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Autore: Scarlet Jaeger    19/08/2020    3 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34



Dopo cena, i ragazzi erano tornati in stanza tutti molto stanchi e provati dagli eventi trascorsi, soprattutto per via di quell'estenuante viaggio in elicottero fatto per raggiungere il lago Bajkal. Saya inoltre si era addormentata quasi subito, complice anche le varie emozioni che era stata costretta a provare nell’arco di quella giornata. 
L'unico che però sembrava non avere accenni di stanchezza era Kai, che era rimasto sdraiato sul suo letto con le braccia dietro la nuca, a contemplare il soffitto in penombra. I raggi della luna che entravano dalla finestra erano l’unica fonte luminosa. 
Stava ripensando alla sua conversazione con Saya e quella avuta coi ragazzi. Era finalmente in pace con sé stesso e felice di aver riacquistato la totale fiducia dei suoi compagni e del presidente, nonostante ancora faticasse a capire la complicata funzione dell’amicizia, ma era sicuro che col tempo e con l'appoggio della sua squadra ci sarebbe riuscito. C’era solo una cosa che continuava a turbarlo e quel qualcosa era il legame che ancora lo teneva attaccato alla Borg… Sapeva che suo nonno non gli avrebbe perdonato quel tradimento e che avrebbe fatto di tutto per contrastare il presidente Ditenji nella finale del campionato. Sicuramente Vorkof ed  i Demolition Boys sarebbero stati ancora più agguerriti. Aveva riconsegnato Black Dranzer, con tutti i Bit Powers che aveva lui stesso catturato, ed era sicuro che avrebbero sfruttato il potere di quelle creature straordinarie per i loro scopi. In fondo lui conosceva i loro loschi piani, ed era proprio per quello che era turbato. Non avrebbe mai voluto che facessero del male ai suoi ritrovati amici. 
Ma alla fine, stanco di quel continuo rimuginare sugli eventi, decise di alzarsi dal letto con un sospiro. Non avrebbe risolto nulla stando lì fermo, tanto non sarebbe riuscito a dormire. C’era solo una cosa che in quei giorni gli era mancata, e quel qualcosa era Dranzer, che Kai aveva poggiato sul comodino accanto al suo letto. 
Generalmente quando lanciava il suo Beyblade in campo riusciva sempre a calmarsi ed a quietare i pensieri, ed era sicuro che ci sarebbe riuscito ancora una volta. 
Si vestì al volo, prese il suo fidato amico e facendo il meno rumore possibile, come al suo solito, uscì dalla stanza. 



Stava osservando Dranzer girare indisturbato sulla neve con aria mesta ed ogni tanto lo spingeva attraverso gli alberi del giardino in cui si era rintanato. Nonostante fosse coperto di neve, il Beyblade blu non dava segni di cedimento e continuava a rispettare i voleri di Kai, che invece era rimasto impalato al suo posto con le braccia lungo i fianchi. 
Era talmente assorto che in un primo momento non si accorse che qualcuno aveva lanciato un Beyblade contro Dranzer, che schizzò indietro accusando il colpo. 
«Chi c’è?», imprecò indispettito, cercando il proprietario del Bey grigio che stava ruotando indisturbato davanti ai suoi piedi. 
«Ma questo è…», disse poi a fior di labbra, riconoscendo Driger.    «Rei!», lo ammonì quando il suo compagno uscì allo scoperto. Solo in quel momento rilassò i muscoli e l’espressione, capendo che non era stato un nemico a disturbarlo. In fondo si sarebbe aspettato un attacco da parte dei suoi ex compagni, in fondo era così che solitamente agivano. Inoltre conosceva molto bene l’indole di suo nonno…
«Che ci fai qui?», gli chiese poi, mettendo a tacere i suoi stessi pensieri. 
Rei nel frattempo gli era arrivato di fronte, a pochi passi di distanza, ma non aveva recuperato Driger dal campo, e Dranzer aveva avuto modo di riprendersi dal colpo subito. 
