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Autore: KikiShadow93    28/08/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Piccola avvertenza: Capitolo un po’ strano, ecco. Non saprei neanche come spiegarmi… sappiate solo che è strano! Ah, forse sarà anche un po’ smielato. Un po’ tanto, soprattutto per i miei standard, però dai, qui è il giorno di Natale, facciamogliela vivere alla meno peggio! (Sì, scusa banalissima, a chi la racconto?!)

ODDIODDIODDIODDIODDIODDIO! Pure Chimera__ ha segnalato la storia per essere messa tra le scelte! 😍 Ragazze, davvero, non so come ringraziarvi! Davvero, sono senza parole!!!
Un grazie di cuore, inolte, va a _Cramisi_, Chimera__ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo! Siete dei tesori! 💛

𝟛𝟜. … 𝓈𝑜𝓇𝑔𝑒 𝓊𝓃 𝒩𝒶𝓉𝒶𝓁𝑒 𝒾𝓃𝒹𝒾𝓂𝑒𝓃𝓉𝒾𝒸𝒶𝒷𝒾𝓁𝑒!



Bree era convinta che si sarebbe ritrovata sola. Mortalmente ed inesorabilmente sola.
L’appoggio e di conseguenza la compagnia di Roman e Angelina, di certo, non le ha considerate neanche quando l’hanno accolta a braccia aperte per proteggerla. Roman era moralmente obbligato dopo averle chiesto un simile “favore”, non poteva proprio lasciarla scorrazzare impunemente in giro.
Ma Bree non voleva loro, in quel momento. Voleva gli sguardi incazzati dei suoi fratelli che le dicevano a muso duro di aver commesso una cazzata atroce mentre escogitavano un modo per tirarla fuori dai casini, voleva poter tornare indietro e abbracciare Sherry fino a farle cambiare idea. Ma Everett era con lei, di certo non si sarebbe fatto problemi ad “allontanarla”, ed i suoi fratelli si sarebbero trovati in una situazione assai scomoda se l’avessero anche solo vista da lontano.
Darko poi era fuori questione: ha capito che le vuole sinceramente bene e che, un domani, estenderà la sua protezione anche ai piccoli, ma la sua fedeltà cieca ad Everett lo avrebbe gettato in una situazione che proprio vorrebbe evitargli. E non vuole questo per il loro legame, ma perché lei per prima vorrebbe che gliela evitassero se ci si dovesse trovare.
Così è andata da Roman, si è piazzata nella sua villetta sul mare ed ha pianto tutte le sue lacrime.
Chuck e Magnus non si sono fermati un secondo, nel suo ventre. Ha pensato che saranno dei bambini svegli perché già capaci di rendersi conto che qualcosa non andava, che la loro mamma era in pericolo. Anzi, forse tutte e due le loro mamme.
L’idea di Mimì esposta a tanti Spettri sulle prime l’ha terrorizzata, in effetti, ma sa bene che nessuno la toccherebbe. Potrebbe tranquillamente andare alla tana e nessuno le torcerebbe un solo capello perché totalmente all’oscuro di tutta la faccenda. Consapevole di questo, non è comunque riuscita a rimanere tranquilla finché, contro ogni aspettativa, non l’ha vista spalancare la porta della camera dove si era rintanata, il volto paonazzo stravolto dalla corsa e dal violento susseguirsi degli eventi.
L’aveva chiamata per avvertirla, per dirle di non farsi più avvicinare da nessuno per sicurezza, neanche dal Quartetto, di rimanere alla Capsule Corp e di tagliare i rapporti con chiunque, in modo forse solo momentaneo. Poi aveva attaccato, le aveva detto che le avrebbe spiegato meglio la situazione in un secondo momento, quando fosse stata in grado di liberare un poco la mente e calmarsi… certamente non pensava di vedersela davanti in così poco tempo.
Mimì, però, non l’avrebbe mai lasciata sola. Lei c’era per difenderla quando il suo ex-fidanzato la picchiava, c’era quando fece coming out con le amiche e con la famiglia, c’era quando è stata sbalzata fuori di casa da quest’ultimi ed ha sostenuto con lei gli sguardi di colpo diversi delle “amiche”. Lei c’era quando si è laureata, quando ha trovato lavoro, l’ha sostenuta sempre nelle sue scelte, l’ha supportata e l’ha aiutata in ogni modo per realizzare i propri obiettivi. Lei le ha ridato la vita, come poteva lasciarla sola?
Le ha detto senza rigiri di parole che ha fatto un’enorme, incommensurabile cazzata, che forse non ci sarà soluzione, che rimarranno fuori dal giro e che dovranno sempre stare attente a come si muovono, ma le ha anche detto di non preoccuparsi, che un modo per andare avanti lo troveranno lo stesso e che lo faranno insieme.
Bree a quel punto ha capito in modo chiaro e nitido due cose: primo, che Mimì ha una forza e una dolcezza nel cuore che lei neanche s’immagina; secondo, che i loro figli sono davvero svegli, perché avevano capito che aveva bisogno del suo amore per ritrovare un po’ di serenità e si sono accorti del suo arrivo, calmandosi subito.
Adesso rimane placidamente sdraiata in quel grande letto che non le appartiene, Mimì addormentata al suo fianco mentre il Sole che filtra dalla finestra riscalda loro la pelle. Sente il suono delle onde che impattano contro le rocce, il suono delle voci di Angelina e Roman, dei gabbiani che volano spensierati.
A lei e Sherry piaceva andare in spiaggia, un tempo. Fu il primo posto che decisero di visitare senza secondi fini quando scapparono dal Nord. Non lo avevano mai visto prima se non attraverso i ricordi di altre persone, e l’idea di poter toccare con mano la sabbia calda, di immergersi nelle correnti oceaniche e lasciarsi cullare gentilmente dalle onde era troppo forte.
Faticarono parecchio per arrivarci senza farsi notare, per trovare un pertugio lontano dagli sguardi umani, per cacciare senza sollevare un fastidioso polverone, ma alla fin fine ne valse la pena.
Sherry era sempre scossa per colpa di Jäger, a stento si nutriva e ancor meno riusciva a dormire, ma Bree non ha mai scordato la visione dei suoi muscoli e del suo volto che si rilassavano di fronte a quell’immensa distesa azzurra, il timido sorriso che le increspava le labbra quando, per la prima volta, poggiarono i piedi nella rena tiepida, il loro rimanere distese lì a crogiolarsi sotto al Sole con le mani sempre unite. Le faceva sentire bene quel contatto, protette in un certo senso. Era come dire che c’erano e ci sarebbero sempre state, che tutto sarebbe andato bene stando fianco a fianco.
Ciò che adesso vede dalla finestra, però, le pare così strano. Ha tutta l’aria di un ricordo lontano, sbiadito, un qualcosa che le sembrava bellissima ma adesso, a rivederla, non ha più alcunché di speciale.
Può l’oceano diventare mortalmente grigio?
Uno dei piccoli, nel suo grembo, si muove lentamente, quasi si stesse stiracchiando. Vi passa sopra una mano e si ricorda che no, malgrado sia la situazione e non l’oceano ad essere grigia, lei non può assolutamente mollare.
Quei piccoli diavoletti che porta in grembo meritano di potersi godere il mare, di poter giocare nelle onde, di inseguire i pesciolini vicino alla barriera corallina. Meritano di poter vedere il mondo, di poter vivere come lei non ha mai fatto. E meritano l’amore di Mimì, meritano di nutrirsene fino a scoppiare.
Chiude gli occhi e stringe un braccio attorno alla persona più importante per lei, la sua Mimì. Aveva paura— no, il terrore di svegliarsi e scoprire che non poteva sostenere il peso della sua scelta, del suo errore, e di dover così vivere in un mondo dove anche lei non è più al suo fianco, un mondo in cui la sua bellissima umana coi capelli color del fuoco non la amava più. Ma così non è stato, perché la sua dolce e tenace Mimì è lì, stesa accanto a lei, con una piccola mano pallida ferma sul ventre gonfio, quasi potesse proteggere i loro piccoli da ogni male esterno solo con questo contatto.
Che ne dici di farci sposare da Roman? In fondo è un po’ che ne parliamo ma non troviamo mai quel qualcosa in più che renda la nostra unione ancora più speciale… che ne dici di uno della Triade?
Con un lieve sorriso sulle labbra si impone di ritornare a dormire, di nascondersi dalla realtà ancora un altro pochino.
Anche se avrei voluto che fosse stata lei a farlo…


Nel momento esatto in cui Sherry ha cominciato a svegliarsi, ha avvertito un peso schiacciato contro di sé. Aprendo del tutto gli occhi si è ritrovata involontariamente a trattenere il respiro davanti alla tenera visione di Radish, ancora addormentato al suo fianco. Si è raggomitolato contro di lei nel sonno, il volto appoggiato contro la sua spalla, una lunga e massiccia gamba sistemata in mezzo alle sue e un braccio muscoloso sull’addome, con la mano che la teneva per la vita.
Non aveva mai fatto caso a quanto fosse bello svegliarsi con lui al proprio fianco e, a causa della moltitudine di pensieri, il giorno prima non aveva badato davvero a quanto fosse doloroso senza di lui. Con una mano gli ha spostato una ciocca di capelli corvini dagli occhi e Radish si è mosso senza svegliarsi. Ha però sorriso nel sonno, strofinando la punta del naso contro la sua spalla nuda.
Il corpo le faceva male esattamente come il giorno prima, tutto nel suo essere la implorava disperatamente di rimanere stesa lì e per una volta gli ha dato retta.
Riuscire a riaddormentarsi, però, non è stato semplice. Sulle prime si è infatti un poco spaventata all’idea che potesse essere  successo qualcosa di brutto ad Everett dal momento che non le pareva essere in casa, ma poi si è ricordata di due fattori non trascurabili: primo, di certo non avrà avuto alcuna voglia di ritrovarsi subito Radish tra i piedi; secondo, quello che è uscito in solitaria per cenare è Everett, non un povero sprovveduto qualsiasi. Preoccuparsi non era necessario, non per lui almeno.
Rimanendo ben stretta nella morsa di Radish, adesso non riesce a distogliere la mente dai due problemi alla quale non ha alcuna idea di come porre rimedio.
Quello che le ronza di più per la mente è quello di Bree, della brutta situazione in cui l’ha buttata senza riflettere e sul fatto che se le revocasse la condanna potrebbe passare per debole. Un Sovrano che si rispetti non dovrebbe fare sconti a nessuno, mai, e questa è cosa risaputa da sempre. Potrebbe fare qualcosa solo se spinta da tutto il branco e, soprattutto, con il chiaro e limpido appoggio del Beta e del Re. Sa di poter contare sul primo perché non le è parso molto convinto da subito, ma per quanto riguarda il secondo? Loro neanche ce l’hanno, un Re! Hanno un Capitano, ma non un Re. Non sa neanche se la stessa persona può ricoprire entrambe le cariche contemporaneamente, non ci aveva mai pensato e mai prima d’ora si era visto un evento simile.
