avvertendo il cuore in gola per l’eccitazione.

“Sono due femmine…” dichiara Elsa abbozzando un sorriso con estrema timidezza.

“Wow…è meraviglioso!” riesce a biascicare Jack portandosi le mani alla bocca per lo stupore. Ha voglia di abbracciare Elsa e di baciarla per condividere la sua gioia ma, qualcuno alle sue spalle è pronto a rovinargli la festa.

“Jack?! Stai scherzando vero?!” urla il padre del ragazzo, rimasto dietro un albero dopo aver pedinato e spiato il figlio.

“Papà?! Cosa ci fai tu qui?!” domanda Jack spaventato scattando in piedi e stringendo i pugni.

“Quindi ti frequenti ancora con lei?! E quello cos’è?! È incinta?! L’ho sempre saputo che non sei una ragazza pulita!” accusa senza timore il padre di Jack indicando Elsa e divorandola con lo sguardo.

“Lasciala stare! Non ti permetto di parlarle così!” si altera Jack schermando Elsa con il proprio corpo, mettendosi davanti a lei.

“Vieni subito a casa Jack, hai un futuro a cui pensare e non sicuramente a una poco di buono povera come lei! Cosa vuoi fare, pensare a lei e al suo bambino per tutta la vita?!” ringhia di nuovo il genitore collerico, afferrando il braccio del figlio e tirandolo verso di sé.

“ADESSO BASTA!” si sgola Jack liberandosi dalla stretta con un violento strattone che fa vacillare anche il padre, sorpreso da quell’atteggiamento ribelle.

“Non abbandonerò mai Elsa! Quel bambino è il mio! E la vuoi sapere una cosa papà?! Sono due gemelle alle quali non rinuncerò!” confida finalmente Jack, liberandosi di quel fardello e sentendosi uomo.

Il padre di Jack non riesce a dire una parola, l’unica cosa di cui si accorge è la presenza della moglie, rimasta pietrificata dalla notizia dietro di lui.

“Cosa ti è saltato in testa?! Adesso addirittura metti incinta le ragazze!? Che razza di uomo sei!? Non mi importa…qualsiasi cosa tu abbia fatto non ti deve interessare. Non hai tempo di pensare ai bambini, ma devi occuparti della scuola e dell’università” continua di nuovo il genitore, cercando di afferrare di nuovo il figlio che, ancora una volta, si allontana.

“No, io non lo farò. Io non frequenterò l’università papà!” sbotta sicuro Jack, agitato e con il cuore in gola.

Quelle parole feriscono profondamente il padre che, troppo ossessionato dalla figura idealizzata che sogna di suo figlio, non si trattiene e lo schiaffeggia talmente forte da farlo piegare in due.

“Arthur! Ma che cosa fai?!” domanda la madre sconvolta, riuscendo finalmente a dire qualcosa. La donna si avvicina e cerca di soccorrere il figlio ma il marito la frena e, con uno spintone, le proibisce di toccare il primogenito.

“Da oggi tu non sei più mio figlio. Non ti voglio più! Non osare chiederci soldi, non venirci a cercare e non mettere mai più piede in casa. Sei un disonore per la nostra famiglia.” Annuncia il padre con autorità.

“No Arthur adesso basta!” ci riprova di nuovo la madre con le lacrime agli occhi, mostrando un lato tenero e umano di sé che nemmeno Jack conosceva.

“Andiamocene Giulia… guai a te se cercherai di metterti in contatto con lui!” ringhia Arthur minacciando la moglie che, ancora a terra, non viene nemmeno aiutata ad alzarsi.

Jack si rimette in piedi a fatica grazie all’aiuto di Elsa che, scossa da tutta quella situazione, non è riuscita a dire una parola.

“Siete voi che mi perdete. Io sono fiero di me stesso! Sono fiero di spaccarmi la schiena per dare un futuro a queste bambine! Io non voglio fare l’avvocato, non voglio uscire con il 100, non voglio sposarmi con una ragazza che avete scelto voi per me! Voglio solo fare il padre… e abbracciare tutte le responsabilità che ne derivano e che voi non avete mai preso nei miei confronti” riesce ad affermare Jack, dopo aver sputato del sangue dovuto al violento ceffone del padre che gli aveva spaccato in due il labbro inferiore.

A quelle parole il padre non osa rispondere, forse segnato e in parte colpito da quella lama affilata appena sguainata dal figlio. Arthur preferisce non replicare più. Si volta, afferra la mano della moglie trascinandola a sé e inizia ad allontanarsi.

Jack abbraccia forte Elsa a sé ed accoglie il suo pianto tra le braccia, osservando i genitori farsi sempre più piccoli, noncuranti di lui. Il ragazzo prova ribrezzo, rabbia e dolore che si mescolano al battito ruggente e potente che scoppia nelle sue vene e nella sua ferita al labbro. Ora, tenendo tra le braccia Elsa, è sicuro di non voler più avere niente a che fare con quei due individui anche se, prima di allontanarsi, nota il padre strattonare la moglie in lacrime e caricarla di forza sull’auto quando lei, forse, stava solo cercando di farlo ragionare e tornare indietro dal figlio che non ha potuto nemmeno salutare.

Presente…

Jack tiene il telefono stretto tra le mani. La rubrica aperta su un contatto telefonico che aveva ormai nascosto: Mamma.

Il giovane è pronto a chiamare ma, il ricordo di quella serata al parco, ossia l’esordio della sua sfortunata e dolorosa esistenza, lo fanno ricredere e arrabbiare di nuovo a distanza di quasi dieci anni.

Jack lancia così il cellulare sul divano da quattro soldi e decide di andare in bagno a risciacquarsi la faccia. Una vibrazione, però, lo tiene di nuovo ancorato in quel punto del soggiorno.

Il telefono squilla e Jack afferra velocemente il cellulare, convinto di ricevere notizie da Elsa o da Anna.

Tutto, però, sembra un boomerang perché, infatti, sullo schermo compare proprio il nome di quel contatto che aveva silenziato per tutti quegli anni: Mamma.

Quello era un vero e proprio segno del destino. Ormai Jack sa di non avere più niente da perdere e, convinto di voler mettere una pietra sopra al suo passato, decide di accettare la telefonata.

“Pronto?” risponde lui con un filo di voce, non riuscendo a trovare la forza per reagire.

“Jack, oddio Jack! Sei proprio tu?!” chiede la donna dall’altra parte del telefono, sospirando e tremando con le parole.

Jack non risponde, ancora chiuso a causa del rancore che serba nei confronti della donna.

“Lo so, è imperdonabile quello che è successo ma ti prego. Ora ho bisogno di te, non ce la faccio più a vivere così! Ti prego, vieni a farci visita o dicci dove abiti in modo da poterti trovare!” lo supplica la madre cominciando a piangere.

“Perché mai dovrei farlo, dopo tutto quello che mi avete fatto passare?” chiede Jack con freddezza, rimanendo in piedi con il cellulare appoggiato alla guancia e gli occhi azzurri fissi nel vuoto.

Una notizia sconvolgente, una rivelazione che non si aspettava e Jack, improvvisamente, decide di ripensare all’offerta della madre. In piena fibrillazione il giovane saluta velocemente il genitore e, dopo attimi di titubanza, afferra le chiavi della macchina e si precipita fuori diretto alla sua vecchia casa d’infanzia.
  
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