«Ti ho visto uscire e ti ho seguito», fece spallucce in risposta Rei, come se quella fosse la cosa più normale del mondo e lo fece con un piccolo sorriso impacciato. Ancora non era sicuro di potersi prendere una certa confidenza con Kai, nonostante fosse cambiato. 
«Volevi vedere se vi avessi tradito di nuovo?», domandò Kai con un sorriso amaro, ma in fondo capiva il punto di vista del suo compagno. I ragazzi lo avevano accolto di nuovo a braccia aperte senza chiedere una spiegazione o senza uno confronto, come invece era successo con Saya, ma era sicuro che nei loro cuori ci fossero ancora tanti dubbi. E poi Rei era stato la persona con il quale aveva legato meno, in più, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso, era la persona che aveva invidiato più di tutti, proprio per il rapporto che aveva instaurato con la sua vecchia amica. 
«Ammetto di averlo pensato, ma mi sono detto che non potevi essere così malvagio», gli sorrise di rimando e quel sorriso caldo riuscì di nuovo a rilassarlo, anche se avrebbe preferito rimanere da solo. Certe abitudini non sarebbero mai cambiate. 
«Non riesco a dormire», ammise con una smorfia, ed in fondo era vero. Era stato complice anche il profumo di Saya, che aveva annusato dal cuscino che si era ritrovato sul letto. Era sicuro che lei lo avesse scambiato con il suo, anche se non sapeva per quale motivo lo avesse fatto. Ma nemmeno quello era riuscito a tranquillizzarlo, segno che il suo tormento interiore era più complesso del previsto. 
«Nemmeno io…», gli rispose di rimando il compagno, alzando leggermente gli occhi ambrati al cielo, dove avevano iniziato a cadere lenti i primi fiocchi di neve di quella notte. Il freddo pungente iniziava a farsi sentire, e Rei si chiese come facesse Kai a starsene col cappotto della BBA aperto sul davanti.
«Sai Kai…», continuò poi, riprendendo parola dopo alcuni secondi di silenzio, vedendo che l’amico non aveva intenzione di parlare, «Sono felice che tu sia tornato in squadra. Ero sicuro che lo avresti fatto. In fondo non sei così menefreghista come ci hai sempre fatto credere», ridacchiò, ma come da buona abitudine Kai lo guardò leggermente storto. 
«No, non lo sono. Ma è grazie a voi ed a Dranzer se ho capito i miei errori», fece spallucce, dando per la seconda volta quella spiegazione. 
«Ho addirittura indispettito Saya per questa mia strana fiducia nei tuoi confronti, ma sono riuscito a leggere il tuo cambiamento nel tuo sguardo», ammise con titubanza e fu solo dopo aver udito il nome della ragazza che ebbe la completa attenzione di Hiwatari. «Lei era convinta che non saresti tornato. L’hai ferita in modi che tu neanche immagini», disse poi, con più durezza, ma lo fece volutamente per colpirlo nell’orgoglio e per fargli capire quanto lei avesse sofferto per tutta quella situazione. 
«Lo so…», ammise Kai, sospirando. «Ho avuto modo di parlarne e di chiarirmi con lei», continuò e non gli passò inosservata l’occhiata perquisitrice di Rei, che probabilmente si stava chiedendo cosa fosse successo tra loro. Ma quella volta fu Kai ad essere più veloce ed a strappargli le parole di bocca, mettendo per la prima volta da parte l’orgoglio per formulare la domanda che per molto tempo l’aveva tormentato. 
«Cosa c’è tra te e Saya?», gli chiese con uno sguardo inquisitore, assottigliando gli occhi ametista in un’espressione che non avrebbe ammesso bugie. 
Rei rimase basito da quella domanda fatta così a brucia pelo, perché se la sarebbe aspettata da tutti tranne che da lui. Kai era sempre stato uno a cui non era mai fregato nulla degli altri. Era sempre stato un tipo che si era sempre fatto gli affari suoi, ma forse teneva a quella ragazza più di quanto ci tenesse ad ammettere. E Rei fu estremamente sicuro che fosse così, quindi si decise a buttare fuori un po’ d’aria con un sospiro e vestirsi del suo sorriso migliore. 
