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Autore: KikiShadow93    31/07/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare di cuore Celeste98, Chimera__ e _Cramisi_ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 20 💛

 

𝟛𝟘. 𝒜𝓅𝓅𝓊𝓃𝓉𝒶𝓂𝑒𝓃𝓉𝑜 𝒸𝑜𝓁 𝒹𝑒𝓈𝓉𝒾𝓃𝑜




Bianco. Bianco assoluto.
Nessun rumore rompe questa quiete surreale.
Nessun odore aleggia in quest’aria. Non credo neanche che sia necessario respirare, in realtà.
Non sento il mio corpo, è come se tutto fosse sospeso. Sto immersa in questo bianco con la fastidiosa sensazione di umido contro la pelle. Sono in acqua? No. Non posso essere in acqua perché non c’è. Ma allora cos’è questa sensazione?
«Ciao, Sherry!»
Tre luci d’argento ridacchianti.
Tre luci d’argento ridacchianti e parlanti che mi fluttuano attorno.
Okay, non sono stata una brava persona, questo è fuor di dubbio, ma davvero merito di passare l’eternità nell’acqua - che poi non è acqua - con queste tre cose che ridacchiano attorno a me?
Cazzo… esiste qualcosa di più spaventoso delle risatine dei bambini? Fanno venire i brividi. Non per niente le buttano spesso e volentieri nei film… soprattutto quelli che odio, quelli che Radish mi ha costretta a vedere per dispetto. Ti divertivi, vero? Soprattutto perché al primo vago segnale di paranormale mi stringevo a te… e puntualmente te ne approfittavi.
«Vieni con noi, Sherry!»
Io non vengo proprio da nessuna parte con voi tre lucine del cazzo. Anzi, vediamo di mettere in chiaro tutta la faccenda: mi girano le palle come mai in vita mia, sono sul punto di far esplodere questo cazzo di bianco con la mia fottuta rabbia, quindi toglietevi di mezzo e lasciatemi in pace!
Voglio restare sola a leccarmi le ferite.
Voglio restare sola a struggermi per la mia scelta, che ha comportato non solo la mia morte - non mi importa, in realtà, tutti dobbiamo morire prima o dopo - ma anche una condanna per lui.
Non volevo, te lo giuro.
Nella vita avrei potuto voler fare tante cose, anche di orribili, ma farti del male non rientrava certo tra queste. Dannazione… mi hai cambiata fin nelle ossa e neanche lo sai davvero. Non lo saprai mai, Radish…
«Puoi muoverti, sai?»
Okay, lucina numero due che presto divorerò se non si schioda tipo immediatamente da davanti al mio naso, vediamo se hai ragione.
Muovere una mano. Non dovrebbe essere difficile, no? L’ho sempre fatto. Prima di crepare come una scema ci ho pure graffiato Jäger!  Everett avrebbe ululato con tutto il fiato che ha nei polmoni nel saperlo…
No, okay. Concentrazione, devo alzarmi. Quindi, dai, muoviti mano!
Oh… ci riesco davvero. Posso muovermi malgrado non senta il corpo. Okay. Non ha senso ma lo accetto. Chi sono io per dire come ci si sente all’Inferno? Anche se, lo ammetto, me lo immaginavo un pelino differente. Magari pieno di fiamme da tutte le parti, lava e anime che urlano mentre vengono torturate. Ma forse questa è tipo l’anticamera dell’Inferno, una specie di giochetto mentale malato per farti abbassare la guardia e poi ZAC!, eccoti che bruci nelle fiamme e strilli come un maiale sgozzato. Non ci casco, non mi fregate!
Adesso devo muovermi. Se imparo a muovermi anche in queste condizioni, magari scappo dalle future torture. Magari mi eviteranno roba troppo pesante visto quello che ho fatto per Chichi e Goten… okay, bugia. Non l’ho fatto davvero per loro, non del tutto almeno. L’ho fatto per te, Radish. L’ho fatto per te, per evitarti un dolore simile… ed anche per non sentirmi nuovamente in colpa come un tempo. Invece indovina un po’? Mi sento pure peggio, adesso, perché mi rendo conto di averti fatto solo più male.
«Allora? Ti muovi?!»
Ora vi devasto, piccoli scassacazzo. Vi devasto così male da guadagnarmi pure un posto come torturatrice all’Inferno!
Per farlo, però, devo fare una cosa fondamentale.
Mi alzo, almeno credo. Già che ci sono tocco il petto per saggiare i danni di Jäger. Cioè, porto la mano sul petto, ma non sento il contatto. Bello schifo… passerò l’eternità come un qualcosa di insensibile ad ogni cosa. Fanculo!
Abbassando gli occhi però noto che la ferita non c’è più… ed anche che sono vestita. Beh, vestita, ho una specie di lenzuolo drappeggiato sulle spalle, chiamarlo vestito è decisamente troppo. Sono coperta, ecco. Ma perché coprirmi? Non sento né caldo né freddo. Non sento niente!
Cazzo… vuoi vedere che l’incubo con Radish che ammazza Jäger era solo un fottuto sogno premonitore? Sono finita nella fossa, alla fine… ora sicuramente lo ucciderà per vendicarsi. Così facendo, ovviamente, manderà a puttane il Nord.
Ho fatto un vero capolavoro, non c’è che dire.
«Sherry, tranquilla, va tutto bene.»
Una voce. L'ho sentita, sono sicura. O forse è uno dei trucchetti sopracitati prima di buttarmi nelle torride fiamme infernali? Non mi fottete mica, non ci casco.
Una voce così dolce e angelica deve essere un trucco, un qualche perverso trucchetto per far abbassare la guardia. Maledetti perversi malati!
Però qui c’è solo ‘sto fottutissimo bianco. Mi sta mettendo un’ansia incredibile… se ci fossero i ragazzi, probabilmente sarebbe già tutto macchiato di rosso. Saremmo tutti morti, in fondo, perché non massacrarci di botte per gioco? Non potrebbe certo andare peggio di così!
Questo lo direbbe senza dubbio Micah… e poi riderebbe prima di tirarmi un pugno.
Cazzo se fa male tutto questo…
«Non sarai mai sola, Sherry.»
No. Fanculo, no!
Il desiderio di distruggere le lucine d’argento si è eclissato solo guardandoti.
Da dove sbuchi? Con che coraggio ti presenti davanti a me? Con quale fottuto coraggio?!
Tu sei solo una fottuta maledizione, hai rovinato delle vite, le hai condannate per un qualcosa di astratto e stupido! Tu sei una maledetta menzogna!
«Quanto sei cresciuta…» Non osare toccarmi. Non osare!
Strano, però… dovresti essere più giovane. Perché dimostri la mia età? Cos’è, anche qui fai come vuoi e te ne fotti di ogni cosa?
E non sorridere. Non osare sorridere. Tu non hai alcun diritto di sorridere, di provare gioia o simili. Dovresti provare solo pena, dolore e rimorso per tutto ciò che hai fatto, per il dolore che hai provocato. Sai cosa? Te lo ricordo io spaccandoti quel bel visetto che ti ritrovi!
«Ti rendi conto di quello che hai fatto, eh?! Te ne rendi conto?!» Ecco, il tuo posto è lì, per terra! Beh, non so se ci sia una terra sulla quale cadere qui, ma il concetto è quello. Peccato solo che non te ne freghi niente.
Mi guardi, sorridi dolcemente mentre ti rialzi. Non ti fai piegare neanche qui, eh? Bene, piccolissimo quarto di punto a favore, te lo concedo.
«Everett non si meritava una cosa del genere! L’hai condannato ad una vita di sofferenze… ed hai condannato anche me! Per cosa, poi? Per farmi morire contro la bestia che mi ha reso la vita un inferno!» E smettila di guardarmi come se fossi una pazza irriconoscente. Pensavi forse che sarei scoppiata in lacrime, ti avrei abbracciata forte e ti avrei detto che ti volevo bene? Notizia dell’ultima ora: ti sbagli di grosso! Io non ti abbraccerò, non ti dirò che ti voglio bene, non te lo meriti assolutamente. Per quanto mi riguarda, cara Leila, tu non sei mia madre. Sei la donna che mi ha messa al mondo, tutto qui. Mia madre è solo Fern, la donna che mi ha amata, che mi ha aiutata, protetta e che mi ha voluto un bene smisurato.
Perché cazzo non ti scomponi però?
«Mi dispiace per tutto quello che hai subìto… ti chiedo solo di perdonarmi. So di non avere alcun diritto di chiederti una cosa del genere, ma sappi che tutto quello che ho fatto serviva per donare un futuro migliore alla nostra specie.»
Ogni parola che dici mi fa solo incazzare di più. Non bastava essere ammazzata da Jäger, perdere Radish, perdere Everett, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e i miei amici… no! Dovevo pure incontrare te, la donna che ci ha condannati tutti per un cazzo di motivo che non so ancora spiegarmi!
«Distruggendo Everett? Spingendo Radish ad uccidere Jäger? Così da lasciare poi il Nord senza Re, perché ovviamente né lui né Everett raccoglierebbero mai la corona dopo tutta la merda che li ha investiti nella vita, e quindi lasciandolo sprofondare nell’oscurità? Bel futuro migliore, sì.» Tu non ci hai pensato, vero? Dici di averlo fatto per tutti quanti, ma la verità è che sei una stupida egoista credulona che si è lasciata abbindolare dalle parole del Grande Spettro.
