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Autore: KikiShadow93    21/08/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Piccola avvertenza: alcuni dettagli e alcune scene saranno quanto più dettagliate possibile perché ci tengo a sottolineare delle piccole differenze — che forse giudicherete inutili. Boh, mi piaceva, quindi al limite provare ad ignorarle e via :)

Prima di cominciare, un grazie di cuore a Celeste98, _Cramisi_ e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo 💛 Un grazie particolare va inoltre a _Cramisi_ che ha segnalato la storia all’amministrazione per inserire la storia tra le scelte. Ti giuro, mi sono svegliata nel cuore della notte e, come sempre, ho dato uno sguardo alla pagina… sono rimasta così: 😱 GRAZIE GRAZIE GRAZIE! ✨
Grazie anche a tutti quelli che seguono la storia silenziosamente!💛


 

𝟛𝟛. 𝒟𝒶 𝓊𝓃𝒾𝓃𝓈𝑜𝓁𝒾𝓉𝒶 𝒱𝒾𝑔𝒾𝓁𝒾𝒶




Diversamente da quando si è addormentata, adesso sente davvero caldo. Un caldo piacevolissimo che l’avvolge totalmente, un caldo alla quale non è proprio abituata.
Mi hanno messa in un forno?, è il primo pensiero che la sua mente ancora mezza addormentata riesce a concepire, che viene prontamente smentito quando riesce ad aprire gli occhi.
È all’aria aperta, sdraiata su una superficie rigida ma comunque morbida e indossa un copricostume di seta con stampa animalier, uno di quelli che non toccherebbe neanche in un negozio per paura di rovinarlo. Non è mai stata fissata con i vestiti, non ha mai sentito la necessità di avere indumenti costosi e firmati, ma certamente non li ha mai disdegnati. Semplicemente non aveva modo di usufruirne considerando la vita che conduceva ma adesso, in questo preciso momento, dove per forza di cose deve stare lì buona buona, perché non goderselo?
Scostandolo un poco sul petto, nota che sotto le è stato infilato un bikini nero con bordo Greca giallo dorato.
No, aspetta. Bordo Greca?!
Non è mai stata una fissata dell’alta moda, certo, ma certe firme le riconosce facilmente pure lei, Becca gliele ha fatte praticamente imparare a memoria, e quella la riconosce di certo.
Ha rubate delle belle cosucce nei suoi atelier, ma è abbastanza certa che questo non sia stato rubato. Non ne ha ovviamente la certezza, ma qualcosa le suggerisce che è stato pagato fior di quattrini a cuor leggero.
Per togliersi ogni dubbio, capisce che farebbe prima a chiedere ad Everett, ma quando finalmente riesce ad issarsi a sedere ogni singolo pensiero viene sostituito brutalmente con l’immagine stampata a fuoco nelle retine del luogo in cui si trova.
Di fronte a lei è situata un’enorme piscina olimpionica, decorata con mosaici dorati e circondata da quattordici colonne di marmo con capitelli, da eleganti chaise longue in teak, piante rigogliose e, sulla sinistra, una piscina circolare, più piccola e a sfioro, con annesso un piccolo bar ben rifornito di liquori. Nota pure una piccola area barbecue e una discreta sala da pranzo all’aperto.
Ammira poi, non senza un certo stupore, lo splendore del giardino che si estende di fronte ai suoi occhi. Distingue senza grande sforzo una collezione unica di piante sia comuni che tropicali, che coesistono tra loro e creano una replica perfetta dell'Eden. Ad una delle estremità i tronchi di ulivo centenari si intrecciano e formano figure antiche e suggestive. In un angolo roccioso di corallo fossile si può notare un grosso laghetto artificiale, dimora di svariate specie di pesci tropicali e tartarughe d'acqua.
Scuote con forza la testa, provocandosi così un non indifferente senso di vertigine che la stenderebbe se fosse in piedi.
Dove sono finita?!
«Everett?» Malgrado il suo intento fosse quelli di farlo arrivare quanto prima, la voce le è comunque uscite debole, un poco timorosa.
Aggrappandosi a tutta la propria determinazione, scivola in avanti col sedere fino a toccare con i piedi per terra e, pur sapendo che il rischio di sfracellarsi di faccia al suolo sia molto alto, fa leva con le braccia e si alza. Il senso dell’equilibrio è assai precario, tanto che non ha assolutamente il coraggio di voltarsi per vedere dove ha passato la notte, preferendo saggiamente muoversi in avanti per raggiungere un punto migliore per osservare la spiaggia.
Domandandosi se per caso c’è qualcun altro lì oltre a lei, e nella speranza di trovare il fratello, volta la testa prima da un lato e poi dall’altro, notando un vasto campo da tennis alla sua sinistra, ad un centinaio di metri dalla piscina.
Deve essere divertente giocarci, pensa con una punta di rammarico. Questa sensazione non è dovuta alla sua attuale condizione, ma proprio alla sua natura: chi tra i suoi potrebbe giocare a tennis senza barare in modo vergognoso? Chi riuscirebbe a colpire la pallina senza sfondare la racchetta? Nel caso qualcuno ci riuscisse, chi non proverebbe ripetutamente a colpire l’altra per il puro divertimento di vederlo piegarsi in due?
Consapevole che le gambe non la reggeranno ancora a lungo, soprattutto a causa del dolore che ogni movimento le provoca, decide saggiamente di mettersi a sedere su una delle chaise longue vicine alla discesa rocciosa che delimita il tutto, che permette di avere la completa - o quasi - visuale della zona circostante. Ed è assolutamente magnifica.
Avevo capito che saremmo stati “ospiti” in una casa al mare, ma questo ha tutta l’aria di essere un albergo!
La spiaggia è candida come in una fiaba, l’oceano di un azzurro così intenso e brillante da sembrare quello di un dipinto. Se non fosse per il ritmico movimento delle onde agitate, penserebbe di avere di fronte un qualcosa di fasullo.
Aguzzando un po’ tanto la vista, scorge una figura solitaria fare surf al largo. La osserva prendere le onde con professionalità, inclinando la lunga tavola gialla in modo da accordarsi con esse. Scrutando per una seconda volta la spiaggia può dire con certezza che non c’è nessun altro.
Deve essere “l’amico” di Everett, il tizio ricco. Ma Everett dove cazzo sta?!
Guarda per qualche istante ancora il surfista mentre cavalca un’onda fino al bordo della spiaggia e saltare giù come se la tavola lo avesse comodamente portato a riva.
L’uomo si scioglie i capelli dall’elastico e poi li scrolla, staccandosi al contempo la cinghia che lega la tavola alla caviglia. Da quella distanza, non riesce a distinguere i suoi lineamenti. Anzi, per dirla tutta, è già buono se capisce che si tratti di un uomo anziché di una donna.
Come richiamato dal suo sguardo indagatore, lo sconosciuto si sfila le maniche e si tira giù la tuta aderente fino alla vita, poi solleva la tavola con un braccio e risale la spiaggia a passo veloce.
Inebetita, lo guarda muoversi nel paesaggio, e ad ogni passo i suoi pettorali e addominali tonici diventano più visibili. La sensuale porzione di pelle che affonda nella muta forma una deliziosa V punteggiata di sabbia e acqua di mare.
Mentre lui sale le scale che portano fino a lei, portandosi da un momento all’altro i capelli scuri all’indietro e rivelando così il volto, un senso di disagio e nausea la invade nel rendersi conto di aver trovato tanto sexy suo fratello.
Vorrebbe sprofondare, ma opta per la sua migliore espressione indifferente nella speranza di non emanare alcun odore in particolare. Anche se è improbabile che lui faccia domande a riguardo, preferisce comunque evitare ogni possibile motivo d’imbarazzo.
Quando finalmente la raggiunge e le sorride con una rinnovata allergia e vitalità, si sente improvvisamente meglio, come se con solo il suo stato d’animo potesse schermarla da tutti i suoi brutti pensieri e preoccupazioni.
«Farti svegliare con un panorama del genere è stata una buona idea o preferivi ritrovarti in una camera sconosciuta?» L’acqua gli gocciola dai capelli sulle spalle e lungo il petto divinamente scolpito, mentre quel sorriso non accenna a spegnersi neanche per un istante. Si sente sorprendentemente allegro da quando sono arrivati, malgrado l’ambiente gli fosse totalmente sconosciuto. La consapevolezza che nessuno verrà a cercarli lì lo rincuora in modo sorprendente.
«L’hai fatto perché non volevi restare dentro a far niente, ammettilo.»
«Beccato.» Poggia la tavola di lato, contro il muretto in pietra, e poi si siede di fronte a lei «Come ti senti?»
«Direi bene per tranquillizzarti, ma visto che ti accorgeresti della clamorosa bugia dico non troppo bene.»
«Riesci a muoverti meglio del previsto, comunque. È buon segno.»
«Perché mi sono spostata da là a qua?» Il suo sguardo è scettico non tanto per il dato di fatto in sé quanto perché solo ora si rende conto che potrebbe raccontarle una valanga di stronzate per tranquillizzarla e lei non se ne renderebbe minimamente conto.
«Io non ci riuscivo.»
Questa sua ammissione però le fa capire che no, non sta mentendo. Uno come lui non ammetterebbe mai con tanta leggerezza una cosa del genere solo per rincuorare qualcuno a cui tiene, il suo orgoglio non glielo permetterebbe mai.
«Vieni, ti faccio fare un tour della tua momentanea casetta!»
È allegro come lei è allegra quando va al luna park e davvero non riesce a capirne il motivo. Ad Everett non piace stare chiuso tra quattro mura, per lui è quasi innaturale e gli dà pure un vago senso di claustrofobia il più delle volte, quindi non capisce da cosa può scaturire il suo singolare stato d’animo.
Che sia la lontananza da Radish?
Sherry ci ha preso solo in una piccolissima parte e la risposta completa le si para davanti quando finalmente vede ciò che c’è alle sue spalle.
«Casetta
Lo sguardo quasi non l’abbraccia tutta, quindi quell’etta decisamente è quanto di più inappropriato possibile.
Si parla direttamente di una villa, di quelle di lusso da rivista, che si erge su tre livelli - più uno sotterraneo, dove sono situati l’home cinema e la palestra. Il piano terra è caratterizzato da due ampi soggiorni, uno dei quali accede direttamente sulla piscina, una sala da pranzo con grandi vetrate scorrevoli e una spaziosa cucina separata. Ai due piani superiori, infine, ci sono dieci camere da letto con bagno privato e terrazze annesse. Sul tetto, infine, è situata una terza terrazza semi-coperta con idromassaggio ed un piccolo bar.
Grazie all'accostamento di materiali naturali e moderni, ogni elemento contribuisce a creare un ambiente elegante ed esclusivo.
«Alla moglie del proprietario piacciono gli sfarzi, così il suo facoltosissimo suocero le ha fatto costruire un qualcosa all’altezza dei suoi gusti… dopo aver comprato l’isola.» Ammette con un sogghigno Everett, godendosi l’espressione un poco stralunata della sorellina.
«Come, prego?»
«Siamo su un’isola, piccola. Non grande, certo, ma pur sempre un’isola. Laggiù c’è il piccolo molo privato e il motoscafo che ci ha lasciato Darko. In genere loro usano uno yacht privato, ma quando sono lontani lo ormeggiano altrove.»
Sherry è sorpresa da tutto questo, anche perché per la sua mente casa di Fern sua è già da considerarsi più che lussuosa, questo genere di sfarzi non le hanno mai davvero accarezzato la mente, non dal momento che ha passato la vita il più lontana possibile dalla civiltà. Everett, invece, non capisce perché si sorprenda tanto: con le loro abilità e i loro agganci, questo è uno stile di vita facile da ottenere. Un paio di colpi grossi in banca, un paio di amicizie che per chiunque risulterebbero sconvenienti o pericolose e BOM!, il gioco è fatto.
«I domestici vengono la mattina presto a pulire e a rifornire la cucina, ma è stato ordinato loro di non importunare in alcun modo gli ospiti, quindi non ti accorgerai neanche della loro presenza. Sono persone piacevoli, comunque, e lo dice uno a cui gli umani non vanno particolarmente a genio, il che li rende sicuramente deliziosi ai tuoi occhi.»
Il cervello rischia di scivolarle giù dalle orecchie tanto è shoccata da tutte quelle novità, per quanto almeno stavolta siano piacevoli. A rendere più forte lo shock, poi, c’è il nuovo ma potente pensiero che ora come ora non vorrebbe essere in altro luogo che casa sua, possibilmente nel suo grande letto sfatto col materasso mezzo distrutto, accoccolata contro il petto massiccio di Radish.