Come non ci aveva mai pensato prima, però, non ha tempo di pensarci troppo neanche adesso perché il secondo problema che l’affligge non le dà tregua da quando era ancora in quella specie di dimensione onirica: Jäger.
Per quanto sono riusciti a capire, per adesso è “solo” in crisi e se la prende esclusivamente con sé stesso, riversando parte della sua furia e frustrazione contro chi gli è vicino da sempre e, di conseguenza, ha abbastanza coraggio da avvicinarlo. Ma per quanto andrà avanti? Quanto tempo passerà prima che la sua psiche faccia crack in modo definitivo e decida di fare qualcosa di davvero folle? Come invadere il Sud, per esempio. È questa la loro attuale preoccupazione più grande.
Al Sud infatti sono di più, il loro tenore di vita migliore ha permesso alla razza di proliferare in modo maggiore, ma la loro forza non è paragonabile a quella del Nord. La follia di ben sei Re consecutivi ha permesso lo sviluppo di una forza fisica superiore al normale, il loro continuo cercare di incrociare solo i geni migliori ha dato vita ad un esercito assai più feroce e pericoloso. Se poi si considera che l’attuale Re dispone di un seguito ciecamente fedele come mai prima d’ora, la situazione si fa solo più critica.
Devono capire come agire e come evitare un numero spropositato di perdite su ogni fronte. Anche su quello del Nord, perché sia Sherry che Everett sanno benissimo che ci sono molti Spettri che semplicemente si sono ritrovati nel mezzo, che non sono altro che succubi di un tiranno che non sono in grado di debellare.
In realtà hanno dovuto considerare anche un terzo problema non indifferente: per gli Spettri, uno degli onori più grandi in assoluto è poter morire sul campo di battaglia per mano di un nemico più forte, e ciò implica che difficilmente potrebbero desiderare di essere riportati in vita dopo la sicura guerra che sta per scoppiare.
Tutte e tre le fazioni si ritroveranno sicuramente dimezzate, come minimo. Anzi, se fosse il Nord a vincere, sia il Sud che le Terre di Nessuno verranno pressoché annientati e sorgerà un solo, nuovo e orribile Impero, e Radish, mosso dal furore e dalla disperazione, potrebbe decidere di sterminarli tutti quanti per vendetta e fine della loro specie.
Tutte queste considerazioni, adesso, non fanno altro che confonderla. Deve trovare il modo di difendere la propria gente, i lupi del Nord non realmente fedeli a Jäger e quelli del Sud. Ma come può entrare nel loro Territorio senza scatenare ulteriori problemi? Pure Everett correrebbe dei rischi avvicinandosi tanto apertamente, perché di certo le sentinelle non gli darebbero né tempo né modo di spiegarsi e lo attaccherebbero, spingendolo a contrattaccare, uccidere e quindi sollevare solo nuovi e ingestibili problemi.
Devono trovare un modo e devono farlo alla svelta, questo è chiaro, perché presto la mente di Jäger riuscirà a trovare un nuovo, terribile equilibrio e loro non avranno più modo di far nulla, se non muoversi alla cieca.
Il respiro regolare di Radish pare però avere l’insospettabile e straordinario potere di calmarla e cullarla, così, dopo un violento e doloroso arrovellarsi la mente, gli occhi le si chiudono di nuovo.


Apophis non è mai stato uno Spettro qualsiasi.
Suo padre era il Capitano della guardia, sua madre era una Cacciatrice formidabile; lui stesso ha dato prova di essere un esemplare assai notevole sin dalla più tenera età.
È stato adorato, coccolato e viziato, ma a lui non è mai importato alcunché di queste loro dolci attenzioni. Non considerava loro, non gli interessavano minimamente. Ambiva a qualcosa di più, ambiva ad una gloria superiore. Chi poteva donargliela se non Jäger? La sua potenza e la sua mente avevano lasciato tutti quanti a bocca aperta, il respiro moriva nelle loro gole al suo solo passaggio.
Lo trovò subito interessante al loro primissimo incontro. Non erano altro che due cuccioli in erba, due piccoli portenti che attiravano sulle loro piccole figure un sacco di sguardi curiosi.
Sarebbero diventati qualcuno, era scritto nei loro destini.
Era scritto che unissero le forze, che traessero energia l’uno dall’altra, che arrivassero a muoversi come un’unica, pericolosa entità.
Era scritto che la passassero liscia quando Jäger uccise una delle principesse del Sud per noia e lui ne occultò il cadavere come il più esperto e navigato tra gli assassini.
Era scritto che riuscissero a spodestare il Re, che riuscissero ad impadronirsi del Nord come sognavano da piccoli.
Era scritto che tutti gli Spettri più forti li seguissero e li venerassero.
Era scritto che dominassero, che imponessero la loro smisurata potenza con la forza che li ha sempre contraddistinti.
Era scritto che lo facessero insieme.
Evidentemente, però, era anche scritto che lui, ad un certo punto, si trovasse da solo, perché è così che si sente adesso.
Si è ritrovato solo, malgrado sia costantemente accerchiato da tutti i membri della guardia che da sempre lo guardano con ammirazione e timore.
È solo, costretto ad occuparsi di un qualcosa più grande di lui, costretto a tenere in piedi l’intero Nord perché il loro Re non riesce più a ritrovare la lucidità.
Il branco è timoroso, adesso. Temono che il Sud li invada ora che sono senza una guida salda, temono che il loro stesso Re gli si rigiri contro. E Apophis non ha le capacità per infondere loro la calma, non riesce più a tenerli in riga come si richiede ad un Beta.
Tante, troppe volte in quei giorni ha dovuto soffocare i loro timori con la violenza, decimando intere famiglie solo perché avevano provato ad andarsene. Non riconoscendo più l’assoluta autorità del Re, avevano pensato che fosse meglio disertare, magari addirittura unendosi a quel branco di randagi che venivano guidato da Sherry. Non poteva permetterlo, non poteva tollerarlo, così li ha uccisi e dato i loro corpi mutilati alle fiamme.
Jäger non gli sembra neanche più l’amico fraterno di tutta la vita, adesso. Gli si è rigirato contro per la primissima volta da quando si conoscono, lo ha fisicamente ferito aprendogli un pettorale. Non è più lui, non è più l’uomo imperscrutabile che conosceva, e la colpa è solo ed esclusivamente di Sherry.
È colpa della sua codardia che l’ha spinta a scappare, delle sue scarse ambizioni che non le hanno fatto cogliere al volo un’occasione come quella di divenire la compagna del Re, è colpa della sua mente malata che ha preferito un uomo-scimmia al migliore della loro gloriosa razza. È colpa sua se Jäger soffre, della sua debolezza e delle sue insensate paure. È colpa sua e, nel caso fosse veramente tornata in vita com’è convinto Jäger, la porterà lui stesso al suo cospetto, non prima però di averla ridotta in fin di vita per spregio. Col benestare di Jäger, poi, ucciderà alcuni dei loro figli davanti ai suoi occhi per farle capire quanto ha sbagliato, quanto il suo sia stato un errore madornale.
Non può farlo adesso, però. Non può neanche andare personalmente laddove nessuno oserebbe andare per controllare, perché sa che il suo amico fraterno ha bisogno di lui, adesso. Ha bisogno che continui a tirare le fila, ha bisogno che tenga il Nord unito al posto suo.
È stato però doloroso rendersi conto di non essere venerato e temuto come lui, un po’ com’è stato doloroso apprendere che non hanno minimamente il favore di Roman e, di conseguenza, forse neanche quello di Papà Spettro.
Ha mandato un paio di Segugi nei suoi territori per avere la certezza che non si fosse rifugiata lì, malgrado sapesse essere una cosa assai improbabile. Ciò che gli è stato fatto trovare, poi, è stato un agglomerato di membra sanguinolente. Un messaggio chiaro e conciso, per loro: state lontani.
A Jäger non farà piacere saperlo, quando si sveglierà. Se si sveglierà del tutto, a questo punto. Sono giorni ormai che non esce dalle sue stanze, che attacca chiunque osi avvicinarlo. Ma il Re deve nutrirsi e lui deve provare a farlo parlare, sfogare. Perché non mandargli a ruota libera tutte quelle povere illuse che ambiscono tanto ad avere un posto al suo fianco?
Le ha sentite urlare disperatamente, invocare un aiuto che non è mai arrivato, ed infine ha lasciato le loro carcasse lì a marcire. Solo una volta ha provato a portarle via, e ci è rimasto ferito.
Che rimangano lì, allora. Che rimangano lì con lui, avrà un pasto in più se gliene verrà voglia. Ed avrà anche una motivazione in più per dare il via alla guerra delle guerre.


Il Sole è già ben alto in cielo quando Radish si sveglia di soprassalto, scosso dai suoi stessi incubi. L’ha vista di nuovo morire, ha sentito di nuovo quel dolore dentro, ha sentito di nuovo che tutto gli veniva violentemente strappato dalle mani.
Per un terrificante secondo non riconosce la stanza dove si trova, non capisce come ci sia finito o perché, finché poi gli eventi della notte precedente gli ritornano in mente come un fiume in piena. La loro conversazione, la sua ammissione, il perdono, il bacio, loro due stretti in quel letto.
Il corpo si rilassa istantaneamente e il cuore gli si riempie fino a scoppiare per il sollievo. Non pensava che si potesse tenere così tanto a qualcuno, che la sicurezza di un’altra persona potesse diventare tanto importante, fondamentale. Ma Sherry, per lui, è fondamentale. Con lei al suo fianco, sente di poter fare tutto ciò che vuole, di poter raggiungere ogni obiettivo che si prefissa.
Non sa perché, non riesce proprio a capirlo, ma è così: quando erano separati si sentiva una schifezza, una nullità, un incapace, ma ora, con lei stretta tra le braccia e il suo respiro tiepido contro la spalla, gli pare tutto passato, superato e dimenticato.
Lei è la sua metà, è la forza che non aveva mai avuto prima, un qualcosa di salutare di cui riempirsi fino a scoppiare.
