Ecco, per esempio, Trelawney è Cooman. Che è più bello in italiano, no? - Daiii, la Sibilla Cumana! Non è geniale?-, mentre i nomi delle case lasciano un pochino da desiderare. -Dov'è il rosso nello stemma Hufflepuff?-
Però non scrivo "Master" al posto di "professore", eh...
Mh. Già, perché non li scrivo tutti in italiano e pace? E perché ne sto facendo un caso internazionale? Perché non la pianto e do un'altra occhiata alla grammatica?
Venerdì casual
Draco infilò di fretta il piede nei pantaloni. Per un momento impigliò
l'alluce nel cavallo e rischiò di farsi male e strapparli. Poi scivolò nella
gamba senza problemi. Infilò l'altro piede nell'altra gamba e saltellò verso la
sedia mentre li tirava su e li allacciava.
Muoveva le labbra, imprecando
senza un filo di voce.
La camicia era un po' spiegazzata, ma almeno era
appesa allo schienale della sedia e non appallottolata sulla seduta. Infatti, se
le dita non lo tradivano, lì c'era il suo cardigan.
La indossò, litigando
silenziosamente con i bottoni chiusi delle maniche. Si legò il golf a naso
attorno alla vita.
Inciampò in un paio di ciabatte, rischiò di finire col
mento contro un mobile e di fare un casino dell'accidenti, ma recuperò
l'equilibrio e per un colpo di fortuna trovò anche le proprie scarpe.
Le
calzò velocemente, sopportò il tallone e la linguetta che si erano piegati
all'indentro finché non uscì dalla camera da letto, poi, chiusa con delicatezza
la porta, se le sistemò con due dita mentre camminava, zoppicando come un idiota
per tutto lo studio.
Fuori, cercò di darsi un contegno. La mattina del
sabato, neanche i fantasmi erano per i corridoi.
S'avviò elegantemente verso
i sotterranei. Anche se le scarpe da ginnastica scricchiolavano
insopportabilmente sulla pietra.
Si fermò. Si concesse un colorito
francesismo a mezza voce (-Merda!-), si tastò il petto, scostò la camicia e
guardò sotto.
Lasciò la stoffa con un gesto stizzito. Digrignò i denti, si
diede dell'imbecille e valutò per un momento se era il caso di tornare indietro.
Ma ormai mancava poco alle sei ed era meglio non rischiare di incontrare qualche
mattiniero mentre era in quello stato.
Cercò di calmarsi e proseguì fino al
proprio studio. Due piani più sotto.
***
Ogni richiesta degli studenti veniva ascoltata (e
spesso soddisfatta) dal professor Potter. Perché ogni richiesta del professor
Potter veniva ascoltata (e spesso soddisfatta) dalla preside.
Nelle
classifiche delle studentesse di tutti gli anni, era il professor Potter il
primo. Non che non avesse rivali, ma era l'unico che riuscisse a creare quella
specie di senso di parità con gli studenti, senza perdere l'aria da "bello e
impossibile" che deve avere ogni sospirato professore che si rispetti.
Come
ogni sospirato professore, sembrava immune da qualsiasi forma dell'amore.
Nonostante i vagheggiamenti romantici che ogni tanto gli studenti si permettono,
nessuno riusciva veramente ad immaginarselo seduto ad un tavolo al lume di
candela, con in mano un mazzo di fiori, in una tresca segreta con la
professoressa di trasfigurazioni o una studentessa.
In realtà, la quasi
totalità delle ragazze, quelle più pratiche e meno sognatrici, avevano intuito
con certezza femminile che lui fosse stato un ragazzo... abbastanza imbranato in
amore. E che da adulto non fosse affatto migliorato.
Si diceva che fosse
stato fidanzato, una volta... Ma il lavoro di lei la portava spesso lontano
dall'Inghilterra, mentre lui aveva deciso di darsi all'insegnamento (e,
diciamocelo: stare dieci mesi chiusi in un collegio non è l'ideale per un
giovane sposo).
