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Autore: kibachan    16/08/2020    1 recensioni
[Baby Netflix]
[Baby Netflix]Cosa succede a Fabio dopo la fine della seconda stagione? E a Brando sopratutto?? L'esperienza spaventosa del suo collasso sarà l'occasione per riavvicinarsi, e iniziare a lavorare per cominciare ad essere... davvero sé stesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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cap 14 – DUE SETTIMANE DOPO

 

 

I ragazzi uscirono di casa senza fretta quella mattina, miracolosamente non erano in ritardo.

“dammi le chiavi che intanto tolgo la catena” disse Brando con un movimento della mano mentre Fabio chiudeva il portoncino.

Quando lo raggiunse lo vide che molto tranquillamente si era seduto al posto di guida, aveva anche tolto il cavalletto. Si avvicinò scuotendo un dito “bella battuta” gli disse facendogli alzare un sopracciglio sorpreso “motorino mio guido io” aggiunse Fabio afferrando il volante sotto le mani di Brando e sedendoglisi di prepotenza davanti, spingendolo dietro sul sedile con la schiena. Brando rise alzando le mani “va bene va bene” cantilenò “lo so che ti piace quando ti sto dietro” aggiunse con un sorrisino bastardo sfottendolo. Fabio scosse la testa mettendo in moto, cercando di non dargliela vinta ridendo “una volta o l'altra mi ci metto io dietro, poi vediamo se ridi” la risata di Brando fu coperta dal rumore del motore che sgasava.

Appena fuori dal vialetto il moro, con molta naturalezza, si sporse in avanti poggiando le spalle sue quelle di Fabio, e le mani sulle sue cosce. Fabio gettò una rapida occhiata giù, a valutare la posizione delle mani dell'altro che, per quanto piacevole, giudicava un po' troppo vicina al suo inguine date le circostanze. Tuttavia Brando sembrava essere rilassato, le teneva semplicemente lì, e Fabio non voleva allontanarlo, dato quanto ci aveva messo ad accettare un contatto intimo tra loro fuori casa.

Neanche il tempo di fare due semafori che si pentì della sua decisione.

Di colpo avvertì le dita di Brando irrigidirsi, segno che tramava qualcosa, Fabio deglutì, gli sembrava quasi di vederlo il sorriso bastardo che si allargava sul suo viso “Bra, non ci pensare nemmeno” gli intimò alla cieca “non fare il coglione, che ci fai ammazzare”

Non servì a niente. Un istante dopo, lesto come cobra, Brando si mosse e strizzò per un attimo le parti basse di Fabio nella mano, facendolo sobbalzare dal male. Il motorino fece una svisata paurosa, una Panda verde bottiglia gli suonò il clacson più forte che potè addosso, frenando per non prenderli. Brando rise forte mentre Fabio snocciolava tutto il corollario di parolacce che conosceva “MA SEI SCEMO????” gli urlò Fabio quasi contemporaneamente al conducente della Panda “ma li mortacci vostra!!!!” imprecò l'uomo sbracciando dal finestrino “pischelli di merda!!” Brando si girò per alzargli un dito medio continuando a ridere come un cretino. “tu sei tutto matto” gli stava dicendo Fabio cercando di ricomporsi “che cazzo te ridi che per poco non famo er botto!” “va bene scusa, scusa” ridacchiò lui “m'hai fatto pure male...” borbottò Fabio a voce più bassa “povero amore mio” chiocciò Brando sfottendolo “dopo ti do un bacino sulla bua” e scoppiò di nuovo a ridere “ridi su sto cazzo...” Brando tossì per smettere di sbellicarsi, quando Fabio diceva troppe parolacce voleva dire che stava passando la misura “va bene, basta la smetto, scusa” gli disse calmo “faccio il bravo adesso” aggiunse riavvicinandosi di nuovo e stavolta abbracciandogli la vita, incrociando le mani sulla sua pancia “eh sarà meglio..” sbuffò Fabio in tono di rimprovero ma non scansandolo, segno che non se l'era presa sul serio.

 

 

Arrivati davanti al Collodi, Fabio si fermò ai parcheggi dei motorini. Stava ancora brontolando.

“oh dai!” lo spronò Brando togliendosi il casco e mettendolo nel bauletto “era solo uno scherzetto innocente” Fabio gli donò un'occhiataccia e poi prese ad ignorarlo mentre sistemava casco e catena. Brando fece il giro del motorino per andargli accanto mentre armeggiava col bauletto. Lo guardò fisso facendo un mezzo sorriso da cucciolo. Fabio fece finta di niente. Allora gli poggiò la fronte sul lato della testa iniziando a dargli delle lievissime capocciate. “è inutile che fai il gatto” gli disse l'altro secco “non attacca”. Brando sollevò gli occhi sempre rimanendo in quella posizione e vide l'angolo della sua bocca tendersi in un sorriso, mentre alzava gli occhi al cielo. Ghignò bastardo.

Attaccava. Attaccava eccome.

Si ritirò su dritto e Fabio si voltò a guardarlo.

Tra loro era così quasi sempre, e tutto quel punzecchiarsi piaceva a tutti e due.

 

Niccolò li vide mentre si avvicinava all'ingresso. Vide Brando toccare con la fronte la testa di Fabio e lui girarsi a sorridergli. Sollevò le sopracciglia. Sorpreso da quel gesto così intimo. In genere a scuola tenevano ancora i contatti ridotti all'osso, poteva anche capire perchè.

“bella fratè” lo salutò appena fu a portata di orecchio. Brando si voltò sorridendogli, battendogli una mano sulla spalla a mò di saluto “ciao Fa..” aggiunse il biondo insaccando le mani in tasca, ostentando più disinvoltura di quanta ne avesse in realtà. Continuava ancora a sentirsi a disagio con Fabio, per come lo aveva sempre trattato in passato. Lui rispose con un tono altrettanto imbarazzato. “le hai fatte le domande di filosofia?” gli chiese Niccolò, in un tentativo di conversazione, approfittando di quell'unica lezione che condividevano, per di più senza Brando. Fabio annuì “hai bisogno di...” gli disse torturando lo spallaccio dello zaino per tenere le mani occupate “sì insomma, se te ne manca qualcuna..” “eh? No!” si affrettò a dire Niccolò “no, no, le ho fatte, era solo per.. chiedere” concluse tirando poi un sorriso imbarazzato e voltando lo sguardo di lato. Brando sollevò un sopracciglio “oookey...” disse dardeggiando lo sguardo da uno all'altro “che atmosfera rilassata..” commentò ridacchiando “vogliamo andà Nic?” propose, e poi girandosi verso Fabio aggiunse “ci vediamo alla terza ora” Fabio annuì sorridendo e Brando lo fissò per un momento “oh! Fate come se in non ci fossi eh?” esclamò Niccolò in quel momento gesticolando. Entrambi lo guardarono straniti “si insomma, non fatevi problemi perchè ci sono io, se volete.. baciarvi tipo” buttò lì. Fabio arrossì ridendo e Brando gli rivolse uno sguardo impossibile, poi si voltò verso Fabio e gli disse “vabbè lo porto dentro prima che dice qualche altra stronzata va...” lo afferrò con un braccio intorno alle spalle e lo pilotò verso le scale.

“Ma che sei ubriaco fratè?” gli disse dopo poco “che ne so” disse il biondo scrollando le spalle “mi sembravate in vena stamattina, era per dire che per me non è un problema” Brando gli mollò uno spintone affettuoso, per mascherare il fatto che fosse arrossito “piantala va...” borbottò.

 

 

Fabio li osservò divertito mentre si allontanavano.

“occhio Fedeli, che De Santis te mette le corna!” gli urlò in quel momento il cretino di turno, da un gruppetto di gente alla sua destra. Il ragazzo lo guardò sbuffando “sì guarda me lo ha detto che ci hai provato con lui, ma tanto non gli piaci, rinunciaci” gli rimbeccò a voce alta, facendo sghignazzare quelli che erano con lui “boooooo! Abbozza fratè” lo prese in giro il ragazzo che gli stava più vicino. Quello guardò male Fabio per un attimo, ma poi rinunciò a qualsiasi proposito quando vide Damiano Younes avvicinarsi a lui. Sbuffò e si girò a trascinare via i suoi amici borbottando un “non ne vale la pena” degno della favola -la volpe e l'uva-

“oh” salutò Damiano tranquillamente stringendo per un attimo la spalla di Fabio, non si era accorto del siparietto di poco prima “oh..” rispose Fabio sorridendo “m'hai salvato mi sa” scherzò “in che senso?” gli chiese il ragazzo aggrottando le sopracciglia “niente niente.... Chiara?” buttò lì per cambiare argomento. Damiano si incupì leggermente “ma che ne so... sta sempre impicciata co Ludovica... ha detto che ci raggiunge dopo” masticò evidentemente infastidito dalla cosa. Fabio annuì con aria grave “hai voglia di parlarne?” gli chiese sollevando le spalle, ma l'altro stava già scuotendo la testa “no, niente posta del cuore stamattina. Dai accompagnami a fumare” buttò lì mollandogli una poderosa pacca sulla schiena. Fabio resistette alla tentazione di massaggiarsi il punto colpito, per non fare figuracce, e lo seguì.