«In realtà non so dare un nome al nostro rapporto. Mi ha attirato dal giorno in cui la conobbi al Torneo Nazionale. Era così risoluta e combattiva…», sorrise al ricordo. «Ma non ho mai pensato di avvicinarmi, perché lei era gentile ed amichevole con tutti e non  solo con me. Non avrei mai pensato di poter fare colpo su di lei», arrossì lievemente al ricordo e Kai alzò gli occhi al cielo con una smorfia. Continuava a non essere tipo da smancerie. 
«Tzé, ti ha sempre sbavato dietro e si vedeva…», gli rese noto, facendolo arrossire ancora di più. «Me ne sono accorto perfino io», continuò, non togliendo minimamente la sua smorfia contrariata dal volto. 
«Ci siamo avvicinati dopo le vicende al castello degli Jurgens…», gli disse poi Rei, sospendendo volutamente la frase per osservare la reazione di Kai, che indurì leggermente la mascella in segno di colpevolezza. Sapeva di aver esagerato quella volta, ma non gli andava giù il fatto che lo sapesse anche lui. Non voleva essere giudicato da persone estranee alla vicenda. Già era stato troppo accollarsi l’odio di Saya, non era pronto a sostenere anche quello dei suoi compagni. 
«Non ti giudico per quello che hai fatto Kai, sono cose che non mi riguardano…», mise subito in chiaro Rei dopo aver visto l’espressione del compagno. «Ma è stato grazie a quegli eventi se mi sono potuto avvicinare a lei. In quei momenti ho sentito anche una certa attrazione, che mi ha portato a baciarla la sera che sei sparito». Piantò i suoi occhi color ambra in quelli ametista dell’altro, con uno sguardo inquisitore che però Kai sostenne senza remore. «Ma Saya è molto confusa, come lo sono io. Sto bene con lei, molto, ma non sono in pace con me stesso perché provo lo stesso sentimento per Mao…» 
«Non sono la persona adatta a dare questo tipo di consigli…», mise le mani avanti Hiwatari, finendo per far scoppiare a ridere il bel Cinese. 
«Non mi aspetto che tu lo faccia. Ma sono felice di averne parlato con te. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma adesso voglio solo battere la Borg e vincere il campionato» , continuò. 
«E dopo che farai?», gli chiese però a brucia pelo il Russo, con sguardo inquisitore, e quella domanda fece sussultare il chiamato in causa, che abbassò leggermente lo sguardo. 
«Non lo so», ammise dopo qualche secondo di esitazione. 
Seguitarono altri attimi di imbarazzante silenzio, dove nessuno dei due osò proferire parola. In fondo si erano già detti tutto e la curiosità di Kai era stata in parte soddisfatta. Rimasero a fissare un punto indefinito del bianco paesaggio, Kai da una parte e Rei dall’altra, senza incrociare i loro sguardi, fino a che proprio quest’ultimo non decise di interrompere quella situazione di stallo. 
«Che ne dici di continuare la sfida? In fondo sia Driger che Dranzer sono ancora in gioco… », propose con un sorriso, voltandosi definitivamente verso di lui e guardandolo di nuovo in volto. 
Kai annuì con un piccolo sorriso, felice di riprendere a fare quello che gli riusciva meglio. Non era nella sua indole parlare troppo, nonostante in quelle ultime ore lo avesse fatto più del dovuto. Per lui una sfida a Beyblade valeva più di mille parole. 
E così, senza dire altro, incitò Dranzer ad andare all’attacco di Driger con espressione soddisfatta. 
Passarono così il resto della notte, sfidandosi sulla coltre di neve che ricopriva Mosca e sotto il gelo pungente che aveva arrossato i loro volti rilassati. 





Finalmente arrivò il tanto atteso giorno della finale e ci ritrovammo nel nostro camerino circa mezz’ora prima dell’inizio della prima sfida, che avrebbe visto protagonisti Kai e Sergey. 