Osservandola ora, non può fare a meno di pensare nuovamente di aver rischiato di perderla sul serio, e non solo per colpa di Jäger. Anzi, il suo è stato sì un gesto atroce che non potrà mai perdonargli, ma di certo non sarebbe stato sufficiente per portargliela via, non con le Sfere a disposizione. È stato proprio lui con le sue stesse mani a rischiare tanto, ad arrivare ad un punto tanto pericoloso. Avrebbe potuto non perdonarlo, avrebbe potuto preferire tenerlo a distanza per chissà quanto tempo, forse persino per sempre… invece ha avuto la forza e la voglia di farlo tornare, di perdonarlo.
Invidia questa sua forza, questa sua capacità di scrollarsi lo schifo di dosso per rialzare la testa. Arriverà a farcela anche lui, a farsi scivolare le cose addosso con la sua stessa facilità, a riuscire a contenere e incanalare la paura, a combatterla. E lo farà con lei al suo fianco.
Le sfiora piano lo zigomo con la punta delle dita, mentre una nuova ondata di calore lo invade da capo a piedi. Un’altra cosa che non sa assolutamente spiegarsi, è come sia possibile che solo così, con lei addormentata al suo fianco, possa provare una tale ondata di eccitazione.
Ogni singola volta che la vede, la vuole. Vuole il suo corpo, vuole sentirlo premuto contro il proprio, vuole possederlo e marchiarlo continuamente.
Tutto in lei lo attrae ed è consapevole che sia così anche a parti inverse. Sa pure che tutto ciò è dovuto principalmente all’unione dell’anima, al fatto che possono considerarsi come una sola cosa, per quanto questo gli risulti smielato; sa che è così, lo sente dentro.
Si allunga di lato fino a posare le labbra sulle sue con delicatezza, stando ben attento a non svegliarla. Se lo facesse da una parte gli dispiacerebbe e dall’altra rischierebbe di non sapersi trattenere.
L’idea che ci sia Everett in giro per casa, con il suo disgusto a straboccargli dagli occhi ogni volta che per mal disgrazia incrocia anche solo di sfuggita la sua figura, lo aiuterà sicuramente a tenere le mani a posto.
Ma questa “lieta" speranza è destinata a vita assai breve.
Nel momento esatto in cui decide di alzarsi per fare una doccia, si rende conto che non sono soli come credeva. Il maggiore se ne sta infatti appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto e lo sguardo torvo, gli occhi chiari che fiammeggiano mentre lo guardano. Non ha idea da quanto tempo stia lì a fissarli e neanche vuole saperlo, non è di fondamentale importanza.
Ciò che invece è importante, per Radish, è la consapevolezza che dovrà faticare assai per guadagnarsi almeno una briciola del suo perdono, che ci vorrà tempo e impegno per potersi riconquistare almeno una vaga frazione della fiducia che si era altrettanto faticosamente guadagnato, ma è del tutto intenzionato a riuscirci. Everett l’ha tenuta al sicuro, si è preso cura di lei e le è stato vicino come lui non ha assolutamente fatto o anche solo pensato di fare. Lui ha immolato totalmente la sua vita a lei, farebbe qualsiasi cosa per la sua felicità e questo il Saiyan non riesce ad ignorarlo.
È più forte di lui, proprio non può. Il legame che li unisce non può tralasciare un simile dettaglio, non può ignorare una persona che nutre tanto affetto e porta tanta felicità nella propria metà, di conseguenza Radish si sente automaticamente spinto a provare a mettersi assieme a loro, ad unirsi al loro rapporto per trarne gli stessi benefici e bearsi del loro affetto.
Sono dinamiche strane e spesso complesse quelle che avvengono con l’unione dell’anima: nessuno dei due riesce ad escludere l’altra in ogni sua forma, arrivando spesso in tempi brevi ad accettare cose che prima gli sembravano intollerabili. Solo la sicurezza della prole può portare la madre a rigirarsi contro il compagno.
Everett, pur essendo perfettamente consapevole di questa assurda dinamica, non ha alcuna intenzione di farlo entrare nella loro personalissima bolla. Non c’è spazio per lui, secondo il suo modo di vedere. C’è spazio per loro due, per il loro rapporto strano, un poco contorto, sotto alcuni aspetti tragico, ma comunque bellissimo. Se non avessero unito l’anima, si sarebbe messo d’impegno per separarli definitivamente in barda pure alla profezia, e ci sarebbe sicuramente riuscito.
Ma adesso non ha tempo per occuparsi di lui, per pensare a quanto la sua sola presenza fisica sul pianeta Terra sia fastidiosa; ha una missione personale da compiere e deve riuscirci senza sollevare alcun genere di polverone. Nessuno sa, neanche Darko: deve essere la sua personalissima sorpresa al branco.
Sa di poterci riuscire, ne è più che certo. L’unica incognita sta nella reazione successiva, ma non gli interessa particolarmente.
«Devo assentarmi per un po’, sei capace di tenerla al sicuro e tranquilla fino al mio ritorno?» Domanda con tono piatto e basso, guardandolo sempre con sdegno. L’idea che sua sorella lo abbia perdonato gli fa ribollire il sangue, pur sapendo che era inevitabile. Dovevi fargliela sudare di più, sorellina… mi auguro che almeno tu abbia in mente qualcosa per farlo soffrire in seguito, sennò mi vedrò costretto a pianificare anche questo.
«Sì, certo…» Sostenere il suo sguardo non è affatto facile per Radish. Non lo credeva umanamente possibile, non dal momento che l’unica cosa che ha fatto da quando lo conosce è stata fissarlo dritto in quegli affilati occhi azzurri, ma ora gli risulta quasi doloroso a livello fisico. Deve essere una peculiarità familiare, a questo punto non ci sono più dubbi. «Dove andrai?»
«Penso che sia giunto il momento di riprendere lo gnomo.» E detto questo semplicemente si volta ed esce dal suo campo visivo, richiudendosi la porta alle spalle.
Non deve dargli alcuna spiegazione, non di certo a lui. Per come la pensa, ormai, niente di quello che fanno o hanno intenzione di fare lo riguarda più, non riesce più a riconoscerlo come membro del branco. Ai suoi occhi è sceso semplicemente a giocattolo sessuale della Regina, in modo non troppo differente da tutte le donne che si crogiolavano nelle attenzioni di suo padre.
Non sa dire se un giorno questa sua visione cambierà, non sa se sarà capace di riconquistare la sua fiducia, ma è abbastanza certo che per riuscire almeno a rivederlo come un membro del branco, come un qualcosa di simile ad un suo pari, sarà necessario il giudizio di un’altra persona.
Radish, rimasto col busto sollevato nel letto, osserva la porta chiusa e non può fare a meno di domandarsi cosa diavolo c’entri uno gnomo in tutta la loro strana situazione. Non ne ha neanche mai fatto parola, ora che ci ripensa. Uno gnomo è forse la soluzione ai nostri problemi?
«Radish…?»
Abbassa di scatto gli occhi su Sherry, ancora più addormentata che sveglia. Si sta stringendo maggiormente a lui, gli avvolge la vita con un braccio e lo tira a sé per tenerlo stretto, e lui non riesce a far altro che scivolare di nuovo su quel comodo ed integro materasso per baciarla ancora e ancora, per lasciarsi andare nuovamente a quel sentimento che ha sempre trovato disgustoso ed inutile e che ora, invece, pare addirittura dargli più forza e stabilità.
I suoi grandi occhi scuri, poi, sono come un balsamo per lui, per tutte le ferite che gli sono state inferte nello spirito durante gli anni, un qualcosa capace di alleviare quel dolore tanto radicato nel suo cuore e nella sua mente. Le basta uno sguardo, uno di quelli dolci e pieni di silenziose promesse, che lui si sente meglio, come se improvvisamente tutto cominciasse a girare nel verso giusto.
Col senno di poi, forse non sarebbe male avere qualcun altro capace di guardarlo allo stesso modo, magari qualcuno con il suo stesso sangue che gli scorre nelle vene.
«Dov’è Everett?»
Beh, sicuramente questo qualcuno romperebbe le palle alla stessa, identica maniera, forse sarebbe pure capace di raggiungere nuove ed inesplorate vette, ma se in cambio ricevesse quel tipo di sguardo potrebbe anche starci.
«È andato via un attimo fa, doveva fare delle cose. Mi ha detto di tenerti d’occhio…» Nel dirlo lascia scivolare una mano sotto la sua maglia leggera, sfiorandole con la punta delle dita dapprima l’addome e poi il seno. Ma è un contatto brevissimo e appena accennato, e dalla sua buffa espressione contrariata capisce di aver trovato un modo assai divertente per tenerla buona buona al proprio fianco.
Certo, non è sicuro di essere capace di resistere lui stesso a furia di insistere così, ma confida nel fatto di riuscirci il tempo sufficiente per capire come toccarla senza spezzarla in due. Kakaroth e Vegeta ci riescono, no? Perché mai io dovrei essere da meno?! In fondo Lunch non l’ho mai ferita! Certo, il sesso con lei non era neanche lontanamente paragonabile a quello con Sherry, però sono sicuro di non averle mai fatto del male.
«Voglio andare in mare!»
Come abbia fatto a svegliarsi così di colpo e pure scattare di lato per scendere dal letto, nelle sue condizioni, Radish proprio non riesce a capirlo. Per sua fortuna non era abbastanza preso dai propri pensieri, perché altrimenti non avrebbe avuto la prontezza di scattare a sua volta per afferrarla per la vita prima che cascasse di faccia.
Everett avrebbe potuto avvertirlo del fatto che la sua cara e adorabile sorellina non vuole accettare neanche per sbaglio la sua attuale condizione e che spinge come una matta per fare come vuole. Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto. Neanche un cenno, zero.
«Tu non vai proprio da nessuna parte, hai capito?! Hai già provato a suicidarti una volta, non pensare di riuscirci una seconda!»
Sherry volta lentamente la testa per guardarlo dritto negli occhi, un profondo smarrimento nello sguardo nel sentire con tanta chiarezza quella traccia di risentimento nella sua voce.
Neanche Radish si capacita della cosa, non sulle prime almeno. Non ci aveva davvero pensato al fatto che si sia lanciata nelle fauci di Jäger senza avvertire nessuno, al fatto che abbia commesso una tale impudenza degna del più scemo del mondo. Era troppo preso da altri pensieri per poterci pensare, ma adesso gli è tornato dolorosamente in mente.
Pensa al fatto che si sia praticamente suicidata, che non abbia assolutamente pensato prima di agire, che lo abbia chiuso fuori da tutto un’altra volta, e senza volerlo sente un profondo senso di rabbia montargli dentro. Non vorrebbe arrabbiarsi, non ora e non con lei, non dopo che ha messo in salvo Chichi e Goten, non dopo averlo perdonato, ma davvero non ci riesce.
