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Autore: Juliet8198    12/08/2020    1 recensioni
Vivevano in un sogno meraviglioso. In quel mondo fittizio, i due ragazzi potevano fare quello che volevano ed essere quello che volevano. Potevano toccare le stelle e vivere in fondo al mare. L'unico limite era la loro immaginazione.
Ma i sogni nascondono ciò che temiamo di più. Essi liberano le ombre che cerchiamo di reprimere nella parte più nascosta della nostra psiche.
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-Tutto questo...non è reale.-
-Lo so, ma tu lo sei. Noi lo siamo. Questo mi basta. Questa può essere la nostra realtà.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando, richiudendosi la porta argentata alle spalle, Jimin si ritrovò in un'altra radura, non fu sorpreso. Senza esitazione e con passo sostenuto, iniziò a tagliare la natura in un'impetuosa marcia. L'ambiente non era oscuro come quello oltre la porta blu. Al contrario, era decorato da alberi bassi e dalle chiome ancora in fase di crescita, bagnate da una pioggia di sole che rimbalzava sul terreno in arzigogolati decori. C'era un chiaro sentiero di terra battuta ad indicare la via; esso era privo di ostacoli e presentava talvolta qualche timido fiore lungo il ciglio che sembrava in procinto di accogliere la sua venuta. 

 

Grazie alla sua marcia concitata, il sentiero lo portò presto di fronte ad una porta. La prima della serie che probabilmente lo attendeva. Era semplice, con una classica maniglia e non recava neppure una serratura. Sembrava quasi accogliere i visitatori ad attraversarla, come se nulla potesse impedire di aprirla. Essa era incastrata in mezzo alle braccia di un muro, una piccola struttura che non doveva essere più alta di due metri, la cui estremità era maldestramente decorata con del filo spinato. Il dettaglio, però, che attirò maggiormente l'attenzione del ragazzo fu la presenza di due figure assai conosciute accasciate contro gli stipiti della porta in un lieve assopimento. 

 

-Hyung?- 

 

I suoi occhi rimbalzarono un paio di volte fra la figura di Yoongi e quella di Jungkook in confusione. Al suono del suo richiamo, il primo emise un sommesso brontolio impastandosi la bocca per scacciare il sonno. Il secondo, invece, si ritrovò in un istante con gli occhi spalancati e gli arti tirati in posizione eretta. 

 

-Kookie?- chiese nuovamente Jimin in tono indagatore. 

 

Il diretto interessato, ignorando il suo richiamo, prese a tastarsi il corpo febbrilmente perquisendo ogni tasca e scomparto alla disperata ricerca di qualcosa, finché non abbassò lo sguardo per terra. Con uno sbuffo si accovacciò e raccolse un oggetto che Jimin identificò come una sorta di pistola giocattolo. 

 

-Nome...- 

 

Il ragazzo voltò la testa verso il maggiore, che aveva appena parlato abbandonando la fine della parola in uno sbadiglio. 

 

Il giovane lo guardò senza capire. 

 

-Dimmi il tuo nome.- ripetè Yoongi con tono leggermente scocciato e uno schiocco della lingua. 

 

Il ragazzo lo osservò per qualche istante con sguardo interrogativo. 

 

"Sul serio?" 

 

-Ehm... Park Jimin.- rispose infine. 

 

Il suo hyung prese a scorrere con lo sguardo dei fogli appesi ad una cartellina fra le sue mani, passando svogliatamente in rassegna quella che sembrava una lista. Quando anche l'ultimo foglio fu sottoposto alla sua attenzione, emise un breve sibilo con la punta della lingua. 

 

-Niente. Nessun Park Jimin.- disse rimettendo a posto i fogli. 

 

Jimin alzò le braccia al cielo con un leggero sbuffo. 

