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Autore: MerasaviaAnderson    17/08/2020    0 recensioni
•{Raccolta di One Shots scritte per le challenge del gruppo "Hurt/Comfort Italia Fanfiction e Fanart" ~ Hurt/Comfort ~ What if?}
Testo tratto dalla storia "Verifiche di fine trimestre":
"Quel tardo pomeriggio era già buio quando Remus era ritornato dal Castello e si stupì notevolmente quando, entrando in casa, vide che tutte le luci erano spente e vi era un silenzio disarmante. Che Sirius ed Harry fossero usciti per una passeggiata?
La sua domanda ebbe subito una risposta negativa, quando il piccolo Harry apparve dal corridoio con un enorme sorriso sul volto.
«Mooooony!» Harry si gettò sulle gambe di Remus per abbracciarlo e prontamente l'uomo posò la sua valigetta sulla poltrona e prese in braccio il bambino, scoccandogli un bacio sulla guancia paffuta.
«Ma ciao, Harry!» lo salutò, scompigliandogli i capelli «Come stai?»
«Beeene.»
«Ascolta, Harry, dov'è Padfoot?»
«Dorme!» rispose prontamente il bambino, che già evidenziava una bella parlantina proprio come James.
«Dorme?» si chiese Remus, avviandosi verso la camera da letto «A quest'ora?»"

•Rating, note e avvertimenti sono soggetti a variazioni.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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NEL CUORE DELLA NOTTE

 

(What if?: in cui James e Lily sono vivi, Harry ha sei anni ed è felice con i suoi genitori.)

