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Autore: Spekled2    20/08/2020    1 recensioni
"Quello era il genere musicale che lui era solito ascoltare quando qualcosa non andava. Quando voleva un po’ cullarsi nella malinconia, per metabolizzarla e superarla. Kurt lo prendeva in giro, dicendo che in realtà non faceva altro che autocommiserarsi. Lui non ci arrivava proprio. Non si stava abbandonando alla tristezza! Semplicemente la rispettava e le faceva fare il suo naturale corso. Tutto scorre, glielo avevano insegnato a Filosofia! Anche le nuvole più buie erano destinate a diradarsi con la giusta pazienza. Il sole era dietro l’angolo se si era disposti ad aspettare. Anche per Brittany valeva la stessa cosa? Si domandava se stesse pensando a Santana in quel momento."
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brittany Pierce, Finn Hudson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autore:
Come al solito non seguo uno schema fisso per la pubblicazione e mi limito ad aggiornare non appena mi sento ispirato e/o ho un po’ di tempo! Bando alle ciance con il nuovo capitolo, dunque, che riprende proprio da dove abbiamo lasciato quella povera anima di Finn Hudson. Riuscirà il nostro paladino a restare a galla nel mare di guai in cui si sta cacciando? O la  marea in arrivo lo manderà alla deriva? E nonostante i problemi, riuscirà a progredire in quello che dovrebbe essere ancora il suo compito?!
Al solito, Who knows! Probabilmente i soli ad avere le idee chiare sono (come sempre) Kurt Hummel e Quinn Fabray!

Prima di iniziare, l'ennesimo sentito ringraziamento va alla carissima MC_Gramma, sempre troppo gentile, i cui commenti sono un vero sprono a pubblicare questa storia dalle poche pretese!

 
Captolo 6.
 
*****
Aveva ordinato una pizza per cena, un po' perché aveva bisogno di certezze, e la pizza non lo aveva mai tradito, un po' perché si era ricordato che sua madre e Burt avrebbero trascorso la serata fuori.  Kurt non era pervenuto da quando lo aveva lasciato in corridoio dopo chimica, ma gli aveva scritto un messaggio ricordandogli che si sarebbe fermato a dormire da Mercedes. Rachel lo ignorava dal loro confronto al campo di allenamento, ben attenta a ricordargli con il suo silenzio che la discussione che avevano avuto non sarebbe stata semplice da dimenticare, cosa che aveva reso Kurt e Quinn quasi profetici. La pizza era la sola cosa che avrebbe potuto mettere una pezza a quella maledetta giornata.
Per un attimo aveva anche pensato di chiedere a Sam se avesse impegni e sondare il terreno per una serata tra ragazzi. Una partita a biliardo e una birra avrebbero potuto distrarlo, ma il tutto cozzava con quel piccolissimo dettaglio che lo avrebbe voluto fuori di casa. E in quel momento, pensò che la cosa non lo elettrizzase così tanto. Così aveva cancellato il messaggio che si era messo a digitare ancora prima di portralo a termine.
 
Erano le 21.00 in punto, quando sentì il campanello suonare. Moriva di fame e la sua pizza ai quattro formaggi era tutto ciò a cui si era obbligato a pensare nei precedenti quindici minuti. Suddividere le ore successive per step era la cosa migliore. Pizza. Tv. E infine letto. Questo era il suo geniale piano per concludere la serata nel modo più dignitoso possibile. Si affrettò ad aprire la porta, con l'acquolina in bocca. Per quanto potesse essere di pessimo umore, nulla sarebbe mai stato più forte della fame di Finn Hudson. Era una sorta di superpotere, si trovò a pensare mentre apriva la porta, sventolando già in aria le banconote per pagare il fattorino mandato dalla Pizzeria BellaFonte. Ma quello che trovò all'ingresso di casa non assomigliava affatto ad Oracio, il pizza-boy tarchiatello e dalla faccia brufolosa che ormai gli consegnava le pizza con regolarità e a cui era quasi affezionato. 
 
Impalata sullo zerbino, il capo chino, stava Brittany S. Pierce, l'ultima persona che avrebbe pensato potesse suonare il suo campanello in quel momento. Il lampione che illuminava l'ingresso di casa Hummel-Hudson metteva in risalto il suo viso, tradendo alcune tracce di mascara che le erano colate sopra gli zigomi.