Ma non può avere quello che vuole, stavolta meno che mai. Deve rimanere nascosta, lontana da occhi e orecchie indiscrete, finché non sarà tornata in forma, in modo tale che i nemici non trovino più un motivo valido per attaccarli nuovamente. L’idea che comunque il Team Z si sia in qualche modo legato al branco le infonde un discreto sollievo, perché sa che, se il loro piano dovesse rivelarsi inutile, non permetteranno una seconda strage.
«Dai, ti mostro il resto.»
Sa bene, Sherry, che il suo è solo un modo come un altro per farla muovere un poco e per tenerle la mente quanto più occupata possibile e gliene è profondamente grata, ma una parte di lei la supplica di arrampicarsi sul suo corpo forte per farsi trasportare. È solo a causa del suo orgoglio se stringe maggiormente i denti e s’incammina al suo fianco, ringraziandolo silenziosamente per la mano che le tiene poggiata sulla schiena.
Entrano in un’enorme stanza con il soffitto di travi scure e dal centro pende un elaborato lampadario di cristallo, i cui prismi catturano la luce del Sole proveniente dalle finestre e riflettono infiniti arcobaleni tutt’attorno. Un parquet di caldo legno di ciliegio costituisce il pavimento di quell’ambiente sontuoso, coperto qua e là da tappeti dai rustici colori scuri; i divani beige hanno un’aria morbida e vaporosa che invitano chiaramente a buttarcisi sopra. Il locale è arioso e pieno di luce, grazie alle finestre tutt’intorno. L’impianto audio e TV occupa un’intera, altissima parete. Ci sono mensole e scaffali pieni di libri e di DVD, e arazzi dai colori sgargianti rivestono i muri. Ovunque ci sono piante e quadri.
Decisamente non è la casa che si aspetta di occupare.
«È un posto incredibile!» Nel dirlo continua a camminare, entrando così nel secondo maxi-soggiorno, altrettanto sfarzoso e arredato col solito buon gusto. Si avvicina poi ad una portafinestra lasciata semiaperta ed esce sul balcone a strapiombo con la ringhiera in ferro battuto e la vista le toglie del tutto il fiato.
«Oddio» Mormora, sbalordita, fissando estasiata il panorama da rivista: davanti a lei, infatti, l’oceano si stende a perdita d’occhio.
Everett le si avvicina alle spalle e si china verso il suo orecchio, indicandole una zona sabbiosa protetta dalle rocce verso la loro destra.
«Quella è El Matador Bay Beach» Afferma, abbastanza vicino da farle sentire il suo respiro caldo sulla guancia.
«È...»
«Straordinario. Lo so» Conclude per lei, ma non in modo presuntuoso o arrogante. Sembra meravigliato lui per primo da quel panorama, il che la sorprende. Un uomo come lui, che per sua stessa ammissione in gioventù ha girato parecchio sia per ordine del padre sia durante le sue brevi fughe d’amore e con gli amici, abituato a quel genere di splendore grazie alla permanenza nel Regno delle Fate, ne rimane ancora ammaliato.
«Ti faccio vedere la camera.»
Malgrado l’idea di allontanarsi da un simile spettacolo non le vada particolarmente a genio, lo segue di nuovo dentro casa. Oltrepassano un numero forse imbarazzante di stanze senza che abbia nemmeno il tempo di guardarle. Quando infine arrivano davanti a una porta a due battenti, le lascia la mano per aprirla.
«Questa sarà casa tua per i prossimi giorni.» Afferma con un sorriso «Goditela!»
La stanza è un trionfo di bianco: i mobili, la biancheria, persino i quadri sono in varie tonalità candide, con appena qualche tocco di colore. Un netto contrasto con le tinte forti del soggiorno.
«Che ne dici?» Prima ancora che Sherry abbia il tempo di metabolizzare la sua domanda, stordita da quel lusso alla quale non è abituata, Everett va ad aprire un’altra porta, rivelando un’impressionante quantità di vestiti, in un’infinita gamma di colori, consistenze e tessuti.
«Per la puttana!» È l’unico e colorito commento che esce dalle sue labbra mentre ci si catapulta dentro ad occhi sgranati.
La cabina armadio è tanto grande che ci si può camminare dentro. Passa le dita sui vestiti appesi, molti dei quali con le etichette del prezzo ancora attaccate. La padrona di casa ha gusti davvero costosi!
«Avevo pensato ad un programma per la giornata che forse potrebbe interessarti…» Borbotta il maggiore, rigirandosi tra le dita una sofisticata cintura in pelle nera con minuscole borchie argentate «Ma forse preferisci riposarti e basta.»
Sherry lo guarda dritto negli occhi, impaziente di sentire la sua proposta. È un poco intimorita però, perché sa di poter fare davvero molto poco nelle sue condizioni, soprattutto a causa del dolore che i movimenti le provocano.
Ma Everett non è stupido, per niente, e certo non ha trascurato un simile particolare, motivo per cui allunga una mano su una delle sottili mensole bianche e afferra una piccola confezione arancione che ci aveva messo prima di uscire. Voleva che le cose andassero in questo preciso modo perché, così facendo, lei sarebbe stata sicuramente di umore molto buono.
«Scendiamo a mangiare qualcosa, così puoi prendere uno di questi antidolorifici, poi ti cambi e andiamo a fare quattro passi in città. È molto carina, davvero, e ci sono tanti ristoranti e negozi che potrebbero interessarti.» Sorride con aria furbetta mentre si addentra nel guardaroba, arrivando ad aprire uno degli ultimi cassetti in fondo alla stanza ed estraendone diverse mazzette di banconote di grosso taglio «Con queste convinciamo sicuramente i negozianti a venderci i loro addobbi natalizi. Se non sbaglio, ti piacciono parecchio.»
Non riesce neanche a parlare, Sherry. L’unica cosa che riesce a fare sulle prime è sorridere al massimo delle proprie capacità e, solo dopo qualche secondo di surreale silenzio, scoppiare in un urlo così acuto da dare fisicamente fastidio al fratello. Non le dice niente però, perché vederla così felice e, lo spera, un poco più spensierata era l’obiettivo.
«Però, come dicevo, magari preferisci ripos—»
«Dammi gli antidolorifici!!!»
Ridacchia pure Everett di fronte al suo rinnovato entusiasmo, pensando che forse ha già raggiunto il dieci pieno dopo questa trovata. Sicuramente però lo farà con quegli antidolorifici, capaci di dare un senso di allegria anche a chi ha appena perso l’intera famiglia nel più tragico degli incidenti grazie al particolare psicoattivo con il quale venivano prodotte prima di essere messe fuori mercato. Come se le siano procurate non lo sa, ma neanche non gli interessa se può usufruirne a piacere.
«Prima si mangia.» Afferma mentre la raggiunge e l’afferra di nuovo per la vita, trovando un minimo di resistenza. Vorrebbe fare a modo suo, ingurgitare le pastiglie subito, trafugare sicuramente un bell’abito e poi schizzare fuori di casa, e per questo Everett se la carica in braccio, fregandosene da subito delle sue lamentele. Dovrà lavorare ancora parecchio per ingabbiare un minimo questa sua cocciutaggine, ma è certo di riuscire anche in questo.
Lui è Everett, figlio dei Sovrani del Nord Mezcal e Aisha, può fare tutto quello che vuole!


Girare senza meta per cinque giorni, mangiare quando se lo ricordava in bettole discutibili, dormire all’addiaccio in rifugi di fortuna, sforzarsi così tanto per stare il più lontano possibile dalle persone che, malgrado tutto, gli vogliono sinceramente bene e vogliono aiutarlo, forse non è stata la migliore idea della sua vita. Un po’ come quella di voltare le spalle a Sherry e scappare perché incapace di affrontare una discussione tanto delicata e buttando di conseguenza le basi per una conversazione anche peggiore per farsi perdonare. Sempre ammesso che voglia farsi perdonare, ecco.
Malgrado quest’amara consapevolezza, però, sa che non avrebbe potuto fare altrimenti. Il carico che gli è stato messo sulle spalle era davvero troppo grande per impedirgli di scappare, ed anche troppo intimo e personale per impedire che nuovi e odiosi pensieri prendessero il sopravvento.
Voleva allontanarsi per non pensare più a quanto tutto fosse assurdo, per scrollarsi anche la sola idea di quella maledetta profezia che lo riguarda così da vicino, la causa scatenante se lui è tornato in vita, ma si è ritrovato presto a pensare che il Grande Spettro non solo è uno stronzo manipolatore ma anche un folle se davvero pensava che un figlio suo sarebbe mai stato capace di tanto prodigio.
Sì, insomma, cos’ha lui da offrire? Può ammetterlo, almeno con sé stesso: non ha la forza smisurata di Kakaroth, il suo buon cuore e la sua determinazione infinita; non ha neanche la forza di Vegeta, la sua mente acuta e la sua insopportabile fierezza, degna di un vero Principe dei Saiyan. Lui, un codardo che è scappato alla sola idea della paternità, cosa potrebbe mai generare? Un meticcio di infimo livello pronto a scappare davanti ad un ostacolo troppo grande. Bell’affare, sul serio, davvero un fuori classe.
Poco conta il fatto che Sherry veda in lui qualcosa di particolare, che tutta la sua gente lo faccia e gli si sia affezionata, che lo segua per questo motivo, lui non si riconosce in ciò che loro vedono, non ci riesce. È stato denigrato per quasi tutta la vita, e i pochi anni sulla Terra dove gli è stato mostrato che forse si erano precedentemente sbagliati non sono ancora sufficienti a fargli cambiare idea.
Un figlio è una responsabilità enorme, ti cambia totalmente e tu devi essere pronto a sostenere una nuova vita, a dargli tutto ciò di cui ha bisogno, essere una guida forte, un solido punto di riferimento.
Come potrebbe mai esserlo lui, che è scappato un’altra volta? Lui che ha abbandonato Sherry, la donna che ama e con la quale vorrebbe passare il resto della sua vita? La persona più importante di tutte, la stessa che da mesi gli sta dando tutta sé stessa, che gli ha rivelato cose profondamente intime, lui l’ha abbandonata senza pensarci due volte.
Si è sforzato davvero, in quei giorni di isolamento auto-imposto, di pensare che magari avrebbe potuto tentare, che avrebbe potuto fare uno sforzo, ma alla fine si è convinto di no. Diventare padre non è difficile, buona parte degli uomini ne sono capaci, ma essere padre è tutt’altra cosa e lui, di certo, non ha avuto un modello di riferimento alla quale ispirarsi. Come potrebbe crescere una creatura tanto speciale? Come potrebbe renderla felice, educarla, renderla capace di distinguere il bene dal male come lui non ha praticamente mai fatto? Come potrebbe renderlo un uomo fiero e degno della fiducia che dovrebbe avere quel principe? Se la profezia avesse detto chiaramente che sarebbe nato l’ultimo degli imbecilli o il più pericoloso pazzo criminale mai visto avrebbe anche potuto farci un pensiero, non sarebbe stato poi troppo difficile e non avrebbe deluso alcuna aspettativa… ma un principe designato poi come futuro ed unico Re di tutti gli Spettri?! No. Decisamente è una responsabilità davvero troppo grande.
È per questo che ha deciso di andarsene davvero. Dove non lo sa, non dal momento che Sherry o uno qualsiasi di loro sarebbe tranquillamente in grado di stanarlo con un po’ di impegno, ma sa che deve farlo. Deve allontanarsi dalla strana, frizzante e meravigliosa vita alla quale si stava tanto felicemente abituando, da quel gruppo di scalmanati che lo chiamano fratello, da quegli uomini e quelle donne che contano sulla sua forza anche per garantire un futuro migliore ai propri figli… deve allontanarsi da Sherry, la pazza furiosa che gli ha detto più volte di amarlo, la pazza incosciente che si è lanciata tra le fauci dell’uomo che tanto la terrorizza da tutta la vita e che le ha fatto tanto male per tenere al sicuro Chichi e Goten, così che lui non ne soffrisse. Deve andarsene dalla donna che ama più di sé stesso così da non rovinarle la vita.
Ma la terrà d’occhio, anche se da lontano, e la proteggerà al meglio delle sue capacità. Se fosse stato in grado di stanarli avrebbe già ucciso tutti gli Spettri del Nord, dal primo all’ultimo senza alcuna esclusione. Ecco, quest’ultimo pensiero ha fatto in modo che la sua scelta si rimarcasse ulteriormente: un uomo incapace di provare pietà verso chi realmente non c’entra niente, verso chi è rimasto coinvolto e al massimo è solo vittima di soprusi, unicamente perché la sua donna è stata ferita ripetutamente, come può educare la creatura che è stata designata come portatrice di luce? Non può farlo, ecco la risposta.