 

 

 

 

Nel frattempo Brando e Niccolò stavano salendo le scale chiacchierando. Di tanto in tanto qualcuno li salutava e loro rispondevano con un gesto della mano o una parola. Di fronte alla porta della loro classe Vittorio e un altro gruppetto di ragazzi della squadra discuteva animatamente. “a stronzi!” li salutò uno di loro con un gran sorriso, andandogli incontro per battergli il palmo sulla mano prima di stringergliela. Si avvicinarono agli altri “oh ragazzi” disse Vittorio entusiasta “ci venite sabato al Macro? Fanno una specie di evento, suonano pure” “c'è pure l'open bar! Si paga solo l'ingresso” gli fece eco il ragazzo biondino vicino a lui. “sicuro” annuì Niccolò “si, certo” confermò il moro facendo schioccare la lingua sull'apparecchio “oh Bra...” gli disse Vittorio a quel punto “se vuoi... ecco, portati pure Fabio..” buttò lì, un po' in imbarazzo. Le labbra di Brando fremettero un attimo per trattenere il sorriso che minacciava di uscirgli “glielo dico.. ma non credo verrà, non gli piacciono molto 'ste cose” disse

 

-e poi voi je state tutti sur cazzo- aggiunse mentalmente

 

Nonostante, dopo le sue parole, un'espressione di sollievo fosse comparsa sul viso di Vittorio, Brando apprezzava lo sforzo che stavano facendo per lui. Non ci avrebbe scommesso neanche un euro qualche settimana prima, ma capiva pure perchè Fabio non volesse saperne di loro, dopo anni di vessazioni.

“mi scappa da fumare” sentenziò Niccolò a quel punto, cominciando a frugarsi nelle tasche “c'abbiamo tempo me sa” rispose Brando scuotendo un attimo il braccio in alto per scoprire l'orologio. Si incamminarono verso l'uscita d'emergenza.

Davanti alla porta della prima aula Carlo e Filippo stavano chiacchierando. Carlo vide Brando per primo, dato che era di fronte, i due si lanciarono una breve occhiata, tornando poi ad ignorarsi. Filippo seguì lo sguardo dell'amico voltandosi e i suoi lineamenti si indurirono nel riconoscere il riccio. Lui gli restituì lo stesso sguardo rancoroso. Paradossalmente gli stava più sul cazzo lui di Carlo. Non se lo levava dalla testa quello che aveva fatto a Fabio quel giorno.

Filippo ghignò e gli fece cenno di leccare una penna che aveva in mano. Brando sollevò un sopracciglio e gli fece un dito medio, guardandolo come a dire -idiota-

“ah Bra! Te lo succhia bene Fedeli?” gli disse lui mentre Carlo rideva, questa volta però Brando non perse la testa “madonna sei fissato col mio uccello Filì! Non è che niente niente ti piaccio?” lo sfottè facendo ridere stavolta un po' tutti i presenti. Filippo grugnì di disappunto mentre Carlo lo afferrava per la giacca e cominciava a tirarlo via.

Niccolò rise mentre invece Brando si incupiva.

Raggiunsero l'uscita per la scala antincendio e uscirono sul ballatoio di metallo.

“oh ammazza l'hai fucilato là” gli disse il biondo mettendo le mani a coppa per accendersi la sigaretta. Brando sbuffò e afferrò anche lui una sigaretta dal pacchetto “che stronzo... ce l'ha sempre in bocca Fabio, mi fa proprio rode er culo” borbottò accendendo la cicca e tirando una lunga boccata di fumo con la mano poggiata sulle labbra. Si poggiò coi gomiti alla balaustra e si affacciò fuori espirando il fumo. Niccolò gli andò vicino “lascialo perde, è un deficiente... finchè non gli mette le mani addosso ignoralo” sentenziò scrollando le spalle. Brando irrigidì le spalle al solo pensiero “ce deve solo provà a rifallo” disse secco. Poi di colpo il suo sguardo si fece attento, notando qualcosa proprio sotto di loro, in strada.

“Fratè... ma questa qua sotto non è la macchina di Filippo?” gli chiese mentre un sorrisino malefico gli si dipingeva in faccia. Niccolò si affacciò anche lui dalla balaustra “me sa de si...” disse e poi stringendo gli occhi per un attimo aggiunse “anzi leva il me sa... è la sua, riconosco quei cazzo de dadi rossi di peluche appesi allo specchietto” si girò a guardare il moro che aveva su quell'espressione bastarda di quando architettava qualcosa “oh oh... che voi fa Bra?” chiese ridacchiando, ma ciccando la sigaretta proprio sul cofano della macchina sottostante, a sottolineare che qualsiasi nefandezza pensasse gli andava bene. Brando lo guardò e sorrise, scoprendo tutto il filo metallico del suo apparecchio, poi tirò fuori dalla tasca le chiavi della macchina, che si portava sempre appresso “hai voglia di saltare la prima ora?”

 

 

Fabio gonfiò le guance per trattenere uno sbadiglio, ed esultò mentalmente quando vide la prof chiudere il libro e alzarsi “per la prossima volta finite il capitolo e rispondete alle domande in fondo alla pagina” intimò puntando un dito verso la classe, che tuttavia aveva già cominciato ad ignorarla. Fabio si stiracchiò sul banco e iniziò a raccogliere le proprie cose per spostarsi nell'aula di filosofia.

Damiano e Chiara si avvicinarono, notò che si tenevano per mano, quindi immaginò che qualsiasi questione ci fosse fino a quella mattina si fosse risolta.

“io, Chiara e Ludovica andiamo al cinema domenica” buttò lì Damiano “voi venì?” “certo!” esclamò Fabio sistemando le penne nell'astuccio “a vedere che?” chiese rivolgendosi a Chiara, mentre si incamminavano fuori dalla classe. Il corridoio era invaso di studenti. “Damiano e Ludo vogliono vedè uno di quegli splatteroni indecenti” spiegò lei, schivando con la spalla uno che andava nella direzione opposta, berciando con i suoi amici “ti prego non mi lasciare sola..” chiocciò sorridendogli amichevolmente. Fabio ricambiò il sorriso e poi, una volta in classe, affrettò il passo per occupare uno dei banchi in fondo “certo, sì, vengo volentieri” disse piantando lo zaino sul tavolo “portati pure Brando” sentenziò a quel punto Damiano, facendolo voltare di scatto a guardarlo “sei sicuro?” gli chiese infatti lui con un sopracciglio sollevato. Quello fece una smorfia ironica “ma sì, tanto lì è buio e non lo devo vede in faccia” scherzò. Fabio ridacchiò e poi tornò a guardare Chiara , che insieme a Damiano aveva preso il banco davanti al suo “va bene per te?” le chiese in tono premuroso. La ragazza ci mise un secondo di troppo a rispondere, tanto che Damiano le mollò una leggera gomitata “ma sì, ovvio” disse quindi, facendo un sorriso di palese circostanza, prima di girarsi.

Fabio annuì mentre il professor Rivelli guadagnava la cattedra.

 

 

A fine lezione si stava prendendo un paio di minuti per chiacchierare prima di muoversi. Ludovica, seduta con le gambe accavallate sul suo banco, stava raccontando di un locale con luce ultravioletta in cui l'aveva portata un suo amico, quando con la coda dell'occhio notò Brando entrare in classe guardandosi intorno. La terza ora ce l'avevano nell'aula in cui lui stava già, teoricamente..

 

ma che era venuto a fare?

