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Autore: Herm_periwinkle    12/08/2020    1 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un pianto continuo ed insistente tirò Katara giù dal letto. Era appena sorta l'alba ed una luce rosata filtrava da sotto le tende illuminando la stanza di un colore tenue. Si stropicciò gli occhi impastati dal sonno e si infilò una vestaglia sulla camicia da notte sottile, poi, con i capelli ancora scarmigliati, si diresse verso la fonte del rumore, mentre una lieve inquietudine cominciava a farsi strada nel suo petto.

“Che succede?” chiese a Sokka, non appena lo vide. Portava con se una bacinella contenente pezzuole e del latte. Aveva due vistose occhiaie scure, segno che quel pianto doveva essere cominciato ben prima che lei lo percepisse.

“Moma non sta bene, è bollente di febbre” le rispose, incapace di mascherare la sua preoccupazione. La sorella lo seguì subito nella camera da letto, pronta a dare alla coppia tutto il suo aiuto.

Suki aveva attorno agli occhi dei cerchi neri ancora più marcati. Katara si rimproverò in silenzio per non essersi resa conto di nulla. “La febbre continua ad alzarsi, non so più cosa fare” disse Suki stringendo al petto la bambina, che non dava cenno di volersi calmare.
“Potevate svegliarmi, posso provare con i miei poteri curativi" propose Katara, sperando che bastassero. Suki la guardò con uno sguardo esausto pieno di riconoscenza. Pose le sue mani sulla fronte incandescente della piccola e lasciò che la sua energia fluisse nell'acqua, che si illuminò. Moma smise subito di piangere e la sua temperatura si abbassò notevolmente . Katara tirò un sospiro di sollievo. Aveva temuto di non essere in grado, era molto più facile curare un taglio o un osso rotto, piuttosto che una febbre.

Tuttavia la calma in casa durò ben poco e Moma ricominciò presto a piangere, di nuovo con la febbre alta. Katara le abbassò una seconda volta la temperatura, ma era evidente che i suoi poteri non bastassero. Si sentì terribilmente in colpa per non riuscire a fare di più. Suki era stravolta, in preda all’ansia e Katara non l'aveva mai vista in simili condizioni. Zuko e Toph assistevano impotenti, non sapendo assolutamente che cosa fare, se non cercare di tirare su gli amici portando loro qualcosa da mangiare e cambiare l'acqua per le pezzuole al posto di Sokka.

“Le rane!” esclamò di colpo Sokka, senza alcun nesso logico con quanto stava succedendo attorno a loro. Tutti lo guardarono stralunati.
“Ma ti sembra il momento di parlare di rane, zuccone?” gli chiese Toph, che, per quanto non fosse la regina della delicatezza, capiva che c’erano cose più importanti a cui pensare.
“Hai ragione, le rane!” esclamò a sua volta Katara, come se avesse avuto un'illuminazione.
Tutti la guardarono a bocca aperta. Potevano capire certe uscite assurde quando provenivano da Sokka, erano a loro modo anche abituati ad esse, ma Katara non era solita perdersi in scemenze. Che esclamare ‘le rane' fosse un modo della tribù dell'acqua del sud per affrontare momenti di preoccupazione? Eppure era piuttosto eccentrico come modo di dire e notevolmente insensato.

“Katara, Sokka, sicuri di sentirvi bene?” chiese Zuko preoccupato “forse vi dovreste stendere e riposare, mi sa che lo stress vi sta dando alla testa.”

“No, assolutamente!” esclamò Katara, improvvisamente rinvigorita “Quando ancora scappavamo da te" disse, facendo arrossire Zuko che ancora si sentiva in colpa per quella spiacevole parte della sua vita “ io e Sokka ci siamo ammalati, avevamo la febbre altissima e le allucinazioni. Ma siamo guariti subito grazie a delle rane ghiacciate che si trovavano sul fondo di una specifica palude e che hanno poteri curativi. Possono funzionare anche per Moma!”

La speranza che nacque dalle parole di Katara ebbe il potere di tirar su di morale tutti gli amici. “Parto subito" esclamò Sokka alzandosi in piedi di scatto, ma la sorella lo fermò.
“No, tu rimani qui con Suki e Moma, hanno bisogno del tuo sostegno. Vado io, c’è bisogno di un dominatore dell’acqua per tenere le rane ghiacciate durante il viaggio.” Sokka non era convinto, detestava stare con le mani in mano, ma alla fine si arrese alle parole ragionevoli della sorella.
“Zuko, tu sei venuto qui in pallone, giusto? Puoi portarmi fino alla palude?” disse poi rivolgendosi al ragazzo che annuì, già in piedi e pronto a partire.
“Per me possiamo partire anche tra venti minuti. Il tempo di sistemare il pallone e caricarci sopra qualcosa da mangiare.”
Katara annuì seria e andò a fare i preparativi per partire.

“Mi dispiace che anche in vacanza tu sia costretta a partire per un’altra avventura" le disse Suki, prima che salisse sul pallone.
“Non dirlo nemmeno per scherzo, sono felice di poter fare qualcosa per Moma. Andrà tutto bene Suki" le disse poi, abbracciandola. L'amica si avvinghiò a lei e alle sue parole. “Lo spero tanto”.
Era la prima volta che Katara la vedeva così fragile, ma comprendeva il suo affanno. Era quello che lei provava ogni volta che i suoi amici stavano male, ma in misura anche maggiore.

“Pronta?” le chiese Zuko.
“Pronta" gli rispose, guardandolo con determinazione.
Il dominatore allora fece uscire un getto di fuoco dalle sue mani indirizzandolo verso il bruciatore, collegato all’involucro che conteneva l'aria calda, e il pallone si sollevò lentamente in aria. Dovevano fare il più in fretta possibile affinché Moma non peggiorasse ulteriormente, ma Katara era sicura che ce l'avrebbero fatta.

   
 
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