«Sono sicura che sai a cosa mi riferisco.»
«No invece, non lo so!» Colpita e affondata. Spero solo che il tuo udito qui sia diverso, o che il mio cuore non batta davvero più. Che poi non ho del tutto mentito, la mia è solo una mezza idea che mi frulla per la testa da un mesetto, però… «E poi che razza di posto è questo?! Cazzo!» Cambiamo argomento vai, è meglio. Non voglio dovermi incazzare ancora di più proprio adesso, rischierei un’embolia che mi porterebbe a morire per la seconda volta nello stesso giorno. Non mi pare il massimo, ecco. Anche perché poi passerei da pirla con tutti gli altri morti!
Leila, nel frattempo, non si è scomposta di un millimetro. Si è semplicemente rimessa in piedi, si è lisciata la tunica argentea con le mani e si è sistemata con fare sbrigativo i capelli.
È anche più bella che in quella foto col giglio in testa, questo devo ammetterlo, ma è un dettaglio decisamente ininfluente.
«Gli Spettri passano da qui prima di andare all’altro mondo, cosicché Papà Spettro possa giudicarli e smistarli. Noi quattro possiamo andare e venire anche qui, nel caso ci sia qualcuno da incontrare.»
«Fanculo, non me ne frega un cazzo!» È buffo, anche in questo momento non riesco a fare a meno di pensare che Radish mi avrebbe presa in giro per come parlo. Si sarebbe messo a ridacchiare sotto ai baffi sulle prime, poi mi avrebbe fatto una sottospecie di inchino chiamandomi “my Lady” e solo a quel punto sarebbe scoppiato a ridere sul serio. E io avrei provato a colpirlo, come sempre, e lui mi avrebbe stretta tra le braccia per impedirmelo.
Smetterò mai di pensarci? E lui smetterà mai? CAZZO!
«Lasciami passare e basta.» Perché non ti scomponi? Dannazione, sono a cinque centimetri scarsi dal tuo viso ed è evidente che mi sto trattenendo tantissimo per non colpirti più, giusto perché io voglio davvero bene ad Everett, e tu rimani calma, continui a sorridere. Qual è il tuo problema?
«Ne sei convinta?»
Okay, quando Everett morirà e potrò rivederlo, gli domanderò ogni secondo per tutta l’eternità cosa cazzo possa trovarci in te. Perché okay l’unione dell’anima, okay tutto quanto, ma con una come te saltano i nervi per forza!
«Sto per farti del male, Leila. Molto, molto male.»
«Puoi scegliere se passare oltre, Sherry.» Scegliere? Quando mai chi muore sceglie cosa fare? Forse quel Drago magico ti dà modo di farlo, un po’ come Kakarot o qualunque sia il suo nome, ma a cose normali la vedo alquanto improbabile la faccenda.
Tu sembri capire la mia confusione e sorridi ancor più dolcemente. Okay, lo ammetto, se le cose fossero andate diversamente avrei amato il tuo sorriso, ma adesso non è comunque sufficiente a riparare alla catastrofica serie di sventure che il tuo gesto ha causato.
«Puoi scegliere se tornare indietro dal tuo compagno, da Everett, dai tuoi amici… oppure puoi restare con noi.»
«Ma “noi” chi?! Ci siamo solo noi due, se non l’hai notato… e la tua compagnia non mi è certo gradita!»
Fai un cenno col capo alle mie spalle mentre guardi con amore le tre fastidiose lucine che si rincorrono tra loro. Perché? Cosa sono? Bestiole da compagnia per gli Spettri morti dato che in vita finiamo quasi sempre col mangiarceli?
«Timothy, Ash e Yuri…» Ad ogni nome, una lucina si blocca e fluttua verso di lei, giocando con la sua figura slanciata, insinuandosi tra i suoi capelli lunghi e lasciandoli poi fluttuare all’indietro «Sono i tuoi fratelli.»
Okay, questa non me l’aspettavo.
Quelle cose fastidiose che stanno provando di nuovo a toccarmi e che vorrei di nuovo colpire tipo palloni da beach volley sono i miei fratelli.
Fortuna che sono già morta, sennò per la sorpresa e lo shock mi sarebbe scoppiato il cuore. O forse il cervello… insomma, sarei morta.
«Prediligono questa forma, li fa sentire più a loro agio, ma possono mutare se lo vogliono. Papà Spettro glielo concede.»
Ogni cosa che dici mi pare sempre più sbagliata, più fastidiosa. Non so se è per quello che hai fatto, per il fatto che ti sembri tanto giusto o Dio solo sa per quale altro motivo, so solo che ad ogni singola sillaba mi verrebbe da tirarti uno schiaffo a mano aperta.
«Ma wow, che grande onore! Morti dilaniati a dieci secondi dal primo vagito e poi divorati per un suo stupido motivo utopistico, ma gli si perdona tutto se possono mutare a piacimento.» Non devi ridacchiare, scema! Ti sto prendendo in giro! E sto prendendo in giro Papà Spettro, e il vostro piano, e le tue scelte, e tutto quanto! Lo capisci, almeno?! «Come cazzo è possibile che Everett continui ad amare una come te?!»
Continui a non scomporti. Tua figlia, che tu tanto dicevi di amare ad Everett, quella per la quale hai dato la vita, ti sta dando contro in ogni modo possibile, ti sta mostrando apertamente risentimento e disprezzo, e tu non batti ciglio. Uno psichiatra con te non riuscirebbe a cavare un ragno dal buco, temo.
«Se deciderai di rimanere qui, magari lo capirai. Oppure torna indietro e tieniti il dubbio fino al giorno in cui ci rincontreremo tutti insieme.»
Vuoi davvero farmi credere che posso tornare indietro da Radish? Che posso evitargli quello che tu hai fatto ad Everett? Certo, questo implica anche ributtarsi in un mare di merda anche peggiore di prima, dove tutto il branco mi odierà fino al resto dei miei giorni e mi abbandonerà al mio destino senza neanche darmi il tempo di difendermi… probabilmente anche lui mi odierà per aver commesso un’impudenza simile, per averlo escluso e tutto quanto, ma se posso provare a metterci una toppa e farlo sentire meglio in qualche modo mi sta bene lo stesso. Per lui potrei affrontare ben di peggio a cuor leggero.
Prima, però, c’è da discutere di un piccolo dettaglio…
«Da piccola ho sentito parlare di un’antica leggenda, giù alla tana…» Guarda come sei attenta, adesso. E come sei seria!
Non pensavi che, alla lunga, avrei preso in considerazione anche questo dettaglio? Perché la sua ossessione malata non può essere nata per caso, non può essere stata solo la vaga attenzione di Mezcal nei miei confronti a fargli decidere che sarei dovuta diventare la sua compagna… deve essere qualcosa di più grande ad averlo spinto.
«Era un qualcosa che mormoravano i membri più anziani e che per me era solo una scemenza.»
Hai capito benissimo di cosa sto parlando. Lo hanno capito anche le tre anime - perché questo suppongo che siano - dal momento che sono scappate via. Devo ammettere che questo è strano. Perché scappare? Di cosa avete paura?
Tu però non mi sembri spaventata. Attenta, ma decisamente non spaventata. Al limite potrei dire che sei un poco nervosa, come se il fatto che ci abbia anche solo pensato possa in qualche modo crearti dei problemi. Beh, se questa supposizione è esatta, allora la faccenda si fa ben più grave di quanto immaginassi.
«Voglio sapere se tutto questo c’entra qualcosa con quell’antica leggenda, se è questo a cui mira Jäger… e, soprattutto, come poterla aggirare.»




Non capisce, Radish.
Non capisce davvero.
Andava tutto bene fino a venti minuti prima. Perché ora non più?
Sherry era a casa. L’aveva lasciata nel letto per riposare qualche ora in più. Credeva di farle un favore, che lo avrebbe abbracciato con forza e lo avrebbe baciato con quella sua dolcezza disarmante… ma sbagliava.
Lei non lo sfiorerà mai più. Non vedrà più i suoi grandi occhi scuri illuminarsi quando, senza neanche rendersene conto, le dice qualcosa di carino. Non vedrà più i suoi sorrisi allegri. Non la sentirà più accoccolarsi contro il petto prima di addormentarsi, convinta che lui possa tenerla al sicuro da tutto il male del mondo. Ti sbagliavi… io gli ho solo aperto la porta.
Non riesce a capire, però.
Andava. Tutto. Bene.
Perché adesso lei non si muove? Perché tutto si è fatto insapore, inodore e incolore? Perché è tutto piatto? Perché non sente più niente?Pure la pioggia non ha consistenza.
Attorno a lui c’è il caos, eppure non se ne rende conto. La sua mente fatica come mai prima d’ora per riuscire ad accettare la visione del corpo di Sherry lì steso a terra, nel sangue.
Lo vede, è sicuro di vederlo, ma non riesce a capire come ciò sia possibile. Sherry è una guerriera, ha sempre combattuto con le unghie e con i denti, si è sempre tirata fuori dai casini in un modo o in un altro. È anche intelligente, la sua Sherry. Non ne dà spesso prova, ma lui sa bene che è una con un bel cervello. È uno dei tanti aspetti che gli piacciono da impazzire di lei. Ma allora come c’è finita lì, tanto lontana da casa? Perché è andata da sola contro Jäger? Sapeva di non avere possibilità in uno scontro uno contro uno. Lo sapeva, allora perché è lì, immobile, in una pozza di sangue?