 

Lo vide notarlo e avvicinarsi dopo un accenno di sorriso. Ludovica divenne muta non appena se lo ritrovò di fronte, anche Chiara lo guardò da sotto in su

“hei” disse lui rivolto a Fabio “ragazze...” aggiunse tirando un sorriso finto e facendo scattare per un attimo le sopracciglia in su. Ludovica gli rivolse uno sguardo di fuoco scendendo dal banco e superandolo diretta all'uscita “hem... ciao” buttò lì Chiara con un sorrisino tirato un attimo prima di correre dietro all'amica “Fabio ci vediamo dopo!!” esclamò da lontano. Il ragazzo sospirò mentre Brando le guardava andar via con un sopracciglio sollevato “che dici, quella farà così per sempre ogni volta che mi vede?” chiese tra l'ironico e il seccato accennando con il mento al punto in cui Ludovica era sparita. Fabio si alzò raffazzonando le penne nell'astuccio “considerando quello che le hai fatto, è già tanto che non ti sputa” commentò lanciandogli un'occhiata di rimprovero. Brando fece una smorfia per concordare “che sei venuto a fare a proposito?” gli stava chiedendo Fabio mentre chiudeva la zip dello zaino “non siamo in aula 2?” “ti so venuto a prende, non arrivavi” ammise candidamente lui con un sorriso, facendogli un buffetto, con il dorso del dito indice, sul naso. Fabio si incamminò precedendolo, per non fargli vedere che era arrossito di piacere a quelle parole.

“Sabato gli altri vogliono andà al Macro” buttò lì Brando mentre varcavano la soglia “hanno detto sei voi venì..” Fabio lo guardò ispirando a fondo e sollevando le sopracciglia al massimo “tu vuoi che venga?” chiese, facendogli capire che lo avrebbe fatto solo per lui. Brando scosse la testa “gliel'ho detto che sti posti non te piacciono” disse mentre percorrevano il corridoio “oh grazie a dio...” commentò Fabio facendolo ridere.

“domenica ti va di andà al cinema invece?” gli chiese quindi a bruciapelo, cambiando argomento. Brando capì dal nervosismo nella sua voce che non sarebbero stati soli “co l'amiche tue??” chiese scettico aggrottando la fronte “guarda che me l'hanno detto loro! Di invitarti...” specificò, glissando sul fatto che in realtà era stato Damiano, e che non era nemmeno certo che Ludovica LO SAPESSE. Brando sbuffò, non facendo i salti di gioia all'idea “a vedè che?” chiese “mi pare che si chiama -la confraternita- tipo” rispose Fabio gettandogli un'occhiata. Il viso del moro si illuminò scoprendo un sorriso a 3000 denti “quello trashissimo???? vengo” “sul serio?” chiese l'altro, sorpreso di quella repentina botta d'entusiasmo “certo! Adoro queste schifezze!” ammise Brando, e poi prendendolo per il gomito e avvicinandosi al suo orecchio aggiunse “dai cosa c'è di più bello di un paio di tette rifatte giganti, che vengono pugnalate e scoppiano!” Brando rise forte, stringendogli di più il gomito, mentre Fabio con gli occhi chiusi e la faccia nel palmo della mano, scuoteva la testa ridendo e appoggiandoglisi un po' addosso.

 

 

 

TERZA ORA

 

La lezione della Bellardini era uno degli unici due corsi che seguivano insieme. Italiano.

Poi c'era matematica con Il professor Mallio, all'ultima ora di quel giorno.

Fabio occhieggiò Brando che, seduto alla sua sinistra scarabocchiava ghirigori sull'angolo del quaderno, profondamente annoiato. Gli faceva ancora strano averlo come compagno di banco dato quanto si erano tenuti a debita distanza in passato. Lui perchè, diciamoci la verità, aveva un po' timore di lui una volta. Brando... forse, pensò un piccolo lato vanitoso del suo cervello, magari perchè gli piaceva già e stare nel suo stesso metro quadro lo avrebbe messo a disagio.

Un angolo della bocca gli fremette per curvarsi in un sorriso a quel pensiero, e lottò per trattenerlo.

Lo guardò di nuovo.

Era così bello poterlo avere tanto vicino mentre erano a scuola, davanti a tutti quanti. A Fabio sembrava quasi di ostentarlo in quel modo, che sì, stavano insieme, non si vede?

Dopo averlo tenuto nascosto per tanto tempo.

Certo indubbiamente era stato eccitante lanciarsi sguardi di fuoco da lontano, o incontrarsi di straforo nei bagni o in qualche altro posto appartato, però tutto sommato quello continuavano a farlo, la cosa impagabile per lui era averlo seduto lì a fianco, come fosse la cosa più normale, durante la lezione. Indugiò un attimo con lo sguardo sul ricciolo che gli scendeva sopra al naso in quella posizione china, fremendo dalla voglia di spostarglielo dal viso con una carezza, ma trattenendosi di forza.

“ora” esclamò la professoressa alzandosi per puntare la penna elettronica sulla LIM “se guardate questa raffigurazione cinquecentesca dell'inferno di Dante, potrete notare delle differenze” spiegò. Tutta la classe, compreso Fabio, alzò il viso dal quaderno per osservare il disegno.

Fu allora che sentì un tocco leggero alla mano sinistra, che ancora teneva poggiata sul banco. Guardò in basso e vide che Brando aveva avvicinato la mano che stringeva la penna alla sua e, fingendo di interessarsi alla lezione, gli stava accarezzando il dorso della mano con il mignolo. Fabio si morse il labbro sentendo le farfalle nello stomaco per quel piccolo gesto che ancora, lì in quell'ambiente, sapeva di proibito. Brando si voltò appena per lanciargli un'occhiata e un accenno di sorriso mentre continuava ad accarezzargli la mano. Poi riportò lo sguardo sulla lavagna e, fingendo indifferenza, spostò la penna sul quaderno di Fabio, iniziando a disegnare qualcosa a memoria.

A Brando sembrò quasi di vederlo il sorriso che si allargava sul viso di Fabio. Gli stava riempiendo l'angolo del quaderno di immagini di caramelle.

Dopo qualche istante sentì la mano di Fabio stringere forte per un attimo la sua, come a dirgli di fermarsi “va bene, va bene, ho capito” gli sibilò tra i denti ridacchiando sommessamente. Soddisfatto ritrasse la mano.

 

Quando la lezione terminò lo vide alzarsi e uscire dalla classe. Lui rimase seduto, aspettando che il grosso degli studenti sciamasse fuori. Benedì il clima caldo, stavano migrando tutti in cortile per la ricreazione. Tre banchi davanti a lui Niccolò stava infilando la lingua in gola a Virginia.

Bene, non lo avrebbe cercato per un po'.

“Esci Brà?” gli disse un compagno della squadra passandogli accanto “mo vengo... devo andà al bagno” gli rispose mostrando ancora indolenza nell'alzarsi.

La classe non era ancora abbastanza vuota.

Quando giudicò le voci fuori abbastanza lontane, uscì dalla classe e si diresse a passo sicuro verso il bagno. Senza rendersene conto affrettò pure il passo nel corridoio sgombro, aveva una voglia matta di vederlo. Con sua sorpresa lo trovò poco fuori dal bagno “bhè?” gli chiese sollevando le sopracciglia “mi hanno trattenuto” fu la secca risposta. Fabio entrò per primo e Brando lo seguì con un sorrisino.

Lo vide esplorare accuratamente ogni cubicolo per controllare che fosse tutto vuoto.

L'ultima volta che non lo aveva fatto era finita piuttosto male per lui. Immaginava che ora non sarebbe più successo, dato come le cose erano cambiate tra loro, ma meglio non rischiare. Brando lo seguì con gli occhi per un po', poi spazientito da tanta scrupolosità, gli si avvicinò alle spalle mentre ancora si affacciava all'ultima porta.

Fabio si fermò percependo la presenza del moro alle sue spalle, gli era così vicino da poterne quasi avvertire il calore corporeo. Brando gli poggiò le mani sui fianchi e le lasciò scorrere lentamente verso l'alto fin sopra la vita e poi di nuovo giù. Fabio sentì una scarica di brividi che seguivano esattamente ogni centimetro dove Brando posava le mani. Era quasi spaventoso l'effetto che gli faceva il suo tocco. Brando fece scivolare le mani avanti sulla sua pancia, incrociando le braccia per stringerlo. Fece aderire completamente il torace alla sua schiena e lo abbracciò stretto, incurvando anche un po' le spalle in dentro, quasi ad abbracciarlo anche con quelle.

Si chiese come fosse possibile che in sole tre ore gli fosse mancato. Si era davvero rincoglionito.