Per tutti questi motivi adesso sta finalmente tornando a casa. Quella grande, calda e accogliente casa che era arrivato in breve a considerare sua, loro. Doveva essere il loro rifugio, il loro porto sicuro, invece adesso si è violentemente e forzatamente trasformata in un’abitazione come un’altra e ci sta andando non per trovarci riparo e conforto ma per prendere le proprie cose.
La finestra di quella che era la loro camera da letto è aperta, indice che c’è qualcuno. Qualcuno che lui sicuramente non vuole vedere, perché sarà solo l’ennesima pugnalata al cuore. Vuole bene a quegli spostati, tutto sommato. Gli piace la loro energia travolgente, il loro non volersi arrendere, il loro rialzarsi anche quando la situazione è più che tragica, il loro stringere i denti e tirare avanti nella speranza di un futuro migliore. Gli piace la loro allegria, il loro volerlo coinvolgere nelle loro follie, il loro tenerci tanto ad un’amicizia nuova ed insolita come la loro.
Non lo credeva possibile, soprattutto perché li ha sempre considerati solo ed unicamente invadenti, ma adesso si rende conto che sono amici, che pure lui è affezionato a loro e che l’idea di dover troncare i rapporti gli fa più male del previsto.
Entra dalla finestra sforzandosi di non fare il minimo rumore. Prenderà giusto un paio di cose e poi scapperà di nuovo, magari rifugiandosi su qualche isola finché non sarà sicuro che avranno mollato la presa. La sola idea, però, gli fa rivoltare violentemente lo stomaco.
Un tonfo sordo sulle scale lo fa un poco trasalire, ma prima che abbia davvero il tempo di lanciarsi fuori dalla finestra per evitare ogni difficile contatto, la testa di Mordecai fa capolino dalla porta, i capelli castani più scompigliati del solito, gli occhi caramello sono incredibilmente stanchi, ma un sorriso raggiante gli increspa comunque le labbra.
Deludere lui sarà più difficile di quanto non immaginasse, soprattutto ora che gli sta sorridendo in quel modo.
«Ehi, bello! Come butta?»
Rimane in silenzio per qualche istante, Radish, col borsone ancora vuoto poggiato sul letto al suo fianco che parla per lui. Per un folle, misero istante spera davvero che il più giovane lo prenda e lo distrugga per impedirgli di andarsene, che s’impunti come solo lui sa fare e faccia una tragedia per trattenerlo. Ma è una speranza vana la sua, lo sa, perché Mordecai non è il tipo di persona che trattiene gli altri, neanche quando le ama con tutto sé stesso.
«Ho sentito un rumore strano. Che è successo?» Domanda con voce priva di emozione, gli occhi fissi sul borsone.
«Mi era caduta la maglietta.» L’ha notato pure Mordecai, lo si capisce dal tono curiosamente spento. Tutto il branco sa dei recenti avvenimenti, sanno del suo allontanamento - come l’ha definito Darko, mentre molti usano proprio il termine “fuga” -, sanno che ha lasciato Sherry da sola, ma almeno lui non gliene fa alcuna colpa. Non vuole immischiarsi, non vuole giudicare. Non lui, per lo meno. La faccenda di Bree gli preme molto di più di un suo momentaneo cedimento. Momentaneo, esatto, perché Mordecai non vuole credere che avrà veramente il coraggio di provare a rompere un rapporto come quello che ha con Sherry. Non ci vuole credere e non lo fa, in barba a ciò che dicono molti altri.
«A meno che la tua maglietta non sia fatta di piombo, non dovrebbe fare quel rumore.»
«È vero, ma c’ero io dentro!» Gli sorride più che può, cerca di mostrarsi il solito Mordecai di sempre, quello con la battuta pronta che strappa sempre un sorriso, ma si rende conto che serve davvero a poco. Radish a malapena lo sta ascoltando.
Micah, dal piano di sotto, si è trascinato stancamente da loro per sorreggere il fratello, sicuro che prima o poi avrà un vero cedimento. La morte di Sherry è stata per lui un qualcosa di davvero terribile da sopportare, tanto che ha voluto per forza passare la notte da Fern e dormire nel suo letto come quando era piccolo e sognava il suo gemello, Malacai. Ha avuto bisogno della sua mamma come forse non ne aveva mai avuto prima e questo, per Micah e gli altri, è stato un segnale molto forte. Segnale che si è trasformato in un sonoro e spaventoso allarme quando, dopo aver appreso quanto accaduto con Bree, è esploso per la rabbia e si è battuto ferocemente contro chiunque provasse a placarlo. Pure River, uno degli Alpha più forti della tana, c’è rimasto ferito e Darko, dall’alto della sua esperienza e con davvero pochissima pazienza a disposizione, ha dovuto quasi strangolarlo pur di fargli abbassare la cresta.
Mordecai non ha mai fatto così, Micah lo sa bene e per questo adesso non se la sente di lasciarlo solo. Oltretutto lui è rimasto senza Bree, non può raggiungerla senza che i più estremi lo seguano per farle del mare per vendicare il torto inflitto a Sherry, quindi è anche lui ad aver bisogno del fratello.
Quando poi si rende conto di cosa sta realmente accadendo in camera, prova a metterci una pezza a modo suo. Perché Mordecai non trattiene le persone, lo trova assai stupido e spesso controproducente, ma Micah un tentativo, di tanto in tanto, lo fa.
«Bro, hai un aspetto dimmerda!» Scherza con un ampio sorriso in volto, nascondendo così il proprio disagio e il proprio dolore di fronte a quel borsone aperto. Lo avvicina con passo svelto e gli avvolge le spalle con un braccio, strattonandolo in avanti «Vieni a mangiare qualcosa, su.»
Radish non vorrebbe farsi condurre al piano di sotto, verso la sala da pranzo, perché sa che sarà solo più doloroso allontanarsi, ma non riesce a farne a meno. Quella gente, in qualche strano e assai contorto modo, sono diventati parte di lui, della sua nuova, grande, chiassosa ed improbabile famiglia e per questo l’idea di voltar loro le spalle è estremamente difficile da mettere in atto.
Quando poi entra nella sala da pranzo e nota gli sguardi dei presenti, non può fare a meno di sentirsi una merda. Maddox e Major, pieni di nuove cicatrici e con l’aria di chi non chiude occhio e non si ferma da giorni, gli sorridono appena, troppo stanchi per qualsiasi altra cosa; River lo guarda con aria delusa, così come Glover e Willem. Quando poi i due abbassano gli occhi, incapaci di continuare a guardarlo senza sbottargli contro, per Radish è come un pugno in pieno viso. Un po’ come lo sono tutti quelli che, senza dire una sola parola, si alzano e se ne vanno. La vedono molto diversamente da Mordecai, sono convintissimi che li abbandonerà, che abbandonerà Sherry in un momento tanto delicato e triste, e per questo si sentono oltremodo feriti, tanto da non volergli stare vicini.
Mentre loro gli fanno male al cuore, c’è qualcuno che ha la capacità di metterlo come in allarme.
Non ha mai creato un grande rapporto con Pip, che in quei mesi è stato piuttosto assente, ma vedere il disprezzo vero nei suoi occhi gli fa lo stesso uno strano effetto. Non lo guardò in quel modo neanche al loro primo incontro, quando capì che sicuramente aveva una relazione con la sua amica fraterna pur non appartenendo alla loro specie.
«Che sono quei musi lunghi?» Butta lì Micah, prendendo una sedia e sedendosi in modo scomposto. È stanco morto, non ha quasi più le forze per reggersi in piedi e il riposo è ancora ben lontano.
Vegeta aveva proposto a loro quattro per primi di allenarsi a coppie nella Stanza dello Spirito e del Tempo, spiegando loro le sue uniche e utilissime particolarità, ma si sono trovati costretti a rifiutare l’offerta. Buttare una coppia di Spettri in un luogo simile, dove non potranno mai cacciare per un periodo tanto lungo, equivale semplicemente a portare il soggetto alla pazzia più profonda, a ridurlo davvero ad una bestia rabbiosa che attaccherà anche i propri piccoli una volta uscito e che non potrà mai più essere recuperato.
Il Principe ha dovuto per forza accettare la risposta e li ha allenati ancor più duramente perché non può sopportare che degli allievi suoi possano fallire. Ci sta mettendo davvero del suo nei loro allenamenti, li sta come plasmando a proprio piacimento in attesa di poter fare altrettanto col figlio, e un loro secondo fallimento è impensabile. Anche perché, tutto sommato, un poco gli vanno sul serio a genio e gli dispiacerebbe vederli morire.
A causa di tutto questo, il branco si ritrova a dover costantemente sorvegliare i territori, uccidere i pochi invasori che cercano informazioni e continuare ad allenarsi ancor più duramente, tutto insieme. Stanno pure affinando le loro doti recitative perché talvolta rimandano indietro un paio di Segugi gravemente feriti con notizie false, giusto per provare a pararsi ulteriormente.
«Stiamo aspettando la pizza da tipo cinquanta minuti… penso che avrei fatto prima ad impiantarmi un utero, fecondarmi e avere un bambino.» Borbotta Glover, che malgrado tutto non se la sente di voltare le spalle a Radish. Capisce che la notizia deve essere stata devastante per lui, soprattutto perché è stata uno shock clamoroso pure per loro che ne sono totalmente estranei, motivo per cui vuole dargli il beneficio del dubbio. Uno della sua razza non si sarebbe sforzato così tanto se non fosse più che pazzo d’amore per la sua compagna, quindi è strano che voglia allontanarla sul serio. Deve essere solo maledettamente spaventato, ma forse, tutti insieme, possiamo rimetterlo in carreggiata.
«Possiamo evitare l’argomento bambini?! E che cazzo…»
Ma forse mi sbaglio, pensa abbassando di nuovo la testa con un sospiro, alzando poi gli occhi su Major quando lo sente parlare con stizza e strafottenza.
«Oh, poverino! Ha scoperto che metterà su famiglia con una donna fantastica che lo ama più di sé stessa. Che brutto destino lo attende…» Mette su pure una faccia corrucciata e desolata per sottolineare la presa in giro, diventando poi di colpo serio e gelido come non era mai stato nei suoi confronti.
«Non sono in vena, Maj. Stai molto attento.»
Neanche lui è in vena però. Ha rischiato di perdere Dom, le sue bambine, sua cognata e i suoi nipoti, dannazione! Ha rischiato tanto, troppo, e dei suoi amici non hanno semplicemente rischiato, rimanendo con un vuoto atroce nel cuore, e lui ha pure la faccia tosta di comportarsi come sta facendo di fronte a tutti loro.
Radish in qualche modo lo capisce e molla subito la presa, abbassando per un istante lo sguardo e passandosi una mano dietro al collo. Deve separarsi da loro, è vero, ma per un motivo che non riesce a spiegarsi preferirebbe farlo senza prima prendersi a male parole.
«Lasciamo perdere… voi tutti come state?» Domanda stupida, probabilmente, ma cos’altro potrebbe chiedere? A giudicare dalle loro facce, comunque, sa già da sé che “bene” è da escludersi.
«Si tira avanti.» Afferma debolmente Willem, che vorrebbe solo rimanere rintanato in qualche buco con Viper e i cuccioli. Hanno perso Oliver, l’orfano di Jesse e Randeen che avevano da poco adottato, ed anche Giselle, la piccola Mezzosangue che aveva una folgorante cotta per Radish. Ha bruciato i loro corpicini martoriati come vogliono le loro usanze, ma non ha ancora avuto modo di piangerli come vorrebbe. E Viper, la sua adorata Viper, è rimasta sconvolta dal dolore, tanto che adesso risulta difficile farla mangiare.
«Sembra che tu abbia scordato chi siamo.» Afferma a denti stretti River, gli occhi azzurri ridotti a due fessure. Gli ha lasciato campo libero, ha deciso di mettersi sotto il suo volere per aiutarlo e la prima cosa che ha ben pensato di fare è stata pugnalare tutti quanti, Sherry in primis. «Ci sono due cose in cui tutti noi siamo davvero molto bravi: fare festa—»
«E rialzarci sempre.» Conclude per lui Maddox, cercando di annientare ogni emozione. È stanco e provato, non dorme da giorni e si sta spaccando le ossa per migliorare in tempi da record per non dover più rischiare così tanto, ma la sensazione che tutto stia per esplodere malamente per la seconda volta lo abbatte sempre di più.
«Non preoccuparti per noi, abbiamo avuto direttive molto precise, sappiamo come cavarcela.» Afferma con un sorriso tirato Micah, dopo aver bevuto l’ennesima tazza di caffè doppio.
