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Autore: _Pulse_    17/08/2009    3 recensioni
Nellie è una ragazza come tante, con una vita come tante, ma qualcosa la sconvolgerà totalmente. In più ci si metterà un certo Tom Kaulitz che, diciamo, non faciliterà le cose. E poi ci sarà Frenzy, la migliore amica di Nellie, il signor Carlos, il proprietario della locanda in cui lavora... e molti altri. E' una ff poliziesca e sentimentale, quindi godetevela!!
Genere: Romantico, Triste, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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18. Epilogo

 
Mi strinsi nel cappotto nero, faceva un freddo cane, e fissai con i denti che sbattevano le due fotografie incastonate nelle lapidi di marmo. 

«L’amore è dolce quanto stronzo», ricordai le parole di Tom, e pensai che dopotutto aveva ragione.

Mio zio aveva tentato di uccidermi e aveva fatto tutte quelle cose orribili solo per amore, solo perché amava mia madre.
Sistemai i fiori nel loro vaso e inginocchiata sorrisi al volto sorridente di mio zio.
Per il giorno del suo funerale mi ero rimessa in sesto e in un completo nero avevo pure suonato una canzone col flauto traverso per lui, di fronte alla sua bara.
L’avevano messo di fianco a suo fratello, mio padre, perché nelle loro vite erano stati vicini quanto lontani e tenerli uniti nella morte mi pareva il minimo che potessi fare.
Erano venuti pure Tom e Frenzy, non sapevo con che forza, ma forse solo per me, per non lasciarmi sola.
A mia madre, invece, che aveva insistito tanto per assistere, toccò restare chiusa in cella perché senza autorizzazione.
I miei amici agenti, ormai eravamo amici, mi avevano detto che quando le avevano detto di zio Barry, che si era suicidato, era scoppiata a piangere e aveva rifiutato di mangiare per tre giorni. 
Che fosse davvero innamorata di lui? Questo non l'avrei mai saputo, perchè mai sarei andata a trovarla, per ovvi motivi.
Alla fine l’avevano presa, l’avevano trovata in Messico, mentre tentava di fuggire e di far perdere le sue tracce.
Aveva confessato di essere la compagna di zio Barry, che avevano sempre agito insieme, ma che le idee erano sempre sue, lui eseguiva gli ordini e basta, e aveva confessato anche l’omicidio di mio padre, alle quali accuse, scoprii in seguito, era scampata anni prima grazie ad un giudice corrotto.
Era stato un duro colpo sapere che mia madre, la stessa che mi aveva abbandonata, come se non bastasse, aveva anche ucciso la persona a cui tenevo di più al mondo nella mia infanzia: mio padre.
Probabilmente zio Barry non lo sapeva, perché se no non sarebbe mai stato dalla sua parte.
Non ero arrabbiata con nessuno di loro, perché sapevo che tutte le loro vite avevano avuto un senso se erano nati.
Che avessero commesso degli errori, anche grandi, non mi importava, perché quell’intricato filo di lana che erano le loro vite non poteva essere tagliato così all’improvviso a causa mia, solo per rancore e odio. Mio padre non l’avrebbe mai permesso.
Con un po’ di tempo capii il perché di tutte le loro azioni e riuscii anche a compatirli, ma non riuscii mai del tutto a perdonarli. E così doveva essere, in fondo. Nessuno mi avrebbe mai biasimata.
In quel cimitero freddo e coperto di neve regnava un silenzio assoluto, ero l’unica che girovagava per le tombe, ma non mi sentivo sola, perché di fronte a me avevo due persone che, pur essendo così diverse, erano così simili e così costantemente al mio fianco.
Ora non avevo più paura, affrontavo il mondo con la forza e la determinazione che quei giorni mi avevano dato e grazie ai miei amici e alle persone che mi amavano e che amavo stavo bene ed ero felice, anche se quando mi trovavo di fronte allo specchio e guardavo la cicatrice che avevo in mezzo al ventre, appena sotto l’ombelico, mi tornavano alla mente amari ricordi e quella tristezza che non avrebbe mai abbandonato il mio cuore.
Ma poi pensavo che se non lo avessi fatto, a quest’ora magari sarebbe stato Tom ad avere quella cicatrice, o magari non ci sarebbe stato.
D’altronde, il destino era il destino e certe cose se dovevano succedere succedevano e basta.
Non mi rammaricavo per la piega che aveva avuto la mia vita, assolutamente, perché anche se avevo sofferto tanto e avevo vissuto momenti veramente difficili sapevo che ci sarebbe sempre stato qualcuno accanto a me, pronto ad aiutarmi se ne avessi avuto bisogno.
Ero certa che chi soffriva prima o poi sarebbe stato felice, come se quella fosse una legge della natura... della vita. E io ero fra quelle persone. 
Se non fosse successo tutto quello, avrei avuto la mia vita? Sarebbe stata così, alla fine? Probabilmente non avrei vissuto molte cose che avrei voluto vivere invece.
Probabilmente non mi sarei innamorata di Tom e non avrei avuto quell’energia in più che mi mandava avanti ogni giorno, quella che solo l’amore poteva dare.
Probabilmente non mi sarei più fidata delle persone e non avrei creduto nel domani. 
Probabilmente avrei vissuto nel mio piccolo mondo, restando indifferente a tutto il resto, vivendo senza sentimento ogni singolo attimo della mia vita, come se fossi uno fra i tanti pezzi tutti uguali che costituivano quell'intricata rete di vite.