Da quando Lily aveva insistito per installare nella loro casa il telefono babbano James era davvero al settimo cielo per quella decisione e, una volta imparato ad usarlo, il suo passatempo preferito era diventato stare lì ore ed ore a parlare con Sirius e Remus, che ne avevano installato uno uguale in casa propria.
I tre giovani avevano messo su un ottimo modo di divertirsi e passare le serate: facevano scherzi telefonici ai babbani, ridendo a crepapelle quando la gente si dimostrava abbastanza perplessa alla richiesta di parlare con il signor Schiopodo Sparacoda.
Di recente, per agevolare le comunicazioni, anche gli edifici importanti del Mondo Magico - come l’Ospedale San Mungo e alcune ale del Ministero - avevano installato dei telefoni incantati.
E di recente, ogni volta che il telefono di casa Potter suonava il cuore di James iniziava a battere a mille.
Erano passati poco più di due anni da quando qualcosa di irreversibile era accaduto nella vita del giovane ed era entrata in campo una verità difficile da accettare: Sirius Black, il suo migliore amico, suo fratello, una delle persone più importanti della sua vita era stato colpito da una maledizione. Durante un duello Lucius Malfoy lo aveva fatturato con un incantesimo oscuro, successivamente al quale aveva iniziato a stare parecchio male e, dopo vari esami, si era scoperto che era una maledizione che lo avrebbe lentamente e dolorosamente portato alla morte nel giro di qualche anno.
Ne uscirono tutti distrutti, Remus in particolare, ma Sirius li aveva convinti che la loro vita doveva andare avanti perché Harry aveva solo sei anni e loro una esistenza intera da vivere.
Da due anni a quella parte Remus passava notte e giorno ad accudire il suo compagno, era fisicamente ed emotivamente distrutto, ma non lo dava a vedere, sorrideva e tutti si chiedevano come diamine facesse ad andare avanti in quel modo.
L’aiuto di James e Lily ovviamente non mancava, ma forse era tutto… troppo.
James non sapeva di preciso che ore fossero quando il telefono di casa sua squillò, insistente, svegliando lui, Lily e persino Harry.
Era come un incubo che si stava per avverare, Sirius era in ospedale da giorni e adesso arrivava quella chiamata. Prima di rispondere tirò un’occhiata a sua moglie, che abbracciava il piccolo Harry ancora assonnato e lo esortava ad alzare la cornetta.
«Pronto?» disse, con ancora indosso il suo pigiama e i capelli più spettinati del solito.
«James...» la voce di Remus gli suonò lacerata e la sua anima di spezzò. Non poteva essere il momento, non doveva essere il momento. I Guaritori del San Mungo gli avevano detto che gli restavano cinque o sei anni… e ne erano passati solo due. C’era ancora tempo.
«Rem, cosa è successo?» gli domandò, tentando invano di mantenere una certa compostezza, mentre Lily - che aveva immediatamente compreso chi fosse la persona dall’altro capo della cornetta - si era avvicinata per stringergli la mano.
«Puoi venire qui, per favore?» gli domandò, con la voce di chi era sul punto di scoppiare in lacrime «Ti prego...»
«Certo, Rem! Certo!» iniziò ad essere impaziente, nervoso, estremamente preoccupato «Dammi tre minuti e sono lì da te, sono lì da voi, d’accordo?»
«Grazie...» e fu quasi un sussurro disperato.
Remus e James non avevano bisogno di parole, non in quella situazione; il giovane Licantropo non aveva bisogno di spiegare al migliore amico perché avesse bisogno di lui in quell’istante.
«Arrivo presto, a dopo!»
E James mise giù, sotto lo sguardo preoccupato di Lily che aveva temuto il peggio, che ancora temeva che Remus quel peggio al giovane Potter non lo avesse ancora rivelato.
«Cosa è successo?» domandò la ragazza dai capelli rossi, vedendo il marito correre verso la loro camera da letto, impaziente.
«Non lo so di preciso, Remus mi ha chiesto di andare lì in ospedale!» le disse, mentre - ormai entrambi in camera da letto - raccattava dei vestiti da indossare in fretta e furia.
«Fammi sapere, ti prego.» gli disse, quando ormai fu vestito e fuori dalla soglia della loro camera. Lui semplicemente annuì, lasciando un bacio sulla guancia di Harry e uno sulle labbra di Lily, cercando nella sua famiglia la forza che sapeva di non avere.
«Certo, prendo la Metropolvere… Più tardi ti chiamo!»
«Che succede, papà?» aveva domandato Harry, ancora intontito dal sonno mentre si strofinava un occhio, ma James era già lontano e a rispondergli fu Lily, mentre lo conduceva verso la propria cameretta.
«Niente, Harry, non preoccuparti… Andiamo a dormire adesso.»

 

~


Quando James arrivò nel corridoio del reparto in cui Sirius era ricoverato si stupì di non essere crollato sul pavimento, sia a causa della stanchezza, sia per l’immagine straziante che gli si presentò davanti: Remus piangeva, piangeva forte, piangeva come mai aveva mai fatto in vita sua.
Non poteva essere… Cinque o sei anni… Ne erano passati solo due… Ancora c’erano tre o quattro anni…
James vinse la sensazione di paralisi che lo aveva pervaso e si fiondò nella sedia accanto all’amico, prendendolo tra le braccia, stringendolo a sé e tentando di calmare quel pianto disperato.
«Respira, Rem, sono qui.» gli disse, come ogni singola volta che lui, o qualcun altro dei suoi amici, dovevano calmarlo a causa di un attacco di panico. «Che cosa è successo?»
«Ha avuto un collasso...» tentò di spiegargli il ragazzo, tra un singhiozzo e l’altro, totalmente sfinito da quella vita, da quel continuo dolore «I Guaritori lo stanno rianimando. Sono stanco, James, sono così stanco...»
«È vivo?» chiese James e ad entrambi i giovani sembrò venir meno l’aria nei polmoni.
«Non lo so...»
E il giovane Potter si convinse che Sirius era ancora vivo, perché se il suo migliore amico fosse morto avrebbe certamente sentito la sua anima lacerarsi in maniera irreparabile e ancora non era accaduto. Ramoso e Felpato erano quasi la stessa cosa, non esisteva l’uno senza l’altro e la morte non poteva essere così semplice.
I due giovani restarono in silenzio, su quelle sedie in quel corridoio sterile, Remus consolato dagli abbracci e dalle carezze di James… perché vivere quella vita e veder la persona che ami scivolare via in quel modo, sopportare tutto quello senza impazzire, doveva essere quasi impossibile.
James avrebbe protetto i suoi amici, ad ogni costo.
Perché i suoi amici (assieme a Lily ed Harry, ovviamente) erano la sua vita.