L’argomento Jäger è sempre stato un problema per loro, un qualcosa capace di scatenare liti furiose solo per un pensiero o una parola di troppo. È come una costante presenza tra loro, un qualcosa che non si vede ma c’è, qualcosa che Radish avverte sempre. Spesso riesce a non badarci, a rinchiudere quel qualcosa da qualche parte e quasi non sentirla più, ma ci poi ci sono gli altri momenti, quelli in cui una cicatrice o una parola glielo riportano alla memoria, e in quei frangenti scatta come una bestia rabbiosa.
«Mi sono fatta ammazzare per tenere al sicuro la tua famiglia e tu mi ringrazi così? Davvero, Radish? Senza contare che po—»
«E adesso?»
«Adesso cosa?»
«Adesso hai intenzione di suicidarti una seconda volta?»
Invece di rispondere, alza gli occhi al cielo. Non voleva affrontare la questione, quella sottospecie di scheletro mal assemblato di piano che si era costruita nella mente non prevedeva minimamente la sua presenza al proprio fianco, e adesso dovrà trovare un modo per tenerlo in disparte.
La sua non né di cattiveria né di protezione, non dal momento che non ne ha alcun bisogno. La sua è mera sete di vendetta, una sete che non potrà estinguersi con un suo intervento. Ha bisogno di farcela da sola, di uccidere con le proprie mani i propri demoni. L’unico intervento che può accettare è quello di Everett perché, come lei, ha un conto aperto con il fratello. Anche lui, però, dovrà accontentarsi unicamente di poterlo malmenare, perché l’omicidio in sé dovrà avvenire unicamente per mano sua.
«È una domanda semplice, Sherry.» Sibila lui a denti stretti, consapevole di quanto l’argomento sia delicato e pieno di insidie.
«È possibile che mi ammazzi di nuovo, è vero, ma è anche possibile che adesso abbia una qualche carta vincente nel mio mazzo, non ci hai pensato?» Possibile ma non certo, ovviamente. Pure lei non ha alcuna idea se il suo piano ha un qualche fondamento sensato, è ancora tutto da testare. Ma la cavia c’è, sta incatenata alla tana e viene continuamente malmenata per spregio in attesa del suo arrivo.
«Penso che hai ragione solo se ti riferisci a me.»
«Non ho bisogno che tu mi salvi, Radish. Non voglio più dover essere salvata da nessuno, la sola idea mi dà la nausea.» Ringhia a denti stretti, non riuscendo a capacitarsi del fatto che non capisca. Sa bene quante volte lui per primo abbia sognato la vendetta nei confronti di Freezer, quanto gli abbia dato fastidio non essere stato fisicamente capace di sconfiggerlo personalmente. Come puoi non capire ciò che provo? Come puoi non comprendere il mio desiderio di farcela da sola dopo tutto quello che mi ha fatto?!
«Quando, settimane fa, Jäger ha chiamato, ha detto una cosa. Ha detto che deve essere terrificante vivere ogni giorno nella paura, sapendo quanto si è deboli in realtà. Ed aveva ragione, eccome se ce l’aveva.» Prova così, nella speranza che possa capire. Lui per primo, in fondo, un tempo aveva paura perché molto più debole rispetto alle creature che lo circondavano, a partire da Vegeta e Nappa. Adesso può dirsi al sicuro, poche creature hanno la capacità di metterlo in difficoltà, di minacciare la sua sicurezza, ma lei è ancora ben lontana da quel traguardo. Sa pure che non raggiungerà mai la sua potenza o quella di Everett, ma vuole almeno riuscire in questo, seppur si tratti di un’impresa per lei forse titanica. «Io non voglio più vivere con questa paura.» E un tuo intervento distruggerebbe tutto quanto…
«E quindi io devo convivere con l’idea che potrebbe farti fuori da un momento all’altro? Perché quello è più forte di te, lo sappiamo tutti e due, ma di certo non è più forte di me!» In realtà Radish ha capito benissimo il punto, sa qual è il suo obiettivo e apprezza sinceramente la sua tenacia, ma non riesce ad accettarla. Lei era morta quando lui ha provato tutto quel dolore, quando ha capito cosa vuol dire sentire la propria anima venire strappata a metà e buttata alle fiamme. Lui sa, lei no, e non vuole più provare un simile dolore.
«Ce la fai a fidarti di me, per una cazzo di volta?!»
Non le risponde neanche, non è necessario. La sua non è assolutamente mancanza di fiducia, è più un qualcosa facilmente riconducibile al mero egoismo. Perché sì, Radish è egoista tanto quanto lei, lo sanno entrambi e non è mai stato un problema, almeno finora.
«Perché sei arrabbiato?»
Radish scuote la testa, frustrato. «Non sono arrabbiato.» Afferma stringendo i denti, la mascella contratta.
«Penso di conoscerti abbastanza bene da sapere quando sei arrabbiato.»
«Perché vuoi farlo?» Chiede infine, guadandola con un mix di rabbia e dolore negli occhi. Lui potrebbe aiutarla anche senza portarle via la vendetta, potrebbe donarle una vittoria più semplice, ma lei rifiuta anche questa misera idea. Non riesce ad accettarlo, Radish, davvero non ci riesce.
«Lo sai.» Il dolore che legge chiaramente nei suoi grandi occhi neri le stringe il cuore, ma non ha comunque intenzione di mollare la presa. L’unica cosa che può fare è addolcire lo sguardo e il tono di voce, nella speranza di tranquillizzarlo un poco «Perché continua a portarmi via tutto, Radish. Perché persone che conosco, troppe persone che conosco, sono morte per tutta questa storia. Voglio farlo perché sennò non potrò più andare avanti con la consapevolezza che è stato qualcun altro ad ucciderlo.» Afferma alzandosi a fatica dal letto, con la testa che improvvisamente fa di nuovo male. Non voleva affrontare l’argomento a priori, figurarsi ora che a stento riesce a rimanere in piedi per i fatti propri e con la testa che le pulsa dolorosamente in modo costante. «Voglio farlo per me, okay?»
«Non riesci proprio a pensare a cosa tutto questo significhi anche per me, vero?»
Si guardano negli occhi per istanti che sembrano interminabili, in silenzio. Non sanno esattamente come uscirne senza farsi del male, senza sfociare in un qualcosa che minerà pesantemente la loro relazione. Entrambi sono convinti della propria idea, entrambi non hanno intenzione di mollare e ciò li rende incapaci di provare a vedere una soluzione che li faccia incontrare a metà strada. 
«Tu smetteresti di allenarti, se io te lo chiedessi? Smetteresti di migliorarti, di rincorrere un nuovo livello? Smetteresti di combattere contro nuovi avversari solo perché io potrei non volerlo?»
No, non lo farebbe. Potrebbe anche allenare un poco i ritmi se si rivelasse necessario, non sarebbe un grande problema, ma non potrebbe mai abbandonare tutto. Andrebbe contro la sua stessa natura, lo sanno entrambi, esattamente come sanno che non gli chiederebbe mai tanto.
Ma la questione per Radish è diversa, adesso: lui è capace di valutare la situazione in modo più obiettivo, non si lancerebbe alla cieca in qualcosa che sa essere più grande di lui, cercherebbe una strada alternativa. Lei non la sta cercando, sta solo pensando a come e quando ributtarsi in campo e fine della storia. Si domanda se facendole provare lo stesso dilaniante dolore che ha provato lui cambierebbe idea, se in quel caso riuscisse a ragionare, ma non è così meschino da farle una cosa del genere.
Un dolore simile, in fondo, non lo augura a nessuno.
«Allora spiegami perché ti dà tanto fastidio anche la sola idea di coinvolgermi. Sono nato per la guerra, questo è un dato di fatto. Non capisco perché continuare ad escludermi.» Ultimo, disperato tentativo per riuscire almeno a starle vicino, così da poter intervenire immediatamente in caso di necessità.
Aveva già pensato di fare comunque di testa propria, di buttarsi nella mischia in ogni caso non appena si fosse un minimo distratta, ma sa bene che così la metterebbe in una brutta posizione: dare contro in modo così plateale ad un ordine del capobranco implica una punizione esemplare, che nella migliore delle ipotesi è in esilio. Ma lei non potrebbe mai punirlo così, non ci riuscirebbe, e di conseguenza perderebbe potere e fiducia, non riconoscerebbero più la sua autorità, il branco si sfalderebbe e tutto quello per cui ha tanto duramente lottato andrebbe in fumo.
Anche se prendesse il posto di capobranco al suo fianco in modo ufficiale la situazione non cambierebbe: l’autorità massima resterebbe lei, la sua voce arriverebbe ad essere quasi pari a quella di Everett, ma comunque molto più flebile di quella della Regina.
Per poter entrare in campo liberamente, sarebbe necessario il via libera di qualcuno al di sopra di lei, ma non conosce nessuno con tale potere decisionale.
Tutto ciò che gli resta in mano, quindi, è la speranza che abbandoni l’idea di fare da sola come ha sempre fatto per il resto della sua vita. La paura di appoggiarsi a lui e poi magari ritrovarsi di colpo senza tale appoggio un domani la terrorizza, Radish lo sa e può capirlo, ma in questo frangente proprio non può tollerarlo.
«Non chiedermi di cambiare la mia decisione, non farlo. Faresti del male a tutti e due.» E detto questo semplicemente gli dà le spalle ed esce dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Quando si era svegliata pensava che sarebbe stata una bella giornata, che si sarebbero divertiti e rilassati, invece tutto sta continuando a precipitare senza alcun freno.
Buon Natale un emerito cazzo!
Vorrebbe Bree al proprio fianco, adesso. Vorrebbe poter urlare con lei, ballare senza logica sulle note sfrenate di qualche canzone punk-rock, tirarsi giù una bottiglia di whiskey per poi a vomitare da qualche parte, facendo poi le vaghe una volta beccate.
Ma Bree non ci sarà più in questi momenti. Non ci sarà più e basta, e la colpa è anche sua.
Perché deve essere sempre tutto così complicato? Perché non c’è un modo per risolvere tutte queste cose senza bisogno di tanti inutili discorsi?
Con quest’ultimo pensiero, ecco che le si accende nel cervello un’accecante e fantastica lampadina.
Micah, ti devo un favore!


Forse
piazzarsi nella palestra sotterranea fino al calar del Sole pur di starle lontano non è stata una scelta poi troppo saggia.
Forse però, perché la possibilità che si scannassero ulteriormente c’era, ed era anche alta. Quindi perché non sbollirla così? Anche se “sbollirla” è un parolone. Per quanto la sala fosse incredibilmente ben attrezzata e i pesi davvero considerevoli, soprattutto considerando che l’abitazione è di un essere umano, non è stato sufficiente a farlo scaricare del tutto.
