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Autore: Herm_periwinkle    25/08/2020    2 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sul pallone regnava l'imbarazzo tra Zuko e Katara. Era da tanto, troppo, tempo che non si trovavano da soli, dal loro combattimento contro Azula. Erano così piccoli all’epoca, Katara ripensandoci si era resa conto che era solo una bambina, costretta dalla guerra a crescere troppo in fretta.
“Come sta Mai?” chiese, per rompere il ghiaccio.
“Ci siamo lasciati" rispose Zuko lapidario.
“Oh" fu l'unica cosa che riuscì a proferire, avvampando. Ma tra tanti argomenti perché aveva tirato fuori proprio quello? si chiese maledicendo la sua linguaccia. Cercò di pensare in fretta a qualcosa per rimediare alla sua gaffe, ma non le venne nulla di intelligente in mente. Stranamente fu Zuko che riprese la parola. “Non ti sentire in imbarazzo non lo sapevi" disse, sorridendo alla vista delle guance scarlatte di Katara. “Ci siamo resi conto che la nostra relazione non andava da nessuna parte, probabilmente volevamo anche cose diverse dalla vita. Così ci abbiamo dato un taglio.”
“Oh" commentò di nuovo Katara. Sembrava non essere in grado di dire altro, si rese conto, e si sforzò di aggiungere qualcosa. “È stato molto maturo da parte vostra.”
Rimasero in silenzio un altro po', ma alla fine Zuko prese nuovamente la parola. Katara si stupì che fosse diventato così loquace, rispetto ai tempi in cui era perennemente un muso lungo molto silenzioso, essere Signore del Fuoco doveva avergli fatto bene. “Tu e Aang siete felici invece."
Katara non riuscì a capire se la sua fosse una domanda o un'affermazione. “Sì, beh, direi di sì" balbettò.
Lo sguardo di Zuko si fissò negli occhi sfuggenti di Katara. “Non mi sembri convinta” commentò. Nelle sue parole non c’era aria di rimprovero né di compassione, era una semplice constatazione.
Katara non sapeva se confidarsi o no. Erano amici, si fidava di lui, era quello del gruppo con cui aveva parlato di più dell'esperienza traumatica della morte della madre e proprio grazie a lui l'aveva maggiormente metabolizzata, ma era troppo tempo che non si vedevano. Quello che aveva davanti era lo stesso ragazzo di sempre? Non era ancora in grado di dirlo.
“A volte è più faticoso del previsto essere la ragazza dell'Avatar" si limitò a rispondere con un sorriso.
Zuko si accontentò e non le fece altre domande a riguardo. Era rimasto un ragazzo molto discreto, notò Katara, e lo apprezzò per questo.

La conversazione prese presto una piega migliore di quella con cui era partita. Parlarono delle rispettive vite. Zuko si lamentava della terribile staticità del suo ruolo, l'obbligo di presenziare riunioni, feste, e ogni singola celebrazione del regno, per non parlare di tutte le beghe amministrative e la fatica nel cambiare la mentalità di un popolo abituato alla guerra. Katara, al contrario, trovava pesante la sua vita frenetica, il suo continuo vagare da un posto all'altro, senza nemmeno avere una casa in cui tornare. Lei e Aang, in parole povere, facevano una vita da nomadi. Insomma, dai loro discorsi entrambi evinsero che non erano soddisfatti della loro vita, portavano sulle spalle un peso che non erano in grado di sostenere da soli. Erano molto più simili di quanto si potesse pensare.

“Ecco, ci siamo!” esclamò ad un certo punto Katara, indicando l’enorme palude sotto di loro.
Miasmi puzzolenti si sollevavano da essa e Zuko e Katara dovettero trattenere il respiro per procedere. La melma arrivava loro fino alle caviglie e sembrava alzarsi sempre più. Zuko mise un piede in fallo e a Katara sembrò di guardare una scena a rallentatore. Vide le sue braccia annaspare nell'aria alla ricerca di un appiglio, mentre il viso si trasfigurò in una maschera di puro terrore. Quando riemerse dalla palude sputacchiando melma verde e con i capelli ricoperti di alghe Katara non poté fare a meno di scoppiare in una risata talmente rumorosa che la fece ritrovare con le lacrime agli occhi.

Zuko la guardò con aria torva, mentre con goffi tentativi cercava di alzarsi. Vedendo che la ragazza non sembrava avere intenzione di smettere di ridere cominciò ad avvicinarsi a lei con aria sospetta. Non appena Katara intuì quello che Zuko aveva in mente cercò di scappare da lui, ma la veste e le scarpe piene di quella poltiglia puzzolente le impedivano qualsiasi movimento. Zuko riuscì a raggiungerla e la trascinò con se giù nella melma.
“I miei capelli!” esclamò non appena riemerse, toccandoli appena con la mano e sentendoli piene di alghe e altre cose appiccicose non ben identificabili.
“Io mi preoccuperei più che altro per la faccia” disse Zuko ridendo.
Era raro vedere una risata di Zuko e Katara ne rimase sorpresa. Rise anche lei alla vista del viso completamente sporco di Zuko che, più che il Signore del Fuoco, sembrava uno strano animale radioattivo. Aveva diverse alghe che dai capelli gli ricadevano sulla faccia ed anche una che gli usciva dell’orecchio. Era più che comico. Katara, non appena smise di ridere, gli si avvicinò per togliergli l'alga dell’orecchio. Ci fu un attimo di imbarazzo, ma fu appena percepibile.