Chichi ha spiegato più di una volta cos’è successo. All’inizio ha solo pianto, anche se lui non se n’è neanche reso conto, ma poi l’ha raccontato con voce flebile e sguardo perso. Ripeteva lo stesso discorso come un disco rotto, incapace di credere che fosse morta per salvare lei e suo figlio.
Radish, però, non l’ha capito. Ogni suono gli arriva distorto e ovattato alle orecchie, nessuna parola ha un minimo di senso. È quasi del tutto certo di aver captato per un istante l’urlo disperato di Everett, ma chi può dire cosa sia reale e cosa no? Lui no di certo.
Potrebbero essere reali i suoi amici che cercando di farlo uscire dal suo stato di trance, ma potrebbe anche essere tutta una finzione. Magari anche il corpo nudo e morto di Sherry a qualche metro da lui è pura finzione. Magari è solo una delle sue tante paure che si è fatta solo più vivida del solito e l’ha come paralizzato. Magari sta solo dormendo. Può essere, no? In fondo non sente niente.
Non sente la pioggia fredda contro la pelle, non sentiva le braccia di Mimì che si stringevano a lui prima dell’arrivo di Bree e ora non sente la mano di Piccolo sulla spalla che lo scuote, non sente i suoi richiami. Non sente Vegeta che lotta contro Everett per tenerlo inchiodato a terra, non sente i lamenti disperati di quest’ultimo. Non sente i dolorosi ululati degli Spettri che cominciano ad arrivare e che rimangono impietriti non appena scorgono da lontano il corpo della loro Regina. Non sente l’abbraccio disperato di Chichi, non sente le sue scuse pur non avendo alcuna colpa.
Non sente niente, Radish. Non sente neanche il dolore, in realtà.
Sta solo cercando di capire. Perché andava tutto fottutamente bene, e invece ora no. Com’è possibile?
Non sente niente, guarda il corpo senza vita della donna che ama con ogni singola fibra del suo essere e cerca di capire cosa sia successo.
Andava. Tutto. Bene.
Forse troppo bene… può essere?
Non credeva che si potesse essere più maledettamente felici nella vita, che si potesse essere più amati. Era tutto giusto. Sarà anche un termine enorme e azzardato, ma era tutto perfetto, su misura per lui.
Ma lui è Radish. Lui è un Saiyan. Lui è un mostro che ha commesso indicibili atrocità per quasi vent’anni, che traeva piacere nell’uccidere e nel distruggere, che calpestava tutto ciò che si metteva sulla sua strada. Può un essere del genere meritare tutto quell’amore e quella felicità?
Però andava tutto così bene, dannazione… e ora è tutto sparito, distrutto, esploso, vaporizzato. Tutto è sbagliato, adesso. Ciò che lo circonda è sbagliato, l’aria che respira, i suoni.
È. Tutto. Sbagliato.
La pioggia maschera le lacrime che inconsciamente sta versando, ma i suoi amici le vedono lo stesso. Vedono i suoi occhi scuri vuoti, privi di qualsiasi barlume di vita. Qualcosa è morto con lei, annientandolo.
Lui, il Saiyan brutale, sarcastico e spesso cinico che hanno imparato a conoscere e apprezzare, sta piangendo per lei, annientato dal dolore.
Dolore che, in realtà, non è ancora arrivato per davvero. Il cervello prima dovrà processare l’informazione, dovrà accettarla. In alcuni soggetti che hanno unito l’anima ciò può avvenire anche dopo settimane, durante i quali continuerà disperatamente a cercare la propria metà. In quei casi, però, il soggetto morirà di stenti poiché l’unica cosa che la sua mente riesce a pensare è quella di trovare l’altra. Non c’è tempo per riposare o mangiare, si può solo cercare disperatamente di far uscire di nuovo quel calore che lo faceva sentire tanto bene.
Everett glielo aveva detto che quel genere di rapporto è anche una maledizione, ma Radish non lo aveva capito fino in fondo. E come avrebbe potuto, in realtà? O le provi sulla pelle certe cose, o non le puoi capire.
Non puoi capire quanto davvero possa essere devastante il dolore, non puoi capire quanto davvero il mondo cambi, quanto tutto diventi inconsistente, quanto assolutamente niente abbia più un minimo senso.
«Radish, raduneremo le Sfere, okay? Vieni a casa con noi a prendere il radar, dai.» Bulma può parlargli e tirarlo quanto vuole, lui non si accorge di niente.
Rimane fermo, le braccia stese lungo i fianchi e gli occhi inchiodati sul corpo di Sherry. Il corpo morto di Sherry.
Dio solo sa quanto vorrebbe credere che sia solo uno dei suoi scherzi imbecilli…
«Radish, devi ascoltarmi, ti prego!» Lo strattona più forte, non sapendo cosa fare. Nessuno ha mai reagito così, neanche lei quando vide Yamcha morire.
E Chichi… vederla in questo stato è come una coltellata per lei.
È sempre stata così forte, capace di rialzarsi anche dopo la batosta più dura. Invece adesso rimane lì, sostenuta dalle braccia del figlio mentre Crilin tenta in tutti i modi di far calmare Goten. Se ne sta tra le sue braccia con gli occhi fissi sul corpo della ragazza che hanno imparato ad apprezzare in così poco tempo. La fissa e piange, incapace di credere e accettare che sia morta per loro.
Ma ciò che forse le fa più male, a Bulma, è vedere suo marito che tenta di tenere Everett a terra. Urla con una disperazione tale che le dilania il cuore, si agita e contorce per liberarsi, latrando con quanta più forza può.
Ha perso Leila per una svista… ed ora ha perso anche Sherry per un’altra svista.
L’ha fatta scatenare malgrado fosse una cosa sciocca e poi l’ha lasciata da sola a dormire. Era convinto che ci fossero diverse barriere tra lei e Jäger, ma si sbagliava. Le ha raggirate tutte, l’ha spinta nella sua trappola e l’ha uccisa. E lui l’ha persa.
Ha perso tutto quanto, ormai. Perché non andare dietro a Jäger? Ucciderlo o essere uccisi non ha alcuna importanza. Gli basterebbe corrergli dietro, combatterlo e poi basta, fine di tutto. Si toglierebbe l’ultimo sfizio prima di raggiungerle entrambe… ma Vegeta glielo sta impedendo perché “non è lucido”, perché “non ne uscirebbe vivo”, perché “prima deve pensare”.
Ma come può pensare quando ha perso anche quest’ultimo barlume di vita e felicità?
Darko vorrebbe davvero aiutare il Saiyan a trattenerlo e calmarlo, ma il resto del branco e, soprattutto, sua figlia contano su di lui. Contano sulla sua forza, sulla sua esperienza e sul suo saper mantenere la mente lucida. Ne hanno bisogno ora più che mai, hanno bisogno che rimanga al loro fianco mentre si struggono per il dolore, hanno bisogno che gli mostri quelle dannate zanne così da non commettere errori sciocchi dettati dall’agonia e dalla sete di vendetta.
Bree ha bisogno che le stia vicino. Ha bisogno che le tenga le zampe ai lati del corpo e la protegga con la sua mole, che la isoli da tutto. Ed ha bisogno di Micah… ha bisogno del suo Micah, ha bisogno che continui a leccarle il muso mentre trattiene i guaiti e lascia silenziosamente scendere le lacrime.
Major, dietro di loro, rimane seduto e dondola su sé stesso mentre si lascia andare ad un pianto disperato. Gli aveva promesso che avrebbe fatto da madrina alle sue figlie. Dannazione, lo aveva promesso e lei ha sempre mantenuto le promesse, invece ha deciso di andare a morire da sola, ha deciso di lasciarli.
Yamcha gli si avvicina con cautela e gli mette sulle spalle la propria giacca scura. Cerca di calmarlo come meglio può, ma quei grandi occhi smeraldini pieni di lacrime incontrollabili sono una pugnalata per lui, e di slancio gli serra le braccia attorno al corpo tremolante e lo stringe quanto più forte può. Piange anche lui, adesso, contagiato da tutto quel dolore.
Quello che in realtà avrebbe davvero bisogno di essere abbracciato, però, è Mordecai.
Lui amava Sherry. L’amava come un’amante, come un’amica e come una sorella. Lei era una parte enorme di lui, era un pilastro fondamentale nella sua caotica vita. Ora tutto gli sta crollando sotto le zampe e nessuno se ne accorge davvero. E come potrebbero? Lui è Mordecai, lo schizzato che ride sempre e non si ferma mai. Come potrebbe mai crollare tanto?
Però lui sta crollando. Sta crollando inesorabilmente, non riesce quasi più a respirare, il cervello gli ondeggia nel cranio tanto è spaesato e sotto shock, e l’unica cosa di cui ha maledettamente bisogno è che qualcuno lo abbracci con forza, che gli dica che tutto andrà bene, che davvero tutto si sistemerà.
Ma nessuno lo fa. Nessuno capisce di cos’ha bisogno.
Così si avvina a Radish. Traballa come un ubriaco verso di lui e si butta ai suoi piedi. Si lascia andare, toglie ogni briciolo di energia dalle zampe e si accascia lì, immobile, in attesa.