Solo adesso Radish si accorge di quattro nuove e sottili cicatrici che dal collo gli scendono giù sul petto, indice che deve essersela vista brutta almeno per qualche istante.
«Se passi alla tana, fai un saluto a Darren. Sono sicuro che gli farà molto piacere rivederti!»
Mordecai gli mette sotto al naso una confezione di donuts con la glassa bianca, ma il Saiyan rifiuta senza neanche pensarci. In realtà ha fame, parecchia anche, ma in questo momento non se la sente neanche di mangiare, troppo preso da nuovi interrogativi.
«Perché non lo avete fatto fuori?»
«Volevamo qualche informazione, ma il coglione non sa niente. Lo teniamo in vita solo perché Sherry ha ordinato così.» A Major adesso fa davvero piacere vedere quell’ondata di dolore nei suoi occhi. Il suo piacere però non è dettato dalla cattiveria o dal suo innato sadismo ma dalla nuova e meravigliosa consapevolezza che no, il pensiero di Sherry non lo lascia affatto indifferente come molti hanno preso a sostenere. Soffre per lei, soffre in un modo che loro forse neanche conoscono, e si sta sforzando con tutto sé stesso sia per nasconderlo a loro sia per negarlo a sé stesso.
Qual è lo scopo, Saiyan? A cosa stai puntando?!
«Si è svegliata?» Domanda con voce un poco spezzata, il cuore che improvvisamente batte più velocemente. Perché non mi sono accorto di niente? Avrei dovuto sentire la sua aura… perché non la sento?!
«Già!» Trilla con allegria Mordecai, realmente entusiasta all’idea che tra poco, almeno lo spera, potrà finalmente riabbracciare la sua pazza e incosciente sorella-zombie «E se n’è andata dall’isola di Muten, ma non sappiamo dove. Questi stronzi non vogliono dircelo!»
Per quanto sia davvero felice di saperla fuori pericolo e al sicuro, Radish non riesce a sentirsi sereno come dovrebbe, perché sa che se dovessero incontrarsi lui non riuscirebbe più a separarsene come si è ripromesso.
«Quindi presto tornerà a casa…» Mormora più a sé stesso che agli altri, inconsciamente spaventato anche dall’idea che possano sentire l’assordante rumore del suo cuore che si spezza ancora di più mentre si rigira per tornare dal borsone abbandonato in camera da letto.
«Ehi, che ti prende?» Gli urla dietro Mordecai, il cui cuore è a tanto così dallo spezzarsi anche maggiormente di quello del Saiyan.
Da bambino ha perso i suoi genitori, suo fratello e tutto il loro piccolo branco. Li ha persi tutti, uno dopo l’altro, ed è sopravvissuto un po’ perché è tenace come pochi altri al mondo e un po’ perché ha avuto la fortuna di incontrare Maddox, Micah e Major. Con loro ha poi perso quello che, a conti fatti, era diventato come un padre adottivo, il marito di Fern. Non hanno potuto fare niente per lui come non hanno potuto fare niente per i loro fratelli e sorelle di sangue, motivo per cui si sono ripromessi di non perdere mai più un membro della famiglia, di lottare per essa a qualsiasi costo. Con Sherry è andata bene, tutti e quattro hanno tirato un gran sospiro di sollievo, ma perdere Radish…
Loro tre sanno che considerazione Mord ha del Saiyan, non l’ha certo mai nascosto a nessuno, e non vogliono assolutamente pensare a quanto soffrirà quando lo vedrà andare definitivamente via.
Si aspettavano di vederlo corrergli dietro, fosse stato anche solo per abbracciarlo un’ultima volta, ma Pip ha deciso di spiazzarli tutti quanti scattando in piedi con un tale impeto da ribaltare la sedia e gli è corso dietro come una furia, gli occhi accesi del giallo dorato dei Segugi.
Non hanno un gran rapporto loro due, lo sanno tutti e non è certo mai stato un problema, e Pip non è mai stato particolarmente impetuoso, per cui vederlo scattare così non ha fatto altro che incuriosirli, motivo per cui tutti e sette gli corrono subito dietro, trovandolo davanti alla camera da letto con le lacrime agli occhi.
«Sei un codardo del cazzo!» Urla con voce arrochita dal pianto e dalla rabbia, non indietreggiando di un millimetro neanche davanti all’espressione alterata del Saiyan.
«Come hai detto, prego?» Sibila a denti stretti, riuscendo a trattenersi dal prenderlo a pugni senza neanche sapersi spiegare come.
«Ho detto che sei un codardo del cazzo! La vita è fottutamente breve e tu preferisci negarti la bellezza di essere amato così profondamente e di amare così tanto a tua volta solo perché hai paura che nasca un bambino da questo amore! Cazzo, hai la fottuta idea di quanto diavolo tu sia fortunato?!»
Non lo hanno mai visto così fuori di sé. Di motivi per esplodere gliene hanno dati assai negli anni in cui hanno vissuto insieme, eppure Pip è sempre rimasto calmo. Il massimo che faceva era mostrare e sbattere i denti, per poi rigirarsi e correre via per farsela passare da solo. Non è attaccabrighe di natura ed è per questo che ha attirato subito lo sguardo di Jane e ne ha poi conquistato il cuore. Ma allora perché infervorarsi così tanto? Perché scoppiare proprio adesso? La risposta gliela dà proprio lui, che a stento riesce a trattenere le lacrime.
«Io non potrò mai avere dei figli miei, sai? L'ho scoperto qualche giorno e questo ha spezzato il cuore anche a mia moglie. Sennò perché adottare immediatamente tutti i cuccioli rimasti orfani dopo l’attacco?»
Questo non se lo aspettavano di certo, non dal momento che uno Spettro sterile è eccezionalmente raro. Succede unicamente con i Mezzosangue a causa del sangue talvolta “difettoso” della loro parte umana e non c’è rimedio. Non c’è neanche modo di capirlo se non tramite gli esami per l’infertilità che ovviamente avvengono solo in seguito allo scambio del Morso. Succede sia ai maschi che alle femmine e, qualsiasi sia stato il loro ruolo all’interno del branco prima del verdetto, verrà marchiato irrimediabilmente come Freak e, in genere, allontanato dal branco.
Questo ovviamente non sarà il caso di Pip, non con le nuove leggi di Sherry che aboliscono questo comportamento, ma possono capire benissimo quanto questi si senta male adesso, quanto il ripudio di Radish per la paternità lo offenda.
«Quindi cosa cazzo stai facendo?! Non sta scritto da nessuna cazzo di parte che dobbiate concepirlo tra una settimana, un mese o che so io! Lo farete quando sarete pronti perché è normale che le cose vadano così quando si hanno tutte le possibilità per farlo!»
«Sì, ma stai calmo eh!» Gli urla di rimando Radish, che non ha alcuna intenzione di lasciarsi intenerire dai discorsi strappalacrime di Pip. Gli dispiace per lui e sa che con grandissima probabilità sta facendo la più grande stronzata della sua vita, ma sa anche di non poter fare altrimenti. Non lo capite che rimanendo condannerei sia Sherry che quell’ipotetico moccioso?! Cazzo, sforzatevi!
«Fottiti!» Gli urla di rimando Pip, voltandogli le spalle di scatto e correndo via. Non ha intenzione di rimanere in mezzo a nessuno di loro, di sorbirsi i loro sguardi compassionevoli, non ora che ha solo ed unicamente bisogno di correre a perdifiato fino a non avere più la forza di stare in piedi.
«In effetti il suo è un problema assai peggiore del tuo.» Borbotta River mentre si avvicina con calma al Saiyan, porgendogli con poco interesse una delle sue tante magliette scure che usa soprattutto per gli allenamenti.
«Davvero, Fiocco? Vogliamo fare paragoni del cazzo proprio adesso?!»
«E tu vuoi davvero rovinarti la vita solo perché hai paura?»
È così schifosamente impassibile che Radish teme che abbia subìto un qualche danno neurologico. Sennò quando mai River lo guarderebbe con un’espressione tanto serena?
La verità è che l’Alpha ha capito le sue intenzioni, ha capito le sue paure e la sua convinzione che andandosene aiuterà anche Sherry, e sa bene che sarebbe inutile sforzarsi tanto per provare a convincerlo del contrario. Può fare solo due cose per lui, ovvero continuare ad aiutare e proteggere Sherry come ha sempre fatto e, non da meno, metterlo al corrente di un piccolo pensiero che gli ronza per la testa da quando ha appreso quella strana e sconvolgente notizia.
«Per quanto mi costi ammetterlo e per quanto possa valere, sappi che per me saresti un buon padre.»
Ormai Radish può dire di conoscerlo abbastanza. Sa quando dice qualcosa per ferire o per prenderti semplicemente in giro, ma non è questo il caso. È profondamente sincero, lo capisce da come lo sta guardando dritto negli occhi. Sta ammettendo un qualcosa in cui lui invece non crede, un qualcosa che, in altre circostanze, mai avrebbe detto ad alta voce.
«Tu non ti rendi conto di quello che sei e quello fai, vero? Consideri te stesso solo ed esclusivamente un guerriero perché quel paraocchi invisibile che indossi non ti permette di vedere tutto il resto. Ma io ho avuto modo di vederlo, malgrado ciò mi abbia fatto incazzare ed impazzire per anche troppo tempo.» Verità assoluta, non potrebbe essere più sincero. Pur sapendo che di fronte a lui compiva gesti o diceva cose studiate a posta per ferirlo e farlo corrodere totalmente dalla gelosia, River ha potuto osservarlo anche quando non se ne rendeva conto. Ed è in quei gesti e in quelle parole che ha potuto ammirare la verità, è in quei frangenti che ha capito davvero di non poter vincere. Ed è per quei momenti che non riesce veramente a credere che voglia abbandonarla sul serio.
«Sei attento e affettuoso con la tua compagna; sei anche fedele, sincero e premuroso. Sei forte e autoritario con i membri del branco, ma al tempo stesso sei loro amico. Li tieni in riga, ti assicuri delle loro condizioni, li proteggi con la tua forza e cerchi di insegnare loro come stare al mondo, come difendersi senza commettere errori stupidi. Questo è ciò che fa un padre, o almeno quello che dovrebbe fare.» Nel dirlo si ritrova un poco a sorridere perché, tutto sommato, quelli sono gli atteggiamenti che più volte ha visto compiere a suo padre. Perché, per quanti difetti Greywind possa avere, non ha mai fatto niente di meno di quello che ha elencato, trattando con amore e rispetto ogni figlio, bastardi compresi. Li ha addestrati, gli ha insegnato a stare al mondo, a difendersi, a valutare le situazioni così da evitare rischi inutili. Ed ha amato, seppur a modo suo, ogni donna con la quale è stato, rispettandola e mettendo con lei in chiaro i termini del loro rapporto sin da subito, non facendole mai mancare niente ed aiutandola anche una volta che la relazione è poi terminata. Greywind, alla fine dei conti, non è solo un buon Re ma è anche un buon padre… e River rivede qualcosa di lui in Radish, con la differenza che, forse forse, potrebbe pure fare di meglio.
Radish non era assolutamente preparato a tutto questo. Si aspettava delle sfuriate vere, di essere trattenuto magari con la forza, di veder volare i mobili assieme alle bestemmie, e invece si è ritrovato con gli occhi lucidi di Mordecai, i suoi sorrisi distrutti che tentavano di mascherarne il reale dolore, e una confessione inaspettata da River.
Non ce la fa, non più. Sente che rimanendo in quella stanza anche un minuto di più, manderà tutto al diavolo e non è minimamente certo che possa essere la cosa migliore. È per questo che molla la sacca e salta fuori dalla finestra, volando il più velocemente possibile. Non sa nuovamente dove andare, ma in questo momento ogni posto è sicuramente migliore di quella casa.
Ti prego, perdonami… perdonatemi tutti.


Sherry è sempre stata il genere di ragazza che gira in città con vestiti comodi, come jeans e t-shirt un poco anonime, anfibi ben stretti alle caviglie e, talvolta, una giacca di pelle. Niente fronzoli, niente gioielli o accessori che la valorizzassero. Il massimo che teneva come accessorio era un revolver nel retro dei jeans e un coltello negli anfibi, decisamente per il puro divertimento di poterli usare su qualcuno che non per eventuale difesa personale.
È sempre stata un poco anonima, non si è mai sentita a suo agio con gli abiti griffati, le scarpe luccicanti e vistose collane ad ondeggiare sul petto. Quella sottilissima di Fern le è sempre bastata e avanzata.
Ma oggi ha deciso di vivere la più bizzarra Vigilia di Natale della sua vita, in stretta ed unica compagnia del fratello maggiore e dei soldi dei suoi generosi, seppur ignari, ospiti.