 

-Oh, andiamo, hyung...- 

 

La sua protesta fu interrotta dal suono di qualcosa che sembrava grattare il muro. Fermandosi con la bocca ancora aperta, si guardò in giro. Nulla. Poi, all'improvviso, una figura emerse dalla parte interna della barricata e saltò oltre il filo spinato in un unico, agile balzo. La figura aveva i suoi stessi lineamenti e indossava uno dei tanti costumi di scena con cui si era esibito in passato, una salopette di jeans sopra ad un maglione acceso da un giallo accecante. 

 

-Jk.- 

 

Yoongi non voltò neanche lo sguardo mentre chiamava l'amico con tono svogliato e una leggera nota assonnata nel retro della gola. Il più giovane, d'altro canto, non se lo fece ripetere due volte. In un attimo, scattò in avanti verso la copia di Jimin puntando davanti a sé quella sorta di pistola giocattolo. Da essa spuntarono due piccole molle che si attaccarono all'obbiettivo e gli trasmisero una scarica elettrica che lo piantò sul posto. Dopo che il fuggitivo ebbe perso conoscenza, Jungkook se lo caricò sulle spalle con sconvolgente naturalezza. 

 

-Ma che diavolo...- 

 

Jimin non fece in tempo a finire la frase che Yoongi, con la bocca aperta in un altro sbadiglio, lo interruppe. 

 

-Non sei sulla lista perciò non posso farti entrare.- disse, richiudendo leggermente gli occhi. 

 

Jimin deglutì brevemente. 

 

"Che faccio?" 

 

"Con Jein era stato diverso... qua non sembra che ci siano molte alternative..." 

 

"Se lei fosse qua, sarebbe diverso..."

 

Il ragazzo fece per aprire la bocca quando una voce dietro di lui lo sovrastò.

 

-Chang Jein.- 

 

 

Jimin voltò di scatto la testa, rivolgendo tutta la sua attenzione alle proprie spalle. Con il cuore che batteva rumorosamente nelle sue orecchie, chiuse brevemente gli occhi. 

 

Era giusto illudersi che lei fosse davvero lì? 

 

Sarebbe bastato un istante, uno solo, per fargli gustare quella dolce bugia. Per farlo sentire meno solo. Quando riaprì gli occhi, lei era lì. Era lì, in piedi davanti a lui, con un lieve sorriso sulle labbra ed era più bella che mai. Sembrava attirare i raggi del sole sui suoi capelli, creando una sorta di aureola che la avvolgeva in un bagliore quasi divino. Jimin si ritrovò con la gola secca. 

 

-Uhm... ah, eccoti qua. Chang Jein. Sì, puoi entrare.- 

 

La ragazza annuì brevemente e si mosse in avanti prendendo la sua mano, senza lasciare che il sorriso lasciasse la sua bocca. E fu in quel momento che l'illusione finì. 

 

Jimin abbassò amaramente lo sguardo sulle loro mani intrecciate deglutendo, quasi disgustato da quel contatto. Non era lei. Quella... cosa era  solo un fantasma rimasto a vagare nella sua mente. Una proiezione senza anima. Lo sentiva dal contatto freddo e impalpabile sotto le sue dita. La sua Jein non aveva un corpo, era vero, ma ogni volta che la toccava sentiva un suggerimento del calore della sua pelle e riusciva ad intuire quell'odore che apparteneva solo a lei. 

 

No, quella non era Jein. 

 

Nonostante ciò, si lasciò trascinare da quella copia della ragazza che amava oltre la porta senza serratura, nelle braccia di quell'oscurità che ormai gli era divenuta quasi famigliare. Quel buio confortante fu improvvisamente tagliato da un grido. 

 

-Jimin!- 

 

"Tae." 

 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia cercando sempre più freneticamente da dove venisse la voce del suo migliore amico. Poi, il buio prese ad impastarsi su se stesso, modellandosi lentamente fino a prendere le sembianze della loro sala prove. Al centro della stanza, i suoi amici erano riuniti attorno ad un corpo inerme steso sul pavimento. Il suo. 

 

Jimin allontanò gli occhi dalla figura incosciente ma non poté fare a meno di incollarli sul suo migliore amico, inginocchiato accanto a lui e in preda a quella che sembrava una crisi respiratoria. 

