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Autore: LawrenceTwosomeTime    17/08/2009    0 recensioni
Premetto che sono completamente nuovo a questo genere di operazioni, e considero il mio scritto niente più che un esercizio di stile, un divertissement, perché altro non potrebbe essere. L'idea mi ha folgorato mentre leggevo le ultime righe del quindicesimo capitolo di "I doni della morte": avendo io, come molti, letto la saga di Harry Potter da cima a fondo, mi sono inevitabilmente affezionato ai personaggi che costellano questa immaginifica saga, spesso desiderando sorti diverse per ciascuno di loro, e – in particolare – per i tre protagonisti… Dunque ecco l'idea: dopo l'abbandono di Ron, un legame che Harry credeva indissolubile va per sempre in frantumi, tanto da spingerlo a convincersi che la ricerca degli Horcrux sia un calvario senza senso. E decide di scappare. Da tutto: da Voldemort, dal mondo magico, dai propri doveri di prescelto e dall'economia della favola tradizionale, che vuole il protagonista costretto a sciropparsi il consueto cammino di redenzione coadiuvato da aiuti esterni, profezie, rivelazioni e da una degna conclusione, inevitabilmente (anche se la Rowling si è provata a spezzare il circolo vizioso) eroica. La storia del Prescelto prenderà una piega completamente diversa da come la conoscete. Detto questo, vi lascio alla lettura di questo esperimento, raccomandandovi di fare come ho fatto io: non prendendomi sul serio, e provando soddisfazione a leggerlo come io l'ho provata a scriverlo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Mago Oscuro che aveva ucciso i suoi genitori era apparso lì, richiamato dall'Incantesimo contenuto nel suo nome, ed era sprovvisto dei seguaci che di solito lo accompagnavano nei suoi genocidi.
La sua smania di vendetta l'aveva fatto giungere più in fretta degli altri? Oppure, era sua ferma intenzione porre fine alla questione personalmente, senza altri testimoni che la vallata brulla intorno a loro e la pallida falce di luna risplendente tra le nubi?
Poco importava, considerò febbrilmente Harry. Sapeva che per Voldemort, i Weasley non erano che moscerini e lui, il Ragazzo Che È Sopravvissuto, era un moscerino particolarmente fastidioso.
Doveva proteggere Hermione a ogni costo.
Voldemort sfoderò la bacchetta con un gesto aggraziato e solenne, facendoli sobbalzare. Lo strumento che reggeva tra le dita possedeva le fattezze più inquietanti che Harry ricordasse di aver attribuito a una bacchetta.
"Ti piace, Harry?", disse Voldemort con voce fredda e acuta.
"Ti confesso che avevo ben altri piani per te, e nelle ultime settimane mi sono operato febbrilmente per trovare la Stecca in grado di cancellarti dalla faccia della terra. Ma poi", aggiunse in un ghigno, "che sorpresa!"
"Il tuo improvviso…cambio di personalità mi ha spinto ad accelerare i tempi. Il buon Gregorovich ha superato sé stesso, non trovi? Ebano lavorato e lingua di Chimera", disse accennando alla bacchetta, che era spessa e presentava delle bizzarre deformità sull'impugnatura.
Harry non gli staccava gli occhi di dosso. Era come un serpente, un serpente che lo ipnotizzava.
Avvertì un tocco impercettibile che lo fece riscuotere: Hermione stava silenziosamente indicando un punto ai piedi di Voldemort.
Strizzando le palpebre nella semioscurità, Harry scorse una sagoma frusciante, un grosso, viscido serpente che si srotolava tra gli steli d'erba. Il Signore Oscuro aveva portato con sé Nagini!
Improvvisa come una Maledizione senza Perdono, in Harry era riaffiorata l'idea di distruggere quanti più Horcrux poteva, e – se mai vi fosse riuscito – di trascinare con sé Voldemort nell'oblio.
Ma come abbattere la bestia se questa si aggirava così vicina al Mago Oscuro più potente del pianeta?
Voldemort sembrava stanco di indugiare in preliminari, e Harry vide che si apprestava a sollevare la bacchetta. Ma Hermione colse tutti di sorpresa.
"Evocàtio Ardemonium!!", ruggì la ragazza nell'oscurità.
Una colonna di fiamme di proporzioni smisurate eruppe dalla sua bacchetta, assumendo le forme più minacciose e inverosimili. Sembrava che una legione di demoni infernali si fosse riversata su quel campo, ansiosa di divorare vite umane.
L'anatema partì alla carica contro Voldemort, che si fece scudo quasi senza muoversi. Il fuoco si squarciò come una creatura colpita a morte, e per un attimo Harry temette per i Weasley.
Ma le fiamme si limitarono a sparpagliarsi all'intorno, chiudendo ogni possibile via di fuga nel raggio di dieci metri; le lingue di fuoco non avanzavano né si ritraevano: continuavano semplicemente a bruciare. Erano intrappolati in un anello di fiamme insieme a Voldemort.