Così il matrimonio si era allontanato, poi era arrivata la
pausa di riflessione e ora... ora c'erano i gufi ai compleanni e alle feste
comandate.
Come si suol dire: pluffa al centro.
Recentemente la preside aveva acconsentito ad una
bizzarra richiesta: poter indossare, per un giorno della settimana lavorativa,
vestiti babbani o comunque meno rigorosi e più comodi rispetto alla tenuta
regolare degli insegnanti. Tenuta regolare che già ogni professore interpretava
a proprio modo. Per questo la preside non aveva avuto riserve ad
accettare.
La proposta era stata mossa dal professor Potter.
A cui era
arrivata come suggerimento dalle studentesse del quinto Ravenclaw, perché davvero, professore, i jeans le
starebbero molto meglio della tunica da mago!
Non tutto il corpo docenti
aveva accettato di buon grado questa novità (per esempio, il professor Hagrid
non trovava abiti più comodi di quelli che abitualmente indossava, e la
professoressa Trelawney non aveva abiti che non fossero adatti al proprio ruolo
di Veggente. E... beh. Firenze non aveva proprio vestiti). Tutti avevano
accettato con piacere i jeans del professor Potter.
Sorprendendo, un altro
professore gradì invece l'iniziativa, un professore che, visto che ormai la
preside si era rammollita (o modernizzata), era il più tradizionalista della
scuola.
Il chiarissimo (scurissimo?) professore di Pozioni.
Draco Malfoy - pardon, il professor Draco Malfoy si era presentato il
primo Venerdì casual (di fine gennaio) con un paio di
pantaloni neri, pesanti e morbidi ma dalla linea impeccabile, e uno spumoso
maglione cachemir bianco panna.
Non si aveva un professore che curasse il
proprio aspetto così meticolosamente dai tempi di Lockhart (anche se il
professor Malfoy si sarebbe rasato piuttosto che arricciarsi i capelli, o
semplicemente tirarli sulla fronte invece che all'indietro), e fu davvero
sorprendente vederlo senza la sua casta e rigida veste nera, senza il mantello
dallo svolazzo degno del suo defunto predecessore e stimatissimo ex preside di
Hogwarts, professor Severus Snape.
Non avrebbe perso la sua aria
inflessibilmente annoiata, il professore, con il suo vaporoso maglione? Non
avrebbe distratto gli studenti, con l'apparire più roseo del suo viso?
Non
era pericolosa, per i suoi abiti e per le sue scarpe di vernice, l'aula piena di
calderoni gorgoglianti?
-Cento punti in meno se mi raggiunge una goccia, sia
chiaro.-
Strascicò una sola volta all'inizio della prima lezione colla nuova
mise.
Gli studenti mai avevano bisogno di ascoltare due volte i suoi
ordini.
Per quanto fosse strano che una persona così attenta alla salute
della propria capigliatura potesse insegnare una materia così ungente come
Pozioni.
Non era stata la passione per l'insegnamento ad
allontanare il professor Malfoy dal matrimonio.
Era stato il matrimonio ad
avvicinarlo alla scuola.
Un uomo affascinante e giovane che insegni in un
college attira le donne fino al loro diploma, poi le allontana.
La vita di
bachelor si adattava fin troppo bene al giovane signor Malfoy, anche se la noia
per la mancata occupazione (la strada che avrebbe desiderato, la politica, gli
era ahilui preclusa per una sciocchezza come un marchio sull'avambraccio
sinistro, che purtroppo alienava i voti delle masse) iniziava a pesare raggiunti
i venticinque anni di nullafacenza.
Quando il caro vecchio professor Slughorn
decise di andare in pensione, il giovane signor Malfoy trovò un'insperata
salvezza dalle insistenze della presunta fidanzata e dalle di lei e propria
famiglie.
Il professor Malfoy non amava insegnare, né amava particolarmente
le nuove generazioni di Slytherin, benché lui fosse stato nominato Direttore
della casa. Di conseguenza, non era amato dagli studenti.
Il Venerdì
successivo si presentò a colazione in pantaloni color sabbia, sottile cintura
bianca, maglia nera a maniche lunghe e scollo a barchetta.
