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Autore: Pandora_chan    18/08/2020    7 recensioni
Una breve oneshot per omaggiare la tigre nel giorno del suo compleanno.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era divenuta ormai consuetudine per Kojiro intensificare gli allenamenti in quel periodo dell’anno. Correva, come ogni giorno era solito fare da quando era sbarcato dall’aeroporto di Torino, in Italia.
Correre lo rilassava e con suo ipod nelle orecchie riusciva ad estraniarsi. Sentire i muscoli bruciare e contrarsi gli ricordava di essere vivo, di esserci ancora.
Non aveva voglia di far nulla che non fosse allenarsi. Non voleva che i ricordi affiorassero nella sua mente e sapeva che se si fosse fermato, che se avesse rallentato, il passato sarebbe tornato a bussare alla sua porta non curante del dolore che avrebbe potuto provocare in lui.
«Pronto piccoletta, cosa c’è da chiamare a quest’ora?»
Il telefono aveva preso a squillare già da un po’, ma era riuscito ad ignorare quel suono continuo. Alla quinta volta che il telefono riprese a suonare, rispose.
«Piccoletta? Fratellone, ti ricordo che sono all’ultimo anno di università e a breve inizierò a lavorare per una famosissima società di telecomunicazioni.» Era Naoko, che col suo carattere da leonessa rispose a tono a Kojiro, dall’altra parte del telefono.
Sorrideva, perché amava sentire quella sua dolce e piccola sorellina così entusiasta. Si erano separati diversi anni prima, e visti raramente. Usavano skype quando entrambi potevano e le loro chiacchierate in media duravano diverse ore. Erano diventati col tempo e crescendo una la roccia dell’altro.
«Suvvia, resti comunque la mia piccoletta preferita… Ma non hai risposto alla mia domanda, come mai chiami a quest’ora?»
«Niente…Ero solo curiosa di sapere come andavano le cose lì e come te la stai passando in questi giorni di caldo a Torino…» Naoko cercò di restare su un argomento vago, conosceva Kojiro come le sue tasche e tutto voleva fuorché farlo infuriare di mattina.
«Effettivamente fa caldo, parecchio. Ora sono al parco a correre un po’ prima della ripresa di settembre, sai non voglio farmi trovare impreparato. Mi conosci.» Nel mentre aveva ripreso a correre, tenendo il telefono nel marsupio e le cuffie wireless, che si era obbligato a comprare proprio per le loro chiacchierate, nelle orecchie.
«È vero, è vero. Non sia mai che la nostra tigre arrivi sfiancata già alla prima di campionato. Eh mi raccomando.» La sottile risata della sua sorellina non passò inosservata a Kojiro che la minacciò di riagganciare immediatamente, ridendo.
«No no ti prego non riagganciare…» riprese fiato dopo aver riso a crepapelle e continuò la chiamata «Ti avevo chiamato anche per sapere se riuscivi a liberarti qualche giorno, e magari con Maki venirci a trovare.» Lo aveva detto, il perché di quella chiamata. Gli mancava e aveva voglia di vederlo.
«Onestamente non ne ho ancora parlato con Maki di cosa fare in questi giorni, dovrebbe rientrare da Roma domani… Oh no scusami devo lasciarti! Rientra oggi e mi sono dimenticato di dover andare a prenderla all’aeroporto… Scusa, scusa, scusa scappo!»
Naoko rimase a fissare il telefono sorridendo, Kojiro non è mai stato così sbadato, ma con Maki il suo essere un po’ più umana stava emergendo. Era impacciato, si arrabbiava di meno e riusciva delle volte anche a scusarsi sul serio… Era cambiato veramente tanto. Ed in meglio, per lei.
 
***
L’aeroporto in quel periodo era sempre pieno di persone. Andavano, venivano, sostavano.
