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Autore: LadyHeather83    26/08/2020    4 recensioni
Mai se nè andata dalla Capsule Corporation insieme a Pilaf e a Shu, dopo aver confessato a Trunks il suo segreto.
Può questo separarli per sempre?
Estratto dal 2^ Cap. “Ehi Mai a cosa stai pensando?” Pilaf interruppe i suoi pensieri porgendole un pezzo di pane.
Non mangiavano da giorni e quel pasto era l’unica cosa che era riuscito a racimolare, o meglio a rubare al panettiere lì vicino.
“Non ho fame” Gli disse senza prendere niente.
“Devi pur mangiare qualcosa” Le disse Shu ancora con il fiatone per la corsa appena fatta per seminare quel pover uomo che li aveva beccati sul fatto.
“ Se solo fossimo rimasti alla Capsule Corp., lì avremo avuto di tutto” Si lamentò Pilaf addentando qual pasto.
“Già…ma perché ce ne siamo andati?” Chiese Shu facendo la stessa cosa.
“Perché Mai si è presa una cotta per il ragazzino e …” Non fece tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone che gli fece la guancia rossa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALLA RICERCA DI MAI

*

Capitolo 16

*

La ragazza le si gettò al collo ringraziandola per averle salvato la vita.

“Non smetterò mai di esserti riconoscente per il tuo gesto. Saresti potuta morire”.

“Tranquilla, tranquilla” Rispose Mai in evidente imbarazzo “Ho solo fatto il mio dovere”.

“Non hai salvato solo me” Disse staccandosi dall’abbraccio, o dallo strozzamento se lo guardiamo da un altro punto di vista “Ecco…ti presento Mai e io sono Jen” Indicò il fagottino che dormiva beato nella culla.

“Mai?” Chiese inarcando un sopracciglio, sorprendendosi che l’avesse chiamata come lei.

“Si, ho chiesto il tuo nome al tuo ragazzo, volevo che portasse il nome della nostra eroina. Un giorno sarà proprio come te! Coraggiosa, forte e bellissima”

Incredibilmente dopo le sue ultime parole, la prima frase passò in secondo piano.

Avrebbe voluto dire speriamo di no.

Se si fosse guardata allo specchio, avrebbe visto una ragazza sola e fragile, che ha dovuto lottare contro mille difficoltà e che per uno strano scherzo del destino, si è ritrovata a vivere la sua vita per ben due volte, che probabilmente ha trovato l’amore della sua vita, ma che è dovuta scappare davanti l’evidenza, perché impaurita da un sentimento così grande.

Una paura scaturita dall’ansia che un giorno forse sarebbe finita, di stare male per aver creduto in una cosa che alla fine si sarebbe rivelata non vera, oppure, che sarebbe finita proprio perché conoscevano già il loro destino e sarebbero finiti con il non sopportarsi.

Stare insieme ad una persona perché si è forzati o perché si sa già che si deve, non era nelle sue intenzioni.

Se son rose, fioriranno…si ripeteva, per questo un giorno ha preso la difficile decisione di allontanarsi da Trunks, anche se questo ha significato spezzargli il cuore ed autoinfliggersi lo stesso trattamento.

Ma avevano bisogno di staccarsi l’uno dall’altro, questo lei l’aveva capito, complice anche la sua visione della cosa in un modo più maturo rispetto al lilla.

Proprio quello che le è successo con Miles, ha creduto in un sentimento che alla fine si rivelò finto, almeno per quanto riguardava lui, la prendeva in giro ogni volta che le rivolgeva la parola ti amo o la chiamava amore, e magari qualche ora prima si era scopato una ragazza nello sgabuzzino riservato alle inservienti, a sua insaputa.

A causa sua aveva perso il loro bambino, un bambino che le ha fatto scoprire che esiste anche l’amore incondizionato e che al mondo non esiste niente di più grande, anche se era solo un esserino poco più di un centimetro.

Valeva la pena sacrificarsi per quelle due vite.

“La vuoi prendere il braccio?” Le chiese Jen con un enorme sorriso, intuendo che quello fosse il suo desiderio in quel preciso istante.

Mai allargò le braccia per accogliere quella creatura che al contatto con arti estranei aprì gli occhi.

Non pianse, incrociarono lo sguardo per qualche secondo e poi si riaddormentò.

Se avesse avuto poco più di un mese, sicuramente le avrebbe sorriso.

Alla corvina bastò quel semplice incontro d’occhi, sembrava che la piccola creatura l’avesse in qualche modo ringraziata per avergli salvato la vita.

