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Autore: heykurt    24/08/2020    1 recensioni
KURTBASTIAN : Mesi dopo essersi lasciati, Kurt decide di tornare a Lima per riconquistare Blaine, ma al suo ritorno scopre che l'ex fidanzato ha una relazione con Dave Karofsky. Kurt è sconvolto e non riesce a farsene una ragione, ma un casuale quanto inaspettato incontro con Sebastian Smythe stravolgerà completamente la sua vita.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Dave, Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di lasciarvi alla storia ci tenevo a ringraziarvi per le recensioni e i messaggi che mi avete mandato. Mi fanno molto piacere :') Spero che il capitolo vi piaccia!

 




CAPITOLO 3

 

 

 


 

Il giorno del falò Kurt si svegliò nervoso. Non voleva vedere Sebastian, né tantomeno Blaine. Da quel giorno in aula canto non si erano più visti, se non di sfuggita al Lima Bean (dove si erano a malapena salutati), però aveva saputo da Rachel che lui e Karofsky stavano arredando casa assieme.

Sapere che i due si trovavano d’accordo persino sulla scelta del mobilio, lo faceva stare male. Poter ridecorare casa assieme era sempre stato uno dei suoi più grandi desideri; era come se quel passo rendesse il tutto più reale e li trasformasse in una famiglia a tutti gli effetti. Sapeva che era stupido stare male per una cosa del genere, ma non poteva accettare che Blaine stesse costruendo con un altro tutto ciò che si era aspettato per loro.

Sarebbe stata dura fingere indifferenza al falò se si fosse presentato con Dave. Qualcosa gli diceva che sarebbero venuti assieme, soprattutto perché sapeva che anche lui aveva un accompagnatore e che si trattava di Sebastian.

Kurt era sicuro che, dopo essersela svignata mentre lui stava sotto la doccia, gli avrebbe dato il benservito e sarebbe sparito dalla sua vita così come vi era entrato, e invece si era presentato alla sua vecchia scuola facendogli fare una figuraccia di fronte a tutti i suoi amici. Perché voleva stare ancora in sua compagnia? L’unica spiegazione che Kurt riusciva a darsi era che Sebastian in realtà fosse solo anche lui. Probabilmente quel River con cui lo aveva sentito parlare era il suo unico amico, o forse non erano nemmeno così legati. Altrimenti perché cercarlo e chiedergli di stare con lui? Kurt era certo di non piacergli in quel modo e un ragazzo come Sebastian avrebbe potuto avere chi gli pareva, eppure era tornato da lui. Doveva esserci qualcosa sotto; qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

 

Kurt passò l’intera giornata a rimuginare su come comportarsi di fronte a Blaine e Dave. La prima volta era stato preso alla sprovvista e non era riuscito a nascondere il suo disagio. Doveva essere preparato. Non aveva idea dell’orario in cui sarebbe passato a prenderlo Sebastian. Gli aveva inviato un paio di messaggi in quei giorni per informarlo sul dress code, ma non aveva mai ricevuto risposta, e iniziava a sospettare che non si sarebbe più presentato. Non che la cosa gli dispiacesse realmente, ma avrebbe gradito almeno una conferma per potersi organizzare.

Per le sette di sera Kurt era già pronto. Aveva optato per un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una giacca scozzese rossa e nera. Camminò avanti e indietro di fronte allo specchio, sistemandosi ogni volta i capelli in modo diverso, mai soddisfatto del risultato. Non aveva intenzione di aspettare Sebastian, visto che non sapeva nemmeno se si sarebbe presentato, e alle sette e mezza spaccate decise di recuperare i suoi effetti personali ed uscire di casa.

Fece giusto in tempo ad aprire la porta del loft quando si ritrovò di fronte a Sebastian, il braccio ancora alzato pronto per bussare alla porta.

«Ehi» lo salutò come se nulla fosse, sfoggiando il suo solito sorriso di scherno.

«Ehi? Non ti fai sentire da giorni e dici ‘ehi’?!» lo accolse in malo modo Kurt. «Alla fine hai deciso di venire!» constatò l’ovvio. «E non hai pensato che fosse una buona idea informarmi?»

Sebastian non lo stava ascoltando; lo stava squadrando da capo a piedi quasi morbosamente, noncurante del fatto che Kurt lo stesse guardando infuriato. Sebastian indossava dei jeans scuri, una camicia bianca con una cravatta rossa e una giacca nera e, per quanto Kurt fosse arrabbiato, doveva ammettere che stesse davvero bene. I suoi capelli erano pettinati in maniera impeccabile e Kurt rimase stupito dal fatto che lo avesse realmente ascoltato ed avesse seguito il dress code. Da lui si sarebbe aspettato vestiti che potessero in qualche modo attirare l’attenzione su di sé, per distinguersi dagli altri.

«Stai bene» gli disse inaspettatamente Sebastian. «È raro vederti vestito da ragazzo, bisogna celebrare».

«Molto divertente» replicò acido Kurt facendogli cenno di spostarsi dall’ingresso per poter uscire.

«Aspetta» lo bloccò Sebastian. «Esci con quei capelli?!»

«Cos’hanno i miei capelli?»

Sebastian scosse la testa, giudicandolo senza speranze. «Vieni… Ce l’hai un po’ di gel? Non te ne ha lasciato qualche tubetto Blaine? Okay, scusa, battuta infelice» realizzò quando l’altro lo fulminò con lo sguardo. «Allora, ce l’hai o no?»

