Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Juliet8198    19/08/2020    1 recensioni
Vivevano in un sogno meraviglioso. In quel mondo fittizio, i due ragazzi potevano fare quello che volevano ed essere quello che volevano. Potevano toccare le stelle e vivere in fondo al mare. L'unico limite era la loro immaginazione.
Ma i sogni nascondono ciò che temiamo di più. Essi liberano le ombre che cerchiamo di reprimere nella parte più nascosta della nostra psiche.
________________________
-Tutto questo...non è reale.-
-Lo so, ma tu lo sei. Noi lo siamo. Questo mi basta. Questa può essere la nostra realtà.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jimin guardò uno per uno i volti dei suoi compagni in lacrime e mantenne lo sguardo su di loro anche quando iniziarono a diventare macchie offuscate di colore. Con una sensazione dolce sulla punta della lingua, osservò la sua famiglia scomparire, trasformandosi in insiemi confusi che si amalgamavano in un unico, melmoso connubio. La sua famiglia. Quella che non lo aveva mai abbandonato anche quando era stato stupido, anche quando era stato egoista e anche quando piangeva come un bambino. 

 

Sentiva alle sue spalle la presenza insistente del fantasma, percepiva quegli occhi freddi e fasulli su di lui, ma tenne ostinatamente lo sguardo davanti a sé. Non aveva bisogno di una falsa felicità. Avrebbe presto raggiunto quella vera, quella che lo aspettava dall'altra parte. 

 

Jimin deglutì nervosamente a quel pensiero, distanziando per un momento la sua attenzione dalla stanza che iniziava a prendere forma. Cosa ci sarebbe stato "dall'altra parte"? Jein lo avrebbe davvero aspettato lì? Se anche si fosse riuscito a svegliare, come avrebbe fatto a trovarla? 

 

Mentre i colori davanti a sé ricominciavano ad assemblarsi in insiemi organici, il ragazzo scacciò quei pensieri dalla sua mente. Non ci doveva pensare in quel momento. Non aveva importanza. L'importante era arrivare all'ultima porta e attraversarla, come aveva fatto Jein. Sempre se quello che il fastidioso negoziante aveva detto era vero. 

 

 

La scena che prese finalmente vita davanti a lui lasciò per un attimo il giovane perplesso. C'era la copia di sé, più giovane di qualche anno, e c'era lo specchio della sua stanza nel dormitorio. Null'altro. Jimin osservò in confusione la figura rannicchiata a qualche metro dall'oggetto, con gli occhi che indugiavano brevemente su di esso prima di allontanarsene con la stessa veemenza di una mano scottata dal fuoco. Dopo interminabili secondi di silenzio e immobilità, la copia si fece timidamente avanti e si pose davanti allo specchio, in piedi e con le mani aggrappate alla sua cornice. 

 

Il volto di Jimin si accartocciò lievemente. Non amava gli specchi. Per un verso, erano strumenti impietosi. Riportavano la realtà esattamente così com'era, senza filtri, senza edulcorazioni, senza scuse vuote e prive di sincerità. Dall'altro verso, riportavano un'immagine che passava attraverso la censura della mente. Quel giudice severo che sedeva nella sua coscienza, pronto a passare al vaglio l'oggettivo riflesso e a cerchiare con un pennarello rosso le parti difettate. 

 

La sentiva nella sua testa, la voce di quel giudice imperioso mentre faceva stridere il pennarello sull'immagine. 

 

"Quelle disgustose labbra, così grosse da sembrare quelle di una ragazza!" 

 

Un cerchio ben marcato sulle labbra. Jimin vide la scena davanti a sé riflettere spaventosamente quel pensiero. Nel riflesso nello specchio, che guardava la copia di se stesso con uno sguardo confuso e sofferente, qualcosa iniziò a cambiare. La sua bocca prese a dilatarsi in maniera spropositata, invadendo grottescamente il volto. Quelle labbra che aveva sempre odiato sembravano rispondere al suo disprezzo con sfacciataggine, espandendosi sempre di più, richiamando sempre di più l'attenzione. Quando finalmente fermarono la loro crescita, la voce del giudice si fece di nuovo avanti. 

 

"E quelle guance, così grasse da farti sembrare un bambino!" 

 

Gli zigomi del riflesso si gonfiarono come se qualcuno stesse insufflando aria al loro interno. Jimin sentì un rivolo di nausea salire ai lati delle mandibole mentre guardava il suo volto dilatarsi sotto un pennello invisibile e crudelmente giocoso. La copia di sé, ancora posta davanti allo specchio, aveva gli occhi fissi sull'immagine ma era sconvolta da respiri affannosi che sembravano soffocarla invece che nutrirla di aria. 

 

"Quel naso così largo, assomiglia tanto a quello di un maiale." 

 

E così, sotto al fastidioso stridio del pennarello rosso, il riflesso assunse un muso animalesco. Il giovane vide la figura mostruosa che prendeva forma davanti a sé mentre un conato gli faceva sussultare lo stomaco. 