Finn aprì la bocca, totalmente sorpreso nel trovarsela davanti (considerando come lo aveva lasciato qualche ora prima) e contemporaneamente stordito per lo stato in cui lei si era presentata. “ Brittany?…” il suo nome fu la sola cosa che riuscì a pronunciare, come se le sue corde vocali avessero deciso di scioperare tutto d'un colpo. Non aveva ancora lasciato la presa della maniglia.
“ Mi sono comportata da… stronza!” Disse la ragazza, tirando su con il naso. Non ricordava di averle mai sentito pronunciare una parolaccia, prima di allora. “E non è giusto… volevo solo scusarmi. Io davvero, non so… stavi solo cercando di…” si sfregò l’occhio destro con il dorso di una mano, scacciando via una lacrima. Ma non riuscì a dissimulare la voce rotta e quel moviemento della mano non fece altro che peggiorare la condizione del suo trucco gia precaria.

Fu quel gesto, così semplice e genuino che riscosse Finn dalla sorpresa iniziale. “Ehi, non è successo nulla… Brittany, davvero…"
Ma lei aveva smesso di scacciare le lacrime e aveva abbassato le braccia lungo i fianchi, un singhiozzo dopo l'altro.  Si mossero quasi in sincrono quando Finn sciolse ogni indugio e fece per abbracciarla. Non ci furono tentennamenti quando le braccia di lei trovarono il proprio posto attorno alla vita di lui. L'incavo tra la spalla sinistra e il collo di Finn sembrava fatto apposta per nascondere il viso di Brittany.
“Shhh…” mormorò Finn, mentre avvertiva qualcosa di umido bagnargli la maglietta. Prese a stringerla un po’ più forte, lasciandole qualche colpetto incerto sulla schiena, “è tutto ok… è tutto ok!"

Ma Brittany non sembrava intenzionata a placare le lacrime tanto facilmente. E sembrò aver bisogno di ben altro rispetto a delle pacche impacciate. Finn non ricordava l’ultima volta in cui aveva cercato attivamente di consolare qualcuno. Provò a lasciarsi guidare dall’improvvisazione, iniziando ad accarezzarle la schiena con piccoli movimenti circolari della mano, mentre iniziava a farla ondeggiare assieme a lui, cullandola lentamente. A Brittany piaceva ballare, giusto? Certo, in quel momento ciò che stavano facendo non era decisamente assimilabile a una ballo, ma ehi, era quanto di meglio la sua mente riuscì a produrre. Insomma, ad essere onesti non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo! Piu passavano i minuti e più lei piangeva, stringendolo però con forza, come se temesse che lui sarebbe svanito da un momento all'altro. Evidentemente non stava proprio sbagliando tutto quanto. Non sapendo se fosse una cosa adatta in quella situazione, Finn le accarezzò comunque i capelli, sussurrandole parole rassicuranti di tanto in tanto. Aveva sempre provato disagio davanti una ragazza in lacrime, eppure, lì in quel momento, tutto sembrava diverso. Quando lei sembrò calmarsi, lentamente, Finn la guidò verso il basso, senza lasciarla, facendola sedere sui gradini.

Faticarono un po’ a trovare la giusta posizione, ma finalmente lei riuscì a rannicchiarsi contro il suo fianco, la guancia contro il suo petto. Finn le cinse la schiena, cercando di avvicinarsi più che poté. Era come se fosse entrato in modalità autopilota. Rimasero in quella posizione fino a quando la ragazza non sembrò tranquillizzarsi del tutto. E fu così che Orazio il fattorino li trovò qualche minuto dopo.
 
*****
 
Si erano trasferiti sul divano in salotto. Brittany si era tolta le converse e si era portata le braccia al petto, l'espressione ancora incupita. Senza dire nulla, Finn si era seduto poco distante. Le aveva offerto una fetta di pizza e aveva dovuto insistere un po' prima che lei la accettasse. Finirono per dividersi il resto, combattendo contro il formaggio filante, mangiando in un denso silenzio. Non si era fatto troppi problemi sulle sua azioni in precedenza. Li, sulla porta, aveva fatto quello che si sentiva senza preoccuparsi troppo se fossero cose adatte o meno. Ma mai come in quel momento, seduto sul divano del salotto, Finn si sentiva impacciato e insicuro. Doveva farle domande? Doveva ignorare il motivo per cui lei era corsa via quel pomeriggio? Doveva chiederle il perché di tutte quelle lacrime? Come funzionava quella cosa? Perchè era tornata da lui? Aveva pianto per tutto quel tempo?
 