Ciao papà, ciao zio, sorrisi alzandomi e pulendomi le maniche del cappotto nero dalla neve. 

Tornai a casa e appena aprii la porta sentii un grande schiamazzo e poi uno strano silenzio, le luci tutte spente.
«Ragazzi, non è il mio compleanno, uscite fuori», ridacchiai.
«Uffa però, rovini sempre tutto!», gridò Frenzy togliendosi la tenda di dosso.
Pian piano anche Bill e Tom comparsero di nuovo, il primo da dietro la poltrona e il secondo da dietro la porta d’ingresso da cui ero entrata.
Mi sentii abbracciare da dietro e percepii un respiro caldo e lento sul collo, poi un bacio leggero.
«Non ti avevo visto!», gridai girandomi fra le sue braccia.
«Io sono un mago nel rendermi invisibile…», sogghignò.
«Ah davvero? E come mai ogni volta che mettiamo piede fuori dalla porta siamo assaliti da branchi di ragazzine urlanti?», chiesi.
«Adesso voglio vedere cosa le dici», disse Bill mettendosi le mani sui fianchi, divertito.
«Beh, è ovvio che non posso essere invisibile se ci sono belle ragazze nei paraggi…», rispose malizioso.
«Che risposta alla Tom», borbottò Frenzy.
«Cioè?»
«Idiota e depravata. Non so proprio come fai a sopportarlo, Nell.»
«Eh… magia», ridacchiai.
Lo guardai sorridendo e gli misi le braccia intorno al collo per incontrare le sue labbra che in un attimo mi avvolsero in un caldo bacio, che mi scrollò di dosso tutto il freddo dell’inverno newyorkese.
Erano passati due mesi da tutto quel trambusto e Tom e Bill erano tornati a New York per il week-end, per starci un po’ accanto.
Frenzy e Bill stavano insieme ormai da un mese: avevano scoperto di piacersi precisamente un mese fa e non c’era stato verso di fermarle, quelle due teste dure.
Ma era stato bello, perché tutti e due, imbarazzatissimi, avevano fatto la proposta all’altro di fronte a me e Tom, che non speravamo altro che accadesse.
Avevamo fatto tutti i salti di gioia, Frenzy compresa perché se non era stato Tom il suo ragazzo perfetto, lo era sicuramente Bill, avendo caratteristiche che sicuramente l’altro non aveva.
Ma la mia magia infondo non era così magica: Tom era praticamente la mia anima gemella. Con un solo sguardo riuscivamo a capirci e inoltre mi sentivo profondamente legata a lui perché mi ero beccata una pallottola al posto suo e lui mi aveva aiutato molto e subito, senza pretendere chissà cosa in cambio.
«Ehi piccioncini, smettetela!», gridò Frenzy, sempre ridendo.
«Perchè non la smetti tu di gridare, una buona volta?!», gridò Tom di rimando.
Erano proprio dei bambini: litigavano per ogni cosa quei due, per fortuna che Tom non stava con noi ventiquattr'ore su ventiquattro, perchè se no sarebbe stato un inferno.
Io e Bill ci guardammo e alzammo le spalle sospirando, non c'era verso di farli cambiare. Anche se in un certo senso mi divertivo a sentire tutte le loro discussioni praticamente inutili: si inventavano sempre così tante cavolate che avrei potuto scriverci un libro.
Tom si gettò sul divano quando Frenzy se ne andò in cucina con Bill e io mi misi seduta al suo fianco, appoggiata al suo petto con la schiena.
«Dove sei andata? Sai che mi preoccupo se non mi avvisi», mi disse.
«Oh, sono andata a trovare due persone», sorrisi.
Capì subito a chi mi riferivo e ricambiò il sorriso, senza aggiungere altro.

