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Capitolo 13
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A dare il cambio a Bulma
dopo neanche mezz’ora, arrivò Trunks, non gli andava
di stare a casa sapendo che Mai si trovava tutta sola su quel letto di
ospedale, anche se non era in pericolo di vita e sapeva benissimo di non poter
fare nulla di materiale per lei.
“Sto io qui mamma, vai pure a casa, Bra ha
preso la pizza e si sta raffreddando”.
“Tu hai mangiato qualcosa?” Gli chiese.
“No, non ci riesco” continuò guardando il
soldato che stava piantonando la stanza di Mai “…che ci fanno qui le guardie?”.
“Hanno paura che ci possa essere qualche
rivalsa su di lei, sono qui per proteggerla, lui è Teo, un amico di Mai”.
Intuendo che si stava parlando di lui, gli
si avvicinò e si presentò anche al ragazzo.
“Mai mi ha parlato tanto di te Trunks”.
Il glicine fu felice di quelle parole,
sembrava essere molto popolare in quella caserma. “Spero bene” Scherzò
abbozzando una risata.
“Non sai quanto!” Gli disse con un tono di
gelosia.
“Teo tutto apposto” Il suo collega era ritornato
dalla ronda “…e questo chi è”.
“Miles, ti presento Trunks,
sai che Mai ci raccontava spesso di lui, della sua famiglia”.
“Ah” Disse non stringendogli la mano, con
fare di superiorità prendendo posto davanti la stanza del Generale.
Mai gli aveva si parlato di lui e
ricordava bene come le brillavano gli occhi quando pronunciava il suo nome,
cosa che lo ha fatto sempre ingelosire e capire che per loro due non c’era
futuro, forse aver perso il bambino ha contribuito a mettere fino a quella
farsa.
Stavano bene insieme, lui l’amava
moltissimo, ma c’era qualcosa che diceva a Miles che non sarebbe stata del
tutto sua, che un giorno sarebbe arrivato qualcuno che gliel’avrebbe portata
via.
E ora, che Trunks
era davanti a lui, molti suoi dubbi, trovarono conferma.
Bello, ricco e con un buon impiego, cosa
poteva desiderare di più?
No, lei non era il tipo di ragazza che
guarda quelle cose.
Se fosse stato davvero così, non avrebbe
mai lasciato quella casa.
Anche se non gli aveva confessato il vero
motivo della sua dipartita, era sempre stata molto sul vago, oppure cambiava
completamente discorso.
Nonostante la loro storia fosse finita
ormai da un pezzo, e per i continui tradimenti di lui, nutriva ancora dei
sentimenti, scaturiti dalla gelosia che provava in quel momento, trovandosi
quel ragazzo lì.
“Puoi tornartene a casa, ci pensiamo noi
qui, starà al sicuro” Miles si rivolse a Trunks
notando che di andarsene non ne aveva nessuna voglia.
“Preferisco stare qui, e poi non è
necessario che mi rivolgi la parola” Gli rispose il glicine, notando nel suo
tono qualcosa non andava, sembrava avercela in qualche modo con lui, cosa che
non accadde con Teo, che gli disse che se voleva stare lì, non c’era nessun
problema.
“Fate i bravi voi tre” Bulma
li salutò assicurandosi di avvertirla se qualcosa cambiava.
Un medico di turno, che stava controllando
i pazienti, fece il suo ingresso in terapia intensiva, fu ispezionato con metal
detector e palpazione “Può entrare”.
Quando uscì, Trunks
gli si avvicinò chiedendo notizie e se poteva entrare a salutarla.
“Certo, indossi camice, mascherina e
guanti, può restare un’ora, non di più”
“Le posso parlare?”
Il dottore annuì per poi proseguire il
giro di visite.
Trunks entrò nella stanza seguendo le istruzioni del
reparto, non prima di essere stato controllato dal Maggiore Miles.
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Si avvicinò lentamente al letto, prese lo
sgabello di metallo e lo trascinò rumorosamente fino al bordo.
Si sedette e le prese la mano libera dalla
flebo e la strinse alla sua.
Guardava quella benda accuratamente posta
sul collo, chiuse gli occhi e ripercorse brevemente la scena dello sparo.
“Scusami Mai, è stata colpa mia, hai
rischiato di morire e hai salvato la vita ad una ragazza e al suo bambino.
Ah! E’nata e la
bimba sta benissimo, almeno è quello che hanno detto i medici del reparto di
ginecologia a Crilin.