“ Ho incontrato San oggi, mentre venivo qui questo pomeriggio…" mormorò Brittany all'improvviso, levandolo da ogni impiccio, mentre si fissava le mani.
“Oh…” rispose Finn, deglutendo. Questo spiegava diverse cose. Avrebbe anche potuto arrivarci da solo.
“ Non vedevo l'ora di arrivare qui e passare il pomeriggio insieme… dico davvero! Ma lei ha insistito per parlare. Anche se… non ero in vena.”

Finn si limitò ad ascoltare, guardandola con attenzione. Lei non alzò mai lo sguardo,  apparentemente troppo concentrata a studiare prima il suo smalto color grigio perla, poi la texture del copridivano. “ Con Santana le cose non sono mai state semplici, Finn…” riprese dopo un momento di pausa. “ Gli unicorni non sono animali semplici, dopotutto…” aggiunse con un mormorio, come se stesse parlando da sola.
Finn si guardò bene dal commentare. Sapeva che ogni tanto Brittany aveva questi momenti in cui vedeva le cose in modo leggermente diverso dagli altri. Come se all'improvviso inforcasse un paio di occhiali che potessero svelare qualcosa di invisibile ai più. In tanti credevano fosse imbarazzante. Lui, semplicemente, aveva preso atto che quella fosse una peculiarità di Brittany e di Brittany soltanto. Non era da tutti essere unici. E chiunque, con il giusto grado di maturità, avrebbe pagato per poter essere considerato speciale agli occhi di qualuno.

“Tante volte erano stelle e fuochi d'artificio…” riprese lei, cercando con grande sforzo di farsi capire. Come se Finn fosse particolarmente duro di comprendonio e lei dovesse ricorrere a molta pazienza. “ Ma lei non riusciva mai a lasciarsi alle spalle quello che gli altri dicono o pensano. Qual è il senso di essere un unicorno se devi preoccuparti di nascondere la tua stessa magia?” Fece una piccola pausa, riprendendo fiato.
“E io ero così stanca di rincorrerla… è brutto quando… quando sei pronto a tutto per una persona, ma questo sembra non bastarle!”
“È per questo che l'hai lasciata?” le parole sfuggirono alla bocca di Finn prima che lui se ne rendesse realmente conto, prima di pensare. Non che la storia degli unicorni lo avesse così confuso. Dietro a quell'immagine, non era difficile comprendere cosa Brittany gli stesse dicendo, a modo suo. Pensò che lei fosse adorabile, nel descrivere a quel modo le difficoltà di Santana nel fare coming out.

“ È così strano volere qualcuno che non si vergogni di stare con te anche in mezzo alla gente?” Domandò Brittany abbracciandosi più forte le ginocchia. Sembrò non dare troppo peso alla domanda di Finn e a quello che implicava.
“Non per tutti le cose sono cosi facili…” tentò Finn dopo un minimo di riflessione. “ Non pensi che avesse solo bisogno di…”
“Tempo?” lo interruppe lei. Finn scrollò le spalle, annuendo. Nemmeno sapeva perché stesse provando a difendere Santana.

“Lo so che non è semplice! Ma mamma crede che non puoi stare con una persona se lei ancora deve imparare a capire cosa vuole da se stessa… e credo sia vero!” Brittany si strinse nelle spalle cercando il suo sguardo, come se volesse capire dalla sua espressione quello che Finn pensava a riguardo. Il ragazzo trovò carino che lei si fosse confidata con sua madre riguardo al suo rapporto con Santana e che lei tenesse in alta considerazione il suo parere. Forse per una ragazza era diverso, ma lui non si sarebbe mai sognato di chiedere un consiglio a sua madre circa le sue relazioni. Ci mancava giusto l'eventualità di una coalizione tra lei e Rachel. Rabbrividì al pensiero.

 “Così mi sono detta che dovevo farmi da parte… magari anche solo per un po’. E darle tempo.” Alzò il capo e i loro sguardi si fusero. Lui le sorrise appena, totalmente concentrato nel suo racconto. “E quando iniziavo a entrare nell'idea di … mettere lei da parte… e pensare che la mia vita non ruota solo attorno al mio rapporto con Santana… eccola  oggi fare esattamente quello che le stavo chiedendo in continuazione! Vivere il momento, senza farsi troppe storie… Se una cosa ti fa stare bene, tutto il resto non dovrebbe contare, no?”