Lo tenne così per un attimo prima di girare il viso per stampargli un bacino all'attaccatura della mandibola. Fabio sorrise, avvertendo i suoi ricci scuri solleticargli le tempie

“sei in vena di coccole noto..” gli disse girando un po' gli occhi per tentare di guardarlo. Lo sentì ghignare “perchè invece tu che avevi in mente, pervertito?” Fabio allargò un sorriso che gli scoprì i denti appoggiandosi ancor di più a lui e godendosi per qualche attimo quei bacetti leggeri che stava continuando a dargli tra collo e guancia. Poi irrigidì un po' i muscoli per spostarsi, ma Brando non glielo permise, serrando le braccia e continuando a tenerlo in quella posizione

“Bra, ci vedono qui” gli sussurrò Fabio portando le mani sulle sue braccia per tentare di sganciarle “non me ne frega un accidenti” fu la secca risposta seguita, questa volta, da un bacio decisamente più prepotente sul lato del collo. Fabio lo sentì fare il vuoto con le labbra sulla sua pelle e succhiare leggermente. Avvertì un leggero dolore insieme alla scarica elettrica che quel gesto gli provocò. Si mosse di nuovo, questa volta Brando allentò la presa per lasciarlo andare se voleva, ma Fabio non intendeva affatto spostarsi, si girò nel suo abbraccio afferrandogli il viso per le guance e fece combaciare la bocca con la sua, iniziando un bacio lento e passionale, solo con le labbra, che Brando ricambiò immediatamente. Incrociò le dita delle mani sulla parte più bassa della sua schiena e si concentrò solo su quello che stava facendo con la bocca.

“ma quanto ti piace baciarmi?” lo prese in giro Fabio sorridendo, dopo un po' “eh perchè a te invece no ve?” ribattè lui contro le sue labbra. Fabio si tirò un po' con la testa indietro, guardandolo divertito fare subito la mossa per riprenderlo. Si lasciò baciare di nuovo senza opporre ulteriore resistenza, avendo palesemente vinto quel contrasto. In un attimo le sue mani passarono dalle sue guance ai ricci bruni del ragazzo. Ci affondò le dita dentro accarezzandolo dolcemente. Brando lo strinse con un braccio per tenerlo il più possibile stretto a sé mentre con l'altra mano lo afferrava per la nuca per non permettergli assolutamente più di spostarsi.

Si stavano ancora baciando quando un forte rumore di bussata, contro la porta principale del bagno, li fece sobbalzare e separare talmente di scatto che le loro labbra fecero uno schiocco

“oh che dite posso annà a piscià????” la voce bassa di Damiano, che suonava decisamente più divertita che scocciata, li raggiunse da fuori. Si guardarono. Con gli occhi spalancati. Fabio andò ad aprire la porta mentre Brando si passava istintivamente il dorso della mano sulle labbra arrossendo furiosamente. Damiano entrò spingendo Fabio di lato non appena avvertì toccare la maniglia “oh, io ve volevo lascià in pace ma siete stati capaci di baciarvi per 10 minuti consecutivi!” sbraitò “dio...” aggiunse in qualità di commento schifato. Fabio si massaggiò gli occhi con pollice e indice della mano “fammi capire... sono 10 minuti che sei lì fuori?” gli chiese incredulo mentre Brando se ne stava semi seduto su uno dei lavandini con la faccia rossa e gli occhi che fissavano il soffitto. Damiano gli gettò un'occhiata divertita “rilassati De Santis, prima che te viene un colpo” quello abbassò gli occhi solo per rifilargli un'occhiataccia risentita “tanto non è più un segreto me sembra no?” aggiunse Damiano rivolgendo i palmi delle mani in su con ovvietà, poi sparì in uno dei cubicoli. Fabio si avvicinò a Brando che lo incenerì con lo sguardo, tanto per gradire “ma tu non eri quello a cui non fregava un accidenti?” gli disse Fabio stringendo poi le labbra per non ridere “te stai zitto??” lo rimbeccò il moro “ci vediamo dopo” lo salutò Fabio con tranquillità, certo che non fosse veramente arrabbiato. Infatti quando si sporse e gli diede un bacio a stampo, Brando lo riafferrò immediatamente per la manica della giacca, per lasciargliene uno a sua volta. Poi si alzò dal lavandino e lo precedette all'uscita, non avendo nessuna intenzione di rivedere la faccia di Damiano almeno fino al giorno dopo.

 

Fabio attese qualche secondo e poi uscì dal bagno. La ricreazione era quasi finita e il corridoio si stava ripopolando.

Nonostante ciò, urla e schiamazzi disumani sembravano ancora provenire dal cortile. Troppi per una normale ricreazione. Fabio, incuriosito, si avvicinò a una delle finestre del corridoio, ma neanche il tempo di affacciarsi che una pioggia di notifiche sul cellulare gli fece vibrare ripetutamente la coscia. Tirò fuori il telefono, mentre la quasi totalità dei presenti intorno a lui faceva lo stesso, attirati dal medesimo richiamo. Qualcuno più veloce già cominciava a ridere guardando lo schermo.

Fabio aprì instagram e una direct intitolata “ragazzo sclera in un parcheggio” poppò fuori in automatico, insieme a una cascata di commenti. Il video mostrava Filippo (lui sotto ogni punto di vista) che imprecava sfuriando e menando calci all'aria davanti alla sua auto. Fabio sgranò gli occhi nel rendersi conto che dal video, e in stereo da cortile, proveniva la stessa sequela di fantasioso turpiloquio. Si affacciò di getto per ammirare il ragazzo che si disperava, circondato dall'ilarità generale. Dall'alto si vedeva benissimo la scritta -SONO UNO STRONZO- risaltare sul nero della carrozzeria. L'artista si era preso anche la briga di ripassare tutto con un ombreggiatura di grassetto. Fabio scoppiò a ridere, scorrendo il pollice sullo schermo per aggiungere un cuoricino alla miriade di commenti al video. La voce del bidello, che dalla finestra stava vedendo afferrare Filippo per sotto le braccia nel tentativo di fermarlo, lo raggiunse dal telefono “Aò!! ebbasta! Te voi calmà??? è na machina, mica tu madre!”

 

 

PIU' TARDI

 

Era l'una e mezza. Erano passati a casa per togliersi la divisa, prima di riuscire. Brando sopratutto ne aveva solo una e bisognava preservarla pulita il più a lungo possibile, era ancora giovedì.

“si vabbè però sbrighiamoci” sentenziò il moro cacciando la testa nella maglietta “che io comunque alle 6 c'ho gli allenamenti, e ti devo pure riportà a casa prima” “guarda che posso pure venire con te e mettermi a studiare sulle gradinate” replicò Fabio con ovvietà, saltellando su un piede solo per convincere il piede a passare nel buco stretto della gamba del jeans. Brando gli lanciò un'occhiata maliziosa, con un sopracciglio alzato, mentre cercava il foro della testa della felpa “sicuro che non ti distrai?” gli chiese, inumidendosi le labbra con la lingua. Fabio lo squadrò da capo a piedi “fanno quasi 25 gradi...” gli fece notare indicando la sua felpa, e cambiando prontamente argomento “il parco è umido” troncò lì Brando superandolo per uscire dalla stanza, sapendo pure lui quanto fosse strano avere freddo in pieno Aprile, con quelle temperature.

“sì, però io ho fame” lo bloccò Fabio mentre già stava scavando nella ciotola della chiavi. Brando lo guardò “beh mangiate i biscotti, o attaccati al barattolo della nutella” gli disse scrollando le spalle. Fabio scosse la testa , guardandolo male, non riuscendo a capire come potesse avere il fisico che aveva con quel suo comportamento alimentare a dir poco tossico “dai Bra... è l'una e mezza... non possiamo andà avanti a biscotti, facciamoci almeno la pasta” il moro buttò un'occhiata all'orologio e poi annuì “e va bene...” disse togliendosi il cappello e marciando verso la cucina “però facciamo la carbonara, che tempo de fa andà il sugo proprio non ce l'abbiamo” sentenziò. Fabio lo seguì fino in cucina con le sopracciglia talmente sollevate a semicerchio che quasi si confondevano con l'attaccatura dei capelli “ma perchè, tu la sai fare?” ridacchiò scettico. Brando si voltò un attimo per fulminarlo “e che ci vorrà mai!” esclamò “mettiti seduto che ci penso io”. Fabio sorrise alla sua nuca per un attimo, di quello strano modo scontroso che aveva, di prendersi cura di lui. Sorriso che dissimulò all'istante quando lui si girò di botto “'ndo sta la pentola?” gli chiese a bruciapelo. Fabio si chinò a recuperarla da un cassetto sotto al lavello “dai ti aiuto, così facciamo prima” offrì.

Brando recuperò gli ingredienti dal frigo e li stipò sul piano accanto ai fornelli, mentre Fabio riempiva la pentola d'acqua di rubinetto.

Si soffermò ad osservare il riccio che iniziava a tagliare il guanciale con un coltello dalle dimensioni preoccupanti, mentre l'acqua scrosciava nell'acciaio della pentola. Lo vide tagliare un paio di fette, poi ritirare indietro la mano con uno scatto e un'esclamazione di spavento, che lo fecero sobbalzare. Si rilassò quando lo sentì borbottare “c'è mancato poco...” ispezionandosi la mano sinistra.

