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Autore: LadyHeather83    21/08/2020    3 recensioni
Mai se nè andata dalla Capsule Corporation insieme a Pilaf e a Shu, dopo aver confessato a Trunks il suo segreto.
Può questo separarli per sempre?
Estratto dal 2^ Cap. “Ehi Mai a cosa stai pensando?” Pilaf interruppe i suoi pensieri porgendole un pezzo di pane.
Non mangiavano da giorni e quel pasto era l’unica cosa che era riuscito a racimolare, o meglio a rubare al panettiere lì vicino.
“Non ho fame” Gli disse senza prendere niente.
“Devi pur mangiare qualcosa” Le disse Shu ancora con il fiatone per la corsa appena fatta per seminare quel pover uomo che li aveva beccati sul fatto.
“ Se solo fossimo rimasti alla Capsule Corp., lì avremo avuto di tutto” Si lamentò Pilaf addentando qual pasto.
“Già…ma perché ce ne siamo andati?” Chiese Shu facendo la stessa cosa.
“Perché Mai si è presa una cotta per il ragazzino e …” Non fece tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone che gli fece la guancia rossa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALLA RICERCA DI MAI

*

Capitolo 15

*

La sbarra che controllava le entrate e uscite dell’edificio si alzò sopra le loro teste dopo aver verificato i loro documenti, uno era un soldato, e per giunta assegnato a quella divisione, l’altro un civile portato da lui.

“Deve prendere degli effetti personali per il Generale” Gli disse osservando la faccia seria del piantone che squadrava il lilla dalla testa ai piedi, e dopo qualche minuto gli porse il cartellino con la scritta “VISITATORE” da apporre sulla maglia e bene in vista.

“Lo accompagna lei Sergente? Chiese con fare altezzoso.

“Si certamente” Asserì lui salutandolo con la mano alzata.

“Grazie per essere venuto con me Trunks, purtroppo avevo solo poche ore libere e non sarei riuscito a tornare qui in tempo. Sai com’è…se non si rispettano gli orari, sono cazzi amari” Confessò Teo.

“Per questo ho rinunciato al servizio di leva” Sghignazzò Trunks.

“Peccato, tu e Goten sareste arrivati molto in alto, siete una forza della natura”

Ahahah Goten sarebbe stato sempre in punizione” Il glicine sa bene che il suo migliore amico non è molto affidabile quando si parla di orari rigidi e protocolli da rispettare rigorosamente.

“E poi, vi avremo fatto sfigurare” Aggiunse scherzando, con Teo lo poteva fare, gli sembrava di stare a parlare con il suo migliore amico.

“Oh se è per questo Mai vi ha già preceduto, credimi Trunks, in tutta la mia vita non ho mai conosciuto una ragazza così”.

“In che senso?” Il glicine inarcò un sopracciglio.

“Mai è una ragazza con grande forza e coraggio, guarda dov’è arrivata a soli vent’otto anni. Altri militari se lo scordano alla sua età di comandare un intero plotone. Di solito, il grado di Generale viene assegnato attorno ai quarantacinque - cinquant’anni d’età. E’ raro trovarne di così giovani, per non parlare del sesso opposto”.

“Si, lei è straordinaria”

Teo notò una punta di malinconia in quelle parole.

“Molto, anche se sinceramente non vorrei essere il suo ragazzo” Mise le mani avanti “Una così ti spezza il collo in due secondi se dici di farla arrabbiare” Ripensò a come aveva conciato Miller qualche anno prima, fu proprio lui a trovarlo mezzo nudo nel corridoio degli alloggi, pensò subito si fosse trattato di un pestaggio di gruppo, ne fu sorpreso quando invece scoprì che era stata Mai a ridurlo in quello stato.

Trunks, del canto suo, ammirava quella ragazza proprio per la sua forza e la sua volontà a non mollare nemmeno quando le cose si mettevano male.

Le donne dei saiyan sono forti sentì quella frase da suo padre, e subito ripensò al carattere di sua madre, una donna che non si era fatta intimorire nell’ospitare in casa sua un principe sanguinario e dividerne il tetto, e poi il letto.

A Chichi, che nonostante tutto aveva conquistato il cuore di Goku.

A Videl, un po' le ricordava Chichi, come a lei, le piaceva combattere e partecipare ai tornei, poco importava se doveva scontrarsi con energumeni del calibro di Spopobich.

 

Percorsero dei corridoi finestrati da cui filtrava molta luce, agli angoli si potevano trovare delle piante verdi su enormi vasi di ceramica dipinti a mano.

