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Autore: I_love_villains    16/08/2020    0 recensioni
Pharrell College= scuola privata inglese per giovani sidhe.
Sidhe= creature fatate facenti parti del Piccolo Popolo.
Pandora= tutti i doni. Ma alcuni sono oscuri.
Coraggio= capacità di affrontare situazioni difficili e pericolose, talvolta per fare la cosa giusta.
Amicizia= vivo e scambievole affetto tra due o più persone, ispirato dalle più svariate cause.
Paura= stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo.
Sfortuna= cattiva fortuna, sorte avversa. Le disgrazie non vengono mai da sole e i mostri sono reali.
Genere: Fantasy, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sidhe fu trasportata da una specie di mummia volante fino al castello di Mojo. Una volta entrati, fu catapultata su una rampa di scale. Pandora urlò di dolore mentre rotolava giù da essa. Restò immobile e dolorante su un pavimento di pietra, freddo e duro. Singhiozzava tenendosi il gomito, temendo di esserselo rotto. Appena accennò a muoversi le bende la afferrarono di nuovo e continuarono la loro folle corsa, facendola sbattere sui muri a ogni curva. Dory strillò a ogni botta, senza riuscire a smettere di lacrimare. Si chiese se l’avrebbero picchiata fino a ucciderla. Finalmente la mummia si fermò davanti una spessa porta di legno. La ragazzina restò appesa inerte, non osando muoversi. Sentiva dolori in tutto il corpo. Forse nessuna ferita era grave, ma un paio sanguinavano e altre la facevano gemere debolmente.
Chiuse gli occhi, sfinita. Si stava per abbandonare al sonno, un modo come un altro per fuggire da quell’incubo, quando la porta si aprì con un lungo cigolio. La mostruosa creatura la condusse a tutta velocità nei sotterranei, stavolta senza farle urtare nulla. Attraversarono un corridoio con diverse armature disposte lungo le pareti, dopodiché entrarono in quella che sembrava una prigione. Le bende abbandonarono lentamente la loro presa su braccia e gambe. Pandora scivolò piano, per poi essere drizzata repentinamente dalla mummia. La ragazzina vacillò e fu sorretta, stavolta non da bende. Si trovò faccia a faccia con Mojo. Il mostro nebbioso la portò alla sua altezza, tenendola per i fianchi. Lullaby li osservava interessata, in disparte.
“Finalmente sei arrivata, bambina. Quasi temevo che non ce l’avresti fatta.”
“Tu … tu ci hai portati qui, vero?! Lasciami andare subito!” gridò Dory, divincolandosi nonostante il dolore.
“Ma che piccola combattente!” rise lui. “Oh, stai cercando di uccidermi? Non ci credo!”
In effetti Samael ci stava provando; Mojo però non aveva un cuore da fermare. Ciò le fece provare un forte senso di ingiustizia e lacrime di rabbia le inumidirono gli occhi. Non voleva morire in quei sotterranei! Non voleva che gli amici di Pandora, che forse erano anche suoi amici, morissero per colpa di quel mostro!
“Ahaha, guardala, adesso non fa più tanto la spaccona!”
Mojo la mostrò divertito a Lullaby come se fosse un trofeo degnamente conquistato. Samael gli ringhiò contro, poi si volse verso la donna di tenebra.
“Tu hai avvisato Lance, a che scopo? Perché adesso non ci aiuti?”
“Adesso è troppo tardi, siete entrati tutti e qualcuno è già morto.”
“N- no, menti” gemette Dory.
“È così. Sarebbero bastate due vittime se il tuo amico mi avesse ascoltato …”
“Non importa …” Il mostro formò una faccia che si avvicinò al volto della ragazzina. “Ricordi quel giorno che ti sei persa? E hai trascorso la notte sotto la pioggia? Ero stato io a prenderti gli elastici! Poi mentre dormivi ti ho punta, per marchiarti, per capire quando eri pronta ad essere mia!”
Pandora si agitò di più, desiderando colpirlo, fargli male, ma mani e piedi lo attraversavano. Eppure le mani nebbiose del mostro le sentiva.
“Lasciami! Non voglio nessun segnalatore! Io …!”
Mojo si avvicinò alla sua spalla destra, aprì la bocca appena modellata e tirò un morso. Dory urlò, sentendosi trafitta da mille aghi roventi. Il sangue uscì copioso dalla ferita.
“Tra poco il tuo potere sarà mio, accetta di soffrire fino al sorgere della luna” le sussurrò all’orecchio Lullaby, prima che lei perdesse i sensi.