Ci fu del porridge
sputacchiato e del succo di zucca andato di traverso. Molti notarono come il
taglio dei pantaloni, anche se comodi e larghi, cadesse alla perfezione su... i
fianchi stretti del professore. Molti seguirono cogli occhi i movimenti del suo
collo mordendosi le labbra, sussultando all'improvviso apparire di una
clavicola.
Tra i due giovani insegnanti non era mai corso
buon sangue. Probabilmente, ipotizzavano gli alunni, l'animosità risaliva ai
tempi in cui ancora studiavano.
Harry Potter, che sostituiva l'anziano
professor Dumbledore alla cattedra di Difesa, aveva quasi avuto il potere di
dissuadere il professor Malfoy dall'insegnamento.
Ma alla fine egli aveva
deciso che era meglio fare colazione dieci mesi l'anno vicino a Potter,
piuttosto che stare tutta la vita con una moglie.
Se qualcuno avesse assistito allo scontro tra i due
in un corridoio del primo piano (il professor Malfoy scendeva, il professor
Potter saliva), appena finita la colazione, avrebbe tenuto pronta la bacchetta.
Ma il corridoio era deserto.
Non fu un caso che la spalla del professor
Potter urtasse il braccio del professor Malfoy.
Lui girò appena la testa per
guardarlo con un'algida espressione di disprezzo.
Potter ghignava coll'angolo
delle labbra.
Il suo sguardo scivolò su tutto il fianco di Malfoy, lieve come
una carezza di seta.
-Dior.-, sussurrò come fosse un
incantesimo.
Il viso di Malfoy si illuminò di soddisfazione.
Si inumidì
con compiacimento le labbra, voltandosi ancora un poco per osservare meglio i
jeans bassi e scoloriti di Potter, la cintura spessa, la camicia aderentissima
nera.
Non sorrise, ma fu come se lo avesse fatto. -D&G.-,
rispose.
Potter strinse il labbro tra i denti, gonfiando il petto con un
sospiro di piacere.
La stoffa si tese, i bottoni tirarono. Gli occhi di
Malfoy luccicarono.
Ci fu ancora un casualissimo scontro di fianchi. Poi i
due uomini proseguirono per la loro strada.
Il venerdì dopo, stesso corridoio, fu il giorno
dell'agnizione.
Si fermarono direttamente l'uno di fronte
all'altro.
Potter sottolineava il proprio consenso passando la lingua sulle
punte dei denti.
Il viso piuttosto inespressivo di Malfoy era colorato di
stupore e diletto.
Girarono in tondo, inseguendosi come cowboy in
duello.
Questa volta Potter aveva scelto un look total black, con pantaloni e
giacca di velluto coordinati, scarpe scamosciate, maglioncino e camicia
slacciata.
Malfoy indossava una giacca di velluto ma più scura, ornata da un
fazzoletto di seta argenteo nel taschino, pantaloni grigi gessati con bretelle e
una camicia blu di seta. Un lembo di pelle sul fianco apparve e sparì durante un
passo.
Non ci fu bisogno di parole. Stessa firma, stessa collezione.
La
bocca di Malfoy era socchiusa. L'aria si caricò di tensione.
Gli uomini si
lasciarono, muti, con il respiro appena affrettato.
Draco Malfoy mai avrebbe immaginato di poter avere una
tale identità di vedute con Harry Potter.
Questa cosa del "Venerdì casual",
che aveva colto come un grazioso divertissement, si stava rivelando qualcosa di
molto più proficuo.
Passarono i mesi e cambiò la stagione. Completi
si alternavano ad accostamenti originali.
Malfoy aveva ormai imparato quanto
a Potter piacesse lo sportivo elegante e l'abbastanza eccentrico.
Era fine marzo e l'aria era ancora fredda. Malfoy
era abbastanza freddoloso e di salute delicata e ancora non abbandonava la
giacca. Sotto qualsiasi cosa, babbana o magica, portava sempre la
canottiera.