Già Crilin, non
lo perdonerò per non avermi detto che ti aveva vista e sapeva dove trovarti”
Rise sotto i baffi, non era arrabbiato.
“Conoscendoti, sei stata tu ad assicurarsi
che non mi dicesse niente.
Comunque…sono contento di averti rivista e
che stai bene, forse non è l’affermazione più adatta in questo momento, però
dai mi hai capito.”
Anche se Mai era in coma in un letto di
ospedale, lo riusciva a mettere un po' in imbarazzo e con la paura di dire
qualche parola superflua.
Sapeva che lo poteva sentire anche se non
gli dava nessun segno visibile, a parte il tracciato del battito cardiaco
segnato nel monitor che si stava leggermente impennando e quel bip
suonava più forte.
“Mai…se per qualche strana ragione puoi sentirmi,
sappi che in questi anni mi sei mancata tanto, non è stato facile senza di te,
soprattutto all’inizio.
Io, Pilaf e Shu
abbiamo raccolto le sfere del drago per riuscire a trovarti, ovviamente era
un’idea di Goten eh …anche se ero sicuro che per quei
due malandrini non fosse il desiderio che volevano esprimere, ma ci ho pensato
io poi a farli contenti per un pò.
Alla fine ho chiesto al drago solo se eri
felice, mi sono detto che se era destino ci saremo rivisti un giorno,
l’importante era che tu fossi serena.
Ed eccoti qua, tornerai più forte di
prima, perché tu sei come noi saiyan, ogni volta che
ci feriamo e che siamo vicini alla morte, rinasciamo con una potenza nuova,
aumentata.
Tu sei una tosta, ed è quello che mi è
sempre piaciuto di te. Nonostante tu abbia incontrato nella tua strada
tantissime difficoltà, non ti sei mai arresa.
Guardati ora dove sei arrivata con questa
tenacia, Generale, e chi se lo sarebbe aspettato.
Un po' si dai…la tua controparte del
futuro era a capo della resistenza, solo ora ne capisco il significato, quando
sei scesa da quella macchina del tempo, non ero molto grande, e di queste cose
non ne capivo molto”
Le accarezzò i lunghi capelli corvini,
erano ancora intrisi di sangue rappreso, così mise su una bacinella dell’acqua
calda saponata ed iniziò a massaggiarglieli per sciogliere lo sporco.
“Non sono un parrucchiere, quindi non
lamentarti se non avrai il risultato sperato” Si sentiva un povero idiota a
dirle quelle parole e a sorridere, ma gli veniva così naturale.
Da fuori, attraverso il vetro della
stanza, Miles osservava la scena stringendo i pugni dal nervoso.
“Che fa quell’idiota?”
Teo incuriosito da quella domanda, lo
raggiunse.
“Vieni via, lascialo stare. E poi scusa,
non è il momento per essere geloso”
Giusta osservazione, Miles aveva già avuto
la sua occasione con lei, e se l’è giocata tradendo più volte la fiducia della ragazza.
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Un lavoro cercato e guadagnato allo stesso
tempo, le mancava un grado e poi sarebbe diventata Generale, un sogno per una
ragazza di soli ventotto anni, all’apparenza.
Spiccava tra tutti i membri del sesso
opposto, nel percorso ad ostacoli, nelle esercitazioni, nei percorsi di guerra,
nei test attitudinali, insomma qualsiasi cosa gli proponessero, lei lo faceva,
non esisteva una singola prova in cui avesse ottenuto pessimi voti.
Tutto cambiò da quando Miller aveva
cercato di violentarla.
Era diventata un fantasma in quella
caserma, i suoi compagni non la vedevano quasi mai, raramente pranzava o cenava
con loro, per un periodo e grazie alla comprensione del Generale dell’epoca, si
era accordata perché gli venissero portati i pasti in camera.
L’avevano anche sistemata in un’ala da
poco ristrutturata, dove c’erano singole camere dotate di bagno e doccia.
Camere destinate ai gradi superiori che
passavano in caserma come ospiti.
Le dimissioni di Miller non avevano subito
convinto il Generale, che volle andare a fondo della vicenda interrogando i
suoi compagni.
Nessuno aveva notato qualche anomalia nei
giorni precedenti.
Quando venne il turno di Mike e Teo,
entrambi dissero che sapevano che c’erano dei dissapori tra lui e Mai, e non
aggiunsero altro.