«Si, vieni» sospirò rassegnato Kurt conducendolo in bagno. «Ecco. Che dovrei farci?» gli chiese porgendoglielo.

«Guarda e impara» disse Sebastian facendolo sedere sul mobiletto accanto al lavandino.

Si spruzzò un po’ di gel sulle mani ed iniziò ad armeggiare con i capelli di Kurt.

«Posso fidarmi o mi ritrovo con un’acconciatura ridicola?» domandò preoccupato Kurt, tamburellando nervoso il piede a terra.

«Se non ti muovi, puoi stare tranquillo» rispose distaccato Sebastian, troppo occupato a sistemargli i capelli. «Et voilà! Guarda come sei bello» aggiunse invitandolo a guardarsi allo specchio.

Kurt fissò il suo riflesso e quello di Sebastian per un paio di secondi, serioso, constatando che avevano la stessa identica pettinatura. Fu proprio quell’immagine a farlo scoppiare a ridere.

«Perché ridi?!» chiese ferito nell’orgoglio Sebastian.

«Mi vuoi trasformare in te?» domandò Kurt facendo di tutto per contenersi. «Non ci esco di casa così! Dai, sembreremmo ridicoli!»

«Tu non più del solito» osservò Sebastian, beccandosi l’ennesima occhiataccia. «Piantala, faremo un figurone. Quei poveracci moriranno di invidia vedendoci arrivare così. Blaine si mangerà le mani per essersi lasciato scappare questo bocconcino».

«Ti ringrazio per il velato complimento, ma-»

«Non parlavo di te» lo interruppe Sebastian, indicando sé stesso. «Insomma, mi hai visto? Ha preferito Dave Karofsky a me! È inconcepibile. Scusa, devo lavorarci sulla mia mancanza di tatto».

«Ecco, bravo. Almeno lo riconosci» commentò pungente Kurt. «Possiamo andare adesso? Già sarà difficile vederli questa sera, sempre che Dave decida di venire… Non voglio parlare di loro anche quando non sono presenti».

«Quindi vieni via così?» domandò Sebastian ignorando il suo discorso. «Ti ho convinto?»

«Più che convinto diciamo che sono rassegnato. Mi ci vorrebbe troppo tempo per risistemarli come prima, quindi…» schioccò le dita per spingerlo a muoversi.

«Okay, ti aspetto giù allora» disse Sebastian sfrecciando fuori dal bagno.

«No, dai. Aspetta un attimo che chiudo-» ma non fece in tempo a finire la frase. Sebastian era già sparito oltre l’uscio di casa.

 

Quando Sebastian fermò la macchina nel parcheggio del McKinley, Kurt iniziò a sentire crescere dentro di lui l’ansia di un possibile incontro con Blaine e Dave. Tutti i discorsi che aveva preparato quella mattina ora gli suonavano pateticamente ridicoli e iniziava a pensare che la soluzione migliore fosse ignorarli.

«Che passa per quella testolina?» gli chiese Sebastian, dandosi un’ultima occhiata allo specchietto retrovisore. «Sei stato zitto per tutto il viaggio, c’è qualcosa che non va?»

«Secondo te?» chiese con sarcasmo Kurt. «Ti suonerà assurdo Sebastian, ma una batosta del genere non si supera in una settimana. Forse per una persona priva di sentimenti come te è facile, ma per noi comuni mortali sono ferite che fanno fatica a rimarginarsi».

Sebastian sbuffò, stanco di sentirlo piangersi addosso, ed uscì dalla macchina senza degnarlo di una risposta.

«Ehi, dove vai?» gracchiò Kurt correndogli dietro.

«A divertirmi. Cosa che dovresti fare anche tu!» lo rimproverò scontroso, chiudendo a distanza la macchina.

«E se incrociamo Blaine e Dave?» 

«Se vuoi colpirlo, l’indifferenza è l’arma migliore. Io la uso sempre».

«Più facile a dirsi che a farsi» sospirò Kurt avanzando lentamente verso il campo da football.

In lontananza si vedevano già gli spalti gremiti di persone e un grande falò in centro campo attorno al quale era radunata l’intera squadra di football.

«Ascolta, mio caro amico» lo apostrofò Sebastian, buttando un braccio attorno alle sue spalle, «questa sera lasciamo da parte le divergenze tra noi e divertiamoci. Fregatene di Liberace e Yoghi e goditi la serata con me».

«Mio caro amico?» ripeté Kurt alzando un sopracciglio.

«Potremmo provare ad esserlo. Giuro che lo negherò fino alla morte se lo dirai a qualcuno, ma credo che sotto sotto ci somigliamo molto, tu ed io» disse evitando di incrociare il suo sguardo.

«Una cosa è certa: abbiamo gli stessi gusti in fatto di ragazzi» la buttò sullo scherzò Kurt, facendo sorridere Sebastian.

«Incredibile, hai anche tu il senso dell’umorismo» ridacchiò.

«Ora leva il braccio dalla mia spalla o si faranno strane idee» disse indicandogli la folla con la testa. «Santana aspetta solo il momento opportuno per chiedermelo, ma sono certo che sospetti già qualcosa. Sono giorni che mi guarda strano in aula canto».

«Tu sei paranoico. E anche se fosse? Siamo andati a letto una volta, non è nulla di che. Sarebbe molto più imbarazzante per me comunque» borbottò togliendo il braccio.

«Perché per te?»

«Beh, tu saresti visto come un eroe. Insomma, guardami» si pavoneggiò. «Mentre a me non è andata altrettanto bene…»

«E tu vorresti che provassimo ad essere amici?» ribatté Kurt infastidito. «Questo non è il modo migliore, spero che te ne renda conto».