Potter era evidente che non la indossava neanche in inverno
(ricordò una camicia nera tesa su un petto, su capezzoli piccoli come gemme di
quarzo).
Potter si divertiva a mostrare forme e muscoli attraverso la
stoffa.
Quel Venerdì Potter indossava jeans scuri e una
camicia stropicciata a fantasia blu di ibisco. Malfoy fu un po' deluso dal
vederlo senza giacca. Conosceva la nuova collezione Vuitton, ma non aveva mai
visto dal vivo la giacca da motociclista in pelle d'agnello di quel
completo.
Potter era invece molto soddisfatto dal suo Kenzo nero e grigio, un
po' elegante (per la camicia grigia e il gilet nero), un po' scherzoso (per il
cardigan nero con gli orli e le maniche sotto il gomito a bande bicolori), un
po' sbarazzino, per la cravatta a righe che faceva tanto "studente".
Aveva avuto solo un appunto, un
piccolo gesto. Gli aveva sfiorato l'attaccatura dei capelli. Spettinali, diceva colle dita.
Malfoy aveva tirato i muscoli del viso senza sorridere. Non aveva
risposto.
Rispondere a quella richiesta, accettarla, sarebbe stato
qualcosa di troppo intimo.
Malfoy in realtà era stato tentato, quando aveva
scelto il completo, di modificarlo. Di cambiare il colore al gilet, o qualcosa
del genere. Si era trattenuto ricordandosi che non era del tutto libero di dare
sfogo alla propria creatività: sembrava che gli studenti, vedendolo indossare
qualcosa di colorato, si distraessero più facilmente dalla lezione.
Finite le
sue ore, lasciò il gilet e la cravatta nello studio. Prima che qualcuno potesse
davvero scambiarlo per uno studente (come era sembrato sul punto di fare uno dei
suoi ex professori).
Fu contento che quella sera, mentre lui e Potter
avevano il turno di sorveglianza, facesse freddo. Potter cercò di resistere, ma
alla fine dovette arrendersi e avvisarlo (con il tono distaccato che usavano tra
loro se non c'era un nuovo indumento da ammirare) che sarebbe andato a prendere
una giacca.
Malfoy si limitò ad un cenno per informarlo di averlo sentito.
Appena fu solo, arricciò le labbra gioendo nell'intimo, già inebriato dall'odore
di pelle.
Ma Potter non tornò colla giacca del completo, che
non era più completo, visto che aveva cambiato la camicia. Bianca, plissettata a
mano, era troppo elegante per una giacca di pelle (anche per una giacca di pelle
di Vuitton).
Potter aveva indossato una giacca di seta color rubino, ma
profondo, così profondo che Malfoy pensò di starci cadendo dentro. Mentre in
realtà stava solo per cadere addosso a Potter.
-Ti piace?- commentò
laconicamente e si passò le mani sulle maniche. Poi si alzò il colletto, come un
divo degli anni cinquanta.
Malfoy sbatté le palpebre e passò in rassegna
mentalmente tutte le giacche che conosceva.
-Mh, non sforzarti. Me la sono
fatta fare.-
Malfoy non riuscì, troppo sbigottito, a controllare la propria
mano. Si alzò con lentezza tremante e si posò delicata come un'ombra sulla
stoffa liscia.
Sussultò stupito e gli sfuggì un -Oh!- sottile dalla bocca
tonda.
-Sai,- continuò lui, con il suo tono più suadente -è calda, ma
leggera. Con il tempo di qui, potrei portarla tutte le sere fino a
Giugno.-
Malfoy contemplava il doppio petto, sfiorava con il polpastrello i
bottoni madreperlacei dello stesso colore della stoffa.
-Ma non mi piace
metterla con pezzi di altri completi.-
-N. no...?-
-Aha. Mi sono fatto
fare due paia di pantaloni apposta.-
Malfoy spalancò gli occhi. Fissò il
volto di Potter come quello di un messia. -Due...?-
-Un paio di seta, color
flax, un paio di lino, fumo di Londra.-
-Fumo di Londra...!- esalò.
-Aha.