“Si vede che qui ci stanno le persone importanti, se vieni a visitare gli alloggi dei soldati è da mettersi le mani nei capelli, ma ci siamo passati tutti.” Raccontò Teo.

Lui non dormiva in quel piano, ma lo conosceva molto bene.

“Ecco siamo arrivati” Si fermarono davanti ad una porta di legno pregiato marrone ed infilò la chiave nella serratura.

“Prenditi il tempo che ti serve, poi la chiave consegnala a Mai, me la ridarà quando ci rivedremo. Io ho il turno di guardia.”

“Grazie mille Teo, ci vediamo”

“Certo!”

“Ah Trunks!” Il lilla lo guardò “Abbi cura di lei”.

“Sempre”.

*

Girò la chiave all’interno della serratura ed aprì la porta, era incredibile come fosse in ordine quella stanza e come tutto fosse rigorosamente al suo posto, anche se temeva di aprire qualche anta, forse gli sarebbero caduti addosso vestiti riposti frettolosamente o scoppiati i cassetti ad un suo movimento.

Ricordava che alla Capsule Corp, doveva stare attento a dove camminava per non inciampare in vestiti, scarpe, e qualche bullone lasciato qua e la.

Sorrise a quel ricordo nostalgico.

La stanza era buia, così scostò le tende pesanti color porpora dalle finestre in modo che la luce filtrasse.

Fu sorpreso che la stoffa avesse quel colore, lo odiava, ma probabilmente o non le importava oppure non aveva il potere di decidere di sostituirle con qualche cromia di suo gradimento, era si il Generale, ma questo non significava che ogni suo capriccio si trasformasse in un suo ordine.

Notò un piccolo cristallo appeso sull’angolo in alto a destra da uno spago color corda, quando alzò per caso la testa sul soffitto che rifletteva una luce simile all’arcobaleno.

L’alloggio non era immenso, poteva essere considerato un mini appartamento, c’era la camera, un bagno e un cucinino, insomma tutto il necessario per il pernottamento.

Aprì l’armadio bianco a quattro ante difronte al letto matrimoniale, in cerca di una valigia o qualcosa di simile, la trovò in fondo, in un angolo.

Lo prese e lo mise sopra il letto aprendo la cerniera ed iniziando a buttarci dentro maglie, pantaloni, la biancheria la trovò nel comò al lato del letto singolo.

Avvampò quando prese tra le mani i suoi reggiseni e mutandine.

Non che quella fosse la prima volta che ne vedeva, ma quella era l’intimità di Mai, la ragazza che per qualche strana ragione continuava ancora dopo anni a ronzarle per la testa, la ragazza capace ancora di fargli battere il cuore facendolo sentire vivo.

Mise tutto molto velocemente e in modo spaiato dentro il borsone, non sa di preciso quanta roba avesse preso, fatto sta che svuotò quasi il cassetto, in fondo e sotto l’ultimo paio di mutandine, una foto che la ritraeva con Trunks al Lunapark, appena scesi dalla ruota panoramica.

Avranno avuto si e no undici anni.

La lasciò li e chiuse malinconicamente il cassetto e fu la che sedendosi sul letto, notò altre fotografie appese: lei con la targa di Generale il giorno della sua promozione; i suoi compagni sopra un pick up e lei con la pompa dell’acqua che li bagnava; lei e Teo stretti in un abbraccio amichevole; e altre foto, alcune strappate da un lato e divise.

Aprì anche il cassetto del comodino, non per sbirciare o farsi gli affari suoi, ma per vedere se poteva avere qualcosa che in ospedale le potesse servire, tipo il caricabatterie del cellulare.

Ci trovò un orologio da polso, un bracciale in argento con qualche pietruzza azzurra e una rivista aperta con un articolo preciso “Cambio al vertice alla Capsule Corp. Il dott. Brief lascia il comando della società alla figlia Bulma. Trunks nominato il nuovo presidente” La foto dell’articolo era un primo piano del glicine e in una più piccola c’era Bulma che stringeva la mano a suo padre.

Bussarono alla porta e Trunks chiuse il cassetto velocemente.

“Avanti”

Entrò Teo con una busta bianca in mano che porse al ragazzo “Per favore, la puoi portare a Mai, mi sa che l’aspettava da un ”.

*

Quanto può durare la felicità di una persona?

Difficile dirlo, un attimo prima stai toccando il cielo con un dito e l’attimo dopo ti capita qualcosa che ti fa sprofondare in un baratro da cui non si riesce a vedere la luce in fondo.