Mai, all’interrogatorio, era parsa subito
strana, non lo guardava negli occhi e la sua versione dei fatti fu
contrastante, e quando le mise una mano sulla spalla per congedarla, lei la
ritirò perché dolorante, e fu la, che notò i segni sul collo, e Mai fu
costretta a rivelargli la verità su Miller.
Ci mise un po' per ritrovare la fiducia
nel sesso maschile, complici anche i suoi amici, soprattutto Miles che la
facevano distrarre quanto potevano.
A conoscenza di quel “segreto” c’era solo
Miles, gli altri credevano che Miller avesse semplicemente mollato, “fighetta”
lo avevano etichettato.
Miles, era l’unico che fino a quel momento
gli trasmetteva un po' di fiducia, e che da un periodo le faceva anche battere
il cuore con il suo fare gentile e premuroso.
Una notte, si abbandonarono alla passione,
complice una cena consumata a lume di candela, nella stanza personale di Mai,
visto che in caserma era venuta a mancare l’elettricità a causa di un black out
per colpa di un forte temporale.
Qualche battuta, alcuni battibecchi per
“gioco”, il vino e l’atmosfera, fece scattare quella scintilla.
Non fu un errore per nessuno dei due,
stavano bene, e questo nessuno glielo avrebbe portato via.
Dopo qualche mese di frequentazione volevo
già andare a vivere insieme progettando il loro futuro.
Qualcosa cambiò nel momento in cui lei
parlava del suo passato e degli anni passati alla Capsule Corporation, quando
parlava di Trunks, anche in mezzo agli altri, le
brillavano gli occhi e il suo tono di voce era diverso, sembrava sereno, come
se pronunciare quel nome la rendesse più felice rispetto alla loro storia.
Miles iniziò delle relazioni clandestine
con le ragazze che entrarono a far parte della caserma, alle spalle di Mai.
Era abile a nascondere quelle scappatelle
e le persone coinvolte non ne facevano parola con nessuno, questi erano i
patti.
*
Da un po' di giorni doveva fare i conti
con nausee mattutine e mal di schiena, che non dovevano assolutamente
interferire con il lavoro di tutti i giorni.
Percorreva quel corridoio come ogni giorno
in cerca di Miles, con il test di gravidanza nascosto nella tasca interna della
giacca.
Lo trovò che stava parlando con una
ragazza, le stava dando appuntamento per la sera, a Mai avrebbe raccontato di
andare a giocare a carte con i ragazzi.
“Miles” Lo chiamò facendolo sussultare.
“Ehi Mai” La salutò facendo segno di
raggiungerli “Conosci Natalie? E’ appena arrivata, le
stavo dando informazioni sulla struttura”.
“Ciao Natalie, piacere” Le disse
stringendole la mano, poi si rivolse a Miles dicendogli che doveva parlargli.
Si ritirarono in una stanza ampia e
chiusero la porta.
“Cos’è vuoi fare una sveltina?” Sorrise
malizioso avvicinandosi a lei con fare sensuale.
“No scemo” Gli mise davanti gli occhi il
test di gravidanza con le due linee marcate.
“E’ quello che penso io?”
“Si Miles, sono incinta”
Si abbracciarono per qualche secondo, poi
presero a baciarsi sempre più passionalmente.
Mai gli tolse la giacca che lasciò cadere
a terra, adesso si che le era venuta voglia di una
sveltina.
*
Miles bussò insistentemente alla porta
intimando Trunks di uscire perché l’ora era già
passata da un pezzo.
Senza obiettare, si alzò dallo sgabello
scomodo, ma in quella situazione avrebbe trovato perfetto anche una poltrona
fatta di chiodi, l’importante era stare con lei qualche minuto.
Si avvicinò al suo volto e le stampò un
bacio sulla fronte, poi si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “Quello lì mi
sta sulle palle”.
Mai ebbe un leggero sussulto, come se
avesse approvato quell’affermazione.
Continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti eccomi con il nuovo capitolo.
Avevo promesso che
sarebbe ritornata la vita militare di Mai nei capitoli successivi, ma non è
finita qui.
Ho inserito
appositamente il personaggio della ragazza incinta nella banca, ci tornerà
utile anche prossimamente, chi lo sa…forse già dal prossimo.
Comunque volevo
avvisarvi che oggi ho messo la parola FINE all’ultimo capitolo T_T
Al prossimo
aggiornamento che sarà ancora di venerdì perché poi lunedì prossimo mi sono
presa una giornata di ferie.
Erika