Mojo smise di sorreggerla e la lasciò cadere come un sacco di patate. Si leccò il sangue rimasto attorno alle labbra, dopodiché esse sparirono.
“Non vedo l’ora che tu finisca il tuo rituale: è davvero deliziosa!” commentò rivolto alla sua socia.
“Non ci vorrà molto, sarà tua appena avrò assorbito il suo potere. Intanto ti dedichi agli altri?”
“Sì, si sono riuniti quasi tutti. Beh, tanto di cappello per essere sopravvissuti finora …”
I due mostri uscirono dalla cella, lasciando Pandora sola con Samael.

“Anton!” urlarono sollevati gli altri due fratelli.
Lo abbracciarono, ma anche se lui era altrettanto felice di rivederli non c’era un minuto da perdere, quindi si districò e spiegò: “Ragazzi, non ci crederete … Un attimo, devo riprendere fiato …”
“Ma eri solo?” fece Viola dispiaciuta.
“No, ero con Dory, ma una specie di mummia l’ha rapita e portata in quel castello!”
I ragazzi trattennero il fiato e rivolsero gli occhi al castello, agitati.
“Tanto stavamo già andando lì” dichiarò Galahad, facendosi coraggio.
Gli altri annuirono e si fecero più vicini. Stavolta niente li avrebbe indotti a correre in direzioni separate. Mentre camminavano, Anton li aggiornò anche su Samael, almeno in parte.
“Ecco cosa intendeva con dove c’è molta luce l’ombra è più nera!” esclamò Lance.
“Ho capito” annunciò Evelyn, facendoli trasalire, dato che non aveva parlato per molto tempo. “Ho riflettuto a lungo e le mie visioni mi hanno aiutato a fare chiarezza…”
“Eve, capire ci piacerebbe tanto, ma non puoi parlare una volta usciti?” la interruppe Fujiko.
“No” rispose lei triste. “Non fermatevi e ascoltate, è importante. Grazie a voi avrò pace, perché domani troveranno il mio corpo e potrò finalmente riposare. Voi starete dormendo … Non so cosa sono quei due mostri, ma uno mangia i bambini. Si tratta del più pericoloso, quello che controlla questo mondo. L’altra, Lullaby, voleva solo Dory, per Samael.”
“Non l’avrà ancora per lungo” disse deciso Lance.
“No, non credo. Capite ora perché era inevitabile che veniste qui? Il mostro di nebbia avrebbe continuato a farvi avere incubi finché alcuni bambini, se non voi, sarebbero giunti come sonnambuli e lo avrebbero divertito e nutrito.”
I bambini rabbrividirono, consapevoli di dirigersi nelle fauci del leone. Ma che altra scelta avevano?
“Eve, sai anche dove sono Ulfis e Lilian?” chiese Hope.
“Sì … Non possono aiutarvi. Non preoccupatevi, è più importante che entriate nel castello.”
“A tal proposito, non credo sarà molto facile” fece Galahad.
Erano giunti in un vasto giardino pianeggiante, quando sapevano bene che villa Anderson sorgeva su una collina. Tuttavia Fujiko e Frithjof erano certi che prima, da sopra la montagna creata da loro, il castello svettava sopra qualsiasi altra cosa. Al momento però non era questa imprecisione a impensierirli, quanto dei grossi cavalli, neri e selvaggi, che erano giunti al trotto portando in sella uno scheletro ciascuno. Inoltre, tanto dal castello che dal bosco dietro di esso provenivano dei rumori, paurosi considerando il silenzio a cui i bambini si erano abituati.
“Vogliono impedircelo … vogliono impedirci di metterci in salvo …” sussurrò costernata Viola.
“Sai che direbbe Dory se fosse qui?” le domandò Anton, per poi rivolgersi anche agli altri. “Che non devi mostrare di avere paura. Possiamo battere quei mostri schifosi.”
“Ben detto fratellino!” approvò Lance.
“Non credo di essere ferrato in strategie di guerra” commentò Gabriel.
“Eppure hai steso lo sasquatch e prima ancora il Teke Teke” disse Simon.
“E hai liberato Fujiko dalla male-” cominciò Hope, ma Frithjof le mise una mano sulla bocca.
“Quello sono stato io. Però sì, il nostro Gabriel è un valoroso guerriero.”
“Ok, uno: per spezzare certi incantesimi a volte basta un forte shock, non c’entra il vero amore. Due: concentriamoci, stiamo perdendo tempo.”
Le bambine non protestarono né gli altri chiesero spiegazioni.
“Altre creature si uniranno alle prime. Io ne bloccherò più che posso, ma dipende da voi. Buona fortuna.”