Per la prima volta in vita sua si è divertita - anche grazie agli antidolorifici - a provare un numero imbarazzante di vestiti e a sfilarci per gioco davanti al fratello, arrivando alla scelta definitiva solo dopo una ventina di vestiti differenti. Un maxi dress in fantasia tie-dye che degrada dal rosa al magenta realizzato in pura seta, con una linea frusciante e sciolta con scollo all'americana e design a portafoglio che si allaccia sul lato. Con la sua lunghezza rasoterra va di pari passo con i sandali alla schiava dorati che ha scelto, anche per la scarsa varietà di scarpe senza tacco che aveva a disposizione; su consiglio del fratello, poi, ha aggiunto un bracciale e una collana dal design scultoreo e geometrico composto da quattro fili connessi tra loro con un gancio in ottone placcato in oro 22 carati. Come ultimo tocco ha aggiunto degli occhiali da sole squadrati con lenti fumé.
Decisamente una Sherry tutta nuova e tirata a lucido come forse non è mai stata.
Everett ha invece optato per un completo in lino composto da pantaloni kaki e camicia bianco panna, una cintura in pelle marrone, occhiali da sole scuri a goccia e un orologio d’epoca con cassa 42mm, con quadrante e bracciale in cuoio blu. Più semplice e discreto rispetto a Sherry, ma non per questo dà meno nell’occhio per le vie di El Matador Bay.
El Matador Bay Beach è infatti “solo” un tratto ininterrotto di 3 chilometri di sabbia bianca, acqua turchese brillante, palme da cocco e alberi di uva marina. I viaggiatori possono godersi il cielo azzurro e l’aria fresca, fare snorkeling tra le scogliere poco profonde e assaggiare del delizioso pesce fresco, tutto dal comfort di una tra le spiagge più belle del mondo.
El Matador Bay è invece la piccola cittadina adiacente alla spiaggia, non certo da meno in quanto a bellezza e notorietà: famosa per i locali notturni, i ristoranti e i negozi di lusso, ha un grande via vai di turisti facoltosi pronti a fare spese e a godersi la bella vita. Ed Everett non può essere certo considerato da meno.
Se nella vita non avesse sempre dovuto nascondersi, è piuttosto certo che avrebbe tirato su un vero e proprio impero malavitoso e avrebbe trascorso ciò che rimaneva della sua solitaria esistenza nel lusso e nell’agio più sfrenati. Li avrebbe certamente condivisi volentieri con la vivace sorellina, per quanto questa abbia dato prova di non essere poi troppo interessata a questo stile di vita. Sa però goderselo, e questo gli fa piacere.
Quelli come loro possono essere anche questo, ma in pochi l’hanno appreso in pieno: malgrado l’indole aggressiva, il loro essere schivi nei confronti di qualsiasi essere non appartenga alla loro specie, possono comunque fondersi e adattarsi perfettamente ad ogni ambiente gli si pari davanti, compreso quello di una facoltosa giovane coppia pronta a fare spese folli in vacanza.
Le loro però non sono spese normali, no: Sherry ha voluto quanti più addobbi natalizi possibili ed ha saccheggiato i più grandi negozi della piccola cittadina. Un albero incredibilmente grande e già addobbato, complementi di arredo di ogni genere e di dubbia utilità, due grandi schiaccianoci alti un paio di metri, ghirlande, bastoni di zucchero alti fino al suo fianco, un Babbo Natale con annesse slitta e renne, e molto altro. In fondo che Natale è senza addobbi?
Everett, dopo aver sventolato i soldi, ha ordinato che venissero portati direttamente alla loro abitazione, rimanendo indifferente ai mugugni infastiditi e ai piccoli ma coloriti insulti che gli hanno rivolto alle spalle. Indifferenza che sfogherà più in là, dal momento che la sua brillante mente ha registrato alla perfezione i loro volti e i loro odori. Impareranno a loro spese cosa significa insultare uno Spettro del suo calibro, soprattutto in un momento tanto complicato e delicato.
Adesso, dopo una veloce passeggiata in riva al mare dove hanno sorseggiato un rinfrescante cocktail analcolico e scattato diverse foto ricordo, siedono in un delizioso ed intimo bar sul limitare della spiaggia.
Per due Spettri del Nord, El Matador Bay Beach non è il rifugio ideale poiché ci sono sempre almeno 27°C e 320 giorni di sole all’anno, ma adesso è facilmente sopportabile grazie al lieve venticello che gli accarezza la pelle e per il gelato che stanno gustando. Soprattutto per quello, in realtà.
Sherry l’ha dovuto pregare non poco per riuscire a convincerlo, poiché la sua alimentazione dovrebbe essere quanto più salutare possibile in quel momento, ma sfoggiando la sua solita espressione da cucciolo bastonato alla fine ha vinto: tre palline di gelato allo yogurt e cocco guarnito con top al cioccolato servito direttamente in una noce di cocco per lei, tre palline di gelato al caramello con scaglie di cioccolato fondente e bianco su un biscotto di cialda con foglioline di menta per lui.
In un certo senso Darko è stato un tutore assai migliore per Everett perché non si lasciava convincere per niente al mondo, costringendolo ad un’alimentazione ferrea, quanto più movimento forzato possibile e, soprattutto, la totale assenza di antidolorifici. Il lupo dovrebbe poter agire senza alcuna interferenza esterna e certo dei medicinali umani lo sono. Ma Everett non poteva tollerare di sentirla soffrire, di vedere il suo volto contrarsi per il dolore che lui stesso ha dovuto provare anni prima, così ha ceduto.
È però stato molto cauto ed ha preso tutte le misure di sicurezza possibili prima di portarla fuori, a partire dal liquido capace di nascondere il loro odore a fiuti indesiderati e riempiendo entrambi di dolcissimi profumi dall’aria costosa. Per quanto a lui stesso piacciano le agiatezze sin da piccolo, non riesce ancora a capire perché gli esseri umani usino certi trucchetti per modificare il proprio odore. Passa il deodorante, ma il profumo? Non lo capisce. È così fastidioso per chi ha il naso sensibile come loro, possibile che per loro sia solo tanto piacevole? Chiaramente una razza inferiore sotto tutti gli aspetti.
Alza gli occhi quando Sherry, senza dire una parola, allunga la mano e gli ruba un cucchiaino di gelato, stando attentissima a prendersi pure una scaglia di cioccolato bianco.
Ha i capelli bicolore un poco arruffati dal vento, con gli occhiali scuri che glieli tengono lontani dagli occhi; il leggero trucco che si è applicata sul viso per “dare un tocco di classe in più” sta cominciando a sparire, lasciandole una lieve ombra scura attorno agli occhi e le guance sono un poco arrossate dal sole. Ha pure una piccola patacca bianca sul labbro superiore, ma non glielo dice. Le dà un’aria infantile per lui davvero carina.
«Sei uno splendore.» Afferma di slancio con un lieve sorriso ad increspargli le labbra.
Sherry ridacchia di rimando, reclinando la testa di lato: «Perché sono truccata.»
«Ti ho vista dormire con la bocca aperta, senza trucco, i capelli più incasinati delle nostre vite messe assieme e non ho notato nessuna differenza.»
Si guardano dritto negli occhi per qualche secondo, in silenzio, e Sherry alla fine si lascia andare ad un sorriso più luminoso del precedente e si siede in modo più composto, ringalluzzita. Decisamente Everett sa come tirare su il morale ad una ragazza, malgrado questa ragazza senta che tutto ciò a cui tiene si sta sgretolando nelle sue mani senza che abbia alcun modo per sistemarlo.
Non sono state rare le volte in cui ha pensato a Bree, durante la giornata, ed ogni volta è stata come una pugnalata dritta nello stomaco. Si domanda come stia, dove sia andata, se qualcuno dei suoi ha deciso di seguirla, se un domani troverà un modo per appianare la situazione e toglierla da un guaio simile. Non riallaccerà il rapporto, dubita di esserne capace dopo il suo operato, ma vuole comunque fare qualcosa per quella che può essere considerata una lunga ed infida condanna a morte, quanto meno in nome dell’amicizia che le ha legate per venticinque anni.
«Se l’intento è tirarmi su di morale, sappi che ci stai riuscendo.»
Giocherella un poco col gelato che, neanche troppo lentamente, si sta sciogliendo nel biscotto di cialda e, un poco a malincuore, decide di mettere fine alla loro piccola gita. Sherry ha bisogno di riposo, è chiaro pure dalla stanchezza che legge nei suoi occhi e che lei non ammetterà mai, così pensa bene di buttare lì un’innocua proposta che spera la convinca subito. Ricorda che anche Darko provava con questi sciocchi espedienti, ma anche che lui non ci cascava neanche per sbaglio. Al tempo sapeva benissimo che l’amico voleva unicamente aiutarlo e prendersi cura di lui in un momento tanto precario, ma il suo orgoglio gli impediva categoricamente di renderglielo facile.
Ora che ci faccio caso, pensa con una punta di sorpresa, i Beta sono molto più pratici e svegli dei Sovrani che seguono. Jäger e Apophis, Mezcal e Darko, Maekhong e Luther, Aberlour e Kob…
Storce un poco la bocca all’idea che non solo siano stati tutti Sovrani del Nord quelli da ricordare tanto negativamente, ma anche che siano tutti parenti suoi! Ma poi eccoli lì, due nomi che gli erano scioccamente sfuggiti: Blacklake e Cassius! Chissà se presto anche i vostri nomi si aggiungeranno alla lista? Beh, ovvio che sì, anche se in modo assai diverso rispetto ai vostri predecessori. Pure noi due ci finiremo sicuramente!
«Ho notato che nella villa c’è una cosa che so essere tipo una tua strana tradizione natalizia. Una cosa che non ho mai visto…» Meglio pensare a questa scemenza che agli Spettri del nostro orrido albero genealogico.
Fa appena in tempo a partorire questo pensiero che deve subito sostituirlo con la consapevolezza che la sua proposta è assai gradita. Lo capisce dal luccichio negli occhi della sorella, dal grande sorriso entusiasta che le si apre in volto e dalla strana sensazione che sta provando dentro. Non sa identificarla con precisione, ma sente di poterla ricondurre in qualche modo al disagio. In fondo quando uno di quei cuccioli tutti matti lo guardano in quel modo - lei in particolare -, significa che sta per affrontare un qualcosa da considerarsi in buona parte spiacevole.
«Che stiamo aspettando?!»


Per quale motivo si sia rifugiato al parco non lo sa. Tra tutti posti in cui poteva andare, in tutti i buchi più dispersi sul globo, lui è andato ad infilarsi in uno spazio aperto e rimane in bella vista su una panchina.
Non ha idea del perché e addossa tutta la responsabilità alla stanchezza che si porta dietro e che gli impedisce di fare altri grossi spostamenti, perché sennò si renderebbe troppo conto di essere lì in attesa di un qualche segnale, un qualcosa capace di fargli capire chiaramente che sta commettendo il più grande errore dell’Universo.
È ridicolmente assurdo come uno passi la vita a costruirsi barriere intorno per sentirsi al sicuro e poi basti una folata d’aria improvvisa per farle cadere. Di certo Radish non pensava che potesse capitare a lui.
Conquistava pianeti per lavoro, uccideva anche per divertimento, e ora gli sembrano cose lontane, stupide, quasi un passato che non gli appartiene veramente. Perché non si sente più quella persona ormai, quel Saiyan è morto anni fa. Lui ormai si sente davvero il Capitano degli Spettri delle Terre di Nessuno, il maschio dominante del branco, il compagno della loro Regina. Della sua Regina.
Ma ci sono due problemi con questa sua realtà. Problemi ai quali non ha idea di come porre rimedio.
Il primo riguarda sicuramente quella maledetta profezia. Come potrà vivere serenamente l’intimità con Sherry con l’idea che al minimo errore potrebbe nascere un bambino così tanto atteso e desiderato? Come potrebbe vivere serenamente con l’idea che questo bambino possa deludere le aspettative generali per colpa sua, per il suo non essere un buon padre?
Ma a questo problema potrebbe anche trovare una soluzione se ne parlasse con Sherry… solo che è proprio qui che sorge il secondo problema: vorrà parlargli ancora dopo averla abbandonata in un momento del genere? Non ne è per niente sicuro. Certo, ciò che li lega è un qualcosa che, da quel che ha capito, va ben oltre loro, un qualcosa che non possono controllare, ma dopo una simile cattiveria come potrebbe farlo rientrare nella sua vita? È orgogliosa e testarda, la sua bambolina, e certamente il suo comportamento non le sarà andato giù.