Chiuse il rubinetto, accese la fiamma sotto la pentola e afferrò il gratta-formaggio iniziando a lavorare lo spicchio di parmigiano che Brando aveva tirato fuori.

Lui nel frattempo stava rompendo le uova in una ciotola. Lo guardò divertito mentre sfracellava la seconda, stretta troppo forte e, masticando parolacce, recuperava i pezzi di guscio da dentro la ciotola.

Brando era un po' goffo in certe cose, a dispetto della manualità che aveva a disegnare, o della coordinazione in ambito sportivo. In cucina era decisamente imbranato. Era una di quelle piccolezze che Fabio aveva scoperto vivendoci insieme, e che amava tenere gelosamente per sé, nel pacchetto di cose di Brando che erano solo sue.

“che me guardi..?” gli chiese lui sorridendo sornione, strappandolo ai suoi pensieri “che te sei imbambolato?” Fabio arrossì, voltandosi e grattando più energicamente “hai finito?” gli chiese stavolta in tono più pratico il moro, traendolo d'impaccio senza volere “sì” sentenziò lui rovesciando il parmigiano nelle uova sbattute, poi ci buttò il sale e il pepe recuperandoli da sopra una mensola. L'occhio gli cadde sul guanciale, tagliato e ancora abbandonato sul tagliere

“quello lo devi cuoce Bra...” gli disse indicandolo “ah, dici?” gli chiese lui perplesso. Fabio trattenne una risata “eh si, dico...”. Brando si grattò per un'istante la nuca, come faceva spesso per dissimulare l'imbarazzo, quindi prese una padella piccola e ci buttò di mala grazia il guanciale mettendola sul fornello più piccolo. Allungò una mano, decidendo di mescolarlo con il cucchiaio d'acciaio che Fabio aveva incastrato tra le pentola dell'acqua e il suo coperchio, ma non appena lo afferrò lo lasciò cadere quasi lanciandolo sul piano da lavoro, in un istintivo riflesso di dolore “porca troia!!!” urlò portandosi subito la parte centrale delle dita sulla bocca per stemperare il bruciore con la saliva. Il cucchiaio col vapore dell'acqua si era arroventato. “ma che cazz..” masticò Fabio afferrandogli all'istante il polso, e strappandogli la mano dalla bocca. Lo tirò verso il lavandino e gli aprì subito l'acqua ghiacciata sulla mano. Brando sospirò di sollievo “vabbè però sei una piaga!” lo sgridò stancamente, concentrato a vedere se la pelle gli si stesse arrossando “quando ne fai una giusta sparate Bra...” borbottò volendo risultare arrabbiato, quando in realtà, mentre gliela teneva sotto l'acqua, gli stava accarezzando col il pollice il polso, come per alleviargli in quel modo un po' il dolore.

Brando osservò il suo profilo, mentre era intento in questa operazione, e il labbro inferiore gli fremette nel tentativo di sopprimere il sorrisino che voleva uscire fuori. Gli piaceva quando si prendeva cura di lui, anche se ostentava tutto il tempo che gran seccatura fosse, ci metteva una dolcezza che lo facevano sempre sentire a posto.

“ecco” disse in quel momento Fabio asciugandogli la mano con il canovaccio “come nuovo” dichiarò stampandogli un bacino scherzoso sulle dita arrossate dalla bruciatura. Brando gli sorrise “grazie..” soffiò chinandosi appena per lasciargli un bacio a stampo sulle labbra, e poi allontanandosi solo di qualche centimetro aggiunse “a proposito di baci dove ti fa male... io ti avevo promesso qualcosa mi sembra..” sussurrò con aria maliziosa girandolo di più verso di sé con una mano sulla vita. Si avvicinò di nuovo alla sua bocca ma si ritrovò a baciare il palmo della mano di Fabio, che aveva intromesso tra le loro labbra. Quello gli sorrise, divertito della sua espressione contrariata “non adesso Bra” gli disse in tono sicuro allontanandosi poi di un passo indietro “che qua si brucia tutto!” aggiunse indicando il guanciale che cominciava a fischiare, scoppiettando. Brando si affrettò a spegnere il gas e poi tornò a guardare male Fabio “vabbè, va a mette i piatti va...” commentò in tono offeso, facendo aria con la mano come a scacciarlo.

Fabio sorrise divertito e gli passò dietro per raggiungere la credenza “stai tranquillo che più tardi vengo a riscuotere!” e nel dire questo gli mollò una scherzosa pacca sul sedere “no beh ma fai eh! Accomodati pure!!” esclamò ad alta voce Brando, in tono sarcastico “ah davvero?” ribattè Fabio ridendo “beh grazie” aggiunse dandogli un'altra pacca, e stavolta lasciando pure lì la mano, a strizzargli la parte “la vuoi piantare!!!!” rise Brando voltandosi , proprio mentre Fabio gli si avvicinava di slancio, baciandogli il sorriso che stava facendo. Il moro ricambiò il bacio approfondendolo subito, e stavolta Fabio lo lasciò fare. Ma fu Brando a staccarsi dopo pochi secondi “dai levati” gli intimò spingendolo lontano da sé con un gomito “vatte a mette seduto”.

Fabio si sedette dopo aver apparecchiato e lanciò uno sguardo affettuoso alla sua testa riccia.

Gli andava di andare alla villa eh... ma con lui sarebbe stato bene pure in una fogna.

 

 

Dopo qualche minuto erano seduti a tavola. Fabio osservò perplesso il piatto di pasta che aveva davanti, con dentro del guanciale semi carbonizzato e quelle che avevano tutta l'aria di essere palline di polistirolo espanso gialline. Prese una forchettata e se la infilò in bocca.

“beh dai...” commentò masticando “si lascia mangiare....” disse lanciandogli un'occhiata. Brando lo fulminò “Fà... fa cagare... lo puoi dire..” affermò secco “ma no dai...” tentò ancora il ragazzo, mandando giù un'altra forchettata. Il moro sollevò un sopracciglio “non capisco se fai così perchè ti faccio pena o se mi stai proprio perculando apertamente” Fabio scosse la testa masticando “vabbè, ma no... la pasta l'hai tirata su al dente, dai” sentenziò facendolo ridere “Fabio Fedeli” esclamò “trova il lato positivo pure sulla mmerda!” rise “concima...” ribattè Fabio. Brando scoppiò a ridere mettendo una mano sugli occhi, poi lasciò andare un sospiro per calmarsi “beh d'altra parte... hai visto qualcosa di salvabile pure su di me..” aggiunse diventando un filino più serio. Ma l'altro non sembrava intenzionato ad abbandonare la modalità spara cazzate che aveva inserito “beh te è facile.. hai quelle belle chiappe..” commentò “Fedè la smettiamo di parlare del mio culo???” questa volta fu Fabio a mettersi a ridere. Intanto stavano comunque vuotando i piatti.

Ogni ilarità venne soppressa dal rumore delle chiavi nella toppa. Era rientrato Giovanni. Fabio espirò lungamente aria guardando il soffitto per frenare la crisi di risate che gli era presa, mentre Brando provò a trattenersi, ma il risultato fu una pernacchia nel tentativo di soffocare la risata. Sghignazzò.

“piantala!” gli disse Fabio tirandogli un calcio sotto al tavolo “che sennò riattacco pure io!”

Dovevano calmarsi, probabilmente, dopo il casino che si era sollevato a scuola per via della macchina di Filippo, Giovanni aveva passato una mattinata non proprio piacevole a scuola, erano arrivati anche i genitori del ragazzo sul piede di guerra. L'uomo non doveva essere affatto di buon umore.

Riuscirono a ricomporsi proprio mentre i suoi passi, dopo essersi affacciati in camera, si avvicinavano alla cucina. Quando Giovanni entrò li trovò seduti a tavola coi piatti vuoti. Brando giocherellava con la forchetta, come se avesse appena finito di usarla, Fabio si stava versando dell'acqua.

“ciao papà” lo salutò con tranquillità, venendo però ignorato. Giovanni si avvicinò e afferrò il bordo della pentola sbirciandoci dentro. Grugnì di disappunto nel trovarla perfettamente vuota “certo che potevate pensare anche a me eh” borbottò “io cucino per voi tutti i giorni..” aggiunse in tono risentito, sfogando sul finto bersaglio fame il suo nervosismo. Fabio si rammaricò sul serio “scusa pà... non sapevamo tornassi per pranzo” ammise dispiaciuto alzandosi per sparecchiare. Brando lo seguì in piedi, più che altro perchè stare più in basso di Giovanni quando era arrabbiato lo metteva a disagio “non ti sei perso niente comunque... ho fatto una schifezza” aggiunse.