 

~


Alla fine Sirius sopravvisse, i Guaritori erano riusciti a rianimarlo e, mentre Remus si era rintanato nella sua camera a guardarlo dormire, James aveva fatto quella dannata telefonata, aggiornando Lily su tutto ciò che era accaduto.
Sirius si era risvegliato poco dopo l’ora di pranzo, quando una leggera pioggerellina bagnava l’intera città, presagendo un temporale. I suoi occhi grigi, ridotti a due fessure stanche, erano dello stesso colore del quel cielo tempestoso.
Non parlò molto, una volta riconosciuti James e Remus si limitò ad allungare le mani verso le persone che amava, venendo confortato e aiutato dai due giovani.
Poi James, esausto dalla notte insonne e dalla preoccupazione, era crollato nel sonno, rannicchiato su una scomoda sedia che aveva trovato nella stanza dell’amico.
Remus, le cui profonde occhiaie e il volto scavato parlavano per lui, aveva deciso di munirsi di tutto il necessario per prendersi cura di Sirius.
Portò una bacinella piena d’acqua, che adagiò sul comodino accanto al letto, un bagnoschiuma, una spazzola, un rasoio, una spugnetta e un asciugamano.
«Oggi ti coccolo un po’.» disse con estrema dolcezza all’amante, sfoggiando un triste sorriso mentre immergeva la spugna nell’acqua calda. «So che ti piace stare in ordine anche quando sei qui...»
Ma Sirius non aveva alcuna forza di rispondere, accennava semplicemente qualche sorriso, lasciandosi trasportare dalle mani del suo ragazzo che gli slacciavano il camice d’ospedale, rivelando il suo corpo nudo e tatuato, deturpato da una innaturale e malata magrezza.
Con delicatezza Remus lo prese tra le braccia e iniziò a passare la spugna inumidita sulla sua schiena, gli aveva legato i lunghi capelli neri e Sirius aveva poggiato la testa sulla spalla, mentre la spugna saliva sul suo collo e poi scendeva sulle sue braccia, accarezzando piano tutti i suoi tatuaggi. Dopo aver rimosso i residui di bagnoschiuma e aver asciugato la sua schiena, Remus fece distendere Sirius sul lettino, iniziando a lavare il suo petto, il suo volto, le sua mani, le sue gambe, il tutto nel più religioso silenzio di entrambi, con un sorriso stanco sul volto del biondo che presagiva chiaramente un suo crollo da lì a momenti.
L’aria cambiò quando Remus dovette lavare le parti intime del suo compagno, divenne tesa e il volto di Sirius si spense, esponendo il suo sguardo mortificato e carico di umiliazione nel non riuscire a compiere neanche il più semplice dei gesti. Dopo un collasso non riusciva a parlare, a muoversi, a provvedere a se stesso… Ed era consapevole di essere ormai totalmente dipendente da Remus, specialmente in quei momenti. Non era quella la vita che desideravano, vedere Lunastorta annullarsi sempre di più per prendersi cura di lui era ancora più devastante della sua stessa malattia, non poterlo aiutare dopo le notti di luna piena era una tortura, lo vedeva sempre cercare di riprendersi il prima possibile per potergli stare affianco e non pesare troppo su Lily e James… Ma Sirius era egoista e non riusciva a lasciarlo andare, a tratti desiderava solo di morire per liberarlo da quel fardello che era diventato.
Ne avevano parlato tanto, ma Remus non sembrava intenzionato a cambiare direzione… giunsero alla triste conclusione che almeno erano insieme.
«Scusami...» farfugliò il giovane Lupin, notando la mortificazione profonda negli occhi grigi di Sirius, che scosse la testa, come per dirgli “Non fa niente”.