 

-Tae, stai tranquillo, sta arrivando l'ambulanza.- 

 

La voce di Namjoon doveva risultare rassicurante, ma Jimin riusciva comunque a percepire la nota di panico che la permeava nel profondo. Dopo qualche istante, due uomini fecero irruzione nella stanza con una barella, su cui caricarono il suo corpo in silenzio e con meticolosa attenzione. 

 

Tae non sembrava staccargli lo sguardo di dosso. 

 

-Dove lo portano, hyung?- 

 

Quando il suo amico si ritrovava in una situazione che lo confondeva o lo faceva sentire smarrito, la sua voce assumeva i toni di quella di un bambino e i suoi occhi diventavano ancora più grandi. Jimin vide il suo leader osservarlo in preda ad una crescente preoccupazione. Sapeva che Namjoon aveva difficoltà a sostenere quello sguardo che Tae gli stava rivolgendo, per questo non lo sorprese vedere qualche istante di esitazione sulla sua lingua. 

 

-Non lo so, ma ve lo faccio sapere appena arriviamo in ospedale.- 

 

Il ragazzo, terminato di parlare, ingoiò quello che sembrava un enorme groppo di angoscia e rivolse un timido e davvero poco convinto sorriso al resto del gruppo.

 

-Andrà tutto bene.- disse infine, prima di seguire la barella che stava velocemente lasciando la stanza. 

 

Jimin ebbe giusto il tempo di lanciare un ultimo sguardo alle spalle tese del suo leader e agli occhi pesantemente angosciati del suo migliore amico, prima di venire nuovamente risucchiato dall'oscurità. 

 

 

Mentre la stanza prendeva a sciogliersi e ricomporsi come morbida pasta modellata da una misteriosa e invisibile mano, il ragazzo si accorse della presenza che lo aveva seguito in quel percorso e che gli rimaneva silenziosamente alle spalle. Con una smorfia di disgusto, si voltò verso il fantasma di Jein e contemplò il sorriso così palesemente finto sulle sue labbra. 

 

-Vattene.- 

 

Disprezzava quella falsa felicità che gli veniva posta dinnanzi. Disprezzava quell'illusione fasulla, che non aveva niente da spartire con la ragazza che amava. Ma disprezzava ancora di più se stesso per lasciare che una parte di sé indugiasse in quell'illusione, in quel desiderio di averla ancora lì, con lui, al suo fianco. 

 

La falsa Jein, apparentemente immune al suo aspro comando, si fece avanti e gli prese la mano. Quel gesto, che la sua Jein aveva compiuto così spesso, era così estraneo e sbagliato da dargli un senso di vertigine, costringendolo a scivolare via dalla presa come se avesse toccato dell'acqua bollente. Fortunatamente, il suono di singhiozzi strozzati fu un'ottima distrazione da quell'angoscioso gesto. 

 

-Hyung, ti prego, non te ne andare.- 

 

Jimin riconobbe immediatamente la propria voce. Voltando la testa davanti a sé, notò che l'ambiente aveva preso le sembianze del loro dormitorio. L'intero gruppo si trovava riunito nel salotto, coronato dal grande divano su cui la maggior parte dei ragazzi era nervosamente appollaiata, apparentemente senza la forza o la volontà di parlare. 

 

Il suo corpo, la sua copia di sé, era invece seduta sul pavimento e pigolava sommessamente come un pulcino. Mentre piccoli singhiozzi gli sconvolgevano la schiena, passò lo sguardo sul principale oggetto di interesse. Hoseok aveva gli occhi pesanti, incollati al pavimento, e le mani nervosamente strette l'una nell'altra. 

 

-Jimin, io...- 

 

Gli tremava la voce. Il ragazzo che osservava la scena si ritrasse per un istante. Ricordava fin troppo bene quel giorno. Avrebbe di gran lunga preferito non doverlo rivedere ma a quanto pareva la sua mente non era molto in sintonia con i suoi desideri. 