Purtroppo il giorno prima fummo vittime di un agguato da parte dei Russi, che avevano attaccato Max portandogli via la Tartaruga. Fu un gesto da vili, non c’era che dire, e quell’avvenimento aveva impedito a Max di poter gareggiare. Per fortuna Kai fu ben felice di prendere il suo posto. In fondo aveva un conto in sospeso con quegli individui. Il Prof convenne anche di farlo scendere in campo per primo, visto che lui conosceva il gioco dei Demolition Boys, essendosi allenato con loro. 
Inoltre avevamo ritrovato il nostro spirito combattivo grazie a Ralph, Andrew e gli altri European Dreams, che erano atterrati sul suolo Russo per assistere alla finale e per prepararci agli incontri che ci aspettavano, sotto una specifica richiesta di mio nonno. Fui grata a tutti loro per quella trovata, perché il nostro umore era veramente sotto i piedi. È vero che avevamo ritrovato Kai, ma eravamo talmente accecati dalla rabbia da non riuscire a giocare a cuor leggero. E lo aveva dimostrato Takao, che era sempre stato quello più combattivo e spensierato della squadra, ma tutte quelle vicende avevano messo a dura prova anche lui. 
«In bocca al lupo Kai…», gli dissi prima di uscire dalla stanza, dopo essermi avvicinata a lui con titubanza. Mi ero afferrata una ciocca di capelli e la stavo torturando in un gesto nervoso. Non ero abituata a rivolgergli la parola, né tanto meno a fargli i miei auguri, almeno non da quando lo avevo ritrovato… inoltre i ragazzi erano tutti partiti avanti senza aspettarci, compreso Rei, che però mi aveva riservato un leggero sorriso nervosa prima di raggiungere i nostri compagni. So che stava soffrendo per quella situazione, perché io stessa mi ero allontanata da lui da quando avevo ritrovato un po’ di complicità con Kai. Il non soffrire più per lui aveva impedito a Rei di dovermi consolare, e mi ero anche chiesta se ci fossimo avvicinati solo per colpa di Kai. 
Inoltre io non riuscivo ancora a dare una risposta alla domanda che mi aveva fatto sul treno. 
Hiwatari dal canto suo si fermò al suono della mia voce e si voltò nella mia direzione con un sorriso molto impacciato. Probabilmente nemmeno lui era abituato a questo tipo di approccio. Solitamente era sempre Takao ad augurare “buona fortuna” ai componenti della nostra squadra, ogni volta che dovevano scendere in campo, ma Kai era sempre stato l’unico a non avergli mai risposto. Solitamente si voltava stizzito con un sibilo e raggiungeva impettito il campo di gara. Per questo io rimasi un po’ sulle mie, titubante, perché avevo paura di come avrebbe reagito. 
«Grazie…», mi rispose invece, contrariamente alla mia aspettativa, e quello mi dette il coraggio di rimandarli indietro un piccolo sorriso, smettendo di arrotolare i capelli e portando le braccia dietro la schiena. 
«Starnazzerò il tifo dalla panchina…», feci spallucce, lanciandogli volutamente la frecciatina, ma lo feci con una risatina complice ed a cuor leggero. Mi sentivo più audace e sentivo che potevo riprendermi una certa confidenza con lui dopo il nostro confronto nella stanza di albergo. Non era successo nulla di particolare tra noi, soprattutto non ciò che era invece successo con Rei, ma ero felice di essere tornata almeno un po’ come ai vecchi tempi. Come se tra noi non fosse successo nulla. Ovviamente lui aveva ancora molte barriere alzate nei confronti delle persone, ed ancora portava i segni degli anni trascorsi al monastero, ma sono sicura che col tempo sarebbe tornato ad essere il ragazzo felice e spensierato che avevo imparato a conoscere. Non aveva mai esternato le sue emozioni, neanche in tenera età, ma io avevo imparato a leggere i suoi sguardi e le sue espressioni. Inoltre ero l’unica con cui lui si fosse mai aperto, quindi voleva dire qualcosa. Anche in tenera età, nonostante io fossi sempre andata d’accordo con tutti i nostri compagni di classe, lui invece si teneva alla larga e passava il suo tempo solo con me. 
«Se proprio devi…», lo vidi sorridere impercettibilmente sotto i baffi, quasi divertito. In lui non c’era più traccia della cattiveria che aveva sempre mostrato nei miei confronti e ne fui sollevata. 