Sa che sta soffrendo. Lo sa benissimo e vorrebbe sinceramente aiutarlo. Ma come può farlo ora che è lui, per una dannatissima volta, ad aver bisogno del sostegno di qualcun altro?
Dovranno anche dirlo a Fern… ma come? Con che coraggio riusciranno a presentarsi da lei per dirle che la sua dolce e furba Sherry si è praticamente suicidata? Che l’abbia fatto per un buon motivo o meno non è importante, non per loro.
Li ha lasciati e loro non hanno neanche potuto provare ad aiutarla o anche solo dirle addio.
River si trascina con zampe molli accanto ai due. Non saprebbe assolutamente dire come si sia mosso, dove abbia trovando la forza per avanzare, sa solo che da un secondo all’altro ha piazzato le zampe ai lati del corpo di Mordecai, lo sta proteggendo alla loro maniera, e lui stesso si sta un poco appoggiando a Radish.
Rimane fermo, poi, come congelato.
Ne hanno passate così tante, lui e Sherry. Credeva che la loro storia sarebbe durata per sempre, che si sarebbero amati per l’eternità. Ma lui non era giusto per lei, ormai l’ha capito. Seppur al solo scopo di proteggerla, lui la frenava. Le tarpava le ali e le impediva di splendere sul serio. Radish, invece… Radish l’ha spronata sempre, l’ha sostenuta come lui non ha mai fatto, l’ha fatta brillare più di qualsiasi stella.
Radish ha unito l’anima con Sherry.
Radish era destinato a stare con Sherry come lui non è mai stato.
Radish, per quanto diverso da loro, per quanto di una razza spietata talvolta anche più della loro, sta soffrendo con la stessa malata intensità di uno Spettro.
Può sentire il suo dolore, adesso. Può sentirlo e, senza neanche rendersene conto, piega la testa di fronte al suo sguardo perso, si sottomette totalmente a lui per scusarsi del proprio atteggiamento, di tutti gli svariati tentativi di portargliela via.
Lo seguirà, d’ora in avanti. Lo seguirà e, se glielo permetterà, proverà ad aiutarlo a combattere questo dolore, pur sapendo che non servirà a niente. Suo fratello Blackwood gli ha spiegato come funziona quel genere di rapporto, avendolo lui stesso con Nike, e gli ha detto che anche un semplice litigio diventa doloroso quanto un’artigliata lungo tutta la schiena. Quel paragone tanto sciocco adesso gli risuona dolorosamente nelle orecchie e la sola idea di ciò che potrebbe provare il Saiyan gli fa forse più male del lutto stesso.
Guaisce, si piega ancora di più, potrebbero cedere del tutto, ma Mordecai si sforza ancora una volta e alza il muso per strusciarglielo contro le zampe. Sono qui, ti aiuto io. Ecco cosa vuol dire per loro un simile gesto in certi frangenti.
Un altro pezzetto del cuore di River si spezza e di slancio porta il candido muso tra le zampe per strusciarlo contro quello color castagna dell’amico, leccandogli poi una guancia. Ci sono anche io, non ti lascio solo.
In mezzo a quel delirio di dolore e agonia, nessuno si è accorto dell’assenza di alcuni membri di spicco del branco.
Non si sono accorti dell’assenza di Glover, intento a curare al meglio delle proprie capacità e quasi fino al dissanguamento i membri feriti alla tana.
Non si sono accorti dell’assenza di Willem, intento a trasportare in un luogo più appartato della tana i cadaveri presenti.
Non si sono accorti dell’assenza di Viper, Sharon e Ashton, intenti a recuperare i cadaveri disseminati nei i boschi e in città, a caricarli sui furgoni per poi riportarli alla tana, dove verranno bruciati com’è nelle loro usanze.
Sono tutti più o meno feriti, hanno combattuto come furie pur essendo in netto svantaggio, ed hanno appreso dagli ululati che qualcosa è andato veramente male. Ma non possono mollare la presa. Non possono farlo per i cuccioli, non possono farlo per i sopravvissuti, non possono farlo per Radish.
Per quanto può valere, lui rimane ancora non solo il loro Capitano e il membro superstite della coppia dominante, ma rimane soprattutto un membro importante del branco a cui vogliono bene, rimane parte della loro enorme e disastrata famiglia e adesso sta soffrendo più di tutti loro messi assieme. Avrà bisogno di aiuto più che mai, avrà bisogno del loro sostegno e, almeno lo sperano, questo potrebbe dargli un minimo sollievo.
Non si sono accorti neanche dell’assenza di Maddox, corso dapprima alla tana su ordine di River e per recuperare i figli e poi a cercare Becca.
Stava dilaniando un Segugio quando l’ha trovata. C’erano organi e brandelli di carne sparsi ovunque attorno a lei, negli occhi aveva una tale furia e un tale dolore da spingerlo a mettersi come scudo davanti ai figli.
Ma l’ha riconosciuto, dopo avergli ruggito contro. L’ha riconosciuto e gli è corsa in contro, l’ha stretto come meglio poteva e poi si è lanciata sui piccoli, che piangevano e scodinzolavano come impazziti. Hanno provato una tale paura, in mezzo alla bolgia, che rivedere la propria mamma in piedi li ha riempiti di una gioia tale da destabilizzarli. Sapevano però che qualcosa nel loro equilibrio si era spezzato. Lo hanno capito dopo il primo disperato ululato, e per questo non hanno emesso un solo gemito quando sono stati presi per la collottola e portati verso l’epicentro di quegli ululati.
Maddox, che sotto sotto aveva ben capito cosa fosse successo, lascia di scatto la presa su Amos non appena scorge il corpo della sorella nel prato.
Non ci crede. Non ci vuole credere.
Quella è la loro fottutissima Sherry, la stronza fuori di testa che ha sempre massacrato tutti di botte per tenerli al sicuro, la stronza fuori di testa che ascoltava pazientemente i suoi sfoghi quando qualcosa andava male o quando semplicemente gli giravano, la stronza fuori di testa che malgrado tutta la merda che le è piombata addosso nella vita non ha mai ceduto.
Non può essere morta. Non esiste, non è possibile. Non può aver ceduto così tanto tutto in una volta.
«Sher!» Tuona una volta tornato umano, lanciandosi in scivolata fino al suo fianco. Gohan fa appena in tempo a spostare la madre prima che li travolga entrambi e le spezzi di nuovo le ossa, risistemate grazie al sangue di Bree. Sangue che la bionda non si è davvero resa conto di averle donato e che la mora non si è neanche resa conto di aver bevuto.
C-18 corre a coprire Becca con una delle coperte che erano rimaste stese fuori e di slancio stringe i due bambini che, a loro volta, piangono disperati per la perdita della zia. Li stringe, cerca di calmarli e poi allarga un braccio per far spazio a Becca, straziata quanto loro.
Maddox lascia vagare lo sguardo su tutti loro, dal primo all’ultimo: Vegeta tiene Everett a terra; Everett latra e guaisce mentre si dimena come un pazzo; Gohan sostiene Chichi, scossa dai singhiozzi, mentre Bulma tenta di rassicurarla dicendole che raccoglieranno subito le Sfere del Drago e Crilin, dietro di loro, tenta di far calmare Goten; C-18 si occupa di sua moglie e dei suoi figli, tutti e tre in lacrime; Pip stringe Jane e Domino, che piangono come vitellini ad un centinaio di metri di distanza; Darko fa da scudo a Bree mentre tenta in ogni modo di tenere in riga gli altri; Bree piange come non aveva mai fatto, Mimì la richiama tra un singhiozzo e l’altro mentre Micah tenta di calmarle entrambe, pur essendo il primo a piangere; Major si è liberato debolmente dalla presa di Yamcha per raggiungerlo; Mordecai, l’irriducibile Mordecai, guaisce e trema tra le zampe di River, che gli pare sul punto di crollare da un secondo all’altro; Piccolo tenta di far riprendere in qualche modo un catatonico Radish, che continua a fissare il corpo di Sherry, forse senza neanche vederlo davvero.
«Okay, forza.» Si sistema in ginocchio e si passa le mani sul volto, sospirando forte. Non può finire così, non può andare tutto a puttane in questo modo, non lo accetta assolutamente. Quante volte Fern gli ha detto e ripetuto che bisogna lottare nella vita? Quante volte gli ha detto che bisogna lottare per la propria felicità? Ecco, lui è un lottatore, è uno che non si arrende e ora più che mai è assolutamente intenzionato a lottare anche per tutti gli altri.
Posiziona le mani al centro del torace di Sherry e, con il palmo della mano, applica una pressione verso il basso, stando ben attento a non romperle ulteriormente le ossa. In fondo il buco si era quasi del tutto rimarginato prima che spirasse, magari anche le ossa hanno fatto in tempo a riattaccarsi, seppur precariamente.
«Uno, due, tre, quattro, cinque—»
«Che stai facendo?» Major cade in ginocchio davanti a lui e lo guarda con dolore, senza però capire il fine del suo gesto.
«La riporto indietro.» Così da poterla massacrare di calci nel culo per questa trovata del cazzo!