A lui il caos non è mai piaciuto, ed iniziava ad essere nervoso per il ritardo dell’atterraggio dell’aereo dove si trovava Maki. Tamburellava con le dita sul braccio e camminava nervosamente su e giù per tutto l’aeroporto, la chiamata di Naoko lo aveva reso felice ma anche tremendamente triste.
La sua famiglia, tutta, gli mancava tantissimo e avrebbe voluto approfittare di quel periodo per poter tornare a casa e rivederli tutti. La mamma, Naoko e i suoi due fratellini, anche loro ormai grandi da andare al liceo. Nessuno di loro aveva seguito la sua passione per il calcio, ognuno di loro era riuscito col tempo a trovare la propria strada e a seguirla.
«Kojiro. Kojiro, eccomi qui! Scusami, ma non ci facevano sbarcare più da quel maledetto aereo.» Maki lo raggiunse correndo e portandosi dietro il trolley usato in quel viaggio, carico di vestiario e accessori di lavoro. Sicuramente pesava più di lei, ma sui suoi tacchi a spillo sembrava che trainasse un piccolo zainetto con carrello al seguito. Era alta, slanciata, formosa al punto giusto ed amante del calcio come lui.
 
Si erano conosciuti e trovati una sera in un pub del centro di Torino, improvvisamente hanno iniziato a commentare la partita che davano al maxischermo e da lì si erano dati appuntamento ogni domenica per commentare insieme le partite successive. Era spigliata, diretta e con pochi fronzoli. Adatta a lui… lo aveva pensato subito.
Passarono così diversi mesi, solo la sera, solo la domenica. Un giorno si decise a chiederle di vedersi prima del loro solito appuntamento. Aveva organizzato tutto: l’avrebbe portata in giro per Torino per un po’, per poi finire la serata al Giardino del Valentino, uno dei luoghi più romantici della città, con i suoi ruscelli d’acqua, piccole fontane e fiori bellissimi ovunque.
Si programmò anche il discorso, consapevole che con una donna come lei avrebbe finito per improvvisare. Quel giorno, dopo una lunga passeggiata, si sedettero all’interno del parco. La brezza leggera dell’inverno li investiva ma la il calore leggero del sole rese piacevole trovarsi li. Lui era in silenzio e fissava il vuoto davanti a sé, lei era lì, accanto a lui, in attesa di qualcosa. Aveva imparato a conoscere Kojiro bene in quei mesi, era timido, introverso, poco incline alle smancerie e forse anche poco capace ad essere spontaneo. Pesava ogni singola parola e ogni minimo gesto, forse per la paura di soffrire, non lo aveva ben capito. Passarono così diversi minuti, dopo i quali lei si voltò e mise la sua mano in quella di lui. Kojiro si voltò di scatto verso Maki, e, come se lei era in attesa solo di quel gesto, lo baciò. Un bacio leggero, sottile. Uno sfiorarsi le labbra senza pretese. Assaporare ciò che di bello potevano ricevere in quel momento l’uno dall’altra. Un bacio.
 
«Pianeta terra chiama Kojiro… Ei mi stai ascoltando?» Maki passò una mano davanti agli occhi di Kojiro per richiamare la sua attenzione. Era vestita con una gonna al ginocchio verde ed una camicetta bianca che lasciava intravedere l’intimo in pizzo che indossava. Era bellissima.
«Scusami tesoro… Si, ti sto ascoltando. Ma ero preso a guardare quanto fossi bella…» Amava quel suo modo di fare, quel suo lanciare un complimento quando nessuno si aspetterebbe di riceverlo, il suo sguardo estasiato nel fissarla. E lui amava vederla arrossire, abbassare lo sguardo e rialzare la testa per sorridergli.
«Comunque… Ti stavo dicendo… Avrei pensato per venerdì di prenotare in quel piccolo ristorantino dove andiamo di solito poco fuori città. Ti andrebbe?»