“Ciao Eve! Grazie Evelyn! Arrivederci! Ci sei stata d’aiuto, grazie! Non ti dimenticheremo mai!”
Il fantasma sorrise dolcemente e scomparve.
“Coraggio, può arrivare di tutto. Corriamo e basta?” propose Anton.
“Mi sembra troppo azzardato …” esitò Fujiko.
“Non sappiamo cosa dovremo affrontare, che fare una volta nel castello, come lo facciamo un piano?”
“Sicuramente salvare Dory e trovare la porta giusta per uscire” intervenne Lance.
“Corriamo, non possiamo fare altro” disse Hope.
I bambini si guardarono fra loro, decisi e insicuri allo stesso tempo.
“Pronti?” mormorò Anton. “Via!”
Corsero, con gli sguardi fissi sul portone del castello. I cavalli partirono al galoppo verso di loro. Galahad riuscì a sollevare se stesso e i suoi amici prima che li investissero. I destrieri li mancarono, il biondo fece tornare normale la gravità attorno a loro e la corsa riprese.

Pandora si risvegliò. Si mise seduta, mugolando per il dolore lancinante che provava alla spalla. Con la mano sinistra alzò il vestito e sibilò quando la stoffa insanguinata si stacco dalla ferita. C’erano cinque o sei fori sanguinanti. Attorno ad essi la pelle era grigiastra.
Che intendi fare?
“Non lo so Sam …” bisbigliò la ragazzina.
Fargliela pagare, giusto? E scappare assieme agli altri.
“Certo, desidero questo. Ma come?”
Fingi di non essere ferita. Sei meno debole e stanca di quanto immagini.
“Ehi, che hai capito? Non ho detto che mi sono arresa!”
Stando ben attenta a non muovere il braccio destro, Pandora si rimise in piedi. Avanzò verso la porta della cella e scoprì con sorpresa che era aperta.
“Che stupidi … Sono proprio sicuri di aver già vinto, eh? Sai che stavo pensando?”
Samael la invitò a proseguire, sia nel parlare sia nel camminare. Dory l’accontentò. Barcollava, ma non ci fece caso. Pensava solo a mettere un piede davanti all’altro, proseguendo per il corridoio che la mummia le aveva fatto percorrere a tutta velocità. Sam notò che le armature non c’erano più.
“Pensavo … Quel mostro ha fatto male a tanti bambini senza una ragione al mondo. E quell’altra se ne sta a guardare. Anzi, lo ha aiutato, in realtà non gliene frega niente di noi. Vuole me, ma ha lasciato morire qualcuno … Voglio giustizia Sam. Per tutti. Ciascuno deve avere ciò che merita.”
La demone fu compiaciuta dell’espressione ostinata della bambina.
Ti aiuterò Dory. Adesso sali le scale, ci penso io alla porta.
Pandora salì aggrappandosi al corrimano. Una volta fuori dai sotterranei si poggiò al muro, col viso imperlato di sudore e lo stomaco in subbuglio. Restò ferma finché non fu certa di non vomitare né cadere.
“Tu … sei uscita un attimo, vero Sam?”
Sì, mi posso allontanare per qualche minuto.
“Se lo fai sto peggio … Stai per dirmi che devi farlo, vero?” chiese.
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Sarebbe stata sola e inerme, tuttavia non le chiese di restare. La sua determinazione non vacillava; era pronta a fare di tutto per sconfiggere Mojo e Lullaby.
Cara, tornerò subito. Sono andata in avanscoperta e indovina? I tuoi amici sono fuori, stanno per raggiungerti. Ma da soli non ce la faranno mai ad entrare.
“Capisco. Vai ad aiutarli Sam.”
Appena Samael spalancò il portone del castello, si vide venire incontro Eve. Il fantasma della ragazzina era circospetto e impaurito. Sam poteva capirla: somigliava ancora a Dory in quella forma astrale, tuttavia la sua aura era decisamente quella di un demone.
“Non avere paura Evelyn. Tu hai aiutato i miei amici, non intendo farti del male.”
“N- no, lo so … Però sei spaventosa. Cioè, non sei cattiva come quei due, ma …”
“Non possiamo davvero permetterci di perdere altro tempo. Cosa c’è?”
“Ho visto che per aiutarti a vincere devo infonderti conoscenza, nonostante non mi sia chiaro come fare …”
“Forse ho capito. Avvicinati.”
Eve fluttuò verso la demone, che le prese le mani. Lo spettro fu stupito di sentire un contatto dopo anni passati ad attraversare cose e persone. Le loro mani divennero piacevolmente calde a causa dell’incantesimo che Samael stava mormorando.