Mi piace abbinarli ai dolcevita. Panna, per rimanere sui toni classici. Ma... ne
ho trovato anche uno verde mirto.-
-Ve... verde mirto.-
-Mhm. Draco...-
Potter fece un passo avanti e gli strinse delicatamente il polso sollevato. -Ti
andrebbe di vedere la mia collezione di dolcevita?-
Malfoy rimase senza
fiato. -Io... io...-
-E le mie camice. Abbiamo più o meno la stessa misura di
collo, mi sembra. Ti andrebbe di provare le mie camice?-
Malfoy aveva gli
occhi grandi e lucidi. Enorme era la tentazione.
-E le mie giacche. Lo sai
che il completo di stamattina aveva una giacca, vero?-
Anche l'ultimo fiato
che gli era rimasto nei polmoni sfuggì, alla prospettiva. Draco si forzò a
respirare per poter rispondere con un filo di voce: -... Sì.-.
Provare le camicie di Potter significa che lui
ti slaccerà i bottoni.
Che con studiata casualità sfiorerà il punto dove,
sotto due strati di stoffa, c'è il tuo capezzolo.
Che ti spoglierà il torso
senza che tu abbia il tempo di capire cosa sta facendo.
Che invece della
sedia sarai seduto sul letto.
Che non vedrai più i tuoi vestiti.
Che sarai
già sdraiato quando Potter abbasserà le luci.
Che spettinerà a suo piacimento
i tuoi capelli più e più volte. Più e più volte.
***
Draco arrivò nel suo studio in fretta. Chiuse la
porta dietro di sé e ci sbatté la nuca.
Ancora. Ancora.
Solo quando
incominciò a sentire veramente male decise di smettere e tentare almeno di razionalizzare
l'accaduto.
Da dove iniziare? Dalla spalla indolenzita dove lui l'aveva
tenuto stretto tirandoselo contro mentre lo scopava, o direttamente dal lieve
bruciore che gli pizzicava la pelle del
Draco si infilò le mani nei
capelli.
Ecco. Poteva iniziare pettinandosi.
Ecco, avrebbe fatto una
doccia. Ecco, sì: primo obbiettivo, il bagno.
Poi... poi sarebbe andato dalla
preside e... macché, avrebbe mandato un elfo dalla preside ad informarla che non
sarebbe sceso a colazione e chiedere se gentilmente avrebbe affidato le sue
sorveglianze a qualcun altro, perché... perché non si sentiva bene,
certo.
Alcuni studenti incrociarono il professor
Potter in un corridoio del secondo piano.
O meglio, lo videro sfrecciare
accanto a loro senza neanche salutare.
Uno di loro (Gryffindor, settimo
anno), sapeva come farlo fermare. -Lewi's, Professore?-
Il professore si girò
per istinto piroettando su un piede solo. -Ah, salve, ragazzi. Sì, Nick, come
hai indovinato? Ehi, avete visto il professor Malfoy?-
Nick non rispose che
di rado lo aveva visto indossare qualcosa che costasse meno di cento sterline,
quando non era in abiti da mago, ma con tutti i suoi compagni scosse la testa e
lo informò che no, non avevano visto il professor Malfoy.
Il professor Potter
era già lontano.
Il professore di Erbologia fu intercettato appena
fuori dalla Sala Grande.
-Neville!-
Si girò. Harry correva verso di lui.
Fece un passo indietro per paura che non si fermasse in tempo.
-Neville, c'è
Malfoy a colazione?-
Negò. -La preside ha detto che le ha mandato un elfo ad
avvisare che era malato.-
-Malato un corno!- Harry pestò un piede per
terra.
Neville si avvicinò premurosamente. -Lo stai cercando? Perché non usi
la mappa?-
Harry trasalì. -Ehm, beh... è che c'era il baule in un tale
casino... e poi sono uscito di fretta... e, sì, vado a prendere la mappa. Ci si
vede.- Fece un cenno col braccio.
Neville strinse gli occhi. -Cos'hai
lì?-
Harry si ricordò di tenere qualcosa in mano. S'irrigidì. -Niente di
che.-
Si girò per tornare alle sue stanze, ma rimase fermo. -Winky!-
Urlò.