Il metodo più efficace c’era eccome e con un po’ di attenzione sarebbe andato tutto bene, ma non voleva dargliela vinta andandola a cercare. Non sa neanche se sarebbe stato un “dargliela vinta”, in realtà, perché l’avrebbe cercata più per il sesso che per mettere una pietra sulla questione, ma non voleva comunque cedere per primo.
Ma adesso ha fame, sono giorni che non mangia come si deve e solo dopo essere arrivato al piano sotterraneo, in palestra, si è reso conto di aver trafugato dal frigorifero cose davvero troppo casuali. Ha provato a mangiarle anche così, ma era sin troppo disgustoso.
Non appena entra nel primo grande salotto, però, si rende subito conto che c’è qualcosa di diverso. Mancano delle cose, per la precisione: due di quelle brutte renne che si illuminano e Babbo Natale.
Spariti, dissolti nel niente. Non è possibile però che si smaterializzino così, esattamente come gli pare improbabile che qualcuno si sia introdotto in casa unicamente per rubare quelle cose sciocche, così pensa bene di guardarsi un poco attorno per capire dove possano essere finiti, e un brivido gli si arrampica su per la spina dorsale. Li ha sicuramente presi lei per portarli da qualche altra parte… e se nel farlo si fosse fatta male e lui non l’avesse sentita? Magari a causa del suo orgoglio non ha neanche emesso un fiato, ha provato a rialzarsi, è caduta di nuovo e si è spappolata la testa contro uno spigolo. Le probabilità sono alte, ora come ora.
No, è impossibile, dai. Sa per certo che è viva. Per forza, non ha sentito alcuno squarcio dentro, il mondo gli pare ancora normale, e lui sa bene che se la tragedia si fosse consumata niente sarebbe così.
Però la possibilità che si sia fatta molto male e si sia rifugiata da qualche parte c’è, non si può assolutamente escludere. In fondo lo ha chiuso fuori da tutto già una volta, chi gli dice che non abbia capito come fare e non lo stia facendo anche adesso?
Preso da mille dubbi e preoccupazioni continua a guardarsi freneticamente attorno, richiamandola a gran voce. A cose normali gli avrebbe già risposto, ma adesso non avverte un solo sibilo. Potrebbe essere svenuta da qualche parte con un trauma celebrale o potrebbe essere troppo offesa per palesarsi… oppure uno di quegli Spettri maledetti è arrivato mentre spostava i tre ingombranti addobbi e l’ha portata via!
Panico, panico più assoluto… finché non sente in lontananza un fischio, che gli arriva debolmente alle orecchie come un sibilo.
Abbassa di scatto lo sguardo e la voglia di prenderle la testa e conficcargliela nella sabbia dove sta seduta diventa insopportabilmente allettante. Quella cretina incosciente - perché di certo non può essere definita diversamente - ha portato le due renne e Babbo Natale fin sulla spiaggia, ha acceso delle candele che ha piazzato nella sabbia e lo sta aspettando comodamente seduta su una grande coperta color panna.
Io amo una demente. Perché? Va bene che ho fatto tante cose orribili nella mia vita, ma davvero meritavo una pena del genere?!
Vola letteralmente da lei e le si piazza davanti a gambe larghe, le braccia duramente incrociate al petto e lo sguardo severo che la incenerisce dall’alto. Ma a lei pare non importare assolutamente niente, non dal momento che gli sta rivolgendo quel sorriso furbo da bambina.
«Che roba è?» Ringhia a denti stretti mentre si osserva velocemente attorno, notando pure una pila di coperte e cuscini da un lato e un cestino di vimini.
Inarca un sopracciglio, scettico, e pensa velocemente a come comportarsi di fronte a questo suo bizzarro gesto di pace. Potrebbe continuare a tenerle il muso, continuare ad impuntarsi fino a farcela rimanere così male da costringerla a battere in ritirata e chinare dolorosamente la testa, o potrebbe sedersi vicino a lei e godersi questa sottospecie di strano appuntamento in “vacanza”.
Non ci vogliono che una manciata di secondi prima che sbuffi come una locomotiva mentre si mette a sedere, la schiena rigida e lo sguardo ancora severo. Lei gli ha perdonato cose ben peggiori, giusto il giorno prima gli ha fatto passare liscia un torto atroce, adesso può provare a passarle - più o meno - la sua decisione. Tanto troverà un modo per fregarla, scendere in campo e scatenarsi, quindi, col senno di poi, è inutile continuare a fare tanto il duro e rovinare una simile serata.
«Una cena al chiaro di luna? Beh, non sperare che così lascerò cadere la questione. Fammi indovinare: prelibato tacchino con hummus e verdure di stagione?» Borbotta fingendosi quanto più freddo possibile, facendola semplicemente ridacchiare in risposta.
Sherry allunga la mano verso il cestino e ne estrae un panino che subito gli porge con un sorriso speranzoso. «Prova di nuovo, fustacchione.»
«Burro di arachidi e marmellata?» Scuote la testa, incredulo e preso totalmente in contropiede, poi dà un morso. L’equilibrio tra il burro di arachidi e la confettura di more è perfetto e delizioso.
Sherry gli sorride con l’aria di chi la sa lunga e gli passa il thermos.
Non sa cosa aspettarsi, Radish, l’idea più gettonata nella sua testa è l’acqua, invece si tratta di latte freddo.
La perfezione.
«Latte? Sul serio?»
«Solo il meglio per te, Donkey.»
Ogni volta che pensa di essere arrivato al punto di poter prevedere le sue mosse, ogni volta che si convince che non può più far niente per sorprenderlo, lei s’inventa qualcosa di assurdo. Ma non un assurdo come quello che ha fatto lui per riconquistarla dopo aver perso il controllo, il suo è un assurdo più semplice, un qualcosa che lui mai avrebbe preso in considerazione ma che, a conti fatti, riesce a fargli sciogliere il cuore come un ghiacciolo al Sole.
«Sai, burro di arachidi e marmellata è la mia combinazione preferita.» Gli viene da ridere, davvero. Gli viene da ridere perché più che una cena gli ha preparato una merenda per bambini, e lui la trova assolutamente fantastica. Il panino, il latte freddo, gli stupidi addobbi alle loro spalle, le deboli onde che fanno da sottofondo, la luce delle candele e la moltitudine di brillanti stelle sulla testa… non poteva giocargli un tiro più mancino e più dolce per rabbonirlo. «Davvero. L’adoro. E adoro stare qui, con te, anche se il più delle volte mi fai incazzare come una bestia.» Si rende conto di ciò che ha detto solo dopo qualche secondo e dopo aver dato un altro morso al panino, e di colpo si pietrifica ed osserva la pietanza con sguardo sospetto «Aspetta! C’è della droga qui dentro?»
«Questo, mio caro, è l’infallibile metodo che usa Micah per rabbonire una persona con la quale ha litigato: panino con burro di arachidi e marmellata con latte freddo per contorno. Funziona sempre
Non sa perché non ha preso in considerazione l’idea che nell’equazione ci fossero pure loro. Era un qualcosa di così scontato che quasi si sente uno stupido.
«Tsk, per quanto mi riguarda c’è un solo metodo efficace per far davvero pace, ma se preferisci questo…» Borbotta mentre si sdraia all’indietro, sostenendo il busto su un gomito.
«Se ti giochi bene le tue carte…»
«A proposito di carte, mi spieghi quale potrebbe essere quella vincente nel tuo mazzo?»
«Kong, per favore, non stasera. Basta brutti pensieri, basta tutto. Sono stata sputata indietro dal mondo dei morti, ho parlato con mia madre e l’unico risultato è stato incazzarmi anche con lei; ho perso la mia migliore amica, il branco se l’è vista davvero brutta, molti stanno soffrendo tantissimo… davvero, per favore, non parliamone, almeno per stasera.»
«D’accordo.» Asserisce dopo qualche secondo speso a pensarci, bevendo poi un sorso di latte dal thermos. Odia ammetterlo ma ha ragione: ultimamente le cose sono andate a scatafascio, loro sono stanchi e ancora nervosi, provare a parlarne anche solo un altro minuto li porterebbe solo ed esclusivamente a litigare di nuovo. Meglio provare un poco a godersela finché ne hanno la possibilità, tanto un nuovo problema arriverà sicuramente in tempi brevissimi.
«Mi piace qui, sai? Non sono esattamente il tipo da questo genere di cose, lo sai, ma stare qui, sulla spiaggia, non mi dispiace per niente.»
«So cosa vuoi dire.» Gli passa delicatamente una mano tra i capelli, spostandoglieli all’indietro, incapace di trattenere un sorriso quando, dopo un bel morso, gli rimane un po’ di confettura all’angolo della bocca.
Radish punta lo sguardo in lontananza e Sherry osserva il suo profilo. Quanto ad avvenenza, Son Radish è primo in classifica. Non deve nemmeno sforzarsi di essere bello, gli viene naturale. Che sia con gli abiti da allenamento, vestito casual oppure “elegante”, e perfino quando si è appena svegliato e ha gli occhi cisposi, è comunque di una bellezza mozzafiato. Ma in questo momento, mentre condivide con lei un pezzo di spiaggia, mentre condivide con lei l’ennesimo pezzo di sé, è davvero irresistibile.
«Sai…» Le parole le muoiono in gola e per un istante sente di non essere capace di proseguire. Non è mai stata il tipo di ragazza che fa grandi dichiarazioni, che si perde in grandi discorsi smielati ma, per una volta e per lui, pensa che può anche fare uno sforzo, fosse anche solo per fargli capire in questo modo quanto conta per lei «Vivevo chiusa tra i miei muri. Tu li hai abbattuti e li hai ricostruiti con le finestre per fare entrare il Sole.»
Non mi sarei mai espresso meglio, bambolina. «Ti piace ciò che vedi dalle finestre?»
«Molto. Le regole che mi sono sempre data mi facevano sentire al sicuro, tu sei stato l’eccezione. Ed ora è l’eccezione ciò che voglio.»
L’afferra con delicatezza per un braccio e la tira in basso, lasciandole poggiare la testa sul petto. Ha l’aria stanca, organizzare tutto questo deve essere stato assai faticoso per lei, viste le sue condizioni, e per questo non può far altro che apprezzare di più e lasciarsi andare a qualche dolce effusione.
«Non ho mai neanche avuto idea di cosa fosse l’amore… lo ripudiavo, in realtà. Ma con te… non so, è come se ogni cosa andasse al suo posto.» E non è male per niente, sai? Però se riferisci questi discorsi a qualcuno, mi vedrò costretto ad ucciderti sul serio.