"Che cosa credevi di fare, sciocca ragazzina? La Magia Oscura non si addice certo a una sporca Mezzosangue come…", ma l'insulto gli morì in gola. Ai suoi piedi, una lunga sagoma carbonizzata e crepitante si contorceva in agonia. Nagini chinò la testa triangolare e morì.
Una luce vivida e insostenibile si accese negli occhi di Voldemort.
"Dunque voi sapete…"
Harry si protendeva per fare da scudo a Hermione con il suo corpo. Il signor Weasley, dal canto suo, cercava di proteggere la moglie e i gemelli, mentre Bill e Charlie stavano in allerta, bacchette spianate.
Una fredda risata echeggiò nell'anello di fuoco.
"È singolare, Potter. Nella mia mente, mi sono sempre figurato che saresti morto dentro le mura di Hogwarts, la scuola che ci diede i natali; o magari, nella Foresta Proibita…Ma mai avrei pensato che avresti esalato l'ultimo respiro qui, davanti alla tomba dell'amico che hai ucciso!"
"E sia!", disse Harry, "Fatti avanti e combatti, viscida serpe!"
"Oh, non credo proprio che mi sporcherò le mani con te", replicò Voldemort con aria beffarda.
"Saranno i tuoi amici a giustiziarti in mia vece…"
Davanti all'espressione esterrefatta di Harry, Voldemort si girò e si rivolse direttamente ai Weasley.
"Guardatelo! È lui lo sporco traditore che ha minato l'integrità della vostra famiglia, tradendo il suo migliore amico per dare sfogo ad un banalissimo desiderio sessuale!".
Dal suo corpo trasudava una nebbia oscura e incorporea, che insinuò in Harry la stessa disperazione che provava al cospetto dei Dissennatori.
"Harry Potter, e quella sgualdrina della Granger…devono morire. Uccideteli e vendicate Ronald Weasley!!!"
Sulle prime, Harry non volle crederci…Ma poi vide gli occhi dei Weasley infossarsi, diventare bianchi e incavati; le loro bacchette si alzarono come mosse da fili invisibili, e le cinque figure che si trovavano dietro Voldemort presero ad avanzare verso di loro. Quello era un anatema ben più potente della Maledizione Imperius: i Weasley parevano Inferi resuscitati.
Hermione lo riscosse dalla tenebra.
"Harry, non cedere! Insieme possiamo farcela!"
Lui fece un mezzo sorriso.
"Hermione, il problema non è affrontare la famiglia di Ron…Il problema è che…è che io, anche se desidero starti accanto, sento che è giusto…È giusto che la famiglia di Ron si liberi di me. Forse glielo lascerò fare senza opporre resistenza"
Hermione scoppiò in lacrime.
Proprio in quel momento, uno dei gemelli lanciò un "Avada Kedavra" nella sua direzione.
Harry ed Hermione fecero un Sortilegio Scudo nello stesso istante, e vennero sbalzati sul prato in un lampo di luce verde. Voldemort rideva con gioia maligna.
Harry si rialzò, gridò: "Levicorpus!", e il gemello Weasley venne rivoltato lì dove si trovava, cadendo di testa sulla fredda terra. Harry vide che si riscosse, come squassato da dei brividi.
"Fred!!", gridò, "Cerca di tornare in te!!"
Quello lo guardò per un istante, gli occhi bianchi e inespressivi.
Poi disse: "Io sono George, cretino! Quello che ha ancora tutte e due le orecchie è Fred!", e poi scagliò uno Schiantesimo sul gemello.
Lentamente, come in una reazione a catena, i Weasley si ridestarono dal torpore, riscuotendosi vicendevolmente a colpi di bacchetta, mentre sul volto di Harry si allargava un sorriso doloroso.
Molly Weasley cadde in ginocchio, distrutta.
"Siete inutili anche come servi!", sbraitò Voldemort, pronto a finire in un sol colpo coloro che non era riuscito a plagiare.
"No!", urlò Harry.
"Nessuno morirà stanotte".
Voldemort si voltò verso di lui molto lentamente, i bagliori di fiamma che si rispecchiavano nei suoi occhi ridotti a fessure.
"Hai ragione, Potter. Il mio avversario sei tu!".
Ad un gesto della sua bacchetta, l'erba che pendeva, fradicia, ai piedi di Harry, crebbe in modo abnorme e lo strinse in una morsa selvaggia. Hermione gridò. Gli steli erano così stretti che scavavano solchi insanguinati nella carne di Harry.
Il ragazzo riuscì a liberare un braccio e sollevò la sua bacchetta, deciso a tentare il tutto per tutto…
"Ora basta", disse Voldemort.
Un altro gesto aggraziato, e il braccio di Harry che impugnava la bacchetta carambolò via, troncato di netto.
I legacci si sciolsero, e il ragazzo si accasciò al suolo, pallido in volto. Hermione cercò di sorreggergli la testa, ma Harry tremava, scosso dagli spasmi. Il sangue inzaccherava l'erba e colava sul cappotto di Hermione, macchiandole le mani.
"No!...No!!"
"Non era esattamente la luna di miele che immaginavo…", disse Harry in un sussurro.
"Ma è stato bello finché è durato, vero, Hermione? Ti ho amata come mai avevo amato nessuna…Tu sei stata molto più di una sorella, per me. Tu mi hai tenuto…in vita"
"No, no, no…Non parlare…Non abbandonarmi, Harry"