 

"E infine... quel corpo così... grasso!" 

 

Il mostro intrappolato nel riflesso sembrò implodere sotto alla sollecitazione di una bomba. Il suo ventre, le sue braccia e le sue gambe si espansero fino a sembrare palloncini legati assieme da un mago. Un insieme di rotoli e grasso che sembravano strabordare da ogni estremità, a malapena contenuti dai timidi vestiti. 

 

Jimin aveva l'impressione di sentire l'acido dello stomaco risalirgli lungo la gola, bruciando tutto ciò che trovava lungo il cammino, e raggiungere le sue tonsille, pronto a fuoriuscire da un momento all'altro. La copia di sé stava di fronte a quell'oggetto maledetto, quello specchio in cui era intrappolato un mostro di grasso e di imperfezioni, e graffiava la superficie liscia con disperazione. Con gli occhi serrati, impiastricciati di lacrime e di disgusto, lasciava che le sue unghie scivolassero sul vetro senza riuscire a lacerare quell'immagine di sé che, in fondo, sentiva appartenergli inconsciamente. Ogni volta che si guardava, nelle pareti della sala prove o nell'intimità della sua stanza, nel vanity del camerino o nello schermo del cellulare, quell'incubo era sempre rimasto davanti ai suoi occhi. Invisibile alla sua percezione fisica ma pressante nella sua mente. 

 

Non riusciva a togliere lo sguardo da quella mostruosità. Era così grottesca da provocare disgusto ma, per la stessa ragione, non permetteva agli spettatori di distogliere l'attenzione. Questo finché due braccia non gli avvolsero timidamente il busto, circondandolo in un freddo abbraccio ancorato a due mani strette sul suo ventre. 

 

Un brivido percorse tutta la lunghezza della spina dorsale di Jimin, dalla base del collo fino all'estremità della schiena. Non sentiva nessun reale contatto. Non sentiva il soffio di un respiro sull'epidermide, né la pressione di un petto sul suo dorso. Non veniva solleticato da delle ciocche scure né accarezzato dalla morbidezza di una pelle chiara come la luna. Eppure sapeva che il fantasma di Jein era dietro di lui e che aveva appoggiato il capo nell'incavo del suo collo. 

 

-Non aver paura, amore mio. Ci sono io con te.- aveva sussurrato nel suo orecchio quella voce così famigliare da essere nauseabonda. 

 

Così dolce. Così tentatrice. 

 

 

Jein non amava usare nomignoli. Non le importava il modo in cui Jimin la chiamava, tanto che talvolta tollerava persino quando lui la soprannominava la sua piccola sirenetta. Nonostante ciò, non era mai lei a prendere l'iniziativa in merito e, quando il ragazzo provava a suggerirle di fare un tentativo, riceveva in risposta uno scettico sopracciglio sollevato. Sapeva che Kippeum ci aveva messo anni di persuasione e anche un pizzico di corruzione per riuscire a farla abituare a chiamarla Kiki. Jimin ci avrebbe dovuto mettere quantomeno altrettanto impegno per riuscire a cavare un qualche risultato a sua volta, ma questo per lui non era mai stato un problema. Era disposto ad aspettare. 

 

Ma una volta, solo una, successe. Il ragazzo sentì il ricordo sfuggirgli dalla memoria non appena vi rivolse la sua attenzione, perciò vi si aggrappò disperatamente con le unghie. Forse era a causa del sogno, forse era per quanto in profondità si stava spingendo. Ma non avrebbe mai lasciato andare quel ricordo, anche se avesse dovuto cancellare tutto il resto per farvi spazio. 

 

Ricordava di avere Jein fra le braccia, con il capo appoggiato al suo petto mentre respirava sommessamente. Quella volta la sua pelle sembrava bruciare di calore come una stella. Pareva addirittura emettere luce propria, da quanto era splendente. O forse era solo la percezione completamente edulcorata di un ragazzo innamorato che stringeva fra le mani il suo tesoro più grande. Ricordava di averle accarezzato i capelli per un tempo indefinito fino a quando, assorto nella sua contemplazione, non aveva lasciato che le sue labbra si schiudessero. 

 

-Ti amo.- 

 

Era la prima volta che le rivolgeva quelle parole. Forse aveva paura, ma in quel momento era troppo ubriaco di lei per poterne ricordare razionalmente il motivo. Aveva paura della sua reazione. Di ricevere una semplice scrollata di spalle o un sorriso canzonatorio. Di non riuscire a farle capire quanta sincerità era contenuta nelle sue parole. Invece, Jein aveva sollevato il volto, appoggiando il mento sul suo petto nudo e stabilendo un contatto visivo. Gli occhi di lei sembrarono bussare alla porta della sua coscienza e timidamente infiltrarsi dentro di essa, accomodandosi in quella nuova, accogliente residenza. Infine, con un timido sorriso sulle labbra, aveva parlato. 