«Tom?»
«Uhm?»
«Ti amo», dissi con gli occhi che luccicavano.
Lui fece un sorriso magnifico e mi baciò sulle labbra, dopo un tenerissimo «Anch’io.»
Nessuna vita sarebbe stata identica ad un’altra, e se avessimo potuto mostrare tutte le vite e confrontarle ne avremmo avuto la conferma.
L’importante era solo soffermarsi a pensare sull’importanza di ognuna di esse e considerarle, senza restare indifferenti.
Perché, se qualcuno non considerasse la tua di vita, magari perché hai sbagliato e hai fatto male ad altri, come ti sentiresti dopo duro lavoro per cambiare e cercare di migliorare?

 

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Eccoci qui alla fine!! 
Questo è l'ultimo capitolo (purtroppo) e mi sembrava giusto spiegare il mio titolo: Leben Zeigen. Innanzitutto è il titolo di una canzone dei Devilish (i Tokio Hotel bambini XD) [che poi praticamente sarebbe Grauer Alltag XD] e vuol dire qualcosa come Mostrare la vita o il vivere. Perchè Leben in tedesco vuol dire "vita", oppure il verbo vivere, e Zeigen "mostrare". Con questa storia io ho cercato di mostrare le diverse vite di ogni personaggio: la vita della madre di Nellie e dello zio Barry (gli aggressori), di Tom e in generale dei Tokio Hotel, parlando degli ultimi problemi e momenti difficili che hanno dovuto passare, e infine di Nellie e Frenzy. Spero vivamente di esserci riuscita e che questa ff vi sia piaciuta ^^
Ringrazio Utopy, layla the punkprincess e _KyRa_ per le recensioni all'ultimo capitolo.
Ringrazio chi ha messo questa ff fra i preferiti:

- chia94th
- rara193
- Scarabocchio_
- selina89
- Stella Incantevole
- tinky tinky
- tokiohotellina95
- Utopy
- xoxo_valy
- _KyRa_

Ringrazio chi ha messo questa ff fra le seguite:

- bambam
- streghettathebest
- UCB

Ringrazio la mia Socia che mi è stata vicina (Scarabocchio_), Ale (ossia Utopy, che mi ha permesso di utilizzare il suo soprannome, Frenzy, per il suo personaggio, e che è disperata per la fine di questa storia ^^), Chiara (layla the punkprincess, che mi ha sopportata abbastanza direi XD) e the least but not the last, i Tokio Hotel, fonte di ispirazione perenne per la sottoscritta. Grazie di cuore!! <3 Alla prossima, baci _Pulse_

   
 
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