«Andiamo, bello, stavo scherzando. Smettila di prendere tutto così seriamente. Andiamo a mostrare a quegli sfigati come ci si diverte. Dici che ci sono degli stand dove bere e mangiare da cui posso sgraffignare qualcosa?»

«Solitamente si, ma non cose alcoliche se è quello in cui speravi» lo informò Kurt. «È un bene, se ci pensi. Poi dobbiamo tornare a casa assieme…»

«Ah, smettila. Ti piacerebbe!» lo schernì Sebastian dandogli un buffetto sul fianco.

Agli occhi di Kurt il campo da football non gli era mai sembrato così bello. Ogni elemento sul campo era addobbato con festoni rossi, bianchi e neri, e il fatto che tutti indossassero vestiti degli stessi colori lo faceva sentire parte di qualcosa. Per un attimo gli parve di essere tornato alla Dalton.

Intercettò i suoi vecchi compagni di scuola sulle gradinate, stretti attorno a Sam che strimpellava una canzone con la chitarra. Kurt tirò un sospiro di sollievo quando non vide né Blaine, né Dave, ma quando osò posare gli occhi lungo la fila di pick-up parcheggiati accanto alle platee, sentì lo stomaco ritorcersi.

Blaine e Dave indossavano completi identici e se ne stavano accoccolati sul retro del pick-up ad ammirare i festeggiamenti attorno al falò. La cosa che a Kurt fece più male non fu l’abbraccio in sé, ma piuttosto lo sguardo beato e sereno di Blaine tra le sue braccia. Sembrava rilassato e in pace come non lo era mai stato.

Sebastian seguì la traiettoria del suo sguardo e quando li vide si assicurò di attirare anche la loro attenzione, annunciandosi agli amici di Kurt sulle scalinate.

«Aloha!» li salutò a gran voce, ottenendo l’effetto sperato.

Sia Blaine che Dave si voltarono all’unisono. Dave non sembrò turbato nel vederli arrivare assieme, anzi, sorrideva da un orecchio all’altro, ma Blaine si rabbuiò all’istante e i suoi occhi si colmarono di tristezza.

«Siete venuti!» esclamò Rachel sfoggiando un sorriso fasullo, decifrabile a chilometri di distanza. «Ci stavamo chiedendo che fine aveste fatto!»

«Ciao ragazzi» li salutò Kurt con diffidenza, cercando di non rivolgere più lo sguardo ai pick-up. Non gli piaceva il modo in cui  i suoi amici lo stavano guardando, quasi lo giudicassero.

«Alla Dalton non facevamo mai cose simili» commentò Sebastian guardandosi intorno, posando un piede su uno spalto ed appoggiandosi alla spalla di Kurt con un braccio. «È forte. Un sacco di ragazzi in divise da football… Molto eccitante» aggiunse con malizia.

Kurt fece roteare gli occhi, contenendo un sorriso. «Football» sospirò. «Perché i ragazzi sono così fissati col football?»

Sebastian si voltò verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo. «Ho detto che mi interessano i ragazzi in divisa, non il football in sé» lo corresse.

«Oh, certo, colpa mia» rispose complice Kurt, dimenticandosi che tutti i suoi amici stavano assistendo alla scena.

Santana emise un suono gutturale, mimando un conato di vomito. «Kurt, siccome nessuno ha il coraggio di dirtelo apertamente ci penserò io. Loro credono di comportarsi da amici fingendosi entusiasti di questa nuova amicizia senza senso sbocciata dal nulla, ma peggiorano solo le cose. Io invece, da amica sincera quale sono, cercherò di essere il più diretta possibile. Hai sbattuto la testa? Hai forse dimenticato che il signorino qui presente ci ha reso la vita un inferno e ha rischiato di accecare il tuo ex fidanzato?»

«Blaine ed io ci siamo già chiariti» rispose con una flemma invidiabile Sebastian.

«Non sto parlando con te. Sto parlando col mio amico Kurt che a quanto pare ha perso il lume della ragione. Nessuno di noi gradisce la tua presenza, qui. Per noi è raro ormai vederci tutti assieme, visto che abitiamo in città diverse, e vorremmo approfittare di queste rare occasione per stare da soli. Kurt, te lo dico col cuore in mano: tutti noi gradiremmo anche la tua presenza quindi…»

«Quindi..?» la incalzò confuso lui.

«Vuole che me ne vada» rispose Sebastian al posto di Santana, senza perdere la sua calma e il sorriso. «Kurt, vado a prendermi qualcosa da bere… ti aspetto lì se vuoi venire» disse indicandogli dei tavoli in legno muniti di panche vicino ad uno stand.

«Okay» boccheggiò Kurt, annuendo.

Sebastian sembrava averla presa meglio di Kurt. Per lui era diventata consuetudine litigare con le Nuove Direzioni, e la cosa non lo tangeva minimamente. Senza contare che trovava quasi divertente litigare con Santana, che nel profondo considerava altrettanto simile a lui.

Kurt, invece, non era dello stesso avviso. Era il primo a riconoscere che Sebastian avesse molti difetti, e nemmeno lui lo aveva del tutto perdonato per ciò che aveva fatto in passato, ma sentiva di non avergli mai dato realmente una possibilità. Con Dave lo aveva fatto, ed ora erano amici, nonostante tutto. Perché non poteva essere lo stesso anche con Sebastian?