L'uomo aggirò lo sguardo in cucina, annusando rumorosamente “c'è odore di bruciato?” chiese in tono indagatore “probabilmente è la mano di Brando...” scherzò Fabio beccandosi senza fiatare la sberla al braccio che gli rifilò l'interessato. Ma il padre non sembrava in vena di scherzare “eh, Brando, tu piuttosto” lo puntò con quel suo cipiglio che ti inchiodava al muro “c'entri qualcosa con quello che è capitato alla macchina di Filippo Zenna?” Fabio sentì sudore freddo sulla schiena anche se il padre non ce l'aveva con lui, quando usava quel tono era terrificante. Brando invece, pensando che la miglior difesa fosse l'attacco, si esibì nella sua miglior espressione oltraggiata “e certo! Adesso dopo la scaramuccia che ho avuto con Carlo qualsiasi cosa deve essere colpa mia dentro quella scuola!” proruppe. Giovanni sollevò le sopracciglia, sorpreso dalla sua reazione “perchè dai per scontato che sia stato io? Perchè non hai chiesto niente a Fabio per esempio?” continuò lui sbracciando, mentre Fabio impallidiva per essere stato tirato in mezzo “beh, bella fiducia che hai in me eh?” stava dicendo ancora Brando incrociando le braccia e girando il viso di lato come se non volesse più guardarlo in faccia. Giovanni chiuse gli occhi e cominciò ad agitare le mani come a dirgli di smetterla “va bene, va bene... d'accordo” esalò “hai ragione scusa, sono saltato a conclusioni, non c'è bisogno che ti scaldi cosi” aggiunse pizzicandosi la radice del naso con due dita, come a dire che ora non aveva proprio energie per gestire la sua sensibilità maltrattata. Si avvicinò ai due ragazzi, donandogli un buffetto affettuoso a testa “sono solo stanco al pensiero di tutte le grane che mi porterà questa cosa” spiegò guardando Brando, che annuì sorridendogli, come a dire che capiva e che non se l'era presa. Giovanni si voltò e si avviò fuori dalla cucina “vado a stendermi un po' va, ci penserò dopo, voi non fate casino” sentenziò “sì” si affrettò a rispondere Fabio “tanto stavamo uscendo” aggiunse. L'uomo sollevò un braccio in segno di approvazione mentre spariva nel vano della porta “bene, prima pulite qui eh” disse in tono stanco. I due ragazzi annuirono anche se Giovanni non poteva vederli.

Fabio si voltò a guardare Brando con un sopracciglio sollevato, non appena il padre si fu allontanato “sei stato tu, vero?” gli chiese lapidario “ovvio che sono stato io” ammise Brando con un sorrisetto malefico. Fabio sbuffò scuotendo la testa ad occhi chiusi con un sorriso “sento che dovrei rimproverarti...” disse gettandogli un'occhiata che l'altro ricambiò con un ghigno “ma sarei poco credibile, visto quanto ho goduto a vederlo sclerare” ammise Fabio ridacchiando a sua volta.

 

 

 

VILLA BORGHESE

 

Il sole filtrava a sprazzi tra i pini altissimi. Il cielo era di un azzurro quasi brutale. In quel periodo dell'anno villa Borghese era carica di gente, in cerca di un primo assaggio di bella stagione, ma era sufficientemente grande da dare a tutti il proprio fazzoletto d'erba privato.

Fabio e Brando avevano lasciato il motorino all'ingresso e stavano percorrendo il marciapiede della porzione di muro torto interna alla villa, in cerca del punto giusto per superare la siepe e addentrarsi in uno dei prati. Camminavano fianco a fianco, chiacchierando di una serie tv assurda che avevano visto la sera prima. Fabio si era portato la reflex e di tanto in tanto si fermava a fotografare qualcosa.

“secondo me è tutto un sogno” ipotizzò mentre puntava l'obbiettivo verso l'alto, tra i rami del pino sopra di loro “macchè! Dimensione parallela ti dico..” ribattè Brando scuotendo la testa. Poi gli si affiancò guardando in alto a sua volta “si può sapere COSA stai fotografando?” gli chiese strizzando gli occhi “il sole” rispose Fabio ruotando leggermente l'obbiettivo per cambiare il fuoco. Brando sporse il labbro in fuori facendo spallucce, non capendo cosa ci trovasse di così interessante “ne avrai fatte 30 tutte uguali” borbottò quasi geloso. Fabio abbassò il capo, e poi la reflex fin sulla pancia, lanciandogli un'occhiata, prima di inquadrarlo “sorridi” gli ordinò in tono dolce, chiudendo un occhio per sbirciare nel mirino della fotocamera. Brando sollevò per un istante le sopracciglia, sorpreso, poi sorrise scoprendo il filo metallico dell'apparecchio, e Fabio scattò. Il riccio si avvicinò per sbirciare il risultato “oh” commentò in segno di approvazione “meglio io no?” scherzò.

Mentre camminavano di tanto in tanto le loro mani si sfioravano sul dorso, se uno dei due deviava appena dal camminare dritto. Ad un tratto, all'ennesimo contatto tra le loro mani, Fabio gliela trattenne nella sua, facendo poi intrecciare le loro dita. Si scambiarono un'occhiata, e Fabio gli sorrise brevemente, quasi in imbarazzo all'idea che lui si scansasse. Ma non lo fece. Lo sentì rinsaldare la presa sulla sua mano mentre continuavano a camminare “io te l'ho detto da quando compare l'orso bianco... non sono più sulla terra” disse riprendendo il discorso sulla serie tv. Fabio scosse la testa sorridendo “sarebbe banale” replicò con poca convinzione. Era troppo concentrato su quanto fosse bello passeggiare mano nella mano con lui, per accanirsi a difendere le sue teorie. Brando gli lanciò un'altra occhiata, mentre lui interrompeva il discorso per aguzzare la vista lontano, in cerca di un posto adatto. Indossava una t-shirt a maniche corte grigia scuro, con una stampa gialla, pure piuttosto striminzita. Il venticello primaverile, che a lui faceva venire la pelle d'oca sul collo, non sembrava aver alcun effetto su Fabio, che dava l'impressione di essere perfettamente a suo agio, così poco vestito. Sorrise di quanto fossero diversi.

In quel momento un motorino che passava in strada rallentò leggermente nel superarli, il conducente, un ragazzo che guidava con le ginocchia larghe e il casco a scodella slacciato , fischiò forte “ah froci!!!” gridò indicandoli ridendo. Brando liberò la mano da quella di Fabio per indicare il tipo con tutto il braccio “guarda avanti cojone! Che vai a sbatte!” gli urlò dietro, fulminandolo con lo sguardo mentre sgommava via ridendo. Poi sbuffò, riafferrando la mano di Fabio e intrecciando di nuovo le dita con le sue “che razza di coglione” ribadì, senza darci sul serio troppo peso. Fabio sorrise, del fatto che gli avesse preso di nuovo la mano, e lo tirò verso la siepe “tagliamo qui” sentenziò passando in un piccolo pertugio tra le foglie.

 

Poco dopo si erano accomodati. Brando se ne stava a pancia in su, sdraiato per metà sull'erba verde e umida e per metà sul torace di Fabio, di traverso rispetto a lui. Stava finendo la seconda sigaretta da quando si erano stesi. Fabio teneva un braccio a fargli da cuscino sotto la testa e l'altra mano poggiata sul petto di Brando, che gliela teneva stretta accarezzandogli il dorso col pollice.

Si stavano decisamente rilassando.

Fabio inspirò e espirò a fondo, facendo sollevare lentamente la testa di Brando poggiata su di lui, e desiderando che le 17:30 arrivassero il più tardi possibile. Spostò la mano che aveva sotto la testa e la mandò ad accarezzare i ricci soffici del ragazzo. Chiuse gli occhi. Ecco così poteva pure addormentarsi per quanto stava bene.

Brando invece, per quanto doveva ammettere che il tocco leggere di Fabio sui capelli gli stesse trasformando in budino ogni muscolo del corpo, era piuttosto vigile. Concentrato sul movimento rapido delle piccole nuvole nel cielo, rimuginava su varie questioni. Prese l'ultima boccata di fumo, tenendo il mozzicone di sigaretta tra pollice e indice.