“Evelyn, concentrati su tutto ciò che hai visto e sentito da quando sono arrivati i due mostri. Brava … Aspetta, è il mio turno di cederti qualcosa.”
Un flusso di energia fluì dalla demone al fantasma. Eve lo trovò a dir poco inebriante. Sorrise, esaltata e incredula. Samael invece rimase seria.
“Devo tornare da Pandora. Tu aiuta gli altri a resistere. Immagino che lei voglia farti sapere che sei stata molto gentile e coraggiosa. Forse è per il contributo che hai dato oggi a salvare questi bambini che sei rimasta un fantasma tanto a lungo. Siine fiera.”
A Evelyn si inumidirono gli occhi. Guardò l’altra timidamente e allargò le braccia, chiedendole tacitamente il permesso di abbracciarla. La presenza della demone la intimoriva ancora, ma un essere che riusciva a infondere speranza e felicità con le parole doveva per forza essere buono ... seppure era poco propenso a mostrare emozioni. Infatti, Samael le concesse di farsi stringere, ma badò appena all’abbraccio. Si voltò verso i bambini, alle prese con le armature incantate del castello.
Poco lontano apparvero i due nemici.
“Ahahaha, ma non sono adorabili?” rise Mojo. “Partecipiamo alla battaglia, mia signora. Organizziamo le nostre truppe. Giocare alla guerra mi è sempre piaciuto!”
Il mostro si dilatò fino ad assumere le sembianze di un enorme drago di nebbia. Fece un cenno a Lullaby, che sospirò prima di cavalcarlo all’amazzone. L’impalpabile drago decollò, ruggendo festoso. Sorvolò il castello, poi planò verso il bosco e ordinò dall’alto alle sue creature di attaccare i bambini.
“Il portone è aperto!” urlò Simon, dopo aver parato il colpo di un cavaliere scheletrico.
“Ma non ce la faremo mai a raggiungerlo …” constatò Gabriel.
Ormai erano circondati dalle creature deputate alla difesa del castello e non potevano fare altro che difendersi dai loro attacchi. Ad ogni colpo però gli scudi generati dai bambini si indebolivano.
“Non resisteremo per molto di questo passo! Idee?” chiese Anton.
Quando Galahad fu sicuro che nessuno avesse un piano, rispose: “Sì. Ho abbastanza energia da sollevare uno di voi fino all’entrata.”
“Fallo subito!”
Il biondino annuì e si voltò verso Lance, che lo fissò sorpreso. Poco dopo annuì anche lui: non potevano andare Anton o Frithjof, i più forti, perché dovevano restare a proteggere gli altri; Fujiko non era abbastanza veloce. Galahad fece fluttuare Lance al di sopra delle armature, degli scheletri e degli zombie. Lance si accorse che altri mostri stavano emergendo da ogni parte del bosco, diretti verso i suoi amici … Doveva assolutamente sbrigarsi! Gli altri contavano su di lui per l’arrivo dei soccorsi!
Una volta a terra, il rosso notò con sollievo che Eve aveva creato una barriera più potente attorno ai suoi amici, si voltò e corse nel castello. Superò per un pelo anche gli zombie di retroguardia e dopo qualche minuto si fermò. Doveva concentrarsi per percepire Pandora in quel caos. Per quanto urgente fosse tornare nel mondo reale, voleva fare almeno una rapida prova per ritrovarla. Chiuse gli occhi, ignorando la battaglia fra i suoi amici e i mostri, isolando la mente da tutto ciò che non fosse Dory. Sorrise e scese di corsa delle scale. Non poteva saperlo, ma era Samael che lo stava guidando. La demone, dopo aver salutato Evelyn, aveva deciso di seguirlo ed era contenta che lui riuscisse in qualche modo a percepirla. Improvvisamente il bambino si fermò. Si lasciò sfuggire un singhiozzo disgustato e fece qualche passo indietro, ad occhi sbarrati. Lungo il corridoio, addirittura sul soffitto, c’erano scolopendre e centopiedi grandi quanto un gatto. Lance rimase paralizzato, con il sangue che gli martellava nelle tempie.
Cosa fai? Perché sei fermo? Ah, capisco, uno dei loro trucchi. Lance caro, non c’è nulla qui. Coraggio, cammina. Forza … Oh no, Dory!
Il rosso smise di guardare gli Artropodi e vide, più in fondo, Pandora. La chiamò, contento, ma lei sembrò non udirlo. E a quanto pareva stava per lasciarsi precipitare in una voragine.
“Non farlo Dory!” urlò atterrito.
Corse verso di lei senza più badare alla sua fobia. Quando passò tra loro, gli Artropodi sparirono, o forse non c’erano mai stati.