«Credevo che scherzassi quando hai detto che lo avresti portato!» ruppe il ghiaccio Mercedes, visto che nessuno si decideva a parlare. «O meglio, non pensavo che venisse davvero…»

«Ti sta usando per spiarci, Kurt» continuò con la sua teoria Tina. «Qualsiasi cosa ti dica non è sincero!»

«È venuto qui solo per spizzicare il cibo» osservò Brittany guardandolo in lontananza davanti allo stand degli hot dog.

«Perché diavolo vi siete pettinati allo stesso modo?!» chiese Quinn, arricciando il naso schifata.

«Questo è puro tradimento Kurt!» lo rimproverò Sam indignato. «Se persino Blaine, che lo conosce meglio di tutti noi, pensa che tutto ciò sia sospetto… Credo proprio che ci avesse preso…»

Quella frase catturò l’attenzione di Kurt. «Su che cosa ci avrebbe preso Blaine, scusa?»

«Che qualsiasi cosa ti abbia detto l’ha fatto solo per il suo tornaconto personale» rispose prontamente Sam. «Forse non dovevo dirtelo».

«Beh, puoi dire a Blaine» continuò a marcare il suo nome con rabbia, «di preoccuparsi del suo perfetto nuovo fidanzato! Nessuno di voi mi pare abbia avuto da ridire sul fatto che anche Dave sia qui presente e sia spalmato su Blaine a pochi metri da noi! Perché a lui è stata data una seconda opportunità e a Sebastian no?! Non sapete rispondere, vero? Beh, allora lasciate in pace Sebastian, okay?» li spense Kurt furioso. «Non è aria. Vi saluto».

Kurt non aveva idea del perché avesse difeso con tanta sicurezza Sebastian, visto che era il primo a non fidarsi ancora completamente di lui. Continuava a chiedersi perché volesse che passassero del tempo assieme quando fino a due anni prima avrebbero preferito entrambi essere costretti a lavori forzati piuttosto che incontrarsi anche solo di striscio.

Avrebbe tanto voluto che i suoi amici potessero conoscere il ragazzo con cui aveva avuto a che fare la sera in cui si erano visti allo Scandals. Avrebbe potuto parlare per ore di quanto Sebastian fosse stato premuroso, attento e gentile con lui, senza mai farlo sentire un perfetto idiota quando gli era saltato addosso all’ingresso di casa.

Kurt superò i pick-up a testa bassa per evitare di salutare Blaine e Dave. Anche se si era ripromesso di fingere indifferenza e salutarli come se nulla fosse cambiato, in quel momento non aveva voglia di parlarci, o avrebbe rischiato di dare in escandescenza persino con loro.

Sebastian se ne stava seduto a gambe conserte sopra uno dei tavoli, circondato da cibo e bevande. Kurt si ritrovò a sorridere nel vederlo così spontaneo e per nulla impostato; di solito Sebastian gli aveva sempre dato l’impressione di una persona posata e con la puzza sotto il naso che non si sarebbe mai messo in quella posizione sopra un tavolino unticcio a mangiare hot dog. I suoi capelli stavano perdendo la piega, la sua camicia ora era leggermente aperta, la cravatta allentata e le maniche della giacca arrotolate fino ai gomiti e sembrava tutt’altro che una persona di classe, come a malincuore lo aveva sempre reputato Kurt.

«Ehi…» lo salutò flebilmente avvicinandosi al tavolino, le fiamme del falò che divampavano maestose dietro di lui.

«Oh, guarda chi ha fatto ritorno. La Madre dei Draghi» lo apostrofò Sebastian.

«Questo soprannome era carino» fu costretto ad ammettere Kurt. «Posso sedermi?»

Sebastian annuì, fingendo disinteresse. «Si, certo, Khaleesi. Ti ho preso un hot dog. Sapevo che saresti tornato strisciando da me».

«Guarda che come sono venuto qui me ne posso andare in due secondi» lo ammonì Kurt, risultando tutt’altro che minaccioso.

Salì quindi sopra la panca per sistemarsi sul tavolo accanto a Sebastian, prendendo a sua volta un hot dog. Non era il suo genere di serata ideale, ma non si sentiva a disagio come avrebbe creduto.

«Non posso credere che io ti abbia difeso con i miei amici» continuò Kurt, scuotendo la testa.

«Aw, che tenero» replicò con sarcasmo Sebastian.

Kurt addentò un pezzo di hot dog, la carta unta che lo avvolgeva che gli scivolava dalle mani. «Comunque sono del parere che abbiano ragione».

«Riguardo cosa?»

«Che tu stia tramando qualcosa» disse coprendosi la bocca con la mano, masticando ancora li cibo.

Sebastian stirò le sopracciglia verso l’alto, intrigato. «Cosa starei tramando di preciso? Voglio dire, a parte cercare di rapire il loro insegnate e tenerlo tutto per me» scherzò con l’intento di provocarlo.

«Stupido» ridacchiò Kurt, arrossendo appena, tornando ad occuparsi del suo hot dog.

Sebastian lo guardò di sottecchi, non riuscendo a contenere un sorriso addolcito. «È buono?» gli domandò con aspettativa, per sapere se avesse soddisfatto i suoi gusti.

«Si» convenne Kurt, con tono colpevole. «Dovrò fare palestra per una settimana per smaltirlo, ma per una sera posso sgarrare».

Sebastian deglutì un intero boccone rischiando di soffocarsi. «Oddio, sei uno di quelli patiti per le calorie?»

«Solo un pochino» rispose altezzoso Kurt.

«Lo prendo come un ‘ne sono ossessionato’» sospirò Sebastian, giudicandolo.