«Venerdì, venerdì… Fammi pensare… Si, anche io ho voglia di stare un po’ con te. Va bene prenota. Adesso però dammi la valigia, lasciamo questo caos infernale e torniamo a casa.»
Le sorrise, prese con una mano la valigia, con l’altra la mano di Maki ed insieme si diressero fuori dall’aeroporto per tornare a casa.
***
Quel venerdì non tardò ad arrivare. Come era solito fare si era alzato presto per andare a correre. Preso il suo ipod, le sue cuffiette ed il suo cellulare uscì lasciando Maki rilassarsi a letto. Nei due giorni precedenti aveva provato a contattare Naoko sia tramite skype che tramite telefono, e riuscì ad ottenere solo cinque scarsi minuti di conversazione con lei. Caotica e sconclusionata come suo solito. Era uscito a correre pensando a qualsiasi cosa fosse potuta accadere a sua sorella e ai suoi fratelli da non farla chiamare più. Era sovrappensiero quando il suo cellulare iniziò a vibrare.
«Naoko! Era ora che mi richiamassi. Ma dove diavolo ti eri cacciata? Dopo la telefonata su skype non eri più reperibile.» Il tono di Kojiro era di rimprovero, ma la nota di preoccupazione arrivò subito alle orecchie di sua sorella.
«Scusami, scusami. Ho avuto un problema col telefono e non sono riuscita a riprenderlo prima di oggi dal centro di assistenza… Scusa. Comunque stiamo tutti bene non preoccuparti, avevo avvisato Maki. Non te l’ha detto?»
«Maki? No, non mi ha detto nulla… deve essersi scordata quella svampita di tua cognata di avvisarmi. E poi scusami… sei riuscita a contattare lei non potevi contattare me direttamente?»
«Ehm, si ecco. Avrei potuto è vero… ma tu non hai un indirizzo email e l’unico mezzo che ho avuto era quello in prestito da una collega all’università. Va bene dai, non prendertela su. Ora ti ho chiamato no, non sei contento?» Naoko sorrise al telefono, e quello bastò a Kojiro per rasserenarlo e continuare quella piccola chiacchierata con la sua piccoletta.
Quel pomeriggio Maki decise di voler uscire per un po’ di shopping prima di andare al ristorante. Così, si armò di tutta la pazienza che aveva e decise di accontentare la sua donna. Girovagarono per il centro di Torino passando al setaccio ogni singolo negozio. Avevano acquistato maglieria da donna, accessori femminili e abbigliamento maschile. Un po’ di tutto e un po’ per tutti i gusti.
«Hai intenzione di svaligiare altri negozi o possiamo tornare a casa e prepararci per la nostra cenetta?» Kojiro si era spazientito. Potevi portarlo ovunque, anche per ore intere, ma lo shopping ancora faceva fatica ad accettarlo.
«No, no possiamo rientrare. Posiamo le borse nel portabagagli ed andiamo a casa a prepararci. Vedrai che cosa indosserò questa sera mio caro…» Maki rivolse al suo compagno un sorriso sincero e malizioso allo stesso tempo. Sapeva che era geloso di lei e che faticava a tenerlo nascosto. E a lei piaceva stuzzicarlo.
Come promesso indossò un abito a tubino verde smeraldo, che le fasciava le forme. Dei tacchi a spillo neri ed una borsetta abbinata. Per l’occasione aveva raccolto i capelli da un lato e lasciato scoperto il collo, dove indossava una catenina regalatale da Kojiro qualche anno prima con il simbolo dell’infinito.
Lui aveva optato, sotto suggerimento di Maki, per un classico completo scuro e camicia celeste. Era riuscito a contrattare sulla cravatta, evitando di portarla.
«Mmm, non scherzavi quando hai detto che avresti indossato qualcosa di decisamente troppo sexy mia dolce metà.» Non smetteva di fissarla, di fissare quelle forme e quelle gambe che tanto amava.
«Su su, è un semplice tubino verde. Adesso muoviti, andiamo è già tardissimo!» Lo prese per mano e lo trascinò fino alla macchina.