“Avete figli tu e quel ragazzo?” Le chiese alludendo a Trunks.

Mai rise “Hai frainteso, non è il mio ragazzo, è solo un vecchio amico”.

“Ah, scusami…” Abbassò lo sguardo per figuraccia appena fatta “E’ che vi guardate in un modo…non so spiegarlo, ma sembrate…lasciamo perdere” Tagliò corto.

“Non ti preoccupare, immagino che stiamo dando un’impressione sbagliata su di noi”.

Sbagliata? Aveva capito giusto, ha sempre gli occhi che le brillano quando è vicina a lui e viceversa.

Mai guardava quella bambina con occhi amorevoli e una lacrima le rigò il volto.

“Perché piangi?” Le chiese Jen.

Le porse la bimba frettolosamente, era già passato un anno da quando aveva perso il suo bambino, non pensava, ma le faceva ancora male quel ricordo, forse perché a quello è legato il tradimento di una persona da cui credeva essere amata, ma invece si era rivelato uno stronzo.

“Tempo fa ho perso un bambino” Raccontò.

“Oh mi dispiace” Quell’affermazione l’aveva colta impreparata, non sapeva come scusarsi e cosa dirle, qualsiasi parola sarebbe stata superflua e inappropriata.

“Non ti preoccupare, la gravidanza era ancora all’inizio, forse era destino che non avessi quel bambino” Non ricorda in quell’ultimo anno quante volte si era ripetuta quella frase per consolarsi.

“Ne avrai altri” Le disse amorevolmente “…forse è una magra consolazione, io mi ritroverò a crescerla da sola, suo padre, quando ha saputo che ero incinta se n’è andato e dall’ora non l’ho più rivisto”.

“Sei una ragazza dolcissima, vedrai che quando meno te lo aspetti, troverai la persona che amerà incondizionatamente sia te che tua figlia”.

Erano due ragazze diverse, che in comune avevano un destino funesto.

Rimasero a chiacchierare per oltre un’ora, finchè la piccola Mai non si svegliò reclamando la sua poppata serale.

“Ora devo andare, mi ha fatto un enorme piacere parlare con te, mi hai sollevato il morale su molte questioni che mi stavano tormentando da mesi, ma grazie al tuo aiuto, le affronterò con serenità”.

“Io devo ringraziare te, se hai piacere, ti lascio il mio numero, chiamami quando puoi” Le porse un bigliettino bianco con impressi i numeri del suo recapito telefonico.

“Lo farò sicuramente” Disse dirigendosi verso l’uscita e prima di richiudere la porta aggiunse “…parla con Trunks, ti sentirai ancora meglio”.

Quali inconfessabili segreti si fossero scambiate quelle due, rimasero un mistero, ma dalle loro espressioni, sembravano essere più leggere e serene, dopo essersi tolte a vicenda alcuni pesi dagli stomaci dopo aver ingoiato per anni dei rospi enormi.

Mai a quell’ultima affermazione, annuì con il capo.

*

Trunks lasciò l’ospedale quella sera, sarebbe ritornato l’indomani nel pomeriggio per farle compagnia.

La mattina aveva una serie d’impegni a cui non poteva assolutamente rinunciare, e a malincuore lo aveva comunicato a Mai consegnandole anche la busta che Teo si era raccomandato di farle recapitare.

La infilò velocemente nel cassetto del comodino senza aprirla.

“Non la leggi?” Forse il figlio del principe dei saiyan era più curioso di lei del suo contenuto.

“Dopo, non è importante” Tutte balle, sapeva bene cosa poteva contenere, tempo fa aveva fatto domanda per essere trasferita in un altro plotone, una scelta dettata dal fatto che non voleva avere più quel viscido di Miles tra i piedi.

Il glicine e la corvina non avevano nessun legame affettivo dichiarato, però il Trunks non se la sentiva di lasciarla da sola e le faceva visita ogni volta che poteva.

Era bello parlare del più del meno con lei, ridere e fare lunghe passeggiate nel giardino dell’ospedale nelle ore più fresche, fermandosi sotto il salice piangente per ripararsi sotto la sua ombra.

Però, anche se c’era la curiosità da parte di entrambi di sapere di più su quei dieci anni lontani, nessuno dei due aveva ancora posto la fatidica domanda, c’era sempre qualcosa che li frenava.