Finn annuì, “ Già, suppongo debba funzionare così…”
“Oggi mi ha fermata per strada. Mi ha detto che mi ama. Lo ha urlato in mezzo alla strada, davanti a una decina di persone! Ci pensi? Proprio lei… e mi ha baciata… non era ancora successo fuori dalla mia cameretta!" Brittany sorrise, ma per qualche ragione a Finn sembrò un sorriso un pochino amaro e non totalmente in linea con la scena appena descritta.

Realmente, a quel punto del racconto si era un attimo perso. “Dovrebbe essere una bella notizia, dopotutto era quello che volevi, no?” Tentò lui, perché la faccenda iniziava a confonderlo. Se Santana aveva fatto una mossa così decisa, perché lei sembrava così giù di corda? Forse Sam e Puck non avevano poi così torto ad aver coniato quel neologismo per descrivere tutta quella situazione. Qualunque cosa significasse, la storia tra le due Cheerleader era più complicata di quanto avesse immaginato.

Brittany sospirò. “ Quello che volevo…” Arricciò le labbra, pensierosa. “ Sta proprio lì il problema. Il guaio è che non so più quello che voglio… e la cosa mi disorienta. Sono un bicorno che non riesce piu a capire cosa vuole realmente.”
L'aveva già sentita appellarsi a quel modo. Puck gli aveva dato la sua interpretazione a riguardo, diverse settimane prima. All'epoca aveva pensato che Brittany fosse tutta fusa. Ma ora si era convinto che lei fosse semplicemente... Brittany. La definizione che gli aveva dato Quinn era perfettamente calzante nella sua semplicità.

Restarono in silenzio qualche istante prima che lei concludesse il racconto, “ Ed è per questo che ti ho piantato in asso… non mi giustifica, lo so e sono veramente dispiaciuta. Ma ero qui con te… ma allo stesso tempo era come se fossi ancora in strada con lei e… e non riuscivo a pensare ad altro. Mi sentivo soffocare…”
Ripiombarono nel silenzio. Finn non le chiese il motivo per cui lei si sentisse così confusa a riguardo, cosa fosse cambiato nella sua testa e nei suoi desideri. Anche se la ragazza si era confidata così apertamente e inaspettatamente, non era sicuro fosse la mossa più saggia insistere troppo. Se avesse voluto, lei avrebbe approfondito. Ne era sicuro.

“Sai, ultimamente mi sono chiesto del perché non ci siamo mai trovati io e te…” disse invece poco dopo, passandosi una mano tra i capelli senza neanche rendersene conto, scegliendo con attenzione le parole. “C'è voluta Rachel, per farlo. Che mi chiedesse di scoprire il tuo punto di vista della vicenda…” la guardò di sbieco. Nessuna reazione particolare. Come si era aspettato. Dietro all’aria di eterna ingenua, Brittany era più recettiva di quanto si potesse pensare. “Mi spiace che tu debba avere a che fare con i mormorii persino al Glee club per questa storia…”
“Lo avevo capito che era questo il motivo per cui mi hai proposto il duetto…” confermò Brittany con onestà. “ Ho accettato perché non riuscivo ad afferrare il perché di tutta quella impalcatura. Mi dicevo: chiedimelo e basta, Finn! E invece quella domanda non me l’hai ancora fatta.” Gli lanciò un'occhiata confusa, quasi accusatoria.

Brittany prese a giocherellare con un filo che pendeva dalla fodera di uno dei cuscinetti del divano. “E vuoi sapere la cosa più divertente?”
Lui annuì, curioso, così lei proseguì. “ Rachel avrà anche dato a te il compito… eppure sei l’unico del Glee Club a non avermi chiesto nulla.” Lui fece una smorfia, guardandola di sbieco. “ È solo che… mi sembrava una cosa così personale, non avevo idea di come comportarmi. Lo so, è… stupido!”
“No che non lo è!” Lo contraddisse lei, tornando silente poco dopo.

“Non credo di essere molto bravo a capire le persone…”
Brittany gli sorrise “ Sei bravo a farlo con me, però…”
Per quanto lei stesse insistendo su quella linea, a lui non sembrava affatto. Eppure era la diretta interessata a dirgli quelle cose. Forse avrebbe dovuto incominciare a crederci, dopotutto.
 