Decisi però di non dire altro. Allungai solamente il pugno chiuso nella sua direzione, come ultimo augurio, e lui ci batté leggermente il suo con complicità. Poi girò i tacchi e senza dire altro camminò spedito verso il campo di gara, lasciandomi sola ad ascoltare il mio cuore che batteva all’impazzata. 


Purtroppo il primo match non andò come sperato e Kai perse l’incontro, ma in fondo eravamo ancora in gara. Non dovevamo perdere la speranza. Per quanto forti fossero stati i nostri avversari noi l’avremmo contrastati in tutti i modi  possibili e con tutte le forze. 
Purtroppo però, quando scese dal piedistallo di lancio, Kai era furente di rabbia. Lo potemmo notare dalla sua espressione e dal modo in cui si teneva il labbro inferiore tra i denti. In un primo momento non mi azzardai a dire nulla, per paura che fosse tornato il solito ragazzo scontroso di sempre, ma fu lui a fermarsi di fronte a me, che stavo in piedi vicino al corridoio di uscita. Arrivarono anche i ragazzi in supporto, come erano soliti fare con tutti i membri della squadra, sia quando vincevano che quando perdevano, ma Hiwatari continuò ad ignorarli. 
«Kai…», lo chiamai quando si fermò definitivamente di fronte a me, ed in un primo momento pensai che mi stesse intimando di togliermi dalla sua traiettoria, perché gli impedivo di raggiungere l’uscita. In ogni caso feci un passo di lato con aria abbattuta, ma mi sentii afferrare per un polso. Solo in un secondo momento mi accorsi che ad averlo fatto era stato lui ed il mio cuore iniziò a battere di nuovo all'impazzata, come tutte le volte che gli ero cosi vicina. 
Aspettai che parlasse, che mi dicesse qualcosa, perché quel silenzio tra noi era insopportabile. Lo osservai per qualche secondo, ma lui continuò a stare in silenzio. Vidi solamente i suoi occhi alzarsi su di me dopo qualche secondo e lo fece con espressione quasi abbattuta. 
Perdere quell’incontro doveva averlo sconvolto parecchio.
«Kai…», provai ad incitarlo di nuovo e stavo per dire qualcosa per smorzare quella strana tensione, ma lui non me ne dette il tempo. 
«Ti prego, non dire nulla», disse tra i denti, ma credo che la sua rabbia fosse stata in relazione all’incontro appena concluso. In ogni caso vederlo in quello stato mi fece ancora più male. È vero che ai vecchi tempi ero sempre riuscita a consolarlo, ma stentai a credere che in quel momento sarei riuscita a farlo di nuovo. 
«Lasciatemi solo fino all’inizio del prossimo set», continuò poi, spiccio e coinciso. Lasciò il mio polso e sentii un brivido freddo laddove la sua mano calda aveva stretto la mia pelle, ma annuii solamente lasciandolo definitivamente andare. 
Spiegai ai ragazzi quello che mi aveva appena detto, ma Takao non riuscì a stare tranquillo e seduto alla panchina ad aspettare il suo ritorno. E neanche io. Ero turbata e preoccupata e quello portò a chiedermi con quale spirito lui avrebbe affrontato il secondo match, viste le condizioni in cui versava. In più non lo avevo mai visto cosi emotivo. Era sempre stato freddo ed impassibile negli incontri che aveva giocato durante il campionato, quindi non riuscivo a capire quel suo strano comportamento. 
«Basta, vado a cercarlo!», proferì infine Takao, alzandosi di scatto dalla panca, seguito a ruota dal Prof Kappa. 
«No, lascialo in pace, vorrà starsene da solo! Sai quanto è orgoglioso!», gli intimò in risposta il Prof, ma io non potei che essere d’accordo con Takao, anche se ero restia ad andare a cercarlo. 
Pochi secondi dopo, quando i due sparirono nel corridoio alla ricerca del nostro compagno, vidi Rei sedersi accanto a me con un piccolo sorriso impacciato. 