Deve anche mettere in conto, però, che avrà le palle assai girate per tutti i precedenti avvenimenti, che avrà la mente totalmente occupata dall’ingombrante pensiero di Jäger e, forse, sarà ben più affranta dal tradimento di Bree.
Forse, e questo lo spera davvero, potrebbe essere così giù di morale da non voler proprio badare al suo comportamento. Non in un primo momento almeno, cosa che gli darebbe il tempo necessario per rabbonirla quel tanto che basta per non farla esplodere per la rabbia in seguito.
Ma per testare questa ipotesi sa di aver bisogno di un piano d’azione efficace, un qualcosa che gli dia la possibilità di parlarle senza che, come minimo, provi a sparargli in faccia. Non che così sia capace di fargli del male, solo che lo urterebbe parecchio, finirebbero con lo scannarsi a vicenda e ogni proposito finirebbe fuori dalla finestra.
No, decisamente non può presentarsi così e sperare che tutto vada bene. Ma cosa fare? E poi cosa dire? Perché ormai l’ha capito, con le parole può rabbonirla quel tanto che basta da renderla quasi innocua e poi tutto si sistema da solo.
Ma non ha idea di niente, adesso, così rimane seduto in disparte, studiando l’umanità che lo circonda.
Il suo sguardo cade prima su due ragazzi forse ventenni, che si dividono un gelato, approfittando di ogni morso al cono per baciarsi, lasciandosi patacche in faccia a vicenda.
Li taglia fuori dal suo campo visivo e stavolta, in un certo senso, va anche peggio: ci sono due vecchietti che passeggiano, avranno ottant’anni, lui stringe un bastone e, da come gli trema il braccio, presume che abbia il Parkinson; lei è magrissima e piegata su sé stessa come una fronda di salice, il foulard in testa che le copre i capelli bianchi le fa sembrare il viso ancora più piccolo, ma si tengono per mano come due adolescenti e si guardano in un modo in cui tutti potrebbero dirsi fortunati ad essere guardati.
Dalle loro rughe, acciacchi e abiti dimessi si può dire che siano sopravvissuti a guerre, a malattie, a tempi duri, forse c’è stato un momento in cui non erano neanche più tanto sicuri di stare insieme, ma hanno superato tutto e ora sono qui, a tenersi stretti. È come se avessero chiuso una porta immaginaria per tagliare fuori il mondo dalla loro bolla, felici, nonostante tutto.
Nella sua impermeabilità emotiva, fino a qualche mese prima, queste scene gli sarebbero passate davanti senza che ci facesse caso, ma ora non può non sentirsi invidioso nel non avere ciò che loro hanno. È qualcosa che non si può toccare o vedere, ma ce l’hanno.
CHE CAZZO STO FACENDO?!
Scatta in piedi come se la panchina gli avesse ustionato il fondoschiena, ormai totalmente deciso ad andare a cercarla anche in capo al mondo senza nessun maledetto piano d’azione, senza nessun genere di discorso per la testa per rabbonirla. Andrà allo sbaraglio e proverà in ogni modo a convincerla ad entrare anche lei in una bolla con lui, ad allontanare tutto, compresa quella bizzarra entità che da secoli li vede genitori di un portentoso meticcio dal sangue blu.
Un clacson però riesce in qualche modo a bloccarlo, con i piedi già ad un paio di metri dal suolo. Le persone lo guardano come se fosse un mostro, ma a lui non importa assolutamente perché l’unica cosa sulla quale i suoi occhi riescono a concentrarsi sono i due sorrisi carichi di entusiasmo che Micah e Mordecai gli rivolgono.
Ennesima macchina da corsa rubata, ennesimo colore sgargiantissimo che pare urlare “guardatemi tutti, poveracci!”, ennesimo colpo di testa dei due svitati che lo aspettano trepidanti, prontissimi a mostrare a tutti che si stavano sbagliando.
Micah non voleva vedere il fratello tanto abbattuto e ha deciso di andare alla ricerca dei Radish. Aveva però bisogno di appoggio, così ha mobilitato i fratelli. Era necessario anche un qualcosa di più diretto, di più forte, qualcosa capace di far capitolare il prossimo, e quel qualcosa risponde al nome di Mordecai.
Sono saltati in macchina e sono schizzati in città seguendo puramente l’istinto. Fiutare la sua traccia odorosa era impossibile dal momento che era volato via, ma qualcosa suggeriva loro che, almeno sulle prime, si sarebbe rifugiato in un posto conosciuto. Una volta nei pressi del parco, Micah è riuscito a fiutarlo ed ha afferrato di scatto il volante, rischiando un frontale clamoroso. Ma a chi importa? A loro no di certo! Dovevano raggiungerlo prima che schizzasse via un’altra volta, dirgli che stava commettendo un errore e farlo ragionare come nelle volte in cui a loro veniva in mente qualcosa di stupido. E per “qualcosa di stupido” s’intende, per esempio, andare a cercare Jäger per ucciderlo.
Quello che però non si aspettavano era di vedere una nuova scintilla nel suo sguardo, e neanche di vederlo sorridere con aria così arrogante e strafottente.
Quando finalmente si avvicina abbastanza, l’andatura di nuovo terribilmente fiera e quel ghigno che tanto apprezzano appiccicato alla faccia, Micah lascia un poco scivolare sul naso gli occhiali a fiamma verdi, restituendogli il ghigno: «Quando si chiude una porta, si può aprire di nuovo, perché di solito è così che funzionano le porte.»
«Da quando sei così profondo?»
«Da mai, ho solo una buona memoria, la frase è di Einstein.»
Lascia ciondolare un poco la testa mentre si lega i capelli, segno che sta davvero per rimboccarsi le maniche e mettere su l’ennesimo dei suoi casini per riuscire nella propria impresa.
«Mi date un passaggio?» Non che ne abbia bisogno, sia chiaro, ma comprende che debba comunque farci davvero due chiacchiere prima di andare a cercare Sherry. In fondo è il maschio dominante, no? In quanto tale deve mostrare interesse per il branco ed ogni suo membro, malgrado ciò sia assai lontano dalla realtà. Senza contare, ovviamente, che un simile gesto potrebbe solo aiutarlo ad aggiustare il problema da lui creato.
«Salta su, Capitano!»


Se si sforza di tralasciare due grandi, enormi e fondamentali problemi, Everett si rende conto che la vita coniugale con Sherry non sarebbe stata poi una tragedia annunciata come se l’era immaginata.
È piena di vita e spiritosa, tenace, materna, dolce e vuole sempre evitare che si preoccupi sia per lei che per altri problemi. Lo protegge anche quando non ce n’è assolutamente bisogno perché è nella sua natura e lui non può far altro che apprezzarlo con tutto sé stesso. È pure riuscita a strappargli un paio di risate mentre guardavano quel film d’animazione che tanto le piace vedere la notte della Vigilia, The Nightmare Before Christmas.
La risata più grande è arrivata senza dubbio con una canzone: "Cos’è? Cos’è? Ma che colore è? " “IL TUO ZI’, BIANCO! PRENDI PER IL CULO?!”
Anche mentre legge un vecchio e grosso libro, adesso, gli viene di nuovo da ridere nel ripensare a quell’uscita, sputata con tanta enfasi. Se avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente ridoppiare in quel modo tutto il film, ma per amor suo si è trattenuta, lasciandosi solo andare a qualche battuta stupida mentre gli passava le dita tra i capelli, come quelle che avrebbe detto con gli amici.
Avrebbe tanto voluto farglieli incontrare o almeno chiamare in una serata per lei tanto importante, ma non ha potuto accontentarla. Se una sola informazione di troppo trapelasse da quell’isola non solo lei dovrebbe essere di nuovo spostata, ma l’intero branco diverrebbe l’esca perfetta per farla uscire allo scoperto, e il numero di vittime stavolta raggiungerebbe sicuramente il picco massimo.
L’unica cosa che ha potuto fare per farla addormentare serenamente, è stato prometterle che presto quella situazione finirà e potrà tornare a fare la stupida con i suoi amici esattamente come prima. Gli ha scucito pure la promessa di andare a fare serata e ubriacarsi tutti assieme, ma è decisamente un prezzo che è ben disposto a pagare per renderla tranquilla e felice come lei fa con lui senza neanche accorgersene.
Ti piacerebbe molto, sai? Troveresti in lei il sorriso e l’allegria di Leila, e la forza e la tenacia di Mezcal. Ma è anche come noi due: sveglia, inarrestabile… e vivace come te. Spero di potertela presentare, un giorno o l'altro. Lo spero davvero…
Alza gli occhi dal libro e li punta sull’orizzonte, mentre un’ondata di puro e indiscutibile risentimento gli invade ogni singola cellula del corpo.
Addirittura sopravento?, pensa infastidito lasciando schioccare la lingua contro il palato mentre poggia il libro da una parte. Sapeva che sarebbe tornato alla carica, il legame che lo unisce a Sherry è inscindibile anche dalla più tragica e devastante delle notizie, ma in un certo senso sperava che ci mettesse più tempo, in modo tale da far maturare la rabbia e il risentimento nel cuore di lei così che lo distruggesse psicologicamente (con un po’ di fortuna, anche fisicamente).
Ma evidentemente il Saiyan si è fatto coraggio ben prima dei tempi che aveva immaginato e ora gli pare oltremodo mortificato mentre gli cammina incontro. I casi sono due, adesso: o Darko ha parlato, e gli pare assai improbabile, o Radish si è sforzato così tanto da riuscire a localizzarli malgrado abbiano sempre tenuto le loro aure al minimo proprio per evitare un inconveniente simile, soprattutto per via di soggetti come Jäger. Poi però ricorda che, entro un determinato raggio d’azione, può sentire sempre più nitidamente le sue emozioni, quindi avrebbe potuto fregarlo in ogni momento.
Dio solo sa quanta voglia ha di prenderlo a pugni fino a cambiargli i connotati, ma si trattiene. Si trattiene perché Sherry ne soffrirebbe e perché non ha scordato le sue minacce riguardo a questo punto, ma certo non si trattiene dallo sbarrargli la strada e guardarlo con un disgusto tale da farlo vergognare ancora di più di sé stesso.
Radish, dal canto suo, già immaginava che prima di poter affrontare lei si sarebbe ritrovato tra i piedi un ostacolo simile, ma non immaginava che potesse riservargli un simile sguardo. Neanche Freezer guardava così i suoi sottoposti, neanche quelli più deboli e inutili.
Sospira forte, come se così potesse liberarsi del peso che da giorni gli opprime il petto, ma non appena alza gli occhi e si ritrova nuovamente davanti a quel disprezzo e a quel disgusto, sente che il peso aumenta a dismisura. E se poi lei mi guardasse allo stesso modo?
«Mi dispiace.» Afferma con voce roca e bassa, sperando davvero che si concentri per un secondo anche sul suo battito cardiaco per rendersi conto di quanto sia sincero.
«Lo so, ma non ti perdono.»
Ecco il primo schiaffo della serata, più doloroso di quanto immaginasse. Perché, seppur non lo ammetta neanche con sé stesso, Everett è un tipo a posto, potrebbero diventare amici se mettessero da parte le loro stupide divergenze, ma adesso capisce che ha ben pochissime possibilità di recupero con lui. E se lui fosse riuscito a metterla davvero contro?
«Ma ho detto che mi dispiace!»
«Sì, e io ho detto che non ti perdono. Non pensare che con un semplice “mi dispiace”, seppur sincero, tu possa avere la mia assoluzione, perché non succederà. Dovrai vivere col peso di quella merda che sei per il resto della tua vita e sapere che non potrai mai metterci una pezza.» Il fatto che abbia detto la parola “merda” per Radish è solo il chiarissimo segno che no, non sta affatto scherzando, e che la situazione è davvero ai ferri corti tra loro, inconsapevole che sta per dirgli qualcosa di ben peggiore da ascoltare «Quello che mi serviva era qualcuno di cui mi fidavo che mi aiutasse, quello che serviva a lei era l’uomo di cui è innamorata, ma tu ci hai abbandonati senza pensarci due volte. Non ti perdonerò mai per questo.»
“Qualcuno di cui mi fidavo”. Cosa poteva dirgli di più doloro se non quello? Si era guadagnato inconsapevolmente un briciolo di fiducia da parte di un uomo perfettamente consapevole di ciò che era e ciò che faceva, e ora l’ha persa, distrutta, incenerita.
Avrebbe potuto dirgli un sacco di cose, ma certo non gli avrebbe fatto male allo stesso modo.
«Everett—» Lo richiama non appena lo supera, passandogli di fianco sui gradini di marmo.