A quel punto lui aveva ciabattato velocemete verso la cucina, lasciandola sola in salotto mentre si dirigeva al congelatore, desideroso di qualcosa di fresco. Quasi tuffò il viso nel secodo cassetto, studiando i gusti a disposizione, mentre il freddo gli investiva le guance. Indugiò un po', ma alla fine pensò che lei potesse essere del team fragola. Dopo essersi richiuso lo sportello alle spalle, con un calcio, la raggiunse rapidamente, porgendole il vasetto di yougurt ormai congelato. In risposta alla sua espressione confusa, spiegò. " Tieni, è yougurt... solo che a me piace tenerlo in freezer e mangiarlo come se fosse un incrocio tra un gelato e... beh, e uno yougurt ovviamente!" Si grattò il capo, impacciato, mentre Brittany afferrava il barattolino e il cucchiaio che le stava porgendo, senza perdere la sua aria perplessa. " Un frozen yougurt che non ci ha creduto abbastanza..." gli concesse infine Brittany, con un mezzo sorriso. " Come sapevi che mi piace la fragola?"
"A chi non piace?" 
*****
“Sarebbe tanto strano se ti chiedessi se posso restare ancora un po’?” gli domandò Brittany poco dopo.“ Non ho tanta voglia di camminare fino a casa.”
Qualche minuto prima lei aveva chiesto del bagno, ma ne era uscita velocemente, dopo essersi sciacquata il viso. Le tracce di trucco e i residui di pianto sembravano solo un lieve ricordo, rievocato giusto dagli occhi ancora un poco arrossati.

Nemmeno si era accorto di come lei era finita nuovamente contro il suo fianco. Sapeva solo che Brittany gli aveva chiesto se gli andasse di ascoltare un po’ di musica e lui aveva annuito. Così la ragazza aveva preso il suo telefono da sopra il tavolino, gli aveva chiesto come si sbloccasse, e aveva fatto partire una delle sue playlist su Spotify, andando alla cieca, fiduciosa dei gusti di Finn. Poi, dopo averci riflettuto qualche secondo, aveva recuperato le cuffie dalla tasca posteriore dei suoi shorts e aveva collegato il jack al telefono.

Quasi Finn poteva sentire le parole di Rachel rimbombargli nella mente quando Brittany, con un mezzo sorriso, gli si era acciambellata contro e gli aveva passato un auricolare. Cercò di scacciarle, chiudendo gli occhi. Non sapeva come o perché, ma la sua mano trovò la via lungo il braccio di Brittany, iniziando dei leggeri grattini. Sapeva solo che il profumo dell'amica era troppo buono e quel contesto sembrava cosi, giusto. E lei non protestò. Si chiese se stesse facendo così, semplicemente per uno stupido senso di ripicca nei confronti della scenata di Rachel. In quel momento, non stava fornendo forse valore alle preoccupazioni della sua ragazza? Confinò quei pensieri in un angolo della propria mente, rispondendo a Brittany. “ Puoi stare qui quanto vuoi per quanto mi riguarda… ma i tuoi non saranno in pensiero?”

“Sono andati fuori città con Jane, dai miei zii. Sarei dovuta andare con loro… ma gli ho detto che dovevo lavorare a un progetto per il Glee Club.” Gli spiegò lei, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi. Le carezze di Finn stavano facendo il loro effetto, in combinazione con il leggero sottofondo musicale che li cullava.
“Sai, Rachel è davvero fortunata…” mormorò dopo qualche minuto.

Nemmeno la diretta menzione alla sua ragazza gli fece battere ciglio. Era ancora troppo arrabbiato con lei. “ Esce con me solo perché sono il Quarterback, ma appena riuscirai a soffiarmi il posto si vorrà mettere con te!” La punta del naso di Brittany gli accarezzò il petto, mentre cercava di soffocare una piccola risata contro il suo corpo. A Finn sembrò di aver fatto touch-down al Superball. “A proposito, come vanno le cose tra di voi?” chiese la bionda, scostandosi leggermente in modo da poterlo guardare negli occhi. Nel farlo gli strappò inavvertitamente l'auricolare di dosso ma lei, con delicatezza, glielo porse nuovamente. Lui non seppe pienamente decifrare la sfumatura della sua espressione.

Quello che però sapeva era che le sue labbra fossero screpolate e le guance un po' arrossate. Ancora un po’ scossa e senza trucco, per la prima volta, Finn provò il desiderio di baciarla. Ma era sempre uno strano gioco della sua testa, no? Era tutta una provocazione in risposta alle paranoie di Rachel, giusto?
“Questa è una bella domanda, in effetti...” mormorò, cercando di mettere ordine nella propria testa. Avrebbe dovuto pensare a come fare pace con Rachel. Invece se ne stava lì a domandarsi quanto soffici fossero le labbra di Brittany. Si chiese se anche Santana si domandasse le stesse cose, quando l’aveva davanti. Santana non ha bisogno di chiederselo, lo sa già!