Annuisce appena, Sherry, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia forti e protettive «I pianeti, la Luna e le stelle che si allineano e tutto fila liscio?»
Scoppia a ridere, Radish, sorprendendosi di sé stesso. Stanno parlando di una cosa tanto smielata e non si sente davvero infastidito, decisamente un cambiamento notevole.
«Qualcosa del genere, sì.»
Si passa poi la lingua sulle labbra e le prende la mano, sfiorando delicatamente le varie cicatrici con il pollice. L’idea che sia una combattente gli piace, moltissimo, ma quella che abbia sempre rischiato così tanto nella vita decisamente no.
«Non voglio perderti. Non riesco neanche a concepire l’idea, dovresti saperlo. È per questo che non puoi chiedermi di lasciarti andare così.»
Gli stringe a sua volte la mano, cercando di accoccolarsi maggiormente contro il suo corpo come a volergli dire “Sono qui, non vado da nessuna parte” «Neanche io voglio perderti. È l’ultima cosa che voglio a questo mondo ma, per favore, rispetta la mia decisione. Puoi farlo per me? In futuro potrai farmela pagare andando ad allenarti per un tempo da stabilire da qualche parte e combattendo contro mostri assurdi, giuro che non dirò una parola. Può andare come accordo?»
«Affatto, ma immagino di dovermi accontentare.» Sbuffa in risposta prima di stringerla forte a sé. Un sorrisetto maligno poi si apre lentamente sul suo volto, fatto che non preannuncia niente di buono «Sappi, però, che ho appena escogitato un modo per fartela pagare immediatamente.»
«Co— NO!» Non fa in tempo a dire niente, Sherry, solo a stringersi davvero forte.
Radish è infatti volato in alto tenendola sdraiata sul proprio corpo, le mani ben salde sui suoi fianchi. Non la farà cadere, questo mai, la sua è solo una sciocca vendetta mista alla voglia di mantener fede ad una vecchia promessa.
«No, no, no, no, no! Radish, dannazione, portami subito a terra o giuro che ti strappo la faccia a morsi!» Si tiene stretta a lui, tanto da farsi male alle dita per quanto stringe la presa, il volto premuto contro il suo petto e le arcate dei piedi appoggiate sulle sue cosce muscolose.
«Calmati e apri gli occhi, forza.»
Non vuole, Sherry, non vuole davvero. Se già a cose normali le altezze elevate le fanno paura, adesso la terrorizzano proprio a morte. In un normale frangente, infatti, si farebbe sì male cadendo ma non morirebbe nell’impatto, ma adesso anche solo scivolare ed essere ripresa al volo potrebbe esserle fatale o quasi.
Sono però le carezze delicate di Radish sulla schiena e la sua coda saldamente stretta attorno alla coscia a convincerla a fidarsi per l’ennesima volta, a dargli retta.
Decisamente non poteva scegliere meglio.
Le case, i palazzi, i ristoranti, i negozi, il teatro, il parco giochi…  e poi, più in là, le minuscole luci delle altre cittadine, dell’autostrada, tutti quei grandi e sconfinati spazi verdi dove ha corso a perdifiato quando ancora era lei, le montagne sulle quali si è arrampicata… sono tutti così piccoli da poterseli infilare in tasca.
Con le mani ancora appoggiate sul suo addome e con la sicurezza della coda stretta alla gamba, non riesce a fare a meno di cominciare a voltarsi a destra e a sinistra per avere una visuale maggiore, e per la prima volta non sente più la potente sensazione di poter spazzare via le stelle con un colpo di coda, ma di poterle toccare con mano come se fossero tanti minuscoli e splendidi diamanti.
«È magnifico…»
«Proprio come ora, nella vita, passeremo momenti in cui saremo in alto, altri in cui saremo in basso. Non sarà facile, ma ne varrà la pena… insieme.»
Si slancia in avanti per baciarlo, e la sua bocca la accoglia calda e appassionata.
«Negli alti e nei bassi…» Sussurra sulle sue labbra, rabbrividendo quando sente le sue mani calde sfiorarle le cosce, i fianchi, la schiena. Non l’avrebbe mai detto quando l’ha conosciuto, neanche per sbaglio, ma Radish è davvero una certezza.
«Negli alti e nei bassi…» Ripete con un lieve sorriso, gli occhi torbidi, velati di eccitazione.
La bocca di Sherry si posa sulla pelle dietro il suo orecchio e vi lascia un dolcissimo, impalpabile bacio. Rimane poi immobile, sentendo l’eccitazione irradiarsi ovunque, ogni nervo in spasmodica attesa della sua mossa. Quando le sfiora la guancia con il mento ruvido, un brivido le percorre la schiena e un’ondata di calore si scatena tra le sue cosce.
«Tempo fa ti avevo promesso una cosa, ma quel fottuto spirito mi ha rovinato i piani…» Mormora prima di darle un piccolo bacio sull’angolo della bocca, un vortice di passione repressa negli occhi d’onice «Penso che sia il momento di rimediare.»
Senza preamboli, le sfila dalla testa il vestito leggero, sogghignando di fronte al suo corpo nudo. Se in molti frangenti questa sua avversione per la biancheria intima lo disturba, in questi momenti la trova assai eccitante.
«Tocca a te. Via la maglia.»
Forse non è stata la cosa migliore da dire, non dal momento che sono sospesi per aria ed il suo equilibrio dipende quasi unicamente dai movimenti del Saiyan steso sotto di lei, ma la visione di quel busto e quelle braccia muscolosissime e la sensazione dell’erezione premuta contro l’inguine la ripaga per la paura provata.
Gli posa le mani sul petto sodo e si china a leccargli un capezzolo. Lui geme, poi emette un verso gutturale quando lo mordicchia leggermente e le affonda una mano tra i capelli, costringendola ad avvicinare il viso al suo. Sherry però si ferma ad un centimetro dalla sua bocca e si limita poi a baciarlo sull’angolo.
«Vuoi giocare?» Geme divertito, sfiorando con un dito la zona umida. Un gemito le sfugge dalle labbra quando lascia scivolare il dito sulla coscia, facendo vibrare le sue terminazioni nervose.
«Niente danni, fustacchione…»
«Niente danni.»
Per quanto sforzare così tanto i muscoli le faccia male, non le interessa. Si sostiene bilanciando il peso un poco sulla mano poggiata sul suo addome ed un poco sui piedi appoggiati sulle sue cosce, decidendo di rimanere ferma così, in bilico tra l’estasi e il dolore.
«Che ne dici di buttare in campo il biondo?» La sua voce è come un ringhio sensuale e possessivo e Radish non riesce a fare a meno di obbedire. È una sensazione diversa farlo in quel modo, pure per lui è strano. Uno strano positivo però, un qualcosa che non sa spiegare a parole e che ogni volta gli fa pensare che gli altri - quelli del suo pianeta che non ci riuscivano - si perdevano un qualcosa di grandioso.
La guarda mentre affonda un centimetro dopo l’altro, in una tortura deliziosa. Un gemito più forte gli sfugge dalle labbra prima di lasciar cadere la testa all’indietro.
Il tempo di riconnettere un minimo il cervello e le labbra di Sherry toccano le sue in un bacio rovente, umido e travolgente.
Sherry non pensava che il sesso ad alta quota potesse essere così divertente. E doloroso. Ogni muscolo le brucia da impazzire, la schiena le fa male per quanto si sta sforzando, ma non riesce a smettere. Il mondo le pare come capovolgersi in quel mix devastante di dolore e piacere, il corpo le vibra come una corda tesa e pizzicata da dita esperte.
Lascia scivolare le gambe prima in basso, liberandole nel vuoto, per poi stringerle attorno ai suoi fianchi quando si mette “seduto”. Non ha mai capito come faccia a muoversi così, come il suo corpo riesca ad aggiustarsi in assenza di sostegni, ma non le importa assolutamente più. L’unica cosa importante, d’ora in avanti, è che ne approfitterà senza ritegno.
Radish affonda le dita nei suoi capelli e le piega la testa di lato, ansimandole forte sul collo mentre con l’altra mano le stringe dolorosamente il fianco. Sono entrambi senza fiato, persi nel loro reciproco piacere finché di colpo la frizione diventa insopportabile e l’orgasmo li travolge, devastante.
In quel momento la mente Radish non solo riesce a ricordargli di fare marcia indietro prima di fare danni, ma anche a decidere che sì, per loro non c’è momento migliore per avanzare ancora.
Affonda i denti nella sua clavicola con forza, il sangue caldo gli bagna le labbra e la lingua. Non sente niente di nuovo, niente di particolare, fino a quando non avverte a sua volta i suoi denti affondargli nella carne. Affondano molto, squarciano ciò che trovano sulla loro strada, la mascella stringe in modo doloroso, ma non gli importa assolutamente, non quando sente quel sangue caldo invadergli i tessuti in quello strano modo capace di mandarlo in orbita.
Ma stavolta non va in orbita, bensì si rilassa. È come se avesse corso fino in capo all’Universo e fosse anche tornato indietro, il corpo è immensamente soddisfatto ma terribilmente sfiancato.
Riesce però a tornare a terra, sulla coperta color panna, il fiato corto e il cuore che pare sul punto di scappargli dal petto tanto batte forte.
Sherry, stretta a lui, rotola su un lato, totalmente spossata. Sicuramente il momento non è dei più indicati, sicuramente non risolverà assolutamente niente per quanto riguarda le discussioni in sospeso, ma… perché no? Perché aspettare ancora? La vita è così imprevedibile, troppe volte pare più che intenzionata a metterti i bastoni tra le ruote, perché non approfittare di questi momenti, dove tutto pare andare per il verso giusto?
Passano qualche minuto a coccolarsi come adolescenti, avvolti dalla notte e cullati dal rumore delle onde. La perfezione, o poco ci manca.
«Buon Natale, Radish…» Mormora con un filo di voce, gli occhi sempre più stanchi, il corpo intorpidito e la piacevolissima fragranza di oceano e sesso sempre più forte nelle narici.
«Buon Natale, Sherry…»
Gli occhi si chiudono, i corpi si abbandonano, i morsi sulle clavicole si chiudono e cicatrizzano velocemente, come chiaro e folgorante simbolo della loro eterna unione.


Si rigira nel letto per l’ennesima volta, le coperte pesanti sembrano volerlo stritolare ad ogni movimento.
Non sa neanche più da quanto sta dormendo e non appena apre gli occhi sente una nuova ondata di confusione nella mente.