«Ma… il suo cuore…» Gli viene da piangere ancora più forte nel vederlo accanirsi tanto, ma si sforza con tutto sé stesso di non farlo in modo troppo rumoroso. Maddox è forte, lo è sempre stato, ma questa follia gli farà solo più male. «Non batte da più di quindici minuti. Non si può resuscitare qualcuno—»
«Lei non è qualcuno, è Sherry! Lei è un’Alpha, ed è troppo forte per morire così— ANDIAMO!» Glielo urla dritto in faccia malgrado sia morta. Sa che da qualche parte lo sta ascoltando, se lo sente. Tanto vale farle capire subito quanto lo abbia fatto incazzare ancor prima che riapra gli occhi, giusto per non crearle uno shock dopo.
«Apri gli occhi e guardami, dannazione!» Continua a premere, gli occhi scuri annebbiati dall’angoscia che si fa più forte di secondo in secondo. Se non lo stesse sentendo da nessuna parte? Se fosse andata troppo lontano? «Respira, forza!» Si abbassa di scatto e, dopo averle tappato il naso, posiziona la bocca sulla sua e, con un espirazione costante, effettua due insufflazioni, ognuna di circa un secondo.
Fanculo ogni dubbio, fanculo tutto, non se ne andrà da nessuna parte. Può continuare anche tutto il giorno, non è stanco ed ha fiato da vendere. Le conviene solo sbrigarsi a tornare indietro perché si sta incazzando sempre di più ad ogni secondo che passa!
«Mad, è—»
«Sta’ zitto!» Ora come ora, a Major conviene solo ubbidire se non vuole andare di persona a recuperare lo spirito di Sherry e prenderne anche di più una volta riportati entrambi indietro «È troppo forte per morire così. È troppo forte per morire così!»
Spinge ancora, gli occhi ormai quasi fuori dalle orbite a causa della moltitudine di emozioni devastanti che si porta dentro, per il dolore generale che percepisce sin troppo chiaramente, per il suono che fanno i suoi figli mentre piangono disperati, per l’involontaria pressione alla quale lo sottopongono gli occhi stanchi, malinconici e distrutti di Radish.
Ma non molla, non è nelle sue corde. Riuscirà, deve farlo. Deve farlo per lei, deve farlo per sé stesso, per Radish, per Mord, per i suoi fratelli e le sue sorelle, per Everett, per Fern, per la sua famiglia. Deve farlo per tutti, mollare non è proprio un’opzione valida.
«Forza Sher, ruggisci! Andiamo! Andiamo Sher: RUGGISCI!» Alza le mani e le abbassa con più forza al tempo del tuono che rimbomba alle sue spalle.
Quando poi il fulmine colpisce, le palpebre di Sherry scattano, gli occhi vermigli risplendono con ferocia e il suo ruggito squarcia l’aria, immobilizzando totalmente i presenti.
Ha scelto, è tornata indietro. Doveva farlo per Radish. E per Everett. E per i suoi fratelli, per le sue sorelle, per la sua mamma, per i membri del branco. Doveva farlo per loro e lo ha fatto, malgrado la scioccante verità appresa.
Il corpo poi si abbandona di nuovo al suolo e gli occhi si richiudono, il volto si rilassa e i cuori dei presenti cadono di nuovo in quell’orrenda tempesta di dolore dalla quale pensavano di essere miracolosamente usciti.
Maddox, che era sobbalzato all’indietro per la sorpresa, prova a ricominciare col massaggio cardiaco non appena riesce a mettere di nuovo insieme tutti i tasselli, convintissimo che se continuerà proprio adesso allora ce la farà una volta per tutte.
Per fortuna, però, Darko se n’è accorto per tempo e lo blocca immediatamente, mutando in un istante così che tutti possano capirlo.
«Non toccarla! Nessuno deve toccarla assolutamente!» Si inginocchia al loro fianco e si abbassa fin sul suo volto rilassato, tenendole due dita premute sulla gola.
Respiro debolissimo ed estremante lento e lo stesso vale per il battito cardiaco. Una lentezza disarmante e preoccupante che però sta ad indicare che, malgrado tutto, sta benone. Avrà solo bisogno di tempo per riprendersi, tempo perché il lupo dentro di lei si metta all’opera e le risistemi completamente l’organismo.
Di quanto tempo si parli però non è possibile da stabilire. Roman gli ha spiegato che per ogni soggetto colpito da questa benedizione nell’arco dei secoli, ovvero soggetti che ancora avevano un qualcosa di davvero importante da portare a termine prima del riposo eterno, i tempi erano sempre differenti. Per alcuni è stata questione di giorni, per altri anche di più di un mese. Le uniche cose che tutti loro hanno avuto in comune erano però le stesse: il corpo entra dapprima in una specie di diapausa, una fase di arresto spontaneo in cui l'organismo è inattivo, non si alimenta e non si muove, al fine del quale poi si ritroverà in uno stato davvero molto umano per un periodo comunque differente da un soggetto all’altro.
Everett rimase in questa specie di diapausa per quattro interminabili giorni e rimase intrappolato in un corpo schifosamente umano per altri nove, durante i quali divenne una totale ed impensabile spina nel culo.
Se riusciranno a tenerla al sicuro e al riparo, è convinto che pure Sherry si rivelerà un qualcosa di indecentemente fastidioso, ma lo accetta di buon grado. Il punto, però, è proprio come tenerla al sicuro.
«Qualsiasi mossa falsa, qualsiasi movimento anche vagamente brusco, rischia di spezzare il filo che la tiene in vita e dopo non avrà altre possibilità.» Si spiega così, con poche semplici parole. Non è certo il momento per parlarne in modo approfondito. Per quello, spera, ci sarà modo e tempo in seguito.
Radish rimane fermo al suo posto, immobile e confuso.
Si è mossa, l’ha vista.
Ed ha sentito il suo ruggito, ne è sicuro.
Ma allora perché gli sembra così maledettamente morta? Perché niente sembra cambiato? Eppure Darko sorride mentre le sposta i capelli dalla fronte, Maddox si è buttato sul prato e si tiene le mani sugli occhi mentre ripete come un mantra “ce l’ho fatta, non ci credo, ce l’ho fatta”, e i vari Spettri sembrano essersi paralizzati di colpo.
Non si rende neanche conto di muoversi, adesso. Non si rende conto di star mettendo un piede davanti all’altro, della ritrovata stabilità e forza dei possenti arti, ma si rende conto che di colpo fa freddo ed ha la pelle bagnata.
A mano a mano che si avvicina con passo mortalmente lento, prende consapevolezza di ciò che lo circonda. Si rende conto che sta piovendo forte, che è bagnato fradicio ed ha freddo. Si rende conto che tutti i suoi amici sono lì, che si sono radunati per loro, che Yamcha e Tensing stanno portando ai pochi Spettri che hanno ripreso sembianze umane teli e asciugamani per coprirsi le nudità. Si rende conto che i colori attorno a lui si stanno facendo di nuovo vivi e che, nel cuore, si sente improvvisamente strano. Strano davvero, forse anche più di prima, perché sente una nuova furia invaderlo mista ad una calma mortale.
Non sono sentimenti suoi, si rende conto anche di questo. È Sherry, tornata a gamba tesa dal mondo dei morti, ad essere furiosa, ma che il suo attuale stato le dona una qualche strana calma interiore. O che, forse, è qualcun altro a tenerla calma in qualche modo.
Everett lo affianca con passo altrettanto lento e strascicato, gli occhi sgranati pieni di sorpresa ed incredulità. Se fosse stato capace di mantenere la mente libera e lucida, si sarebbe reso conto che Leila non le avrebbe permesso di rimanere esattamente come ha fatto con lui. Il suo era un compito facoltativo, alla fine, perché la promessa l’aveva fatta a lei e non a Papà Spettro, l’unico ad avere un simile potere, ma Sherry ha un qualcosa di più grande da finire.
L’unica cosa alla quale riesce lucidamente a pensare, però, è che la sua cucciola non può restare lì. Per quanto decisamente non più scoperta neanche per sbaglio, perché certamente non la perderanno più di vista, non è certo fuori pericolo.
«Non può restare qui…» Il suo è un flebile sussurro, qualcosa che a stento gli altri riescono ad udire. Ma Radish, immobile e stralunato al suo fianco, l’ha sentito eccome e di colpo pare un minimo ridestarsi dal suo stato confusionario, ritrovando quella maledetta lucidità alla quale adesso proverà disperatamente ad aggrapparsi in ogni modo.
«Cosa?»
«Non può restare qui.» La voce si è fatta di colpo più ferma, la mente si fa sempre più lucida e gli occhi ricominciano a trasmettere di nuovo la sua forza interiore. Deve pensare, deve capire come muoversi non solo ora ma soprattutto dopo, quando lei tornerà lucida e dovrà sapere perché è stata ributtata nella mischia. Forse, e questo in un certo senso lo spaventa anche di più, già lo saprà e dovrà riuscire a contenerne la reazione sicuramente violenta.
«Jäger la crede morta… ma potrebbe mandare qualcuno per assicurarsene. Dobbiamo spostarla dove non può arrivare.»
Se non sarà Jäger, comunque lo farà di certo Apophis nella speranza di farlo calmare. Perché adesso Jäger sarà davvero ingestibile, accecato da una rabbia ancor più folle per essersi fatto sgusciare dalle dita la sua ambizione più grande, per essersi giocato da solo il risultato più ambizioso alla quale qualsiasi Spettro abbia mai potuto pensare.