 
Il loro ristorante preferito si trovava poco fuori città, ed era parte di un grazioso Bad&Breakfast della zona. Gli interni erano semplici, in stile rustico ed i titolari li avevano presi subito in simpatia e fatti sentire come fossero a casa loro. La cucina era semplice, come una cucina di una classica taverna, tradizionale e buona.
Era un piccolo locale, potevano entrarci circa 30 persone e fu sorpreso quando scoprì che quella sera il locale era solo per loro.
«Buonasera signori, ben arrivati. Vi vedo bene e mi fa molto piacere.» La proprietaria li salutò e li invitò subito ad accomodarsi nella sala interna a loro riservata.
«Ehm… non pensavo che stasera il locale fosse tutto riservato. Sicuri che la nostra prenotazione non vi causerà problemi?» Kojiro si era trovato spaesato, trovando il locale completamente vuoto per quell’occasione.
«Oh, non si preoccupi Sig. Hyuga. È stata la Sig.na Maki a prenotare tutto il locale per stasera. Perciò stia tranquillo e pensi solo a godersi la cena e la compagnia. Con permesso.» E si congedò.
«Maki, cos’è questa storia del locale completamente riservato a noi per stasera?» Kojiro si girò verso la sua fidanzata con uno sguardo perplesso. Cosa avesse avuto in mente prenotando non lo sapeva e nemmeno se lo immaginava.
«Stai tranquillo amore… Mi andava solo di coccolarti un po’ oggi. È venerdì. Rilassiamoci e godiamoci la compagnia. Va bene?» Gli sorrise e gli stampò un piccolo bacio sulle labbra.
«Compagnia? Anche la signora prima ha parlato di compagnia… Ma cosa intendete tutti quanti?»
Riuscì a malapena a terminare la frase quando sulla porta, in penombra, vide quattro sagome. Non era difficile per lui riconoscerle, neanche dopo tutto questo tempo. Guardò Maki, seduta accanto a lui e insieme si alzarono. Andarono verso l’ingresso e la proprietaria aprì loro la porta.
«Buonasera Kojiro, buonasera Maki.» La madre di Kojiro li fissò per un attimo, il tempo di trovarsi le braccia del figlio intorno al collo, in uno slancio di puro affetto.
«Mamma… Naoko… ragazzi. Ma cosa ci fate qui? Quando siete arrivati?» Li fissò uno ad uno con gli occhi lucidi, era commosso, felice ed emozionato.
«Il che cosa ci facciamo qui, zuccone, dovresti essere in grado di capirlo anche da solo, e siamo arrivati in taxi… tranquillo so già cosa stai pensando. Si era tutto organizzato da quella santa donna che ti sopporta tutti i giorni.» Naoko nonostante le ore di volo e la stanchezza, non avrebbe perso l’attimo per prendere in giro il fratello. Risero tutti di quelle parole e si voltò verso Maki facendole l’occhiolino.
Si erano sentite la settimana precedente, durante il suo viaggio di lavoro a Roma ed avevano organizzato il tutto per quel venerdì.
«Zuccone a me? Brutta piccoletta impertinente… Fammi riflettere… È vero, oggi è il mio compleanno.»
Si voltò verso la compagna e sorrisero entrambi. Non amava ricordare il suo compleanno, troppo vicino alla perdita del padre. Troppi ricordi riaffioravano nella mente in quel periodo.
«Ora che ne pensi di farli accomodare? O vuoi lasciarli fuori dal ristorante tutta la sera? Su entrate, il nostro tavolo è quello nella sala interna.»
Maki fece gli onori di casa quella sera, e mentre indicava ai loro ospiti il tavolo si sentì prendere da dietro e due braccia le circondarono la vita.
«Grazie…» Fu l’unico sussurro che percepì dalle labbra di Kojiro, le quali si posarono sulle sue in un bacio leggero.
