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Autore: valeria_spaccasassi    06/08/2020    0 recensioni
Lui non si sarebbe mai immaginato che in QUEL posto avrebbe trovato l'amore della sua vita.
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il giorno dopo mi svegliai con il suono di una chitarra acustica, mi girai e vidi il mio compagno di stanza suonare la sua chitarra. 

"Nirvana vero? Sembra Come as you are" dissi io alzandomi piano dal letto.

"Si, sono la mia band preferita." mi guardò per poi posare lo sguardo sulla sua chitarra "Sai Styles, non ti facevo cosi esperto, a primo impatto sembri uno che ascolta Britney Spears e che fa la ballerina nella sua cameretta pieni di poster di band anni 90" 

Lo guardai per un secondo per poi scoppiare a ridere, ero tutto tranne quello. Cioè, Britney è fantastica, ma non è di certo il mio idolo. Il mio idolo è Michael Jackson, il
solo e unico re del pop. "Oh no darling, l'unico cantante di cui ho poster è Michael Jackson." 

Lui mi guardò e sorrise appena "Forse non sei cosi male Styles, forse sto anche cambiando idea"

"Tu hai cambiato idea perché ascolto Michael Jackson?" 

"No, ovvio che no, solo che ti credevo un tipo più invasivo. Invece ti sei fatto gli affari tuoi e non hai fatto domande." disse il ragazzo. 

"Beh, forse perché non mi interessa sapere perché sei qui? Ho già i miei problemi da risolvere, non ascolto pure quelli degli altri." dissi io alzandomi per andare a fare colazione. Nel tragitto camera-mensa incontrai il mio bellissimo dottore, Louis. Aspetta, bellissimo? Ma cosa mi stava succedendo? 

"Buongiorno Harry, come stai? Hai dormito bene?" disse lui sorridente. 

"Oh si, ho dormito bene" dissi io fissandolo. Il suo sorriso era uno dei più belli che avessi mai visto, era leggero, delicato, dolce.. Basta Styles, smettila. 

"Bene, ci vediamo più tardi per una piccola seduta. Non ti preoccupare, non è niente di impegnativo" disse Louis. Era cosi teneramente dolce con me che quasi mi chiedevo se fosse una persona reale, se fosse tutto reale o se fosse semplicemente un sogno. Uno di quei sogni molto realistici, quelli che appena ti svegli, ti chiedi se l'hai vissuto veramente. 

"Ehm, s-si.. va bene.. c-ci vediamo d-dopo" dissi io balbettando e dirigendomi verso la mensa. Non potevo vederlo, ma potevo sentire quel calore avventarsi sulle mie guance. Dio, odiavo la mia timidezza. La situazione dei tavoli era più o meno simile a quella del giorno prima. Riconobbi il gruppetto con cui avevo "socializzato" la sera prima e sinceramente non avevo voglia di sedermi vicino a loro. Cosi vidi un ragazzo seduto da solo, aveva una carnagione olivastra e i capelli scuri e nessuna voglia di socializzare, era perfetto. Mi sedetti davanti a lui senza dire niente e cominciai a mangiare. Lo vidi alzare la testa e guardarmi.

"Tu sei?" mi disse lui senza un'apparente emozione. 

"Sono Harry" 

"Va bene Harry, io sono Zayn. Ora posso sapere perché ti sei seduto qui, vicino a me?" disse lui stranamente confuso. 

"Era uno dei pochi posti liberi, e ho poca voglia di contatto umano" dissi io mangiando.
Non lo giurerei ma sono sicuro di aver visto un piccolo ghigno uscire dalla sua bocca. 

"Beh, non sei l'unico. Benvenuto nel club" affermò lui con un piccolo sorriso. "Posso farti una domanda?" 

Io annuii e mi morsi il labbro, anche se non volevo parlare con nessuno ero parecchio incuriosito da quel ragazzo, aveva uno sguardo molto misterioso. Forse potevo aggiungerlo alla mia lista di pro, ancora un po' scarsa.

"Stai in camera con Horan?" chiese il moro. 

Io lo guardai confuso, non sapevo chi fosse questo Horan. Io del mio compagno conoscevo a malapena il nome. 
"Horan?" dissi io confuso. 

"Si Niall Horan" disse il moro davanti a me. Lo vidi storcere la bocca e sospirare.

"Non sapevo facesse Horan di cognome. Cioè sinceramente non mi sono neanche interessato" dissi io per poi bere il mio succo.

"Beh lui è un 'tipetto'" disse lui mimando le virgolette. Più andava avanti più mi incuriosivo. Lo continuai a guardare per capire cosa volesse dire. "Beh? Che vuoi?" mi guardò lui a sua volta.

"Non puoi cominciare una frase e non continuare a spiegare!! Perché è un tipetto?" dissi io seccato. Odio chi mi tiene cosi sulle spine. Notai la sua espressione, sembrava preoccupato. 