Per un folle istante, Everett prova addirittura pena per Apophis.
In tutto questo, però, non sono solo i due uomini ad aver riacquistato lucidità. C’è anche Chichi, tra loro, che di colpo si sente come invadere da un istinto protettivo pari a quello che ha sempre provato per i suoi figli. Sherry è morta per lei, si è sacrificata senza pensarci un secondo, ha combattuto come una furia contro il suo incubo peggiore per permetterle di salvarsi, per salvare Goten!
Quanto è vero che adesso è lì, sotto la pioggia battente a fissare il suo corpo immobile, la proteggerà al meglio delle sue capacità e le darà tutto l’aiuto fisico e psicologico della quale avrà bisogno.
«L’isola di Muten.» Afferma con tono sicuro, guardandoli a scatti negli occhi «Non può arrivare nessuno senza essere visto, non c’è posto più sicuro per lei al momento.»
Trova immediatamente appoggio non solo negli amici ma anche nei due Spettri più anziani, che avevano preso in considerazione solo i territori di Roman. Qualcuno però avrebbe potuto capire qualcosa, avrebbero potuto smascherarli e Sherry si sarebbe trovata in una situazione pericolosa, quindi occorreva per forza una soluzione alternativa. Quale può essere ora un’idea migliore se non un’isola spersa dove non c’è modo di arrivare senza essere visti, oltretutto di proprietà di Muten?
«Come ce la portiamo? Non possiamo rischiare portandola in braccio.»
Radish è consapevole dell’affetto che Piccolo nutre nei suoi confronti, dopo tutti quegli anni l’ha capito abbastanza bene, ma ora certo non avrebbe preso in considerazione l’idea che anche lui si sarebbe buttato tanto dentro a quella faccenda. Okay allenarli, è vantaggioso anche per lui, ma preoccuparsi anche di queste cose?
«Questo non è certo un problema.» Bulma non è da meno del Namecciano. Certo, come lui non ha un grande rapporto con la ragazza, ma ha imparato ad apprezzare davvero la compagnia di alcuni di quei grossi e strani individui che, senza che venisse loro chiesto alcunché, si facevano comunque in quattro per aiutarla nelle sue faccende. Li ha capiti, Bulma, e per questo ha deciso che pure lei li aiuterà nel suo piccolo, e che aiuterà Sherry a vendicarsi.
Estrae dalla tasca uno dei suoi porta capsule dalla quale fa uscire in pochi secondi un piccolo aereo cargo, abbastanza capiente da portarli tutti a destinazione. C’è comunque un piccolo dettaglio di cui discutere, adesso: «Dobbiamo trovare un modo per caricarla senza che subisca contraccolpi.»
Scatta verso casa, Chichi, senza dire una sola parola a nessuno e si dirige a grandi falcate verso il tavolo da pranzo.
Lo ribalta con un gesto secco e deciso e, senza pensarci due volte, stacca il primo gambo con un calcio. Sarebbe andata bene anche una porta, ma avrebbe avuto più noie per scardinarla, il tavolo si prestava meglio.
Il figlio maggiore e pochi altri l’hanno seguita dentro e adesso la guadano come se fosse indemoniata mentre stacca i gambi del tavolo a calci, ridestandosi di colpo quando sentono la sua voce alterata dalla rabbia e dalla foga.
«Gohan, prendi delle lenzuola, una coperta pesante e un cuscino, forza!» Urla mentre trascina fuori l’asse di legno rimasta, trovando un veloce aiuto in Yamcha che, giustamente, è assalito da un dubbio evidente.
«Non era meglio un materasso?» Fa appena in tempo a finire la frase che subito lo sguardo furioso della donna lo fa pentire di aver parlato.
«Sì, se vogliamo che rischi di farsi male!»
Porta l’asse fino al fianco di Sherry e, non appena Gohan esce di casa, afferra i primi lenzuoli e comincia a strapparli in lunghe strisce quasi identiche l’una all’altra che poi lascia passare sotto all’asse rettangolare, dove infine viene stesa con estrema cautela la ragazza.
Dopo averle messo un cuscino morbido e pieno sotto al collo comincia a legarla con i brandelli di stoffa, fissandola quanto più saldamente possibile.
«Così non si dovrebbe muovere.» Afferma a corto di fiato e totalmente pervasa dall’adrenalina del momento, scatenata anche dal sangue di Bree. Sente che può tutto, adesso, che potrebbe addirittura spaccare il mondo in due con un pugno… e si sente pure curiosamente eccitata, in un certo senso.
Darko, colpito dalla risolutezza dell’umana, si lascia andare ad un breve sorrisetto soddisfatto prima di rivolgere la propria attenzione a Radish ed Everett, ancora piuttosto sconvolti. Li capisce e non li biasima di certo, motivo per cui evita qualsiasi rimprovero o presa in giro: si sono visti portare via il loro centro, glielo avevano strappato dal cuore con violenza e gli è stato restituito con altrettanta forza e brutalità, essere totalmente sfasati è il minimo.
«L’idea è buona, non dovrebbe correre rischi. Ora carichiamola.» Non appena li vede un poco incespicare nei movimenti li allontana con energia, rivolgendosi a Tensing e Yamcha.
Erano convinti che sarebbe stata una giornata come un’altra, che si sarebbero dovuti sorbire i racconti della festa nei momenti di pausa e che poi qualcuno si sarebbe in qualche modo auto-invitato a cena per passare un altro po’ di tempo in loro compagnia, di certo non potevano neanche lontanamente immaginare un simile risvolto.
Non per questo però perdono la concentrazione. Si apprestano infatti ad afferrare l’improvvisata barella di fortuna e la portano con cautela sul cargo, venendo seguiti prontamente da Chichi, che copre con la coperta pesante il corpo freddo e bagnato di Sherry, e Gohan col fratellino tra le braccia.
Non andranno con loro, malgrado lo vogliano. Il tempo trascorso in compagnia degli esuberanti e talentosi allievi gli ha permesso di apprendere tante piccole cose, e ciò gli dà modo di capire al volo che adesso la situazione è critica e assai pericolosa.
Si sentiranno senza guida e in pericolo, potrebbero tranquillamente sfogarsi l’uno contro l’altra o addirittura contro gli esseri umani. Non possono lasciarli soli, non possono permettere che esplodano per la rabbia e la paura e compiano disastri irreparabili, motivo per cui hanno deciso di immolarsi ed aiutare come meglio possono, anche se questo dovesse voler dire raccogliere e seppellire i morti.
Radish ed Everett, dopo una lieve spintarella, si dirigono di gran passo sul cargo, bloccandosi poi quasi in sincrono quando si accorgono che Darko non li sta seguendo.
«Tu non vieni?» Domanda prontamente Everett mentre lascia passare Bree e Mimì, che di certo non hanno alcuna intenzione di lasciarla da sola.
La Mezzosangue è totalmente dilaniata da un profondo senso di colpa, perché è solo a causa sua se è arrivata in città, è colpa sua se Jäger si è indispettito più del dovuto per via della relazione con Radish ed è colpa sua se è iniziata suddetta relazione. Non aveva preso in considerazione proprio mai che tutto sarebbe potuto esploderle nelle mani, che la situazione potesse diventare così orribile. Aveva sottovalutato il nemico, errore che mai prima aveva commesso così deliberatamente, e la sua migliore amica, sua sorella, ne sta pagando il prezzo più alto. Per cosa, poi? Perché si è lasciata convincere a prendere parte ad una cosa del genere!
Sono una stronza… una maledetta, stupida stronza. Non merito tutto quello che ho, non merito la tua amicizia e il tuo affetto… ti prego, ti supplico, ti scongiuro, Sher, perdonami!
«Devo prima occuparmi del branco, ragazzo. La mia assenza non sarà un problema per lei.» Nel dirlo tiene gli occhi puntati sulla figlia.
Si è rivelata una sorpresa, per lui. È più sveglia e forte del previsto, è furba e decisa come i suoi fratelli non sono mai stati. L’unica cosa che riesce a sperare adesso mentre la guarda, accovacciata in lacrime al fianco di Sherry, è che tutte queste sue qualità le tornino utili quando a breve verrà sbalzata in un nuovo vortice di problemi. Non potrò aiutarti neanche stavolta, ragazzina… ma ti starò vicino, per quanto vale.
«Col cazzo!» Radish si rianima in un istante e senza pensarci due volte allunga un braccio e lo afferra per i capelli sulla nuca, strattonandolo con violenza in avanti, portandoselo così vicino al volto «Tu sei un medico, no? Bene: resterai con noi finché non sarà completamente fuori pericolo!»
Preso in contropiede, Darko sulle prime non sa cosa dire. Cosa può fare lui per Sherry? Il suo processo non richiede alcun intervento esterno, deve fare da sola e fine della faccenda. Ma a che pro spiegarglielo? È un uomo pericoloso, violento, spaventato e terribilmente innamorato. Potrebbe dirgli qualsiasi cosa, spiegargli tutto anche nel più inutile e minuscolo dei dettagli, non gli darebbe mai retta.