C’è qualcosa di strano nell’aria, una strana scia odorosa così maledettamente fuori luogo da risultare fastidiosa. Zenzero e cannella. Biscotti. Biscotti con zenzero e cannella. Chi diavolo prepara biscotti con zenzero e cannella? Lì nessuno cucina quella robaccia da umani.
Sente delle deboli risate allegre giungergli flebilmente alle orecchie.
Chi osa manifestare allegria adesso?! Hanno perso la loro Regina, il loro Re sta soffrendo e loro ridono?! Questo è assolutamente imperdonabile.
Si alza con un po’ di fatica dal letto e s’incammina verso quelle odiose risate infantili. Che siano cuccioli o adulti fa poca differenza in realtà, ucciderà chiunque stia osando tanto.
L’odore dei biscotti si fa più forte ad ogni passo. C’è odore anche di latte caldo e miele, adesso. Lo sente benissimo. Così come sente diversi odori nuovi, qualcosa di mai fiutato prima. Chiunque siano, comunque, hanno un sangue davvero forte. Quasi gli dispiace doversi sbarazzare di soggetti con un simile potenziale, ma se la sono cercata.
Gira per i vari corridoi avvolti nell’oscurità finché non giunge finalmente nel grande salone principale del maniero. Ma è diverso, non è lo stesso luogo che conosce: fiori rossi, candele, luci dorate, decorazioni di vario genere sono sparse in ogni dove. In fondo alla sala, inoltre, svetta imponente un grande abete addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni e dolciumi, sotto al quale poi si vedono tanti regali impacchettati ad arte.
Nove bambini giocano allegramente rincorrendosi per la sala, incuranti della sua presenza.
Si assomigliano tra loro, questo è innegabile: in sei hanno i capelli totalmente neri, altri due li hanno striati di grigio ed uno, quello che emana un odore più forte rispetto agli altri, li ha di un grigio un poco più scuro del suo.
«Finalmente ti sei svegliato!»
Il cuore gli fa una dolorosa capriola nel petto nel sentire quella voce e la pelle del braccio gli pare andare a fuoco non appena viene toccato.
Volta di scatto lo sguardo, il sorriso luminoso di Sherry lo investe in pieno.
«Biscotto?»
Non sa cosa fare o cosa dire.
Lei è morta. L’ha uccisa lui. Come può stargli di fronte?
«Jäger…?» Lo avvicina piano, la mano sempre ferma sul braccio nudo.
Nessuno lo ha mai guardato così, prima d’ora. Neanche Apophis ha mai mostrato una tale preoccupazione nei suoi confronti per quel che ricorda. Ma lei sì: lo sta guardando ed è preoccupata, gli carezza la guancia come per riportarlo dolcemente alla realtà e farsi spiegare cosa stia succedendo.
La sua mente non riesce a spiegare cosa stia succedendo. Che sia stato tutto un incubo? Che nell’incubo l’abbia uccisa per errore? Gli sembra così strano…
«Jäger, ti senti bene?» Gli passa dolcemente le dita tra i capelli e non ha alcuna strana reazione quando lui le afferra il polso, bloccandola. Gli sembra abituata alla cosa, come se tra loro sia una cosa del tutto normale.
«Papà! Papà!» Abbassa di scatto lo sguardo, gli occhi ancora pieni di confusione. Non riesce a capire, la sua brillante mente non riesce ad accettare davvero che il suo sia stato solo un incubo. Era così reale…
«Questo lo abbiamo fatto per te!» Il ragazzino con i capelli grigio scuro gli sta porgendo un pacchetto incartato in una brillante carta rosso scuro, sulla quale svetta un grosso fiocco dorato. I suoi occhi chiari straboccano di una felicità che lui non conosce e non capisce, ma il suo corpo pare non far caso a tutto questo. Senza neanche accorgersene, infatti, ha allungato una mano ed ha preso la scatola rettangolare e subito ha tolto la carta che l’avvolgeva per scoprire cosa contenesse.
Un coltello.
Un grosso e magnifico coltello con la lama incisa con articolati ghirigori più scuri e con il manico abbellito con filamenti dorati.
Chi mai gli ha fatto un simile regalo, prima?
Apre la bocca più volte ma non una sola parola riesce ad uscirne.
Il cuore gli sta battendo incredibilmente veloce per la prima volta in vita sua, sente come un qualcosa di strano serpeggiargli dentro, lento e bollente.
«Si sono impegnati molto, vedi di sorridere perlomeno!» Afferma con tono scherzoso Sherry, passando poi il vassoio pieno di biscotti ancora caldi nelle mani di una bambina che subito schizza di lato per gustarli assieme ai fratelli e le sorelle.
Subito dopo allaccia le braccia al collo di Jäger e si avvicina senza alcuna paura al suo volto, venendo però bloccata prima di poter fare qualsiasi cosa.
«L’uomo-scimmia?» Ringhia a denti stretti Jäger, stringendole dolorosamente i polsi per allontanarla. Qualcosa non torna, ma non capisce cosa. Ora come ora, in mezzo a quel calore, gli sembra tutto così normale
«Quale uomo-scimmia?» Sherry aggrotta le sopracciglia e lo guarda come se fosse impazzito, allontanandosi di un passo «Amore, sei sicuro di stare bene?»
Sgrana gli occhi, colpito in pieno da quella semplice e comune parola tanto potente da scardinarlo completamente.
Le lascia i polsi senza neanche accorgersene, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Per un istante gli pare quasi che il pavimento sia fatto di gelatina e che le pareti ondeggino come se fossero onde, e Sherry si accorge immediatamente del suo smarrimento più totale.
«Vado a chiamare Apophis…» La blocca per un polso prima che abbia il tempo di uscire dalla sala e lei lo guarda con lo sguardo di chi veramente si sta preoccupando per te e, con fare dolce e materno, prende le sue mani per condurlo verso uno dei tanti comodi divani scuri per farcelo sedere.
«Cerca di non preoccupare i bambini, io vado a chiam—» Non le dà il tempo né di finire la frase né di allontanarsi.
La sua mente pare essersi convinta grazie al calore che sente sulla pelle e ai vari odori che il suo olfatto percepisce che è tutto maledettamente vero, e il colpo di grazia arriva quando sente finalmente le sue labbra morbide contro le proprie, la sua lingua umida che si intreccia alla sua in una battaglia che sembrano conoscere alla perfezione.
Era un incubo, non le ha mai fatto del male.
Lei è sua, è diventata la sua Regina e gli ha dato i figli che voleva. Gli ha dato il principe tanto ambito, quel piccolo Spettro che prima gli ha portato il coltello.
Ha vinto, ce l’ha fatta.
Non pensava certo che sarebbe stato così bello, però. Non credeva che il cuore gli si potesse animare in questo modo, non credeva che esistesse una tale e pura gioia. Invece c’è, esiste eccome: lei è seduta sulle sue gambe, si lascia baciare con urgenza e risponde con passione e dolcezza. Non lo odia come l’incubo gli ha fatto credere, non lo disprezza e non lo rifiuta. Non esiste l’uomo-scimmia, non esiste niente di niente. Esistono loro due però, esistono i loro figli, i suoi eredi. Esiste quel sentimento che tutti tanto decantano e desiderano e che lui reputava solo un’idiozia, un qualcosa per chi non è in grado di ambire a cose più grandi.
Quando quel lungo e bruciante bacio viene interrotto e Sherry gli rivolge di nuovo quel sorriso dolce e luminoso, sente che tutto è come deve essere, come sarebbe sempre dovuto essere. Lo capisce maggiormente quando vede il proprio Morso sulla sua pelle chiara.
Vi passa sopra le dita con tocco leggero, osservandolo con occhi pieni di orgoglio.
«Ho avuto solo uno strano incubo, non ti preoccupare.» Le sorride per rincuorarla, notando però che non è del tutto certa delle sue parole. Gli viene di colpo da sorridere ancora di più di fronte a quello sguardo attento, quello di una madre che deve capire se i figli hanno fatto o meno proprio ciò che lei gli aveva vietato categoricamente di fare e di slancio la bacia di nuovo, stringendola a sé come se ne valesse della sua stessa vita.
Sentirla ridacchiare contro le proprie labbra mentre gli immerge le dita nei capelli è un qualcosa di così bello, per lui, che il cuore pare sul punto di esplodere tanto è felice.
«Papà!» Si separa a malincuore dalle labbra di Sherry per dare la giusta attenzione al bambino di prima. Dio, non ricorda come si chiama però! Se lo dicesse ad alta voce probabilmente ne seguirebbero dei problemi…
«Posso indossare le zanne di Roscka, oggi?»
«Solo se ci abbini anche il vello di Regan!» Sherry parla per lui, come se fosse consapevole della sua momentanea difficoltà «Dai, vai a metterli!»
Mentre la sua piccola Sherry, la sua Regina, osserva con occhi attenti e dolci il ragazzino che, seguito dai più piccoli, scatta verso la loro camera da letto per prendere gli antichi e preziosi cimeli, lui guarda lei.
La guarda e sente uno strano brivido nella schiena quando torna a fissarlo e gli punta contro un dito, parlandogli con tono assai stizzito: «Se andrai ad ubriacarti un’altra volta come ieri sera, giuro che te ne farò pentire.»
Scoppia a ridere, Jäger. Dio, si è ubriacato a tuono! Ecco perché è così scombussolato, ora gli sembra tutto più sensato!
Certo, non pensava che a lei potesse importargliene qualcosa considerando i suoi trascorsi, ma potrà fare lo sforzo di regolarsi per tenerla tranquilla. In fondo gli ha dato ciò che voleva, se evita certe cose con Apophis e gli altri cani di certo non ne soffrirà. Alla fine può sempre rimediare passando il tempo tra le sue cosce.
Già che c’è, pensa di recuperare il tempo perso la notte precedente infilandovi subito una mano, trovandola umida e pronta ad accoglierlo. Ma lei lo blocca ridacchiando, consapevole che non possono proprio permettersi certe calde effusioni quando i loro figli stanno per tornare per continuare ad aprire i vari doni.
«Dopo…» Mormora contro le sue labbra, sussultando visibilmente e reclinando la testa all’indietro quando Jäger continua a toccarla con movimenti decisi.
«Ora.» Ringhia contro il suo collo mentre prova a denudarla lì, sul divano, venendo però nuovamente bloccato.
La consapevolezza che non lo tema per niente gli riempie il cuore di gioia. Chissà quanto ci ha messo per farle capire di non doverlo temere? Beh, ora come ora non saprebbe dirlo. Devono aver esagerato non solo con l’alcol e questo immagina sia molto meglio che lei non lo sappia.
«Prima si scartano i regali, dopo si fa tutto quello che vuole il mio Re…»
Mugola contro le sue labbra e la lascia alzare non appena i figli sono di ritorno.