«Vado a prenderti dei vestiti puliti, so che odi quel camice.» disse, dopo avergli accarezzato piano una guancia ed essersi allontanato per raggiungere un borsone che aveva con sé. James ancora dormiva profondamente sulla sedia e a Sirius si strinse il cuore nel vedere il suo migliore amico rannicchiato su se stesso, con ancora gli occhiali sul naso e i capelli totalmente sfatti.
Decisero di non disturbarlo, infinitamente grati a lui e Lily per tutto l’aiuto e il supporto che gli stavano offrendo.
I Malandrini erano una famiglia… E già il tradimento di Peter era stato un duro colpo da accettare. Nominarlo era diventato un tabù, perché forse ancora non riuscivano a smettere di vedere quel ragazzino innocente a cui volevano tanto bene.
Remus tornò da Sirius, con una tuta e una maglietta in mano, gli fece indossare l’intimo e i pantaloni, prima di avvolgere un asciugamano attorno al suo collo.
«Hai tutta la barba in disordine...» rise, accarezzandogli nuovamente la guancia e prendendo il rasoio per aggiustare quel groviglio di peluria che era cresciuta durante quei giorni. Gliela accorciò un po’ e la rese regolare ai bordi e il suo volto assunse un aspetto più ordinato e meno malato…
«Non riesci a parlare, vero?» gli domandò ancora, mentre lo aiutava ad infilarsi la maglia verde militare.
«Non… mol-to.» biascicò a fatica, sussurrando appena mentre Remus scuoteva di nuovo la testa, per mormorare l’ennesimo:
«Non fa niente.»
Con dolcezza Remus sciolse i capelli di Sirius, lasciandoli cadere sulle sue spalle, e iniziò a pettinarli, districando i nodi che si erano formati e applicandovi un po’ di pozioni per mantenerli sani e puliti.
Qualche minuto dopo il temporale già aveva preso possesso del cielo, squarciandolo con i suoi fulmini e riempiendo il silenzio con i suoi tuoni.
Sirius era nuovamente disteso sul letto, leggermente scosso dal freddo nonostante Remus gli avesse rimboccato le coperte con cura, i suoi occhi stanchi vagavano tra James profondamente addormentato in quella posizione scomoda e Remus seduto al suo fianco che gli stringeva una mano.
«Rem...» farfugliò Sirius a fatica, non sopportando più quel silenzio che lo faceva sentire quasi in punto di morte.
«Dimmi!» il ragazzo si precipitò a sedersi sul suo letto, chinandosi per guardarlo negli occhi, totalmente fuori di sé, privato dal sonno, dal riposo, dalla serenità.
«Co-me… Stai?» quelle poche parole gli avevano lasciato un leggero affanno, ma avevano fatto anche in modo che tutta la tensione di Remus si sciogliesse e calde lacrime iniziassero a scendere calde e incontrollate sulle sue guance. Piangeva raramente davanti a Sirius.
«Mi hai fatto prendere un colpo al cuore, stronzo...» sussurrò, tentando di mantenere una vena di ironia, ma fallendo miseramente e scoppiando in singhiozzi che non poteva controllare.
Affondò la testa sul petto di Sirius, la cui mano si trascinò a fatica fino a raggiungere i suoi biondi capelli e ad accarezzarli, in un cenno di conforto, di amore…
«Va bene, Remus...» continuò a parlare biascicando «Va tutto… bene.»
«Scusami, scusami...» Remus alzò il volto e si asciugò le lacrime, incrociando il suo sguardo con quello dell’amante, sul cui volto era apparso un piccolo sorriso beffardo «So cosa stai pensando, Sir: che sono il solito piagnone.» rise il ragazzo, come se avesse letto nel pensiero il giovane che ormai conosceva da troppi anni per non comprenderlo al volo, anche senza parole.