River si porta dietro ai due, gli occhi vermigli che trasudano determinazione e, non in dose minore, un maniacale desiderio di vendetta. Li vuole vedere morti, tutti quanti. Vuole la disfatta del Nord, vuole vederli in ginocchio a supplicare per la loro vita. Hanno osato davvero troppo, hanno commesso un tragico errore senza tenere assolutamente conto delle conseguenze e lui non riesce a tollerarlo minimamente. Malgrado tutto questo, però, River ha un cervello, sa valutare e calcolare bene questo genere di situazioni e, al contrario di quasi tutti gli altri, è riuscito a ricollegare la mente in modo ottimale, di conseguenza sa bene che il branco adesso è scoperto e che ha bisogno di qualcuno di cui si fidano alla quale aggrapparsi in attesa della Regina, sa che né Radish ed Everett saranno capaci di staccarsi da lei e lo comprende, così ha deciso di immolarsi, di giocarsi quella libertà alla quale è tanto ferocemente attaccato e di prendere la situazione in mano per loro. Li terrà in riga, li obbligherà a mantenere la mente lucida, a non compiere scemenze e, soprattutto, a continuare ad allenarsi incessantemente e pattugliare con ancora più attenzione.
Se sarà necessario cercherà pure l’aiuto di Nike, anche se spera con tutto sé stesso di non dover ricorrere a tanto. Non sarebbe per l’orgoglio ferito dall’ammissione di non essere capace di tenere in riga un branco, no, sarebbe per il semplice ed elementare fatto che chiamandola si tirerebbe addosso pure l’eccentrico ed esuberante fratellastro. Oltretutto, poi, loro sono i futuri Sovrani del Sud ed è probabile che il branco non li accetterebbe come guide provvisorie.
«Ci pensiamo noi.» Afferma deciso, riferendosi ovviamente anche ai quattro amici con il quale ha trascorso tanti anni della sua vita.
Sembrano essersi come rianimati, gli occhi si sono accesi dei loro veri colori e solo con una brevissima occhiata si capisce in pieno che le loro reali personalità si sono come momentaneamente eclissate, lasciando spazio a forti e violenti Spettri disposti a tutto.
Tensing si avvicina a tutti loro, altrettanto infervorato. È stato un gesto così meschino il loro che davvero non riesce a mandarlo giù. Colpire una donna inerme con un bambino piccolo… come si può essere così vili? Non riesce a rispondersi, non riesce neanche ad immaginare il processo mentale che li ha spinti a prendere una decisione del genere, sa solo che non solo vuole dare una mano ai suoi brillanti allievi feriti, ma vuole anche vendicare Chichi, Goten, Gohan, Goku e pure Sherry.
«Per quel che vale, noi daremo una mano.»
«Ehi, biondino!» Gli occhi di Vegeta si incatenano duramente sulla figura slanciata e cupa di Micah, che a sua volta lo guarda con sguardo alterato «Tu sei un fenomeno nel rintracciare cose e persone, no?»
Ha capito, Micah. Ha capito alla grande cosa intende… e l’idea gli piace da morire.
Ma, proprio come lui, l’hanno capita tutti gli Spettri presenti.
Spettri offesi nel cuore e nell’orgoglio, ancora sotto shock per quanto successo alla loro stimata Regina e mortalmente decisi a farla pagare ai meschini colpevoli… ed anche a non lasciare tutto il divertimento al Principe dei Saiyan.
Becca mette le mani sulle spalle dei figli, li guarda con determinazione crescente dritto negli occhi, ed ordina con voce bassa e greve di seguire zia Sherry, di starle vicini e proteggerla mentre lei sarà ad occuparsi di una certa questione. C-18, al loro fianco, ora freme visibilmente dalla voglia non tanto di dare man forte in combattimento quanto di vedere quanto la sua eccentrica amica sia sinceramente pericolosa ora che è così incazzata a morte.
Micah, consapevole di tutto questo, semplicemente chiude gli occhi, apre le orecchie e respira profondamente col naso. Nella sua mente si srotola immediatamente una lunga e dettagliata mappa del circondario che si estende per chilometri; vede e sente ogni albero, ogni cespuglio, fiume, masso e fosso; vede e sente ogni insetto, volatile, roditore e mammifero; vede il percorso che hanno battuto, sente gli esplosivi che saltano sotto terra per chiudersi il passaggio alle spalle, li sente svincolare a destra e a sinistra per separarsi. Ma vede anche qualcos’altro, a sud-ovest. Ohhh, se lo vede: Darren con un piccolo contingente sta sfrecciando in tutt’altra direzione, la pelliccia macchiata del sangue di Sherry, qualche goccia di quello di Jäger e, soprattutto, quello di Camila. Lui ha attaccato, lui si è spinto così vicino alla tana, lui ha ammazzato dei suoi amici ed ha pure provato ad afferrare i suoi nipoti.
Ti conviene accelerare, bello, perché come ti metto le zampe addosso sei finito!
Scatta all’indietro, muta e mette in moto le zampe, un ululato squarcia il cielo plumbeo e avverte tutto il branco della loro decisione: catturare gli invasori, fargli pentire di essere nati in ogni singolo modo concepibile. La traccia è chiara, chi vuole può seguirli e far loro tutto ciò che vuole.
Vegeta è compiaciuto del risultato, vederli muoversi spinti da questo fervore in qualche modo gli riporta alla memoria i vecchi tempi dove anche lui stanava gli avversari e li massacrava con quella ferocia malata.
«Occupatevi di lei.» Afferma duramente a chiunque lo ascolti, scattando in avanti prima che i lupi lo stacchino troppo. Come loro non vogliono farlo divertire troppo, lui non vuole che siano solo loro a condurre i giochi. Quella non era la sua battaglia, ma adesso… adesso hanno osato troppo. Hanno attaccato a tradimento chi non c’entrava niente, persone a lui vicine tra l’altro, e per questo ne pagheranno il prezzo.
Non andrà direttamente al Nord giusto perché sa che sarà Sherry a volerlo radere al suolo, sarà lei a voler uccidere il Re. Lo sa perché è così che ragionerebbe anche lui, perché comprende la sete di vendetta e rispetta il suo volere. Rispetta lei, una giovane donna che dal niente si è presa tantissimo, una giovane donna combattiva e fiera disposta anche a troppo pur di vincere. Una giovane donna che si è rifiutata di morire ed è tornata in vita per stroncare quella del suo carnefice.
Radish, per quanto muoia dalla voglia di seguirlo, di volare nei Territori del Nord per metterlo a ferro e fuoco, sa che non può muoversi, non ora. Deve andare con lei, deve assicurarsi che non le succeda niente. Si era ripromesso di proteggerla da tutto ed ha fallito perché ha a che fare con un soggetto davvero troppo folle ed imprevedibile, ora non sprecherà la preziosa seconda occasione che gli si è presentata.
Volta appena la testa verso Piccolo, fremente dalla voglia di scuoiarli con le sue mani proprio come il pacifico nipote che però è costretto a rimanere al suo posto, e con voce dura afferma: «Vi aspettiamo alla Kame House.»
Non uccideteli tutti, portateli da me. Non lo dice, non ce n’è bisogno, è palese anche così.
Non sa cosa provare, adesso. Non sa se essere mortalmente felice perché Sherry è tornata indietro e, anche se non sa quando, potrà stringerla di nuovo a sé. Non sa se essere furioso per ciò che le è stato fatto o per ciò che lei stessa ha fatto proprio a lui, chiudendolo fuori da tutto. Non sa niente, adesso, eccetto che Jäger ha commesso un errore davvero stupido e che, prima o dopo, gliela pagherà molto cara.


Jägermeister, da tutti chiamato semplicemente Jäger, da pochi addirittura Jay, figlio di Mezcal e Aisha, conosciuto come Cuore di Ghiaccio e Furia Grigia, è sempre stato uno Spettro eccezionale.
La sua forza era notevole sin dalla prima infanzia e ne ha dato la sfolgorante prova a tre anni con la sua iniziazione, quando tornò dopo soli quattro giorni totalmente illeso e con le zanne degli avversari uccisi appese al collo. Ha percorso un tragitto mortale e lunghissimo in quattro miseri giorni, macchiandosi le piccole mani del sangue di dieci cuccioli, quattro adolescenti e un adulto. Gli occhi del Nord e del Sud si puntarono subito sulla sua figura, ammaliati e spaventati da quei magnifici occhi di ghiaccio privi di qualsivoglia emozione e che si animavano unicamente alla vista della violenza, del sangue e del dolore.
La sua furbizia ed intelligenza è sempre stata fonte di grandi preoccupazioni generali. Una mente brillante, unita ad una personalità complessa ed imprevedibile come la sua, non poteva essere sottovalutata, le sue conoscenze generali si spingevano davvero troppo oltre e la sua innata capacità di non provare praticamente alcunché gli hanno sempre dato vantaggi mostruosi su chiunque.
Si è mostrato sorprendentemente carismatico già in tenera età, tanto che sia i cuccioli che gli adolescenti lo seguivano come ombre per assicurarsi che niente gli recasse disturbo, tanto che molti sono arrivati a colpire a cuor leggero i membri della propria famiglia pur di attirare il suo sguardo e renderlo fiero.
Ma tutta questa idolatria estrema nei suoi confronti ha portato ad una idealizzazione collettiva che lo vuole come un qualcosa di realmente superiore al pari forse del divino.
Jäger, il formidabile Spettro che non si piega, il super-uomo senza paure o difetti, l’invincibile lupo che non conosce rivali. Nessuno ha mai anche solo preso lontanamente in considerazione che potesse commettere un errore, che qualcosa potesse in qualche modo turbarlo.