Proprio mentre Finn si stava sforzando per riprendere a parlare, il telefono iniziò a riprodurre una nuova canzone. La riconobbe immediatamente quale On Melancholy Hill dei Gorillaz. Le prime note lo lasciarono in una strana espressione di stupore. Era una di quelle canzoni con cui ogni tanto restava in fissa e ascoltava per giorni interi, salvo poi dimenticarsene fino a quando non riappariva casualmente.
“ Non siamo obbligati a parlarne ora se non ti va…” sussurrò Brittany, esalando un respiro particolarmente pronunciato, come se si fosse accorta che quel brano meritasse la loro piena attenzione.
 
“Up on Melancholy Hill, there's a plastic tree
Are you here with me?
Just looking out on the day of another dream”
 
Forse era stata la bocca di Finn, ancora socchiusa e stupita, o semplicemente per lei era un momento troppo semplice e troppo perfetto per volerlo complicare per forza con dei discorsi così seri. Effettivamente, parlare di Rachel, era l’ultima delle priorità di Finn in quel momento. Senza lasciargli tempo di replica, Brittany si riposizionò, possibilmente annidandosi ancora più vicino a lui, accostando l'orecchio privo di auricolare contro il petto del Quarterback. Chiuse gli occhi e sorrise, il battito cardiaco di Finn pareva procedere al ritmo della musica.
 
“If you can't get what you want
Then you come with me


Up on melancholy hill”
 
Per il ragazzo furono cinque minuti di sensazioni contrastanti, una vorticosa alternanze di serenità e senso di colpa. Come poteva una canzone renderlo così triste e felice allo stesso tempo?
 
*****
 
Quando il giorno successivo aveva preso posto a sedere al Glee, Rachel lo aveva ignorato sedendosi tra Kurt e Mercedes. Neanche ci diede chissà quale peso. Aveva riflettuto a lungo quella sera, dopo aver riaccompagnato Brittany in macchina. Nonostante certi pensieri, sicuramente affiorati in risposta alle accuse di Rachel, lui non si era lasciato andare sebbene le circostanze avrebbero potuto evolvere in altri modi. Non era stupido, non poteva ignorare certi segnali. Eppure riteneva di essere riuscito a gestire bene il tutto. Perché lui teneva a Rachel. Ma se lei voleva comportarsi da bambina lui sarebbe stato al gioco, ignorandola. Anche lui poteva fare il bambino.
 
Ben prima che Shouster entrasse in sala prove, Quinn lo affiancò con passo studiato, abbandonandosi con grazia sulla sedia vicina. Era palese che lei volesse parlargli; per quanto tra di loro i toni fossero ormai cordiali, era impensabile credere che lei avesse semplicemente scelto di sedersi al suo fianco, casualmente. La ragazza aspettò che lui le desse un qualche segno di assenso prima di aprir bocca.

“ Ho fatto una bella chiacchierata con Brittany questa mattina.” Gli bisbigliò, dando fondamento ai suoi sospetti iniziali, facendo ben attenzione che nessuno dei presenti potesse sentirla. “ Che fine ha fatto? Non la vedo dalla prima ora…” chiese lui, scandagliando la stanza. Ormai erano arrivati tutti meno lei.
“È tutto a posto… è andata a casa dopo l'ora di Storia perché non si sentiva molto bene…”
Finn spalancò gli occhi, allarmato. “Non ti preoccupare..” lo bloccò subito lei con un mezzo sorrisetto, come se avesse già previsto la sua reazione. “Normale amministrazione che noi donne ogni tanto dobbiamo sopportare.”

“Oh.” Finn colse il messaggio e reputò saggio non approfondire. Aveva abbastanza esperienza da capire che quello era uno dei tabù, da evitare con grande attenzione in una convesrazione con Rachel o Quinn, se voleva mantenere la sua filosofia del vivere in tranquillità.
“ Comunque…” riprese lei osservandosi lo smalto nero che portava, “ Brittany mi ha raccontato una storia curiosa prima di andare via...” disse cercando di dissimulare una certa nonchalance, ben conscia di avere la sua totale attenzione.
Finn si limitava a fissarla, sospettoso. “Brittany non fa altro che raccontare storie curiose. Non mi sembra questa grande novità!”