 

-Noi... siamo una famiglia. Non... te ne puoi andare...- 

 

La voce pietosa del giovane in lacrime era appena udibile ma il silenzio assoluto che regnava nella stanza ne amplificò comunque la portata. Sollevò gli occhi lucidi sul suo hyung e lo guardò con implorante disperazione. Jimin ricordava i suoi pensieri al tempo. Pensava di non poter lasciare andare quella famiglia che aveva così faticosamente contribuito a costruire. Quando Hoseok aveva espresso la sua intenzione di lasciare il gruppo, era stato come vedere il castello di sabbia in cui aveva messo così tanto amore e forza di volontà venire velocemente distrutto dallo sciabordio del mare e infine sciacquato via dalla risacca, come se nulla fosse mai esistito. Era quello il suo valore? Era quello il reale valore che aveva quel gruppo che considerava come una delle parti fondamentali della sua vita? 

 

La verità era che l'idea che uno dei membri se ne andasse gli dava la nausea. Aveva bisogno di loro. Di ognuno di loro. Si rendeva conto di quanto terribilmente egoista fosse quel suo desiderio di tenerli accanto a sé, ma non poteva farne a meno. Sapeva che allontanare uno degli elementi di quell'insieme così perfettamente coeso avrebbe portato ad un crollo di tutti gli altri. Lui per primo. 

 

Quel giorno, non aveva fatto altro che implorare Hoseok di non andarsene e piagnucolare come un bambino. Per fortuna, arrivò il momento in cui Yoongi si alzò e sparì dalla stanza. Quando ebbe fatto ritorno, aveva in mano il suo portatile. Senza dire una parola, premette semplicemente play. E una canzone partì nell'aria. 

 

-Gli addii sono per me una lacrima

Senza nemmeno accorgermene, sboccia nei miei occhi- 

 

La voce di Yoongi uscì dalle casse con una memoria malinconica e un po' amara e Jimin sentì di faticare a mantenere il groppo di lacrime giù nella gola. 

 

-Le parole che non ho avuto il coraggio di dire scorrono

E il rimpianto latente striscia sulla mia faccia- 

 

Bastarono quei pochi versi per trascinare l'intero gruppo in un mare di lacrime, in cui ognuno affondava sempre di più. Quando i vari componenti alzarono gli occhi e si guardarono per la prima volta dall'inizio di quella conversazione, Jimin rivisse il sollievo nel vedere la sincerità dietro allo sguardo di ognuno. Hoseok si lasciò scappare un singhiozzo talmente forte da spaventare i presenti. 

 

-Scusatemi ragazzi...- mormorò inghiottito dalle lacrime. 

 

-Scusatemi...- ripetè sotto allo sguardo sempre più caldo e accogliente dei membri. 

 

Dopo qualche istante, in cui provò a fermare le lacrime e a calmare gli spasmi che gli sconvolgevano il petto, abbracciò con gli occhi tutti i componenti. 

 

-Riproviamoci. Insieme.-

 

 

YOU'RE MY TEAR...

Ebbene, se non aveva già capito la canzone a cui ho fatto riferimento alla fine, adesso dovreste esserci arrivati XD. Da quando ho sentito che Outro tear era dedicata ai ragazzi quando stavano pensando di sciogliersi mi si sono torte le budella e dovevo inserire l'episodio. DOVEVO. 

Dunque, iniziamo a vedere l'inconscio di Jimin. Se la guardia di Jein era una cassaforte da banca nazionale, quella di Jimin è un timido muretto con due guardie un po' particolari...

Non mi piaceva molto questo capitolo appena lo avevo scritto ma adesso che l'ho riletto ho avuto modo di apprezzarlo maggiormente perciò non l'ho cambiato come avevo in programma di fare. 

Ebbene, belle creaturine, per ora è tutto, vado a prepararmi per il funerale (perché Aperonzina sicuramente mi uccidera dopo che avrà letto della falsa Jein XD)

   
 
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