“Fà...” lo chiamò dopo un po', senza distogliere lo sguardo dal cielo “uhn...” rispose Fabio ad occhi chiusi “che farai dopo?” gli chiese a bruciapelo “quando finiremo il liceo intendo.. che vuoi fare?” precisò. Fabio aprì gli occhi stranito, domandandosi se suo padre non fosse saltato fuori all'improvviso a rovinargli la siesta, poi fece un accenno di alzata di spalle, quanto glielo permetteva la posizione “a me piace fare le foto..” buttò lì, e poi lasciandosi per un attimo trasportare dalla bellezza di quel sogno aggiunse “mi piacerebbe girare il mondo, fare foto per i report di viaggi, o national geographic... ma figurati se a mio padre starebbe bene” il tono si era fatto un po' amaro sul finale “dovresti dirglielo” affermò secco Brando, ma Fabio non sembrò contagiato dal suo tono “è inutile. Lo so già che vuole che mi laurei, è stato più volte chiaro su questo” spiegò togliendo per un attimo la mano dai capelli di Brando, per fare il gesto di qualcosa che va dritto per dritto. Il moro gli strinse di più la mano nella sua “potresti iscriverti a montaggio video e fotografia, a Tor vergata c'è” buttò lì in tono sicuro. Talmente sicuro che Fabio sollevò la testa per lanciargli un'occhiata “e tu che ne sai scusa?” gli chiese divertito. Brando si mosse a disagio, non avendo voglia di raccontargli la giornata di orientamento a cui aveva partecipato. Non gli aveva detto niente il giorno stesso e non aveva voglia di farlo neanche adesso. In un certo senso aveva voluto tenere quella giornata, che aveva passato lì con Giovanni, come qualcosa di solo suo. “hem... hanno lasciato dei volantini a scuola, non li hai visti?” ribattè, recuperando forza nella voce man mano che la balla si faceva plausibile. Quei volantini esistevano davvero, ricordava che Giovanni glieli aveva nominati.

Fabio ridacchiò “accidenti De Santis, ti leggi gli opuscoli universitari? Ma che me stai a diventà una persona seria?” lo prese in giro bonariamente. Brando lo lasciò fare roteando gli occhi, sapeva che avrebbe smesso presto comunque “e tu invece? Tu hai pensato a che farai?” gli chiese infatti poco dopo, tornando serio. Brando tornò a guardare le nuvole, ripensando a quella lezione a cui aveva assistito, agli occhi infervorati di passione che aveva quel professore “voglio costruire qualcosa” disse quindi “progettare intendo... strade... ponti... stazioni magari..” spiegò meglio “grandi infrastrutture insomma” sottolineò Fabio, come a dire che aveva capito. Brando annuì “si qualcosa del genere” Fabio gli accarezzò di nuovo i capelli, stavolta solo un paio di volte, più energicamente “ti ci vedo” sentenziò con incredibile sicurezza, facendo ridacchiare Brando. Fabio portò di nuovo il braccio a fare da cuscino, dopo aver dato un'ultima carezza alla fronte del riccio, come a dirgli che ora voleva smetterla con quei discorsi. Brando rimase fermo ancora per un attimo prima di spostarsi la mano di Fabio dal petto e rotolare sulla pancia, poggiato sui gomiti, a pochi centimetri dal viso del ragazzo.

Lo osservò approfittando dei suoi occhi chiusi, studiando ogni centimetro del suo viso rilassato. Gli piaceva sotto ogni punto di vista, ogni suo particolare. Adorava le sue labbra piene e gli occhi grandi e scuri che aveva. Gli piaceva come arrossiva quando lo guardava troppo fisso, la sua timidezza, che faceva a pugni con il lato passionale che tirava fuori quando facevano l'amore. Adorava la sua pancia morbida e le mani grandi che sapeva muovere dannatamente bene. Gli piaceva come si prendeva cura di lui, la pazienza che aveva certe volte, e il modo in cui riusciva a fargliela perdere. Da quando stava con Fabio aveva provato una sensazione strana. Era come se si fosse reso conto di avere il cuore fermo prima, e solo da quando stava con lui aveva ripreso a battere. Gli sembrava che fossero due metà complementari, perfette da far incastrare insieme.

Sempre più spesso aveva iniziato a sentire un certo concetto formularsi nella sua mente... ma supponeva che sarebbe morto di vecchiaia prima di dirglielo.... sopratutto non per primo!

Sorrise appena al suo profilo, e si sporse per poggiargli un bacio un po' più lungo di un secondo all'angolo della bocca. Fabio aprì un occhio e girò un po' il viso sorridendogli. Gli fece un impercettibile cenno con la testa, per invitarlo ad avvicinarsi di nuovo. Brando non se lo fece ripetere e si avvicinò di nuovo per baciarlo. Un bacio lento, solo di labbra che fece agitare le farfalle nello stomaco di Fabio “wow..” disse staccandosi dopo un po'. Brando rise “lo so, sono bravo” scherzò “no! Cioè sì.. anche... ma non era quello che intendevo” si corresse Fabio, talmente serio da farlo smettere di prenderlo in giro “intendevo... un bel cambiamento rispetto a quando per poco mi facevi sbattere la faccia per terra sull'autobus, pur di non toccarmi” spiegò girandosi su fianco per guardarlo meglio. Brando ridacchiò imbarazzato, spostandosi per stargli precisamente di fronte, poggiandosi sul fianco destro. Fabio lo guardava ancora intensamente “Brà dimmi una cosa” gli disse serio, come colto da un pensiero improvviso “ti capita ancora di pensare... che sei sbagliato? Che io e te lo siamo?” Brando abbassò gli occhi, lasciando che le sue ciglia scure gli nascondessero lo sguardo per un attimo, ricordava il momento in cui glielo aveva detto, due giorni dopo essere arrivato a casa sua. Scosse la testa in segno di diniego, e Fabio sorrise . Un sorriso di autentica felicità. Allungò un braccio per farglici poggiare la testa e con l'altra mano lo attirò a sé per la nuca, facendo combaciare le loro bocche, che sembravano fatte apposta per incastrarsi insieme. Lo baciò con dolcezza, accarezzandogli piano le labbra con le sue. Brando ricambiò il bacio stringendogli una mano sul fianco con fare possessivo e insinuò la lingua nella sua bocca accarezzandogli con quella il labbro superiore. Fabio sospirò contro le sue labbra. Tolse la mano dai suoi capelli e con lentezza iniziò a lavorare sul davanti della sua maglia per infilare le dita sotto. Sollevò appena la felpa, la maglietta e poi la canottiera “ma quanti cazzo di strati c'hai addosso...” borbottò ridendo sentendo anche gli angoli della sua bocca tendersi per un attimo in un sorriso, mentre finalmente raggiungeva la sua pelle e iniziava ad accarezzargli la pancia piatta e definita. Brando aveva l'impressione che Fabio avesse il fuoco sotto le dita, tanto era l'effetto che gli faceva il suo tocco, approfondì il bacio ancora di più per un attimo, prima di staccarsi tirando la testa indietro “ok improvvisamente vorrei essere a casa, o almeno essere venuto con la macchina” esclamò facendolo ridere. Gli bloccò la mano e gli poggiò la fronte sulla sua “meglio che ci fermiamo Fedeli, sennò è la volta buona che ci arrestato per atti osceni in luogo pubblico” Fabio rise di nuovo togliendo la mano da sotto la sua maglia e facendo leva sull'altro braccio per mettersi seduto “hai ragione” disse facendo un profondo respiro mentre l'altro anche si rialzava. Brando guardò l'orologio “eh... me sa che dobbiamo anche muoverci sennò faccio tardi” commentò facendo per mettersi in piedi. Fabio però lo trattenne seduto con uno strattone, mentre ancora faceva dei respiri profondi poi, davanti allo sguardo perplesso del ragazzo, si indicò le parti basse, per fargli capire che ancora per un minuto almeno non poteva alzarsi. Brando scoppiò a ridere rotolandosi indietro “eh sì, me sa che bacio proprio bene” rise facendolo arrossire e mollargli un paio di pugni alla coscia.

 

 

 

 

ORE 22.00 – A CASA

 

“domani la Bellardini interroga” sentenziò Brando avvicinandosi allo specchio del bagno, scoprendo i denti per ispezionarsi l'apparecchio. Fabio, vicino a lui, fece spallucce mentre metteva il dentifricio sullo spazzolino “a me ha interrogato la settimana scorsa” ribattè, come a dire che per una volta poteva andare a scuola tranquillo. Brando annuì nello specchio “aha.. gà...” le parole gli uscirono strane dato che era indaffarato con il filo interdentale.

Fabio lo guardò a sua volta, sempre attraverso lo specchio, mascherando un sorrisino allargando lo spazzolino nella guancia. Era buffo, ma anche intimo in un certo qual modo, che avessero preso abitudine di lavarsi i denti in contemporanea.

Brando fece scivolare via il filo dalle faccette dell'apparecchio e sputò la saliva nel lavandino “non vedo l'ora di togliere questo coso” borbottò afferrando lo spazzolino. Fabio non commentò niente. Ripeteva la stessa cosa ogni sera.