Lei sorrise, sorniona, mentre intrecciava una ciocca di capelli attorno all'indice. “ Oh, beh… questa secondo me sta tranquillamente tra le piu strambe. È molto interessante, infatti! Parla di due ragazzi, di una canzone mai preparata, pianti, incomprensioni, abbracci e … carezze.” Nel fare quell'elenco abbassò  il tono di voce.
Pizza, sicuramente avrebbe dovuto esserci anche della pizza in quell’elenco, pensò Finn. “Voi due vi raccontate sempre tutto, eh!?” mormorò invece, un po' imbarazzato.
“Succede così con le proprie migliori amiche…” confermò lei, “ ma non è questo il punto, Finn…"
“E quale sarebbe?” Esclamò lui, guardingo.
“Il punto è che il ragazzo della storia, ieri, si è comportato in modo che definirei sorprendente. Ha letteralmente raccolto la ragazza in uno stato emotivamente… problematico, e le ha svoltato l'umore con grande semplicità.”

Shouster entrò finalmente in aula canto, salutandoli con energia e un sorriso luminoso. Annunciò grandi novità in vista per le prossime lezioni, posando la borsa sulla sedia vicina al pianoforte. Ma quando fece per elencare le proprie idee, venne bloccato da una domanda di Mercedes. Quinn e Finn tornarono a concentrarsi sui loro affari, mentre il ragazzo si mordeva la parte interna della guancia, fissandola. “La ragazza si sentiva persa, letteralmente persa, ma il ragazzo ha inanellato tutta una serie di azioni che  definirei sorprendentemente perfette… e la ragazza è passata dal sentirsi uno straccio a ritrovare serenità!”
Il fatto che Brittany avesse raccontato in quei termini come si era sentita dopo che lui l'aveva consolata, gli fornì una discreta dose di autostima. Quinn si portò le mani in grembo, l'espressione del viso che mostrava una grande serietà. “E qui cambia il narratore della storia, Finn".

“Ok…” la incoraggiò lui, preparandosi alla strigliata. Perché tutto quello avrebbe portato lì, giusto? Il fatto che Quinn non gli avesse ancora mollato uno schiaffo gli sembrava così assurdo.
“Qui è l'amica della ragazza a fare la narratrice. Amica che ultimamente fa fatica a capire quale sia il giusto modo per prenderla.” Sembrava metterci grande fatica a moderare il tono di voce, affinché solo lui potesse sentirla, scegliendo con grande cura ogni parola.
“ A difesa dell’amica, credo vada riconosciuta una comprensibile difficoltà nel cercare di non schierarsi troppo. Lei ha due fronti a cui pensare.” Le venne in aiuto Finn, con una non troppo velata nota di paraculaggine. Immaginava che per Quinn Fabray non fosse semplice gestire lo scisma tra Brittany e Santana. Ma non aveva ancora capito il fine di quella chiacchierata e sperava che, adulandola, lei non gli avrebbe staccato la testa a morsi.

Quinn sorrise, “ Vero. Su questo potresti avere ragione…” convenne con lui. “ Ma ciò non toglie che quel ragazzo ultimamente, a differenza dell'amica, sa sempre come prendere la protagonista della storia per farla stare meglio. Insomma, parliamoci chiaro. Persino il gusto dello yougurt?!”
“Non credo che la narrazione dell'amica si fermi a questa considerazione...” la esortò lui, anche se immaginava come sarebbe continuata. Perchè sia Brittany che Quinn stavano dando così importanza allo yougurt? Alla fine aveva potuto scegliere semplicemente tra i tre gusti della confezione. Il 33.3% di scegliere il meno peggio disponibile!

“Infatti. L'amica crede stia arrivando il momento che tutti facciano un bel respiro e che si guardino dentro… e siano sinceri.” Spiegò Quinn, quasi un sussurro. “ Quello che è successo tra i due ragazzi non è propriamente banale. Soprattutto quando il ragazzo non è libero, attualmente.  Non voglio che sia fraintesa: l'amica è veramente sollevata che lui abbia così a cuore la ragazza, e che lei abbia trovato qualcuno a cui mostrarsi anche nella fragilità… ma non vorrebbe che le azioni dell'una o dell'altro vengano fraintese.”
“Con tutti questi amica, ragazzo e ragazza sto facendo fatica a starti dietro, Quinn." Protestò lui, esasperato. In realtà aveva capito bene a cosa stesse alludendo la bionda, ma il take-home message  non gli garbava molto.