"Che scena toccante…", sibilò Voldemort.
"Vi concederò l'onore di morire insieme", e sollevò la bacchetta, pronto a colpire…

"Hermione, ti ricordi quell'incantesimo che non ti riusciva molto bene…?"
Lei lo guardò, scossa dai singulti, e annuì impercettibilmente.
"Prestami…il tuo braccio…", sussurrò Harry, e pose la mano sinistra sulla mano destra di Hermione, che ancora stringeva la bacchetta.
"Sei pronta?...Al mio tre…Uno…Due…Tre!"

Voldemort ruggì: "Avada Kedavra!!!"

Muovendosi come un sol corpo, Harry ed Hermione gridarono: "Expecto Patronum!!!"
Ma l'essere che sgorgò dalla punta della bacchetta di Hermione non era né un cervo né una lontra. Era gigantesco, colossale, e aveva le fattezze di un grifone.
Tutta la vallata fu inondata dalla sua luce, e le fiamme si piegarono e si spensero, come spazzate via da un vento invisibile. La maledizione di Voldemort ne venne respinta in un'esplosione di scintille verdi.
L'invincibile Mago Oscuro, pietrificato dall'orrore, si vide venire incontro quell'essere diafano che lo incalzava agitando le potenti ali. Non fece in tempo a scagliare incantesimi.
Il grifone di luce lo azzannò alla gola, più violento di qualsiasi anatema, e scavò larghi solchi nel suo petto con gli artigli affilati, lì dove doveva trovarsi il cuore. Il sangue magico che Voldemort aveva ereditato da Harry non fece in tempo a sgorgare dal suo corpo, perché il tocco del Patronus lo fece congelare nelle sue vene, dove si cristallizzò e si dissolse in una manciata di polvere.
Mentre la bestia svaniva nell'aria in una cascata di luce, Voldemort crollò in ginocchio, svuotato di ogni energia ma non ancora sconfitto. Reggendosi faticosamente con una mano, rovesciò gli occhi furenti e berciò:
"Potter…Harry Potter!!!"
E quelle furono le sue ultime parole, perché una manciata di Anatemi che Uccidono scagliati dai Weasley posero fine alla sua esistenza mortale.



Harry era disteso a pancia in su nel prato. Le poche fiamme isolate che ancora scoppiettavano facevano risaltare di un lucore scintillante la cicatrice che Ron gli aveva inferto.
"Sembra che…sia il mio destino portarmi sempre addosso una cicatrice…", disse in un sogghigno.
Hermione gli carezzò delicatamente la fronte, piangendo su ciò che restava del suo corpo scempiato.
"Harry…Come farò senza di te?", disse lei in un sussurro.
"Qualcosa di Corvonero, qualcosa di Tassorosso…Credimi, Hermione, se potessi resuscitare…a costo di perdere entrambe le braccia…lo farei. Ma ora non è più possibile…Ti affido a Neville…Lui saprà di certo dove trovare i pezzi…mancanti…"

Il ragazzo riuscì a scorgere ancora per un momento il volto angelico di Hermione che lo chiamava, bellissimo e rigato di lacrime; i volti dei signori Weasley, dei gemelli, di Bill e Charlie…
Poi esalò un respiro lungo e profondo.
E infine, venne il buio.
  
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