Forse di scoprire qualcosa che potesse fare male, del tipo Mai, aveva paura di scoprire che Trunks avesse una famiglia, oppure che al momento fosse impegnato con qualcuno, magari con Marron, ricordava ancora quell’odiosissima bimbetta bionda che gli ronzava sempre attorno come una fastidiosa mosca.

Controllò velocemente la mano sinistra e tirò un sospiro di sollievo quando non ci trovò nessun anello o segno di tale unione.

Pensò anche che se avesse una storia con qualcuno, non passerebbe così tanto tempo lì con lei, oppure sicuramente in nome della loro amicizia passata, gliela avrebbe fatta conoscere.

Come fece Goten quando qualche ora prima, nell’orario di visita, gli presentò Valese, la rossa riccia con cui cercava disperatamente casa.

“Allora come procede la ricerca?” Gli chiese Trunks seduto sopra la panchina.

“Ancora nulla…non riusciamo a trovare quella perfetta, o sono troppo grandi, oppure troppo piccole, oppure da fare troppi lavori di ristrutturazione, si trovano in una casa trafficata, sono rivolte principalmente a nord…” Cinguettò lei rassegnata.

“Non demordete, troverete quella perfetta” Le sorrise Mai.

“Ma a proposito, te come stai? Ti trovo in splendida forma!” Biascicò Goten rivolgendosi alla corvina.

“Ogni tanto il collo fa male, ma sono questi stupidi punti, non il graffio in se

Insisteva a chiamarlo “graffio”, ma faceva male, un male cane, essendo un militare aveva imparato bene a sopportare e nascondere dolore, mostrarlo ad altri sarebbe stato considerato un segno di debolezza.

“Ci hai fatto spaventare ragazza” Le disse dandole una pacca sulla spalla.

“Ho fatto solo il mio dovere, niente di più”

“Intendi che puoi anche decidere di suicidarti?” Chiese Goten ridendo, poteva permetterselo visto che il peggio era ormai passato.

“Non proprio” Scoppiò a ridere “…ma in certi momenti non pensi alle conseguenze”.

“Comunque sei grande Mai, in vita mia non ho mai conosciuto una donna che presta servizio di leva, per giunta Generale, e così giovane. Complimenti, sono onorata di fare la tua conoscenza” Confidò la rossa che guardava la corvina con molta ammirazione.

“Ti ringrazio Valese” Le sorrise nascondendo malamente il dolore appena provato quando mosse la testa dall’alto verso il basso per annuire.

“Appena posso ti porto da Dende” Le disse Trunks non sopportando vederla ridotta così.

“Non mi serve il suo aiuto, sto bene” Aveva sempre rifiutato le cure di quel guaritore venuto da un pianeta lontano “…e poi come mi giustifico con i miei sottoposti se mi chiedono qualcosa non vedendo più la cicatrice?”.

“Puoi sempre portare una benda ben incollata per qualche tempo, e poi voi donne siete maestre del trucco e parrucco” Propose Goten ridendo guardando l’orologio digitale che portava al polso “Urca com’è tardi, dobbiamo andare Vale” Si portò una mano sulla fronte.

“Ah si giusto, dobbiamo vedere quella villetta, speriamo sia la buona volta” Cinguettò felice.

“In bocca al lupo allora ragazzi” Mai li salutò con la mano alzata.

“Crepi!” Esclamarono all’unisono prima di vederli sparire dietro la siepe alta del sentiero a ciottoli.

*

A Mai facevano piacere quegli incontri con Trunks, perché le ricordava i bei tempi andati, e sembrava che l’essere stati lontani tutti quegli anni, non abbia incrinato affatto il rapporto che avevano prima, ma anzi, sembrava persino rafforzato.

“Sono proprio contenta per Goten, sembra aver trovato l’amore della sua vita”.

Il cielo iniziò a farsi scuro e a tuonare, si sarebbe scatenato da lì a poco un tipico temporale estivo.

“E’ da un pezzo che stanno insieme, e se stanno progettando di andare a convivere sicuramente le cose si stanno facendo serie”

“E chi se lo sarebbe aspettato da Goten, il latin lover di turno, è proprio vero, quando si trova l’amore vero, lo capisci subito” Lo guardò dritto negli occhi quando pronunciò quella frase.

“Già” Asserì lui non distogliendo lo sguardo.

Un tuono più forte e la pioggia che iniziò a cadere prima lentamente, poi più forte, li costrinse a rientrare velocemente.

*

“Senti Goten, ma la ragazza di prima, per caso è quella che parlava sempre Trunks?” Gli chiese Valese curiosa.