“non è che non le so quelle quattro cazzate che ha spiegato eh..” precisò il riccio tornando a parlare della prof di lettere “è che proprio nun me va de esse interrogato..” aggiunse iniziando con indolenza a spazzolarsi i molari di sotto. Fabio si stava dedicando a quelli di sopra “ti capisco..” riuscì appena a dire, da quanta schiuma aveva in bocca. Si chinò per depositarla in un angolo del lavandino senza sputare troppo vistosamente. Brando si portò una mano dietro ai reni sulla sinistra strizzando un occhio dal male “ahio...” si lamentò massaggiandosi “oggi quel cretino di Luca Bigi mi è entrato con tutti e due gli scarpini nella schiena... coglione..” Fabio gli lanciò un'occhiata “ci dovrebbe essere la crema al voltaren da qualche parte, la vuoi?” chiese “naa.. non è niente” ribattè Brando scacciando l'idea con un gesto della mano e ridando poi attenzione ai suoi denti nello specchio. Fabio gli sbirciò la schiena e sollevò piano con un dito un lembo della maglietta del ragazzo per controllare la situazione “beh niente il cavolo..” commentò “hai un livido grande così” aggiunse facendogli cenno tramite lo specchio di qualcosa grande quanto un limone “sto bene ti ho detto...” cantilenò Brando girandosi per lanciargli un'occhiata intenerita della sua preoccupazione. Fabio roteò gli occhi per la sua testardaggine, si tolse lo spazzolino dai denti per dire qualcosa, e nella distrazione mandò giù la schiuma di dentifricio che aveva in bocca.

 

 

Giovanni passò davanti alla porta del bagno notando che fosse socchiusa “che schifo! Lo hai ingoiato!” sentì dire a Brando da dentro il bagno. I peli del collo gli si drizzarono di ribrezzo e, mosso da non si sa quale istinto suicida, spalancò la porta facendo praticamente irruzione nel bagno.

Fabio e Brando, entrambi con lo spazzolino fermo in bocca, gli restituirono due identiche espressioni perplesse. Giovanni li fissò per un attimo e poi arrossì di botto fino alla radice dei capelli bianchi, rendendosi conto della portata del suo fraintendimento di quanto stesse accadendo lì dentro “hem beh...” balbettò coprendosi poi gli occhi con una mano “no scusate..” farfugliò richiudendo la porta di scatto. I due ragazzi fissarono ancora per un'istante la porta per poi scambiarsi un'occhiata interrogativa “ma che j'è preso oh?” sbottò Brando ridacchiando “ma che ne so... diventa sempre più strano quello lì” ribattè Fabio scrollando le spalle “comunque dobbiamo andà a dormì presto stasera” aggiunse prima di sciacquarsi la bocca, scegliendo accuratamente l'espressione andare a dormire e non andare a letto, visto quanto i doppi sensi stuzzicavano la voglia di Brando di sfotterlo. Il ragazzo annuì asciugandosi il viso, preso stranamente in modalità seria.

 

Arrivati in camera Fabio spense la luce principale lasciando solo quella del comodino e, mentre Brando si liberava dei jeans, cominciò a cercare qualcosa accovacciato per terra vicino al letto

“Bra.. hai visto il mio caricabatterie?” chiese aggirando lo sguardo intorno. Un lampo di panico attraversò lo sguardo del riccio mentre le sue sopracciglia scattavano verso l'alto. Senza dar l'impressione di affrettarsi, agguantò il suo borsone d'allenamento e iniziò a frugarci dentro, dando le spalle a Fabio, che intanto aveva cominciato a guardarlo con sospetto “Brando....” lo chiamò in tono serio. Il ragazzo mollò la sacca per terra e si grattò la base del collo, prendendosi un momento prima di sentirlo sbraitare

 

-mo se incazza...- pensò

 

“potrei averlo lasciato nello spogliatoio... ai campi” confessò girandosi per fargli un sorrisino tirato “COSA???” esclamò Fabio ad alta voce, facendogli chiudere gli occhi per un attimo.

 

-ecco appunto-

 

“Bra!!” si lamentò il ragazzo facendo crollare le spalle e guardandolo con aria disperata “era l'unico che avevamo in due! Ma allora sei deficiente!” “vabbè me dispiace, mica l'ho fatto apposta!” replicò piccato per l'offesa “eh ma se c'hai il cervello liscio almeno non te lo portà appresso no?” ribattè Fabio voltandogli poi le spalle e battendosi le mani ai lati delle cosce scuotendo la testa. Brando roteò gli occhi approfittando che non poteva vederlo “dai non la fa tanto lunga, domani lo riprendo” gli disse. Fabio si voltò per fulminarlo con lo sguardo “e certo.. tre ce ne ritrovi...” lo rimbeccò sottolineando il concetto mostrandogli tre dita. Brando gli si avvicinò facendoglisi sotto con la testa “oh fenomeno... guarda che siamo stati gli ultimi a annà via! Là sta!” esclamò a due centimetri dal suo naso “domani la prima cosa che faccio te vado a riprende il cavetto va bene? Problema risolto” aggiunse mostrando i palmi delle mani in su, a sottolineare l'ovvio. Fabio assottigliò gli occhi guardandolo di traverso e poi sbuffò “il punto è che te perdi tutto!” insistette “bisogna statte dietro dietro come a un bambino” aggiunse superandolo e andandosi a sfilare la polo che indossava per mettersi in pigiama. Brando lo seguì con lo sguardo “se non c'avessi la testa attaccata al collo pure quella te saresti perso...” continuava a borbottare Fabio. Brando roteò di nuovo gli occhi e andò a sedersi sul letto di Fabio, con le braccia poggiate indietro a sostenere il peso del corpo, lo osservò mentre si preparava, sorbendosi tutta la ramanzina che gli stava facendo nel mentre “ecco... mo io c'ho il telefono al 3% il tuo è morto proprio... io non lo so quando cresci Bra...”

Poi a un certo punto tacque, e Brando lo seguì con gli occhi mentre in silenzio, e ancora un po' accigliato, preparava lo zaino per il giorno dopo. Ci vollero alcuni minuti.

Quando ebbe finito si avvicinò al letto. Il moro finse indifferenza ma non si mosse di un millimetro. Se addirittura voleva farlo dormire da solo, sul letto da campeggio, avrebbe dovuto dirglielo in faccia, lui non ci sarebbe certo andato da solo. Fabio stava in piedi davanti a lui, gli faceva ombra coprendo parzialmente la luce del comodino. Lo sentì sospirare e fare un passo avanti sistemandosi tra le sue gambe leggermente aperte. Gli mise una mano tra i ricci e glieli strinse un po' nel pugno, tirandoglieli appena e facendogli fare un paio di rotazioni con la testa, ma senza fargli male “mannaggia a sta testa...” sussurrò in tono stavolta tutt'altro che arrabbiato, poi gli tirò i ricci indietro facendolo guardare in su verso di lui, e si chinò in avanti poggiandogli un piccolo bacio sul labbro inferiore, poi uno su quello superiore. Brando sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso ma tutt'altro che contrariato. Si prese, senza muoversi, la serie di baci a stampo uno sopra l'altro che Fabio gli stava dando, mentre ancora gli tirava un po' i capelli, come per trattenerlo in quella posizione. Quando Fabio si tirò indietro per guardarlo gli fece un sorrisetto da schiaffi, che tuttavia non riusciva a nascondere quanto fosse contento “credevo che ce l'avessi con me..” disse aggrottando la fronte, fintamente confuso. Fabio scosse la testa sorridendo a sua volta “io ce l'ho sempre con te” rispose prima di chinarsi di nuovo su di lui per baciarlo. Gli dischiuse la bocca con la sua, approfondendo il bacio mentre lo spingeva a stendersi sul materasso. Brando gli poggiò le mani sui fianchi, ma non appena lo toccò Fabio gli afferrò le mani strappandosele di dosso e imprigionandogliele strette nelle sue sopra la testa. Il moro sorrise contro le sue labbra, capendo che quella sera voleva essere lui a guidare le danze, e rilassò la schiena lasciandolo fare. Fabio si staccò dalle sue labbra, spingendosi più su per andare a lasciargli una scia di baci dal polso all'avambraccio fino al bicipite, seguendo ogni centimetro di pelle lasciata scoperta dalla maglietta, per poi dedicarsi al suo collo e alla mascella. Brando stava ad occhi chiusi, godendosi quella piacevole tortura che gli stava somministrando, dato che gli aveva chiaramente fatto capire che non voleva si muovesse. Fabio, col ginocchio, gli divaricò ancora di più le gambe e finalmente si sdraiò sopra di lui facendo combaciare perfettamente i loro corpi. Brando sentì l'erezione di Fabio premere contro la sua e sorrise di nuovo.

E anche oggi si va a letto presto domani.

 

 

  
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