«Ultimo piano, porta in fondo al corridoio. Sta dormendo, quindi vedi di non fare casino e di non spaventarla. E anche di non farle mangiare tutta quella roba.» Il tono della sua voce è mortalmente piatto, i suoi occhi non trasudano altro se non disgusto.
«Ma—»
«Io andrò a cena sulla terraferma, Sherry sa in che zona nel caso ci sia bisogno di me. Non fare niente di stupido.»
Beh, tecnicamente non ha mentito. Lui sta andando davvero a cena sulla terraferma, ma la verità è che, dal momento che Radish si è rifatto vivo, ne approfitterà per andarsene a caccia lì nei dintorni anziché nel bel ristorante che avevano scelto. Sua sorella non teme alcun male da parte del Saiyan, lo sa, così come sa bene che l’uomo non mollerà la presa tanto facilmente, anche a costo di piazzarsi su una chaise longue a bordo piscina finché lei non gli permetterà di avvicinarsi di nuovo.
Conosce sin troppo da vicino il tipo di rapporto che li lega, era solo questione di tempo prima che tornasse con la coda tra le gambe - dettaglio alla quale non ha fatto realmente caso, purtroppo - e lo stava attendendo giusto per potersi allontanare senza dover stare troppo in pensiero. Non lo perdonerà per ciò che le ha fatto - che ha fatto anche a lui -, ma si può dire apprezzi che momentaneamente il suo gesto.
Radish, dal canto suo, non riesce a fare a meno di seguirlo con lo sguardo e domandarsi cosa potrà mai fare per riconquistare terreno. Con Sherry forse sarà più facile, forse!, ma con Everett? Sherry potrebbe anche mettergli per iscritto le cose che gli piacciono di più e lui potrebbe portargliele tutte quante in dono, ma non otterrebbe assolutamente niente. Non è un tipo materiale, non abbastanza da poterlo comprare comunque, e purtroppo non è neanche il tipo che dimentica facilmente un torto. Può solo sperare di essere abbastanza abile in futuro da riuscire a rattoppare un minimo quello strappo clamoroso, anche solo per mantenere un equilibrio in quello che è ancora il suo branco. E per Sherry. Soprattutto per Sherry.
Una volta entrato in casa, si sente un poco a disagio. Non si è mai trovato a contatto con un simile sfarzo in vita sua, forse ha provato un qualcosa di simile andando alla Capsule Corporation, e l’idea che a lei possa piacere questo genere di vita lo mette un poco in ansia. Lui non si sentirebbe sé stesso in mezzo a tutto questo bianco, in mezzo a questi oggetti dall’aria pregiata e fragile. Si sentirebbe un po’ come un elefante in una cristalleria, ecco, completamente fuori dal suo ambiente.
Ma non ha tempo di pensare che forse presto dovrà adattarsi a questo stile di vita, non dal momento che ha finalmente raggiunto la camera indicatagli da Everett.
Il cuore gli fa una capriola nel petto quando, aprendo la porta, la vede dormire in un letto king size dall’aria sin troppo invitante. In un frangente diverso non si sarebbe trattenuto un secondo di più, le sarebbe saltato addosso nel giro di un paio di secondi e le avrebbe strappato di dosso le mutande senza darle modo di controbattere, ma adesso… adesso si sente solo felice di vederla stesa lì su un fianco.
È al sicuro, sta bene, Everett se ne sta occupando al meglio.
Everett, non lui.
Di colpo questa consapevolezza diventa intollerabile. Era compito suo starle vicino, rassicurarla e proteggerla. Suo e di nessun altro. Invece ha avuto paura di un qualcosa che potrebbe anche non accadere, qualcosa che, forse, potrebbe pure rivelarsi un qualcosa di accettabile e addirittura bello. Ha avuto paura e le ha voltato le spalle, l’ha lasciata sola. Lui, il suo uomo, il suo amante e migliore amico non ha avuto il buonsenso di starle vicino per paura.
Devi perdonarmi, ti prego… non posso perderti.
Si sdraia al suo fianco, ritrovandosi involontariamente a respirare il profumo che emana la sua pelle. Un profumo dolce e conosciuto che gli scalda il cuore, lo stesso che ha assaggiato con ogni bacio, lo stesso che ha respirato ogni notte passata insieme… lo stesso che rischiava di non sentire più per la sua codardia.
Le sfiora piano la pelle tenera del collo con la punta del naso mentre una mano automaticamente accarezza il lembo di pelle scoperta del fianco, intrufolandosi un poco fin sotto il tessuto leggero della canottiera.
Il suo lieve muoversi e mugugnare non lo ferma, ma bensì lo spinge ad stringersi maggiormente a lei. Dio solo sa quanto gli sia mancata.
«Ret, basta, dai…»
Che vuol dire? Forse che non è la prima volta che l’altro si prende questo genere di libertà? Spera di no, Radish, perché tutti i suoi buoni propositi volerebbero allegramente dalla finestra per lasciare spazio solo ed unicamente al desiderio malato di farlo fuori.
No, è impossibile dai. Everett non la toccherebbe mai, per lui sarebbe contro natura sotto ben due enormi aspetti, quindi deduce che abbia fatto il suo nome perché è l’unica persona al suo fianco, ora come ora.
Per averlo preoccupato tanto, però, l’unica punizione accettabile è quella di svegliarla sul serio, motivo per cui le stringe maggiormente il fianco per premerla contro il proprio corpo e, come ciliegina sulla torta, comincia a mordicchiarle collo e spalla in modo forse un tantino esagerato.
«Dio, ma che ti prende? Basta…»
Beh, perché non farle prendere un colpo a sua volta? In fondo ha fatto il nome del fratello mentre la stringeva a sé dopo essersi praticamente suicidata e dopo essere stati separati per giorni, gli pare proprio il minimo.
Nel momento esatto in cui Sherry allunga un braccio all’indietro per spostare il suo, Radish non ci pensa due volte ad afferrarle il polso e a mettersi la sua mano sull’inguine.
«Ma che ca—AAAHHH
Vederla schizzare in alto come un gattino spaventato e precipitare giù dal letto è quel qualcosa che mai e poi mai si toglierà dalla mente. Mai!
Già che c’è potrebbe addirittura raccontarlo all’eventuale figlio che ha messo in conto, così da dargli qualche idea per i sicuri scherzi idioti che farà a destra e a sinistra. Sarebbe figlio loro, in fondo, e i quattro imbecilli che lo hanno riempito di raccomandazioni e abbracci per buona parte del pomeriggio certo non lo lascerebbero crescere impreparato. Tanto vale pensare subito a quale carico personale metterci!
«Devo forse preoccuparmi di qualche strano atteggiamento del rognoso?» Domanda con tono calmo malgrado dentro stia per avere una crisi nervosa.
In soli tre miseri mesi la sua vita è stata stravolta totalmente, le sue abitudini cambiate, così come il suo modo di vedere le cose ed approcciarsi ad esse. Ma può forse dire che non gli vada bene così? No, certo che no. Gli risulta strano, ovviamente, ma ne è comunque felice.
È decisamente meno felice però nel vedere lo sguardo incredibilmente torvo della compagna. Ad occhio e croce, mi ammazzerebbe di botte se ne avesse la possibilità.
«Che diavolo ci fai qui?!» Ringhia a denti stretti mentre di colpo, contro ogni sua stessa aspettativa, sente montare dentro un risentimento incredibile. E rabbia, tanta, tanta rabbia che pare quasi volerla far esplodere.
«Secondo te?» Si sforza di sorriderle, di mostrarsi perfettamente calmo e a suo agio, e per rafforzare il concetto si allunga in avanti per afferrarle un polso per alzarla da terra «Dai, vie—»
«Stai fermo dove sei!»
Non sa come abbia fatto a scattare in piedi ed indietreggiare di ben tre passi senza schiantarsi rovinosamente a terra. Solo l’alzarsi così velocemente le ha provocato un forte senso di vertigine, il muoversi subito dopo senza neanche assicurarsi di aver trovato l’equilibrio è stata una mossa così azzardata che, se l’avesse vista Everett, ad andar bene l’avrebbe sotterrata a furia di insulti.
Ma la rabbia che sta provando adesso è tale che non le importa neanche di farsi del male, figurarsi di far arrabbiare il fratello.
Radish è davvero davanti a lei, è tornato e la sta guardando con una malcelata paura negli occhi mentre si alza dal letto per raggiungerla, e questo la confonde oltremisura.
Se n’era andato, l’aveva lasciata sola perché si era spaventato, e questo poteva anche accettarlo, con un po’ di sforzo. Ma aveva anche creato una sottospecie di piano che prevedeva la sua assenza e questo la teneva tranquilla. Non l’avrebbe fermata e, soprattutto, non l’avrebbe costretta ad un confronto diretto in un momento di tale fragilità tanto fisica quanto emotiva.
Non ha idea di cosa dire, da dove partire, e alla fine la sua mente decide semplicemente di togliere ogni freno. Se c’è qualcuno con la quale può sfogare tutto quanto, in fondo, quello è solo lui.
«Te ne sei andato! Te ne sei andato e mi hai lasciata da sola! Hai idea di quanta merda mi sia piovuta addosso?! Avevo bisogno di te! Avevo bi— Come hai fatto a far entrare quelli?»
Beh, col senno di poi, Radish ammette che forse quei pazzoidi la conoscono meglio di quanto la conosca lui. Per ora.
Afferra pigramente il mazzo di biscotti colorati che le ha portato come segno di resa e di pace, trovandolo improvvisamente meno idiota. Certo, ai suoi occhi rimangono pur sempre degli stupidi biscotti a forma di fiori e cuori colorati con la glassa, ma sembrano funzionare quindi può accettarli.
«Interessante: che ero io non te ne eri resa conto, ma i biscotti li intercetti subito.»
«Sul serio, come hai fatto? Everett li avrebbe bruciati immediatamente, ora come ora.»
«Evidentemente preferiva andare a mangiare.» Giocherella un poco con il nastro di raso magenta con la quale è stato legato il mazzo, per poi porgerglielo con un sorriso timido ad increspargli le labbra «Li vuoi?»
Sherry, ferma al suo posto, incrocia le braccia sotto al seno e lo fissa con aria circospetta «Tu non sei il tipo né che pensa a queste cose né che le va a cercare nei negozi, figurarsi se le fa con le proprie mani.»
Non voleva tenerle nascosto niente, ma non voleva neanche dirglielo, ecco. Doveva intuirlo silenziosamente e lasciar correre, ma capisce subito che non accetterà neanche questo piccolo pensiero se non vuoterà il sacco.
«Maddox.»
«Lo sapevo!» E detto questo glielo strappa rudemente dalle mani e si allontana di un paio di passi, cominciando nel mentre a rosicchiare un fiore.
«E come, scusa? Riesci a sentire il suo odore?!»
«Solo lui fa dei biscotti del genere. Tò, assaggia.»
Gli pare curiosamente più calma da quando ha quel bizzarro mazzo di scuse per le mani e non può fare a meno di chiedersi se l’amico li abbia preparati con l’aggiunta di qualche particolare sostanza, ma quando addenta il pezzo che gli è stato lanciato capisce che no, non c’è alcuna sostanza nociva o psicoattiva lì dentro, solo tanto, tanto, tanto gusto.
Dare ragione a Mordecai sta diventando davvero una bruttissima abitudine…
«Che c’è?» Borbotta Sherry con la bocca impastata dalla pasta frolla colorata, incuriosita dalla strana espressione del Saiyan.
«È abuso di potere se lo obbligo a vivere nella nostra cucina?»
«Nostra
E ora si comincia… «Certo.»
«Quella è la mia cucina, esattamente come questi sono i miei biscotti, quindi giù le zampe!» Ringhia a denti stretti prima di tirargli uno schiaffo sul dorso della mano non appena prova a prendere un secondo pezzo. Non vuole più condividerli con lui, non si merita una tale prelibatezza. Potrà tornare a godere di questi piccoli ma squisiti privilegi quando e se riuscirà a rientrare nelle sue grazie.
Ma Radish ha un difetto fastidioso che emerge sempre quando litigano: indipendentemente dal fatto che abbia ragione o torto, se ne esce sempre con delle battute capaci di far imbestialire ulteriormente la persona che ha di fronte.
«Forse è una buona idea farti ingozzare in questo modo, sai? Così diventerai grassa come una vacca da fiera e io non avrò più l’impulso di saltarti addosso.»
«Vattene, forza! Sciò!» Gli urla infatti Sherry, indicandogli la porta con nientemeno che il mazzo di biscotti.
«Sciò? A me?»
«Voglio che tu sparisca! Fuori di qui!»
«No! Voglio parlarne!»