Ora che vede il primogenito indossare il vello di Regan capisce che il Sud è caduto ai suoi piedi, che ora è lui l’unico Re. Gli dispiace davvero non essere capace di ricordarlo adesso, ma a quanto pare i suoi figli trovano molto spassoso raccontare tra loro le gesta del genitore mentre saltano sui divani e fanno la lotta tra loro.
A quanto pare scese in guerra su richiesta proprio della moglie, che voleva che i piccoli potessero crescere in sicurezza senza la costante minaccia del Sud sulle loro teste, e Belmont, l’agognato primogenito, è nato durante lo scontro, nell’istante esatto in cui lui strappava il cuore a Greywind. Doppio colpo mandato a segno per Jäger, che non riesce a fare a meno di guardare quel piccolo branco di scalmanati mentre urlano gioiosi e si passano i regali.
Sherry lo avvicina con passo lento mentre si rigira un fiocco rosso tra le dita.
«Anche io ho un regalo per te…» Si siede di nuovo sulle sue gambe mentre lo dice, allacciandogli un braccio al collo e sorridendogli con aria sia dolce che maliziosa.
«Ah sì?» Si allunga di nuovo in avanti per strapparle un altro bacio poiché non riesce a saziarsene, e quando si separano Sherry si avvicina lentamente al suo orecchio, mordendogli il lobo in un modo per lui davvero troppo eccitante.
È sul punto di sbatterla sul divano e farla sua lì, davanti ai loro figli, quando le sue parole lo investono come un fiume in piena: «Sono di nuovo incinta…»
Jäger non è mai stato davvero felice, nella sua vita. Qualcosa si frapponeva sempre tra il suo cuore e la felicità, era l’unico ostacolo che non riusciva a superare. Secondo Apophis era dovuto al fatto che, loro due, sono superiori alle persone normali, che questo loro distacco dai sentimenti è stata quella particolare marcia in più che li ha spinti verso la grandezza e la fama. E andava bene, non gliene importava davvero qualcosa di provare quei luridi sentimenti tanto ingombranti che hanno sempre portato alla disfatta dei più grandi campioni del passato; lui stava bene nella sua quasi apatia, la violenza e la rabbia erano le sue uniche compagne e lo hanno reso il più forte.
Ma questa gioia è qualcosa di forse migliore.
Sente che, con questa carica dentro, potrebbe spaccare in due il mondo, potrebbe divorare la Luna e spazzare via le stelle. Sente che potrebbe fare qualsiasi cosa, adesso. Perché ha vinto, su tutta la linea. Ha conquistato tutto ciò che ogni Spettro ha sempre desiderato conquistare, ha portato alla realizzazione di una profezia millenaria, sta esercitando un potere assoluto sulla loro formidabile specie. Quando suo figlio sarà cresciuto, potrebbe anche pensare di tentare una rappresaglia sul mondo esterno, potrebbe essere divertente sia da programmare che da mettere in atto, ma ora non è importante.
Ora è importante Sherry, la sua piccola e magnifica Sherry, che lo guarda con un amore che non ha mai conosciuto prima.
Ora sono importanti i suoi figli che lo guardano con adorazione e rispetto, che lo invitano ad andare da loro per consegnare il regalo alla madre. E lui si lascia trascinare, permette a quei bambini di toccarlo, di farlo alzare dal divano, di allontanarsi da Sherry. Glielo permette e non prova neanche l’impulso di far loro del male. Non che gli passi per l’anticamera del cervello di proteggerli, dei figli suoi non devono aver bisogno di protezione, ma non pensa neanche di massacrarli di botte.
Va verso l’albero e prende tra le mani quel grosso pacco pesante dall’involucro sgargiante e lucido, ma di colpo i suoi sensi iper-sviluppati lo mettono in allerta.
Pericolo, una minaccia per sé stesso e per ciò che ha costruito.
Fiuta l’aria in cerca di qualcosa fuori posto, ma l’unica cosa che riesce ad avvertire è l’improvvisa assenza di odori. Niente più odore di ghiaccio e gelo, niente profumo di biscotti, niente odore di sangue forte, niente odore di miele, magnolia e fresia. Non c’è più niente.
Fuori dalla finestra tutto diventa improvvisamente più buio, come se un velo nero si fosse abbassato sulle sue terre, spegnendo ogni rumore, e poi arriva il freddo. Un freddo strano, un qualcosa che non gli dà fisicamente fastidio ma che, in un certo senso, gli dà i brividi.
«Jäger…»
La voce preoccupata di Sherry gli arriva nitidamente alle orecchie e, mosso da quello stato d’allerta che lo ha sempre avvertito del pericolo imminente, si volta a guardarla. Ciò che vede, poi, gli dilania l’anima. Il suo sguardo dapprima terrorizzato si fa sempre più vuoto, morto, ed infine la sua figura comincia a sgretolarsi, tramutandosi in cenere. Si piega come un girasole sotto la grandine, dischiudendo le labbra in un ultimo, muto e disperato richiamo di aiuto.
«Pa-pà…» Uno dei suoi figli rantola, ad un paio i metri di distanza, con una voce così rauca da essere dolorosa da ascoltare. Proprio come Sherry, pure i loro figli si dissolvono, trasformandosi in un mucchietto di cenere sparsa sul pavimento.
Non riesce a muoversi, malgrado lo voglia disperatamente. Non riesce neanche a parlare, non riesce a richiamare la guardia, ad urlare il nome della sua Regina. Non riesce a fare niente, tutto attorno a lui lo sta come stritolando in una morsa invisibile e letale finché, di colpo, tutto diventa di un nero accecante.
Non c’è niente attorno a lui, solo il vuoto e il silenzio, finché non nota in lontananza una specie di luce dall’alto, come un faro.
Non si rende conto di muoversi, anzi è certo di non aver neanche provato a flettere un dito, ma da un istante all’altro si trova vicino a quella luce, che punta dall’alto su un grande specchio dalla cornice invisibile. Non saprebbe dire fin dove si estenda quello specchio o anche solo se effettivamente sia uno specchio, l’unica cosa certa è che vede sé stesso, adesso.
Vede sé stesso, da solo in quell’oscurità che pare volerlo stritolare, annientare, soffocare.
Il segno del Morso sulla spalla non c’è più, la cicatrice si è dissolta con Sherry, con la sua stessa vita.
In mano si materializza il pugnale, quello che i loro figli morti gli avevano donato. Lo tiene saldamente tra le dita, lo stringe come se fosse la sua sola àncora di salvezza, come se il contatto tra la sua pelle calda ed il metallo freddo potesse farlo ancora respirare.
Sarebbe anche così, forse, finché non alza di nuovo gli occhi e si scontra con l’ultima immagine che mai vorrebbe vedere.
Un uomo alto dalla stazza imponente ed i capelli lunghi oltre le ginocchia lo guarda con arroganza, un ghigno maligno ad increspargli le labbra sottili.
Rimane immobile, in silenzio, guardando solo di sfuggita quell’orribile coda da scimmia che ondeggia alle sue spalle.
Stava sognando. La vita che voleva, la vittoria e la gloria che gli spettavano di diritto. Stava sognando, quel lurido alieno deve averglielo mostrato per sfotterlo, per infierire del suo dolore.
Gli ha mostrato l’amore che gli spettava di diritto dalla donna che aveva scelto, gli ha mostrato i loro figli, gli ha mostrato un futuro che non potrà più realizzarsi.
«Ho vinto.» Afferma con voce strafottente, puntandosi con un dito il segno del Morso sulla spalla. Si erano già morsi prima del suo arrivo e non vi aveva neanche badato. Deve averle fatto un lavaggio del cervello incredibile per convincerla a scendere così in basso, per convincerla ad unirsi ad una bestia inferiore come lui…
Lo odia con tutto sé stesso.
Lo odia perché è più forte di lui.
Lo odia perché esiste e si è intromesso in una faccenda che non lo riguardava.
Lo odia perché gli ha tolto ciò che era suo.
Lo odia con un odio feroce che lo obbliga a pugnalarlo dritto al cuore con quel pugnale che mai riceverà davvero.
Ma quel pugnale non trapassa il cuore di Radish, no: trapassa il suo. Affonda nella sua carne, nel suo cuore, lo squarcia nel profondo, gli strappa quel vago rimasuglio di sentimenti che vi erano all’interno, incenerendoli assieme ai suoi sogni.




ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Questo capitolo è stato un dannatissimo parto, davvero! Una fatica allucinante, roba mai provata prima, e non sono neanche sicurissima del risultato.😭
Mi affiderò al vostro parere, non posso fare altro e sono piuttosto certa che non sarei riuscita a fare meglio di così.
La volete sapere un’altra cosa brutta? Ma brutta forte eh: mi sono resa conto che, se una cosa mi piace o in quel momento attira la mia attenzione, io me la ricordo anche a distanza di anni e ogni tanto cito involontariamente! Me ne sono ricordata guardando Hook: interi dialoghi a memoria di un film che non guardavo da ALMENO vent’anni!😐
Non so se considerarmi tipo intelligente o simili per questo… penso di no però, trovo più probabile pensare che ho sculo e basta. Al liceo e all’università, se qualcosa non mi interessava, potevo anche tatuarmela sul braccio, me la sarei scordata uguale! (Una prova? Mi scordo i miei stessi tatuaggi, pur essendo in bella vista!)🤗
Ma veniamo a discorsi più allegri: EBBENE Sì! QUESTI DUE PAZZI SI SONO SPOSATI!🤵 👰
Hanno fatto tutto di fretta da quando si conoscono, non vedo perché non fargli fare anche una pazzia di questo genere.

Jäger, invece, soffre come una bestia.
Bene.
Ma neanche troppo.
Uno come lui, abituato sin dalla nascita a vincere, disposto a rimandare suddetta vittoria solo perché reputava il gioco divertente, si è visto strappare tutto dalle mani. Non concepisce neanche più che la colpa sia sua, che abbia fatto tutto con le proprie mani: per lui la colpa è di Radish, che le ha fatto il lavaggio del cervello, e di tutti quelli che le sono sempre stati vicini e l’hanno spinta su una strada per loro inconcepibile.
Uno come lui, dopo uno smacco del genere, è assolutamente pericolosissimo! Non hai idea di chi andrà ad attaccare per primo per vendicarsi, non puoi proprio prevederne le mosse! Un po’ alla Vegeta contro Beerus quando tira una pizza a Bulma, con la differenza che lui può fare molti più danni.

E ora come evolverà la situazione?
Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

PS: si sono sposati il giorno di Natale… chissà se Radish sarà capace di scordarsi un anniversario!

  
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