L'elfa apparve con uno schiocco accanto a lui.
-Sì, signor
Harry?-
-Vai nella stanza di Malfoy. Se c'è, inventati una scusa e aspetta
che arrivi io. Se non c'è, avvisami. Tutto chiaro?-
-Chiarissimo,
signore.-
Winky sparì, Harry riprese la sua corsa.
Neville scosse la testa
e non si pose troppe domande.
Harry era appena arrivato allo studio quando
Winky comparve al suo fianco. -Winky non ha trovato il signor Malfoy, signore.
Winky è arrivata nelle stanze e prima che andasse nello studio le è sembrato di
sentire una porta aprirsi e chiudersi, signore. Allora è andata anche nell'aula
di Pozioni, signore. Ma se il signor Malfoy è fuggito lì dal suo studio, Winky
non l'ha trovato. Devo tornare giù e cercare meglio?-
Harry finì di prendere
fiato. -No.- ansimò. -No, non c'è bisogno. Grazie, Winky, torna pure al tuo
lavoro.-
L'elfa fece un profondo inchino. -Sempre lieta di essere utile,
signore.- Sparì.
Harry entrò nel suo studio e venne accolto dal disordine. Si
rimboccò le maniche, sospirò. -Accio Mappa!-
Draco fuggiva verso la foresta.
Potter è
un maniaco, pensava. Qualcuno deve informare la preside.
Non solo sequestra le persone e... e... ...Ma manda persino i suoi elfi a
perseguitarle!
Rallentò il passo e calciò un sasso. Era tutto il giorno
che correva, ma non aveva più il fisico.
Il fisico..., socchiuse gli
occhi. NO! Non ci pensare!
Cattivo, Draco! I pensieri impuri portano all'Inferno!
Alla stanza di
Potter.
Insomma, quello era il problema irrisolto e qualunque cosa cercasse
di fare rimaneva comunque da affrontare. Si lasciò cadere a terra.
Se fosse
stato più giovane si sarebbe permesso di piagnucolare, ma era troppo vecchio e
aveva più pudore.
Aveva voglia di piagnucolare. Perché Potter lo aveva
sedotto e lui c'era cascato come un tonno. Perché Potter poteva permettersi di
indossare cose deliziosamente stravaganti e lui no. Perché Potter aveva dato per
scontato che gli piacessero gli uomini e non si era interessato di sapere quanta
effettiva esperienza avesse nel campo. Perché Potter era addirittura più bello
nudo che vestito, mentre lui non era sicuro di esserlo altrettanto. Perché
Potter gli aveva spettinato i capelli e l'aveva fatto sospirare "Harry"
tutta la notte.
E ora era seduto imbronciato come un adolescente su un prato coll'erba che gli inumidiva il culo attraverso la veste.
Harry era stordito dal casino che aveva
combinato la mappa volando nella sua mano.
Decise di sistemare in seguito. Si
lasciò cadere su una poltrona.
Se fosse stato più giovane non avrebbe perso
tempo, ma era troppo vecchio per fare l'eroe, ed era un po' più saggio.
Non
che fosse umanamente possibile comprendere il comportamento di Draco Malfoy,
perché se c'era una vena di follia nel sangue di famiglia, lui se l'era beccata
tutta.
Però... forse sì, forse avrebbe potuto comportarsi diversamente.
Avrebbe potuto essere più lento, magari meno aggressivo, in certi momenti.
Ma
Draco era così... incantato, così malleabile
sotto le sue mani, che si era lasciato prendere dalla furia di smanacciarlo come si deve.
Che
aveva pensato Draco lo stesse facendo apposta. Ma evidentemente non era
così.
Si chiese se non fosse meglio lasciarlo stare, per il momento.
Lasciarlo fare pace con se stesso.
Perché, ridacchiò, lui era stato veloce a
perdonare Draco di qualsiasi cosa e a considerarlo "ragazzo papabile", ma magari
per Draco il suo tentativo di conquistarlo a vestiti (e indossare due Armani
della stessa collezione era stata pura, meravigliosa fortuna) era servito solo a
renderlo meno detestabile.