E’ quello che è toccato a Mai quella mattina.

Si era svegliata al settimo cielo, il sole splendeva alto in quella giornata di primavera, i primi fiori si facevano strada tra i rami e gli uccellini cinguettavano felici.

Aprì le finestre inebriandosi dell’odore di fiori freschi e della rugiada mattutina.

Aveva una leggera nausea, ma il contatto con l’aria pulita la fece stare meglio, pensò che la cena della sera le era rimasta nello stomaco, non era abituata ad abbuffarsi di cibo fritto, ma sembrava non potesse farne a meno.

Si voltò verso il letto guardando la schiena nuda di Miles, che al contatto con il leggero alito di vento che lo pervase, si svegliò.

“Buongiorno”

“Buongiorno a te” La salutò con la bocca impastata dal sonno “Stai bene?”

“Si, mi sono solo svegliata prima di te”.

“Sei emozionata?” Le chiese invitandola a sdraiarsi accanto a lui.

Quel pomeriggio avrebbe dovuto sottoporsi alla prima ecografia.

“Molto” Le accarezzò il ventre ancora piatto.

“Anche io” Lo baciò dolcemente.

Guardò l’orologio posto sul comodino “Uhh Com’è tardi, devo sbrigarmi” Miles aveva in programma un’esercitazione per le reclute e non poteva tardare.

Si lavò velocemente e indossò i tipici abiti, prima di chiudere la porta, le diede un dolce bacio sulla guancia.

“A dopo”.

Mai invece si era presa un paio di giorni di congedo che decise di trascorrere in caserma invece che tranquilla a casa sua, accanto al suo uomo.

Però aveva voglia di uscire, Miles avrebbe lavorato tutta la mattina e la visita era alle 15.30.

“Vado in città a fare una passeggiata, poi passo per casa mia per prendere dei vestiti più leggeri, ci vediamo direttamente in studio medico”

Miles rispose a quell’sms alle 12.30, quando le esercitazioni erano finite ed era ora di pranzo.

“Tesoro scusami, ma devo sostituire il Maggiore che si è ammalato, non potrò esserci”

Mai si rabbuiò, era la sua prima ecografia e il suo compagno non sarebbe stato presente.

Purtroppo conosceva fin troppo bene gli obblighi di un soldato e più che con lui ce l’aveva con il sistema in generale.

Si toccò la pancia “Piccolino\a oggi papà non ci sarà, ma sappi che ti vuole un gran bene”.

*

Frugò convulsivamente nella borsetta di pelle nera alla ricerca dei certificati medici e della tessera sanitaria.

L’aveva dimenticati nel suo alloggio.

Erano le 15.15 e doveva sbrigarsi, nel tragitto aveva chiamato l’ambulatorio dicendo di aver avuto un contrattempo che e che avrebbe ritardato di qualche minuto.

Girò la chiave velocemente e non notò che le bastò una mandata per aprile la porta.

Si precipitò in camera dove era sicura di aver lasciato tutta la documentazione necessaria, e fu là che trovò Miles, il suo compagno, il futuro padre della creatura che stava portando in grembo, che ci dava sotto con una nuova recluta.

“Sei uno schifoso bugiardo” Inveì contro di lui schiaffeggiandolo più forte che poteva.

“Aspetta, aspetta, lasciami spiegare” La inseguì per il corridoio indossando velocemente un pantalone grigio di cotone cercando di non inciampare.

Riuscì a prenderla per un braccio.

“Non toccarmi lurido verme” Gli diede uno strattone e continuò a correre.

“Parliamone Mai, non è come credi”

Diede una spinta alla porta antipanico verde, voleva solo uscire da lì, da quell’incubo.

E’ strano come tutto può cambiare in un solo istante.

In pochi minuti.

In pochi secondi.

Aspettavano un figlio e lui la stava tradendo, e sul loro letto per giunta, si stava chiedendo quante volte fosse capitato.

“Mai, aspetta, posso spiegarti” Continuava ad urlarle tra i corridoi.

Inciampò al terzo scalino colpa degli occhi annebbiate dalle lacrime e fece un ruzzolone per oltre un piano.

Sbatté la testa per terra e svenne.

*

Si risvegliò nel letto dell’ospedale militare.

Quando apri gli occhi vide Miles che riposava sulla sedia a fianco, lo guardò schifato e per poco non ebbe un conato di vomito.

Cercò accanto a lei un bastone o qualcosa da potergli tiragli addosso, una bottiglia d’acqua piena era l’unica cosa che potesse andare bene.