Sirius annuì piano, prima di sentire le calde labbra di Remus posarsi sulle sue, in un piccolo bacio a stampo che sapeva di lacrime e ritrovata tenerezza.
Gli lasciò un secondo bacio accompagnato da le ennesime due carezze sulle guance magre, prima che qualcuno bussasse alla porta.
«Deve essere Lily.» sussurrò a Sirius «Ha detto a James che sarebbe venuta.»
Di fatti, non appena Remus aprì la porta fu travolto dall’abbraccio della sua migliore amica, che lo strinse forte e notò immediatamente i suoi occhi rossi dal pianto.
«Hey!» lo salutò, mentre la guidava nella camera «Come stai? Come sta Sirius?»
«Stiamo bene.» Remus mentì un po’, mentre il giovane Black salutava Lily con un debole cenno di mano. La ragazza gli sorrise e ricambiò il saluto, avvicinandosi per lasciargli un bacio sulla guancia.
«Ciao, Sir, son felice di vederti sveglio...»
«Piuttosto mi preoccuperei per James.» rise Remus, mentre Sirius indicava all’amica il povero Ramoso, ancora addormentato su una sedia nell’angolo della camera.
Non appena lo vide Lily si trattenne dallo scoppiare a ridere: le fece tenerezza, abbracciato a se stesso, con gli occhiali e i capelli sfatti, la testa appoggiata al muro e tutto il peso di quella situazione.
«Poi si lamenta dicendo di essere anziano e di avere dolori alla schiena.» rise avvicinandosi a lui e togliendogli gli occhiali, gli accarezzò il volto. Gli scoccò un bacio sulla fronte, sulla quale ricadeva uno dei suoi boccoli indomabili.
«Era molto stanco, siamo rimasti svegli tutti la notte e si è addormentato solo un’ora fa...» le racconto Remus.
«Anche tu hai bisogno di riposare. Se non hai bisogno di una mano mi porto via James e voi potreste farvi un bel pisolino...»
«No, non preoccuparti, senza James sarebbe stata… dura.» le confessò, cercando di non farsi sentire da Sirius. «Più che altro gli farebbe bene dormire in un letto vero.»
«Ah, quasi dimenticavo...» disse la ragazza, cercando qualcosa dentro alla sua borsa «Tieni, ti ho portato un po’ di cioccolato.»
E gli porse due tavolette di fondente, che Remus accettò di buon grado e con un sorriso. La ringraziò affettuosamente, infinitamente grato di quell’amicizia, di quella bellezza che la vita gli aveva regalato fin dal primo anno ad Hogwarts.
Non era certamente quella la vita che desiderava vivere, ma almeno aveva ancora Sirius, aveva i suoi amici… e la certezza che qualcuno sarebbe accorso in suo aiuto anche nel cuore della notte.
Almeno per altri tre o quattro anni.




Note d'Autrice:
Questa storia è stata scritta per la "Don't tag me Challenge" del Gruppo "Hurt/Comfort Italia Fanfiction e Fanart".
Il prompt questa volta era un'immagine che non sono minimamente capace di allegare, ma in sostanza l'ho inserito nella scena in cui Remus scoppia in lacrime sul petto di Sirius, perché il prompt raffigurava una scena del genere.
Ovviamente anche questa storia è stata scritta in poche ore, per ogni errore o incomprensione abbiate pietà e fatemelo notare hahahaha. Spero che la storia vi sia piaciuta comunque e vi ringrazio per averla letta.
L'ambientazione è la stessa della One Shot: "Minuto per Minuto", in cui Sirius è stato colpito da una Maledizione, James e Lily sono vivi ed Harry è felice.
Detto ciò finisco di sproloquiare e ci vediamo alla prossima Challenge!
A presto!
Merasavia Anderson.
   
 
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