In mano stringeva la sua canottiera. Gli sembrava
impossibile che lui l'avesse dimenticata.
Se la poggiò sul viso e annusò con
forza.
Gli fece l'effetto di una striscia di droga, ma Harry non se ne stupì.
Era un pezzo che gli si riempiva il cervello di ormoni della felicità ogni volta
che passava vicino a Draco.
Raddrizzò la testa e la canottiera gli cadde in
grembo. Aprì la mappa.
Draco scattò in piedi quando sentì qualcuno
arrivare alle sue spalle.
Potter.
Camminava tranquillo, come se lo stesse
raggiungendo e non cercando.
-Co... come hai fatto a sapere dov'ero?- chiese
stupefatto.
Fu la prima volta che non guardò che vestiti indossava. Cioè, non
lo fece approfonditamente. Ma solo perché di Sabato lui solitamente vestiva da
mago. Non perché aveva una camicia da uomo rude allacciata storta e
stropicciata.
Potter aveva qualcosa in mano.
Potter aveva la sua canottiera in mano.
-Hai... Hai
seguito il mio odore?!-
Harry non fece vedere quanto quella domanda lo
stupì. Era una cosa senza senso, a parte che... beh, che non si era ancora
separato dalla sua canottiera. Siccome non aveva voglia di spiegargli la
faccenda della mappa o di inventarsi una balla, lasciò che lui credesse quel che
voleva.
-I. inizi a preoccuparmi, Potter.-
La voce di Draco non era salda.
Gli ricordò come aveva vibrato, di piacere e di timore, mentre gli chiedeva che
stava combinando nei suoi pantaloni.
Sospirò. -Senti. Non sono qui per
scherzare. Ti...- sospirò ancora. -Ti ho riportato questa.- gli allungò la
canottiera, ma Draco non si avvicinò a prenderla.
Harry scosse le spalle.
-Non sono qui per rincorrerti o per farti scenate. Volevo solo dirti di non
pensare che io volessi solo fare sesso con te. Avrei trovato un modo più
semplice di convincerti, no? E... di non pensare che io voglia impormi nella tua
vita e pretendere di essere il tuo fidanzato perché siamo stati a letto insieme.
Sei adulto, sai benissimo fare le scelte che ti convengono, sai dov'è la mia
stanza e dove mi puoi trovare. Se... se vuoi che ti presti una maglia o che ti
consigli un abbinamento un po' azzardato... o se vuoi fare sesso o se vuoi
prendere un tè con me... devi solo farti vedere. Se non la vuoi, me la tengo.-
aggiunse dopo un momento di pausa, mostrandogli la canottiera chiusa nel
pugno.
Draco rimase zitto, così Harry si voltò e s'avviò verso il
castello.
-Potter!- Draco lo inseguiva. Aveva le gote
rosse, per la corsa e per l'imbarazzo.
Si fermò ad ascoltarlo.
-Sai che
sarei praticamente diseredato? Ma non ci si può mantenere collo stipendio di
insegnante! Non ce la paghi la villa al mare per le vacanze, non ci cambi il
guardaroba ogni stagione... anche se, beh io ecco, non è che tutti gli anni mi
riempio di vestiti babbani prendo solo quelli che proprio mi piacciono ma sai
quest'anno c'era questa cosa e io volevo solo...- respirò.- Non posso
sopravvivere solo collo stipendio da insegnante.-
Harry alzò la testa e
incrociò le braccia. -Non mi stai dicendo di no.- constatò.
-Non ti sto
dicendo di no, ma... ma non si può neanche vivere con due stipendi. Non si può
neanche se tu sei ricco, perché significherebbe che non te li compri più tu i
vestiti e io non voglio e poi quella cosa della sartoria e quello schizzo che mi
hai fatto vedere io non voglio che lo lasci stare perché è davvero bello e io mi
dispiacerebbe se non lo facessi e... e... potresti perfino metterti a disegnare
abiti, sai?-
Harry scoppiò a ridere e si rilassò. Draco stava immaginandosi
il suo mondo. Non poteva altro che lasciarlo fare. Si sentì caldo, perché forse
Draco si stava immaginando il loro mondo.