Lo prese dritto tra testa e collo.

Anche Teo fece il suo ingresso nella stanza per controllare la situazione.

“Ehi ciao!” L’abbracciò “Ti sei svegliata finalmente” Le disse.

Anche Miles dopo la botta in testa, ritornò nel mondo reale.

“Sono passato per un saluto veloce, devo ritornare in servizio” Li salutò lasciandoli da soli, con certe notizie è meglio non aver niente a che fare.

Mai avrebbe trovato la sua spalla pronta a raccogliere le sue lacrime da li a poco.

“Tesoro senti”

“Non mi chiamare più così…è finita Miles” Lo interruppe subito “…crescerò questo bambino da solo e tu uscirai dalla mia vita” Non sapeva ancora nulla di cosa fosse successo, la testa le faceva ancora male e il basso ventre dolorava leggermente.

“Il bambino…hai perso il bambino Mai” Le disse senza tanti giri di parole con gli occhi lucidi dalla disperazione di aver perso qualcosa di caro.

*

Trunks ritornò in ospedale alle 18.15, si presentò nella sua stanza dopo aver superato i controlli delle nuove guardie.

“Eccomi”

“Ben tornato, e grazie per avermi portato qualcosa, ho bisogno di farmi una doccia”

“Ti aiuto se vuoi” Furono le parole che gli uscirono naturalmente dalla bocca, così senza pensarci.

Mai assottigliò gli occhi “Non ti darò la soddisfazione di vedermi nuda”

“Come se fosse la prima volta” La punzecchiò.

“Razza di pervertito. Per caso mi spiavi sotto la doccia quando stavo a casa tua?”

Mmm nel corso degli anni ti sei inacidita? Non si può neanche fare una battuta” Era vero, se c’era una cosa che Trunks non aveva fatto era quella di guardarla di nascosto mentre era in bagno.

“Vabbè ti credo, ora se vuoi scusarmi” Chiuse la porta dietro di se ed appoggiò la biancheria sopra un mobile bianco e l’accappatoio sul gancio vicino la doccia.

“Non chiudere a chiave la porta che almeno se ti senti male, la posso aprire”

“Farai fatica a buttarla giù in caso” Gli rispose aprendo l’acqua calda, l’istinto era quello di buttare tutto il corpo sotto, per beneficiare del suo potere curativo e massaggiante, ma dovette accontentarsi di una spugna marina e un po’ di sapone sopra, doveva stare attenta a non bagnare le bende e la ferita ancora fresca.

Trunks prese dalla tasca dei pantaloni la lettera che gli aveva dato Teo, era indirizzata a Mai e il mittente era il Dipartimento di stato – Ufficio trasferimenti.

La tentazione di aprirla e leggerla era tanta, e se avesse scoperto che era stata trasferita in una città ancora più lontana?

*

Uscì dal bagno tamponandosi i capelli e con addosso il pigiama di cotone pulito.

“Finalmente ho tolto quel camice schifoso, mi sembra di essere rinata” Rivelò all’amico sprofondando nel letto.

“Vuoi qualcosa da mangiare?” Anche lo stomaco di Trunks iniziava a brontolare.

“Tra un po' dovrebbero portami la cena, però se ti scappa qualcosa di buono del solito brodo di pollo che servono qui”

“Vedrò che posso fare” Le disse prendendole la mano “Vado, anche perché hai visite”.

Non aspettava nessuno, non aveva nessuno al mondo tranne lui e la sua famiglia.

Dall’altra parte del vetro, vide una ragazza che spingeva una culla.

Era lei, la giovane a cui aveva salvato la vita.

*

Continua

*

Angolo dell’autrice: Eccomi con l’aggiornamento del venerdì, forse, e dico forse anche la prossima settimana ne pubblicherò due, come vi ho già detto, questa è gia’ terminata, e sinceramente ho la tentazione di pubblicarla tutta subito, ma ogni capitolo lo devo rivedere, togliere e aggiungere.

Qui troviamo Trunks che ha frugato involontariamente nei cassetti di Mai, potrebbe aver trovato qualcosa di interessante, cogliete ogni particolare, perché questi tasselli troveranno il loro posto nei prossimi capitoli.

Abbiamo anche scoperto come ha perso il bambino…e non dimentichiamoci della busta, si accettano scommesse XD

Come sempre ringrazio chi è arrivato fino a qui, chi mi ha lasciato la sua impressione fino adesso e chi legge soltanto.

Alla prossima.

Erika

  
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