Stavano percorrendo la statale in macchina, dirigendosi verso quella che sarebbe diventata, forse la loro dimora.

“Si è lei perché?”

“Non danno l’impressione di essere solo amici, si guardano in un modo…non lo so…”

“Sembrano innamorati?” Le finì la frase.

“Si, ecco, però da quello che mi dicevi non si vedevano da tanti anni”

“Da dieci per la precisione”.

“Tu non puoi fare niente?”. Gli chiese ingenuamente.

Goten inarcò un sopracciglio “Io? E chi sono, il dottor Stranamore?”

“No beh…ma magari…tu sei bravo in queste cose…a convincere la gente”

“Senti Vale, per tutto il bene che posso volere a quei due, devono imparare a cavarsela da soli, non voglio intromettermi negli affari degli altri.”

Valese non ci credeva, non poteva starne fuori, era nella natura di Goten aiutare gli altri, soprattutto amici “Va bene…vedremo se sarà così”.

“Eccola, siamo arrivati”. Cambiò lui completamente discorso

*

Nel frattempo la pioggia e alcune nuvole, avevano lasciato spazio ad un timido sole.

Mai osservava dall’enorme finestrone della sua stanza, il cielo nero in lontananza, anche uno sfocato arcobaleno aveva fatto la sua comparsa.

“Guarda Trunks!” Gli indicò l’arco colorato, era sempre un’emozione per lei vederlo, poteva avere anche cento anni, ma era sempre uno spettacolo unico.

Lui sorrise, quante volte da bambina lo chiamava dopo il temporale per osservare insieme l’arcobaleno, e se non si manifestava quel fenomeno, lo creava lui in casa con un gioco di luci e cristalli.

“Ti ricordi quella volta che appesi alle finestre della tua camera tutte quelle pietre trasparenti che con la luce diretta del sole riflettevano mille colori?”

“Lo chiamasti arcobaleno fatto in casa. Come posso dimenticarmelo, mi fai fatto felicissima, è stata una sorpresa bellissima”.

“Eri arrabbiata perché il vento aveva portato via le nuvole velocemente, e l’arcobaleno non aveva fatto a tempo a saltar fuori”.

“Non mi ricordo se ti avevo ringraziato”

“No, eri troppo presa a danzare tra le luci”

“Allora lo faccio ora: grazie” Gli sorrise e lo abbracciò ringraziandolo anche di essere presente in quel momento.

“Ci sarò sempre per te, non devi mai dubitare di questo” Le baciò i capelli che odoravano di more e vaniglia.

Quanto le sarebbe bastato in quegli anni anche solo un gesto simile nei mille momenti di difficoltà, quelle braccia erano un porto sicuro dove rifugiarsi, nessuno l’avrebbe strappata via da lì, lui non l’avrebbe permesso.

Non si era resa conto che per quanto quella caserma fosse diventata ora la sua casa e avesse attorno a lei tante persone, era sola.

Lo prova il fatto che solo pochi compagni e qualche carica alta le aveva fatto visita per sincerarsi delle sue condizioni, tranne Teo, lui veniva a trovarla ogni volta che poteva.

Trunks” Lo chiamò prima che potesse aprire la porta per andarsene “Dopo domani mi dimettono, è passato il dottore a darmi la notizia prima che arrivassi”.

Aveva già progettato di scappare, e questa volta senza salutarlo, la sua vicinanza e la chiacchierata della sera prima con Jen, le avevano rinvangato sentimenti che non pensava più di possedere.

Il fato gioca scherzi strani, lei era sicura che lasciandolo la prima volta non lo avrebbe più rivisto, e che la lontananza potesse cancellare sentimenti che prima di allora, non credeva potessero essere indelebili.

*

Continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti miei fedeli lettori, anche oggi vi ringrazio per essere arrivati alla fine del capitolo, e come sempre vi invito a lasciarmi una vostra impressione se ne avete voglia.

In questo capitolo Mai e Jen hanno parlato un po' e si sono confidate, forse perché hanno vissuto o stanno vivendo esperienze simili, a volte ci si riesce ad aprirsi di più con persone che non si conoscono, che con quelle a cui ci si confida sempre.

Abbiamo conosciuto anche un altro dettaglio della vita passata di Mai e Trunks, ve lo ricordate che nel capitolo scorso si era parlato di un cristallo appeso alla finestra dell’alloggio della ragazza? Eccovi il motivo.

Sperando abbiate gradito anche questo, vi mando un enorme bacio e abbraccio.

  
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