«Saya?», mi richiamò, ed io non potei far altro che voltarmi nella sua direzione. 
Lo avevo volutamente ignorato da quando mi ero chiarita con Kai e lui non si era mai avvicinato a chiedermi il perché. Probabilmente aveva rispettato silenziosamente i miei voleri ed il mio stato d’animo, e di quello gliene ero grata. Non mi ero dimenticata del meraviglioso bacio che mi aveva dato, ma la situazione da allora era un po’ cambiata e penso lo avesse capito anche lui. 
«Rei…», gli risposi, cercando di sorridere come meglio potei, ma purtroppo si vedeva lontano un miglio quanto fossi preoccupata. 
Lui poggiò una mano sul mio ginocchio, in un gesto che trasportava tutta la sua solidarietà, e non potei fare altro che ringraziarlo con un altro sorriso, quella volta meno tirato. 
«Vedrai, Kai riuscirà a vincere l’incontro!», cercò di rassicurarmi, accarezzandomi leggermente la pelle in un gesto consolatorio, causandomi alcuni brividi. 
«Hai molta fiducia in lui…», gli dissi invece, assottigliando lo sguardo in un’espressione inquisitrice. 
«Tu no?», mi domandò a sua volta, ma vidi che stava cercando di rimanere sorridente nonostante la tensione che era scesa tra noi. 
«Certo…», ci tenni a precisare, «ma parlo dell’altro giorno. Alla fine avevate avuto ragione voi»,  feci spallucce, «vi sono grata per non aver perso la speranza come invece avevo fatto io». 
«Sono felice che vi siate chiariti…», mi disse dopo qualche secondo di silenzio, in cui ascoltammo il cicaleccio del pubblico ed il tallone che Max stava battendo incessantemente a terra con fare nervoso. Era chiaro che si stava sforzando di non ascoltare i nostri discorsi. 
«Anche io… Ma mi dispiace che sia invece cambiato qualcosa tra noi…», ammisi con tristezza, ed in fondo era vero. Dovevo far chiarezza nei miei sentimenti, ma non volevo farlo soffrire dopo tutto quello che aveva fatto per me. 
«Non è cambiato nulla Saya», cercò di rassicurarmi con un sorriso, ma io avevo notato la differenza dal primo giorno in cui eravamo sbarcati a Mosca. Tuttavia non risposi, perché non riuscii a trovare le parole adatte per farlo. 
Fu però lui a continuare. 
«Sai, ho avuto modo di parlare con lui», mi disse ed il mio cuore perse un battito. Mi voltai di nuovo con occhi sgranati, strappandogli una risata per via della mia espressione. 
«In realtà più che parlare ci siamo affrontati in un incontro durato quasi tutta la notte», fece spallucce, «ma ho capito che per lui tu sia molto importante, anche se ancora non riesce ad ammetterlo…». 
«Ed è per questo che ti sei fatto da parte?», lo presi in contro piede e lo sentii sospirare. 
«Anche. Siamo tutti molto confusi. Cerchiamo di vincere il mondiale, le questioni personali possono aspettare», sorrise ancora e di nuovo gli fui grata per la sua saggezza. Sapeva sempre cosa dire per rincuorarmi e non potei far altro che prendergli una mano e stringerla nella mia in un gesto d’affetto.  
Purtroppo non riuscimmo a dirci altro, perché DJ Man richiamò in campo i due sfidanti e vedemmo Kai entrare nello stadio a testa bassa, seguito da un Takao furente ed un Kappa agitato. 
«Che succede?», chiese Max, scattando in piedi quando il Dj dette il via al secondo match. 
L’espressione di Takao era molto preoccupante, perché non lo avevamo mai visto così preoccupato ed arrabbiato alla stessa maniera. 
Buttai anche uno sguardo ai due sfidanti in campo, giusto per capire cosa fosse successo. 
Fu la voce rotta di Kappa che mi costrinse a voltarmi di nuovo nella loro direzione. 
«Kai stava parlando con suo nonno. Temo che gli abbia consegnato il Bit di Black Dranzer!», ci disse ed io non potei credere alle mie orecchie. 