Calò di nuovo il silenzio tra loro, ed entrambi si persero a guardare le fiamme calde e serpeggianti che si stagliavano in tutta la loro imponenza contro il cielo puntellato di stelle.

Kurt si ritrovò a pensare al falò dell’anno prima, quando lui e Blaine erano saliti assieme sul pick-up di Sam, avvolti nelle coperte ad ammirare i fuochi d’artificio. Blaine gli aveva preparato delle fragole con panna e cioccolato ed aveva organizzato un picnic sul retro del pick-up, riuscendo a far proiettare contro la fiancata della scuola il video del loro primo ballo scolastico al McKinley. Era stato tutto dannatamente romantico, nulla a che vedere con la serata che stava trascorrendo.

«È tutto okay?» parlò di nuovo Sebastian. «Guarda che so che li hai visti quando siamo arrivati… Ti consiglio di non farlo ora mentre mangi, stuzzicherebbe il tuo riflesso del vomito» cercò di farlo ridere senza successo.

«Certo che li ho visti» rispose serioso Kurt. «Si sono messi sopra il pick-up come facevamo io e Blaine. Si può essere più meschini di così? Lo ha fatto di proposito, sicuro. È ovvio che hanno scelto il pick-up così in bella vista per poter attirare l’attenzione. Tipico. A Blaine è sempre piaciuto attirare l’attenzione su di sé» inveì furioso. «Dave, invece, penso che abbia solo un disperato bisogno di amore… Non ce l’ho con lui».

«Scusa, e a te non piace attirare l’attenzione?» osservò Sebastian.

Kurt alzò il mento sprezzante. «Non sempre».

«Stasera di sicuro si o non ti vestivi così» considerò Sebastian con nonchalance, tornando a mangiare il suo hot dog.

«Indossiamo tutti gli stessi colori, non attiro l’attenzione» disse Kurt con fermezza.

«Si, ma tu sei sexy» rispose mugugnando Sebastian, mentre masticava l’hot dog e gli lanciava rapide occhiate su tutto il corpo.

«Okay…» mormorò Kurt, sentendo le orecchie surriscaldarsi. Era certo di essere diventato rosso come un pomodoro, ma fece del suo meglio per mostrarsi non troppo compiaciuto per quel complimento.

Sebastian comunque non sembrava preoccuparsi della cosa. I suoi occhi vagavano con sicurezza sul campo da football, come se avessero puntato qualcosa o qualcuno.

«Lo hai visto il numero 19? Dici che è gay?» chiese infatti qualche minuto dopo.

Kurt corrucciò le labbra, mettendosi alla ricerca del numero indicatogli da Sebastian, e quando realizzò di chi si trattava sbarrò gli occhi. «Ma chi, Spencer? Sì, è apertamente gay, perché?»

Sebastian parve ringalluzzirsi e si aprì in un sorriso insolente. «È carino».

«È un idiota» si affrettò ad informarlo Kurt. «Arrogante e maleducato. Quando gli ho chiesto se volesse unirsi al Glee Club mi ha trattato come se valessi meno di zero e mi ha mancato di rispetto. Beh, sì, in effetti potreste piacervi».

Sebastian ignorò il suo monologo, troppo preso ad ammirare Spencer. «Magari stasera mi va bene» disse bevendosi una coca-cola.

«E io come torno a casa scusa?» protestò Kurt.

«A quello ci pensiamo dopo… aspetta un attimo» lo liquidò senza staccare gli occhi da Spencer. «Ehi, numero 19?»

«Ma sei matto?!» lo bacchettò Kurt dandogli uno schiaffo sul braccio.

Spencer li guardò con diffidenza, ma si avvicinò comunque a loro. «Si..?» chiese confuso, passando lo sguardo dall’uno all’altro.

«Ciao bellezza» lo salutò Sebastian con un sorriso sghembo. «Come va?»

«Che c’è, usi lui adesso?» si rivolse a Kurt, non prestando attenzione al patetico flirt di Sebastian. «Senti, non sono interessato al tuo stupido Glee Club, è inutile che cerchi di comprarmi portandomi il tuo amichetto».

«No, io non stavo cercando di-» tentò di spiegarsi Kurt, ma Spencer lo interruppe di nuovo.

«So chi sei» disse rivolgendosi all’altro. «Sebastian Smythe, ex capitano degli Usignoli alla Dalton. La tua fama ti precede. Sappi che non sono interessato a quel ridicolo coro, né tantomeno a fare cose a tre con voi, o semplicemente ad uscire con te» sentenziò. «Spiacente, caro, ma non sei il mio tipo. Non mi piacciono i perticoni come te con quel ridicolo taglio di capelli che puzza di scuola privata. Se pensi che questo sia il modo migliore per approcciare un ragazzo ti consiglio di leggerti qualche manuale perché le tue abilità sono francamente scarse. Così non conquisti nessuno e ti metti solo in ridicolo. Andiamo, sembri disperato! Oh, e quel modello di cravatta è passato di moda dieci anni fa, rinnovati» lo zittì, correndo di nuovo verso i suoi compagni di squadra.

Kurt riuscì a resistere solo un paio di secondi prima di scoppiare a ridere, rischiando di far cadere alcune lattine che Sebastian aveva preso per entrambi.

«Cos’hai da ridere?» chiese ombroso lui, visibilmente ferito nell’orgoglio.

Kurt si asciugò le lacrime e si massaggiò il fianco. «È stato il momento migliore della mia vita. Ti ha distrutto».