“Lo so… scusa.” Ridacchiò lei. “Ma non farmelo ripetere… dubito di riuscirci, e poi Kurt sta cercando di origliare dall'inizio!" Bisbigliò in modo ancora meno udibile. Finn tentò un'occhiata oltre la propria spalla. Rachel non aveva occhi che per il professore, ma Kurt sembrava appollaiato come un gufo sul bordo della sedia, il più possibile sporgente verso di loro, in un goffo tentativo di origliare. Tornò a rivolgersi a Quinn, scuotendo il capo  “ In parole povere, l'amica vorrebbe sapere dal ragazzo se ha mai pensato a lei in modi più che amichevoli.” L'ex capo delle Cherioos ormai quasi si limitava a muovere solo le labbra.

Finn si abbandonò maggiormente contro lo schienale della sedia. Avrebbe mentito a se stesso negando che certe sensazioni della sera prima fossero state banali. Senza contare che aveva perso il conto dei numeri di ascolti  dedicati a  On melancholy Hill da quella mattina. Ma poi c’era Rachel e quel pensiero sembrava riportarlo momentaneamente a riva, al sicuro dalle acque agitate dei suoi tormenti. “Il ragazzo sta cercando di capirci qualcosa in prima persona…” mormorò fissandosi le mani.
Quinn lo squadrò appena, ma annui. Per il momento sembrò soddisfatta di quello che aveva ottenuto da lui. Gli batté lievemente una mano sul ginocchio. “Speriamo non ci metta troppo tempo a guardarsi dentro…” sorrise lievemente prima di alzarsi. “Quando e sei vuoi fare un'altra chiacchierata… le porte dell'amica sono sempre aperte!” Andò a raggiungere Tina, lasciandolo pensieroso.
 
*****

 
“ Abbiamo ancora un pomeriggio per preparare il duetto. Dici che ce la faremo questa volta? 🙈”
 
Il Direct di Brittany arrivò durante l’ora pomeridiana di Storia. La professoressa Mcguire gli stava facendo vedere un documentario sulla prima guerra mondiale.
Ti senti meglio?” rispose, cercando di non farsi vedere dall'insegnante. Osservò sullo schermo i tre puntini di sospensione animarsi, sintomo che la ragazza stava digitando di nuovo. Ci volle un po' prima che lei riuscisse a recapitargli il messaggio. Evidentemente non era il solo a rileggere e cancellare le stesse frasi, più volte, prima dell'invio.
 
“ Sto bene. Solo… Non ero elettrizzata all'idea di lavorare gomito a gomito con Santana durante il laboratorio di chimica. Saremmo in gruppo assieme! Sono una fifona!👉👈”
 
Finn scosse il capo, esasperato. Senza pensarci troppo selezionò qualche emoji e rispose. La replica di Brittany fu questa volta immediata.
 
“🤨😐😶🤣 prima o poi dovrai rivederla!”
“ Sono un 🤡 lo so…
 
La Mcguire prese ad avvicinarsi, cosa che lo mise in allarme. Mise da parte il telefono e finse di seguire la proiezione. Nel posto a fianco a lui, Sam sonnecchiava tranquillamente. Gli mollò un colpetto sul fianco, cercando di parargli il culo prima che fosse troppo tardi. L’insegnante fece palesemente finta di non essersene accorta e tornò alla cattedra, fin troppo svogliata. Finn levò un sospiro di sollievo, domandosi cosa spingesse quella donna a insegnare ancora nonostante avesse già raggiunto l'età pensionabile.

Ricontrollò il telefono. Brittany gli aveva mandato una foto di Lord Tubbington in una posizione buffa. A Pancia all'aria, era sdraiato con le zampe divaricate, i rotoli di ciccia strabordavano dai fianchi sul letto, vinti dalla forza di gravità.
Ti prego porta anche lui oggi! 😍” Le rispose trattenendo una risata. Riguardò la foto del gattone con un lieve sorriso ma, toccando lo schermo con l'indice, passò agli altri media che avevano condiviso negli ultimi giorni.  Indugiò sul loro selfie un po' più del dovuto, prima che Brittany gli scrivesse ancora.
 
Il signorino è in castigo. Stava frugando nella mia bigiotteria. Di nuovo!! 😤 E se lo portassi con me non faresti che ignorarmi per giocare con lui! 😫”
Strinse le labbra, tornando di nuovo ad aprire la loro foto; per quanto quel gatto fosse adorabile, dubitava che sarebbe riuscito a ritornare facilmente a quei giorni in cui Brittany era una presenza trascurabile nella sua vita. 
 
   
 
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