Con tutti i suoi difetti, però, Radish non le ha mai alzato così tanto la voce. A ben pensarci magari l’ha pure fatto, ma non ha mai sentito questa nota di pura determinazione. E non l’ha neanche mai vista così chiaramente nei suoi occhi, non quando è tanto agitato o spaventato dall’idea che tutto possa essere andato irrimediabilmente a rotoli.
«D’accordo! Va bene! Comincia con lo spiegarmi perché sei scappato!»
«Perché tutta quella faccenda mi ha terrorizzato a morte e ho solo pensato che un bambino avrebbe rovinato la vita ad entrambi!»
Questo le fa decisamente più male del previsto. Già sapeva della sua avversione per i bambini, non è mai stato un segreto tra loro che non li volesse, ma in qualche modo sentirgli dire che un figlio loro gli avrebbe “rovinato la vita” è peggio di quanto non potesse mai immaginare.
Sarebbe così terribile se avessimo una famiglia?, non è però questo ciò che gli chiede, terrorizzata dalla sua eventuale risposta «E non hai pensato di parlarne con me, prima di filartela?!»
«No, perché ero fuori di me!»
«Lo ero anche io, e ho dovuto affrontare tutto quanto senza di te!»
Lo sa, eccome se lo sa. Non si scuserà mai abbastanza per averle fatto un torto simile, non a lei. Si fosse trattato di chiunque altro avrebbe detto “senti, mi sono scusato, ora smettila di rompermi i coglioni!”, ma lei è lei. Lei è diventata tutto malgrado Radish ripudiasse anche solo l’idea di un simile rapporto. La cosa più importante, forse, è che non è diventata solo quella che considera essere la sua compagna di vita, ma anche la sua migliore amica.
Quando gli succede qualcosa, anche la più banale, lui vuole condividerla con lei, sempre, e l’idea che possa esserci anche una sola possibilità che ciò gli venga negato lo fa impazzire di dolore.
«Sono pentito. Credimi, sono davvero pentito. Ero fuori di testa. Non credi che dovessi essere impazzito per fare una cosa del genere?» Non vuole più vedere quello sguardo deluso e sofferente, soprattutto se la causa scatenante è lui.
L’avvicina con passo lento, come se si stesse avvicinando di soppiatto ad un piccolo ed indifeso cerbiatto per poterlo sfiorare con la punta delle dita, e con quanta più delicatezza possibile le asciuga col pollice la lacrima ribelle che le era sfuggita.
«È vero, ho fatto una cosa orribile… e ora sono disperato, vorrei solo poter tornare indietro. Non voglio buttar via qualcosa che sappiamo essere così dannatamente buono.»
Esattamente come con Bree, chi le dà la certezza che al prossimo grande problema lui non scapperà di nuovo? Chi le dice che nelle future e sicurissime avversità non mollerà la presa, solo per poi tornare quando lei si sarà dovuta rialzare da sola? Anzi, non da sola: quando suo fratello si sarà fatto nuovamente carico di tutto e l’avrà aiutata a tirare di nuovo su la testa?
Non solo non vuole ritrovarsi in una situazione simile, ma vuole proprio evitare che Everett debba in qualche modo soffrire ancora. Non se lo merita, non lui, non dopo tutto il male che lo ha investito in pieno da sempre.
Radish, pur avendo tenuto ben fuori dall’equazione il fattore Everett, riesce in qualche modo a capire dove stia il problema. Sa che ha minato la fiducia che ripone in lui, sa che le ha lasciato una ferita che non scorderà mai, ma sa anche altrettanto bene che può risanarla più velocemente parlando in modo assai limpido.
«Sher… io sono davvero innamorato di te.» Non glielo aveva mai detto, non lo trovava necessario. Forse non sarebbe necessario neanche adesso, non dopo essersi quasi messo in ginocchio pur di farsi perdonare, non dopo essersi messo nuovamente a nudo emotivamente di fronte a lei, ma sicuramente non è una frase di troppo.
È un qualcosa che prima o poi sarebbe venuto fuori da solo, un ostacolo che i loro sentimenti avrebbero buttato giù andando avanti.
Consapevole di ciò, la decisione che ha precedentemente preso gli suona molto più dolce e giusta nella testa.
«Quello che provo… mi consuma, davvero. E se per avere te c’è da mettere in conto l’idea— anzi, la certezza che arriverà un figlio… beh, okay. Mi sta bene. Prima o poi arriverà e fine della faccenda.»
Lui…?
«Alla sola condizione che non voglio sentirmi rinfacciare niente se viene fuori una totale nullità, chiaro? Questo deve essere ben chiaro per tutti, compreso il fantasma che mi ha riportato in vita.» Questa era senza ombra di dubbio la clausola principale che aveva deciso di mettere ben in chiaro non appena aveva deciso che sì, un figlio non avrebbe portato problemi tra loro.
Portare problemi? Ma sei scemo, bro? Un figlio non porta problemi. Preoccupazioni durante la crescita sì, è normale preoccuparsene se gli vuoi bene, ma non problemi. Un figlio è come… non lo so. È come avere per sempre il tuo cuore in giro al di fuori del corpo. Così magari ti suona orribile, ma credimi se ti dico che è assolutamente bellissimo.
Ora come ora spera con tutto sé stesso che Maddox non sbagliasse nel dirlo, perché lui non potrà certo rimangiarsi ciò che ha appena lasciato tanto si sasso Sherry.
Non è certo uno stupido, Radish. Sapeva benissimo che a lei non sarebbero dispiaciuto mettere su famiglia prima o dopo, malgrado eviti sempre un contatto troppo prolungato con i piccoli che girano per la tana. Lo sapeva benissimo anche quando le ha chiesto di sposarlo. Semplicemente non ci voleva pensare, non voleva prenderlo davvero in considerazione.
Ma dopo averci pensato tanto duramente, dopo averci sbattuto così violentemente la testa e dopo aver ascoltato i discorsi strampalati di quei grossi e bizzarri Spettri durante il pomeriggio, l’idea di avere una famiglia gli pare meno terrificante. È vero, lui non ha un reale modello di riferimento sulla quale basarsi, ma non sarà mai solo, non con un branco più che ben disposto a dargli una zampa mano.
«Tralasciando il fatto che non verrà fuori proprio un bel niente, non dal mio corpo per lo meno, perché dovrebbe essere una nullità?»
Gli viene da ridere, adesso. Certo che verrà fuori, un giorno. Fanno sesso in continuazione e non esiste profilattico abbastanza resistente né un anticoncezionale abbastanza forte da abbattere le difese di lei. Prima o poi verrà fuori, ormai l’ha accettato. E lo sa anche lei, Radish ne è convintissimo, ma vuole remar contro a tutti come al solito e fare di testa sua. E calmarlo, ovviamente.
«Lascia perdere.» L’afferra per la vita e la costringe ad appoggiarsi un minimo a sé, desideroso solamente di poter tornare alla loro normalità, quella che chiunque altro considererebbe pura follia.
«No.»
«Sì, o giuro che butto i biscotti in mare.»
«Ti detesto, davvero. Anzi, penso proprio di odiarti!» Bercia come una bambina capricciosa, tentando inutilmente di sottrarsi dalla sua presa.
Radish però non ha alcuna intenzione di lasciarla andare, non ora che l’ha finalmente ripresa. Se si soffermasse a pensare che per un attimo davvero l’aveva persa, che davvero ciò che li unisce era strato stroncato violentemente da Jäger, gli viene in mente solo di stringerla con ancora più forza.
«Che hai da fissarmi tanto?»
Un dolce sorriso gli increspa le labbra davanti alla sua insopportabile arroganza. Vuole mostrarsi insensibile a ciò che è appena successo, vuole fare la super donna che non crolla mai, ma lui sa benissimo che se l’avesse tirata avanti per qualche altro minuto adesso sarebbe ben stretta a lui, in lacrime.
«Non riesco nemmeno a guardati, senza volerti baciare.»
Le parole di Sherry, che vorrebbe solo dirgli di non fare lo “stupido smielato”, le muoiono in gola quando con una mano l’afferra per la nuca. Le dita del Saiyan si intrecciarono nei suoi capelli e, prima che possa reagire, l’ha già catturata in un bacio violento. Le sua labbra sono schiacciate, il respiro rubato, e dopo pochi secondi la bocca viene invasa da una lingua forte, talentosa e dolcemente familiare.
Chiude istintivamente gli occhi mentre si perde in quella sensazione che, seppur per poco, ha temuto di non poter più provare. Il cuore le palpita nel petto con forza e il pavimento di colpo sparisce da sotto i suoi piedi. Considerate le sue condizioni, aveva pensato che il massimo che avrebbe osato sarebbe stato un bacio casto, uno di quelli che si danno di sfuggita prima di allontanarsi o prima di addormentarsi, non certo che l’avrebbe baciata a sangue.
Ma poi tutto finisce e Radish si ritrova col respiro pesante contro la sua bocca.
Forse l’unione dell’anima non è poi una maledizione troppo atroce…, pensa con un sorriso vittorioso sulle labbra quando avverte le sue braccia leggere avvolgergli il collo. Non dimenticherà mai la faccenda, forse la userà pure contro di lui per averla vinta durante qualche lite, ma sicuramente ha deciso di perdonarlo e di lasciarlo di nuovo entrare totalmente nella sua vita.
Deve però necessariamente trovare un modo per interrompere il contatto fisico quando la sente premersi maggiormente contro il suo corpo, perché altrimenti potrebbe farle male. Non la tocca da troppo, soprattutto per i loro standard, e non è certo di essere capace della calma e della delicatezza necessarie ora come ora.
«Che ne dici se ne domani approfondiamo la questione?» Domanda mentre, afferrandole le mani, si allontana lentamente all’indietro. Se le facesse male durante un amplesso si guadagnerebbe sicuramente delle vivaci prese in giro da parte dei quattro per il resto della vita ma anche una probabile - e forse meritata - evirazione da parte di Everett. No, meglio lasciar stare finché non capisco come muovermi.
Lo segue fin sul letto, spossata dal mal di testa che prepotentemente sta tornando a farsi sentire, e si raggomitola subito contro la sua figura forte e massiccia. Dio solo sa quanto le era mancato stare così, con la dolce sensazione di protezione assoluta e pace che riesce ad infonderle con questo semplice e tenero contatto.
Non era mancato solo a lei, però. Pure Radish bramava silenziosamente questo calore che riescono ad infondersi reciprocamente.
Perché malgrado ogni incomprensione, differenza e difetto, malgrado tutto, loro due si incastrano perfettamente, come lo Yin e lo Yang.
Loro sono due che si rivelano uno.



ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Non so se essere soddisfatta del risultato, davvero. Ho paura che il tutto sia reso in modo superficiale, che il fatto che si siano ripresi tanto velocemente sia sbagliato… ma non avrei saputo gestirla altrimenti. Ciò che ho pensato per il loro rapporto prevede anche il volersi sempre difendere reciprocamente, il cercarsi, il desiderarsi. Pure per il fatto che Radish l’abbia trovata così a colpo sicuro c’è un perché, che però dubito si sia capito: lui ha girato tanto a vuoto, ma ad una certa si è reso conto delle emozioni di lei che piano piano cominciavano a fondersi con le sue, e semplicemente ha seguito quella scia.
Loro due, a causa della loro unione, sono destinati a trovarsi sempre, a capirsi e perdonarsi.
Spero che non vi abbia fatto storcere troppo la bocca, ecco :/ 😱

Ma ora passiamo a Radish: lui già in precedenza aveva messo in conto un figlio e non ripudiava più l’idea. Una famiglia con lei non gli sembrava un male, anzi l’idea di vederla col pancione lo inteneriva e attirava in un certo senso; ciò che lo ha terrorizzato non è realmente stata la paternità in sé - malgrado questa lo spaventi parecchio - ma l’eventualità non solo che il frutto della loro unione possa essere una “fregatura”, ma soprattutto che lui stesso faccia schifo come padre.
Non vuole far male ad una creatura col suo sangue, gli dispiacerebbe, e non vuole neanche che debba passare ciò che ha passato lui (o quello che ha passato la madre, volendo).
Lui si è terrorizzato perché questo bambino che aveva messo in conto, considerato il loro stile di vita piuttosto appassionato, a quanto pare regge già sulle spalle delle aspettative incredibili. Aspettative che potrebbero andare deluse perché lui non si sente all’altezza in niente.
Spero di averlo spiegato il meglio possibile, davvero… 😱

Non ho altro da dire a questo giro, penso proprio che tornerò a scrivere un altro po' prima di riaddormentarmi (ebbene sì, mi sto trasformando di nuovo nella donna ghiro supremo!) 🤣
Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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