«Abbiamo visto l’Aquila Nera su Dranzer. Lo teneva in mano quando ci è passato accanto», concluse avvilito ed io lanciai di nuovo uno sguardo preoccupato in direzione di Hiwatari. Dentro di me iniziai di nuovo a sentire la famigliare rabbia di qualche giorno prima. 
«È inconcepibile che Kai abbia ceduto alle lusinghe di suo nonno! Vuol dire che è tornato ad essere il suo burattino!», constatai furentemente, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. 
«Calmati Saya, non possiamo esserne sicuri», cercò di tranquillizzarmi Rei, come era solito fare, ma non avevo intenzione di calmarmi né tanto meno di ascoltarlo. 
Se veramente Kai aveva ceduto di nuovo alla tentazione di potere mi avrebbe definitivamente delusa. 
«E invece sì, l’ho visto coi miei occhi. Rassegniamoci ragazzi, Kai non sarà mai completamente uno di noi». Fu il furente commento di Takao ad ammutolirci tutti ed a costringerci a seguire l’incontro con nervosismo. 
Per fortuna, quando Kai fu alle strette e fu costretto a richiamare il suo Bit Power, quella che uscì dal Chip di Dranzer non fu la malvagia Aquila Nera, bensì la stessa Aquila Rossa che mi aveva dato fiducia nella sfida sul lago Bajkal. Era apparsa di fronte alla Balena di Sergey, brillante e maestosa come non era mai stata, e si parò a difesa del suo Blader. 
Sorrisi come una scema a quella vista, quasi con le lacrime agli occhi dalla felicità. Quel gesto da parte di Kai ci aveva definitivamente dimostrato quanto lui fosse veramente cambiato. Era rimasto si un ragazzo ambizioso, ma con meno sete di potere, ed in quel momento stava difendendo la sua squadra. Lo capii quando si voltò verso di noi con un’espressione supplichevole, quasi ci stesse chiedendo di perdonarlo per averci fatto preoccupare. Il suo sguardo ametista era scorso su ognuno di noi, fino a fermarsi su di me. Decisi di sorridergli, per infondergli un po’ di sostegno, e lo feci con le mani strette all’altezza del cuore. Lui capì il mio messaggio e sorrise lievemente, finalmente sereno, prima di voltarsi di nuovo verso il suo avversario. 
Purtroppo però il match non si concluse come sperato e Kai perse per 2 a 0. Ma fosse stata solo la sconfitta l’avremmo superata in modo diverso. Soprattutto il diretto interessato. 
Dranzer si era fermato al centro del campo ed il Russo ne approfittò per rubargli il Bit Power. 
Noi ammutolimmo tutti di fronte a quella vista e sentii una fitta al cuore che mi lasciò boccheggiante. Mi sentivo come se mi avessero appena rubato il mio Star Pegaso. In fondo ero molto affezionata all’Aquila Rossa e vederla volare via mi fece male, e fece male anche al suo possessore.
Vidi Kai recuperare il suo Beyblade con gesti meccanici, quasi fosse stato svuotato della sua vitalità. Scese dalle scale della pedana come se fosse stato un condannato a morte, ma potevo capire il suo stato d’animo. Se ci fossi stata io al suo posto sarei scoppiata in un pianto disperato, ma sul suo viso non c’era nemmeno l’ombra di una lacrima. Sapevo che non avrebbe mai dato la soddisfazione a Vorkof o a suo nonno, che era nelle tribune, di vederlo piangere. 
Camminò verso di noi con i pugni stretti ed il labbro inferiore serrato tra i denti. I ragazzi si lanciarono tutti verso di lui, ma Kai aveva lo sguardo a terra e l’espressione talmente furente che quella vista mi strinse il petto e mi costrinse a non muovermi dalla mia posizione. Non ero corsa da lui, tanto non avrebbe minimamente ascoltato le nostre parole. Infatti Takao provò a consolarlo ma lui lo ignorò come era solito fare. Camminò tuttavia nella mia direzione e solo quando mi fu di fronte alzò i suoi occhi ametista su di me, facendomi andare la saliva di traverso. Mi stava osservando con una disperazione che sul suo volto non avevo mai scorto e sotto quella vista finii di nuovo a piangere per lui. 