«Smettila» borbottò Sebastian, ma gli risultò difficile non ridere a sua volta. La risata di Kurt era contagiosa.

«Se sapevo che bastava Spencer per far spegnere il tuo ego smisurato, vi facevo parlare prima!» continuò imperterrito Kurt.

«Avevi ragione, è davvero odioso» fu costretto ad ammettere Sebastian. «Non sa apprezzare la bellezza» aggiunse con sdegno, sistemandosi i capelli.

«Ora dillo senza piangere».

Sebastian tentò di dargli una gomitata, ma Kurt riuscì a scansarlo. «La pianti?!»

«Uh, un pochino mi dispiace per te, però» finse Kurt. «Non sono abituato a vederti così. Non sai proprio accettarle le critiche».

«Quelle non erano critiche! Erano insulti!»

«Ora sai cosa si prova» gli fece l’occhiolino Kurt. «Ritiro quello che ho detto prima. L’anno scorso sarà pur stato romantico, ma questo falò è decisamente più divertente».

«Bravo, ridi delle mie disgrazie» brontolò Sebastian, finendo di mangiare l’hot dog. «Ti diverti di più solo per questo».

«Guarda che sono contento di essere qui con te. Non sei poi così male» convenne Kurt. «Devi essere preso a piccole dosi però».

«L’altro giorno allo Scandals però mi hai preso a piene dosi» osservò Sebastian con malizia.

«Questa cosa tornerà puntuale in ogni nostra conversazione? È già tanto che io riesca ancora a guardarti negli occhi sapendo quello che c’è stato tra noi, vediamo di non rendere le cose più strane, d’accordo?» squittì Kurt.

Sebastian, però, stava fissando le scalinate e i pick-up alle sue spalle, come se non avesse sentito una parola di quello che gli aveva appena richiesto. «Non voltarti, si stanno baciando» fu tutto ciò che disse.

Kurt si irrigidì, deglutendo rumorosamente. Una parte di lui voleva girarsi per poter metabolizzare appieno quello che stava succedendo, ma la sua parte razionale per una volta ebbe la meglio, e fece come gli aveva detto Sebastian.

«Avrei bisogno di alcol» biascicò.

«Dopo se vuoi passiamo da me» gli propose Sebastian, continuando a lanciare occhiate a Blaine e Dave oltre la spalla di Kurt.

«Oh, no no no. Grazie per l’invito ma credo che rifiuterò. Se vuoi, vieni a bere un bicchiere da me e poi te ne vai».

«Non vuoi più ospitarmi?» domandò Sebastian alzando ed abbassando rapidamente le sopracciglia.

Kurt fece del suo meglio per non cedere alle sue provocazioni. «Se stai sul divano posso pensarci. La mia camera d’ora in avanti sarà off-limits».

Sebastian aveva gli occhi puntati sul suo mento, e non riusciva ad ascoltarlo senza ridere sotto i baffi con scherno. «Hai un po’ di…» disse impacciato prendendo una salvietta per pulirgli il mento da un rivolo di ketchup.

Kurt rimase immobile, sentendosi improvvisamente vulnerabile. Essere amico con Sebastian si stava rivelando più difficile del previsto perché non poteva fare a meno che trovarlo attraente, e quel minimo contatto risultava così intimo e quotidiano che agli occhi dei presenti sarebbero tranquillamente potuti essere scambiati per una coppia.

«Si stanno ancora baciando?» chiese stupidamente, in realtà per non fargli capire che si sentiva scombussolato.

Sebastian si staccò, turbato. «Okay, smettila subito Kurt. Ricordi lo scopo della serata? Divertirsi. Quindi ora tu vieni con me e ci uniamo alla mischia».

Kurt vide i suoi compagni ballare e cantare attorno al falò, ma non aveva voglia di unirsi a loro. Nessuno di loro gradiva la sua presenza, soprattutto se era in compagnia di Sebastian, quindi non valeva la pena unirsi a dei festeggiamenti che si sarebbero interrotti con tutta probabilità al loro arrivo.

«Non mi va di ballare» sospirò, dispiaciuto.

«Non ti ho chiesto se ti andasse» precisò Sebastian saltando giù dal tavolo. Si stirò i vestiti e si passò la mano nei capelli per risistemarli all’indietro. «Vieni e basta» aggiunse tendendogli una mano.

A malincuore, Kurt gliela strinse e scese giù dal tavolo. «Cinque minuti».

Sebastian lo trascinò nella calca, urtando volontariamente Santana per dimostrarle che lui e Kurt erano realmente amici e non c’era nulla di falso nel loro rapporto.

Nessuno sembrò fare troppo caso a loro e lo scoppio dei fuochi d’artificio gli permise di mischiarsi tra la folla passando inosservati. Sebastian gli cinse la vita da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla, continuando a danzare. Entrambi guardarono verso l’alto ammirando i fuochi d’artificio dalle forme e dai colori più disparati.

Solo Blaine e Dave erano rimasti sul pick-up, Blaine accoccolato tra le possenti braccia di Dave, entrambi avvolti da una coperta. Kurt si soffermò su di loro solo per un istante, e la loro semplice vista gli fece ribollire il sangue nelle vene. Portò quindi d’istinto le mani alle braccia di Sebastian, incurvando appena la testa per poterlo guardare.

Sebastian aggrottò la fronte, perplesso, e per un attimo pensò di lasciarsi andare, ma temeva che Kurt iniziasse a dare di matto di fronte a tutti e non aveva intenzione di sorbirsi altre lamentele nel tragitto verso casa. Così, prima che la situazione sfuggisse ad entrambi di mano, Sebastian mollò la presa e lo invitò di nuovo a ballare.

