La serata stava procedendo lentamente.
Molto lentamente, almeno nella testa di Lovino.
Emma, ragazza intelligente, aveva previsto che il suo fidanzato si sarebbe probabilmente isolato dal resto del gruppo per cui, a sua insaputa, aveva deciso di lasciare un posto vuoto tra di loro, posto che sarebbe andato ad Antonio.
E infatti, era andato tutto come previsto dalla biondina, che se la rideva allegramente sotto i baffi.
Voleva costringere Lovino a socializzare: in effetti, era un tipo piuttosto introverso, soprattutto con i ragazzi, mentre Antonio era tutto il contrario. Parlava con tutti almeno una volta, era curioso di sapere qualcosa su di loro e Lovino non era certo un'eccezione.
«Da quanto tempo abiti in America?» domandò lo spagnolo, mentre finiva l'ultimo trancio di pizza nel suo piatto.
«Due anni» rispose seccamente Lovino, che invece aveva finito la sua da un pezzo. Non stava davvero ascoltando ciò che diceva Antonio, e non si sentiva nemmeno in colpa. Non del tutto, almeno.
«Fantastico! Io abito qui da tre anni, invece. Emma ti avrà detto che sono spagnolo, sì? Sono dovuto tornare dalla mia famiglia per le feste di Natale, altrimenti avrebbero scatenato un putiferio! Dicono che le feste si passano sempre in famiglia, ma io non sono del tutto d'accordo, insomma, voglio passare del tempo con chi dico io-»
Lovino fissava il suo piatto.
Insistentemente.
Antonio stava ancora parlando.
Sbuffò silenziosamente, non volendosi far sentire, e pensò semplicemente: quando cazzo finisce di parlare 'sto qua?
«Tonio» intervenne poi Emma, attirando l'attenzione dello spagnolo e interrompendo la sua parlantina, ricevendo mentalmente un enorme grazie da Lovino, che tirò un sospiro di sollievo.
«Sì?»
«Hai risolto con il tuo appartamento, vero?»
L'espressione di Antonio mutò velocemente e lì, tutti capirono che qualcosa non andava.
«Beh, ecco...» iniziò lo spagnolo, accennando una risatina nervosa «P-potrei essere stato... Sfrattato-»
Si sollevò un coro di 'EH?!', attirando l'attenzione dei clienti.
«Volete abbassare quella cazzo di voce?!» mormorò Lovino a denti stretti, rimproverando gli altri.
«Scusa, sfrattato? Perché mai? Non avevi detto di aver spiegato la situazione al quel tipo?» domandò Francis, cercando di capirne di più, così come Lovino, che ascoltava dal suo angolino.
«Sì, ma non credo che gliene importi qualcosa» ridacchiò tristemente Antonio.
«Hai un posto dove stare adesso?» chiese Emma con preoccupazione.
«A-andrò in hotel, suppongo»
«Scordatelo. Francis, Gilbert, potreste ospitarlo per un po'?»
I due diretti interessati si guardarono, ma poi scossero il capo all'unisono.
«Mi dispiace...» mormorò Francis, desolato.
«Da me c'è mio fratello minore, mi dispiace. È arrivato due giorni fa»
«Allora perché non è qui con noi stasera?»
«Ci ho provato a farlo venire qui, ma ha detto che aveva del lavoro arretrato da sbrigare» sospirò il tedesco, alzando le spalle in segno di resa.
«E tu, Emma...?» disse Gilbert.
«Lo sapete com'è mio fratello. Non fa entrare in casa nemmeno Lovino, figurarsi se fa dormire Antonio almeno sul divano»
Dopo aver detto ciò, lo sguardo di Emma cadde automaticamente sulla figura di Lovino: le venne un'idea. Si alzò, prese il suo ragazzo per un braccio e lo trascinò un po' lontano dal tavolo, per parlarci in privato.
«C-cosa? Che c'è?»
«Lovi, che te ne pare di Tonio? Ti piace? È simpatico?» iniziò a fare una domanda dopo l'altra, sperando in una risposta positiva.
«I-io-» Lovino si bloccò un momento. Normalmente avrebbe detto che non gliene fregava assolutamente nulla di lui, poiché non l'aveva nemmeno ascoltato a dire la verità, ma qui la situazione cambiava drasticamente: era il migliore amico di Emma. Non voleva ferire i sentimenti della sua ragazza, si sarebbe sentito tremendamente in colpa.
«Credo che sia okay... Perché?» rispose infine l'italiano, un po' perplesso. Emma, nel sentirlo, sorrise a trentadue denti e prese le mani del suo fidanzato trae sue.
«Fantastico! Allora puoi ospitarlo per un po' a casa tua? Sarebbe un problema?»
Lovino spalancò gli occhi e la saliva gli andò quasi traverso. Si schiarì la gola due volte.
«S-scusa?»
«Hai un divano letto a due piazze, può stare da te!»
«Non credo che sia una buona idea-»
«Perché no? Lovi, ti scongiuro, so che non hai idea di chi sia perché l'hai incontrato oggi per la prima volta, ma ti assicuro che è un ragazzo d'oro, non voglio che spenda altri soldi, è messo abbastanza male economicamente...» parlò velocemente e con tanto di gesti, sfoderando ancora una volta i suoi occhioni verdi a cui Lovino non poteva resistere.
Lovino, invece, stette in silenzio, valutando la situazione: Antonio sembrava un bravo ragazzo, tranquillo, un po' logorroico ma questo potevano lavorarci su, alla mano. Non sembrava un tipo troppo fastidioso, ecco.
L'italiano sospirò «È messo così male?»
Emma annuì vigorosamente alla domanda del ragazzo, supplicandolo con lo sguardo.
Lovino conservava sempre quel divano letto per suo nonno e sua sorella, quando andavano a trovarlo nei giorni di festa. Sapeva che se si fossero presentati, un giorno e che se lui avesse spiegato che il loro letto era momentaneamente occupato da qualcun'altro, loro non si sarebbero fatti problemi a dire «Nessun problema, andremo in hotel!»
Per cui, alla fine Lovino rispose «D'accordo, va bene, p-può stare da me» ed Emma, nemmeno il tempo di finire la frase, gli era saltata al collo in un abbraccio di gratitudine improvviso, con un sorriso luminoso stampato sul volto.
«Sapevo di poter contare su di te, sei il migliore!» esclamò la biondina poco dopo, staccandosi dal suo ragazzo. Dopodiché, tirò di nuovo Lovino verso il tavolo e si avvicinò tutta contenta ad Antonio, che li osservava perplesso.
«Problema risolto! Ti ospiterà Lovino!»
«Cosa? N-ne sei sicura? Cioè, posso?» balbettò Antonio, preoccupato. Spostò gli occhi verdi sull'italiano in questione che, onestamente, non stava facendo i salti di gioia.
«Ho un divano letto, puoi rimanere da me» mormorò il ragazzo, tenendo gli occhi bassi e trovando improvvisamente il pavimento stranamente interessante.
Il viso di Antonio, udite queste ultime parole, si aprì in un sorriso felicissimo.
«Grazie mille! Non darò fastidio, lo giuro! Grazie ancora, Lovinito!»
L'italiano alzò lo sguardo.
Lovi... Lovinito?
Sarebbe stata una lunga serata, quella.