Quella volta però lo feci senza vergogna. 
«Kai», singhiozzai. «L’Aquila… mi dispiace…», continuai, cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto, ma fallii miseramente. Le mie parole lo fecero solamente tremare ancora di più dalla rabbia e quello che successe dopo accadde così in fretta che neanche me ne resi conto. 
Kai abbassò lo sguardo con un ringhio sofferto e con due falcate ridusse la distanza che lo divideva da me. Sentii le sue mani poggiarsi ai lati del mio volto e con un gesto disperato lo alzò in modo che fosse indirizzato verso il suo. 
«Saya…», pronunciò a fior di labbra, prima che riducesse ancora la distanza che separava le nostre bocche. Subito dopo rapì la mia in un gesto repentino e mi ritrovai a baciarlo come se non avessi mai desiderato fare altro. 
In un primo momento sgranai gli occhi dalla sorpresa, perché tutto mi sarei aspettata tranne essere baciata dal mio vecchio amico, ma poi mi aggrappai alla sua maglia con altrettanta disperazione e mi persi in quel bacio dimenticandomi di tutto il resto. Assaporai le sue labbra calde e lasciai che la sua lingua raggiungesse la mia. 
Lui mi teneva avvinghiata a sé grazie alla salda stretta che aveva fatto tra i miei capelli. Un po’ mi fece male, ma non ci detti più di tanto peso, perché la disperazione che lo muoveva forse era la stesa che stava muovendo me. 
Sembrava come se il tempo si fosse fermato, come se lui mi avesse trasportato in un’altra dimensione. Non seppi dire nemmeno se quelli che trascorsero fossero stati secondi o minuti prima che lui mise fine a quell’incanto. Continuò però a sorreggere il mio viso in modo che il suo sguardo fosse ancora piantato nel mio. 
Il cuore mi batteva all’impazzata e fui sicura che le emozioni provate in quel momento fossero nettamente diverse da quelle provate per il bacio di Rei. 
Fu in quel momento che alcuni dei dubbi che avevano attanagliato il mio animo si dissolsero. 
Forse avevo finalmente trovato una risposta alla domanda di Rei. 
Kai infine poggiò la sua fronte sulla mia e chiuse gli occhi con una smorfia sofferta, mentre cercava di riprendere fiato. 
Attesi che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, perché non avrei retto ancora il silenzio. Abbassai lo sguardo per non doverlo incrociare di nuovo col suo, che sicuramente mi avrebbe fatto perdere altri colpi, perché mai lo avevo osservato così da vicino. 
«Scusa…», mi disse alla fine con voce sofferta, prima di staccarsi definitivamente da me e raggiungere il corridoio a passo spedito. 
Quando realizzai cosa veramente fosse accaduto e quando rialzai finalmente gli occhi da terra, ne incrociai due color ambra che mi stavano scrutando mestamente. 
Fine capitolo 34

°°°°°°°°°

Colei che scrive: 
Ma salve e ben trovati alle note finali (o dolenti, dipende dai casi xD) di questo capitolo ehehe sono sicura che non vi aspettavate la fine. Bene. Nemmeno io… sono stata combattuta per giorni sul decidere se scrivere di questo bacio o meno. All’inizio non ero molto convinta di far baciare KAI e Saya, però avevo troppo voglia di farlo, e mi serviva per fare chiarezza nei sentimenti di lei, che ha finalmente capito di provare qualcosa più di una semplice amicizia… 
All’inizio avevo pensato di farlo scendere dalla padana di lancio, sempre decisamente disperato, ma invece che baciarla l’avrebbe abbracciata. Ma alla fine ho detto: o la va o la spacca. Quindi, se volete tirarmi i pomodori sono pronta xD 
Penso di non avere altro da dire, ho voluto mettere l’aggiornamento così abbastanza presto perché volevo regalarvi questa piccola chicca ehehe 
Finisco con ringraziare i recensori, che mi danno sempre una carica in più, le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua! 
Grazie ancora a tutti ed al prossimo aggiornamento! 



  
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