 

«È stato bello» ammise Kurt, quando i festeggiamenti terminarono. Era stanco, ma inspiegabilmente felice.

«Visto!?» esclamò soddisfatto Sebastian, dirigendosi assieme  a lui verso l’uscita. «Fidati di me una volta tanto».

«Ve ne andate?» chiese Santana quando le passarono davanti.

Kurt volse lo sguardo a Sebastian, come a cercare il suo appoggio. «Si, siamo stanchi».

«Guardate che lo so» disse inaspettatamente Santana.

«Sai cosa?» gracchiò isterico Kurt.

«Che state assieme».

Kurt avvampò ed iniziò a balbettare cose senza senso. «No! Non stiamo assieme!»

«Insomma ragazzi, è palese ormai!» continuò convinta Santana.

Sebastian si massaggiò la fronte, esausto. «Fare sesso una volta non vuol dire stare assieme» puntualizzò.

«Sebastian!» trillò Kurt spiazzato.

Santana pareva sul punto di rimettere. «Oddio, voi avete..? Ugh, non volevo saperlo».

«Pensavi che stessimo assieme, Lopez. Dubito che tu e la tua ragazza vi limitiate a giocare a carte quando siete in intimità. Non vedo come la cosa possa sconvolgerti tanto» rispose con pacatezza.

«Andiamo Sebastian?» lo esortò Kurt impaziente. «Santana, non una parola con nessuno. Ti prego. Io e Sebastian siamo solo amici adesso, okay? Non rovinare tutto, per piacere».

«Sebastian?» sopraggiunse Blaine, mano nella mano con Dave.

Kurt si sentì sprofondare. Non credeva che Blaine avrebbe avuto la faccia tosta di parlargli, visto quello che aveva detto di lui a Sam. Nonostante provasse una profonda rabbia nei suoi confronti non poteva negare che fosse tremendamente bello.

«Non abbiamo avuto modo di parlare l’altro giorno» continuò Blaine. «Come stai?»

«Anderson! Che piacere!» ricambiò il saluto con enfasi Sebastian. Era genuinamente contento di scambiarci di nuovo qualche parola. «Tutto bene, te bello? Sempre impeccabile. Il moretto sexy con la voce da sogno continua a fare breccia in molti cuori, noto. Karofsky» salutò poi Dave con distacco.

«Io sto alla grande» ci tenne ad informarli Blaine. «Sono molto impegnato ultimamente, tra le prove degli Usignoli e la casa da arredare».

«Incantevole» disse Sebastian squadrandolo da capo a piedi. «Tu, naturalmente, non la casa da arredare».

«Sebastian!» lo richiamò a denti stretti Kurt, una vena che gli pulsava violenta sulla fronte. «Vogliamo andare?»

«Ciao Kurt» lo salutò sorridente Dave. «Sono felice di vederti qui!»

«Ehi..!» finse entusiasmo. «Come va ragazzi?»

«Oggi stavamo giusto parlando di te» proseguì Dave senza lasciare il tempo a Kurt e Blaine di salutarsi, «di quella volta che sei venuto a trovarmi in ospedale e di come mi sei stato vicino…»

Kurt si aprì in un sorriso sincero.

«…Ricordare quell’episodio mi ha portato a chiedermi se voi vi foste conosciuti alla fondazione ‘Born this way’» azzardò Dave.

Ed ecco che il sorriso si spense di nuovo.

«No, ci conoscevamo da prima, vero Kurt?» corse in suo soccorso Sebastian. «Ci siamo incontrati al Lima Bean tre anni fa. Kurt mi ha beccato mentre flirtavo con Blaine e mi odia da allora».

«Andiamo..?» ripeté per l’ennesima volta Kurt. Non aveva voglia di raccontare a Dave i loro trascorsi, soprattutto perché non lo trovava carino nei suoi confronti informarlo delle passate conquiste di Blaine.

«Ora che ci penso, ci siamo visti più al Lima Bean che in qualsiasi altro posto» proseguì Sebastian. «Ti ricordi quando ci siamo beccati prima delle Provinciali e mi hai detto senza troppi giri di parole che non ti piacevo ed odiavi il modo in cui parlavo al tuo ragazzo?» giocò con Kurt, avvolgendogli ancora una volta le spalle con un braccio.

«Si ricordo, ora possiamo..?»

«Quella volta mi spezzò il cuore» continuò ancora Sebastian, ignorando le richieste di Kurt. «Ci andasti giù pesante con le parole».

«Stai esagerando» gli fece presente Kurt a bassa voce.

Nel frattempo Santana e gli altri ex compagni si erano avvicinati in gruppo e stavano assistendo diffidenti alla scena. Sam in particolare continuava a sfregarsi le mani compulsivamente, scuotendo la testa quasi Kurt gli avesse fatto un torto personale.

«Dire che qualcuno puzza di marchetta non è esattamente il miglior complimento che si possa ricevere» proseguì col suo racconto Sebastian, «eppure eccoci qui, tre anni dopo».

«Oh, quindi state assieme?» domandò innocentemente Dave.

«NO!» urlò involontariamente Kurt. «Siamo solo amici, fine delle storia. Ora, se volete scusarci, Sebastian ed io dovremmo andare».

«Non vi fermate con noi?» propose Blaine.

«A me l’idea piace» lo assecondò Sebastian.

«Beh a me no!» sbottò Kurt.