 

-Ti amo anch'io, mio bellissimo angelo.- 

 

 

Il ricordo era più doloroso con lei accanto, attaccata alla sua schiena. Gli sbatteva violentemente in faccia quello che non aveva, quello che sperava di recuperare senza avere effettivamente la garanzia di avere successo. Quel gigantesco FORSE che pendeva sulla sua testa come una scure. 

 

Eppure, aveva bisogno di lei. Stando di fronte alla mostruosità che la sua mente aveva partorito, guardando il suo corpo reagire al disgusto verso se stesso, sentiva il viscerale bisogno di lei. Delle sue parole, del suo abbraccio confortante, della sua presenza. E Jimin si odiava. Voleva piangere. Voleva così disperatamente piangere perché lasciò che il fantasma fasullo, disgustosamente impalpabile di lei lo confortasse. Lasciò che la sua mente indulgesse nell'idea di lei, nella sensazione che fosse ancora al suo fianco, pronta a sostenerlo in quel momento in cui stava così disperatamente vacillando. 

 

Si odiava, ma non poteva farne a meno. Fare a meno di lei, o anche solo dell'idea di lei, gli avrebbe tolto la vita. 

 

-Io ti posso aiutare.- 

 

Sussultando leggermente, il giovane alzò gli occhi dal pavimento su cui si era concentrato nella sua autocommiserazione. La scena non era cambiata, ma la mostruosità nello specchio era sparita, lasciando il posto ad un'altra versione di Jimin. Il ragazzo, inerme spettatore, contrasse il viso in una smorfia. Il riflesso, quello che lo aveva minacciato nel labirinto di specchi. Lo aveva già incontrato ed era ancora lì, per torturalo. Quell'immagine fiera, altera, avvolta in un elegante completo di broccato che guardava con trasudante malizia il corpo accartocciato davanti allo specchio. Come un predatore. 

 

Aveva lo stesso sguardo che aveva rivolto a Jimin nel labirinto e, in seguito, nella radura. Un'impietosa vanteria, unita ad una punta di altero disprezzo e perfino di ribrezzo. 

 

La copia di sé che aveva le guance macchiate dalle lacrime guardò il suo interlocutore con smarrimento e un'infinita quantità di domande nello sguardo. 

 

"Come puoi aiutarmi?"

 

"Come puoi porre fine a tutto questo?" 

 

"Posso davvero essere... come voglio?"

 

Il riflesso sorrise con un'espressione quasi paterna e condiscendente. Si abbassò, accovacciandosi fino a raggiungere lo stesso livello del ragazzo sconvolto davanti a sé. 

 

-Devi solo accettare il mio aiuto. Dimagrirai, diventerai esattamente come le persone vogliono che tu sia.- 

 

Un lampo di realizzazione tagliò la mente di Jimin. Eccolo. Ecco il momento che aveva disperatamente cercato di ricordare, senza riuscirci. Perché in quel preciso istante, quando la sua copia accettò l'offerta del malizioso riflesso, questo sfoderò dalla tasca un candido giglio bianco. Lo contemplò per qualche istante, tenendolo delicatamente fra le dita e studiandone i grandi petali, aperti allo sguardo dello spettatore. Poi, vi soffiò lievemente sopra e aprì la mano. Il fiore, lasciato libero, si sfaldò come se nulla lo tenesse assieme. I suoi componenti si staccarono uno dopo l'altro e presero a volteggiare nell'aria, attraversando lo specchio e allontanandosi dai presenti. 

 

Con uno sguardo soddisfatto, il riflesso si protese in avanti e attraversò a sua volta la barriera che lo teneva intrappolato in un mondo di due dimensioni. Uscendo dalla superficie vetrosa, allungò gli arti perfettamente magri e tonici e si aggiustò i vestiti eleganti che gli fasciavano il corpo. Senza imperfezioni. Senza cerchi di pennarello rosso. 

 

Guardò il ragazzo spaventato a terra e lo prese per mano, facendolo sollevare. 

 

 

Jimin osservò la scena senza sapere cosa dire o cosa fare per fermare ciò che stava per avere inizio. Non lo avrebbe visto, ma la sua mente ricordava. Gli innumerevoli pasti saltati. Le ore trascorse in sala prove, senza un minuto di pausa, senza introdurre carboidrati nel suo corpo che potessero dargli un minimo di energia. Gli svenimenti fra le braccia dei suoi compagni non appena metteva piede nel backstage. Gli sguardi preoccupati dei suoi amici, che lo vedevano perdere sempre più peso, fino a sparire nei suoi vestiti. 

 

Non aveva modo di fermarlo, perché era già avvenuto. Con quell'amara consapevolezza in bocca, vide la stanza sciogliersi nuovamente in confusi spruzzi di colore.

 

 

JIMIN SAID BANG

No. Non si fa. Park Jimin, non puoi iniziare il teaser di Dynamite dicendo Bang a noi. Cattivo. 

E poi vai in giro con quei capelli alla Danny Zuko, che tu sia maledetto! 

Non ce la faccio. Penso che quando uscirà l'mv intero sarà la mia morte. Pregate per me.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Juliet8198