-Beh ma potrebbe essere sai
se ti ci metti e... e magari potresti farci i soldi, non è un'idea da scartare.
Uhn... beh, con qualche aggiustamento, perché il color rubino lo puoi portare
solo tu, mi sa. E... non sarebbe una cosa molto originale due uomini che si
mettono assieme e creano vestiti, ma di sicuro nel mondo magico avremmo già un
sacco di prospettive senza neanche farci molta pubblicità e... e lo so che a te
piace insegnare ma non penso che sia un problema così grave se ci si
organizza... insomma ci si aprono davanti una marea di possibilità, non
trovi?-
Harry annuì. Draco, un poco timoroso, si fece più vicino.
-Ci si
può pensare.- concesse con un cenno. Poi afferrò la veste di Draco e lo tirò.
-Ti viene in mente qualcos'altro?-
Draco scosse la testa. Aveva la sensazione
che Harry stesse per baciarlo. Davanti alla scuola e agli studenti che erano in
giardino.
Harry era quasi sul punto di baciarlo. Ma riusciva a
trattenersi. Abbassò la voce. -Potremmo andare da me e fare colazione, se hai
fame.- propose.
Draco annuì.
-Bene. Andiamo.-
Gli lasciò la tunica e
riprese a camminare. Draco lo affiancò immediatamente.
-Beh...- fece dopo un
momento di silenzio.
-Sì?-
-Non cambierò pettinatura. Non qui a scuola.
Per fuori ci posso pensare.-
***
Mele si gratta convulsamente (non può aprire le finestre che le zanzare le saltano addosso come un branco di vampiri inferociti).YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHRG!
Allora, prima di andare a sangue grattandomi(una putt*na mi ha punto sulla vena del polso, porco cane, mi sta andando in circolo il veleno che fa prudere...), un paio di spiegazioni. Anzi, quattro.
1. "Nullafacenza" sembra che non esista. Eh, pace.
2. "agnizione" potrebbe non avere senso al di fuori della mia contorta sensibilità. Si riferisce a Draco perché scopre che Harry non è la persona che lui immaginava (per la loro identità di vedute). Mmh, si può anche riferire ad Harry perché scopre che Draco è l'uomo per lui?
3. "smanacciarlo come si deve" è un controsenso. Ma intendevo dare l'idea di usare "male" le mani , di essere un po' rozzi, ma farlo come si deve, come è piacevole. E poi volevo sottolineare l'essere "sotto le mani" di Harry.
4. Non prendetevela con me se Draco parla con poca punteggiatura. È lui che è una macchinetta logorroica e le sue parole scorrono ininterrotte come fiume.
Sì, non dico un sacco di cose. Non spiego che Harry
tira fuori il suo lato artistico per conquistare Draco, che Draco lo tira fuori
per "fare a gara" con Harry e perché gli piace che lui lo guardi in quel modo.
Nel modo in cui lo guarda Harry. Insomma, quello lì!
È che come al solito la
storia si è scritta quasi da sola (è per questo che l'ho finita in due giorni.
Dal 14/08/2009 alle 0.16 al 16/08), e io ho avuto chiara la trama alla fine. Io
volevo scrivere una flash fiction con Draco che si rivestiva. Vabbeh.
Per gli
abiti, sono tutte collezioni del 2007.
Rintracciare le foto è gravoso e stancante. Se
le trovo, ringraziatemi! (che faccia di culo che sono...). La giacca di seta
esisterà da qualche parte. Di sicuro non color rubino cupo, perché è davvero
poco portabile! Ma con dei pantaloni di seta flax e magari una sciarpina dello
stesso colore... uhmmm...
Completo Dior (Draco)
Completo Armani (Harry)
Completo Armani (Draco)
Completo
Vuitton (Harry)
Completo Kenzo (Draco)