«C’è qualcosa che non va?» gli chiese quindi Blaine.

«Secondo te?!»

«Okay» si intromise di nuovo Sebastian, capendo finalmente di dover sloggiare. «Forse sarà per un’altra volta, ragazzi. Ci vediamo» si congedò salutando tutti i presenti. «Stai calmo, zuccherino» aggiunse poi in un sussurro all’orecchio di Kurt.

«Ti odio» disse stizzito Kurt, mentre si dirigevano verso il parcheggio.

«Cos’ho fatto adesso?»

«Volevi davvero uscire con loro? La metà dei miei amici non ti sopporta e Blaine e Dave non sono il mio ideale di compagnia al momento, se ancora non ti fosse chiaro» alzò la voce, turbato. «E si può sapere perché flirtavi con Blaine? Cos’è, hai ancora una cotta per lui? Puoi non manifestarlo davanti a me? Grazie».

Sebastian sbatté le palpebre disorientato. «Credevo fossi al corrente del fatto che io trovassi Blaine attraente. Perché ti scaldi tanto?»

«Già, Blaine è perfetto, non è vero? Tutti guardano sempre e solo Blaine. È lui quello che canta meglio, quello che si muove meglio, il maschio alfa, la punta di diamante delle Nuove Direzioni di cui tutti si fidano ciecamente perché sanno che farà una buona impressione su chiunque! È Blaine quello sexy, coi grandi occhioni e dalle labbra da favola. Certo, ci scommetto che ti piace ancora Blaine!» farneticò senza mai prendere respiro, piazzandosi di fronte allo sportello passeggeri della Jaguar.

«Che ti prende? Hai paura che ci provi di nuovo con lui?»

«No, ma è chiaro che preferiresti la sua compagnia alla mia, dico bene? Mi è bastato vedere come lo guardavi prima, non sono mica stupido. Gli stavi letteralmente sbavando addosso!» strillò schioccando le dita per invitarlo ad aprire la macchina.

Sebastian fece come gli era stato ordinato e salì al posto di guida, rimuginando su quello che gli era appena stato detto. «Aspetta un momento» disse quando anche Kurt si fu accomodato, «ho capito male o la cosa che ti ha dato fastidio è sapere che ho fatto gli occhi dolci a Blaine e non a te?!»

Kurt sentì le guance surriscaldarsi. «Come al solito non hai capito niente» borbottò distaccato. «Ho solo detto che non è stato carino farlo davanti a me».

«Non hai detto proprio così, ma okay» tagliò corto Sebastian. «Sicuro che non vuoi passare da me per bere qualcosa? Ti porto a casa?»

«Voglio andare a casa. Se vuoi puoi salire giusto per una birra…» gli propose di nuovo Kurt.

«Non è che posso fermarmi a dormire da te?» si auto invitò Sebastian. «Beviamo qualcosa, guardiamo la tv, parliamo di quanto sia sexy Blaine…»

«Vaffanculo» sbottò Kurt, incrociando le braccia al petto. «Puoi venire, ma non si parla di Blaine. Non mi importa se stessi scherzando. Per stasera non lo voglio più sentire nominare».

«Tanto sarai il primo a cedere» borbottò Sebastian.

Ed aveva ragione.

Quando arrivarono al loft di Kurt, ebbero giusto il tempo di bersi un paio di birre e piazzarsi davanti alla televisione, prima che Kurt interrompesse il silenzio.

«Hai visto come ci guardava? Con superiorità?»

«Ma chi?» domandò Sebastian scolandosi una birra tutta in un sorso.

«Come, chi? Blaine» rispose con ovvietà Kurt. «Lo sa che non mi è passata e voleva godersi ogni secondo. Lo sta facendo chiaramente per vendicarsi di me».

Erano entrambi seduti per terra, con la schiena appoggiata al divano e le birre sparse alla rinfusa sopra il basso tavolino che li separava dalla televisione. Avevano optato per un film su Netflix, ma nessuno dei due stava prestando troppa attenzione.

«Chi se ne frega» disse Sebastian.

«Come scusa?!»

«Chi se ne frega. Questo non è il modo migliore per fartela passare. Potrei darti una mano io, ma non sono ubriaco a sufficienza».

«Chi ti ha chiesto niente» ribatté schifato Kurt.

Sebastian strisciò verso Kurt, appoggiandosi al divano con un braccio e ritrovandosi a pochi centimetri da lui. «E va bene, baciami» gli disse.

Kurt fece un colpo ti tosse misto ad una risata. «Cosa?»

«Magari la cosa ti aiuta a dimenticare Blaine».

«Um, sei molto convinto delle tue abilità» constatò Kurt. «Non ti bacerò ancora Sebastian. Ero serio quando dicevo che avresti dormito sul divano».

«Okay…» acconsentì Sebastian. «Quando vuoi basta chiedere. Buonanotte» aggiunse dandogli un bacio sulla guancia.

«Sebastian…»

«Era solo un modo carino per mandarti via e lasciarmi dormire» ghignò lui per giustificare quel bacio.

Kurt si alzò da terra, raccogliendo la sua birra. «Guarda che se provi a venire di là ti butto fuori a calci nel sedere».

«Non preoccuparti. Domani mattina non mi vedrai nemmeno».

Kurt si intristì. «Non andartene senza salutarmi».

Sebastian si addolcì, annuendo. «Promesso».

Kurt gli fece un cenno col capo e si congedò superando la tenda-separé. Si buttò a letto e si trovò a sorridere contro il cuscino. Forse potevano davvero essere buoni amici.

   
 
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