Pandora si sentiva sempre peggio. La spalla aveva smesso di sanguinare, ma doleva atrocemente. Si appoggiò pesantemente a un muro col braccio sano e proseguì la fuga. Anche se era fin troppo lenta, come fuga. Camminando aveva la testa abbassata, le costava troppa fatica alzarla. Sebbene Samael avesse smesso di darle indicazioni, sapeva che doveva andare sempre dritto. Da fuori giungevano i rumori di una battaglia, le bastava seguire quelli. La ragazzina si accorse troppo tardi di un mini-abisso che spaccava il corridoio in due. Sarebbe bastato un salto per superarlo, ma lei non era nelle condizioni adatte per saltare. Spalancò gli occhi quando il piede destro fu nel vuoto. Rimase in bilico, senza muovere un muscolo. Quella oscurità non le permetteva di posare per terra il piede e mettersi al sicuro. La incoraggiava a lasciarsi cadere dentro, perché lei apparteneva a quelle tenebre. Bastava che smettesse di sorreggersi e il gioco era fatto.
Inconsapevole di quello che faceva, Pandora si sbilanciò verso l’abisso e cadde fra due braccia che la afferrarono e portarono velocemente dall’altra parte, dove Lance la strinse forte a sé, terrorizzato. Questo spezzò l’ipnosi della bambina, che ricambiò l’abbraccio al settimo cielo. Entrambi avevano gli occhi lucidi per il sollievo. Il ragazzino la rimproverò: “Che stavi facendo, stupida? Vengo fin qua contro delle scolopendre e centopiedi giganti e tu …”
“Contro cosa?” fece lei sbalordita.
“Hai capito. Ora non ci sono più per fortuna. Andiamo, gli altri sono bloccati. Ce la fai a camminare?”
“Non credo, mi ha avvelenata o qualcosa del genere. Ma non preoccuparti, pensiamo ad uscire.”
Lance si passò il braccio sinistro di lei attorno alle spalle e le cinse la vita, aiutandola a camminare. Pandora si appoggiò a lui, profondamente grata. Dopo pochi passi, una mattonella si abbassò sotto i loro piedi con un sordo click. Agendo d’istinto, Lance spinse Dory a terra, salvandola, ma lui fu colpito da un paio di frecce. La ragazzina sgranò gli occhi, già umidi di lacrime. Gattonò da lui ripetendo sommessi: “No … no”.
Non era vero, non poteva essere vero. L’aveva salvata, era con lui … lui non poteva morire! Sollevò la testa del suo amato, piangendo. Una freccia gli aveva trapassato il braccio, ma l’altra era penetrata nel suo petto. Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla bocca del ragazzino, che tentava di parlarle, mentre sotto di lui si allargava una pozza cremisi.
“L- Lance” singhiozzò lei.
“V- va via … niente … sto-rie” sussurrò lui.
Chiuse gli occhi e giacque inerte tra le sue braccia, senza vita.
“Noooo!”
Il grido di orrore, disperazione e cordoglio della sidhe riecheggiò per l’intero bosco di quella realtà illusoria. Tutto cominciò a tremare. Pandora aveva scordato la sua spalla dolorante, la sua debolezza, ogni cosa. Per lei contava solo il corpo freddo e pallido di Lance. Come se fosse in trance, rimosse le frecce e le lanciò lontano, dopodiché lo strinse forte continuando a piangere. Doveva scatenare il suo vero Potere, o meglio, il Potere della sua altra metà. Tutto intorno a lei mutava, perché senza che lei se ne fosse resa conto Samael era già all’opera. Se ne accorsero i suoi amici. Hope, Simon e gli altri si abbracciarono tra loro, certi che quella fosse la fine. Le palpebre si fecero sempre più pesanti e ben presto tutti sprofondarono nell’incoscienza.
Mojo e Lullaby si guardarono negli occhi per un momento, sorpresi. Poi cominciarono a urlare, investiti da un dolore inimmaginabile, lo stesso che stava straziando Pandora, lo stesso che i due mostri avevano causato in secoli di vita. Ogni sofferenza da loro inflitta li stava lacerando. Qualsiasi cosa fossero, la loro volontà venne meno, per quanto tentassero di aggrapparsi all’esistenza, e sparirono nel nulla.
“Amore …” sussurrò Pandora prima di cadere vittima del suo stesso incantesimo. “Se non ti sveglierai … voglio dormire per sempre.”
La giovane baciò Lance e svenne.



***Angolo Autrice***
Siamo alla fine ormai. Questo è Mojo:





   
 
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