"Ci becchiamo dopo alle 10.30 fuori in giardino, è meglio non dirlo con tutte queste persone intorno" disse il moro chiudendo il discorso, poi si alzò, posò il vassoio e andò in camera sua. Erano le 8.45, avevo quindici minuti per presentarmi decentemente da Louis, anche se era solo una piccola chiacchierata tra paziente e dottore. Mi guardai intorno, sono un tipo che nota e memorizza ogni gesto e movimento, mi ricordo ogni parola di un discorso, anche stupido. Forse è un pregio, ma sto cominciando a considerarlo un difetto e anche bello grosso. Notai che dentro quella stanza tutti quei ragazzi avevano in comune una cosa: il voler essere felici. Si, credo che a loro basterebbe essere solo accettati e supportati. Infondo infondo li capisco, non voglio essere frainteso, mia madre è fantastica e mi ha cresciuto nel migliore dei modi. Ma dalla morte di mio padre non è più riuscita ad essere la stessa di prima, non la vedo ridere da quasi tre anni, non esce quasi mai, se non per fare spesa, lavorare o pagare le bollette. Certe volte la sentivo piangere dalla sua camera, un pianto soffocato, delle parole incomprensibili e dei pugni sul letto. Mi dispiace non esserle stato accanto quando potevo, ma mia madre è come me. Tende a soffocare ogni sua emozione e sentimento per non far preoccupare gli altri. 

Mancavano solo 5 minuti all'appuntamento con Louis ed ero leggermente in ansia. Così mi sistemai i capelli mentre camminavo verso il suo ufficio. Lo vidi che camminava in fretta verso il suo ufficio con un sandwich in mano e il telefono chiuso tra la sua spalla e l'orecchio. Man mano si avvicinava riuscivo a sentire ciò che diceva al telefono:

"Si amore tranquilla sto mangiando proprio ora, tu hai mangiato?? Bene brava. Dai ci sentiamo dopo che ho un ragazzo da visitare. A dopo, ti amo." 

A quelle parole rimasi letteralmente pietrificato, Louis aveva una ragazza? Cristo, dovevo immaginarmelo. Dopo qualche secondo pietrificato, il suo sorriso cosi puro e dolce mi sciolse e mi disse "Buongiorno Harry, tutto bene? Bei capelli!" 

"Oh si, grazie Louis sono i miei capelli naturali." dissi io sorridendo appena. Ma che cosa ho appena detto...

"Dai vieni, accomodati!" disse mentre mi teneva la porta aperta. 

"Grazie" dissi entrando e sedendomi sulla sedia del paziente. 
Posa il telefono e il resto del suo sandwich sul tavolo e si siede davanti a me. Mentre sistemava le sue carte, mi guardavo intorno, intravidi la foto con la sua ragazza.
Diamine era bellissima, carnagione olivastra, capelli ricci che quasi sembrava una criniera di un leone, sorriso mozzafiato. 

"Bene Harry, allora, come prima cosa, una domanda semplicissima per conoscerci. Vorrei che ti descrivessi, i tuoi hobby, le tue passioni, tutto ciò che riguarda te" disse Louis prendendo la penna. 

Tirai un lungo sospiro e cominciai "Allora.. beh ho 21 anni, mi piace la musica, so cantare discretamente, come hobby leggo senza sosta i libri di Hemingway. Un giorno mi piacerebbe incontrare il mio idolo e duettare con lui." dissi io guardando le mie mani incrociate.

"Sai cantare? Davvero? Qualche volta voglio sentirti cantare!" disse sorridendo "Posso sapere chi è il tuo idolo?" 

"Ne ho un bel po', Michael Jackson, Brendon Urie, Kurt Cobain.." dissi io alzando di poco lo sguardo. Il suo viso e il suo modo di fare cosi solare e spensierato mi facevano stare bene, a mio agio.

"Brendon Urie? Panic At The Disco? Quel ragazzo è una forza della natura!" disse 

"Si beh, lo amo per questo, mi fa stare bene quando lo sento" 

"Capisco capisco, tra poco arrivano le domande più scomode. Va bene Harry?" disse lui prendendo un foglio da dentro la sua cartellina. Io annuii. 

"Allora perché hai deciso di venire qui, in questa posto?" mi chiese. Sinceramente non sapevo da dove partire. 

"Beh, per prima cosa mi ci ha portato mia madre, aveva sentito da una delle sue amiche che questa era una delle migliori cliniche dello stato. Mi ci ha portato perché più volte ho tentato il suicidio e perché sono depresso, tutto qui." 

Lui mi guardava con uno sguardo quasi compassionevole, di solito odio chi prova pena per me, ma lui era l'unica eccezione. Forse perché assomigliava ad un cucciolo.

"Beh Harry, come avrai notato qui non ti abbiamo tolto ne cellulare ne lacci o cinte. Perché il paziente qui deve sentirsi a casa, in una casa dove si sente accettato e amato" 

Io lo guardai negli occhi, facevo una fatica enorme a mantenere il contatto visivo ma quegli occhi erano delle calamite. "Grazie Louis, lo apprezzo" 

"Per ora è finita la seduta, ci vediamo stasera in cortile, vuoi venire a vedere la partita di calcio?" mi chiese. Mi alzai e dissi "Non mi piace molto il calcio, scusa"

"Beh, se proprio vuoi saperlo gioca questo gran fico che hai davanti" disse ridendo appena. 

"Allora ci sarò" risi a mia volta.
   
 
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