«Andiamo dai… Ci stanno aspettando…» Lo prese per mano e lo portò al tavolo.
Il clima di casa lo aiutò molto a rilassarsi, a non pensare. Vedere le facce sorridenti dei suoi familiari lo entusiasmava. Amava passare del tempo con loro, e se non fosse stato per il calcio ne avrebbe passato molto di più. Si erano persi momenti indimenticabili insieme, momenti che non sarebbero tornati.
Sua madre gli aveva insegnato che tutto prima o poi gli sarebbe tornato utile, che lo stare lontani non avrebbe pregiudicato il loro stare bene come famiglia. C’era una frase che gli ripeteva spesso Magari uno rimpiange di aver perso qualcosa, e l’ha perso solo per trovare di meglio.”.
E questa frase lo aveva accompagnato in tutto il suo percorso. Certo che se qualcosa lo avesse lasciato per strada, avrebbe potuto recuperarlo e migliorarlo.
«Posso chiedere alla signora di portare il dolce allora? Non so ancora quanto cibo mi possa entrare nello stomaco… sono pienissima.»
Maki si portò una mano sulla pancia e l’accarezzò.
«Si tesoro, facciamo portare il dolce perché sto per esplodere anche io. Era tutto buonissimo veramente. Grazie…» Kojiro non aveva smesso un secondo di sorridere, sorrideva per gli aneddoti dei fratellini e per le figuracce che la sorella collezionava ancora all’università. Della mamma che gli raccontava come procedesse la vita nella sua cittadina e di come Jun e Yayoi ogni volta che tornavano passavano a trovarla.
La vita procedeva bene per tutti, ed anche per lui. Non pensava di poter chiedere o sperare più di quanto già avesse. Era felice, le persone intorno a lui erano felici e questo bastava.
«Ah dimenticavo! Tieni, questo è il tuo regalo di compleanno Kojiro, prendi.».
Sua mamma tirò fuori dalla borsa una bustina e gliela porse. Mentre la rimproverava dicendole che non serviva, che bastava che loro fossero li con lui, ne estrasse il contenuto e trovò una piccola scatoletta rossa. La aprì e dentro ci trovò l’anello che suo padre regalò a sua madre quando scoprirono di aspettare lui.
Un piccolo anello d’oro bianco, con sopra una pietra blu. Semplice. Come lei.
«Mamma… ti ringrazio, ma… non capisco. Cosa dovrei farci?». Fissò con perplessità sua madre, che aveva iniziato a sorridere girandosi verso Maki.
La sua compagnia lasciò il posto preso accanto a Naoko e si avvicinò a lui, gli prese una mano e se la portò al ventre. I suoi occhi iniziarono a brillare e senza che lei disse niente lui capì.
«Buon compleanno, papà.»
Gli occhi divennero lucidi, l’abbraccio e la baciò.
Non è vero, quello che aveva non era tutto. Quello che li avrebbe accompagnati nel futuro era il tutto.
La sua famiglia, lei e quella piccola creatura che sarebbe nata dal loro amore.
 
 
Ci si abbraccia per ritrovarsi interi.”
                                                                                                                                                                                                                                - Alda Merini-
 
Nda: ok, dopo diversi mesi mi è venuta voglia di scrivere qualcosa… e non chiedetemi perché mi sono ritrovata a pensare a lui. Già, ieri era il suo compleanno e la oneshot doveva essere pronta per ieri… ma mi sono lasciata prendere la mano e alla fine sono riuscita a finirla solo oggi… Però dai HAPPY BIRTHDAY KOJIRO!
Di te non ho mai scritto, ma l’ho voluto fare con una cosa molto semplice per omaggiarti nel giorno del tuo compleanno. Abbi pietà di me se questo scritto non sarà di tuo gradimento :P :P
 
Anche voi, siate clementi. *_* Alla prossima, spero, storia! :P
   
 
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