Apophis odia praticamente chiunque per questo, per averlo idealizzato così tanto, per averlo posto su un piedistallo davvero troppo alto. Pure Mezcal commise questo errore, arrivando infine a temerlo e a programmare il suo omicidio. Se non è mai riuscito a mandare in porto questo piano è solo perché c’erano davvero troppe persone alle spalle più che pronte a difenderlo da tutto e tutti.
Sa bene, Apophis, che tutto ciò che dicono e pensano sull’amico è in parte vero, che niente è mai riuscito a creargli reali problemi, che niente l’ha mai ferito o spaventato, ma sa anche che, alla fin fine, seppur sepolto da qualche parte, anche lui ha un cuore.
L’ha sempre tenuto ben lontano dalla luce, non lo ha mai minimamente nutrito, preferendo coltivare l’odio e la violenza estrema, ma non è neanche mai riuscito a sbarazzarsene del tutto. Ed è colpa di Sherry se ciò è avvenuto. È colpa sua se quel cuore ha continuato a battere, è colpa su se quel cuore, da sempre illeso e trincerato dietro ad una cortina impenetrabile, adesso è profondamente ferito. Sanguina, quel cuore maledetto, e Apophis lo sa, lo sente come se fosse stato lui stesso ad essere ferito.
Lo ha capito nel vederlo immobilizzarsi, lo ha capito dai suoi occhi ricolmi di un sentimento a loro sconosciuto. Lo ha capito nel vederlo prendere tra le braccia con tanta delicatezza il corpo dell’amata ormai prossimo al trapasso, lo ha capito chiaramente nel momento in cui l’ha dovuto colpire per fargli aprire gli occhi. Lo ha capito quando l’ha dovuto praticamente trascinare per tornare al Nord, quando la sua formidabile velocità ne ha risentito e le sue zampe si muovevano a fatica.
Lo capisce ora, mentre lo conduce nelle sue stanze in religioso silenzio. Gli pare quasi di sentire le urla di quel cuore ferito e agonizzante sepolto dentro di lui, quello che non può accettare i fatti, quello che ha perso tutto. Non sa se deve temere più quello o la sua mente offesa, quella che si è fatta sfuggire tra le dita la vittoria, il tanto sospirato premio finale.
Lo costringe a sedere sul bordo del letto e si affretta a portargli un calice di vino forte, nella vana speranza che un po’ di alcol possa annebbiare quel pericoloso dolore.
Per la prima volta in vita sua, Apophis ha davvero paura e rimpiange il giorno in cui ha deciso di uccidere Aisha ed Everett anziché Darko: occupandosi personalmente del Beta, in fondo, avrebbe appreso le sue strabilianti capacità.
Sherry…, il suo nome si ripete come un mantra nella sua mente.
Non capisce, Jäger. Non capisce come sia potuto accadere.
Certo, lui non è mai stato famoso per avere un grande autocontrollo durante gli scontri, anzi è risaputo che anche solo provare a morderlo gli chiude la vena e gli impedisce di ragionare lucidamente come al solito, ma era convintissimo che contro di lei ci sarebbe riuscito senza grandi sforzi.
Sherry…
Perché mai avrebbe dovuto farle del male? Era la sua piccola Sherry, la donna che aveva scelto come compagna quando aveva solo undici anni e Mezcal gliela tolse dalle fauci. Perché mai avrebbe dovuto farle del male?! Erano destinati a stare insieme, lei era sua, era nata per unirsi a lui, per mettere al mondo la stirpe più forte mai vista.
La voleva più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di quanto abbia mai voluto la corona. In realtà è proprio per lei che ha deciso che sarebbe divenuto lui il Re. Era il prezzo da pagare se voleva ottenere di più, se voleva riuscire lì dove tutti gli altri hanno sempre e solo fallito.
Ha fatto così tanto per lei, per renderla fiera e farle capire che lui è il compagno ideale. Chi mai avrebbe anche solo pensato di toccarla, con lui al suo fianco? Chi mai avrebbe osato mancarle di rispetto?
Sherry…
Non vuole accettarlo, non può.
Come può finire tutto così? Non è possibile, non ci crede.
Everett era morto, ne è sicuro. Apophis stesso si occupò di lui e si assicurò che fosse morto. Ma ora è vivo. Dannazione, ha fiutato il suo odore su Sherry, si portava dietro la traccia della sua forza.
Se lui è vivo, se è tornato indietro, potrebbe farlo anche lei, giusto? Certo che è giusto. Lui non è il tipo che sbaglia congetture tanto semplici.
Lei può tornare indietro, Papà Spettro gliela restituirà. Dovrà poi farle capire che è stato un incidente, che ha reagito così solo perché non poteva accettare le sue zanne attorno al collo. È stato un fottutissimo incidente, lui non voleva farle del male.
SHERRY!
«Manda dei Segugi.» Si alza in piedi di scatto, il calice di vino impatta violentemente contro la parete alla sua destra e le piccole schegge di cristallo si illuminano per un istante non appena vengono colpite dalle deboli fiammelle delle candele sparse per la stanza.
Apophis lo tiene a distanza perché quello che ha di fronte non è certo lo stesso Jäger che conosce. Questo è un altro uomo ed è più pericoloso ed instabile, e neanche lui può dirsi al sicuro dalla sua ira e dal suo dolore.
Alzarsi così di scatto, però, non è stata un’idea brillante. Sentiva già uno strano ritmo cardiaco ma non vi aveva dato alcun peso; perché mai preoccuparsene, in fondo? A loro non può venire un infarto o simili.
Adesso, però, avverte per la prima volta in vita sua una strana sensazione di vertigine, alla quale seguono in breve dei leggeri tremori nelle ossa che, da lì a breve, si trasformeranno in vere e proprie scosse.
Apophis lo guarda con aria persa. Non sa cosa fare, non sa come aiutarlo e alleviare il suo dolore, e il panico aumenta nel suo cuore non appena nota che l’altro ha evidenti difficoltà respiratorie.
«Jay…?»
Si porta una mano sul petto come se così facendo potesse bloccare e poi strappare quella strana sensazione di dolore, ed in breve l’altra mano si posa sull’addome. Nausea e dolori addominali gli tolgono ancora di più il respiro mentre nuovi brividi gli invadono le membra.
«Vattene…» Avverte di secondo in secondo uno strano formicolio nelle braccia e poi anche sul volto, nella zona delle labbra e del naso.
È tutto così assurdo. Gli sembra come di vedersi da fuori in questo stato così pietoso mentre tutto attorno alla sua figura si stringe per soffocarlo e annientarlo. E prova solo più rabbia.
«VATTENE!»
Apophis esegue l’ordine a malincuore, trascinandosi fuori dalla sua stanza. Non si sorprende per niente né di trovare i membri d’élite della guardi ad attenderli né, tanto meno, nel sentire l’amico esplodere in tutta la sua rabbia dentro la stanza.
Non sa come aiutarlo.
Non sa come tenerlo sotto controllo, come incanalare la sua ira e il suo dolore.
Non sa come tenere in piedi il Nord ora che lui è momentaneamente fuori dai giochi.
Non sa niente, Apophis, eccetto una: farsi una passeggiata dritto all’Inferno, ora come ora, sarebbe molto più auspicabile.




ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Dai, ce l’ho fatta ad aggiornate in orario! 😁 Capitolo allegro, eh? Beh, sappiate che il prossimo non sarà da meno. Anzi, per un certo verso sarà peggio!!!

Povero Radish… mi sento una persona davvero orribile! 😢 E le brutte notizie per lui non sono mica finite! Proprio per niente! (Sappi, mio dolce scimmione, che giusto ieri stavo scrivendo un piccolo pezzetto per il finale… e che forse mi odierai ancora di più!)
Quello che ha provato, comunque, sono i sintomi della depersonalizzazione e della derealizzazione.
Nel primo caso il soggetto, infatti, può riferire di sentirsi fuori dalla realtà o come un automa, senza alcun controllo su ciò che fa o che dice e può sentirsi emotivamente o fisicamente insensibile. Un po’ un morto che cammina, ecco. Nel secondo può sentirsi come in un sogno o immerso nella nebbia, separato dall’ambiente che lo circonda. Il mondo gli appare senza vita, incolore o artificiale, oppure deformato.
Non è insolito che le due cose vadano a braccetto e si verificano spesso dopo aver subito la morte improvvisa di una persona cara.
Jäger, seppur in modo diverso, ha subito la stessa cosa con annessa crisi di panico molto violenta.
Ecco, per quest’ultimo non mi dispiaccio… mi pare decisamente il minimo!
Comunque Cramisi, è questo il problema clamoroso con il quale avrà a che fare Apophis: se già per i fatti suoi Jäger non è proprio un docile agnellino, immagina cosa può diventare adesso! E lui dovrà gestirlo totalmente da solo… ecco, provo più pena per lui! 😰 (forse!!!)

Beh, in tutta onestà direi che non ho proprio altro da aggiungere, solo che sono felicissima che il precedente capitolo sia tanto piaciuto! 😁
E ci tengo anche a ringraziare di nuovo per le bellissime recensioni che mi avete lasciato! Siete dei tesori! 🖤

Alla prossima settimana, un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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