“Forza, ora prendiamo le rane” disse sconsolata Katara, pensando al lavoro disgustoso che li aspettava. Anche se, a pensarci bene, non poteva essere più disgustoso di un tuffo nella palude. Immersero le braccia fino alle spalle, testando il fondale alla ricerca delle rane ghiacciate. Fortunatamente non ebbero difficoltà a trovarne, la palude ne era piena, ma ben presto si intirizzirono loro tutti gli arti per colpa del gran freddo.
Dopo aver raccolto una ventina di rane, si trascinarono a forza fuori dalla palude. Katara si sbrigò a creare un blocco di ghiaccio abbastanza spesso da impedire che le rane si sciogliessero.

“Sembri un mostro delle paludi" commentò Zuko, cercando di individuare il volto dell'amica sepolto dalla melma. Solo gli occhi si distinguevano nettamente, con un blu tanto intenso da sembrare quasi che stessero brillando.
“Beh, non credere di essere più carino di me" gli rispose, fintamente piccata.
Continuarono a battibeccare su chi fosse più ripugnante fino a che non trovarono un piccolo ruscelletto, dove si sarebbero potuti ripulire. Katara non ci pensò due volte e con un veloce gesto delle mani inondò Zuko dalla testa ai piedi, togliendogli di dosso le alghe e facendolo assomigliare terribilmente a un pulcino fradicio, con i capelli tutti appicciati alla fronte.
“Ehi, potevi almeno avvertirmi" provò a protestare Zuko, ma vide che aveva riservato lo stesso trattamento anche a se stessa.

“Certo che puzziamo parecchio" commentò Katara, annusandosi. Si avvicinò a Zuko e lo odorò, tirandosi subito indietro. “Cavolo, tu puzzi addirittura più di me" esclamò schifata. “Non possiamo tornare sul pallone in queste condizione, ci uccideremmo a vicenda.”
Zuko convenne con lei che non avevano un odore gradevole, ma provò a convincerla del fatto che fosse lei a puzzare di più. Argomentò la sua tesi dicendo che un Signore del Fuoco non può puzzare. Katara diede a malapena retta ai suoi tentativi di rigirare la frittata e si adoperò per costruire al volo due vasche di ghiaccio, in cui si potessero lavare senza vedersi a vicenda.
Zuko rimase piuttosto impresso, ma non lo diede a vedere. Si sbrigò a togliersi i vestiti e Katara si dovette girare di scatto per evitare di ritrovarselo in mutande davanti agli occhi. “Potevi avvertire!” esclamò, avvampando.
“Ma Katara, sei una donna grande e vaccinata. Non ti sconvolgerai mica per un paio di mutande.”
“No certo che no" disse arrossendo sempre di più “però preferirei non vedere le tue regali terga, ecco tutto.”
Zuko rise di gusto all’imbarazzo di lei e si girò per permetterle di spogliarsi e di entrare nella vasca appena creata.
“È gelata" commentò Katara non appena vi entrò e lui, con un rapido gesto, riscaldò l'acqua fino a farla diventare estremamente piacevole.
“Perché non tieni sempre i capelli sciolti?” le chiese incuriosito “Sei molto più bella così.”
“Oh, ehm, grazie” si limitò a rispondere Katara. D'un tratto la risposta ‘perché mi fa sentire più matura e mi dà l'aria da donna’ le sembrò terribilmente stupida e se la rimangiò. “Dobbiamo sbrigarci, non possiamo rischiare che Moma peggiori perché perdiamo tempo" disse poi, come se solo in quel momento si fosse ricordato del motivo per cui erano lì.
“Oh, sì, certo” disse Zuko, uscendo dall'acqua e rivestendosi in tutta fretta.

Corsero al pallone ancora fradici, per rimediare al tempo perduto a lavarsi e a scherzare, sentendosi in colpa per aver lasciato che il motivo per cui avevano fatto quel viaggio si fosse trasformato in una gitarella divertente. Ma che gli era saltato in mente? Era bello sentirsi ragazzi, ma non era quello il momento adatto.
“Forse abbiamo perso troppo tempo, però hai reso piacevole questo viaggio" commentò Katara mentre erano in volo. “Aveva ragione Toph quando diceva che fare questi viaggetti con te era un'esperienza.”
Le labbra di Zuko si piegarono in un profondo sorriso, ma Katara stava guardando l'orizzonte e non lo notò.
“Solo perché ho una buona compagna di viaggio.”

 

   
 
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